ALAN FORD

Max Bunker

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Deus ex machina
    ♣♣♣♣♣♣♣♣♣

    Group
    Black
    Posts
    196,420
    Location
    AUGUSTA TAURINORUM

    Status
    Offline
    :inchino:
    Attached Image
    alantav.gif

    Web
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Deus ex machina
    ♣♣♣♣♣♣♣♣♣

    Group
    Black
    Posts
    196,420
    Location
    AUGUSTA TAURINORUM

    Status
    Offline
    :inchino:
    Attached Image
    alanposter.JPG

    Web
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Deus ex machina
    ♣♣♣♣♣♣♣♣♣

    Group
    Black
    Posts
    196,420
    Location
    AUGUSTA TAURINORUM

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    La guerra degli allegati a fumetti sembra non conoscere limite. A breve debutterà, nelle edicole nostrane, una collana nuova di zecca che ristamperà i primi imperdibili sessanta numeri di Alan Ford ad opera di Max Bunker e Magnus.

    Alan Ford Story, questo in nome della collana, uscirà allegata a Panorama e TV sorrisi e canzoni a partire da 4 Novembre ed il primo volume sarà venduto al prezzo di lancio di 1,90€.

    Ogni numero ristamperà due episodi storici restaurati per l'occasione, in totale si avranno quindi 30 volumi presentati in un lussuoso formato 14x21cm di 256 pagine.

    Web
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Deus ex machina
    ♣♣♣♣♣♣♣♣♣

    Group
    Black
    Posts
    196,420
    Location
    AUGUSTA TAURINORUM

    Status
    Offline

    Cinquecento di questi Alan!



    Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l'omaggio che un grande appassionato di Alan Ford ha voluto tributare al fumetto che lo ha accompagnato per una vita intera e che ha raggiunto in questi giorni lo storico traguardo del cinquecentesimo numero.

    Prologo
    Correva l’anno 1976. All’epoca avevo a malapena dieci anni e il mio orizzonte fumettistico non sconfinava oltre i ristretti confini di Topolino.
    I primi passi oltre l’universo, ampio e ristretto al tempo stesso, dei personaggi Disney li mossi guardando quella che oggi è considerata una trasmissione cult, una trasmissione che tutti coloro che all’epoca erano giovani o giovanissimi annoverano tra i ricordi più belli: "Supergulp".
    Supergulp, per chi lo ricorda, era sinonimo di supereroi Marvel, di Nick Carter, dell'Uomo Mascherato, di Johnny Logan, ma soprattutto di Alan Ford.
    Almeno per me: della giostra di personaggi che ruotavano attorno alla famosa trasmissione di Rai Due, quello che più mi colpì fu proprio Alan Ford o meglio il Gruppo TNT.
    Proprio quell’anno le circostanze della vita mi fecero capitare su un traghetto della Corsica Ferries a bordo del quale, sulla rotta Livorno-Bastia, per ammazzare il tempo durante la traversata, cercai sollievo nei fumetti. Non me ne vogliano i fan di Tex, ma il primo albo che mi capitò tra le mani in quell’occasione fu un numero - datomi non so da chi e non so come, di certo non cercato né acquistato da me - del mitico personaggio di Bonelli. Sarà stata l’età, sarà stata la mia mente non ancora pronta a recepire la bellezza e il fascino dell’intramontabile Aquila della Notte. Fatto sta che lo misi da parte annoiatissimo dopo tre pagine, per recarmi a vedere che cosa offriva l’edicola di bordo. Con mia grande gioia vidi esposto nella vetrina del giornalaio un Alan Ford. All’epoca per me era solo "Alan Ford", ma per la cronaca era il n.49 della prima ristampa, che andava sotto il nome di "Gruppo TNT".

    Un colpo di fulmine
    Nonostante oggi possa dire che della lettura dell’albo avessi capito poco o niente, il poco che capii fu sufficiente a far nascere in me una passione - o meglio, un amore - che sopravvive ancor oggi, un po’ come succede nei più smaccati e melensi romanzetti romantici da quattro soldi (o nelle fiabe dei fratelli Grimm).
    Sorvolerò su come, grazie all’aiuto di mio padre (il quale, venuto a conoscenza della mia passione, iniziò a visitare i rivenditori di fumetti usati che a quell’epoca costellavano il paesaggio urbano di Milano), misi assieme una prima variegata collezione "completa tra ristampe e originali". Sorvolerò anche su come entrai in possesso di una collezione originale con tanto di adesivi e poster, che posseggo ancor oggi.
    Non sorvolerò invece sul fatto che nonostante le vicende di vita e di lavoro mi abbiano tenuto lontano dall’Italia per tre lustri abbondanti, una volta ritornato in pianta stabile nel Bel Paese ripresi ad acquistare gli albi in edicola e a seguire le avventure dell’amato fumetto.

    Traguardo storico
    Di recente, un antico compagno di merende, grande appassionato di Tex e del mondo delle nuvole parlanti in generale, consapevole della mia passione (avendola in parte condivisa con me in un’età in cui la barba era solo qualcosa che si faceva il papà), mi ha fatto notare il traguardo storico che questo fumetto genuinamente sui generis è in procinto di tagliare - il n. 500 - chiedendomi di esprimere, quale pluridecennale appassionato, un mio punto di vista (dire "recensione" mi parrebbe veramente troppo) sulla nascita, la vita e gli sviluppi di Alan Ford, dalle origini ad oggi. Una specie di rivisitazione critica (ove per critica non si intende "negativa"), della quale spero con questa mia di essere all’altezza.
    Questa lunga premessa solo per dire che chi si aspetta di leggere qui "la storia di Alan Ford", di leggere che fu creato da Magnus e Bunker (come recitava il riquadro delle copertine dei primi numeri) e che Magnus era lo pseudonimo di Roberto Raviola mentre Bunker era quello di Luciano Secchi... beh, farà bene a cambiar lettura, perché qui non troverà nulla di simile. Anche chi si aspetta di leggere il solito luogo comune secondo cui "i primi numeri erano i migliori" o secondo cui Luciano Secchi non sarebbe più all’altezza di gestire il suo personaggio, è meglio che vada altrove perché qui non troverà una cassa di risonanza per le sue idee.

    Maggio 1969
    Avevo tre anni e, sebbene abbia ancora ricordi vivi di quel periodo della mia vita, nulla c’entrano con la prima ricorrenza del ’68 o con il clima sociale o politico dell’epoca. Men che meno con quello fumettistico. Della nascita di Alan Ford, quindi, non ho alcuna esperienza diretta.
    Ciò nondimeno, avendo assaporato gli ultimi rigurgiti sessantottini del finire degli anni ’70 (la cui eco si spegnerà definitivamente nell’83/84) e avendo comunque pescato in pubblicazioni e ricordi dell’epoca, qualcosa credo di poter dire comunque.
    Alan Ford nasce in un momento un po’ particolare della storia italiana in generale e della storia italiana del fumetto, in particolare. Quando vede la luce è qualcosa di talmente originale, una spaccatura così totale, rispetto al passato, che (come Bunker ricorderà a più riprese) ci vollero ben due anni prima che letteralmente sfondasse (con il n.26, Superciuk). Tempi oggi impensabili. Forse anche allora, ma immagino che Andrea Corno, presso cui Bunker collaborava, credesse nel progetto, così come vi dovevano credere gli stessi Magnus e Bunker. I quali peraltro avevano (e producevano) fumetti importanti e redditizi come Kriminal e Satanik.
    È proprio su Kriminal che il geniale duo del fumetto italiano fa le prime prove generali per Alan Ford. Nel numero 93 Festa Happening, infatti, la storia si sviluppa lungo linee che nulla hanno a che vedere con il genere "ufficiale" a cui Kriminal appartiene, quello del noir, dell’eroe cattivo o presunto tale, sempre o quasi vincitore, un po’ stile Diabolik (l’iniziatore del genere), per intenderci. In Festa Happening tutti questi aspetti passano in secondo piano per un momento e la scena viene occupata dall’aspetto satirico e assurdo. L’aspetto noir passa da protagonista a comprimario e, per la prima volta, diventa elemento secondario.
    Chi fosse interessato, può procurarsi il n.407 di Alan Ford dove l’episodio è ristampato corredato da un’interessante paginetta introduttiva di Max Bunker e preceduto da un’intervista "virtuale" con il grande Max che, per gli appassionati, vale la pena di leggere.

    La rivoluzione "Alan Ford"
    La scelta è rivoluzionaria e, nel caso di Kriminal, rappresenta un unicum. In Alan Ford rappresenta il tema principale.
    Perché diciamo che il mix di satira grottesca, realismo noir, avventura poliziesca e umorismo dell’assurdo sono rivoluzionari? Perché in un mondo assuefatto e dominato da generi classici, definiti e sostanzialmente "stagni" (il fumetto per bambini, il fumetto d’avventura pura, il fumetto poliziesco, il fumetto western, il fumetto noir) Alan Ford irrompe deciso e dissacrante facendo saltare ogni schema o cliché a quel tempo esistente. Non solo: se ne fa beffe.
    Molto si è detto e si è scritto in merito e francamente non ho la pretesa di aggiungere molto ai fiumi d’inchiostro (o alle numerose, e assai più edotte, pagine Web pubblicate sull’argomento). Mi limiterò ad elencare alcune di queste palesi rotture rispetto al passato, non senza avere detto (en passant, ma non troppo) che a mio parere, il motivo del successo iniziale di Alan Ford (folgorante dopo i primi due anni di quasi stenti) deve molto all’aria rivoluzionaria e contestatrice che si respirava in Italia all’epoca.
    La prima e più palese rottura è sicuramente la smaccata parodia dell’agente segreto (o del ladro, criminale, supereroe) superattrezzato, perfettissimo e infallibile che grazie ad attrezzature al limite del fantascientifico si tira sempre fuori dai guai in maniera rocambolesca ma sempre vincente. Una visione sicuramente lontana dalla realtà (ma si sa, il fumetto o il cinema sono fatti per sognare) della quale Alan Ford si prende elegantemente gioco proponendo un’interpretazione esattamente opposta (e forse più realistica) dell’arsenale logistico di un gruppo di agenti segreti (privati o meno). Ecco quindi Grunf e le sue bislacche e fallimentari invenzioni le quali, per quanto improbabili e destinate inevitabilmente all’autodistruzione, riescono sempre nell’intento di portare a destinazione gli agenti del Gruppo TNT mandati in missione (soprattutto Alan e Bob). Classica ed esemplare è la sequenza della Gita a San Guerreta grazie alla quale Alan giunge in quella fittizia repubblica delle banane, ma non meno esilarante, ad esempio, è il sistema con cui un Gruppo TNT quasi al completo scorta (per poi superare... passandovi sotto) il pullman elettorale di Notax in Un voto per Notax a bordo di una specie di bancale a rotelle propulso da una gigantesca elica (azionata a mano, naturalmente). Nelle prime centinaia di numeri le strampalate, ma in fondo geniali (considerato il budget spesso nell’ordine del dollaro o due) invenzioni di Grunf occupano uno spazio considerevole, magari non tanto in termini di pagine, quanto piuttosto nell’economia delle singole storie. Una cosa è certa: come si è detto i membri del Gruppo TNT giungono sempre a destinazione (più o meno integri) e questo depone sicuramente a favore del povero e spesso ingiustamente vituperato Grunf.

    Satira della società italiana
    Non manca la costante parodia della società italiana: memorabile è la sequenza d’apertura del n.11 dove in un ospedale a metà strada tra il nosocomio e il campo di concentramento, diretto da quello che sembra in tutto e per tutto un ex medico nazista, è una palese strizzatina d’occhio (anzi, strizzatona) alla malasanità e forse anche al fatto (ma potrei anche sbagliare) che molti medici e psichiatri, ligi servitori della croce uncinata, seppero in seguito riciclarsi più che bene nelle strutture postbelliche. O magari anche solo una non troppo velata allusione a un diffuso approccio medico-paziente piuttosto lontano dai parametri asclepiadei (per usare un eufemismo).

    Satira dell’eterna lotta tra il bene e il male
    Come in tutti i fumetti che si rispettano, anche in Alan Ford non mancano i folli paranoici che vogliono conquistare il mondo, contro i quali il Gruppo TNT si trova di volta in volta a lottare. Tuttavia, anche i vari Tromb, Aseptik e Cospiratori che popolano le pagine dei primi numeri sono lontani anni luce da, per esempio, il temibile Mister Ypsilon che ritroviamo in Kriminal, o altri perfetti, inossidabili, astutissimi e attrezzatissimi arcinemici di altri supereroi salvatori del mondo. Se, infatti, nella più classica delle situazioni il contrasto tra bene e male avviene ad altissimo livello, con armi, metodi, sistemi e motivazioni in un certo senso di ordine superiore (sia per il cattivo di turno che vuole vendicarsi dell’umanità, sia per l’oscuro eroe che si autocandida per contrastarlo e vincerlo), in Alan Ford questi nemici del mondo sono a dir poco perfettibili e spinti da motivazioni assurdamente ridicole. Tromb, ad esempio, odia il mondo perché viene preso in giro per il suo aspetto fisico. L’unica cosa che questi personaggi hanno in comune con le proprie controparti classiche è l’abbondanza di risorse materiali. L’intelligenza, tuttavia, è spesso latitante, come ad esempio emerge dalla risposta di Aseptik a chi gli faceva notare che, uccidendo tutta la vita sul mondo e sul pianeta, sarebbe morto anche lui: "Io non morirò, perché ho la mascherina", risponde il folle. Ah sì?
    Ad affiancare il folle e potente di turno non manca lo scienziato pazzo pronto ad assecondarne le folli trovate. Così è con Kreutzer, in Operazione Frankenstein o Lamp ne Il dente cariato. Comun denominatore di queste menti eccelse è la totale assurdità dei progetti ideati e la lucida follia con cui si cerca di realizzarli. In Operazione Frankenstein, ad esempio, l’idea è quella di "ricreare" il ricco di turno ormai semicadavere ambulante, attraverso una serie di trapianti effettuati utilizzando organi e arti di famosi atleti, artisti ecc. appositamente rapiti allo scopo.

    Satira dell’horror
    Non manca la parodia dell’horror. Oltre alla raccapricciante Operazione Frankenstein e ai quadri ricorrenti qua e là, dove Magnus sfoggia la sua mirabile perizia grafica, val la pena ricordare La paura fa spavento, con tanto di classico "fantasma", o Idem Idem, che lascia il lettore sempre sul filo del rasoio e persuaso dell’effettiva esistenza di un essere tremendo e soprannaturale fino a quando (come nel Mastino dei Baskerville, di Conan Doyle) la verità ben poco trascendentale non viene svelata nelle ultime pagine. Il culmine arriva con Wurdalak e la sua banda di vampiri in uno degli ultimi albi della gestione Magnus (In Transilvania c’è un castello che...): dopo i quadri di apertura dell’albo dove da un vecchio e cupo castello della Transilvania emergono il conte vampiro e un suo deforme servitore, ecco staccarsi da una torre una vecchia imposta sbattuta dal vento, la quale atterra naturalmente sulla testa del tenebroso nobile. Nel furioso rimprovero del conte («Krud, vecchio fannullone, ti avevo detto di riparare quella dannata persiana!»), nell’ovvia risposta del servitore («Ma la lasciavo così per creare un po’ di sinistro colore!») e nell’altrettanto ovvia risposta di Wurdalak («Ma vecchio scemo, è il dolore sinistro! Fosse almeno atterrata sulla tua testaccia vuota...»), c’è tutta la satira dell’horror a cui Magnus e Bunker non hanno mai saputo o voluto rinunciare.

    Parodie per tutti
    L’elenco delle parodie potrebbe essere piuttosto lungo, anche perché Alan Ford stesso nasce, cresce e si sviluppa come fumetto parodistico, una caratteristica che in fondo non abbandonerà mai. Abbiamo così la parodia del politico (Un voto per Notax), la parodia del gangster (il Grande Cesare in Zoo Symphony), la parodia del diseredato (ne L’albero di Natale), la parodia del musicista (La dozzina del pentagramma), la parodia del supereroe e della lotta di classe (in tutta la saga di Superciuk), la parodia dei pirati (Vuoi venire in crociera con me?) e via discorrendo.
    Superciuk
    A proposito di Superciuk, sicuramente l’arcinemico e antisupereroe per antonomasia del Gruppo TNT, si è detto e scritto così tanto, che non mi pare il caso di aggiungere nulla se non un paio di curiosità (e semplicemente invito chi volesse conoscere meglio il personaggio a consultare la rete).
    La prima riguarda la genesi di Superciuk: narra Bunker che sul finire degli anni Sessanta soleva rientrare sempre molto tardi dal lavoro, vale a dire la mattina molto presto. Il portinaio del condominio di Milano dove viveva (un’epoca dove ancora esistevano i portinai!) era sempre ubriaco e riusciva a puzzare di grappa ed essere alterato già di primo mattino, ovvero quando il nostro rientrava. L’uomo venne quindi soprannominato "Semper ciuc", che in milanese significa "sempre ubriaco". Di lì a "Superciuk" il passo fu breve. Ciò che è meno nota è la nascita dell’aspetto fisico della "Minaccia Alcolica". Premetto che quanto sto per scrivere è testimonianza di seconda mano, ma affidabile.
    Un mio caro amico di Vignola, già appassionato di Alan Ford in gioventù e originario comunque del bolognese, mi narrò un giorno di aver visto per le strade del capoluogo emiliano uno spazzino che era il sosia di Superciuk. Sappiamo perfettamente che Magnus era di Bologna e che Superciuk è per l’appunto uno spazzino (quando non fa il supereroe). E sappiamo anche che Alan Ford era sì scritto da Bunker e disegnato da Magnus, ma gli albi nascevano letteralmente a quattro mani. Non è quindi da escludere (anche se si tratta di pura congettura) che la nascita di Superciuk sia stato il risultato dell’ibridazione fumettistica tra uno spazzino bolognese e un portinaio milanese. Un simile evento poteva nascere solo sulle pagine di Alan Ford e per la gioia di molti così è stato.

    Da Superciuk all’abbandono di Magnus nel 1975
    I primi 75 numeri di Alan Ford vennero prodotti dalla premiata ditta Magnus & Bunker con contributo di Magnus (non solo grafico, ma anche nei contenuti: le storie venivano scritte da Bunker, ma Magnus vi contribuiva con le proprie idee). Una nota caratteristica di Magnus e di Alan Ford in particolare, ad esempio, furono a quanto pare i "rumori" molto particolari e sui generis inventati per l’albo, come ad esempio "fum fum" per indicare lo sbuffo di una locomotiva a vapore o "frut frut" per lo sfregamento delle dita. O ancora (nel primissimo numero, Il Gruppo TNT), quando tre persone vengono uccise contemporaneamente, le grida con cui passano a miglior vita: se la prima urla "Ah!" la seconda e la terza gridano, rispettivamente, "Bh!" e "Ch!".
    Al di là di tutto, per sei anni e settantacinque albi il sodalizio fra Luciano Secchi e Roberto Raviola produce una serie di storie geniali, godibili e, per i fan di Magnus e della sua arte grafica, piccoli gioielli d’arte. Le storie corrono tutte più o meno sullo stesso filo (missione impossibile rocambolescamente riuscita grazie agli apporti più o meno determinanti dei diversi personaggi del Gruppo TNT, sullo sfondo di situazioni o circostanze più o meno attuali o verosimili).
    Il n.75, Cala la tela su Superciuk, è quasi emblematico. Non solo lo storico duo decide di dare effetto alla separazione (invero si tratta di Magnus che vuole seguire un suo percorso artistico individuale) dopo una storia che vede protagonista uno dei personaggi più riusciti dell’intera saga, ma la copertina, dove Superciuk saluta i lettori con tanto di fazzoletto, sembra proprio essere un messaggio di Magnus che in tal modo si congeda dai lettori.
    Per molti con questo albo si chiude il periodo d’oro di Alan Ford e l’unico Alan Ford che valga la pena di leggere. Per tali soggetti l’Alan Ford post "Magnus & Bunker" è un fumetto che è l’ombra di sé stesso o comunque di qualità inferiore.

    Una voce fuori dal coro (la mia)
    Diciamo subito che personalmente dissento. Non per partito preso, ma per convinzione. E cercherò di esporre qui le mie ragioni.
    Tanto per iniziare, se da un lato lo spartiacque grafico tra le due ere è netto e inequivocabile, con un n.76 (disegnato da un pur volenteroso Luigi Corteggi) decisamente non all’altezza del Divino, meno lo è quello delle storie.
    Riservandomi di esaminare più oltre l’aspetto grafico (assolutamente importante, ma comunque secondario rispetto ai contenuti), una storia tipo Una missiva importante (n.78) è deliziosa. Esilarante la scena di Bob che viene ipnotizzato da una vecchia zingara o la lotta di Alan in una bufera di neve. Anche l’appena citato Mi ricordo che..., al di là della realizzazione grafica d’emergenza, non aveva nulla da invidiare ai numeri precedenti.
    Intendiamoci: un cambio c’è stato. Inevitabilmente c’è stato. Per gli adoratori della Premiata Ditta si è trattato chiaramente di una soluzione di compromesso. Ma affermare che dopo il n.75 Alan Ford sia cambiato irrimediabilmente in peggio sarebbe come sostenere che dopo i Beatles il rock and roll sia morto.
    Vorrei esaminare questo punto un po’ meno emotivamente. Innanzitutto, e senza voler fare assolutamente della filosofia spicciola, la verità è che davvero "tutto scorre" (panta rei). Nulla è immutabile. L’evoluzione di un fumetto è fisiologica. Può piacere o non piacere, ma è assolutamente normale e naturale. E lo è ancora di più, a mio parere, per un fumetto come Alan Ford legato così strettamente a doppio o triplo filo alla realtà del momento.

    Alan Ford, figlio del suo tempo
    Alan Ford, come abbiamo visto, fu figlio del suo tempo. Nacque in un’epoca di 007 cromati e irreali, di contestazione, di post-boom economico e quant’altro. E soprattutto nacque in Italia. La prima domanda da porsi, per valutare correttamente o con giudizio non solo il passaggio Magnus/non più Magnus, ma l’intera evoluzione alanfordiana, è: "Alan Ford sarebbe mai potuto nascere alla fine degli anni Settanta o agli inizi degli anni Ottanta?". Oppure: "Le storie di Alan Ford degli inizi avrebbero mai attecchito se pubblicate un decennio più tardi?". Non scordiamoci che i primi passi di Alan Ford, come fumetto, furono commercialmente parlando, stentati.
    Altrimenti detto, all’evolversi di una situazione o di un contesto temporale (eventi, economia, società...) mi pare inevitabile che si abbia un’evoluzione anche in un fumetto come Alan Ford che da tali elementi ha sempre preso spunto.
    Che poi tale cambiamento o evoluzione possa risultare gradita o sgradita, è un discorso diverso e puramente soggettivo. Anzi, a sottolineare quanto sia soggettivo, desidero citare l’esempio di un mio amico d’infanzia e gioventù che fece conoscenza con l’Alan Ford dell’era Piffarerio e conobbe l’Alan Ford dell’era Magnus solo in un secondo tempo. Egli non solo non riscontrò alcun anticlimax tra i due periodi, ma addirittura preferiva i disegni di Piffarerio a quelli di Raviola (salvo poi in età adulta rivalutare quest’ultimo, naturalmente, ma non a discapito del primo). È altresì indicativo che il recente cambiamento di rotta che ha preso Alan Ford ha prodotto un’inversione anche nell’andamento delle vendite (fino allora lentamente in declino), a riprova che il nuovo corso risulta gradito a diverse persone (non credo sia stato condotto un sondaggio sul lettorato di Alan Ford, ma presumo che una piccola parte siano lettori recuperati e una parte più consistente lettori nuovi, forse anche giovani).

    Anche l’evoluzione di Alan Ford è figlia del suo tempo
    È altresì indicativo che il recente cambiamento di rotta che ha preso Alan Ford ha prodotto un’inversione anche nell’andamento delle vendite, a riprova che il nuovo corso risulta gradito a diverse persone
    Tornando alle storie e nello specifico all’evoluzione di Alan Ford dal n.75 in poi, è inevitabile rilevare un richiamo sempre più frequente alle vicende, ai personaggi e ai fenomeni di costume che in quegli anni si vivevano in Italia. Non per nulla diventano parecchio frequenti albi come Loggia P38 e Losche trame (chiaro riferimento alle vicende della P2), Portubell (satira sulla fortunata trasmissione di Enzo Tortora, ma non scordiamo l’esilarante Rischia o Trapassa?, satira di Lascia o Raddoppia?, il telequiz condotto da Mike Bongiorno, scritto e disegnato in piena era Magnus) e Renato Uno come te non c’è nessuno, con il quale un Bunker padre prende amorevolmente in giro la passione di una figlia "topina".
    Paolo Piffarerio, amico e collaboratore di vecchia data di Max Bunker (con il quale aveva già realizzato Maschera Nera e altre opere anche serie, come ad esempio Fouché), subentrerà a Magnus e disegnerà un numero non indifferente di albi. Piffarerio è sicuramente disegnatore esperto e con stile proprio e, in collaborazione con Paolo Chiarini (già passatore a china dei disegni di Magnus) raggiunge a lungo andare una certa stabilità producendo regolarmente numeri che, a parere del sottoscritto, risultano graficamente assai gradevoli pur non essendo chiaramente opera del Divino. A Piffarerio va riconosciuto il merito di essere riuscito ad operare una sintesi tra il proprio stile e quello, nettamente diverso, di Magnus, senza snaturare né l’uno né l’altro (almeno a mio personale parere: ci sarà sicuramente chi invece troverà il compromesso inaccettabile).

    Fine dell’era Piffarerio e logoramento
    Per quanto abile e produttivo, Piffarerio arriverà anch’egli a logorarsi e il suo annunciato abbandono (che peraltro era già nell’aria quando ai suoi numeri iniziarono ad avvicendarsi quelli disegnati occasionalmente da altri) dà vita alla ricerca di nuovi talenti con il lancio di un concorso di selezione. Tralascio volutamente ogni valutazione specifica su questi rari numeri, alcuni dei quali ottimamente disegnati, ad esempio quelli di Giovanni Romanini, allievo di Magnus, e altri di fattura decisamente meno buona. Il buco di vent’anni (vedi oltre) che nella mia esperienza personale separa l’era Piffarerio dall’era Perucca non mi consente di approfondire oltre.
    Di questo periodo, che nella mia vicenda alanfordiana personale va dal 1976 al 1985, gli unici appunti che mi sento di muovere sono i seguenti. Il primo è la graduale eliminazione de facto di due personaggi (Geremia e Cariatide) fossilizzati in un perenne e litigioso "duo dormicchia". Se da un lato è comprensibile il problema posto dalla necessità di giostrare sette (e più, contando gli animali) personaggi all’interno di ciascuna storia, il fatto che dieci pagine o più di ogni numero (o quasi) fossero occupate da un litigio tra Geremia e Cariatide o tra questi due e Bob alla lunga finiva per stancare. Il secondo appunto è l’invasione di animali nel Gruppo TNT che fa di quest’ultimo (a detta degli stessi membri) un vero e proprio zoo. Per finire, forse inevitabilmente, le storie stesse iniziano ad essere parecchio ripetitive e l’impianto o struttura generale inizia a dare segni di logoramento e cedimento.

    Il dilemma creativo: quali prospettive?
    Se è vero che, in linea generale, un artista ripropone tutta la vita sostanzialmente la stessa opera, idea o messaggio sotto forme diverse, è anche vero che forse nel caso di Alan Ford quella che era nata come idea o serie di idee geniali aveva finito per diventare una gabbia.
    Solitamente un artista o un creatore che giunge alla fine di un ciclo creativo si trova davanti a tre scelte: continuare, smettere o cambiare.

    La prima opzione: smettere

    * Smettere al momento giusto garantisce sicuramente l’ingresso nella leggenda, specialmente se le circostanze sono particolarmente drammatiche (vedi Jim Morrison o John Belushi), anche se tale requisito non è condizione imprescindibile (vedi i Beatles), e offre comunque la possibilità di un ritorno, una specie di bis a distanza di anni, come le cosiddette reunion di famose band, le quali si risolvono inevitabilmente e quasi unicamente in una malinconica e forse struggente kermesse commemorativa, il cui risultato principale è di confermare che i bei tempi sono andati e non torneranno più. Un episodio simile si ebbe a mio parere con Alan Ford n.200, Hic Hic Hurrà, che venne eccezionalmente disegnato da Magnus: un numero assolutamente non all’altezza dei primi 75, per i nostalgici dei primi tempi, ma dai toni grafici inequivocabili e indubbiamente celebrativo per il traguardo all’epoca raggiunto. Smettere, quindi, parrebbe essere la scelta ottimale, salvo ovviamente decretare la morte di una vena o di un’opera creativa e lasciare un triste velo d’amaro in bocca.

    La seconda opzione: continuare

    * Se da un lato, ovviamente, quest'opzione tiene viva (o cerca di tenere viva) una vena creativa e non dà adito a rimpianti (almeno in teoria), comporta il rischio altissimo della ripetitività fastidiosa e della trasformazione di qualcosa nell’ombra di sé stessa, come un’ex star del cinema ormai ottantenne che esige ancora di interpretare il ruolo di tombeuse d’hommes. E questa era la strada che, in un certo senso, aveva imboccato Alan Ford. A conferma di quanto sto dicendo, la mia vicenda personale risulta emblematica nonché curiosamente sincronizzata con questa particolare fase "ripetitiva" della creazione di Max Bunker. Per motivi personali e di lavoro, infatti, rimasi lontano dal Bel Paese per circa un ventennio durante il quale cessai, giocoforza, di acquistare e leggere gli albi del mio fumetto preferito. Di ritorno in patria ripresi a frequentare l’edicola e ad acquistare gli episodi di Alan Ford che, come scoprii con piacere, veniva ancora pubblicato. La soglia del numero 400 era stata superata da poco ma, salvo allusioni a vicende quali il rimpatrio del Conte Oliver o lo snellimento dell’organico con l’eliminazione della folta schiera di animali che un tempo convivevano con i magnifici sette tra le mura del negozio di fiori tra la Quinta e la Sesta Strada, le storie non si erano molto trasformate.

    La terza opzione: cambiare

    * A mio parere, quindi, la svolta che si ha nei numeri 427 La maledizione della luna verde mela, 428 Il presagio e 429 Un giorno nuovo è stata azzeccata e, nel complesso, ben studiata.

    Quando un artista "cambia", fa una grossa scommessa. Se la rottura con il passato è troppo radicale, snatura il lavoro fatto fin’allora e, sostanzialmente, ricomincia da zero. E se il cambiamento non è sufficientemente profondo, rischia di non cambiare. La virtù come sempre sta nel mezzo e, avviando il "nuovo corso", Max Bunker ha centrato l’obiettivo.
    Le vicende narrate nell’arco di quei tre numeri avrebbero (forse) potuto essere più interessanti o avvincenti. Mi si dirà, ed è assolutamente vero, che si fa prima a criticare che a fare. D’altro canto, se devo andare a gusto personale, la storia non risulta né particolarmente interessante, né particolarmente coinvolgente e forse l’elemento fantastico non si addice molto a quello che risulta un numero di importanza fondamentale nell’economia dell’intera serie. Sono tutte impressioni soggettive e mi si potrà anche dire che mai in Alan Ford il limite tra realtà e fantasia, ammissibile e inammissibile, plausibile e assurdo è stato particolarmente netto. Personalmente, e sottolineo quel personalmente, avrei fatto scomparire il gruppo nel corso di una missione con i piedi un po’ più per terra e la testa un po’ meno fra le nuvole. Ovvero, per entrare nel merito della vicenda, avrei lasciato perdere spiriti, vecchi tomi e lune verdi, e mi sarei dato a una vicenda più tagliata per un gruppo di agenti segreti. Tant’è. Il personaggio non è mio e non ho altra voce in capitolo se non quella di un lettore che esprime un’opinione personale. Se però lo scopo che si voleva raggiungere era quello di dare un colpo di spugna sul passato e ripartire da basi totalmente nuove, l’obiettivo è stato centrato completamente.

    Il "nuovo" Alan Ford
    Il "nuovo" Alan Ford vede un Gruppo TNT finalmente snellito e composto da Alan (che riprende il ruolo di protagonista o, se non altro, di coprotagonista), la sua bella compagna Minuette (finalmente una donna in quella che era stata una congrega di soli uomini, per di più poco fortunati con le rappresentanti del gentil sesso) e Clodoveo. Gli altri membri, che nel corso dei numeri successivi scopriamo essere in realtà scampati alla morte, si trovano finalmente liberi e "sdoganati", a condurre tutti una vita loro. Ciò non ne impedisce la comparsa o ricomparsa in questo o quell’episodio, da soli o nell’ambito di una vera e propria retrouvaille, ma quando questo avviene la vicenda si svolge finalmente fuori dagli schemi fossilizzati a cui li aveva finiti per costringere la precedente impostazione. Il Numero Uno, non più capo di un gruppo di agenti segreti, da ultimo si rivela palesemente (anche agli occhi di Alan, aggiungerei) per quello che è: un essere egoista, profittatore e vendicativo. Le sue apparizioni, più frequenti rispetto a quelle degli altri ex membri del gruppo, aggiungono il peperoncino necessario per rendere interessanti e attraenti le avventure.
    In altre parole che cosa sembra aver fatto Bunker? Sembra aver preso il vecchio puzzle che aveva ormai stufato tutti (autore compreso), ne ha separato i vari pezzi e li ha ridisposti in maniera diversa. Non solo: li ha concepiti in modo tale da poterli mixare in modi sempre nuovi grazie a uno schema centrale più leggero, senza tuttavia perdere in continuità. Tutto sommato, infatti, le tessere del mosaico sono sempre le stesse: il Conte Oliver, che pure ricompare un albo sì e due no, il Numero Uno, Bob, la Cariatide, Geremia e tutti gli altri non sono cambiati.
    Ecco quindi perché il nuovo Alan mi piace: è nuovo, più fresco, più arioso, più aggiornato, ma non ha perso pezzi per strada. Ci ritrovo gli stessi personaggi, con lo stesso carattere. Ci ritrovo le stesse gag alle quali ero abituato. E vi trovo la novità e varietà necessaria a mantenere il mio interesse a un livello sufficientemente elevato da spingermi a comprare il numero successivo. In altre parole, è vecchio e nuovo al tempo stesso e, soprattutto, non più ripetitivo.

    Quale satira?
    E così torniamo al punto di partenza. Se l’Alan degli inizi era figlio del suo tempo, così lo è l’Alan del 2000. Sfogliando i vecchi numeri di Linus degli Anni Settanta o Ottanta o le pagine di Frigidaire, sempre degli anni Ottanta, leggendo i fumetti di Andrea Pazienza, le strisce di Marc Reiser, B.C. o anche solo le raccolte di vignette di Forattini di quell’epoca, veniamo inevitabilmente proiettati verso un mondo che non c’è più. Chi ha vissuto quegli anni in prima persona, li trova godibilissimi, divertenti, emblematici. Nei cuori dei giovani d’oggi non fanno risuonare alcuna corda.
    È fisiologico. Sarà così per i giovani d’oggi fra trenta o quarant’anni. Rimpiangeranno le partite a Pro Evolution Soccer guardando i propri rampolli morire dietro la nuova Playstation 8 con immagini olografiche tridimensionali in mezzo al pavimento della sala.
    Tutto ciò è per dire che la nuova satira di Alan Ford non colpisce, né più può colpire, gli agenti segreti infallibili o le repubbliche delle banane, né può darsi alla satira della società. Gli agenti segreti ormai sono veramente fallibili o anche solo malvagi, le repubbliche delle banane si contano sulle punte delle dita e in questa società c’è ben poco da ridere.
    Si potrebbe dire che forse il mondo è sceso a livelli non satireggiabili o che tutto il satireggiabile è già stato eviscerato dall’autore, in Alan Ford e, per quanto attiene la satira sociale, politica e di costume, in Maxmagnus (paurosamente attuale ancor oggi a decenni di distanza). Pertanto in Alan Ford, la satira ha lasciato il posto allo humor, alla gag, alla battuta. Alla battuta amara e mordace, a volte. E direi che forse è meglio così.

    La realizzazione grafica di Perucca, restitutor patriae
    Tutto ciò viene poi graficamente confezionato da Dario Perucca in un pacchetto decisamente gradevole. A chi mi chiede un parere in merito, io rispondo dicendo che Dario è un disegnatore onesto. Se è vero che Magnus è per molti versi davvero inarrivabile, Perucca è colui che (ad eccezione forse di Romanini) più di ogni altro ha saputo coglierne e riprenderne lo stile senza snaturarlo e con un grado di fedeltà encomiabile. Lo stile proprio di Perucca, che disegna gli altri personaggi di Bunker (come Beverly Kerr, Kerry Cross e Padre Kimberley o anche le avventure celebrative dei 45 anni di Kriminal e Satanik), è molto diverso da quello richiesto da Alan. Ciò nondimeno, la sua capacità di adattamento al disegno stile Alan (l’unico, in fondo, capace di comunicare l’essenza di questo fumetto sempre a metà fra il reale e il surreale, fra il serio e il faceto) è davvero notevole.
    Perucca, poi, sembra infaticabile, uno Stakhanov del disegno a fumetti. La continuità, grafica e produttiva, è sicuramente la sua caratteristica più interessante e quella che più lascia meglio sperare per il futuro, lungo o breve che sia. Come Magnus sa disegnare belle donnine e personaggi grotteschi, ma non del tutto improbabili. Forse rispetto al Divino il suo tratto è leggermente più rigido e meno plastico o dinamico. E ha forse peccato nel non aver ideato uno pseudonimo accattivante e nobilitante che lo proiettasse nell’Olimpo del fumetto. Dettagli trascurabili a fronte del merito indubitabile di aver recuperato Alan Ford dal disastro grafico in cui era finito, garantendogli una vecchiaia più che onorevole. Viste le infelici vicende passate, vien solo da ringraziarlo dal profondo del cuore e da augurarci che non molli più.

    Solo valutazioni personali
    Mi rendo conto che tutte queste sono valutazioni assolutamente soggettive, ma se è vero (e non vi è motivo di credere altrimenti) che, dopo la svolta, le vendite di Alan Ford hanno segnato una ripresa, è evidente che non sono l’unico a pensarla così.

    Il n. 500 e il n. 1000
    Una menzione particolare va all’iniziativa, piuttosto particolare, tale per cui il n.500 e il n.1000 di Alan, entrambi ristampati nel n.500 "ufficiale" ora in edicola, erano già stati pubblicati in anteprima negli anni scorsi, come albi speciali di una collana separata. Nel n.500 Alan e Minuette, proprio nel giorno in cui finalmente convolano a giuste nozze, vengono spediti nello spazio siderale alla volta di Marte da Mister Fitzgerald, loro arcinemico storico. La fine della storia è inconcludente: Alan e Minuette osservano allontanarsi il pianeta blu sullo sfondo buio e stellato del cosmo, salvo entusiasmarsi all’idea del misterioso futuro che li aspetta.
    Che sapranno salvarsi e ritornare sulla Terra, dove daranno origine a una linea ereditaria di Alan, Minuette e pronipoti, risulterà chiaro leggendo il n.1000 (pubblicato anch’esso in anteprima). Meno chiaro (ma probabilmente perché non ho letto bene) è il legame di parentela che lega i vari Alan e Minuette originali alle versioni junior e ai piccoli pronipoti (salvo incesti o clonazioni, presumo una discendenza del tipo Alan e Minuette genitori di Alan e Minuette jr., a loro volta genitori, con aiuto di partner esterno non presentato o invisibile, di Alan e Minuette superjunior). La storia del n.1000 vede Alan e Minuette ormai pensionati e in avanzata età sostituirsi ai figli (utilizzando la più classica delle "macchine per ringiovanire") e condurre, a insaputa di questi ultimi e in loro vece, una pericolosa missione.
    Lo scopo di queste proiezioni future, anzi (per usare le parole usate nell’albo per pubblicizzare questi numeri speciali) questi "buchi nel futuro", non è chiaro. Per il n.500 ho avuto quasi l’impressione che Bunker abbia voluto mettere le mani avanti, quasi come un’anticipazione scaramantica. Certo non come anticipazione di chiusura della serie che, come può constatare chiunque visiti il sito ufficiale, continuerà ancora oltre la fatidica soglia. Di certo si è trattato di un’idea molto originale, la qual cosa non sarebbe peraltro una novità nel caso del "semper noster". Il n.1000 è chiaramente un divertissement. Per quanto prolifico, dubito che Bunker abbia già scritto i soggetti e le sceneggiature per i numeri fino al 999, da affidare alla MBP per una pubblicazione anche postuma (a prescindere e comunque: lunga vita a Max!). Ma mi potrei anche sbagliare!
    Bunker più volte ha dichiarato e ribadito di non voler cedere i diritti di Alan Ford fornendo le motivazioni del caso. La scelta è condivisibile. Anzi, direi quasi scontata. Ciò significa che quando Max cesserà, per scelta, desiderio o cause di forza maggiore, di scrivere Alan Ford, questo cesserà con lui. E spinge i vecchi alanfordisti inveterati come me a sperare ardentemente che questo momento si collochi quanto più possibile lontano nel futuro. Se non al n. 1000... quasi!

    Appendice: Special Alan Ford
    Un discorso a parte meritano gli special di Alan Ford e le riduzioni teatrali, chiamiamole così, dei classici della letteratura mondiale. Un mio caro amico fumettaro le considera delle grandi stupidaggini o se non altro opere insulse. Io, al contrario, le trovo non solo assai godibili, ma geniali. Alle grandi parodie ci avevano abituati già Topolino e la banda dei "Disney italiani". Ma l’analogia finisce qui. A parte L’Inferno di Topolino e poche altre eccezioni, gli adattamenti disneyani (per ovvi motivi di politica editoriale) mancano di quello spessore e quella carica satirica necessaria in una vera parodia.
    Bunker non si fa di questi scrupoli. Egli pesca a piene mani soggetti da opere non più tutelate da copyright, soggetti magari antiquati, nondimeno validi e con l’indiscutibile pregio di evitare la fatica di dovere inventare storie nuove (anche se il buon Max non sembra avere alcun problema in questo senso). Dopodiché in 120 pagine di albo fonde, riduce e amalgama con buona fedeltà storie o romanzi quasi dimenticati, alanfordizzandoli.
    Lo schema di questi special è sempre lo stesso: il Gruppo TNT si cala nell’improbabile ruolo di una compagnia teatrale che, agli ordini dell’impresario Tobia Quantrill (personaggio che compare per la prima volta nel n.99 Broadway), mette in scena, in uno scalcinato teatro frequentato di volta in volta da un pubblico sempre diverso, ma coerente con la rappresentazione, ora questa e ora quell’opera, da Otello a Frankenstein, dai Promessi sposi al Conte di Montecristo.
    L’occasione è ghiotta per ritrovare i numerosi personaggi dell’universo alanfordiano, specie dei primi tempi, sotto una luce diversa (gettonatissima è Margot, nell’ovvio ruolo della bella di turno, ma non mancano Beppa Giosef, chiaramente la matrona della situazione, né Tromb, Stampel e altri) e vedere tutti e sette i componenti del Gruppo TNT finalmente in azione, sia pure "sotto mentite spoglie", attraverso dialoghi e aspetti caratteriali del tutto identici a quelli delle storie "standard".
    Una sghignazzata (o anche due) a numero è garantita.

    Fonte
    Web
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Madre, donna, lesbica. What else?

    Group
    Folk
    Posts
    184,937
    Location
    Culla Bianconera

    Status
    Offline
    I+confini+della+bellezza
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Deus ex machina
    ♣♣♣♣♣♣♣♣♣

    Group
    Black
    Posts
    196,420
    Location
    AUGUSTA TAURINORUM

    Status
    Offline
    https://www.rainews.it/tgr/lombardia/video...6bshD-LQ0pWVsWI
    Web
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    King of Darkness

    Group
    Black
    Posts
    109,150

    Status
    Offline
    GFo7XLjWYAAwGsA
     
    Top
    .
21 replies since 21/3/2007, 19:04   486 views
  Share  
.