LA GRANDE STORIA DI TEX

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    Tex n. 375 , mensile
    Oltre la frontiera

    Soggetto e sceneggiatura:
    Claudio Nizzi
    Disegni: Raffaele Della Monica
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Un agente del servizio segreto militare muore sotto gli occhi dei pards, ucciso da una banda di desperados nei dintorni di El Paso! Il defunto portava notizie sul furto di preziose matrici per la produzione di dollari. Gli stampi, sottratti alla zecca da un infiltrato dei nostalgici confederati del maggiore Costigan, furono poi deviati grazie a un sudista traditore nel ranch di Moncada che ora sforna verdoni falsi a migliaia! Tex e Carson indagano sotto copertura e finiscono nelle grinfie dei tirapiedi del ranchero!
     
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    Tex n. 376 , mensile
    Rancho Dorado

    Soggetto e sceneggiatura:
    Claudio Nizzi
    Disegni: Raffaele Della Monica
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Tex e Carson, infiltrati a Rancho Dorado, dove il ranchero Moncada stampa dollari usando matrici rubate, fuggono braccati da un nugolo di scagnozzi armati! Poco dopo, i pards vengono intercettati dai ribelli sudisti e il maggiore Costigan si fa consegnare gli stampi recuperati dai rangers. Tex e Carson proseguono la ritirata coperti dai confederati ma, quando questi si accorgono che Willer aveva preventivamente rovinato le matrici, soltanto l’intervento della cavalleria salva i pards da una brutta fine!
     
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    Tex n. 377 , mensile
    Soldati a cavallo

    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni e copertina: Aurelio Galleppini

    Il capitano Curtis, che indaga su certi loschi traffici di merci a Fort Defiance, viene ucciso dagli sgherri del vile capitano Rossiter, che assaltano la diligenza sulla quale l’ufficiale viaggiava scortando il piccolo Jos, figlio del colonnello Barry, comandante dell’avamposto. Alcuni giovani Navajos, testimoni dell’aggressione, soccorrono il bambino portandolo al loro accampamento, ma la colpa dell’infame omicidio ricade su di loro, che vengono ingiustamente arrestati dallo stesso Barry. Tex e Carson si mettono così sulle tracce degli autentici responsabili del crimine.
     
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    La Tigre Nera
    Tex nn°381-382-383-384, 7-8-9-10/1992,
    testi: C. Nizzi,
    disegni: C. Villa

    Fantasia. Mistero. Azione. Cosa chiedere di più alla "Tigre Nera"? C'era una volta il canovaccio: Tex e Carson arrivano nel paese dove una misteriosa setta spadroneggia. Bonelli padre ha creato così una storia come "Chinatown". C'era il canovaccio e c'è ancora. Si va avanti su dei binari per nulla arrugginiti, per poi arrivare al gran finale, nel covo della setta, dove la tensione è a mille e ne succedono di tutti i colori. Una bellissima storia, una delle migliori di Claudio Nizzi. Che è anche la conferma per Claudio Villa ai massimi livelli.

    La Tigre Nera colpisce. Uomini politici o d'affari, senza scrupoli. Mira al potere, un'oscura e soffocante cappa su Leadville, città tra le Rocciose del Colorado. La sera che Tex e Carson ci arrivano, chiamati dal loro amico Mac Parland della Pinkerton, il sindaco viene trovato con un pugnale a forma di tigre che spunta dal petto. L'unico possibile indizio che conduca alla setta, un finto ubriacone servito come esca, viene eliminato nel modo più efferato. Pioggia di tarantole nella sua cella. A Tex e Carson viene ordito un trappolone, con una bellissima sparatoria fra le montagne. Fa cilecca, e la Tigre comincia a eliminare chi ha sbagliato. Insomma, la lotta è senza esclusione di colpi.

    E' soprattutto la storia di due supersonici Tex e Carson. Nizzi ha perfezionato il loro rapporto di amicizia, già solidissimo nelle storie di Bonelli, e l'ha condito di scenette e frecciatine. Che, almeno in questa storia, non danno mai un grammo di durezza in meno ai due nostri eroi. Casomai un po' più di umanità. Troviamo allora delle splendide situazioni. La serata a teatro, per esempio. "C'è Amleto!". "Chi c'è?". Fantastica la faccia di Carson che sbircia questo tanto decantato spettacolo e si becca l'atto del cimitero, col beccamorto che scava una fossa sul palco. Il vecchio cammello gradisce poco. Ma chissenefrega se non capiscono di Shakespeare!

    Il meglio della coppia arriva verso la fine. In primo luogo per la decisione di affrontare la setta nel suo covo. Tipico di quel satanasso di Tex. "Il colpo che ho in mente di mettere a segno stanotte è roba che va bene solo per due tipacci come noi!". E Carson si siede sotto gli occhi di un divertito Tex e fa: "Sono pronto, satanasso... Sputa!" (pag.73, n°383). Comicissimo. Poi, a pochi metri dall'ingresso del covo della setta: "E se invece ci fosse l'intera banda pronta a saltarci addosso appena entriamo?". "Ok, fratello ci entro da solo". "Ho capito... Andiamo!". Tex sorride e pensa: "Il solito vecchio Kit!". Veramente al massimo della forma.

    Il resto è avventura pura, con la fantasia di Nizzi al suo meglio nel proporci un cattivo così. La Tigre è l'ex principe malese Sumankan, cacciato dagli inglesi dal suo paese, ex pirata preso come schiavo e portato in America come operaio. Poi la fuga, i primi delitti, la nascita di una setta in grado di terrorizzare tutto l'Occidente. Odio puro. "Non agiremo tra squilli di fanfare, ma ci muoveremo nel buio e nel silenzio, e le nostre armi saranno quelle dell'assassinio, dell'astuzia e dell'inganno! (...) Fino a quando l'ombra della Tigre Nera si proietterà minacciosa e invisibile sul vostro intero paese!" (pag.114, n°383).

    Vive dentro una montagna, che risulta essere la miniera del tranquillo ingegner Preston, che altri non è che la Tigre cammuffata. E' una vera reggia orientale scavata nella roccia, che i disegni di Villa ci restituiscono affascinante e tenebrosa. Veste con un lugubre mantello nero e una maschera da tigre. Uno scenario splendido.

    La storia va via liscia e coinvolgente, con i tentativi di eliminare i due rangers e i sospetti di Tex per il terzetto di buoni amici che puzza: Morel, Wilson e Rickers. Tre pezzi grossi di cui si avvale la Tigre per ammassare denaro e fare fuori gli avversari. E' Morel il personaggio più interessante. Colpisce con i cinesi del suo ristorante, ha due dita di pelo sul cuore, ma finge bene il ruolo dell'innocente. Eliminato Wilson, crolla con l'amico notaio Madison ed esprime l'intenzione di tradire la setta. Dopodichè il notaio stacca barba e baffi finti e lascia scoperto il volto della Tigre. Il resto è disperazione e una fine orribile nelle mani dei malesi.

    Ma quello che conta è che il filo che unisce il terzetto di amici, i presunti Madison e Preston, e i delitti che insanguinano Leadville è saldamente nelle mani di Tex e Carson. Ormai però la Tigre sarebbe sparita. Ecco l'azzardo, lo sprezzo del pericolo, l'impresa: i nostri si infilano nottetempo nelle viscere della terra per il gran finale. "Ho capito, andiamo!", dice Carson.

    Appena entrati, una rete cade su di loro e una decina di malesi gli è addosso. In trappola. Ma Tex non perde un secondo l'ottimismo. Appena qualcuno dei carcerieri fa il gradasso, reagisce a costo di farsi spaccare la testa. Accetta la lotta con le due guardie del corpo della Tigre, due colossi di due metri esperti di arti marziali. Sempre fedele a se stesso.

    Cogliendo l'attimo buono, i nostri riescono a scappare. Sì ma dove? Corrono per il palazzo scavato nella roccia, senza sapere dove andare. Sono il topo tra le grinfie del gatto. Eppure la loro rocambolesca fuga semina il panico e il caos tra le fila nemiche. Il bello è che succede di tutto. Prendono un rudimentale ascensore, un malese taglia la fune di sostegno ma i nostri si aggrappano al volo. Trovano della dinamite che Tex elargisce dicendo: "Eccovene un'altra e crepi l'avarizia!" (pag.23 n°384). Se la cavano anche se la Tigre spalanca un precipizio sotto i loro piedi. Evitano le frecce che escono dal muro, passano per un pelo sotto a un cancello che chiude loro la strada. Lottano come possono contro i gigantoni poi, quando la Tigre ordina "Ora basta, uccideteli!", lasciano l'ultima parola a madama Dinamite.

    Il titolo dell'albo è "Percorso infernale". Di sicuro è una delle sequenze avventurose più belle della serie. Qualcosa di assolutamente nuovo, per lo scenario che sa di esotico e la situazione di totale inferiorità nella quale si trovano i nostri, con un Tex che scalda il cuore.

    Il finale vede la fuga della Tigre, che urla le sue minacce. Certamente anche questa è una sorpresa, nessuno si aspettava la fuga. Ma non toglie nulla alla bellezza di una storia col cuore in gola. Anzi: crea un nuovo nemico per il nostro ranger, per cui potenzialmente l'episodio diventa ancora più interessante. E infatti la Tigre tornerà (nn°443-44-45), anche se deludente rispetto a questo capolavoro. Ma quella è un'altra storia.
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    Tex n. 430 , mensile
    Gli uccisori

    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni: Vincenzo Monti
    Copertina: Claudio Villa

    Piegati dalla siccità che ha colpito i loro terreni in Colorado, i fratelli Baxter cadono in una trappola ordita da Forrest e Wilkins, due spietati banchieri londinesi. Il direttore di una loro sede americana, manovrato dall’alto, convince i Baxter a rimettersi in sesto rapinando un treno, in modo che i padroni, per puro divertimento, possano braccare gli improvvisati fuorilegge! I cinici cacciatori d’uomini vengono fermati dai rangers, intenzionati a salvare i disgraziati Baxter dal tranello, ma lo scout indiano degli inglesi è ancora libero e pronto a sferrare il contrattacco!
     
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    Tex n. 139 , mensile
    Adios, amigo!
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Aurelio Galleppini/ Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini
    Pat Mac Ryan demolisce a mani nude la fattoria di Montales: i cumuli di rovine sono un ostacolo invalicabile per la cavalleria del congiurato Carranza. I pards, che speravano di dileguarsi nella notte, vengono intercettati dai nemici: tutto sembra perduto ma, all’ultimo momento… Tempo dopo, i quattro pards si trovano bloccati in pieno deserto dell’Arizona: Tiger Jack va in cerca d’aiuto e capita a Helltown, covo di tagliagole, dove viene torturato e gettato in un fiume. Nel frattempo, soccorsi da un mercante, Tex, Carson e Kit ritrovano il Navajo ormai allo stremo delle forze.

    In questo numero: da pag. 5 a pag. 66, si conclude l’avventura precedente (disegni di Galleppini); da pag. 67 a pag. 114, "I prigionieri del deserto" (disegno di Letteri).

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    Tex n. 140 , mensile
    Arizona
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    I brutti ceffi di Helltown, capeggiati dal losco don Lopez, devono pagare caro il vile pestaggio inflitto a Tiger Jack! Tex, Kit e Carson affidano l’amico navajo, gravemente ferito per le torture subite, al “doc” di Claypool, una pacifica cittadina di minatori sottomessa alle angherie dei delinquenti di Helltown. Il piano di riscatto dei pards, che hanno preso a cuore le sorti di Claypool, è semplice e implacabile: travestiti e armati come feroci Apaches, mettono in atto una serie di azioni di guerriglia contro i criminali, fiaccandone i nervi.


    Prigionieri del deserto



    testi (soggetto e sceneg.) di Giovanni Luigi Bonelli
    copertina di Aurelio Galleppini (Galep)
    disegni (matite e chine) di Guglielmo Letteri

    Tutti per uno
    La vendetta è un elemento centrale nell'universo etico texiano, l'unico mezzo attraverso il quale è possibile riparare un torto e fare giustizia. Tex promette vendetta a tutte le vittime di soprusi e violenze, ma quando a subire un torto è un membro della sua famiglia, la vendetta diventa una questione di sangue, privata, irrinunciabile. Come Tiger si è sacrificato per salvare i suoi compagni bruciati dalla sete, così Tex, Carson e Kit si adoperano in mille modi per proteggere il loro pard ferito e per saldare il conto che i desperados di Helltown, versandone il sangue, hanno irrimediabilmente aperto. E insieme a Tiger, i pards vendicano l'intero villaggio di Claypool, da lungo tempo vittima di grassazioni e prepotenze da parte di Don Lopez e della sua banda: per la legge del contrappasso, i predatori diventano preda della guerriglia apache combattuta pazientemente dai tre pards; Claypool si salva dalle fiamme mentre Helltown ne viene inghiottita; i superstiti di Helltown vengono spogliati di tutto il maltolto e conservano solo i loro stracci e le loro "sporche facce di avanzi di galera".
    G.L. Bonelli realizza quest'avvincente storia partendo dal canovaccio del "villaggio assediato dai banditi", in cui i pards costituiscono l'elemento estraneo, gli stranieri che vengono a portare giustizia e a ridare libertà e dignità a una piccola comunità indifesa.
    Ma, e più di altre, questa storia parla dei quattro pards e del vincolo che li lega come un laccio adamantino.
    Bonelli pone da subito la famiglia in una situazione drammatica e, raccontando dell'abnegazione di Tiger e della dedizione dei pards, ne mette in scena la vita affettiva, attraverso la quale la personalità di ciascuno acquista uno spessore ricco di umanità.
    Chi scrive invita il lettore a rileggere ancora una volta i dialoghi dei quattro pards, i loro battibecchi, le riflessioni di ciascuno e ad osservarne gesti ed espressioni; ne ricaverà un rinnovato diletto e la sensazione familiare e incoraggiante di sentirsi protetto e definitivamente al sicuro.

    Note e citazioni

    * La storia s'intitola "I prigionieri del deserto", ma è conosciuta dai lettori col titolo della copertina dell'albo n.140 "Arizona". In effetti i quattro pards rimangono prigionieri del deserto solo nella parte iniziale della storia, per circa una quarantina di pagine.
    * Si tratta della quattordicesima storia realizzata graficamente dal maestro Guglielmo Letteri, che a breve distanza dalle atmosfere misteriose e inquietanti del "Diablero!" n.135-137 ci regala un'ennesima prova di ottimo livello. L'artista romano tocca qui uno dei vertici della sua produzione texiana: accanto alla consueta maestria nel realizzare paesaggi assolati e nel trasmetterne al lettore la calura e la desolazione, segnaliamo la cura con cui Letteri caratterizza - con pochi gesti ed espressioni indovinate - la carrellata dei personaggi che si affianca ai già perfetti quattro pards. Non li vedremo più, ma nessuno si scorderà - tanto per citarne alcuni - del dottore senza nome, dell'esuberante Rita e del bastardo Don Lopez.
    * L'avventura non comincia con un fatto di sangue o con una richiesta di aiuto da parte di un amico o di una qualche autorità, ma da un'emergenza che i quattro pards devono affrontare, venendo a perdere due cavalli in pieno deserto.
    * L'idea del villaggio taglieggiato da una banda di fuorilegge messicani richiama alla memoria, in primis, il film di John Sturges "I magnifici sette" (The Magnificent Seven, 1960) interpretato, tra gli altri, da Yul Brynner, Steve McQueen e Robert Vaughn.
    * Vi sono diversi riferimenti al "personale" dei quattro pards: in primis la riflessione di Tiger, sfinito, vicino alla morte e solo sulla sponda di un ignoto torrente ("...Siamo sfuggiti mille volte ad agguati mortali e a pericoli di ogni genere... ed ecco che stupida fine ci tocca....", cfr. l'intera tavola a pag.99, n.139); quasi a tiro di fucile delle sentinelle messicane, il giovane Kit confessa a Tiger di avere "i nervi a fior di pelle" e, terminata la sparatoria tra i messicani, Tex e Carson, ammette che la sparatoria gli "stava facendo venire i crampi allo stomaco" (pag.13 n.140); i due Kit - il vecchio e "solito pessimista" e il giovane e "solito cercatore di guai" - bisticciano circa l'esecuzione o meno da parte del giovane di un giro esplorativo notturno e Tex deve fare da paciere tra i due, accontentando il figlio contro il parere negativo del burbero Carson (cfr. l'intero dialogo a pag.65-67 del n.140 nonché il modo in cui Carson accoglie Kit al suo ritorno e il dialogo successivo a pag.78-80); Tiger si sente trattato "come un invalido" da Tex, quando questi rifiuta l'aiuto che il Navajo vorrebbe dare per spegnere l'incendio, pur con il braccio ancora fasciato (pag.111).
    * A parte le poche occasioni in cui si è camuffato da indiano di un'altra tribù o da "uomo d'affari" (cfr. "Terra senza legge"n.g2, pag.158-159), questa è l'unica volta in cui vediamo il bel Tiger senza la fascia bianca sulla fronte.
    * Per buona parte dell'albo n.140 (da pag.42 in poi) Tex, Carson e Kit si fingono guerrieri Apaches per compiere azioni di guerriglia contro la banda di Don Lopez. In tal modo le incursioni vengono attribuite a degli "ipotetici amici di Tiger", evitando inevitabili rappresaglie ai pacifici cittadini di Claypool. Ecco alcuni particolari circa la messinscena: i tre pards calzano mocassini e portano la fascia sulla fronte; i due Willer si muovono a torso nudo; Tex e Carson usano il Winchester, mentre il giovane Kit usa arco e frecce.
    * A pag.11 del n.141 al dottore che cita la Bibbia, Tex risponde così: "Non lo so, Doc. Conosco la Bibbia solo di nome, mentre invece ricordo molto bene le parole di un certo vecchio giudice: "occhio per occhio, dente per dente"!". Che conosca o meno la Bibbia, qui Tex, come in altre occasioni, diventa una sorta di eroe/vendicatore biblico capace di raddrizzare situazioni disperate, spesso - come in questo caso - usando il fuoco come elemento purificatore.
    * Non viene mai detto esplicitamente, ma è chiaro che la "vecchia tigre" Rita è la tenutaria del bordello di Helltown. Il maestro Letteri la raffigura come una prorompente "tardona" con tanto di neo, che ad un certo punto della storia tenta di trovare un "accomodamento" col poco galante Don Lopez, ottenendo un secco rifiuto ("...levati dalla zucca l'idea di starmi fra i piedi per tutto il resto della vita.", pag.61 n.140). C'è da chiedersi per quale motivo, nell'edizione Tex Nuova Ristampa, la definizione pensata per Rita dal barman Cisco, sia stata modificata in "giovane tigre". Ad ogni modo si tratta di un bel personaggio, una "cattiva" bonelliana perfettamente caratterizzata con poche ma incisive battute e rimasta nella memoria dei lettori.
    * Tra l'altro, Tiger deve la vita proprio a Rita che, svegliata dagli schiamazzi dei desperados di Helltown, fa fermare il pestaggio (pag.84-85, n.139) ed è sempre Rita ad intimare a Don Lopez, puntandogli una colt in fronte, di far cessare la sparatoria contro i quattro pards ("...Falli smettere, o, quant'è vero il diavolo, premo il grilletto e ti scaravento all'Inferno!", pag.35 n.141).
    * Tiger sarà vittima di un pestaggio altrettanto crudele e sanguinoso da parte di El Muerto e dei suoi uomini (cfr. "El Muerto" n.190, pag.10-19). Ciò che cambierà sarà la motivazione: non più assurda volontà di "spassarsela" con un indiano da parte di un gruppo di bandidos, bensì volontà di vendetta nei confronti di Tex. Nel Texone "Gli assassini"n.g12 (pag.37-43) si torna invece al pestaggio "classico", con tentata impiccagione.
    * Nella saga di Tex vi è un'altra Helltown o meglio è il nome con cui Monk ribattezza la tranquilla cittadina di Heaven, in Nevada, prima di entrarvi con la banda di Jack Thunder (cfr. "Helltown" n.464).

    Incongruenze

    * I desperados di Helltown che picchiano Tiger (pag.73-86 del n.139) sono tutti dei brutti ceffi nordamericani (cfr. abiti, cappelli e nomi quali Jed, Red e Matt) a parte Don Lopez e il barista Cisco, i soli due messicani della banda. Da pag.111 in poi, invece, i desperados di Helltown diventano tutti messicani, con baffi, barbe, sombreros e nomi quali Manuel, Rico e Luis. A pag.57 del n.140 rispuntano un paio di cow-boys, per poi scomparire nella pagina successiva.
    * Il braccio destro di Don Lopez si chiama Matt, anche se a pag.44 del n.140, Don Lopez lo chiama erroneamente Manuel. Nell'edizione Tex Nuova Ristampa Matt viene sostituito dappertutto con Manuel, probabilmente perché il nome era già stato usato per uno dei banditi yankee nella scena del pestaggio (cfr. pag.80 del n.139) o comunque perché non è un nome proprio messicano.
    * A pag.36 del n.141 (edizione originale), Tiger riconosce in Matt (Manuel) uno degli uomini che l'avevano picchiato. Tuttavia Matt (Manuel) non ha partecipato al pestaggio, al quale non hanno preso parte messicani (a parte Don Lopez), ma solo nordamericani (cfr. pag.74-86 n.139). Nell'edizione Tex Nuova Ristampa la vignetta finale di pag.36 e la prima e la seconda vignetta di pag.37 sono state modificate e al posto di Matt (Manuel) compare il cow-boy con barba, baffi e camicia di tessuto grezzo, che insieme al compare Matt aveva galoppato lungo la main street di Helltown, trascinando appeso ad una corda il povero Tiger e facendolo frustare dai suoi compagni (cfr. pag.80-86 del n.139). E' lo stesso uomo che, alla fine del pestaggio, scaraventa Tiger nel torrente augurandogli "...buon viaggio all'inferno!".
    * Inizialmente Matt (Manuel) si rivolge a Don Lopez dandogli del voi, ma da pag.63 del n.140 in poi gli dà del tu e lo chiama Lopez (senza il Don). Nell'edizione Tex Nuova Ristampa i dialoghi sono stati modificati in modo da conservare l'impostazione iniziale (io/voi).
    * Sfogliando l'edizione Tex Nuova Ristampa della storia in oggetto, notiamo diverse modifiche rispetto all'originale, a parte il rifacimento dei balloon e molte correzioni e/o aggiunte riguardanti le onomatopee. Riportiamo qui di seguito alcune tra le modifiche più significative. n.139: vengono sostituite le espressioni "centro abitato" con "segno di vita" (pag.68), "vecchia tigre" con "giovane tigre" (pag.85), "sino" con "fino" (pag.107); l'espressione "Vieni con me, Matt!" viene sostituita da "Seguimi, Matt!" (pag.80); il balloon contenente un'espressione di Don Pepe diventa balloon di pensiero (pag.97). n.140: la frase di Tiger "Preferisco comunque sperare che Tex e Carson arrivino a tiro di fucile di quella gente, prima che loro decidano di spararci addosso!" viene modificata nel modo seguente: "Prima che decidano di spararci addosso spero che quella gente arrivi a tiro di fucile di Tex e Carson!" (pag.5); nella vignetta in basso a sinistra, il bandito con il fucile nella mano destra viene ridisegnato con il fucile in entrambe le mani, in ossequio alla didascalia, dove si dice che "...il bandito si lascia cadere di colpo a terra, spianando contemporaneamente il Winchester." (pag.7); in coda alla didascalia viene aggiunto "... di Claypool" (pag.17); l'esclamazione di Tex "Apaches!" viene sostituita con "Mmm..." (pag.24); nella vignetta in alto a sinistra, l'inizio della frase di Carson "Via dai piedi ..." viene sostituito con "Non dire una sola parola in più.." e nella vignetta successiva "bufalo" viene sostituito con "bisonte" (pag.29); nella vignetta in basso a destra, la frase di Don Lopez "Lo farò, Matt. Su questo puoi contarci!" diventa "Mmm... hai ragione, Manuel: è il caso di andare subito a controllare." (pag.33); nelle sequenze in cui i tre pards si abbigliano da indiani, si notano diversi ritocchi ai busti, in particolare a quello di Kit e aggiunte di ombreggiature (a prima vista, per farlo sembrare meno muscoloso, pag.42-105); il termine "paese" viene sostituito con "villaggio" (pag.51); il brindisi di Carson "Ai vecchi pazzi!" viene sostituito con "A tutti i pazzi di questo mondo!" (pag.67); la parte finale della frase di Kit "...come cani che abbiano perso l'osso!" viene modificata in "...come insetti impazziti." (pag.71); Pepe, il nome del bandito a cui si rivolge Matt (Manuel) viene sostituito con Luis (pag.73); nella vignetta centrale a destra, dalla frase di Matt (Manuel) viene eliminata l'espressione "nove su dieci" (pag.77); nella vignetta in alto a sinistra "fare" viene sostituito con "compiere" (pag.79); la frase di un bandito "Nemmeno uno c'è rimasto!" riferita ai cavalli, viene modificata come segue "Non ne è rimasto nemmeno uno!" (pag.90); nella vignetta a sinistra, è stato eliminato il "Salve!" da Tex a Kit (pag.94); la frase di Matt (Manuel) "Credi davvero di riuscirci?" diventa "Credete davvero che ci riusciremo?" (pag.95); la frase di uno dei banditi "Io e Quito siamo scesi anche noi, ..." viene modificata in "Anche io e Quito siamo scesi laggiù, ..." (pag.98); nella vignetta in basso a sinistra, nel dialogo tra i due banditi sono state eliminate le espressioni "Un accidente!..." e "...piantatela..." (pag.103); nelle due vignette in basso, le frasi di Kit vengono trasformate in pensiero (pag.111). n.141: nella copertina, l'originario sfondo bianco viene sostituito con uno sfondo notturno bluastro con tanto di luna piena e vengono modificati i colori del vestito dell'attentatore e della coperta della sella di Tex; "sino" viene sostituito con "fino" (pag.6); nella vignetta in basso la pipetta del balloon, posta erroneamente verso Matt (Manuel), viene girata verso Don Lopez e viene eliminata la frase da lui pronunciata ("Muy bien") (pag.9); "Splendido!" pronunciata da Tiger viene sostituita da "Muy bien" (pag.10); nella didascalia in alto a sinistra, dopo "villaggio" viene aggiunto "di Helltown" (pag.13); è stata completamente eliminata la didascalia della vignetta in basso, che cosi recitava "Frattanto, messa da parte la preoccupazione dei presunti Apaches, quasi tutti gli uomini di Don Lopez stanno lottando febbrilmente per domare le fiamme..." (pag.25); nella frase pronunciata da Don Lopez nella vignetta in basso a destra, "Don Corrientes" viene sostituito con "Don Pepe" e la parte finale della frase "Anche se meno di una volta, le miniere di Claypool rendono ancora bene." viene modificata come segue "Anche se le miniere di Claypool non rendono più come una volta..." (pag.27); la parola "macerie" viene sostituita da "legni bruciati" (pag.28); viene eliminata l'espressione "Attenti!" esclamata da uno dei banditi (pag.34).

    Frasi

    * Carson:"Se quel riflesso viene da una canna di fucile, potrebbe anche trattarsi di un fucile apache. E se i fucili sono più di uno, invece di una bevuta d'acqua potremmo doverci sorbire una scorpacciata di piombo!"
    Kit:"Pa', lo picchio?"
    Tex: "No, Kit! ...Questo infernale menagramo potrebbe anche aver ragione!"
    n.139, pag.91
    * Tex: "In quanto a voi, amigos, che questa brutta storia vi serva di lezione. Procuratevi armi e imparate a usarle, e ricordate che il guaio peggiore che vi possa capitare non è tanto di perdere il vostro denaro quanto di vedersi portar via la libertà."
    n.141, pag.43
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    CITAZIONE (stefchoen @ 9/2/2009, 23:40)
    (IMG:http://images.sergiobonellieditore.it/bone...tex/tex0324.jpg)

    Tex n. 324 , mensile
    Attentato a Washington

    Soggetto e sceneggiatura:
    Claudio Nizzi
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Convocati a Washington da Ely Parker, Segretario agli Affari Indiani, per testimoniare contro una ferrovia che certi speculatori vorrebbero costruire in Arizona con il rischio di scatenare i pellerossa, Tex e Carson sono presi di mira dai sicari prezzolati dal senatore Russel, un viscido politicante che conta di far soldi a palate con i binari della discordia. Fallito un primo attentato, mentre i pards indagano, ottenendo conferma che il marcio si annida nei piani alti del potere, i gaglioffi ricorrono a Li-Wang e ai suoi falchi assassini, allenati a sgozzare usando come cavie innocenti passanti!

    (IMG:http://images.sergiobonellieditore.it/bone...tex/tex0325.jpg)

    Tex n. 325 , mensile
    La morte scende dal cielo

    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    I falchi di Li-Wang colpiscono ai comandi del falconiere Koo, spargendo morte a Washington! Tex e Carson si sbarazzano a revolverate dei rapaci e inseguono Koo sui tetti, facendolo schiantare sul selciato. Un biglietto trovato in tasca al morto indirizza i pards al negozio di cineserie di Li-Wang, copertura di una sinistra voliera. Qui, i rangers ammansiscono a suon di pugni il losco orientale e lo usano come esca per intrappolare l’avvocato Rafferty, tirapiedi del senatore Russel, anima nera della speculazione ferroviaria in Arizona.

    (IMG:http://images.sergiobonellieditore.it/bone...tex/tex0326.jpg)

    Tex n. 326 , mensile
    Bersaglio Tex Willer!

    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni: Guglielmo Letteri/Jesús Blasco
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Dopo aver convinto il viscido avvocato Rafferty a denunciare i suoi mandanti per evitare la forca, l’avido senatore Russel viene incastrato e sbattuto al fresco insieme al degno compare Li-Wang, addestratore dei falchi assassini che avrebbero dovuto sgozzare i rangers. Mesi dopo, nel Missouri, i pards indagano per conto della Pinkerton su una gang di rapinatori di treni, che la gente del Sud vede come eroi…

    In questo numero: da pag. 5 a pag. 76, si conclude l’avventura precedente (disegni di Letteri); da pag. 77 a pag. 114, “La banda Border” (disegni di Blasco).

    testi (soggetto e sceneg.) Claudio Nizzi
    copertina di Aurelio Galleppini (Galep)
    disegni (matite e chine) di Guglielmo Letteri

    Note e citazioni

    * Trentacinquesima storia realizzata graficamente da Guglielmo Letteri, che per la terza volta si confronta con personaggi ed ambienti orientali, anche se qui non vediamo cinesi a decine, fumerie d'oppio, case da gioco e belle maliarde come nelle storie in cui i quattro pard affrontano le due sette del Drago, quella di Texas City ("Il ritorno del Drago" n.109-113) e quella di San Francisco ("Quartiere cinese" (n.171-175). Qui i cinesi raffigurati sono soltanto tre, ma non manca l'elemento classico del "sotterraneo", stavolta costituito da una falconara per l'addestramento di falchi-aquila assassini.
    * L’episodio ripropone diversi elementi presenti nell'avventura intitolata "Agguato a Washington" n.219-220: l'inizio è molto simile (qui il problema è la costruzione di una ferrovia sui territori Navajos; là era la possibile restrizione dei confini della riserva); i pestaggi di Trenton, Rafferty e del senatore Russel assomigliano a quelli di Balder, Winter e del senatore Maxwell; il discorso fatto a Teng assomiglia a quello a Sally Winter. La novità è rappresentata dal piano criminale che fa ricorso ai falchi per cercare di eliminare Tex e Carson.
    * Di nuovo c'è anche il rapporto tra Tex ed Ely Parker, ex capo degli Irochesi-Seneca e commissario per gli affari indiani: nelle storie precedenti si trattava di un rapporto di stima reciproca, in cui il bianco parlava come un indiano e l'indiano usava il linguaggio dei bianchi e in cui Parker, pur conoscendo i sistemi di Tex, si limitava a pregarlo di "non esagerare"; in questa storia, invece, Parker sembra dirigere i movimenti di Tex come fa un professore con un alunno indisciplinato, arrivando addirittura a zittirlo per ben due volte in trenta pagine (n.325 pag.8 e pag.34).
    * Non che non siano interessanti le informazioni riguardanti i rapaci, tuttavia il metodo predatorio dei falchi-aquila assassini viene descritto per almeno quattro volte nel corso della storia!
    * Prima storica confessione scritta estorta da Tex con le minacce (n.326 pag.19-59): si confrontino il piano di Tex, la realizzazione dello stesso e la scena del reo confesso di fronte alle forze di polizia con le ultime prove nizziane che trattano del medesimo argomento negli indimenticabili (si fa per dire) albi "Un infame ricatto" n.543 e "Documento d'accusa" n.548.

    Incongruenze


    * A pag.79 del n.325 Tex e Carson sono prigionieri nella falconara. Sparano almeno una quindicina di colpi, uccidendo tutti i falchi, e l'ultimo colpo viene esploso proprio nel momento in cui il capitano di polizia e due agenti si apprestano ad entrare nel negozio di Li-Wang. D'accordo che la falconara si trova in un locale sotterraneo, ma è possibile che i poliziotti non abbiano sentito quest'ultimo colpo? E i vicini di Shangai Street? Tanto più che poche pagine dopo (a pag.96), mentre Li-Wang sta tornando indietro dall'obitorio, riferendosi alla visita dei poliziotti pensa: "... il pericolo non era tanto che riuscissero a scoprire da soli la porta segreta del sotterraneo ma che, mentre erano lì, i due rangers si mettessero a gridare o a sparare per farsi sentire".
    * A pag.109 Teng, il garzone di Li-Wang, si reca dall'Avvocato Rafferty per attirarlo in una trappola ordita da Tex. Il fatto è che ci va dopo aver ricevuto in faccia due massacranti pugni di Tex. Possibile che non abbiano lasciato il segno e che Rafferty non abbia notato nulla?
    * Lo stesso dicasi per Rafferty nell'albo seguente (pag.9-14): dopo essere stato colpito da Tex per ben 3 volte al viso, si reca dal senatore Russel, che non si accorge di nulla.

    Frase

    * Parker: "Niente colpi di testa, Tex. Questa è una battaglia che dobbiamo vincere in piena legalità. Tu non ne sei convinto, vero?"
    Tex: "No! Quando un bubbone è infetto, inutile aspettare che la cancrena si sparga! E per evitarlo bisogna..."
    Parker: "Basta così. Il resto lo conosco a memoria. Ma faremo a modo mio, intesi?"
    Tex: "Agli ordini, capo!"
    n.324 pag.34
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    Il Grande Intrigo



    Tex imprigionato... in nome della legge!

    testi (soggetto e sceneg.) Giovanni Luigi Bonelli
    copertina di Aurelio Galleppini (Galep)
    disegni (matite e chine) di Erio Nicolò

    La grande storia
    "Il grande intrigo" è in assoluto una delle migliori storie di Tex, forse la più amata dai lettori insieme a "Sulle piste del Nord". È impossibile dimenticare, per quanti hanno letto questa storia da ragazzi, le emozioni provate nel vedere Tex trascinato dallo sceriffo lungo la main street di Gallup e i quattro pard nel momento della loro separazione, raccontata da GL Bonelli ed Erio Nicolò in una tavola di rara bellezza, densa di affetto e coraggio virili. Scritta negli anni Settanta, il cosiddetto "periodo d'oro" di Tex, "Il grande intrigo" è un lungo romanzo a fumetti che narra della caduta dell'eroe, accusato innocente, e della sua rinascita, tanto inarrestabile e certa quanto indomita è la volontà dell'eroe e naturale la fierezza dei pard: Tex è l'eroe che non si piega e non si piegherà mai; Tiger rappresenta la dignità del popolo Navajo; Carson, la saggezza e la forza dell'amicizia; Kit, l'orgogliosa accettazione di un'eredità insostenibile. Sul tema dell'eroe in carcere GL Bonelli ricama dunque un'avventura dalla trama avvincente e serrata, orchestrando abilmente la narrazione su diversi scenari e animando contemporaneamente cinquanta e più personaggi, molti dei quali sono diventati memorabili, in parte per le loro rappresentazioni grafiche e caratteriali, in parte per il fatto di incarnare chi il volto della legge (spesso ingiusta), chi quello della giustizia (spesso illegale), in parte per il loro dialogare forbito (Pelton), elegante (Torrington), secco (Myra), provocatorio (Lyman), ingannevole (Parker), sincero (Finney e Stone), in una storia in cui i dialoghi si sostituiscono spesso all'azione, diventando essi stessi azione. Questa storia fa parte del mito di Tex e il mito si è fortificato in essa, quale sua massima espressione.

    Note e citazioni

    * Con le sue 511 tavole questa storia ha detenuto per molti anni il primato della più lunga avventura di Tex. Dal 1993 il primato è saldamente nelle mani di Sergio Bonelli, autore di "Ritorno a Pilares" n.387-392, malloppone composto da 586 interminabili pagine. Per ironia della sorte, il testimone è passato da una delle più epiche e memorabili avventure della saga texiana a una delle più noiose e meno ispirate.
    * A partire da pag.83 di "Mohaves!" n.144, Francesco Gamba viene in aiuto di Erio Nicolò. Nell’intervista apparsa a pag.117-118 di "Tex" (G. Brunoro, A. Carboni, A. Vianovi - Glamour International Production - 1994), Gamba riferisce del "consistente ed ottimo lavoro svolto in collaborazione con Erio Nicolò" che "non risultò per nulla nella cronologia dei disegnatori di Tex". I numeri nei quali Gamba si dice certo di essere intervenuto sono appunto il 144, il 145 e i 157-160, ma vi sono stati anche altri interventi non ancora accreditati, quantomeno all'epoca dell'intervista.
    * In questa complessa avventura GL Bonelli mette in scena gran parte degli ambienti e delle figure leggendarie che hanno contribuito a creare l'epopea western. Seguendo le avventure dei pards, abbiamo modo di spaziare dalla grande città al piccolo centro di frontiera, dal ranch dei cow-boys al villaggio indiano, dal forte dei soldati al carcere; di respirare la libertà nelle immense praterie e di sopportare insieme a Tex l'atmosfera angosciosa del penitenziario; di temere i suoi nemici (gli avidi speculatori, i funzionari governativi corrotti, il direttore del carcere perennemente ubriaco, il cattivo sergente del penitenziario e gli altri aguzzini, la bella avventuriera) e di confidare nei molti amici (gli indiani, il banchiere, il vicesceriffo, il furfante ma sincero, i funzionari onesti del governo, dei rangers e della Pinkerton). Una menzione a parte meritano le ottime didascalie con le quali il "romanziere prestato ai fumetti e mai più restituito" ha cementato il mito di Tex.
    * La vicenda si dipana come una sorta di partita a poker tra Tex e l'uomo di Flagstaff: il motivo del gioco e l'idea del rischio sono costantemente presenti nel linguaggio dei personaggi, che usano termini come "giochetti, pedine, asso nella manica, partita, carta, calcolo" ecc. ed espressioni quali "giocarsi la reputazione", "fare il doppio gioco", "portarsi via il piatto", "avere partita vinta" ecc., senza dimenticare la frase che chiude la carriera del grande burattinaio: "È stata una bella partita, Marcus Parker!". Anche il denaro ricopre un ruolo di primo piano nei dialoghi tra i principali protagonisti, impegnati chi a tentare di uccidere Tex, chi a cercare di farlo evadere. Il denaro diventa una "raccomandazione", un "lubrificante per cervelli e muscoli", addirittura una "musica" con "allegre brigate di angioletti d'oro" pronte a "svolazzare" nelle tasche del profittatore di turno e a far "mettere le ali" ai piedi e al cervello di gregari e maneggioni.
    * L'identità di Marcus Parker, l'organizzatore del grande intrigo ai danni di Tex, rimane ignota fino alle pagine conclusive: il "rispettabile" (ma sconosciuto) nemico di Tex compare infatti sempre di spalle, oppure nascosto dallo schienale di una poltrona, da una lampada, dagli altri personaggi, o addirittura come semplice voce fuori campo; a volte di lui si vedono solo le mani. In tal modo acquista una sorta di alone misterioso.
    * Confrontando la versione originale con due successive edizioni (Bestsellers Oscar Mondadori, Ia ed. maggio 2000 e Tex Nuova Ristampa, 2005), rileviamo non solo l'ormai consueto rifacimento dei ballons, delle didascalie, delle onomatopee e delle copertine, ma anche diverse modifiche a testi e disegni, non sempre volte alla correzione di errori: a pag.69 del n.141 scompare la finestra dalla stanza di Myra e, di conseguenza, a pag.90, il dialogo tra Tex e lo sceriffo viene ampliato, precisando che "la stanza è cieca", ma che c'è un armadio; nel Tex Nuova Ristampa viene ripristinata la finestra, ma non il dialogo originario, sicchè - per ora - "la stanza è cieca" pur avendo la finestra. Continuando, a pag.73 sempre del n.141, "legale" viene rimpiazzato con "avvocato"; a pag.34 del n.143 il sergente si rammarica che l'incontro tra lui e Kit "non sia stato cordiale come i nostri altri" invece che "come tanti altri"; a pag.48, gli inizi di Lyman come agente indiano dei Navajos da poco "propizi" diventano poco "incoraggianti"; a pag.35 del n.144 la vignetta in cui Carson colpisce Redwood (centrale, a sinistra) viene sostituita e il pensiero di Clem ("Diavolo! Che sventola!") viene eliminato dalla vignetta sottostante; a pag.60 del n.145 la guardia del corpo di Myra, Mike, diventa Marty; nella sequenza a pag.74-76 il frustino del calesse di Myra viene aggiunto in tutti i punti in cui qualcuno ha pensato che mancasse (andando spesso a infastidire proprio la bella Myra); a pag.77 (vignetta in alto a sinistra) la secca stoccata di Carson a Myra "In compenso avremmo eliminato da questa valle di lacrime una delle più affascinanti e pericolose delinquenti mai apparse da queste parti" viene sostituita dal seguente dialogo spiegazionista, che continua anche nella vignetta successiva: "E ora un consiglio, bella signora... Quel tale di Flagstaff non lascerà nulla d'intentato pur di farvi sparire da questa valle di lacrime perciò restate con noi, almeno per ora, sarete più al sicuro." - "Consiglio accettato, mister Carson!" Conseguentemente, la vignetta in cui una Myra rabbiosa frustava il cavallo e si allontanava viene rimpiazzata con una vignetta di montaggio, con Carson recuperato da pag. 76 (vignetta centrale) e Myra da pag. 86 (vignetta in basso a destra). Infine, a pag.110 l'elegante presentazione di Myra fatta dal capitano Torrington ("questa ancor giovanile bellezza") a un attonito Parker viene semplificata e sostituita con "questa bella signora".
    * A pag.33 de "La cella della morte" n.143, Kit cita il Sand Creek e la relativa nota a margine riferisce che "Qualche anno prima le truppe di Chivington avevano attaccato di sorpresa il villaggio di Black Kettle, presso il Sand Creek, massacrando l'intera tribù." Nella realtà, il massacro avvenne il 29 novembre 1864 durante la Guerra di secessione, alla quale Tex partecipò due volte, la prima in una storia degli anni Cinquanta ("Gli sciacalli del Kansas" n.17, da pag.155) insieme a Carson e a Kit; la seconda nella celeberrima "Tra due bandiere" n.113-115 presumibilmente prima dell'incontro tra Tex e i Navajos e quindi della nascita di Kit. Nelle ristampe successive la nota viene censurata, eliminando "Qualche anno prima". Per le cosiddette incongruenze storiche in Tex si veda "Una guerra combattuta due volte" (S. Bonelli, in "Tra due bandiere", Mondadori, 1996, pag.9) e "Storia e storie di Tex" (E. Detti e D. Parolai, Edizioni Anicia, 1994, pagg.36-43).
    * Dopo il periodo tormentato della sua giovinezza vissuto da fuorilegge (cfr. "La mano rossa" n.1 e "Fuorilegge" n.3), ecco che la faccia di Tex ricompare sugli avvisi di taglia (pag.32 del n.145) e il suo nome viene incluso nelle liste dei ricercati: come in passato, la giustizia trionfa e la verità viene a galla solo dopo che Tex viene liberato o fatto evadere, consentendogli di riabilitarsi da sé.
    * Kelly Wells, il barman del cui omicidio viene accusato Tex, era già stato il proprietario del saloon di Gallup all'epoca della storia con la banda Dugan ("Gli sciacalli" n.120-121), disegnata anch'essa da Erio Nicolò. Kelly aveva collaborato con la banda Dugan e per questo Tex gli aveva intimato di andarsene dal paese. Ricomprato il suo vecchio locale grazie all'appoggio di Parker, Kelly crede di potersi vendicare tendendo la trappola a Tex. Non sa ancora che, per far scattare la trappola, è necessaria la sua morte.
    * Coloro che in passato hanno chiesto a gran voce un Tex più umano forse avrebbero dovuto leggere con maggior cura e magari vedere la tavola a pag.56 del n.142.

    Incongruenze

    * A pag.70 del n.141, dopo che Tex è stato arrestato, Myra esce dalla sua stanza con lo scialle sulle spalle. Per andare a firmare la deposizione, come chiestole dallo sceriffo (pag.67)? Ma quando si presenta all'ufficio dello sceriffo (pag.82), Myra è vestita in modo diverso. Inoltre, sempre a pag.70, Myra dice a Clay che si rivedranno "Sempre qui, sino alla fine della commedia [...] per evitare di accendere sospetti negli amici di Willer". Tuttavia, dopo lo scontro avvenuto con Tiger nell'ufficio dello sceriffo, Myra prende la diligenza di mezzogiorno diretta a Lupton e scompare.
    * Tiger dice al banchiere Pelton che gli "ci vorrà almeno una settimana" per rintracciare Kit e Carson perchè "stanno facendo un giro fra i villaggi Navajos delle Terre alte della riserva e non sarà facile trovarli alla svelta" (pag.77). Tuttavia, grazie ai segnali di fumo, i tre pards s'incontrano la sera stessa presso il vecchio pueblo nella Black Mesa e la sera del giorno dopo sono già a Gallup.
    * Chi ha tolto di tasca a Tex il biglietto che Myra gli aveva dato invitandolo a salire in camera sua? Nella scena che si svolge nella camera di Myra (pag.80 e 88) non si fa menzione del biglietto, né si vedono Myra o Clay nell'atto di riprenderlo, per quanto non possa essere stato che uno dei due.
    * A partire dalla vignetta centrale di pag.97, la camicia dello sceriffo di Gallup diventa improvvisamente a quadri, particolare poi corretto nelle ristampe successive.
    * Forse Lyman non aveva bisogno di creare dei pretesti per far intervenire i militari nella riserva: i guerrieri Navajos violano il trattato già da pag.7 del n.142, lasciando la riserva per scortare Tex prigioniero fino al penitenziario di Vicksburg, al confine con la California.
    * Le mostrine della divisa del sergente Murdock cambiano più volte: dalle mostrine da sergente esibite nel n.142 ma disegnate sottosopra nella sequenza di pag.108-114, si passa a quelle da caporale del n.143 (pag.111), per poi tornare a quelle da sergente nel n.144 (da pag.44, cambia però il simbolo) che poi ridiventano da caporale a pag.76.
    * Quando riappare in scena, a pag.7 del n.144, il banchiere Pelton esibisce una barba che prima non aveva (pag.76-77 del n.141) e un fisico decisamente più asciutto. La barba viene eliminata nelle ristampe successive.

    Frasi

    Clem: "Quanto vale per voi la vita di Tex Willer, mister Carson?"
    Carson: "Vale tanto da lasciare a voi di stabilire la cifra."
    n.142 pag.96

    Carson: "Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"
    Banchiere Pelton: "Non dimenticate che esiste la legge, mister Carson!"
    Carson: "Cercheremo di ricordarcelo, entro i limiti del possibile. Ma se quella stessa legge per cui Tex e io abbiamo tanto spesso combattuto non vorrà dare ascolto alla voce della vera giustizia, allora faremo appello a un'altra legge, signor Pelton! La legge del Giudice Colt!"
    n.144 pag.14-15
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  9. SIRIOPEG
     
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    ciao a tutti!!!
    qualcuno è in grado di potermi fornire i riassunti dei numeri di Tex con uscita mensile che vanno dal 497 al 598?? ve ne sarei davvero molto grato! grazie a tutti..
    Alex
     
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    aspetta le prossime puntate su questa discussione, oppure vai sul sito della Bonelli ;)
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  11. SIRIOPEG
     
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    OK grazie mille ho risolto...mi sei stato d'aiuto! ;) ora avrei una domanda però, sapete perchè il colore del logo dei tex cambiava d'uscita in uscita? e poi... se la prima uscita è avvenuta nel 1958 ed andiamo incontro al numero 600, vuol dire che all'inizio le uscite non erano mensili bensì bimestrali?
    non riesco a trovare informazioni a riguardo di queste 2 domande...grazie mille...
    ;)
     
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    CITAZIONE (Shagrath82 @ 23/4/2008, 21:50) 
    (IMG:http://img301.imageshack.us/img301/5803/tex0211pt4.jpg)

    Tex n. 211 , mensile
    Tucson!
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Tucson è in mano a una organizzazione criminale di cui fa parte la crema della città: il losco mercante Mark Winter; Fred Stone, proprietario di saloon; il direttore dell’“Herald” John Stark; il sindaco Brockman e Al Borman, che vende concessioni minerarie. Una cricca di furfanti, il cui scopo principale è quello di fomentare una rivolta apache: decimati dai soldati blu, gli indiani superstiti verrebbero ricacciati nelle riserve, liberando immensi territori pronti per avide speculazioni. Ma non hanno fatto i conti con Tex!

    (IMG:http://img292.imageshack.us/img292/4361/tex0212db6.jpg)

    Tex n. 212 , mensile
    Trafficanti di armi
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Mark Winter, boss del cartello criminale di Tucson, è stufo di sentire che gli sgherri da lui prezzolati sono morti per indigestione di piombo o sono stati pestati a sangue da Tex e da Carson! Ma non c’è niente da fare: per lui si annunciano tempi bui. Ormai la guerra dei rangers contro la sua organizzazione è entrata nel vivo! Dopo aver ammorbidito molte zucche in città, i pards si spostano in scenari più aperti e, con l’aiuto dei Chiricahuas di Cochise, si liberano dei trafficanti d’armi agli ordini di Winter, contro i quali vengono aizzati i loro stessi ex complici Apaches.

    (IMG:http://img301.imageshack.us/img301/7472/tex0213kp5.jpg)

    Tex n. 213 , mensile
    Attacco notturno
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Guglielmo Letteri
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Con armi scadenti e whisky di pessima fattura, i farabutti di Tucson intendevano sobillare gli indiani per poi farli sterminare dall’esercito: un piano ben congegnato… ma i quattro pards si oppongono ancora una volta! Dopo aver incenerito la distilleria clandestina di Arroyo Hondo, i rangers si rivolgono a Ely Parker, il Commissario per gli Affari Indiani di Washington, ottenendo carta bianca per scrivere l’epitaffio della banda. Ma Winter e Stone, i capi della losca organizzazione, non arriveranno mai al patibolo: la loro fuga li condurrà, infatti, a imbattersi in una banda di guerrieri Apaches trovando così un’orribile morte!


    Edited by Shagrath82 - 30/3/2020, 17:47
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    Mescaleros!



    data pubblicazione Mag 1973 - Ago 1973
    testi (soggetto e sceneg.) di Giovanni Luigi Bonelli
    copertina di Aurelio Galleppini (Galep)
    disegni (matite e chine) di Guglielmo Letteri

    CITAZIONE
    Annotazioni

    Espiazione
    Lucero percorre una "pista della morte" e sua madre lo sa: nel fuoco vede segni e presagi di morte, il Grande Spirito le manda sogni cattivi e una grande ombra la sovrasta. Sempre al telaio, come le Parche, l'anziana madre non approva la scelta del figlio, questo suo vivere e parlare come un bianco, lontano dal "sentiero della saggezza" e dalle tradizioni del suo popolo. «I tuoi occhi sono stanchi, madre, e non possono vedere la grande pista che sto tracciando per condurre la mia gente su terre ricche di acqua e selvaggina!» le dice il figlio, che ha sogni, ambizioni e un furente desiderio di vendetta.
    Ma la madre vede chiaramente e molto più lontano di Lucero: quando questi cerca di ingannare la Morte, che lui crede "stanca" per aver "mietuto molte vite" tra i suoi guerrieri, ella comprende che il figlio sta per prendere una "pista senza ritorno" e il suo addio si perde nel pianto.
    È qui che ha inizio per Lucero un cammino di sofferenza e di redenzione: l'acqua che doveva ristorarlo, ne infetta la ferita; la febbre lo rende pazzo e la pazzia lo spinge ad una corsa delirante per sfuggire alla Morte e alla sua "pietosa mano". Ma il Destino o "la mano di Dio" - come suggerirà poi il frate anziano di San Xavier - gli dà un’ultima possibilità di riparare, almeno in parte, al male commesso: guidato, sorretto e illuminato dal prezioso crocefisso un tempo sottratto a Padre Tommaso, Lucero riporta il "totem della croce" alla missione di San Xavier e qui trova alfine la pace in un tomba segnata da una croce di legno.
    Le ultime quaranta pagine rendono indimenticabile una storia già di altissimo livello, ricca di ambienti e personaggi e ottimamente sceneggiata.
    L’avversario di Tex viene tratteggiato con particolare cura, come se Gian Luigi Bonelli avesse voluto mettere Tex davanti ad uno specchio. Lucero è la sua "versione" indiana: un capo coraggioso, scaltro e molto amato dai sui uomini, che per sopravvivere sceglie il modo indiano di combattere; saccheggi, scorrerie e una lunga scia di sangue che lascia dietro di sé molte vittime innocenti. Se Tex è un mezzo indiano, Lucero è per metà bianco, ma la sua identità bianca diventa un mezzo per portare a compimento la sua visione, un abito che egli disprezza e che cerca di distruggere, insieme con il suo passato di allievo modello, pur avendone sempre conservato il simbolo, ossia il "totem-croce", il "segno del Dio dei bianchi" che Lucero alla fine riporterà a casa.
    Al contrario di Lucero, Tex vive profondamente - e senza conflitti - entrambi i ruoli. Tex non recita e quando indossa il costume navajo non usa trucchi. In lui si fondono - spiritualmente e carnalmente (grazie al sangue mescolato con Lilyth) - le parti migliori delle due culture. Entrambe sono improntate ad una concezione di giustizia che passa attraverso la vendetta, ma la giustizia di Tex non è né quella di Lucero, né quella dei politicanti di Washington: è una giustizia che dipende dalla coscienza individuale e dal buon senso, una giustizia scevra dal Male e che non causa mai vittime innocenti.
    Tex rincorre Lucero per tutta la storia, ma i due non s’incontreranno: sarà la "Giustizia di Dio" a scrivere la parola fine sulla vicenda di un uomo che a sua tempo è stato una vittima, ma che ha cercato di ottenere giustizia nel modo sbagliato.
    Nell’universo di Tex il male commesso si paga. Sempre.

    Note e citazioni

    È la quindicesima avventura di Tex disegnata dal compianto maestro Guglielmo Letteri che affronta da par suo questa storia complessa, caratterizzata dalla presenza di tanti personaggi e dalla continua alternanza di ambientazioni: indiani Apaches e Mescaleros nei territori selvaggi dell’Arizona e del Messico, sceriffi e umanità varia nelle cittadine del sud dell’Arizona, militari capaci e militari ottusi a Fort Bayard e Fort Huachuca, pastori messicani del ranch di Don Fabio Esqueda, frati gesuiti della missione di San Xavier. Si noti la splendida caratterizzazione di Lucero/Don Fabio e le sorprendenti tavole che raccontano della sua folle corsa interrotta dalla Morte e del cammino penitenziale fino alla Missione di San Xavier.

    In questa storia compare il capo Apache Cochise, fratello di sangue di Tex, apparso per la prima volta nella storia "L'enigma della lancia" contenuta ne Il passato di Tex n.83.

    Lucero si dimostra un avversario temibile e degno di rispetto: "un Satanasso di notevole intelligenza", lo definisce Tex (pag.89 del n.152) e addirittura, dopo l’ultima "bella mossa" di Lucero (pag.100 del n.156), Tex esclama: «Se non fosse perché è un dannato furfante, sarei tentato di fargli tanto di cappello!». In effetti i due uomini hanno diversi punti in comune, se prendiamo in considerazione elementi quali il coraggio, la decisione, l'astuzia, l’intelligenza e la ferrea volontà di salvare e proteggere il proprio popolo. Inoltre entrambi vivono al confine tra il mondo dei bianchi e quelli degli indiani.

    Un personaggio di tal fatta non può trovare la morte per mano di Tex o di altri personaggi o del caso: spetta invece alla Giustizia divina accompagnare Lucero nel suo ultimo viaggio. La saga texiana abbonda di situazioni in cui i cattivi muoiono prima che Tex abbia modo di fare personalmente giustizia (cattivi che si uccidono fra loro o vengono uccisi dai loro ex alleati, si suicidano per sfuggire alla cattura, muoiono tra le fiamme purificatrici del loro covo, ecc., spesso subendo la sorte che essi avevano riservato alle loro vittime), ma il caso di Lucero è particolare: la Giustizia divina lo punisce ma al tempo stesso lo libera, alla fine di un percorso di sofferenza e ravvedimento.

    Riportiamo il commento dedicato a questa storia da Mauro Boselli in A.A.V.V. Dossier Tex, "Dime Press", n.6, febbraio 1994, Firenze, Glamour International Production, pag.59:

    Non è vero che per G. L. Bonelli la divisione tra il Bene e il Male sia netta e senza ombre. Le avventure in cui compaiono "cattivi" indiani (che hanno mille ragioni per essere cattivi!) ci presentano varie gradazioni intermedie: Tex fa giustizia, ma non dà mai giudizi morali, e spesso, come in "Apache Kid", si mette dalla parte del "cattivo". In quest'altro drammatico capolavoro, a portare la giustizia e a dipanare il meccanismo narrativo, non sono soltanto Tex e i suoi pards, ma le contraddizioni di una personalità complessa. Se Shakespeare potesse leggere fumetti, apprezzerebbe Lucero. Eroe negativo di statura tragica, Lucero è un personaggio diviso tra due mondi. Capo di una banda di ex-predoni Mescaleros che rapinano diligenze e convogli senza lasciare testimoni né tracce, Lucero ha assunto l'identità di un insospettabile ranchero messicano: da una parte abbiamo Don Fabio De Esqueda, ricco allevatore di pecore, generoso con i suoi dipendenti, dall'altra il crudele padrone Lucero, bandito vendicatore che combatte i bianchi non per lucro ma per patriottismo. "Faremo rimpiangere ai cani bianchi il momento in cui decisero di distruggere i nostri villaggi e di cacciarci dalle nostre terre come cani selvaggi", dice Lucero alla madre. La patria dei Mescaleros, la Sierra Blanca, è ormai perduta, e con i proventi delle rapine Don Fabio compra terre per il suo popolo sradicato. Ma quali sono le vere radici di Lucero? Il continuo scambio d'identità è anche schizofrenia, sdoppiamento: il terribile predone mescalero è anche un ex-allievo modello della missione francescana di San Xavier, che pregava il Dio dei bianchi ed era "maledettamente bravo" come attore nelle rappresentazioni religiose. Poi, tra i suoi possibili destini, il giovane Lucero scelse quello indiano: rifiutò l'istruzione e la benevolenza dei bianchi, rubò un crocefisso d'oro e fuggì. L'indagine di Tex si chiude su di lui, Lucero fugge, ferito e scortato dall'angelo della morte, proprio alla missione, dove prima di morire chiede perdono per il male commesso.

    Tex nutre una profonda sfiducia nei confronti dei massimi apparati dello Stato (amministrativo, giudiziario e militare) e un malcelato disprezzo nei confronti dei politicanti di professione, in particolare quelli di Washington («...fra gli scaldapoltrone di Washington, la gente in gamba è maledettamente poca...», pag.68, n.152), ritenuti generalmente incompetenti e incapaci di comprendere la realtà del West, quando non colpevoli di corruzione e di collusione con speculatori e affaristi di vario genere. Esemplificativo di tale atteggiamento di Tex è il dialogo che avviene tra lui e Carson a pag.25-26 del n.152 (riportato nella sezione "Frasi") dove l'avversione per le "teste di vitello" di Washington (altrimenti detti "grossi papaveri" e "palloni gonfiati") diventa esplicita condanna per l'attività politica come tale. Si osservi inoltre che Tex non parla quasi mai di politica, ma sempre di legge e giustizia.

    Il modo personale di Tex d'interpretare la legge, di muoversi sempre attorno ai suoi confini e di varcarli, violandoli spesso impunemente, non può che porlo in conflitto con le autorità militari con le quali Tex ha un rapporto complesso e tormentato. Alla base di tale rapporto vi è la sfiducia: Tex diffida sempre dei militari, a volte anche di quelli che lo conoscono e lo stimano. Qui Tex è sulle tracce dei Mescaleros per conto dell'esercito, ma a seguito di uno scontro verbale con il colonnello Brokman, decide di continuare le ricerche per conto proprio e con i suoi metodi "Ossia, al di là delle regole!" (pag.56, n.152). Di Brokman, esempio texiano classico di comandante rigido e incompetente, Tex afferma: «I cialtroni in divisa come lui si prendono a calci, non con le molle, e sono proprio i tipi come Brokman che sono all’origine di molti guai che affliggono l’Esercito e il Paese!» (pag.11, n.152).

    Sfogliando l'edizione Tex Nuova Ristampa della storia in oggetto, notiamo alcune modifiche rispetto all'originale, a parte il rifacimento dei balloon e molte correzioni e/o aggiunte riguardanti le onomatopee. n.151: L’esclamazione "Ah!" viene spostata dall’uomo di guardia al postiglione (pag.69); alla fine della frase di Tex "..che tipo è!" viene aggiunto "questo Esqueda" (pag.109). n.152: la parte finale del pensiero di Carson "..daranno anch’essi l’abituale risposta!" viene modificata in ".. daranno la solita risposta!" (pag.6); viene eliminata l’esclamazione "Umh!" (pag.13 centrale); il pensiero "Maledetto vagabondo!" viene eliminato (pag.33 in basso a destra); "Forse non ne varrebbe la pena!" diventa "Non ne vale la pena!" (pag.36 in alto a destra); alla frase di Medranos "È ancora dal medico.." viene premesso "Quell’uomo" (pag.63); nella didascalia in basso a destra sempre di pag.63, la didascalia "Nico imbocca la porta del locale.." diventa "Nico ritorna nel saloon.."; alla domanda di Tex "Non state esagerando?" viene aggiunto "Capitano Marbleton" (pag.66); "era" diventa "è" (pag.76 in basso); la parte centrale della frase pronunciata da Tiger "..e poiché è ormai evidente che quel messicano ci teneva a evitare certi incontri, così ha usato.." diventa "..e poiché è ormai evidente che ci teneva a evitare certi incontri, quel messicano ha usato.." (pag.86); nella didascalia centrale "..il vecchio frate fa passare le pagine.." diventa "..il vecchio frate afferra un volume e fa passare le pagine.." (pag.94); "commesso l’omicidio" viene sostituito con "assassinato il povero conducente" (pag.98 centrale). n.153: "stia" diventa "sta" (pag.8 al centro); nella didascalia in alto a sinistra, dopo "Sfilare l’arma dalla guaina.." viene aggiunto "e colpire" (pag.13); nella didascalia centrale della stessa pagina viene eliminate l’espressione "di trionfo"; la frase di Tex "Eccolo laggiù!" viene sostituita con "Ecco laggiù Nogales!" (pag.18); viene eliminato il "De nada!" pronunciato dal messicano nella vignetta centrale (si intravede ancora il balloon sotto la righettatura, pag.26); la frase "Maledizione! Sono troppo attaccati!" viene sostituita con "Maledizione! Se sparo ho paura di colpire uno dei miei!" (pag.34); il grido fuori campo del messicano "Fermatelo! Fermatelo!" viene attribuito al messicano a terra e modificato in "Fermalo!" (pag.37); il grido del messicano "Fermalo! Presto!" viene sostituito con "Cerchiamo di fermarlo!" (pag.37); il termine "vello" viene sostituito con "lana" (pag.49, 50, 51, 110); "sino" diventa "fino" (pag.56); dalla frase di Tex viene eliminato "tenente" (pag.57); "scemo" viene sostituito con "sciocco" (pag.82); nella vignetta in basso viene aggiunto un balloon contenente "Presto!", pronunciato dallo sceriffo (pag.96); "Ohè!" viene sostituito da "Ehi!" (pag.110); n.154: "da voi" diventa "da soli" (pag.10); viene inserita la traduzione di "Dueño", cioè "Padrone" (pag.19 in basso a destra); "fazenda" viene sostituito con "hacienda" (pag.26, 27, 31); "Forte" diventa "Fort" (pag.52, didascalia centrale).

    Incongruenze

    A pag.17 del n.153 Tex, Carson e Kit stanno percorrendo la strada per Sierra Vista; nella pagina successiva stanno per entrare in paese e poi si intrattengono con lo sceriffo. A pag.65 i quattro pards (stavolta c’è anche Tiger) sono di nuovo a Sierra Vista, ma lo sceriffo non è lo stesso e Tex gli chiede se lo sceriffo di Nogales lo ha contattato. È quindi evidente che a pag.18 i pards stavano per entrare a Nogales e non a Sierra Vista. Nell’edizione Tex Nuova Ristampa, la frase di Tex "Eccolo laggiù!" viene sostituita con "Ecco laggiù Nogales!" (pag.18), ma nella pagina precedente rimane la didascalia "Intanto, sulla strada per Sierra Vista...".

    Nelle vignette centrali a pag.57 del n.153 Tex sta parlando con il capitano Marbleton, ma nella vignetta in basso a sinistra invece di rispondere al capitano, Tex si rivolge al tenente Lindon. Nell’edizione Tex Nuova Ristampa dalla frase di Tex viene eliminato il riferimento al tenente.

    A pag.17 del n.154 quando la madre di Lucero si dispera chinando il capo e coprendosi il volto con le mani, non ha più la fascia nera che le cingeva la testa, particolare rimasto nelle ristampe successive.

    Frasi

    Lucero: «Ha importanza come si vive, madre, non dove si muore!»
    n.151, pag.92

    Carson: «Una bella ingiustizia, però. Che c’entravano gli Apaches di Cochise coi Mescaleros di quel balordo?»
    Tex: «Niente! Però dovresti sapere quanto me come ragionano le teste di vitello che da Washington amministrano questi territori! Se un bianco ne ammazza un altro, si mette un bell’avviso di taglia sulla sua testa e si cerca di procurargli sveltamente sapone, corda e una solida trave a cui appenderlo!... Ma se a commettere un delitto del genere è un pellerossa, allora si manda subito la cavalleria a distruggere tutti i villaggi indiani della zona in cui è avvenuto il crimine, e tanti saluti anche a quegli sventurati che erano del tutto innocenti!»
    Carson: «Giustizia da un soldo al quintale!»
    Tex: «Lo so! Ma certe leggi non le abbiamo fatte né tu, né io, né altri uomini di buon senso! Le hanno pensate alcuni abissali incompetenti che avevano il solo merito di possedere una faccia di bronzo e un robusto fondo della schiena incollato costantemente a una poltrona di commando.. e il guaio è che oltre ad averle pensate le hanno poi fatte scrivere e approvare da altri cervelloni, il che ha costituito un autentico disastro per un mucchio di brava gente!»
    Carson: «Che il diavolo se li porti!»
    n.152, pag.25-26

    Tex: «..l’esercito muoverà le pedine a modo suo, e noi proseguiremo invece la caccia coi soliti sistemi!»
    Tenente Lindon: «Ossia, al di là delle regole!»
    Tex: «Il che rientra nella logica, tenente!... Se un delinquente non osserva le regole, perché mai dovremmo farlo noi?»
    Tenente Lindon: «Avete dimenticano che ci sono le leggi?»
    Tex: «Per niente! Ma poiché accade sovente che esse facciano a pugni con la giustizia, così noi restiamo dalla parte di quest’ultima!»
    n.152, pag.56-57

    Carson, riferendosi a Tex: «Fra lui e i beccamorti dell’Arizona c’è una specie di patto: quando loro sono in crisi gli fanno un fischio e lui si affretta a fornir loro la materia prima necessaria per dar lavoro a tutta la benemerita confraternita!»
    n.153, pag.20

    Carson: «Buon Dio! Avresti la faccia di bronzo di accettare un invito a pranzo da uno a cui intendi dare una strigliata?»
    Tex: «Non ci trovo niente di male! Ho forse detto di voler sbatacchiare quel gentiluomo prima del pasto? »
    Carson: «Puah! Sei di un cinismo abissale!»
    n.154, pag.25

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