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    Alla rassegna iridata in corso in Turchia un'altra medaglia dalla sciabola, dopo l'oro nel fioretto di Baldini e l'argento nella spada di Tagliariol. L'olimpionico livornese, eliminato, getta la maschera in pedana

    ANTALYA, 5 ottobre 2009 - Gigi Tarantino è di bronzo ai Mondiali di Antalya. Il 36 enne napoletano di Ottaviano si è arreso in semifinale al tedesco Limbach, alla fine d'oro. Per l'allievo di Dino Meglio è la decima medaglia mondiale (6 individuali, tra cui l'oro del 1998, e 4 a squadre) a sette anni di distanza dal podio di Lisbona 2002. "Ho vinto la prima medaglia 15 anni fa, sono sempre qui perché mi diverto - ha detto alla fine -. Sono soddisfatto per la medaglia, avrei firmato prima della gara per essere qui. Però era una delle mie ultime occasioni per vincere l'oro mondiale e sono deluso, con Limbach ho vinto due volte in questa stagione e sempre nettamente". Si è fermato sul più bello, invece, Aldo Montano, eliminato nei quarti dal romeno Dumitrescu 15-14 dopo essere stato in vantaggio 14-12. Il livornese campione olimpico nel 2004 ha gettato maschera e sciabola sulla pedana dopo che l'arbitro ha assegnato all'avversario l'ultima, discussa, stoccata.
    autocritica — "Sono stato una m..." Aldo Montano fa autocritica dopo l'eliminazione ai quarti contro Dumitrescu. "E' uno che soffro, ma quando arrivi a 14 e sei in vantaggio devi chiudere, è colpa mia che l'ho fatto rimontare, ho delle responsabilità, e non c'entra se la penultima e terzultima stoccata forse erano dubbi. Avevo tirato bene nei due match precedenti, mi sentivo la vittoria, avevo tutti. Peccato, perché è stata una staigone di Coppa del Mondo con 3 successi e altri due podi. Qui ho condotto bene fino al 14, poi forse sono stato tradito dalla troppa voglia di mettere l'ultimo punto".
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    Le azzurre superano in finale la Russia e bissano l'oro conquistato dagli uomini ieri. Fuori gli spadisti. Il c.t.: "Sono deluso. Tagliariol? È il nostro Cassano"

    ANTALYA (Tur), 7 ottobre 2009 - E’ sempre il fioretto delle meraviglie. Valentina Vezzali, Arianna Errigo, Elisa Di Francisca e Margherita Granbassi hanno superato la Russia 45-33 per chiudere la stagione 2009 da imbattute con un oro mondiale. Le azzurre hanno dato alla spedizione tricolore il terzo oro nella rassegna iridata, dopo quelli nel fioretto individuale (Andrea Baldini) e a squadre. L'Italia è tornata sul gradino più alto del podio nel fioretto femminile dopo un'assenza di 5 anni: il trionfo mancava dai Mondiali di New York 2004.
    L'assalto finale — Contro la Russia nel primo incontro la Vezzali si è presa un 5-2 sulla neo campionessa del mondo Shanaeva, Elisa Di Francisca ha allungato 10-5 con la Birioukova, lo stesso ha fatto Errigo (con la Korobeinikova), poi la Di Francisca si è presa la rivincita (5-0) contro la Shanaeva che l’aveva castigata nella semifinale individuale. Così dopo 4 sfide le azzurre erano già sul 20-8, dopo il secondo giro 30-13, ma un passaggio a vuoto della Di Francisca con la Korobeinikova ha riportato sotto le russe (26-35). Oltre all’oro di oggi, le fiorettiste azzurre hanno vinto tutte e quattro le prove di Coppa del Mondo a squadre di quest’anno (Danzica, Marsiglia, Seul, San Pietroburgo) e l’oro Europeo del luglio scorso a Plovdiv (Bul).

    "La gara era difficile da un punto di vista psicologico per i postumi della prova individuale. Lo staff tecnico però ha creduto in me ed ho vinto con le mie compagne: è stato un oro conquistato da tutto il gruppo". Queste le prime parole di Valentina Vezzali dopo il successo. "Sarà banale, ma dedico questo oro a mio figlio Pietro - prosegue la fuoriclasse jesina - Non lo vedo dal 16 settembre: l'anno prossimo lo porto con me ai Mondiali di Parigi, mi manca troppo e quando c'è mi dà tanta carica".

    SPADA FUORI — Fuori nei quarti la spada maschile, settima grazie alla vittoria nello spareggio con l'Ucraina 40-36. L'oro è andato alla Francia. Tagliariol, Rota, Milanoli e Confalonieri dopo aver superato la Norvegia 45-43 hanno ceduto 45-39 dai tedeschi e ora tireranno nel gironcino dal 5° all'8° posto. "Sono deluso - commenta il c.t. Sandro Cuomo - ci aspettavamo di più, ma dobbiamo lavorare sulla coesione di gruppo. Le polemiche di Tagliariol dopo la sconfitta? Lui è un grande talento, ma è un po' come il Cassano della scherma, quello vecchia maniera. Ma, a differenza del sampdoriano, deve ancora maturare ed è convocato in Nazionale. Se vorrà allenarsi a Berna con Mazzoni nessun problema, il principio vale già per altri atleti, l'importante è che partecipino ai collegiali della nazionale". Poi riserva una stoccata anche agli impegni extrasportivi del trevigiano: "Fare televisione può dare fastidio sotto due aspetti - conclude Cuomo - Distoglie dall'obiettivo, perchè la scherma è una disciplina cerebrale, e può portare, senza la giusta maturità, ad atteggiamenti da divo".
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    Le ragazze della spada regalano all'Italia il quarto oro di questo mondiale: il primo di quest'arma per le azzurre. Gli sciabolatori chiudono d'argento: Montano sale in pedana con 6 stoccate di vantaggio, ma si fa riprendere e superare dal romeno Dimitrescu

    ANTALYA (Turchia), 8 ottobre 2009 - Storica medaglia d'oro per la squadra di spada femminile ai Mondiali in Turchia. Cristina Cascioli, Bianca Del Carretto, Nathalie Moellhausen e Francesca Quondamcarlo hanno battuto in finale per 45-31 la Polonia, conquistando così il primo titolo iridato nella storia della disciplina. Nella specialità l'Italia non andava a medaglia dai Mondiali di L'Avana 1992. In semifinale una Bianca Del Carretto strepitosa è riuscita a recuperare due stoccate alla Flessel per chiudere 27-27 prima del minuto supplementare. Dopo due tocchi simultanei è stata ancora la genovese di Rapallo a piazzare il 31-30 che ha portato l'Italia in finale contro la Polonia per l'oro. Nei quarti l'Italia aveva piegato la Romania 32-31 alla priorità (a chiudere è stata Bianca Del Carretto contro la fuoriclasse romena Ana Branza).
    sciabola maschile — Chiude con l'argento la sciabola maschile a squadre, di bronzo un anno fa ai Giochi di Pechino. Aldo Montano, Gigi Tarantino, Diego Occhiuzzi e Giampiero Pastore si sono arresi in finale alla Romania 45-44 dopo una finale da batticuore. Una cavalcata emozionante, cominciata con un incontro dei quarti chiuso 45-44 contro la Cina e quello di semifinale con un 45-43 sulla Russia (che ha contestato l'ultima stoccata). Nella finale contro la Romania a scavare il primo vantaggio è stato Montano (più tre su Zalomir), poi Occhiuzzi (più 2 su Hanceanu). Tarantino ha passato il testimone a Montano sul 40-34 nell'ultimo giro e l'olimpionico di Atene 2004, che ha sofferto il riacutizzarsi di un problema muscolare, ha ceduto 44-45 a Dumitrescu. È la medaglia d'argento numero 16 nella sciabola a squadre, la prima dopo quella nel 2005 a Lipsia.

    COPPA DELLE NAZIONI — Grazie alla finale raggiunta dagli azzurri della sciabola, l'Italia ha vinto la Coppa delle Nazioni, la speciale classifica a punti che tiene conto di tutti i piazzamenti dei Mondiali.
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    Mondiali di Londra, Cassina trova la sbarra di bronzo



    È stato come un giro di poker. Igor se ne intende. Vedo o vado? Vedo. Ed è stata una medaglia di bronzo, l’unica medaglia italiana. Detto Igor è detto Cassina. Un po’ come Yuri. Chi se non Chechi? Stranezze di quella gente lì che vola tra sbarre e anelli e più la butti giù, più si tira su. Igor Cassina è tornato sul podio mondiale, sei anni dopo l’argento di Anaheim e cinque anni dopo l’oro olimpico di Atene. Oggi gli anni sono 32, allora, ad Anaheim, erano 26 e segnavano il confine tra la giovinezza atletica e la maturità del campione. Non cambia l’attrezzo, la sbarra, è cambiato lui. Intanto è morto Blake, per la famiglia una perdita importante. Sembrava parlasse, invece abbaiava soltanto. Igor ne ha sofferto. Chissà, da lassù ieri avrà guaito. Poi, sulle tribune della 02 Arena di Londra, la stessa che lo aspetterà per i Giochi del 2012, c’erano genitori, amici, ma anche una bella fanciulla. Presenza nuova per le sue abitudini. Igor dice che gli regala serenità, senza concedere molto altro. Tranne... «È una sportiva, va a cavallo». E magari avrà contribuito a sfatare la leggenda che si portava dietro il fan club di Cassina. «Dicevano che porta male», ha riassunto lui. «Qui erano tantissimi ed abbiamo gioito assieme».
    Ma raccontato della vita, non va dimenticato l’aspetto più importante, quello dello sport. Igor è tornato sul podio dopo aver scommesso su se stesso in questi mondiali. A Pechino la botta è stata dura, ma in primavera la delusione anche più cocente, proprio a Milano, la sua città. Puntava agli europei. Guardava quel podio e pensava a papà che l’aveva costruito. Salirci, sarebbe stata una soddisfazione. Ed, invece, una caduta ha rovinato tutto. Il tormento si è fatto grande, ha preso corpo la paura di non esser più quello del «movimento Cassina», uno dei pochi ginnasti a cui è stato concesso di appiccicare il cognome ad un esercizio. «E a Londra diversi avversari lo hanno proposto, significa che ho fatto scuola».
    Già, ma il dubbio è stato una bestia da battere: mi fermo o continuo? Vado o vedo? Era un poker. Ha giocato. Estate a sudare, senza mollare, niente vacanze. «Un allenamento duro, ma a fine agosto ero sereno e motivato. Sono cambiato. Mi sono detto: vado e se non arriva la medaglia, pazienza». È arrivata. Il cinese Zou Kai ha messo dietro tutti come a Pechino. Igor è stato impeccabile, per quanto lo può essere a questo punto della carriera: 15.625 punti contro 16.150 del cinese e 15.825 dell’olandese Zonderland. Bravo davvero! Glielo ha detto anche Petrucci, il presidente del Coni. «Igor merita la medaglia per l’umiltà e la concretezza con cui è andato avanti».
    Medaglia e sospirone di sollievo: Cassina è tornato. Potrà riprendere l’inseguimento alla quarta olimpiade (tutto cominciò a Sidney 2000), e al mito di Chechi che, a 35 anni ad Atene, conquistò il bronzo ai Giochi. Guarda caso, nel 2012 Cassina avrà 35 anni. Un altro giro di poker.
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    Reggio Calabria: dopo il successo della brindisina sulla Glatch 6-3 6-1, Francesca batte la Oudin 7-6 6-2. Le azzurre conducono 2-0 sugli Usa al termine della prima giornata di finale

    REGGIO CALABRIA, 7 novembre 2009 - Dopo la prima giornata l'Italia conduce 2-0 nella finale di Fed Cup contro gli Stati Uniti di scena al Rocco Polimeni di Reggio Calabria. Nel primo singolare Flavia Pennetta ha battuto Alexa Glatch in due set: 6-3 6-1 dopo un'ora e cinque minuti. Quindi Francesca Schiavone ha superato Melanie Oudin con il punteggio di 7-6 (2) 6-2 in un'ora e 37 minuti. Domani, sempre alle 11, Pennetta-Oudin; a seguire Schiavone-Glatch e in chiusura il doppio tra Errani/Vinci e Huber/King. Alle azzurra manca un punto per bissare lo storico successo in Fed Cup del 2006.

    la vittoria di flavia — Uno a zero doveva essere e 1-0 è. Da brava numero 1 della squadra, più forte in classifica mondiale e per qualità tecnica, di questa finale di Fed Cup, Flavia Pennetta (n. 11 del mondo) domina Alexia Glatch, che è lontanissima da lei nel ranking (n. 132), in età (20 anni contro 27) ed ovviamente in esperienza. Aldilà del sorprendente 6-1 6-1 che la californiana aveva inflitto all’azzurra nell’unico precedente, peraltro sulla stessa terra rossa del Rocco Polimeni, e su una ribalta importantissima come il Roland Garros, appena a maggio. Un risultato eclatante che squillava come un campanello d’allarme sia nella testa della brindisina che del clan azzurro. Infatti, entrata in campo "troppo tesa", come avrebbe ammesso Flavia, "contratta soprattutto al servizio, il colpo più costruito e quindi quello che risente di più della tensione", distratta dall’esterno ("Mi spiace per papà, Oronzo, soffre troppo quando gioco, gli ho detto tante volte di non guardarmi, ma lui non può farne a meno io mi preoccupo per lui"), non brilla per tutto il primo set, che comunque intasca in 35 minuti, grazie ai limiti di spostamento e di presa di dritto della Glatch, che gioca come lei, fa tutto simile, ma peggio. Poi, perso a sorpresa il primo game del secondo set, chiuso con la lingua di fuori per i lunghi scambi, Flavia cambia marcia e, con un perentorio parziale di sei games, firma il set per 6-1 in un’altra mezz’oretta. Brava lei a trovare più servizio, più contropiede, più birra, e ad approfittare del calo, soprattutto di fiducia dell’americanina su una superficie già lenta e piena di sabbia. Che, per le ospiti, sembra un palude. E per l’Italia il volano per una finale-passeggiata. Come promesso, peraltro, dalla volontaria rinuncia delle due Williams. Dopo un'interruzione di un paio d'ore è appena ripreso il match tra Schiavone e Oudin interrotto per pioggia, sul 4-2 del primo set

    LA STORIA — La Fed cup è nata nel 1963, quest'anno vi hanno partecipato 75 Nazioni, gli Usa hanno il record di 17 titoli (in 27 finali), l'Italia ne vanta 1 (Belgio 2006). Il bilancio Italia-usa è 0-9, gli Usa sono sempre stati nel gruppo mondiale, l'Italia ci gioca dal 1999: è una delle 4 Nazioni che ha sempre giocato la massima manifestazione per nazioni (insieme ad Australia, Gran Bretagna e Francia).
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    Argento e bronzo azzurri con Innerhofer e Moelgg alla prima edizione degli europei indoor: si è corso in un capannone che copre una collina realizzata con i detriti

    AMNEVILLE (Fra) 7 novembre 2009 - Il francese Jean Baptiste Grange e la slovacca Veronika Zuzulova sono i primi campioni europei indoor della storia. Il titolo l’hanno conquistato nell’impianto di Amneville, piccola Las Vegas della valle della Mosella a due passi dal Lussemburgo e dal confine tedesco. La squadra azzurra ha ottenuto il secondo posto con Christof Innerhofer, il terzo con Manfred Moelgg e il quarto fra le donne con Denise Karbon.

    PERPLESSITA' — Viva i campioni, ma se questa è la strada per rinnovare lo sci, dargli formule nuove per renderlo più televisivo, è meglio tornare al via e ripartire. Una gara che per gli atleti è iniziata alle 7.30 del mattino per concludersi alle 12.40. Solo la fase finale riservata a 16 atleti è durata un’ora e 40 minuti. Troppo. Bene le gare corte con partenze a raffica, ma su piste dolci come questa francese i campioni non riescono a mostrare quanto di meglio sanno fare, qualcuno di loro è apparso addirittura impacciato. E lo dimostra l’ecatombe di stelle già nelle qualificazioni. "E’ una sesta specialità", dice Innerhofer e ha ragione. Questi atleti si muovono su sci velenosi per la loro reattività, si allenano cercando le grandi pendenze ed il massimo delle difficoltà tecniche, lavorano in palestra per costruire muscoli da incredibili Hulk e poi nessun di queste cose serve in una sarabanda come quella di Amneville.

    Pensiamo positivo e diciamo che nella squadra italiana, in vista dello slalom vero del prossimo fine settimana a Levi, in Finlandia, seconda tappa della Coppa del Mondo, qualche buon segnale si è visto. Innerhofer si sa che va forte su queste piste baby al coperto. Lo scorso anno in Coppa Europa ha vinto in indoor a Landcraf, in Olanda, e si è piazzato 6° su questa stessa pista. Manfred Moelgg si è mostrato reattivo, molto più che nel gigante di apertura a Sölden, Denise Karbon, sembra sempre più a suo agio fra i pali dello slalom, pali che ha sempre odiato visto che in passato le hanno procurato due fratture.

    politica — L'Europeo è il primo vagito della neonata federazione continentale che per ora comprende Italia, Austria, Francia e Svizzera, ma sono in gara anche rappresentanti di Belgio, Lussemburgo, Lettonia, Liechtenstein, Slovacchia e Andorra. Hanno fatto spallucce i Paesi Nordici. L'idea per il 2010 è quella di organizzare 4 gare. Sempre che la Fis lasci buchi in calendario.
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    La squadra italiana, dopo il tricolore e la Champions League, conquista il mondo grazie alla competizione per club che mancava da ben 17 anni. Battuti in finale per 3-0 i campioni di Polonia

    DOHA (Qatar), 8 novembre 2009 – Trento è campione del Mondo. Dopo 17 anni di silenzio, il campionato iridato per club è tornato e ricomincia da dove aveva finito: da una squadra italiana in trionfo. Un successo netto, meritato, sottratto al resto del globo delle schiacciate con una superiorità davvero ammirevole. In finale l’Itas ha annientato i campioni di polonia del Belchatow. Che - sia chiaro – è una gran squadra, solida, capace di limitare gli errori come poche altre. Ed è anche per questo che l’impresa di Trento in Qatar è ancora più preziosa. Un’impresa che completa un filotto strepitoso: in un anno e mezzo l’Itas si è presa prima l’Italia, poi l’Europa, e ora il Mondo intero.

    LA PARTITA — Trento aveva persino cominciato a con un po’ di paura, nel primo set. Perché Mozdzonek ha murato due volte Kaziyski, perché l’arbitro serbo Jovanovic ha fatto due brutti errori a favore dei polacchi, perché lo Skra non sbagliava mai. Gli italiani campioni d’Europa sono rimasti sempre all’inseguimento. Fino al 20-20. Quando hanno scoperto di essersi fatti tutti i punti con le loro forze, nel senso che i polacchi non avevano commesso nemmeno un errore, battute comprese. E’ lì che finalmente il 21enne Kurek, nuovo fenomeno della pallavolo mondiale, ha sbagliato due volte: un attacco e una battuta. Birarelli ha preso un muro. Così Trento ha avuto due set ball, il primo annullato dal Belchatow sul cambio palla, il secondo con uno strano ace di Falasca: Juantorena e Kaziyski si sono scontrati nel tentativo di ricevere entrambi in palleggio. Quindi Vissotto (7 punti nel set) ha fatto cambio palla (25-24) e Kurek ha tirato di nuovo fuori. Ed è stato come se tutta quella tensione avesse al’improvviso fatto spezzare la corda: dalla parte del Belchatow. Che vedendo di non avere soluzioni contro una squadra solidissima, nel secondo ha finito per perdersi. Se nel primo set il grosso l’aveva fatto Vissotto, nel secondo Raphael ha giocato più con Kaziyski. Mentre il suo collega falasca ha scartato tutti per darla quasi esclusivamente a Kurek. Via via sempre più controllato. Trento ha strappato da 13-13 a 16-13. Poi da 18-16 a 21-16. E il 2-0 era già in banca. Il terzo set, con Antiga fuori per un problema alla coscia sinistra, è stato una scorribanda. Kaziyski, Vissotto, Juantorena; e poi ancora Kaziyski, Vissotto, Juantorena: Trento ha schiacciato da far paura. Ed è diventata campione del Mondo.
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    Flavia Pennetta batte Melanie Oudin 7-5 6-2 e regala alle azzurre il punto decisivo sugli Stati Uniti. Una vittoria mai in discussione contro le giovani americane. E' la seconda volta che l'Italia vince il trofeo: la prima nel 2006

    REGGIO CALABRIA, 8 novembre 2009 - L’Italia vince la seconda Fed Cup della storia e, dopo la terza finale negli ultimi 4 anni, con due singolariste di livello medio-alto come Flavia Pennetta (n. 11 del mondo) e Francesca Schiavone (16), e le vittorie stagionali di Coppa contro Francia e Russia, legittima il titolo di numero 1 del mondo che la Federazione internazionale le assegna. Mettendo l’Italia davanti a Russia e Stati Uniti, nazioni sicuramente più presenti fra le prime 10 del ranking e negli Slam. Il successo vero delle azzurre sta nell’esempio di unità e continuità e affezione che questo gruppo, Flavia, Francesca, più Roberta Vinci e Sara Errani, hanno dimostrato negli anni, sia con la maglia azzurra che nei tornei. Con progressi costanti e attggiamenti sempre positivi, il miglior traino per un movimento "di quantità che cerca un numero uno di qualità assoluta", come sottolinea il presidente della Itf, il faentino Francesco Ricci Bitti. "E l’Italia donne è a metà strada".
    vittoria mai in discussione — Questo è il vero messaggio che arriva da Reggio Calabria, perché l’affermazione sulla squadra del futuro Usa, la 18enne Melanie Oudin e la 20enne Alexia Glatch, non è stata in discussione. Nè nella prima giornata, nè nella seconda. Così come dicono i tre singolari vinti in due set, sia pure con qualche lapsus di tensione (troppa) delle veterane azzurre che, non dimentichiamo, hanno potuto mettere in campo - sul campo sabbioso che s’erano scelte e davanti a un pubblico appassionato -, l’esperienza dell’età (27 anni Flavia, 29 Francesca) e di una maggiore militanza fra le professioniste (e anche in tornei e partite importanti) delle due bambine americane, tradite dalla rinuncia dell sorellone Williams. E l’esperienza, insieme all’unità del gruppo potrà essere l’atout anche del prossimo anno, per un nuovo trionfo, visto il tabellone che, il 6-7 febbraio vede le azzurre in trasferta in Ucraina, contro le abbordabili sorelle Bondarenko, e quindi con la vincente di Repubblica Ceca-Germania, un altro confronto più che possibile, per accedere ad un’altra finale e difendere degnamente la Coppa. La partita che decide, la vince, com’è giusto, Flavia Pennetta, che vince il duello fra le numero 1, contro la Oudin, cioé due protagoniste dei quarti degli ultimi Us Open. È un duello che finisce ancora in due set, in un’ora 26 minuti, per 7-5 6-2, e che riserva qualche brivido un po’ per paura della pioggia che incombe sin dal mattino e impregna l’aria, un po’ per qualche timore che attanaglia ancora la brindisina sul 4-1. Quando Flavia è avanti di un break, ma salva una prima palla break con l’ace, e quindi sbaglia troppo sul 5-4 quando serve per la prima volta per il set e si fa invece riprendere sul 5-5. Poi però, se la cava d’esperienza, grazie a qualche tremolio della 18enne che ha di fonte, la volitiva Oudin, ancora un po’ acerba, però ad altissimo livello e con buchi neri su rovescio e in difesa. E, una volta sul 7-5, il match è azzurro. Come la finale.
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    CITAZIONE (Shagrath82 @ 8/11/2009, 21:20)
    La squadra italiana, dopo il tricolore e la Champions League, conquista il mondo grazie alla competizione per club che mancava da ben 17 anni. Battuti in finale per 3-0 i campioni di Polonia

    DOHA (Qatar), 8 novembre 2009 – Trento è campione del Mondo. Dopo 17 anni di silenzio, il campionato iridato per club è tornato e ricomincia da dove aveva finito: da una squadra italiana in trionfo. Un successo netto, meritato, sottratto al resto del globo delle schiacciate con una superiorità davvero ammirevole. In finale l’Itas ha annientato i campioni di polonia del Belchatow. Che - sia chiaro – è una gran squadra, solida, capace di limitare gli errori come poche altre. Ed è anche per questo che l’impresa di Trento in Qatar è ancora più preziosa. Un’impresa che completa un filotto strepitoso: in un anno e mezzo l’Itas si è presa prima l’Italia, poi l’Europa, e ora il Mondo intero.

    LA PARTITA — Trento aveva persino cominciato a con un po’ di paura, nel primo set. Perché Mozdzonek ha murato due volte Kaziyski, perché l’arbitro serbo Jovanovic ha fatto due brutti errori a favore dei polacchi, perché lo Skra non sbagliava mai. Gli italiani campioni d’Europa sono rimasti sempre all’inseguimento. Fino al 20-20. Quando hanno scoperto di essersi fatti tutti i punti con le loro forze, nel senso che i polacchi non avevano commesso nemmeno un errore, battute comprese. E’ lì che finalmente il 21enne Kurek, nuovo fenomeno della pallavolo mondiale, ha sbagliato due volte: un attacco e una battuta. Birarelli ha preso un muro. Così Trento ha avuto due set ball, il primo annullato dal Belchatow sul cambio palla, il secondo con uno strano ace di Falasca: Juantorena e Kaziyski si sono scontrati nel tentativo di ricevere entrambi in palleggio. Quindi Vissotto (7 punti nel set) ha fatto cambio palla (25-24) e Kurek ha tirato di nuovo fuori. Ed è stato come se tutta quella tensione avesse al’improvviso fatto spezzare la corda: dalla parte del Belchatow. Che vedendo di non avere soluzioni contro una squadra solidissima, nel secondo ha finito per perdersi. Se nel primo set il grosso l’aveva fatto Vissotto, nel secondo Raphael ha giocato più con Kaziyski. Mentre il suo collega falasca ha scartato tutti per darla quasi esclusivamente a Kurek. Via via sempre più controllato. Trento ha strappato da 13-13 a 16-13. Poi da 18-16 a 21-16. E il 2-0 era già in banca. Il terzo set, con Antiga fuori per un problema alla coscia sinistra, è stato una scorribanda. Kaziyski, Vissotto, Juantorena; e poi ancora Kaziyski, Vissotto, Juantorena: Trento ha schiacciato da far paura. Ed è diventata campione del Mondo.

    La Luna? Complimenti a questa consolidata realtà della pallavolo nostrana: su quattro titoli giocati ne ha persi uno (contro una Straordinaria Piacenza in un match indimenticabile finito all'ultimo match, al quinto set). Nel giro di due anni e mezzo ha conquistato l'Italia, l'Europa e il mondo. Non si può che applaudirli. Poi quest'anno hanno cambiato un giocatore importante come Grbic e non fa una piega.
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    Finisce 20 a 6 per i mitici tuttineri (14-3 nel primo tempo), ma nel finale gli azzurri inseguono a lungo una meta che non arriva. Sabato prossimo a Udine ci sono i campioni del mondo del Sudafrica

    MILANO, 14 novembre 2009 - 80.018 per la storia (2.588.000 euro l'incasso), 6-20 per gli almanacchi. A San Siro vincono gli All Blacks e il rugby. Non perde nessuno. L'Italia esce tra gli applausi, battuta più dai calci di McAlister che dalla furia neozelandese. I punti azzurri tutti di Gower. L'unica meta del match la segna Flynn, Canale, Parisse e i piloni azzurri ci vanno solo vicino.

    fratelli dell'italia — Non è un pubblico (tutto) rugbistico quello del Meazza ma il rigido protocollo ovale è rispettato: migliaia di brividi, migliaia di voci a scandire l'inno nazionale intonato dall'ex ala azzurra Denis Dallan e poi il silenzio per la haka. La spinta scivola dagli spalti al campo e gli azzurri passano: Gower s'incarica e realizza il 3-0. Qualcuno – c'è da giurarci – qui deve aver lasciato lo stadio per poter raccontare un giorno: “Ho visto l'Italia in vantaggio sugli All Blacks”. Dura un attimo, ma è bellissimo. McAlister fa 6-3 in un amen ma sbaglia il terzo piazzato: al fatidico 20' gli azzurri non solo non sono crollati, ma sono in partita.

    mischia azzurra — Lo dimostra il dominio della mischia azzurra, la touche alla pari, i metri guadagnati con la ruck, i placcaggi come legnate. Peccato il piazzato di Gower al 25' si spenga a lato. Gli All Blacks riescono due volte a giocare alla mano, in velocità: il primo tentativo è vanificato da Mirco Bergamasco, il secondo è meta neozelandese, l'unica della partita. L'ovale passa da destra a sinistra fino all'ultimo uomo che è Flynn, Robertson placca ma viene trascinato in meta (28'). McAlister sbaglia ancora, stavolta la trasformazione. Un brutto placcaggio in ritardo su Canale e un in avanti di Gower chiudono il buon primo tempo dell'Italia, con McAlister che prima dello scadere fa 14-3.
    vicini alla meta — Brutti All Blacks anche nei secondi 40' di gioco: McAlister non onora il pubblico di San Siro tentando e fallendo ancora due piazzati da metà campo. Ne segna altri due che arrotondando il punteggio a 20. Smith da fondo al XV operando appena due cambi (un terzo per necessità nel finale) mentre Mallett cambia molto: dentro Sole, Rouyet, Picone, Favaro e Ongaro. Due giocate rimangono negli occhi e sono entrambe dell'Italia: al 45' Gower vede il taglio all'interno di Canale, fermato a un metro dalla linea di meta. Inutile il sostegno di Mirco Bergamasco. Al 30' up and down di Parisse e spinta azzurra verso i pali, ma ancora ha la meglio la difesa neozelandese. Nel mezzo il piazzato di Gower per il 20-6. Un immenso Castrogiovanni lascia tra gli applausi per Perugini. Il finale è un duello di nervi e di mischia, ci starebbe la meta tecnica per l'Italia ma non arriva.
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Bravissimi gli azzurri...ma mi viene un dubbio: siamo stati noi forti o gli All Black hanno giocato malissimo?
     
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    Importante successo delle azzurre nella World Gran Champions Cup: il sestetto di Barbolini ipoteca la vittora del torneo passando in testa solitaria alla classifica. Ora serve battere le padrone di casa. Scatenata la Del Core. Barbolini: "Non è mai facile battere le brasiliane"

    FUKUOKA (Giappone), 14 novembre 2009 - Grande successo dell'Italia sul Brasile nella World Grand Champions Cup di pallavolo femminile. A Fukuoka le azzurre si sono imposte 3-0 (parziali 25-21, 25-23, 25-21) e sono lanciatissime verso la conquista del trofeo in attesa di affrontare domani il Giappone padrone di casa. Con il 3-0 rifilato alle campionesse olimpiche, l'Italia ha ipotecato il titolo visto che si è portata in testa alla classifica della manifestazione.
    eccellente — Il sestetto azzurro ha regalato una prestazione eccellente, stroncando sul nascere qualsiasi ambizione delle sudamericane. L'Italia ha sempre tenuto in mano il gioco, ha accelerato ogni volta che ne ha avuto la possibilità, ha condotto la partita. Unica eccezione la fase centrale del terzo set: solo qualche minuto per riprendere fiato prima di volare verso il successo. Barbolini ha proposto il sestetto titolare e il campo gli ha dato ragione: Lo Bianco lucida e precisa ha ben distribuito il gioco. La Ortolani è stata molto brava in attacco e a muro, molto presente in difesa con alcuni super interventi. Scatenata la Del Core, rilanciata dopo aver saltato la gara con la Dominicana: ha giocato uno dei migliori incontri della stagione.

    attenzione — Molto bene anche la collega di reparto Piccinini. Domani le azzurre tornano in campo alle 10 italiane: per festeggiare, bisogna battere il Giappone. "Sono felice e soddisfatto - ha detto il tecnico Barbolini - è difficile vincere contro il Brasile. Abbiamo giocato con grande attenzione, difendendo bene e sbagliando poco. Ora pensiamo alla gara di domani contro il Giappone, che è una squadra forte e sta giocando molto bene. Una sfida fondamentale per vincere il torneo".
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    La squadra di Massimo Barbolini supera 3-1 (32-30, 25-22, 24-26, 25-18) le padrone di casa e conquista per la prima volta la Grand Champions Cup

    FUKUOKA (Giappone), 15 novembre 2009 - Dopo il grande successo di ieri sul Brasile, l'Italia batte anche il Giappone e fa sua la Grand Champions Cup. E' la prima volta che le azzurre conquistano questo torneo, nato nel 1993 per far incontrare, nell'anno post-olimpico, sei nazionali: le vincitrici dei campionati europei, asiatici, nordamericani e sudamericani, il Giappone (paese che fin ospita la manifestazione fin dalla prima edizione) e una squadra invitata dalla federazione internazionale. Il meglio, o quasi, del mondo, insomma, e le campionesse d'Europa hanno svolto alla grande il loro lavoro vincendo tutte le cinque sfide.

    la partita — La squadra di Massimo Barbolini aveva ipotecato il successo già ieri: la netta vittoria (3-0) sul Brasile l'aveva infatti lanciata al comando della classifica. Oggi a Fukuoka, in un palazzetto dello sport gremito, il sestetto azzurro ha chiuso in bellezza facendo fuori anche le padrone di casa giapponesi. Tre set a uno (32-30, 25-22, 24-26, 25-18) il risultato finale di una partita combattuta, ma nella quale il successo dell'Italia non è mai sembrato in dubbio. Le azzurre hanno sofferto in avvio, in quel primo set infinito e tirato fino al 32-30. Anche la seconda frazione si è aperta all'insegna dell'equilibrio, poi l'Italia ha preso il largo chiudendo con una schiacciata di Francesca Piccinini sul 25-22. La squadra di Barbolini è sembrata in grado di chiudere in fretta anche il terzo set, ha preso subito un buon margine, poi qualche ingranaggio si è rotto: la fretta di chiudere il match e di tornare a casa dopo una settimana intensa e l'orgoglio delle giapponesi hanno favorito la rimonta della squadra di casa, che ha operato il sorpasso sul 21-20 e ha chiuso il set 26-24. Nella quarta frazione l'Italia è partita contratta, si è fatta staccare di 4 punti, poi ha ripreso a giocare come sa (grande prestazione della Piccinini e della Del Core) e ha dominato la frazione, chiudendola sul 25-18 e portando a casa il prestigioso torneo.
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    Una meta di McLean, una tecnica e un drop di Tebaldi, migliore in campo, per il successo degli azzurri senza Parisse. Mirco Bergamasco e Gower si alternano sui piazzati. Per Mallett 3ª vittoria da c.t in 21 gare

    ASCOLI PICENO, 28 novembre 2008 - Eccola la vittoria italiana. Dopo 13 k.o. consecutivi (ultima vittoria in Argentina il 28 giugno 2008) l'Italia del rugby torna a vincere ad Ascoli Piceno e spezza il tabù Samoa battendo gli isolani dopo tre sconfitte su tre nei precedenti. Una partita vinta col cuore, approfittando dei tanti errori samoani, ma soprattutto grazie a una determinazione feroce degli azzurri: 24-6 il risultato finale, Ascoli in festa.

    PER L'AQUILA — Gli azzurri sono entrati in campo con la felpa indossata a L'Aquila mercoledì, con la scritta "Forza L'Aquila" (15mila euro dell'incasso sono andati al rugby abruzzese). Con questa hanno cantato l'inno. Capitan Parisse, che sarà operato domani a Milano per la rottura del legamento crociato del ginocchio destro, in panchina coi compagni. Dopo sette touche in 4' arriva il primo fallo samoano e a sorpresa va Mirco Bergamasco, che nello Stade Français aveva già calciato e non sbaglia. Passa un minuto, l'Italia spinge e approfitta di un errore di trasmissione per arrivare con calcetto di Ghiraldini fino all'area di meta samoana, calcio a metà campo e McLean si inventa la meta azzurra più bella degli ultimi anni, con uno slaom fra un vespaio di giocatori fino a depositare in meta il punto dell'8-0. Il calcio di Esau dopo 4' vale l'8-3.
    PARISSE C'E' — Partita piena di errori da entrambe le parti. I nostri alzano l'intensità e i samoani danno la sensazione di poter essere finalmente battuti da un'Italia molto più concreta e cinica, che prova a giocare alla mano. Arriva il secondo calcio di Mirco Bergamssco al 20' e l'Italia arriva all'11-3. Scenetta bellissima in attesa del calcio di Mirco: Parisse si alza dalla panchina e dà indicazioni sui movimenti a Zanni. Poco dopo tocca a Tebaldi: Parisse è la voce di Mallett a bordo campo. Quello che doveva essere il nostro punto di forza, la mischia, di fatto è annullata per falli distribuiti da entrambe le prime linee. Poca precisione da entrambi i fronti. Ultimi 2' con due falli a metà campo. Gower calcia per il 14-3, Esau per il 14-6.

    DROP TEBALDI — Secondo tempo con l'Italia che alza la linea di difesa e non dà modo ai samoani di respirare e giocare alla mano. Confusione al 12' sulla linea dei 22 samoana, Mauro Bergamasco dà un calcetto, palla a 5 metri dalla linea di meta, rilancio di Esau e Tebaldi piazza il drop del 17-6. L'Italia adesso è bellissima, prova a giocare alla mano e riesce a costruire trame offensive che accendono il pubblico di Ascoli. Al 20' della ripresa Samoa in 14: Fa'Fili placca altissimo McLean lanciato a 10 metri verso la meta: rosso diretto. Il calcio conseguente viene sbagliato malamente da Mirco Bergamasco. Al 25' un fallo azzurro regala ai samoani un calcio: Esau sbaglia e ci perdona. Gli errori si susseguono, l'Italia li commette a ripetizione nei calci di spostamento. Al 33' Gower tenta un piazzato da 45 metri: errore. Samoa con uno in meno spinge e mette sotto pressione i nostri che tengono sui nervi nelle battute finali. Sul finire del match arriva la seconda meta azzurra (tecnica) per tallonaggio irregolare in una mischia a 5 metri: Mirco trasforma e si va sul 24-6. L'Italia del rugby sa anche vincere!

    ITALIA-SAMOA 24-6 (primo tempo 14-6)

    MARCATORI: p.t. 6' c.p. Mi. Bergamasco, 8' m. McLean; 12' c.p. Esaù (S), 20' c.p. Mi. Bergamasco; 38' c.p. Gower, 40' c.p. Esaù (S); s.t.: 12' drop Tebaldi, 40' s.t. meta tecnica, tr. Mi. Bergamasco.

    ITALIA: McLean; Robertson, Canale, Garcia, Mi. Bergamasco; Gower, Tebaldi (37' s.t. Picone); Zanni, Ma. Bergamasco (dal 15' al 24' p.t. Favaro), Sole (29' s.t. Favaro); Geldenhuys, Del Fava (29' s.t. Pavanello); Castrogiovanni (39' s.t. Rouyet), Ghiraldini (38' s.t. Ongaro), Perugini. (Bocchino, Sgarbi). All. Mallett.

    SAMOA: Esau (35' s.t. Munipola); Fa'Fili, G. Williams, Mapusua, Lemy; Fuimaono-Sapolu (10' s.t. Mai), Polu; H. Tuilagi (all'8' p.t. Timoteo), Treviranus (36' s.t. Semeane), Stower; Thompson (35' s.t. Fa' Amatainu), Levi; Va'a, Schwalger (36's.t. Williams), Johnson (1' s.t. Taulafo). All. Tafua.

    ARBITRO: Berdos (Francia).

    NOTE: p.t.: 14-6, spettatori 17.110. Fa'Fili rosso diretto al 20' s.t. Calci: Italia 4/7 (Mi. Bergamasco 3/5, 8 p., Gower 1/2, p. 3); Samoa 2/5 (Esaù 2/5, 6 p.). Uomo del match: Tebaldi (Italia). Miglior marcatore: Mirco Bergamasco (Italia) 8 punti.
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    Lo slittinista olimpionico altoatesino ha centrato il terzo successo sulla pista austriaca che non ama particolarmente. L'ottima giornata azzurra completata dal secondo posto di Huber

    IGLS (Aut), 29 novembre 2009 - Armin Zoeggeler trionfa ancora e Wilfried Huber completa la doppietta azzurra a Igls, in Austria, nella seconda gara stagionale di Coppa del Mondo. Il carabiniere di Foiana, che non ama particolarmente la pista austriaca dove però aveva già vinto nel 2006 e 2007, ha bissato il successo ottenuto una settimana fa a Calgary, in Canada, e ha centrato la 47ª vittoria della carriera in Coppa del Mondo. Il leader di Coppa, all'inseguimento del 9° trofeo complessivo, si è imposto con il tempo complessivo di 1'37"988 precedendo Huber (1'38"085) di 97/1000. Terzo posto per il russo Viktor Kneib (1'38"091), staccato di 103 millesimi dalla vetta. L'ottima giornata azzurra è stata completata dal quinto posto di Reinhold Rainer (1'38"137), che ha chiuso alle spalle del tedesco Felix Loch (1'38"123). Ha pagato invece il vento il giovane David Mair, addirittura terzo a metà gara, ma poi precipitato al 22° posto con 693 millesimi di ritardo (1'38"681). Nonostante il vento forte che ha pesantemente rallentato tutti i concorrenti, Zoeggeler è riuscito ad ottenere la media migliore, mentre Huber è stato superlativo nella seconda frazione, tornando sul podio a 8 anni di distanza da Nagano 2001 e diventando, a 39 anni, l'unico sportivo italiano a prendere parte a 7 edizioni dei Giochi Olimpici (Calgary '88 la prima).

    I COMMENTI — "A causa del vento, la pista diventava sempre più lenta, discesa dopo discesa -, dice Zoeggeler alla fine della gara - Sono stato molto felice di vedere il numero 1 che lampeggiava sul tabellone. Sono soddisfatto anche perché questa non è una delle piste che preferisco: è molto corta e piuttosto lenta. Ora dobbiamo continuare a lavorare perché la stagione è solo all'inizio". «Sono contento perché il mio obiettivo è quello di partecipare alla settima Olimpiade della carriera e con questo risultato il traguardo si avvicina - ha detto un soddisfattissimo Huber -. C'è molta competizione nella nostra squadra, i giovani sono davvero forti e Armin è un campione assoluto. Spero di riuscire a conquistare il mio spazio".

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