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    Francesco ed Edoardo hanno vinto l'Omega World Cup con un colpo di vantaggio su Svezia ed Irlanda. Una vittoria storica per loro e per il golf italiano
    MISSION HILLS (Cina, 29 novembre 2009). Francesco ed Edoardo Molinari hanno vinto l'Omega World Cup con un colpo di vantaggio sull'Irlanda e sulla Svezia. Una vittoria storica per loro e per il golf italiano (vedi classifica in tempo reale). Vi riproponiamo la cronaca fatta in tempo reale delle 18 buche.

    BUCA 3: Francesco Molinari ha il putt per il birdie ma la pallina si ferma a bordo buca. In questo momento Italia è seconda con -25 appaiata all'Irlanda con la quale sta giocando. Al comando la Svezia che, un buca avanti, è a - 26

    BUCA 4: ancora un putt sfortunato per Francesco Molinari che non realizza il birdie. Birdie invece per l'Irlanda (che imbuca da qualche centimetro più lontano dei nostri): McIlroy e McDowell raggiungono così la Svezia al comando con -26. Italia terza a -25.

    BUCA 5: par 3, grandissimo o primo colpo di McIlroy. Edoardo mette la palla ad un paio di metri. Grande putt di Francesco che imbuca il birdie. Anche l'Irlanda fa birdie e torna in testa con -27. Italia seconda a -26 alla pari con la Svezia.

    BUCA 6: par per la Svezia (che gioca una buca avanti), dopo che Stenson ha fallito un "facile" putt per il birdie. Ottimi primi colpi per Italia ed Irlanda. In bunker il secondo colpo di Edoardo. Mc Ilroy mette la palla in bandiera. Uscita dal bunker in green ma lunga per Francesco: bogey per l'Italia che perde un colpo e scende al terzo posto con -25. Birdie per l'Irlanda che balza in testa con -28 davanti alla Svezia a -26.

    BUCA 7: par 5, buoni primi colpi per McIlroy ed Edoardo Molinari. Birdie per la Svezia (dopo uno spettacolarer approccio di Karlsson). Da segnalare nel frattempo che la Spagna (Garcia-Castano), sulla carta tra le favorite, chiude al penultimo posto con un triplo bogeys alla 18. Buon secondo colpo di McDowell che è in green: l'Irlanda sta giocando molto bene. Buon legno di secondo per Francesco, che finisce leggermente lungo a bordo green. Edoardo gioca il putt e finisce ad un metro circa. Leggermente corto il putt di McIlroy per l'eagle. Birdie per l'Irlanda che scende a -29. Sborda il putt di Francesco Molinari per il birdie: solo par per l'Italia che resta terza a -25. Per Francesco Molinari si profila una giornata non felicissima con il putt: ne ha imbucato uno spettacolare dalla media distanza alla buca ma ne ha falliti almeno 3 dalla distanza di 1metro-1metro e mezzo.

    BUCA 8: par, 3, bogey per la Svezia che scende a -26. Primo colpo in bunker di McDowell per l'Irlanda. Primo colpo corto per Francesco Mollinari, (probabilmente innervosito dai problemi con il putt): la palla si ferma appena prima del green. Bogey per l'Irlanda che scende a -28. Francesco imbuca da mezzo metro: par per l'Italia che resta a -25. Classifica: 1. Irlanda a -28, 2. Svezia a -26, 3. Italia a -25 (vedi classifica completa).

    BUCA 9: par 5, la Svezia conclude con il par. Buon primo colpo per Edoardo Molinari. Disastro di McIlroy che finisce tra la gente ma viene salvato da un rimbalzo felice sugli alberi: può droppare. Buon legno di secondo per Francesco che finisce appena a bordo green. L'Irlanda trae grande vantaggio da un lungo e laboriosissimo droppaggio. McDowell può giocare dal rough una palla che senza quel rimbalzo fortunato era da fuorilimite e sarebbe costata 2 colpi: palla in bunker. Intanto par della Svezia alla 10. Buon approccino di Edoardo, palla da birdie a 1 metro e mezzo circa: stavolta Francesco Imbuca e l'Italia ruisale al secondo posto a -26. L'Irlanda salva il par grazie a un rimbalzo fortunato e al droppaggio favorevolei: guida a -28.

    BUCA 10: par 4. Par della Svezia. Buoni primo colpi per Italia e Irlanda. Buoni anche i secondi colpi: palle in green a 3-4 metri dalla bandiera (nel frattempo la Svezia fa birdie alla 11 dopo aver fallito di poco un putt per l'eagle e scende a -27). Non entra il putt di Francesco, Edoardo imbuca per il par. Incredibile errore di McIlroy su putt cortissimo: bogey per l'Irlanda. La classifica: Svezia e Irlanda al comando con - 27. Italia a -26.

    BUCA 11: par 5, birdie per la Svezia. Buoni primi colpi per Italia e Irlanda. Scappa un po' lungo a bordo green il secondo colpo di Francesco. A bordo green anche McDowell . McIlroy resta molto corto con il putt (nel frattempo par della Svezia alla 12). Il putt per l'eagla da bordo green di Edoardo finisce lungo un paio di metri scarsi. Par per l'Irlanda. Grandissimo putt di Francesco: Italia a -27 al comando alla pari con Svezia e Irlanda

    BUCA 12: par 4, par per la Svezia. Buoni primi colpi per Italia e Irlanda. Secondo colpo a destra oper McIlroy che dopo il cortissimom putt sbagliato sembra aver perso feeling col gioco. Edoardo manda palla in green ma un po' lontana dalla buca (nel frattempo per della Svezia alla 13). Meraviglioso putt lungo di Francesco: è birdie l'Italia da sola al comando con -28.

    BUCA 13: par 3, par per la Svezia. In green ma un po' a sinistra il primo colpo di Edoardo. Leggermnete lungo, a 2-3 metri, il primo colpo di McIlroy. Francesco Imbuca un lunghissimo putt: eccezionale, nuovo birdie e l'Italia scende a -29. Par per l'Irlanda. La classifica Italia -29, Irlanda e Svezia a -27

    BUCA 14: par 4,par della Svezia. Buon primo colpo col legno 3 per Francesco, bene anche McDowell. McIlroy sbaglia il secondo colpo e lo manda a bordo green. Discreto approccio di Edoardo, forse preoccupato dai bunker: è in green ma lontano. Resta un po' corto il putt di Francesco. Par dell'Irlanda. Edoardo salva il par: l'Italia resta al comando a -29, con 1 colpo di vantaggio sulla Svezia che fa birdie alla 15

    BUCA 15: par 5, birdie della Svezia. In bunker il drive di Edoardo Molinari che ha rischiato anche di finire in acqua. Buon drive per McIlroy. Francesco decide di giocare lo stesso per il green: si trema ma la palla vola il lago ed è a bordo green, grandissimo colpo (intanto par della Svezia alla 16 dopo che Stenson ha fallito il putt per il birdie). Buon approccio di McIlroy, birdie dell'Irlanda. Edoardo tira il putt da fuori green ma resta molto corto. Francesco resta corto, par per l'Italia che rimane al comando con -29 ma con un solo colpo di vantaggio su Irlanda e Svezia

    BUCA 16: par 4, par della Svezia. Buon primo colpo di McDowell, benissimo anche Francesco. Intanto par della Svezia alla 17 e l'Inghilterra, al termine di un eccezionale ultimo giro, chiude a -26. McIlroy manda lungo, appena fuori dal green, il secondo colpo. Buon secondo colpo di Edoardo: palla a 2-3 metri dalla buca. Par della Svezia alla 17. Bellissimo approccio di McDowell ed è par. Par dell'Italia

    BUCA 17: par 3. Edoardo va un po' lungo ed evita di poco il green. Grande approccio di Francesco. Par dell'Irlanda e dell'Italia. Intanto la Svezia chiude la 18 e il torneo con il par. L'Italia è in testa con un colpo di vantaggio su Irlanda e Svezia.

    BUCA 18: par 4, ottimo primo colpo di Francesco Molinari, bene anche l'Irlanda. la Svezia ha già chiuso a -28. Buon approccio di McIlroy, Edoardo finisce lungo in bunker. Splendida uscita dal bunker per Francesco, palla in bandiera. Putt vincente di Edoardo. I fratelli si abbracciano, l'Italia è campione del mondo.

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    Verdasco/Lopez battono Berdych/Stepanek e regalano agli iberici il punto decisivo per confermare il titolo dello scorso anno. Nadal e Ferrer vincono per la gloria

    BARCELLONA, 6 dicembre 2009 - Con pieno merito e rispettando il pronostico della vigilia, la Spagna si è aggiudicata la sua quarta Coppa Davis della storia battendo in sole due giornate la Repubblica Ceca. Il punto della certezza è arrivato con il successo in tre set di Feliciano Lopez e Fernando Verdasco sugli spenti Tomas Berdych e Radek Stepanek (7-6 7-5 6-2 in due ore e 46 minuti di gioco). La chiave dell'incontro è stata l'incostanza di Stepanek che ha alternato colpi spettacolari a banali errori che hanno galvanizzato i 17 mila spettatori.

    il match — Decisivo forse il tie break del primo set nel quale gli spagnoli prima sprecano tre set point (due annullati da Stepanek, uno sbagliato da Verdasco), poi ne annullano uno ai cechi e infine conquistano il preziosissimo primo set grazie a due erroracci di Berdych e alla volèe larga di Stepanek. Nel secondo set l'equilibrio si rompe durante l'undicesimo game quando, avanti 40-0, Berdych gioca un game disastroso commettendo cinque errori consecutivi che consentono alla Spagna di fare il break e conquistare il secondo set per 7-5. E il terzo è una pura e semplice formalità. I numeri del match sono tutti favorevoli alla coppa spagnola che ha avuto un rendimente nettamente superiore ai cechi soprattutto sulla seconda palla di servizio. Lopez e Verdasco hanno ceduto un solo turno di battuta nel corso del primo set quando si sono fatti riprendere da 3-1 a 3-3, mentre Stepanek e Berdych hanno perso il servizio 4 volte concedendo in totale ben 12 palle break. La Spagna si conferma dunque una superpotenza mondiale. E' la sua quarta vittoria in Davis negli ultimi 10 anni, anni che hanno dominato grazie a campioni del calibro di Rafael Nadal, Juan Carlos Ferrero e Albert Costa, oggi capitano felice dopo aver vinto la coppa da giocatore proprio nel 2000.

    l'ultima giornata — Gli ultimi due singolari servono solo per gli archivi storici: il quarto punto spagnolo è opera di Rafael Nadal che ha superato 6-3 6-4 lo spagnolo Jan Hayek e il quinto è targato David Ferrer grazie al 6-3 6-2 su Lukas Dlouhy.

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    L'oro olimpico di Torino 2006 si è imposto nella prova statunitense di Coppa del Mondo dei 5000. Battuti de Jong e Skobrev. Nei 500 doppietta sudcoreana: vince Lee Kyou-hyuk davanti a Lee Kang-seok

    SALT LAKE CITY (Usa), 13 dicembre 2009 - L'azzurro Enrico Fabris ha vinto la prova sui 5000 metri della Coppa del Mondo di pattinaggio su ghiaccio svoltasi a Salt Lake City. Fabris, oro olimpico a Torino 2006, si è imposto con il tempo di 6'06'06, precedendo l'olandese Bob de Jong (6'08"76) ed il russo Ivan Skobrev (6'10"58).

    coreani — Nella classifica di Coppa del Mondo è al comando l'altro olandese Sven Kramer, con 400 punti, mentre de Jong, che è secondo, ne ha 380. Nella prova sui 500 metri successo del sudcoreano Lee Kyou-hyuk, in 34"26, davanti al connazionale Lee Kang-seok (34"28).

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    A Bolzano le Final Four hanno visto prevalere 2-1 i vice-campioni in carica grazie a una rete dell'attaccante nel terzo periodo, già decisivo in semifinale contro l'Asiago

    MILANO, 31 gennaio 2010 - Il campionato si è fermato per lasciare spazio alle Final Four di Coppa Italia. E ad alzare al cielo il trofeo è stato il capitano del Renon, Ingemar Gruber. Il Palaonda di Bolzano ha ospitato ieri le semifinali con gli incroci Renon-Asiago e Val Pusteria-Bolzano e oggi la finalissima. Al termine di due gare combattutissime a contendersi la coccarda tricolore sono arrivati il team dei Lupi pusteresi e i Lupetti vice-campioni d'Italia, ovvero la prima contro la seconda in classifica. Ma anche una sfida finora inedita a questi livelli, oltre che un derby altoatesino sempre sentitissimo.

    secondo trofeo — Davanti a quasi 4mila spettatori è andata in scena una finale vibrante e incerta, con il risultato in perfetto equilibrio fino al 13'54" del terzo tempo, quando uno straordinario Scott May ha scagliato un disco pesantissimo nella gabbia di Jakaitis. Da questo momento alla sirena sono esistiti solo i Rittner Buam. Il Val Pusteria aveva dato tutto ma sulla sua strada ha incontrato un portiere in grande vena, Frederic Cloutier, autentica calamita per i dischi scagliati verso di lui a più riprese. Il match finisce 2-1. Al terzo tentativo i Lupetti sapientemente guidati da coach Ron Ivany hanno dunque fatto centro. E si tratta del secondo trofeo conquistato nella storia del club. La Coppa Italia va infatti ad aggiungersi alla Supercoppa italiana dello scorso settembre (5-1 sul Bolzano). Per il Val Pusteria di coach Stefan Mair, al di là del risultato maturato sul ghiaccio neutro del Palaonda, si sono visti importanti segnali di ripresa che possono proiettarsi sul campionato, dove la squadra di Brunico, sempre prima, è reduce da cinque sconfitte consecutive.

    delusione — A rimanere a bocca asciutta, così, è la squadra organizzatrice della fase finale. Il Bolzano ha fallito il terzo obiettivo stagionale (il quarto sarebbe lo scudetto), dopo la Supercoppa e la Continental Cup anche la Coppa Italia è stata amara. Il cambio di allenatore, con il ritorno di Jari Helle (in sostituzione di Jamie Bartman sull'onda dell'eliminazione dalla Continental), non ha incrementato il numero degli allori. A condannare i padroni di casa nel confronto tutto atesino contro il Val Pusteria, un gol nel tempo supplementare (2-2 il risultato al termine dei 60' regolamentari) messo a segno dall'ex giocatore Nhl, Rem Murray. Erano passati solo 65 secondi. Sicuramente grande merito va al goalie degli ospiti, Jeff Jakaitis. La doccia fredda potrebbe avere ripercussioni visto che anche in campionato i campioni d'Italia stanno attraversando un momento difficile. Nella prima semifinale il Renon l'aveva spuntata di misura (3-2) su un Asiago sempre più convinto dei propri mezzi e capace di impegnare allo spasimo la squadra più in forma in questa fase. A far pendere l'ago della bilancia dalla parte dei Lupetti la rete di un ispiratissimo Scott May realizzata al 18'17" del terzo periodo.
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    Dopo il brutto stop all’esordio contro Alona (6-1 6-4), Francesca ha iniziato male anche stavolta ma poi è rinata con un 6-1 6-1 che regala all’Italia la semifinale, dove incontrerà la Repubblica Ceca o la Germania

    KHARKIV (Ucraina), 7 febbraio 2010 - Francesca dopo Flavia, e l’Italia va. Le azzurre di Fed Cup, campionesse in carica, hanno battuto l’Ucraina nei quarti di finale del tabellone mondiale: a Kharkiv, nella seconda e ultima giornata, dopo il 2-1 firmato Pennetta, che ha battuto 7-5 7-6 (3) la prima giocatrice ucraina, Alona Bondarenko, è arrivato il punto del 3-1, firmato Francesca Schiavone, che ha rimontato e sconfitto in tre set (2-6 6-1 6-1) la piccola Bondarenko, Kateryna.

    CUORE — La Schiavone, dopo il brutto stop all’esordio contro Alona (6-1 6-4), ha iniziato male anche stavolta: ha incassato un pesante 6-2, ma poi è rinata, cambiando gioco, e non dando più punti di riferimento alla Bondarenko, una picchiatrice che non ama molto rincorrere la palla. La partita è girata, e Francesca ha piazzato un 6-1 6-1 che regala all’Italia la semifinale, dove incontrerà la Repubblica Ceca o la Germania.

    CARATTERE — Prima della Schiavone, benissimo era andata la Pennetta, perché la Bondarenko grande (già battuta due volte, ma sempre sulla terra e nel 2002 e 2003), a tratti ingiocabile, è stata in testa nel primo set 5-3 e nel secondo 5-4 e poi 6-5, ma quando si è trovata a un passo dal chiudere ha mostrato più di un limite, sbagliando molto. Mentre l’azzurra, che nel secondo era avanti 4-2, è stata cinica (e perfetta) proprio quando contava di più. Cioè sul 5-5, 30-30 del primo set, quando ha piazzato l’ace, si è staccata (6-5) e ha poi festeggiato il 7-5 con il doppio fallo ucraino. Oppure nel decisivo tie break del secondo, quando ha approfittato del nervosismo della Bondarenko, che ha criticato due decisioni arbitrali, è volata 3-1, poi 4-2, infine 6-2, per chiudere al secondo match point, dopo un’ora e 54 dal primo quindici, con una volée di dritto "in faccia" alla bionda ucraina, chiamata a rete con una perfetta palla corta.
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    Il c.t. della Nazionale di ciclismo, 45 anni, è morto dopo un incidente stradale a Larciano, dove correva un rally come navigatore. La disperazione dell'amico Bettini, che doveva correre con lui

    MILANO, 7 febbraio 2010 - Franco Ballerini, 45 anni, c.t. della Nazionale di ciclismo, 4 titoli Mondiali e uno olimpico vinti sull'ammiraglia dal 2001, è morto all'Ospedale di Pistoia dopo un incidente avvenuto stamattina intorno alle 8.30 nella zona di Larciano, dove stava partecipando a un rally. Ballerini, grande appassionato di auto, faceva il navigatore al pilota toscano Ciardi: per motivi ancora da chiarire, la loro auto, una Renault New Clio Sport R3, è uscita di strada. Entrambi sono stati portati immediatamente all'ospedale pistoiese, ma Ballerini è spirato nonostante il prodigarsi dei medici. Il pilota è in condizioni gravi ma non è in pericolo di vita.

    tragica sbandata — L'incidente è avvenuto in un tratto di strada all'interno di un bosco tra le località di Casa al Vento e Larciano. L'auto guidata da Ciardi, con Ballerini navigatore, ha sbandato e si è schiantata frontalmente su un muro, ribaltandosi. I soccorsi sono stati immediati, perché una postazione di soccorso della Misericordia era a 50 metri dal luogo dell'incidente. Le condizioni di Ballerini sono apparse subito disperate, in quanto l'impatto è avvenuto dal suo lato: per 45 minuti i sanitari hanno cercato di rianimarlo, poi hanno deciso di portarlo all'ospedale di Pistoia, ma ormai era clinicamente morto. Secondo il referto dei medici, nell’impatto Ballerini ha riportato gravi lesioni cerebrali, fratture alla base cranica, al torace e alla gamba sinistra. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria: verrà effettuata l’autopsia. Il pilota Ciardi, invece, ha una frattura al bacino.

    cordoglio e shock — All'ospedale di Pistoia il primo ad arrivare, in lacrime, è stato Alfredo Martini, poi Paolo Bettini, Luca Scinto e tantissimi amici del c.t. Bettini avrebbe dovuto disputare con Ballerini il Rally Ronde di Larciano, ma aveva rinunciato perché impegnato ieri, come organizzatore, del Gran Premio Costa degli Etruschi. Ballerini, invece, aveva voluto esserci a tutti i costi, anche perché questo Rally era casa sua, si svolgeva sulle sue strade. Insieme, negli ultimi due anni, Ballerini (come navigatore) e Bettini (come pilota) avevano partecipato a sei rally.

    due trionfi aLLA roubaix — Franco Ballerini , che lascia la moglie Sabrina e due figli (Gianmarco e Matteo), era nato l'11 dicembre 1964 ed era è il c.t. della Nazionale dei professionisti dal 1° agosto 2001. Aveva gareggiato sino a metà aprile di quell'anno, quando al Velodromo del Nord aveva concluso la carriera portando a termine la sua 13ª Parigi-Roubaix. Ballerini ha vinto la classica del pavé due volte (1995 e 1998). Nel suo palmares figurano anche la Tre Valli Varesine dell' 87; la Parigi-Bruxelles, il GP Americhe a Montreal di Coppamondo e il Giro del Piemonte del ' 90; la tappa di Morbegno al Giro e il Romagna del ' 91. Cinque le sue presenze in Nazionale da corridore: 4 da titolare, 1 da riserva.
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    Imbarcazioni in acqua, ma partenza rinviata, a Valencia per la prima sfida tra i detentori svizzeri di Alinghi e gli sfidanti di Bmw Oracle

    VALENCIA (Spagna) 8 febbraio 2010 - Falsa partenza per la Coppa America. La prima regata della sfida, al meglio delel tre, tra il defender svizzero Alinghi e il trimarano dello sfidante di Bmw Oracle è stata rinviata a mercoledì per problemi di vento. Si sarebbe dovuto iniziare alle 10, ma l'assenza di vento ha indoto la giuria a sancire il rinvio con quasi tre ore di anticipo sul tempo limite della partenza che era previsto per le 16.30. La Coppa America numero 33, ha un volto diverso dalle sorelle che l'hanno preceduta. Due anni di beghe legali hanno prodotto questa sfida atipica fra multiscafi che si confronteranno in un percorso a bastone di 40 miglia, venti di bolina e 20 di poppa. La partenza non può essere data data quando viene rilevato un vento di intensità superiore ai 15 nodi (la rilevazione avviene a 60 metri d'altezza). Uno dei motivi per cui la regata può essere sospesa è se il vento sale oltre questo limite o se il vento ruota più di 30 ° nel corso della regata. In base al sorteggio di ieri Bmw Oracle sarebbe dovuto entrare nel campo di regata dal lato destro (bandiera gialla) mentre Alinghi entrerà a sinistra con la bandiera blu. La partenza è stata leggermente modificata per evitare incidenti fra i multiscafi.
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    Dopo due rinvii parte la Coppa America. Gli americani partono dietro ma superano presto gli svizzeri dominando il resto di una regata destinata ad entrare nella storia della vela

    VALENCIA (Spa), 12 febbraio 2010 - La Coppa America numero 33 non è ancora finita, ma quasi certamente l'uomo che la portò via agli States nel 1995, è molto vicino a riportarla "a casa". Non più San Diego, ma San Francisco Golden Gate Yacht Club, visto che Bmw Oracle ha schiantato il defender Alinghi (15'28 il ritardo al traguardo) al termine di una regata memorabile, destinata a entrare nella storia della vela. Anche se - a conti fatti - come molti temevano sono bastati tre minuti per capire come sarebbe andata.

    FINALMENTE SI PARTE — Dopo due rinvii consecutivi finalmente questa volta si può partire. Il comitato di regata ha aspettato oltre un'ora poi ha trovato le condizioni che aspettava poco più di 5 nodi alla partenza e altrettanto alla boa di bolina. Direzione Sud: sulla barca comitato compariva infatti la scritta 180 gradi. I primi 10 minuti sono quelli che cambiano la storia della Coppa e forse anche della vela. Alinghi entra da sinistra, Bmw Oracle da destra. Gli svizzeri si "fermano" sembrano aspettare il vecchio dial-up Jimmy Spithill entra nell'arena come bisonte. E in un attimo la barca svizzera si trova con una penalità da scontare. Ma gli americani non ne sanno approfittare e al via i due contendenti si trovano oltre la linea.

    AMERICANI TROPPO FORTI — Alinghi riparte subito, mentre gli americani sembrano fermi per qualche infinito secondo. Quando Spithill rimette in moto Usa 17 gli svizzeri sono davanti 670 metri. Un distacco impossibile da recuperare? Non proprio. In pochi minuti gli americani prima raggiungono la barca svizzera e poi la superano. Stringono il vento (fanno meno strada per arrivare alla boa) meglio degli altri, molto meglio degli altri, troppo meglio degli altri. Sono numeri non ancora ufficiali, ma nei circa 37 chilometri del primo lato Oracle ne regala oltre 2 agli svizzeri. Il giorno e la notte, un'utilitaria contro un'auto da corsa. Non c'è match, non c'è possibilità. Per gli svizzeri la prima regata è un'angoscia che non finisce mai. In un paio di occasioni sembrano recuperare, ma è solo un'illusione. Vincono gli americani che dopo 15 anni non sono mai stati così vicini alla Coppa. Domenica la seconda regata.
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    A Valencia vittoria degli americani anche nella seconda regata (5'27" il vantaggio sugli svizzeri) e dopo 15 anni il trofeo torna a varcare l'oceano. La prossima edizione si svolgerà a Newport nel 2013. Tra gli sfidanti anche il team di Onorato



    VALENCIA (Spagna), 14 febbraio 2010 - Dopo 15 anni di attesa e un'agonia che non sembrava finire mai l'America riconquista la Coppa velica che porta il suo nome: nell'impresa riesce Larry Ellison, che al terzo tentativo (fino a qui non ha bruciato meno di 500 milioni di euro per questa vittoria, forse anche di più) fa centro, sbaragliando il campo. E forse non è un caso che al vertice della struttura americana ci sia adesso Russell Coutts, uno dei migliori velisti al mondo, che nell'ultima regata ha voluto essere a bordo assieme al generoso e munifico boss. Coutts, quindi a 6 anni di distanza, si prende una grande rivincita personale. In un match che non verrà mai dimenticato dagli appassionati di vela con il "suo" trimarano ha battuto e per certi versi anche "umiliato" l'ex datore di lavoro, Ernesto Bertarelli.

    cannone — Il manager nato a Roma nel 1965 (già proprietario della Serono) esce come il grande sconfitto da questa regtata: anche nella seconda prova ha iniziato a timonare e prima ancora che cominciasse (nel pre partenza) ha beccato un'altra probabilità (una l'aveva rimediata nel primo confronto), per essere entrato nel box di partenza nei 5 minuti che separano dal colpo di cannone. A questa si è aggiunta una partenza non velocissima mentre Bmw Oracle si trovava a gestire un vantaggio considerevole. Ma a metà del primo lato controvento qualcosa su Alinghi è successo: dopo una virata il timone è rimasto nelle mani del francese navigatore oceanico Loick Peyron. Il cambio di pilota e qualche salto di vento giusto (anche con i multiscafi Brad Butterworth è ancora un genio) hanno cambiato la prospettiva, ma nonostante la rimonta l'essere passati addirittura in vantaggio, gli svizzeri alla fine del primo lato hanno sbagliato qualcosa, non sono riusciti a mantenere il vantaggio e si sono presentati alla boa con 28" di ritardo.

    per la boa — Non tantissimo, ma in quel momento la regata era di fatto finita. Il percorso della seconda prova prevedeva un triangolo equilatero, ma con queste barche il lato di lasco di fatto non prevede sorpassi. Gli scafi vanno diritti per la boa. Quindi l'ala di Oracle doveva solo difendere il vantaggio per riportare a casa la Coppa. Bertarelli è tornato al timone, ma non è cambiato più molto. Non è stato difficile: per la gioia anche di Matteo Plazzi e Simone de Mari, i due italiani a bordo, che conquistano così il trofeo velico più antico del mondo. Adesso si dice per il futuro si tornerà alle vecchie barche (Acc class) nella versione 6, Vincenzo Onoraro con Mascalzone Latino tramite il suo avvocato Alessandra Pandarese, ha già lanciato la sfida. Si dovrebbe correre nel 2013, forse a Newport, per oltre mezzo secolo il teatro di altre Coppe America. Dopo tante novità, la restaurazione.
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    Semifinali scudetto: i veneti travolgono 5-0 Val Pusteria e si portano sul 2-0 (serie al meglio delle sette). In difficoltà i campioni d'Italia, che cedono 1-2 nel derby atesino e sono sotto di due gare

    MILANO - 25 marzo 2010 - Le semifinali playoff, così come i quarti, si giocano al meglio delle 7 partite, quindi gara-2 rimane assolutamente indicativa. Nel caso dell'Asiago, nuovamente vittorioso, assume comunque il valore di una mezza finale scudetto già in tasca. I Leoni dell'altopiano si trovano a meraviglia, appaiono in grande condizione e maggiormente determinati rispetto al Val Pusteria che sembra pagare un po' lo sforzo di una stagione condotta sempre al comando fino a poche giornate dal termine. In difficoltà i campioni d'Italia del Bolzano battuti in casa 1-2 ai rigori e sotto 0-2 nella serie. Il Renon è a metà del cammino verso la finale scudetto.

    STELLATI STELLARI — In queste due prime sfide di semifinale contro il Val Pusteria gli Stellati hanno messo in mostra un gioco davvero stellare. Dopo il 6-4 rifilato in trasferta ai Lupi pusteresi in gara-1, è arrivato l'ancora più pesante 5-0 casalingo ottenuto sempre dall'Asiago in gara-2. All'Odegar, carico di entusiasmo, il Val Pusteria, letteralmente soverchiato dal mix di linea verde ed esperienza messo sul ghiaccio da coach John Harrington, si è sciolto come neve al sole. Risultato già in cassaforte dopo 40 minuti. Il goalie ospite Jakaitis si è dovuto inchinare nei primi due tempi per ben tre volte sulle conclusioni di Ralph Intranuovo e anche per la rete del 2-0 realizzata da Vince Bellissimo, fratello del portiere giallorosso e della nazionale azzurra Daniel (2° shutout nei playoff) che sta vincendo alla grande il confronto con il suo avversario a difesa della gabbia pusterese. Ciliegina sulla torta il sigillo di David Borrelli, nel terzo periodo, ancora a segno dopo la doppietta decisiva firmata alla Leitner Solar Arena. Nulla è compromesso ma il 2-0 nella serie è un vantaggio cospicuo e per di più l'Asiago ha inanellato il sesto successo consecutivo contando i quattro del quarto di finale vinto 4-2 (in rimonta da 0-2) contro il Fassa. Un filotto che da ulteriore fiducia. La squadra di coach Stefan Mair è costretta invece a puntare tutto o quasi su gara-3, in programma a Brunico, per ritrovare intensità e lo smalto perduto, e riaprire i giochi.

    DERBY ATESINO — Davanti a 2800 spettatori al Palaonda, risorge il Bolzano che trova sulla sua strada un ottimo Freddy Cloutier, goalie paratutto dei Lupetti di Collalbo. Un gol annullato (bastone alto) e un rigore fallito da Scelfo, parata di Pasi Hakkinen (7'07" del terzo tempo) le recriminazioni del Renon che dopo aver portato a casa gara-1, piuttosto agevolmente (4-1), si è trovato al cospetto di una squadra che ha recuperato energie insperate anche se non ancora il giusto ritmo. Le 7 partite del combattutissimo quarto col Pontebba hanno lasciato un po' di scorie nei campioni d'Italia. Gara-2 del derby atesino, che rimanda alle due ultime finali scudetto sempre perse dal Renon, è stato deciso dai tiri di rigore, dopo che Ryan Jardine al 16'53" del secondo tempo e Jan Nemecek, quando il terzo era iniziato da 20 secondi, avevano fissato l'1-1. Quindi i penalty con Tudin che infila il 6° e Kenny Corupe (il "mago di Hamilton") che pareggia al 9° tiro, poi Emanuel Scelfo piazza il disco del 2-1 che consegna ai Lupetti il 2-0 nella serie
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    Titolo Ncaa 2010 alle ragazze di Connecticut, che piegano Stanford e portano a 78 la striscia di successi consecutivi che dura da due anni. Alla base di questo prodigio, il coach Geno Auriemma, un americano originario di Avellino

    SAN ANTONIO (Usa), 7 aprile 2010 – Da Stanford, Final Four 2008, ultima sconfitta conosciuta, a Stanford, Finalissima Ncaa 2010, teatro dell’ultima vittoria, la più sudata. In mezzo le Connecticut Huskies ci hanno infilato due anni da dominatrici assolute del college basket al femminile, con 78 gare consecutive senza sconfitte (record di tutti i tempi, migliorato un primato che già apparteneva a UConn) e due titoli Ncaa da aggiungere agli altri 5, conquistati tra il 1995 e il 2004, tutti sotto la guida di Geno Auriemma, italiano di Montella, Avellino, immigrato negli Usa all’età di 7 anni e diventato leggenda.

    l'ultimo trionfo — La finalissima giocata a San Antonio contro Stanford, unica squadra ad aver messo in difficoltà le Huskies durante la regular season 2009-10 arrivando in vantaggio a fine primo tempo, rischiava di trasformarsi in beffa. UConn infatti ha chiuso la prima frazione sotto 20-12, a un passo da un tonfo clamoroso che avrebbe reso inutile il dominio più lungo che il basket ricordi. Ci ha pensato Maya Moore, la stella più luminosa della squadra, a rimettere le cose apposto, segnando 11 punti nel 17-2 con cui le Huskies si sono riprese il controllo del match, chiuso sul 53-47 (la finale col punteggio più basso di sempre) davanti a 22.936 spettatori, compreso il vice presidente Joe Biden e l’ex segretario di stato Condoleeza Rice, tifosissima di Stanford. “Sapevamo che non poteva andare peggio dopo il primo tempo – ha detto Maya, 23 punti e 11 rimbalzi -. Perciò siamo tornate in campo e abbiamo cominciato a tirare: nessuna paura”.

    la squadra dei record — Nessun team aveva mai messo insieme due stagioni di fila senza sconfitte. Prima del brivido finale, le ragazze di Auriemma, (votate da un sondaggio di Sports Illustrated terza miglior squadra del decennio dopo Los Angeles Lakers e New England Patriots) avevano vinto tutte le 77 sfide con almeno 10 punti di vantaggio, e nelle 5 partite del torneo Ncaa che hanno preceduto il rendez vous con Stanford avevano rifilato alle avversarie uno scarto complessivo di 208 punti. Merito di un roster stellare, illuminato da Maya Moore, terzo anno di 180 centimetri entrata per la terza volta nell’All American (il quintetto ideale, impresa riuscita solo alle leggende Chamique Holdsclaw, Alana Beard e Courtney Paris), e dalla senior Tina Charles, centro di 193 centimetri vincitrice del Naismith Trophy, il premio di miglior giocatrice della stagione, viaggiando a una media di 18,4 punti e 9,5 rimbalzi a partita. Una squadra così rischia di non fermarsi mai: il prossimo obiettivo è prolungare la striscia vincente fino a 88 gare, come UCLA maschile di inizio anni Settanta, record assoluto del college basket indipendentemente dal sesso.

    il timoniere — Alla guida di questa corazzata c’è un italiano, da 16 anni cittadino americano, diventato il coach con più titoli Ncaa al femminile dopo Pat Summitt (che ne ha 8, conquistati con Tennessee). La leggenda di Auriemma comincia nel 1985, quando l’Università del Connecticut gli affida il compito di allenare la squadra di basket femminile, che in undici anni di storia ha ottenuto una sola stagione vincente. La prima di 11 Final Four arriva nel 1991, il primo dei 7 titoli Ncaa nel 1995 con la prima di quattro stagioni perfette, record assoluto. 731 vittorie in 853 incontri, Auriemma ha vinto 6 titoli di coach dell’anno ed è entrato nella Hall of Fame del basket nel 2006. Allenerà la nazionale Usa (con cui ha vinto l’oro olimpico nel 2000 come assistant coach) al Mondiale 2010 e alle olimpiadi di Londra 2012. E non ha nessuna voglia di fermarsi. Come le sue Huskies.
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    La brindisina sconfigge 6-2 4-6 6-3 la spagnola Suarez Navarro e conquista il nono torneo in carriera. Il successo sulla terra è un ottimo segnale in vista degli Internazionali di Roma e del Roland Garros

    MARBELLA (Spagna), 11 aprile 2010 - La Spagna che tanto ama e che tanto ha fatto per la sua crescita professionale, regala finalmente un titolo Wta, il nono della carriera, a Flavia Pennetta che si è aggiudicata il torneo di Marbella (220 mila dollari di montepremi sulla terra rossa) battendo in finale la spagnola Carla Suarez Navarro per 6-2 4-6 6-3. A segno anche Sara Errani e Roberta Vinci che hanno vinto la finale del doppio battendo 6-4 6-2 la russa Kondratieva e la kazaka Shvedova.

    grande avvio — L'inizio è tutto per la brindisina che gioca ben dentro al campo e attacca, quando possibile, il debole servizio della spagnola che tiene il primo game prima di subire 5 giochi consecutivi. Flavia vola sul 5-1 e poi chiude in scioltezza per 6-2 al primo set point utile con un bilancio di 14 vincenti e 9 errori gratuiti. Nel secondo la spagnola si fa più aggressiva e va avanti di un break, Flavia lo recupera, ma perde una seconda volta la battuta sul 5-4 concedendo la frazione alla rivale. Nel set decisivo Flavia manca la palla del 3-1 e poco dopo è la Suarez a mancare quella del 4-3. L'azzurra riprende in mano le operazioni con la lucidità iniziale, salva una delicata palla break, sale 5-3 e chiude con un rovescio lungolinea che pone fine al match dopo 2 ore e 3 minuti di gioco.

    parla flavia — "Ho avuto la meglio solo alla fine. Avevo iniziato bene, poi mi sono sentita un po' stanca e Carla ha iniziato a giocare con più aggressività. Avrei potuto vincere in due set, ho dovuto iniziare da capo nel terzo ma dal 3-3 ho giocato bene. Carla avrà comunque molte occasioni per vincere questo torneo. La gente mi diceva quanto bello fosse giocare qui, aveva ragione".

    quota nove — Si tratta della 44ª vittoria italiana nel circuito Wta, della nona personale di Flavia Pennetta che in passato aveva vinto vinto a Sopot nel 2004, a Bogotà e Acapulco nel 2005, a Bangkok nel 2007, a Vina del Mar e Acapulco nel 2008, a Palermo e Los Angeles nel 2009.

    altre finali — Buon segno in vista dei Campionati Internazionali d'Italia e del Roland Garros, i due più importanti appuntamenti stagionali sulla terra rossa. Nell'altro torneo Wta, a Ponte Vedra in Florida, finale tra la numero 2 del mondo, la danese Caroline Wozniacki, e la bielorussa Olga Govortsova. Nel maschile Wawrinka e Hanescu giocano la finale a Casablanca, Chela e Querrey invece a Houston nel Texas. E da domani tutti i big, ad eccezione di Federer e Del Potro, saranno in campo nel tradizionale appuntamento di Montecarlo. Nadal, testa di serie numero 2 e alla ricerca del sesto titolo consecutivo, è nella parte bassa assieme a Tsonga, Murray e Ljubicic, Djokovic invece è testa di serie numero 1 e dovrà stare attento a Youzhny, Cilic e Verdasco.
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    La matricola terribile conquista il trofeo battendo Piccinini e compagne al tie break. Grande protagonista Tai Aguero

    RIMINI, 18 aprile 2010 – E la favola è diventata realtà. Villa Cortese si aggiudica la Coppa Italia al primo tentativo da matricola battendo la più blasonata Foppapedretti Bergamo (le due hanno buone probabilità di ritrovarsi in semifinale scudetto) e facendo esultare i 500 tifosi che sono giunti dal piccolo paesino lombardo (circa 6000 abitanti).

    allo sprint — Nel primo set Bergamo parte bene, lucida come in semifinale, pochi errori e molta sostanza. Villa paga forse un po’ di emozione, sbaglia qualche attacco e si ritrova a rincorre, sempre sotto di 2 o 3 punti. Il massimo vantaggio arriva sul 15-10, con muri di Furst e Arrighetti. Poi comincia la rimonta della Mc Carnaghi. La solita Aguero, ma anche Cruz e Durisic a muro. Un punticino dopo l’altro la squadra rosicchia il vantaggio mentre Bergamo mostra le prime crepe: lente in difesa e meno precise in attacco. Pareggio e sorpasso si materializzano sul 23-22 con un muro di Secolo e una seconda linea di Aguero. E lo sprint premia Villa Cortese.

    equilibrio — Secondo set di sostanziale equilibrio. Villa Cortese aggiusta la battuta rendendo più prevedibile il gioco di Bergamo che si aggrappa a Piccinini e Del Core. Ma la volata finale arride sempre alla squadra lombarda. Nel terzo set sale in cattedra Sara Anzanello: sono suoi 5 punti dei primi dieci di Villa Cortese che accumula subito un +4 prezioso da gestire. Micelli ritenta la carta della semifinale: fuori Ortolani non proprio in forma, dentro Lucia Bosetti che può aiutare anche la ricezione e liberare Piccinini e Del Core. E Bergamo ritrova equilibrio. Si riavvicina fino a -1, agguanta Villa Cortese sul 20-20 e sorpassa con Del Core.

    tie break — Poi sono emozioni forti: con un 6-0 la Foppa ha il set point sul 24-20. Aguero ne annulla 2, poi ancora un muro di Durisic prima che Del Core chiuda il parziale e riapra i giochi. Il quarto set vede un’altra Foppa e una Villa Cortese più meno sicura. Del Core e Picci prendono possesso dell’attacco e le lombarde cominciano a sbagliare un po’ troppo. Bergamo trova l’allungo decisivo sul 20-12 e chiude. Tie break all’insegna dell’equilibrio rotto solo nel finale dal punto decisivo di Aguero.

    Il tabellino
    Bergamo-Villa Cortese 2-3 (23-25, 22-25, 25-23, 25-17, 13-15)

    FOPPAPEDRETTI BERGAMO Del Core 23, Arrighetti 9, Ortolani 9, Piccinini 20, Furst 15, Lo Bianco 3; Merlo (L), Serena, L. Bosetti 9. N.e. Fanzini, Gujska, Carrara, Zambelli. All. Micelli.
    MC-CARNAGHI VILLA CORTESE Secolo 7, Anzanello 18, Aguero 34, Cruz 9, Durisic 9, Berg 2; Cardullo (L), Luciani, Hasalikova, Pinese, Nicora. N.e. Lanzini, Bosetti C. All. Abbondanza.

    ARBITRI: Sobrero e Padoan

    NOTE: spettatori 4550. Durata set: 30’, 27’, 29’, 24’, 18’; totale 128’. Punti Bergamo: battute sbagliate 7, vincenti 3, muri 15, seconda linea 5, errori 26. Villa: b.s. 7, v. 1, m. 15, s.l. 12, e. 20.
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    La formazione italiana vince la Champions League 2010 battendo, nella finale di Lodz, 3-0 i russi della Dinamo Mosca

    LODZ (Polonia), 2 maggio 2010 -Più forte della fatica, più forte del calendario, più forte dell’avversario, più forte e basta. Il Trentino resta sul trono d’Europa schiacciando in una finale senza storia - 3-0 (25-12, 25-20, 25-21) - la malcapitata Dinamo Mosca. A riaffermare un dominio che dura in Champions League da due anni: in 24 gare giocate i trentini se ne sono portate a casa ben 22. E per chi si diletta di numeri quest’anno la squadra di Rado Stoytchev (che da quando è arrivato tre anni fa ha vinto tutto) ha centrato tutte e quattro le finali dei tornei che ha disputato (record assoluto nella pallavolo del rally point system) finora vincendo tutto: Mondiale per Club, Coppa Italia e adesso la Champions, in un crescendo tumultuoso di partite e successi.

    primo set — Nel primo set Trento prende a pallate (non è un’esagerazione giornalistica) la Dinamo Mosca: la progressione dei punti 7-1, 21-10, 25-12, fotografa bene il divario mostrato da Kaziyski e compagni. Invano Yuri Cherednik (per molti anni giocatore in Italia) cerca di mutare qualcosa nella sua Dinamo. Cambia palleggiatore, opposto e schiacciatori, ma il risultato è “umiliante”. Mentre i trentini che vanno in battuta sembrano avere ingaggiato una battaglia fra compagni per stabilire chi picchia più forte: solo in questo parziale si registrano 4 ace della squadra italiana contro 2 sole battute sbagliate.
    secondo set — La musica cambia impercettibilmente nel secondo: Trento non ha bisogno di maramaldeggiare, prende subito il break che gli serve e lo conserva (facilmente) fino al termine della frazione, per la gioia del centinaio di tifosi trentini che si sono sobbarcati 19 ore di pullman (altrettante al ritorno) per festeggiare i loro eroi. Intanto Cherednik continua a fare il vigile urbano facendo entrare e uscire i suoi dal campo, senza però grandi risultati.

    terzo set — Anche il terzo set è saldamente nelle mani dei trentini con Juantorena e Vissotto strepitosi in attacco e Sala devastante in battuta. Zygadlo orchestra tutti a meraviglia con percentuali da extraterreste, solo nel finale Trento lascia qualcosa alla Dinamo. Ma sono dettagli. Come un anno fa a Praga l’inno è ancora "Nel Blu dipinto di blu". Semplicemente Trento è la squadra più forte che abbia mai giocato in Italia in epoca di rally point e cercherà di prendersi anche l’ultimo trofeo: fra una settimana esatta a Bologna, nella finale secca per lo scudetto contro Cuneo.
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