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^Julia Kendall^.
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Fino ad Achtung baby sono bellissimi, gli ultimi lavori lasciano un po' a desiderare!
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U2, Bono e The Edge nel consiglio di amministrazione della Fender
Scegliere di entrare a far parte del board di un colosso mondiale della manifattura di strumenti musicali lo stesso anno nel quale si dovrebbe pubblicare un nuovo disco potrebbe apparire, di primo acchito, una mossa non esageratamente strategica, ma loro - del resto - alle agende piene sono più che abituati, da almeno trent'anni a questa parte: il frontman e il chitarrista degli U2, Bono e The Edge, sono entrati a far parte del consiglio di amministrazione della Fender Musical Instruments Corporation, il leggendario marchio che ha consegnato agli annali - tanto per citare il modello più famoso - l'immortale Stratocaster che aiutò Jimi Hendrix a scrivere la storia del rock moderno.
"The Edge è un innovatore", ha commentato il co-presidente del gruppo Mark Fukunaga, "E Bono è un visionario con un ottimo senso degli affari, che non mancherà di aiutare la nostra società a raggiungere i suoi obiettivi". "Mi sento un bambino in un negozio di dolci", ha commentato - non a caso - il chitarrista: "Sono un fan della Fender fin dagli inizi, e ho sempre suonato le sue chitarre su tutti i dischi degli U2. La cosa che mi interessa di più è lavorare con il team di ricerca e sviluppo sulle idee per i nuovi modelli".
"Comunque la si veda, il marchio Fender non è solo sinonimo di eccellenza nella manifattura, ma un pezzo di storia americana, da Hendrix a Bill Frisell", sono state le parole di Bono: "Amano la musica, sono indipendenti, e fieri di essere americani: sono eccitato di essere stato chiamato a farne parte".. -
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della serie: i soldi non bastano mai . -
.CITAZIONE
Bono dice addio alla chitarra: "Dopo l'incidente in bici forse non suonerò più"
Il leader degli U2 dà l'annuncio ai fan sul sito degli U2: "La band mi ha detto che la civiltà occidentale non dipende dal fatto che io suoni ma mi mancherà"
02 gennaio 2015 - Milano
Era il 17 novembre quando Bono cadeva dalla bicicletta a New York, in Central Park. Un incidente apparso subito piuttosto serio, con quel braccio fratturato in sei punti e un lungo intervento chirurgico servito a impiantargli tre piastre metalliche e 18 chiodi. "Il recupero è stato più difficile di quanto pensassi e con ogni probabilità non riuscirò più a suonare la chitarra", ha annunciato ai fan dal sito web della band. Due mesi in cui "ho avuto tempo per scrivere le parole di nuove canzoni - aggiunge il cantante - ma anche per guardarmi indietro e fare un bilancio dell'anno trascorso".
Bono, però, trova anche la voglia di scherzare: "La band mi ha detto che la civiltà occidentale non dipende dal fatto che io suoni o meno, ma mi mancherà molto mettere le dita sulle corde delle mie chitarre. Anche solo per piacere, al di là del fatto che con la chitarra scrivo le canzoni per il gruppo".. -
Fabriman94.
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Sono durati tre dischi (alcune tracce di War sono dei capolavori), poi hanno fatto la fine che sanno tutti. . -
Spellbound.
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Fabriman94.
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Ma poi Bono sa suonare la chitarra come la so suonare io, per non dire peggio eh. . -
Blackvampires1986.
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.CITAZIONE
Bono dice addio alla chitarra: "Dopo l'incidente in bici forse non suonerò più"
Il leader degli U2 dà l'annuncio ai fan sul sito degli U2: "La band mi ha detto che la civiltà occidentale non dipende dal fatto che io suoni ma mi mancherà"
02 gennaio 2015 - Milano
Era il 17 novembre quando Bono cadeva dalla bicicletta a New York, in Central Park. Un incidente apparso subito piuttosto serio, con quel braccio fratturato in sei punti e un lungo intervento chirurgico servito a impiantargli tre piastre metalliche e 18 chiodi. "Il recupero è stato più difficile di quanto pensassi e con ogni probabilità non riuscirò più a suonare la chitarra", ha annunciato ai fan dal sito web della band. Due mesi in cui "ho avuto tempo per scrivere le parole di nuove canzoni - aggiunge il cantante - ma anche per guardarmi indietro e fare un bilancio dell'anno trascorso".
Bono, però, trova anche la voglia di scherzare: "La band mi ha detto che la civiltà occidentale non dipende dal fatto che io suoni o meno, ma mi mancherà molto mettere le dita sulle corde delle mie chitarre. Anche solo per piacere, al di là del fatto che con la chitarra scrivo le canzoni per il gruppo".
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Chi è davvero Bono Vox? L’inchiesta choc sugli U2
di Arianna Cameli
Ma Bono, la rockstar leader degli U2, è buono davvero? Leggendo il libro di Harry Browne “The Frontman. Bono (nel nome del potere)” tradotto da Alberto Prunetti e uscito per le edizioni Alegre, sembra proprio di no. Sotto i panni del filantropo scopriamo che si nasconde l’uomo di fiducia delle lobby del potere economico e politico mondiale
Seguendo i metodi del giornalismo d’inchiesta, Browne, irlandese ma di origini italo-americane, ha analizzato e scandagliato in maniera precisa e approfondita un’infinità di dati e fonti che fanno a pezzi il personaggio carismatico degli U2. Una lucida analisi che si occupa di “smontare” passo dopo passo i tre grandi scenari nei quali si muove la figura di Bono Vox: l’Irlanda, l’Africa e il mondo delle corporations.
“This is not a rebel song”
Si parte dal conflitto nord-irlandese, presente nella celebre traccia “Sunday Bloody Sunday“, e dal testo ambiguo scritto dagli autori: “Questa non è una canzone di ribellione” ripete fin dagli anni ’80 il leader Bono Vox durante i concerti e a buon ragione. La canzone si riferisce a due eventi sanguinosi della storia irlandese: uno avvenne nel 1920 quando l’Ira (Esercito Repubblicano Irlandese) uccise diversi agenti britannici e dei tifosi persero la vita sotto il fuoco dell’esercito inglese a una partita di calcio e il secondo, più recente, ebbe luogo nel 1972, quando i paracadutisti inglesi uccisero dei civili disarmati nella marcia di Derry che rivendicavano i diritti dell’Irlanda del Nord.
“Sunday bloody sunday” venne percepita dal pubblico come una canzone che si opponeva ai massacri e che ribadiva l’identità irlandese, ma di quale irlandesità si trattava? In realtà il testo non dice nulla sui responsabili dei massacri, i quali tra l’altro vengono descritti in modo fin troppo vago. Alcuni versi offensivi per coloro che reclamavano i diritti civili furono addirittura modificati in corsa dal chitarrista The Edge: gli U2 volevano rimanere sfuggenti. Segno che la linea del gruppo rock sull’argomento era ben delineata e seguiva un orientamento preciso, quello di non spiacere a nessuno.
La canzone è infatti un inno alla pace che nasconde volutamente l’idea del conflitto vanificandone le ragioni. Accade che mettendo tutto in un gran calderone il gruppo sostenne le posizioni dell’establishment britannico e di quello irlandese moderato mantenendo il silenzio sulle cause del conflitto e sul ruolo stragista dello stato, in questo modo però non fece che prolungare la guerra, dando la colpa dei massacri ad un’Ira impazzita e assetata di sangue. La carriera di Paul Hewson, in arte Bono Vox, “buona voce” della middle class irlandese, ebbe in compenso molti benefici proprio dalla questione nord-irlandese.
“Credo che la più grande beneficenza sia pagare le tasse nel paese in cui vivi”. (Bono Vox)
Tra gli argomenti principali per cui gli U2 non sono più tanto amati in Irlanda, c’è quello dell’evasione fiscale. Una premessa: nel paese fino a pochi anni fa vigeva un regime di tassazione agevolato, in particolare per le royalties degli artisti, ma a causa della crescente crisi economica nel 2006, il governo irlandese fissò un tetto per l’esenzione a 250.000 euro annui per contribuente – soglia che la grande maggioranza di scrittori, pittori e musicisti poteva solo sognare, ma che per gli U2 costituiva un problema immediato. La band reagì con rapidità, spostando il ramo della pubblicazione musicale ad Amsterdam, dove i diritti d’autore sarebbero stati tassati solo al 5%.
Il quotidiano “Irish Times” li criticò duramente e ne fece una questione morale: “È un po’ troppo facile dare lezioni ai contribuenti del ceto medio sulle responsabilità del loro governo, mentre giri il mondo da un posto affascinante all’altro, e un terzo dei tuoi guadagni è esentasse. Ma se un obiettivo-chiave della tua campagna è alzare la quota di aiuti del governo irlandese ai paesi poveri fino allo 0,7% del Pil, allora non è bello che, dopo più di vent’anni di esenzione fiscale, salti giù dalla nave per non pagare quello che molti vedono come il tuo doveroso contributo”.
Accusati in sostanza di aver privatizzato i profitti e socializzato le perdite, Bono e compagni abbandonavano l’Irlanda al proprio destino, proprio quando il paese aveva più bisogno di reddito per resistere al programma di austerità selvaggia del governo. Persino la cantante Sinead O’Connor reagì piccata e inviò un tweet al cantante, storpiandone il nome: “ Io le tasse le pago in Irlanda, Bozo”.
Come una corporation
Gli U2 non sono solo una rockband. da diversi anni sono diventati una holding, la società si chiama Not Us Ltd, e arrivò sotto i riflettori nel 1995, quando venne minacciata di essere depennata dal registro delle imprese per non aver presentato la dichiarazione dei redditi. La corporation, perché di questo si tratta, conta innumerevoli società dal profilo incerto residenti in paradisi fiscali off-shore, ma soprattutto il grosso delle attività di alcune di esse sembra consistere nel farsi prestiti a vicenda. Scatole cinesi per nascondere debiti, speculazioni edilizie e società in fallimento.
Bono Vox, mentre si ammanta di un blando pacifismo, è stato proprietario negli Usa di due società produttrici di videogiochi di guerra, uno di questi aveva come scenario una missione particolare: andare in Venezuela per conto di alcune società, creare un colpo di stato per togliere di mezzo un odioso tiranno venezuelano (ogni riferimento a Hugo Chavez è puramente casuale). Bono non ha mai commentato pubblicamente le lamentele dei politici e degli attivisti venezuelani che, assieme ad alcuni intellettuali statunitensi, sottolineavano quanto l’idea di un colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti contro il governo del loro paese fosse spaventosa.
Nel 2004 viene creata ONE, organizzazione senza scopo di lucro, ONE viene dal titolo di una delle migliori canzoni degli U2 e ha una sua forza. Inizialmente era una coalizione di organizzazioni statunitensi, tra cui Oxfam America, Save the Children, World Vision, Data, parteciparono anche diversi personaggi pubblici, tra cui Condoleezza Rice. Ma il contributo finanziario più rilevante è senz’altro quello della Fondazione di Melinda e Bill Gates.
Ma cosa si propone di fare la ONE? Essenzialmente pratiche di lobbying planetarie sui temi della filantropia.
Cosa accade in verità? Solo l’1% del ricavato è destinato ad opere caritatevoli.
Qual è l’obiettivo reale che persegue? Imbonire con le parole il pubblico occidentale sulla promozione di soluzioni scientifiche e tecnologiche, volte ad aumentare la produzione agricola nelle zone più povere del mondo, attraverso l’uso degli OGM, perlopiù in partnership con aziende come Monsanto!
“La fame è una cosa assurda… ma sappiamo cosa fare”
Fin dagli anni in cui Bono Vox si dava da fare con i baracconi finti del Live Aid, per l’Africa ha sempre proposto soluzioni neoliberiste. Browne su questo punto insiste con dovizia di particolari, ma egli non prende di mira la rockstar nella sua persona, analizza, invece in maniera lucida e dettagliata il modo in cui personaggi simili servano al capitalismo e quale sia la loro funzione sistemica.
Il giornalista racconta che in un convegno in Africa sulla povertà ad un certo punto prese la parola un militante africano già arrestato dal suo governo, il quale mosse una critica, condivisa anche da tanti economisti, al sistema di aiuti occidentali, mettendo in discussione le modalità, la consistenza dei fondi e le ditte africane che gestivano questi soldi. Bono lo interruppe e gli disse una parola sola: “Stronzate!”, rivelando tutto la sua arroganza da neocolonialista bianco che sa come devono essere compiute le azioni di sostegno, perché devono andare naturalmente verso i profitti dell’Occidente.
I programmi di agrobusiness che queste società statunitensi stanno portando avanti in diversi paesi come l’India e il Messico hanno infatti prodotto l’indebitamento dei contadini, costringendoli a vendere le proprie terre per poter sostenere le spese necessarie ad acquistare i semi Ogm e i fertilizzanti, ormai divenuti necessari su terreni esauriti.
G8, Camp David 2012 – Bono era stato invitato a parlare al Global Food Summit e in quell’occasione dichiarò a un intervistatore: «You know, nessuno vuole più vedere quei pancioni dilatati (sic)… La fame è una cosa assurda. E sappiamo cosa fare per risolvere la faccenda. You know, ci sono questi nuovi approcci globali all’agricoltura che incrementano la produttività».
In quel “sappiamo” ritroviamo, di nuovo, quella visione coloniale del mondo occidentale che conosce la soluzione e la impone a un paese ritenuto inferiore di autodeterminarsi. La campagna per l’Africa si rivela una grande pratica di marketing e le attività intraprese da Bono sulla cancellazione del debito dei paesi poveri sembrano essere nate con ben altri obiettivi e altri scopi. Secondo l’analisi di Browne, i paesi in difficoltà sarebbero comunque rimasti sempre insolventi poiché incapaci di produrre ricchezza e, già prima che arrivasse Bono, la Casa Bianca si era impegnata a ridurre di due terzi il debito dei paesi poveri, mediante un piano della Banca Mondiale.
Quello che invece il leader degli U2 si guarda bene dal discutere con i potenti del mondo, come Tony Blair, George Bush, o Bill Clinton, sono le ragioni per cui in questi paesi l’economia resta bloccata e asservita a strutture autoritarie spesso appoggiate dalle multinazionali che hanno bisogno dei terreni africani per produrre prodotti da vendere in costosi ristoranti.
A supporto di questo ragionamento l’autore dimostra, con un ampio corredo di dati, che dove Bono è passato la povertà non è affatto diminuita ma semmai aumentata.
Il cantante, secondo Browne, fa parte a pieno titolo dell’industria contemporanea basata sull’umanitarismo delle celebrità, la quale proponendo false soluzioni sui temi della disuguaglianza e della povertà contribuisce in questo modo al mantenimento dello stato di fatto.
“E allora smettila!”
Uno degli aneddoti curiosi, narrati nel libro-inchiesta, merita sicuramente di essere ricordato. Ad un concerto a Glasgow la band ad un certo punto impone il silenzio e Bono Vox comincia a battere le mani in modo solenne, scandendo con lentezza il ritmo per richiamare l’attenzione. A questo punto dovrebbe partire uno dei suoi soliti discorsi sensibilizzanti sull’Africa e infatti lui attacca: “Ogni volta che batto le mani in Africa muore un bambino”. Sembra che qualcuno dal pubblico, in un impeto di ribellione, gli abbia risposto: “Be’ allora smetti di farlo”. Storiella forse apocrifa, avverte l’autore, ma arcinota tra il pubblico dei club irlandesi e inglesi che della pseudo filantropia di Bono non ne vuole più sapere.. -
^Julia Kendall^.
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CITAZIONELettera aperta agli U2 prima dei concerti di Torino: perché forse un po’ vi odio
Scritto da Umberto Scaramozzino in data 4 settembre 2015
Non è che sia davvero una lettera aperta questa, non sono neanche sicuro abbia senso il concetto di lettera aperta con il quale tentiamo di deframmentare tutte le puttanate sparse per il web. Non mi interessa neanche molto il fatto che scrivere un pezzo sugli U2 a poche ore dall’inizio del tour europeo possa portare alla mia testata dei vantaggi di posizionamento in vista del report di domani. Di base ne scrivo perché voglio farlo e perché tanto qui nessuno me lo impedirà.
Ragazzi, odiarvi è davvero facile. Penso che neanche i fratelli Gallagher siano stati bravi quanto voi nell’ispirare bambole voodoo. Lo scorso anno ho visto più gente indignata per il vostro album apparso magicamente nel proprio iTunes che protagonisti di Ice Bucket Challenge. Ho sentito parlare di violazione, di lesione della libertà culturale. In effetti, come vi permettete di mettere un disco pop rock nell’iPod di un amante della techno o di un cultore del doom metal?
Io in tutto questo ho pensato di essere stanco di volervi difendere, di voler spiegare che non me ne frega un cazzo se siete i migliori investitori che il mondo della musica abbia mai visto, se avete spostato le vostre royalties dall’Irlanda all’Olanda per infinocchiare il sistema di tassazione del vostro Paese. Che l’hanno fatto anche gli Stones con largo anticipo e che a loro era concesso perché sporchi, cattivi e lussuriosi. Ma voi volete fare i santi paladini senza mai camminare scalzi, questo le persone non lo accettano. Poi oh, andate a rompere i coglioni ai governi di tutto il mondo per salvare l’Africa, ma intanto vi fate le vacanzone, vi comprate i villoni, girate con i macchinoni. Neanche foste delle fottute rockstar.
Dai diciamocelo, avreste potuto farvi i cazzi vostri e continuare a suonare sui tetti dei palazzi paralizzando intere città dall’altra parte dell’Oceano e non immischiarvi in questo promiscuo liquame socio-politico. Chi ve l’ha fatto fare? Chi ve lo fa fare tuttora?
E preferirei non parlare di quella storia del Super Bowl. Cioè, dopo l’11 settembre, una lancia nel costato degli Stati Uniti d’America, voi, una band europea, vi siete presi la responsabilità di occupare lo spazio televisivo più importante del pianeta. Ma chi vi credevate di essere?
Si dice vi interessi solo mettervi in mostra e continuare a vendere la vostra musica.
In fondo la paura dell’irrilevanza è oggi un vostro vessillo. La sbandierate come negli anni Settanta si sbandieravano le malattie veneree.
Anche questa cosa del progresso, dell’innovazione, ecc ecc. Ma vi rendete conto che mentre andavamo tutti a vedere “San Valentino Di Sangue in 3D” al cinema, annoiavo i miei amici con la storia che voi già nel 2003 stavate sperimentando quella tecnologia e che il vostro “U23D” è stato il primo live-action in 3D di sempre. Avrei potuto essere quello che nella scena delle tette che escono fuori dallo schermo urlava “SCOPAAARE” e invece ero quello che faceva il saputello su una band di antipatici.
Avete definito (o forse dovrei dire ridefinito, nel caso in cui qualche bacchettone volesse ricordarmi chi è venuto prima) il moderno concetto di svolta pop. Nessuno ha mai saputo gestire una svolta pop come l’avete fatto voi, nessuno ha mai deciso di farlo subito dopo aver salvato il rock ‘n’ roll. Però giustamente alla gente mica sta bene che Bono sia stato candidato per il premio Nobel per la pace. Vi pare il caso che il Time Magazine lo abbia messo in copertina con la frase “Can Bono save the world?”. Dicono sia istigazione alla megalomania eh, non so se avete capito.
Troppi riconoscimenti dai. Per esempio: sappiamo tutti che farsa è diventata la Rock And Roll Hall Of Fame e voi siete stati introdotti al primo anno di eleggibilità. Vi pare il caso? Per non parlare poi di quella messinscena che sono i Grammy Awards, di cui avete vinto il maggior numero di riconoscimenti.
E poi avete ottenuto tutti i consensi possibili e immaginabili nei migliori anni della carriera, troppo facile così. Non siete mica Nick Drake che è stato rivalutato parecchi anni dopo la sua dipartita e parlarne adesso è un terno al lotto a numeri scoperti. Si cucca un sacco tirando fuori “Pink Moon”, comprovato. Se ti metti a parlare di “Achtung Baby” invece scatta matematico il “ma tanto gli U2 sono morti dopo “Pop””.
Avete spinto una gemma della cultura italiana come Federico Fiumani a scaccolarsi sull’editoria (so che non vuol dire nulla questa frase, ma a furia di parlare di voi divento pretenzioso anche io) con un bellissimo libro di poesie dal titolo “Odio Bruce Springsteen e gli U2”, permettendo a intellettualoidi di interpretarlo come un via libera verso l’astio colto. A questo punto diventa pure inutile raccontare di come abbiate sfiorato l’avanguardia aprendo voi stessi i vostri concerti sotto mentite spoglie. Non regge una storiella così, è solo polvere sui soprammobili.
Non ha neanche importanza che da quando Larry Mullen decise di mettere in piedi una band in una scuola di Dublino, nel 1976, siate sempre rimasti insieme. Siete Paul David Hewson, David Howell Evans, Adam Clayton e Larry Mullen Jr, da sempre. Di sicuro c’è qualche altra band che ha ottenuto un risultato simile, è solo la mia ignoranza ad impedirmi di tirare fuori un nome, ma altrettanto sicuramente nessun altro ci è riuscito ottenendo tutto questo. Vendendo 150 milioni di dischi, ispirando centinaia di band di successo nei decenni successivi alla vostra ascesa, portando in giro per il mondo i più imponenti tour della storia. Nessuno. Però nell’aria c’è la sensazione che non sia abbastanza.
Ve lo dico: ad un certo punto ho proprio smesso di commentare, tanto le invettive contro Bono tra i cultori della “musica dei valori” sono diventate come le morbide Fruit Joy a cui resistere non puoi: “devi devi devi devi devi masticaaaar”. E la gente mastica, si fa dei bocconi con le vostre vicissitudini extra-artistiche che digerirli è sempre una fatica. Così avete iniziato a stancarmi. In passato la vostra musica mi ha aperto ferite, ne ha rimarginate altre, ma con le persone finisco sempre a parlare dell’ipocrisia e del marketing. Mentre io vorrei raccontare di quando da bambino, mentre guardavo la mia amata sitcom Friends e cercavo di capire qualcosa di questo strano mondo dei rapporti interpersonali, ho sentito “With Or Without You” e ho visto la bella baciare lo sfigato. E pur giocando ancora con gli Action Man ricordo di aver pensato che non sarei stato in grado di capire quanto amore ci fosse in quella scena se non ci fosse stata quella ballata in sottofondo. Sapevo con limpida certezza che nessun’altra canzone al mondo avrebbe potuto sostituirla, anche se a quei tempi conoscevo a malapena la sigla di Ken Il Guerriero e la filastrocca dello sceriffo-ffo-ffo.
Piuttosto che parlare di come abbiate deciso di limonarvi la Apple, vorrei far vedere alle persone il video di quell’esibizione al Super Bowl e raccontare di come quel gesto di aprire la giacca e mostrare la bandiera americana mi abbia emozionato. Nato e vissuto in Italia, io, ultimo degli stronzi, mi sono sentito (ancora una volta) parte del dolore di una nazione e ho percepito una mano sulla mia spalla, mentre il riff di “Where the Streets Have No Name” continuava a trascinarmi in salvo.
Non fa neanche più presa la storia di Freddie Mercury che dopo la vostra esibizione al Live Aid dell’85 (forse il più grande evento musicale da cui occhi e orecchie umane hanno mai potuto trarre godimento) ha tentato l’approccio con Bono manifestando una totale stima nei suoi confronti. Perché i Queen in quell’occasione stabilirono un’egemonia pressoché totale su tutto il meglio della musica internazionale con un’esibizione indimenticabile e insuperabile, ma voi vi posizionaste subito dietro, stupendo il mondo. E fu così che riusciste a guadagnarvi la fama incontrollata, con una versione estesa di “Bad” lunga 12 minuti, mentre il vostro giovane frontman andava tra il pubblico a danzare con una donna. Così, non con il marketing.
Ma sapete quanto mi urta dovervi giustificare? Non potrei semplicemente raccontare di come cinque anni fa, nella mia città, ho visto un concerto dal vivo per la prima volta? Con un enorme artiglio al centro di uno stadio, con decine di migliaia di persona a idolatrare e cantare, eppure con in testa, negli occhi e nel cuore solo note e parole. Quella volta di cinque anni fa in cui ho deciso che, pur non suonando, la musica sarebbe stata parte attiva della mia vita e ho deciso di continuare a divorare musica dal vivo senza saziarmene mai. Oggi scrivo per tre testate giornalistiche musicali, vedo quasi cento show all’anno e sono il primo a dire che voi quattro irlandesi un po’ mi fate incazzare. Oppure oggi, sempre a Torino, sempre nella mia città, con cinque anni in più e la superbia di conoscere ormai il mondo della musica dal vivo, sono ancora una volta emozionato. Emozionato all’idea di rivedere un concerto gli U2.. -
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Bono il benefattore avrebbe investito in paradisi fiscali offshore
Vuoi vedere che "The Sweetest Thing" è avere un botto di soldi?
I Paradise Papers sono una notiziona. Stronzate, condizionali e linguaggio giornalistico a parte, praticamente vogliono dire che il Guardian e altri colleghi hanno condotto delle indagini sull'evasione fiscale. E quello che vogliono dire davvero, per me e te, è che un casino di ricconi hanno fatto le cosacce con i soldi che hanno guadagnato. Prendiamo ad esempio la Regina d'Inghilterra: lei avrebbe investito nelle isole Cayman, che sono un paradiso fiscale. Che signora poco fine.
Ma ehi! Non tutto il male vien per nuocere. Ci possono essere anche degli aspetti divertenti, o perlomeno ironici, come il fatto che Bono – Bono degli U2, Bono il benefattore – abbia buttato (pare) un po' di soldi in una compagnia maltese chiamata Nude Estates. Per uno di quei giri assurdi che avvengono quando si ha a che fare con queste imprese, Nude Estates ha poi acquistato un centro commerciale. E quindi, sempre per uno di quegli intricati giri di parole e soldi che succedono, il centro commerciale è diventato di proprietà di Nude Estates 1, con base a Guernsey.
La vera coincidenza (provate a immaginarvi Lucarelli che legge questo paragrafo) è che sia Malta che Guernsey hanno regimi fiscali molto convenienti. Come ha evidenziato il Guardian, i profitti d'impresa sono tassati soltanto al 5% a Malta, e addirittura non sono tassati affatto a Guernsey, mentre la tassa aziendale in UK al momento si trova al 19%. Quindi, naturalmente, se quanto emerso dai papers venisse confermato Bono non farebbe un'ottima figura.
Bono, tuttavia, sembra sbattersene altamente. Un suo portavoce ha dichiarato al Guardian:Bono è stato un investitore passivo e di minoranza in Nude Estates Malta Ltd, una compagnia che era legalmente registrata a Malta finché non è stata volontariamente chiusa nel 2015. Malta è una giurisdizione perfettamente lecita all'interno dell'EU per le compagnie di holding.
Del resto ha sempre mantenuto questo atteggiamento blasé anche riguardo a passate scoperte riguardo alle sue abitudini fiscali—nulla di male, sono i suoi soldi, però voglio dire. Non lo so. Correggetemi se sbaglio, ma non è il punto focale di tutta l'etica di Bono l'idea di ridistribuire la ricchezza con i poveri del mondo? Non è l'unica cosa di cui parla tutto il tempo? E le tasse non servono proprio a pagare le istituzioni che... beh, si prendono cura delle persone? Forse ho capito male. Non so. Magari nei caveau delle banche offshore organizzano banchetti segreti per affamati..