Nuovi sviluppi sulla lince fotografata in Appennino...

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    Nuovi sviluppi sulla lince fotografata in Appennino...


    da Lorenzo Rossi

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    Foto di Gian Raniero Paulucci fonte Repubblica.it



    La notizia del primo esemplare di lince ufficialmente fotografato in Appennino è stata riportata dal sito dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) qualche giorno fa con toni che non sembravano lasciare dubbi sull'effettiva provenienza geografica delle immagini:

    "L'esemplare, un individuo adulto, è stato fotografato il 19 aprile 2013, poco dopo le 19, nel territorio dell'Azienda faunistico-venatoria "Sasseto Mortano", in comune di Santa Sofia, dall'Avv. Gian Raniero Paulucci di Forlì. Le foto sono state scattate al margine di una vecchia carrareccia, in un area del medio Appennino forlivese (altitudine 400 m s.l.m.) caratterizzata da fasce boscose, calanchi cespugliati, pascoli e campi coltivati, ricca di ungulati (caprioli, daini, cervi e cinghiali), lepri, fagiani e pernici rosse, tutti animali che rientrano nello spettro alimentare di questo predatore [...] La presenza della lince in questa regione deriva con tutta probabilità da esemplari rilasciati in natura dall'uomo in anni recenti; infatti la specie è stata considerata estinta nell'Italia peninsulare a partire dal XVII secolo. Anche l'immigrazione dall'area alpina, dove attualmente vivono pochissimi esemplari, appare assi poco probabile per ragioni geografico-ambientali e demografiche ".

    Considerando la serietà dell'ente ed il fatto che le fotografie risalivano a un mese prima, si poteva essere così portati a supporre che il ritardo nella diffusione dell'importante notizia fosse dovuto al fatto che quest'ultima era stata prima verificata con tutti i crismi del caso, tra i quali un'indispensabile sopralluogo e l'individuazione esatta del punto in cui il felino era stato immortalato. Simili presupposti erano ampiamente sufficienti per aprire interrogativi alquanto stimolanti, infatti sebbene il sito dell'ISPRA non ne avesse (stranamente) minimamente accennato, il soggetto delle fotografie non era una ben diffusa lince eurasiatica (Lynx lynx), quanto con ogni evidenza una rara lince pardina (Lynx pardinus).

    Questo "dettaglio" di non poco conto delineava infatti uno scenario quasi surreale: quello di qualcuno, che per qualche ragione, aveva liberato in Appennino uno dei felini più rari al mondo. Sempre ammesso e non concesso che l'ISPRA avesse davvero approfondito il caso prima di pubblicare la notizia... Cosa che di fatto, allo stato attuale delle informazioni emerse, non sembra affatto essere accaduta.

    Così mentre nei vari forum e liste naturalistiche tra chi (dopo esternazioni idrofobiche contro la criptozoologia) affermava per ben due volte che si trattava oltre ogni evidenza di un "esemplare obeso da cattività" e chi assicurava invece di avere intervistato personalmente l'autore delle fotografie confermandone senza ombra di dubbio la loro provenienza appenninica, c'era anche chi, con meno sicumera ma certamente con più professionalità, faceva emergere particolari molto importanti in grado di portare ad una corretta conclusione dell'intera faccenda.

    Il primo ad avere notato una somiglianza sospetta tra il pattern del presunto esemplare fotografato a Santa Sofia e quello degli individui del piccolo nucleo (circa una trentina di adulti) del Parco nazionale di Doñana è stato il biologo Davide Palumbo, che in merito aveva anche esibito un'immagine di paragone alquanto chiarificatrice:

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    Esemplare di lince pardina fotografato a Santa Sofia (sinistra) e una lince del parco di Doñana (destra)



    Successivamente, con l'aiuto di Nicola Sitta, Palumbo aveva anche identificato la pianta che si trova a sinistra sullo sfondo come una Asclepias fruticosa, originaria dell'Africa del Sud e dalla quale si ricava una fibra tessile, che per la sua eccessiva diffusione sta creando problemi proprio nel parco di Doñana. Ma la prova del nove sembra provenire dai ricercatori che nel parco ci lavorano, i quali, contattati da Marco Galaverni dell'ISPRA sotto consiglio dello stesso Palumbo, hanno identificato l'esemplare delle presunte fotografie appenniniche con Dardo, un maschio di lince pardina che vive (in perfetto peso forma e totale libertà) proprio nel parco di Doñana:

    Ecco quindi come al momento questo caso sembra essere stato risolto, mentre purtroppo, tutto quello che in maniera più o meno sottintesa sembra essere ad esso riconducibile, fa parte di una surreale situazione tutta italiana del mondo delle Scienze Naturali, la quale a mio parere è stata egregiamente dipinta da Palumbo sulla sua pagina facebook:

    "Troppe di questi tempi le voci tendenziose riguardanti rilasci di predatori da parte di svariati ipotetici soggetti, volte ad esacerbare il conflitto tra alcuni portatori d'interesse e il mondo della conservazione.".


    Ma in un Paese in cui è sufficiente fotografare un serpentello posto in cima ad un lungo bastone affinché ricercatori universitari svolgano un'indagine in merito, non ci si può proprio stupire di questo...
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0 replies since 22/5/2013, 06:25   46 views
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