[Tex 93-95] Terrore sulla savana

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    AUGUSTA TAURINORUM

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    Nel 1968, quando il mondo era agitato dalle vicende di un anno destinato a rimanere nella storia, tornava il nemico numero 1 del nostro Ranger. E mentre la vecchia cultura e con essa vecchi bavagli venivano duramente contestati nelle piazze d'Europa, il papà del già censurato Tex solidificava il mito di Mefisto. Scriveva gli episodi che hanno creato il fascino imperituro del mago. Una cattedrale del fumetto. Una leggenda: la saga di Mefisto è come l'Odissea o l'Inferno di Dante, la vicenda sembra farsi da sola, e ogni parola trova le porte spalancate per l'Olimpo. Storie come questa non si discutono. Si amano.
    In questa storia entrano nel mito il Voodoo, il castello nelle paludi della Florida, il sotterraneo con la sfera di cristallo, magie ancora più spaventose delle precedenti. Persino l'abbigliamento: la tunica che è entrata nella caratterizzazione classica di Mefisto debutta in questa storia. A conferma di come la suggestione di questa storia sia potentissima, anche a livello inconscio, più dei singoli episodi che la compongono. E' una storia che "buca" il foglio.
    A livello narrativo, la precedente "Incubo!" sembra più ricca di colpi di scena, la figura di Mefisto era stata pennellata apparentemente con maggior vigore. Ma questa si fa leggere che è un incanto. Aggiunge una lunga serie di ciliegine sulla torta: in primo luogo, arricchisce ulteriormente la figura di Mefisto. Che "Incubo!" aveva già scandagliato. Ma è qui in questa storia che Mefisto è nevrotico, mezzo pazzo, ha crisi di nervi, è una figura ancor più tragica e spaventosa. E' invecchiato. Ha i segni delle battaglie perse contro Tex, è un uomo sempre più incarognito, rancoroso, proteso nei sentieri della conoscenza. Ha reciso ogni legame con un'esistenza normale e vive per impersonare il Male. Portando avanti le scelte enunciate nell'episodio precedente: Mefisto è tutto "sogni di morte". Che ogni tanto lo fiaccano, nel fisico e nella mente. Ecco le crisi. Ecco l'umanità tragica e fragile di Mefisto. Ecco che il Barone Samedi deve suonare la sua lugubre musica per saziare il cuore del diabolico vecchio.
    E' l'esatto contrario di Tex. Il Bene contro il Male, vivi, di muscoli e carne. Tex contro Mefisto. L'uno libero, l'altro schiavo del Male. L'uno che usa le sue armi per gli altri, per la Giustizia, mai fini a se stesse; l'altro che ormai coltiva la magia per se stessa, per il potere, per schiacciare gli altri. Capite bene che Tex è l'unico ostacolo per uno così. Capite bene che Mefisto ha paura di Tex, una paura matta, è minato dalle due precedenti sconfitte. Suda, ha gli incubi (pagg.91-92, n°94; pag.13, n°95). Tex no. Lo sfotte: "Toh, il vecchio pazzoide!" (pag.93, n°94). E' una lotta per spiriti eletti: chiunque affronti Mefisto senza essere amico di Tex muore. Senza scampo. Solo Tex ce la può fare. Gli altri precipitano negli abissi della paura e della perdita di certezze. Bisogna essere Tex Willer per farcela. Leggere per credere.
    Inizio: la pattuglia del tenente Moore si addentra nelle paludi e scopre un allucinante castello medievale, da cui vengono musica d'organo e una lugubre risata. Presto ci sono neri in pelle di leopardo da ogni angolo della giungla, senza scampo. Il tenente viene ritrovato tempo dopo moribondo con un medaglione in mano. Incisa c'è una M. Tex e Carson annusano puzza di bruciato e scoprono che nel frattempo Mefisto è scappato dal manicomio di Flagstaff. Da solo? No. Con Jean De Lafayette, uno schizofrenico che crede di essere l'incarnazione del Barone Samedi, il Signore dei Cimiteri del culto Voodoo. Si uniscono a Otami, stregone Voodoo, Loa, la bella mambo figlia di Otami, e Dambo, colosso nero. Insieme fondano il Regno del Serpente nelle paludi. Cercano allenza con i Seminoles, che rispondono picche.
    La presente è la storia in cui la saga diventa davvero squisitamente magica. Qui gli orizzonti si dilatano a dismisura. L'ambientazione è la più esotica che Bonelli potesse trovare nella cartina degli USA: la Florida, le paludi, i negri, una superstizione come il Voodoo. Mefisto è fortissimo, fa magie ancora più spettacolari che in passato: in poche vignette viene attraversato da una lancia Seminole, si fa piccolo e si moltiplica in tre, poi diventa gigantesco, quindi assume le sembianze di un dinosauro poi di un teschio con due serpenti intorno (pagg.105-6-7-8, n°93). E' spettacolo puro.
    I nostri, nel frattempo, arrivano a Tampa, in Florida. Decisi a ficcarsi in quel pantano di paludi e a fermare il diabolico mago. Si salvano da un accoltellamento sul battello. Poi c'è la mitica scena del cesto con i serpenti corallo gettato dentro al ristorante. Al che i nostri sanno di essere stati scoperti e non vanno più per il sottile. Vanno subito al covo dei seguaci del Baron Samedi, la taverna Black Baron. Cattive intenzioni? No, "siamo membri di un comitato per lo sviluppo della fratellanza tra le razze!" (pag.65, n°94). Salvo presentarsi con tre candelotti di dinamite (fantastica la scena del finto cieco che scappa alla loro vista) e dare il via al pestaggio. Poi si fa sul serio: Tex intavola l'alleanza coi Seminoles di Yampas e con le giacche azzurre di Fort Myers contro il Voodoo. E' uomo di pace, Tex. Mefisto, sempre più inquieto, si manifesta, ma non può nulla. La savana brucia, da più parti il castello è stretto in una morsa. Il cannone comincia a tuonare.
    Lasciamo Mefisto che il Baron Samedi lo afferra alla gola, furioso per il furto dei gioielli del tempio sotterraneo e per i sospetti del mago nei confronti di Loa e Dambo. Poi comincia a parlare il cannone, centra la santabarbara del castello e salta tutto per aria. E del mago non si sa più nulla. Nessuno può essersi salvato. Ma cosa è successo in quel sotterraneo lo sapremo 3 anni più tardi nella strepitosa "Il figlio di Mefisto".
    Insomma, il bello di "Terrore sulla savana" è che conferma il Mefisto già visto, con significative precisazioni. Ritocchi, sottolineature: si esalta la vocazione magica, esotica e meravigliosa della saga. Si propone un Mefisto odio puro, pazzo, nevrotico, tormentato. Ecco perchè ha un impatto così forte. Sono le ultime pennellate. Il quadro è completo. Ed è un capolavoro. Signori, Mefisto: l'antagonista per eccellenza nella storia del fumetto italiano per intere generazioni di lettori.
    Chiusura su Galep. 1968: il suo tratto stava evolvendo. Verso un maggior contrasto tra bianchi e neri, abbandonando per un po' la morbidezza classica che ritroverà poi più avanti. Cerca figure più plastiche e dinamiche, almeno questa è la mia impressione. Ci riesce, è un segno molto avventuroso. E come tutti i disegni di Galep, merita infinito amore.
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    Grandissima storia, con un Galep perfettamente a suo agio, al servizio di una scenggiatura coi controcazzi! Bei tempi!
     
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    bastavano due particolari ed era bella che pronta la magia di un capolavoro
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4 replies since 2/10/2007, 14:01   106 views
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