Basket: topic unico

NBA, Eurolega eccetera

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    25/a giornata: la finalista di coppa Italia allunga a +4 sulle terze. Capo d'Orlando tiene il passo della capolista, mentre Biella (40 punti di Voskuil) e Verona guadagnano posizioni

    17 marzo 2014 - Milano
    25° turno in Lnp Gold e Trento sempre più capolista: la finalista di coppa Italia espugna Torino e allunga a 4 le lunghezze di vantaggio sulle terze. Capo D’Orlando tiene il passo della capolista, mentre Biella e Verona salgono sul podio. In coda la vittoria di Forlì nel derby dei “poveri” tiene viva la corsa salvezza.

    il big match — Match di giornata quello di Torino tra i padroni di casa e la capolista Trento: ancora una volta un finale in volata per i gialloblù, battuti però questa volta per una scelta a 2” dalla fine (palla servita dentro a Mancinelli con Torino avanti di 3 lunghezze) rivedibile. Trento mostra di essere più squadra (Pascolo 21, Triche 20), Torino paga lo scotto di non avere ancora un’identità di squadra (Mancinelli 17+11, Bowers 14) concreta.

    i pozzecco boys — A Capo D’Orlando Veroli regge due quarti allo strapotere dei ragazzi di coach Pozzecco, che adesso si godono il secondo posto solitario, mettendo nel mirino la capolista Trento: Mays (16) e Archie (14) spingono i biancoazzurri verso un post-season che si preannuncia elettrizzante; Veroli (Sanders 16) dovrà sudare ancora per cercare di arrivarci ai playoff.
    che biella — Biella fresca vincitrice della coppa Italia festeggia il trionfo di Rimini davanti al pubblico amico distruggendo Jesi: il primo quarto è una sagra del canestro (37-18) e ancora una volta Voskuil (40, 12/19 da tre), dopo essere stato l’eroe della rimonta di coppa con Trento, è il trascinatore dei rossoblu contro la malcapitata Jesi (Maggioli 19). Verona contro Napoli allunga la propria striscia di vittorie agganciando Torino in classifica: Napoli regge tre quarti in Veneto crollando nell’ultimo decisivo quarto (28-18). Smith e Taylor (17 a testa) illuminano il pala Olimpia mentre a Napoli non basta Weaver (18). Barcellona regola la pratica Trieste nei primi 10’ (24-6): questa volta ai ragazzi terribili di coach Dalmasson non riesce il colpaccio. Tutto fin troppo facile per i siciliani che mandano a referto 10 giocatori (Young 21, Collins 20). Harris (11) e Tonut (10) possono poco contro lo strapotere dei giallorossi. Ferentino continua la sua rincorsa ai playoff stendendo in casa Trapani, raggiunta al settimo posto in graduatoria: con un terzo quarto difensivo quasi perfetto (19-9) i ciociari vincono una partita importante (Green 19, Giuri 11) mentre Trapani si complica terribilmente la vita (Baldassarre 11). A Casale Monferrato Brescia comanda per 35’ prima di andare al tappeto travolta da una grandinata di triple: per i piemontesi (Martinoni 17, Cutolo 14) due punti d’oro che riaprono anche il discorso playoff. Da cui Brescia sembra essere estromessa a meno che i lombardi (Giddens 21) non riescano a mettere assieme un filotto di vittorie. Il derby emiliano-romagnolo tra le ultime premia Forlì che si impone facilmente sulla già retrocessa Imola: per i biancorossi di casa (Ferguson 17) la salvezza è adesso a 4 punti, con 5 turni ancora da disputare.

    Risultati: Barcellona-Trieste 90-48, Biella-Jesi 112-70, Capo D’Orlando-Veroli 75-59, Casale Monferrato-Brescia 83-77, Ferentino-Trapani 75-55, Forlì-Imola 86-58, Torino-Trento 69-70, Verona-Napoli 86-74.

    Classifica: Trento 36; Capo D’Orlando 34; Biella, Torino, Verona, 32; Barcellona Pozzo Di Gotto 30; Ferentino, Trapani, Veroli 26; Casale Monferrato, Brescia 24; Napoli 22; Trieste 20, Jesi 18; Forlì 14; Imola 2.

    lnp silver — In Silver Agrigento è a un passo dalla promozione diretta in Gold: contro Ravenna vittoria larga (88-65) e adesso ai ragazzi di coach Ciani (Vaughn 23) manca una sola vittoria per festeggiare la promozione diretta, considerando i 10 punti di vantaggio sull’inseguitrice Omegna a 5 turni dalla fine. Giornata di derby: vince Chieti (80-73) in quello abruzzese contro Roseto (vietato ai tifosi ospiti) , mentre a Casalpusterlengo in quello lombardo arriva la vittoria di Treviglio dopo un overtime. Mosley (26) è il miglior marcatore di giornata e permette a Recanati di battere Matera (87-75).
     
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    L'EA7 travolge 91-63 la corazzata catalana davanti a 12.000 spettatori. Eccellenti Samuels e Gentile (24 punti)

    C'è solo Milano. I dodicimila del Forum si godono uno spettacolo che rimarrà nella memoria. Barcellona annichilito, tramortito, distrutto (91-63). L’EA7 infila la quattordicesima vittoria consecutiva tra campionato e coppa, spezza la striscia dei blaugrana costringendoli al primo k.o. nel Top 16.

    SPETTACOLO — E’ la grande notte di Gentile, Hackett e Samules. Quella della grande abbuffata (+33 al 38’). Quella che sì, forse le Final Four, se anche il Barcellona sbanda così, sono un obiettivo credibile. Non ci sono le due stelle Langford e Navarro ( e nel Barça neppure Nachbar), è in campo invece Brad Oleson, la guardia che viene dall’Alaska, capace nella gara di andata di togliere l’EA7 dal match con un super ultimo quarto. Ma i protagonisti sono altri: il Forum scatta in piedi per Samardo Samuels (8 punti in 10 minuti) che strappa l’area a due colossi come Tomic e Dorsey, e per le invenzioni di Alessandro Gentile che bilancia assist al bacio con penetrazioni da campione. Pascual ruota tutti da subito, per dare minuti a chi finora ha avuto le briciole lasciate per terra da una rosa profondissima, e con Sada, Todorovic, Hezonja e Abrines rimane comunque in partita (primo quarto: 21-18).

    ALLUNGO — Sono le triple di Wallace, dell’idolo Cerella e Jerrells a dare a Milano il primo allungo al 16’ (35-27) con un 12-0 . Quando l’EA7 difende e corre anche una corazzata come quella catalana va in difficoltà. Per non affogare Pascual riemette dentro chili e centimetri con Lampe e Tomic, ma si accende Daniel Hackett (9 punti in meno di 5’) e Milano vola a +11, che diventa +12 quando una tripla di Jerells risponde a un canestro di Tomic. Dopo l’intervallo Milano alza ancora il ritmo e il Barça sprofonda. E’ un’esaltazione collettiva quella che porta Milano a +31 all’inizio dell’ultimo quarto: due triple di Gentile, poi Melli, addirittura Samules, con Samardo immarcabile sotto canestro e Hackett, signore della regia a spingere il match su velocità che i catalani non reggono (2 punti in 7’ nel terzo quarto). Quando Jerrells imbuca la decima tripla, Assago esplode, squarciando una notte che sarà dura dimenticare.

    Milano: Gentile 24, Samuels 16, Jerrells 14
    Barcellona: Abrines 14, Lampe e Tomic 8
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    L'EA7 spreca un vantaggio di +12 in due minuti e mezzo e Langford sbaglia il tiro libero della vittoria a 7 decimi dalla sirena. Poi all'overtime passano gli israeliani: venerdì gara-2 ancora al Forum

    16 aprile 2014 - Milano
    Come da tradizione. Una battaglia: dura, spossante. E, questa volta, dall’esito atroce. Milano si fa sfilare gara-1 dal Maccabi (99-101), dopo aver sperperato 12 punti nei 2 minuti e mezzo finali. Già il supplementare arriva per grazia ricevuta (fallo assurdo di Hickman su Langford), ma non fa che allungare l’agonia. Milano non c’è più, scarica nei suoi uomini chiave. Langford sbaglia il secondo libero a pochi secondi dal gong confidando nel rimbalzo della disperazione che non arriva. Venerdì c’è gara-2, ma rialzarsi dall’ennesimo blackout quando bisogna cominciare a stringere qualcosa si fa sempre più dura.

    la partita — Tattica esasperata e difese soffocanti. Banchi e Blatt fanno del parquet una scacchiera rovente dove ogni possesso diventa una sfida intrisa di strategia. Il coach di Milano ruota le sue pedine secondo una logica consolidata, Blatt invece le muove tutte all’impazzata. Dopo 10 minuti ha già tutti a referto, con una staffetta serrata tra i tre pivot che porta il gigantesco ma scostante Schortsanitis al massimo della produttività: 14 punti e 4 falli subiti all’intervallo, con le sue immarcabili mosse in pivot basso. L’EA7 paga un Hackett troppo su di giri e un Langford zoppicante davanti a cotanta intensità. I continui cambi difensivi del Maccabi soffocano Milano che penetra poco e quasi sempre sulla sirena dei 24 secondi, ma ha la mano calda laddove le difese di Blatt perdono vigore: le triple. Nel primo tempo l’Armani EUROLEGA

    ne infila 7 (su 13) e poi trova il miglior Lawal della stagione: 12 punti e 3 stoppate in 20’ accendendo la sfida a distanza con big Schortsanitis. Il +8 (43-35) al 18’, sulla schiacciata di Lawal, spinge lentamente il match nelle mani di Milano, scossa pure da una tripla di Langford. Segnali. Come la tripla di Samuels, rimpinguata da altri tre punti di Langford e dal terzo fallo di Schortsanitis, che Blatt richiama subito in panchina.

    harakiri — Milano ritrova un po’ del suo gioco in transizione e continua a martellare dall’arco. Il Maccabi sbanda. La tripla di Melli che vale il + 13 (60-47) al 25’ incendia il Forum. Di fatto Milano scava il fosso, anche perché il lavoro a rimbalzo comincia a fare la differenza: il bilancio dopo, 30 minuti, è 25-13 per l’EA7 con 9 offensivi. In più Langford torna in sé segnando 10 punti nel terzo quarto, chiuso con Milano a +12 (70-58). Blatt trova linfa da Hickman per il -7 e palla in mano, ma l’Armani neutralizza il possesso velenoso per una nuova fuga in avanti con un gioco da 4 punti di Moss (82-70 al 36’). Sembra finita. Ma le partite col Maccabi non finiscono mai. A 28” dalla fine un fallo antisportivo di Melli, sull’85-80, rimette i gialli in piena corsa, dopo un break di 12-3. Rice infila 4 liberi poi il canestro del sorpasso a 11”. Milano è in ginocchio. Sull’ultima disperata azione di Langford arriva il fallo di Hickman, a 7 decimi, la guardia EA7 va in lunetta: 1/2 ed è supplementare. Ma non porta a nulla di buono.

    MILANO: Langford 18, Samuels 17, Jerrells 15
    MACCABI: Smith 26, Rice e Schortsanitis 17
     
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    Ormai fioccano verdetti

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    Basket femminile, Serie A1: Famila Schio campione d’Italia, Ragusa sconfitta in gara 5

    Al termine di una serie entusiasmante, lunga e ricca di colpi di scena, il Famila Schio si è laureato campione d’Italia di basket femminile per il secondo anno consecutivo. Equilibrio, intensità ed incertezza hanno caratterizzato gara 5 della serie finale, con Ragusa in corsa sino agli ultimi minuti, dove la maggior lucidità e la superiore esperienza delle campionesse uscenti hanno fatto la differenza.
    Forte l’avvio delle siciliane nel primo quarto, perché le percentuali sono alte, così come i ritmi. Schio qui è brava a non perdere troppo terreno, lavorare a testa bassa e stare in partita: 14-21 il primo parziale. Nel secondo quarto, le squadre stanno a contatto e le padrone di casa si aggrappano anche al pubblico del PalaCampagnola, al solito caldo, rumoroso e coinvolto. 26-33 per Ragusa all’intervallo lungo, con la matricola terribile che sogna lo scudetto sul campo delle favorite della vigilia.
    Al rientro dagli spogliatoi, Schio preme il piede sull’acceleratore e cambia la partita. Vero che non mancano le giocate importanti del quintetto di Antonio Molino, ma il vento cambia direzione e al 30′ è 44-41 per le venete. L’ultimo quarto vede pian piano scricchiolare le certezze di una Ragusa stoica nello sforzo ma poco lucida alla distanza, mentre a fare la differenza è soprattutto l’esperienza delle giocatrici chiave con lo scudetto sul petto. Destinato a rimanere cucito sulla stessa canotta: +14 finale e festa scudetto bella come non mai.
    Micovic e compagne chiudono a testa alta un campionato vissuto da matricole ambiziose e terribili. In gara 5, Schio ha avuto semplicemente più benzina in corpo, in un dato che insieme alla maggior esperienza ha fatto tutta la differenza del mondo. Saluta il campionato italiano la francese Godin, al terzo tricolore in carriera dopo i 2 conquistati con Taranto e con la stessa Famila.

    SCHIO-RAGUSA 68-54
    Schio: Reggiani E. NE , Sottana G. 10 (3/9, 1/6), Honti K. 10 (3/6, 1/1), Spreafico L. NE , Masciadri R. 3 (1/2), Godin E. 5 (1/5), Larkins E. 14 (5/12), Nadalin J. 8 (4/5), Ress K. (0/1, 0/1), Macchi L. 18 (3/7, 2/3), All. Mendez Miguel
    Ragusa: Micovic M. 4 (0/2, 1/1), Gatti G. 4 (2/3, 0/1), Mauriello P. NE , Galbiati V. , Williams R. 15 (3/11, 2/7), Walker A. 17 (8/14, 0/1), Malashenko O. 7 (3/10, 0/2), Wabara N. 5 (1/4, 1/1), Soli A. (0/1), Valerio L. 2 (1/2), All. Molino Antonio
    Arbitri: Ciano, Alberto Scrima, Davide Scudiero
    Parziali: 14-21, 26-33, 44-41
    Note: uscite per 5 falli Masciadri Raffaella, Malashenko Olesia Famila Wuber Schio tiri da due 19/45 (42,2%), tiri da tre 5/13 (38,5%), tiri liberi 15/21 (71,4%), rimbalzi dif. 31, off 11, palle perse 13, rec. 11. Passalacqua Ragusa tiri da due 18/46 (39,1%), tiri da tre 4/14 (28,6%), tiri liberi 6/11 (54,5%), rimbalzi dif. 28, off 10, palle perse 11, rec. 14.
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    Basket, la GdF: a Minucci il 5% di fatture false per 35 milioni, 17 atleti denunciati


    E’ stato accertato che il denaro versato alla Essedue Promotion per scouting, marketing e ricerca di sponsor tornasse poi alla Mens Sana per “esigenze personali e di bilancio”


    08 maggio 2014 - SIENA
    Un’indagine lunga e, come sottolineato dal pm Antonino Nastasi, “molto complessa, pure dal punto di vista ambientale, anche perché ha riguardato una persona molta conosciuta”. E’ quella che ha portato, questa mattina, agli arresti domiciliari di Ferdinando Minucci (rintracciato stamani a Bologna e condotto a Siena), ex presidente e gm della Mens Sana basket e presidente designato della Lega basket. Assieme a lui sono finiti ai domiciliari Olga Finetti, collaboratrice di Minucci e già segretaria della società senese, Stefano Sammarini e Nicola Lombardini, soci della Essedue Promotion e della Brand Management. Fra gli indagati anche Jacopo Menghetti, attuale ds della Mens Sana e Alessandro Terenzi, legato alla Essedue. L’operazione, denominata “Time Out”, è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Siena, i reati contestati sono quello di associazione per delinquere con lo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti tributari. I provvedimenti cautelari sono stati disposti, a detta dello stesso pm “per inquinamento probatorio e pericolo di reiterazione del reato”.

    scatole cinesi — In sostanza, secondo quanto emerge dall’indagine fatta di intercettazioni telefoniche, perquisizioni in cassette di sicurezza e abitazioni, prove documentali e segnalazioni bancarie, era in piedi un meccanismo di scatole cinesi per l’effettuazione di fatturazioni false, per prestazioni mai avvenute. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che, dal 2006 al 2013, la Mens Sana ha emesso fatture per 35 milioni di euro alla Essedue che, a sua volta, ha “sub-appaltato” ad un terzo, il gruppo di Alberto Galluzzi (Columbus Value e poi Cs2 srl) per 24 milioni di euro: le prestazioni riguardavano servizi di scouting, marketing, ricerca di sponsorizzazioni. Servizi che, in realtà, non venivano mai effettuati. Il denaro che passava di mano in mano, tornava poi a Ferdinando Minucci, per esigenze “di bilancio e personali”. Nella conferenza stampa di questa mattina a Siena sono state rese note anche le percentuali delle spartizioni del giro d’affari: il 18% rimaneva al gruppo Galluzzi, il 7% alla Essedue, il 5% a Minucci. “Da una stima prudente – dice la Gdf – è stato ricostruito che Minucci abbia percepito in nero almeno due milioni di euro, oltre allo stipendio”. Non solo, però, giro di fatturazioni false per sostenere il bilancio della società e per “arricchimento personale”.
    pagamenti in nero — C’è anche il pagamento in nero degli atleti: circa 16 milioni di euro di evasione per 25 giocatori tesserati negli anni, 17 dei quali sono stati denunciati. Per la Mens Sana venivano ottenuti vantaggi per evasione di Irpef, Irap e contributi. Non finisce qui. L’indagine, infatti, riguarda anche la cessione del marchio, avvenuta nel 2012, finalizzata alla sistemazione del bilancio e quindi all’iscrizione al campionato. La società Brand Management riceve dalla Mens Sana basket il marchio per 8,9 milioni di euro e riaffitta alla società il marchio per 18 anni e tre mesi. Il denaro arriva da un finanziamento del Monte dei Paschi di Siena, banca alla quale la Mens Sana fornisce garanzie al muto mediante pagamento della rata di affitto. La supervalutazione del marchio, sempre secondo gli inquirenti, ha consentito alla società di “alterare” il proprio bilancio, inserendo una plusvalenza straordinaria, anziché contabilizzare il ricorso al credito che nella realtà era stato effettuato. Su questo aspetto gli inquirenti si riservano ulteriori sviluppi.

    organizzazione criminale — L’organizzazione criminale, secondo le Fiamme Gialle, aveva il suo settore gestione e amministrativo in Ferdinando Minucci e Stefano Sammarini, mentre il settore contabile era composta da Olga Finetti, Nicola Lombardini e Alessandro Terenzi. Infine il settore tecnico-sportivo con Jacopo Menghetti e lo stesso Nicola Lombardini. Oltre alle custodie cautelari sono stati effettuati sequestri preventivi per quasi dieci milioni di euro nei riguardi di Ferdinando Minucci e Olga Finetti e per quattro milioni di euro nei riguardi di Stefano Sammarini, Nicola Lombardini e Alessandro Terenzi. I sequestri riguardano contante e beni come automobili e barche. “Time Out”, insomma, secondo il pm Nastasi è un disegno criminale ben preciso, che ha cercato di utilizzare le ingenti sponsorizzazioni ottenute dal Mps in sette anni (intorno ai 100 milioni di euro) per una gestione “del tutto personale”. Tra l’altro, dopo la denuncia di alcuni soci della Mens Sana basket per le falsificazioni nelle comunicazioni sociali, si è arrivati all’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata per aver causato il dissesto economico della società stesso nei confronti di Minucci, della ex vice presidente Paola Serpi, di Cesare Lazzeroni e Olga Finetti.
     
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    Basket, Siena, Minucci agli arresti domiciliari: accusato di frode fiscale


    Il presidente della Lega ed ex numero uno della Mens Sana sarebbe l'ideatore di un'associazione a delinquere che ha emesso false fatture. Sequestrati 14 milioni

    08 maggio 2014 - Milano
    La Guardia di Finanza ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Ferdinando Minucci, ex presidente di Siena e presidente della Lega basket (eletto l'8 febbraio come successore di Valentino Renzi, ma sarà in carica dal 1° luglio).

    l'operazione — Il provvedimento, disposto dal gip Ugo Bellini nell'ambito dell'operazione "Time Out", riguarda anche altre tre persone: si tratta di Stefano Sammarini e Nicola Lombardini soci della Essedue Promotion (azienda di Rimini che cura gli interessi di molti sportivi e che faceva operazioni di marketing e scouting per la società senese) e della Brand Management, e la segretaria generale della squadra biancoverde, la senese Olga Finetti. I quattro, nei cui confronti sono stati disposti gli arresti domiciliari, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi fiscali con false dichiarazioni e falsa fatturazione. Minucci è stato rintracciato all'hotel Carlton di Bologna dove si trovava per questioni attinenti alla lega Basket e condotto all'aba a Siena, dove alle 9.50 è arrivato in manette al comando della Guardia di Finanza. Raggiunta a Siena Olga Finetti, a Milano e Rimini i due soci della Essedue. Il gip ha disposto l'esecuzione di sequestri di beni di valore corrispondente alle imposte evase per un totale di circa 14 milioni di euro, così ripartiti 9.835.479 per Minucci e Olga Finetti, 4.045.933 per gli altri due associati.

    i reati — Dalle indagini sarebbero emerse una serie di alterazioni contabili e di bilancio, fatture false e manipolazioni delle dichiarazioni dei redditi della Mens Sana Basket negli anni che vanno dal 2006 al 2012 oggi. I reati sarebbero stati commessi dal gruppo criminale oggi ai domiciliari che aveva, secondo l'accusa, proprio in Minucci il suo ideatore e regista. Secondo l'accusa, la gestione della società sportiva con metodi illeciti ha portato ad ingaggiare atleti pagati anche in nero su conti esteri (consentendo a 25 di loro di sottrarsi alla tassazione dei redditi in Italia), alterare i risultati dei bilanci, produrre provviste di denaro contante per l’arricchimento personale e per spese fuori bilancio. Un’altra fase dell’inchiesta ha riguardato l’analisi dei bilanci dal punto di vista civilistico con l’esame della complessa operazione di cessione del marchio Mens Sana che ha visto la supervalutazione dello stesso di 8 milioni di euro. Tale cessione ha consentito alla società sportiva di “alterare” i propri bilanci inserendo una plusvalenza straordinaria di oltre otto milioni di Euro anziché contabilizzare il ricorso al credito (Banca MPS) che nella realtà era stato effettuato. Questo dato, unitamente all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per complessivi 22,5 milioni euro, ha di fatto alterato e sistematicamente falsificato le poste iscritte al bilancio al fine di fare apparire una situazione patrimoniale e finanziaria più florida di quella reale, nonché abbattere le imposte da pagare all’erario. Le fonti di prova acquisite sono state utilizzate anche in campo fiscale mediante la verbalizzazione di recuperi di basi imponibili pari a 27 milioni di euro a cui si aggiunge l’Iva evasa per 15 milioni di euro, ritenute previdenziali non versate per quasi 3 milioni di euro, redditi non dichiarati dai giocatori di basket per 16 milioni di euro.

    la vicenda — L'operazione Time Out prese il via il 17 dicembre 2012 con 17 perquisizioni tra Siena, Roma, Milano e Rimini con ipotesi investigative di frodi fiscali poste in essere dalla Mens Sana Basket S.p.a., tramite altre società ad essa collegata, finalizzate al pagamento in nero di emolumenti, su conti esteri, a noti campioni della società sportiva. Nei giorni successivi Ferdinando Minucci si dimise dalla carica di presidente del club, restando general manager fino al marzo scorso, un mese dopo la sua elezione a presidente di Lega. A fine 2013 alla società è stato notificato un processo verbale di constatazione da parte della Guardia di Finanza per una sospetta evasione su un giro di affari di circa 23 milioni a conclusione della parte investigativa dell'inchiesta Time Out. Inchiesta che si è arricchita nelle scorse settimane di un altro filone. La Procura senese ha avanzato un'istanza di fallimento nei confronti del club ipotizzando il reato di bancarotta fraudolenta nei confronti nei suoi amministratori, dopo che il 21 febbraio scorso l'assemblea dei soci aveva deciso la messa in liquidazione della Mens Sana Basket a seguito dalla mancata approvazione del bilancio chiuso al 30 giugno 2013 con un passivo di 5,4 milioni. Tra le sette perquisizione anche quella a Minucci.
     
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    Basket, Siena azione di responsabilità per salvarla


    La chiede il sindaco contro gli amministratori dela Mens Sana. Fip: no a una bad company



    Il day after si apre col Sindaco di Siena, Bruno Valentini, che chiede «a chi ne ha la facoltà» di ragionare sull’apertura di una azione di responsabilità nei confronti di chi ha amministrato la Mens Sana Basket, in primo luogo l’attuale presidente (dal 1 luglio) della Legabasket, Ferdinando Minucci. Può diventare l’ultima (piccola) scialuppa di salvataggio della società ormai fallita. L’ordine di esecuzione di misura cautelare per Minucci, la segretaria generale del club, Olga Finetti e i due soci della Essedue Promotions e Brand Management, Stefano Sammarini e Nicola Lombardini, eseguito giovedì, da questo punto di vista può dare una mano. Si legge, infatti, che le indagini hanno mostrato come l’attività criminosa abbia: «Contribuito al depauperamento e alla definitiva messa in liquidazione della società». Fosse dimostrato che il club è stato vittima di comportamenti fraudolenti, potrebbe essere più facilmente aiutato a non scomparire dalla Fip. Che ha già respinto un piano presentato dal liquidatore che prevedeva la costituzione di una bad company, incompatibile col diritto sportivo. Domani, il Comitato Mens Sana nel cuore e la Curva Nord si ritroveranno a piazza Salimbeni per un corteo. Lunedì l’incontro col Sindaco.
    PAGAMENTI — La vicenda ha scoperchiato il sistema dei pagamenti dei giocatori, soprattutto stranieri, dimostrando che la quota di stipendio depositata in Lega è minima rispetto ai contratti di immagine (regolari se congrui e dichiarati al fisco) e ai pagamenti in nero a fittizie società di scouting o marketing. Sono 17 i giocatori che dovranno rispondere di omessa denuncia di dichiarazione dei redditi, di cui tre ancora in Italia (Rimas Kaukenas, David Moss, Benjamin Eze) col primato di evasione di Lavrinovic 2.6 milioni, Kaukenas, 1.9, e Stonerook, 1.5. Il documento chiave è stato sequestrato al d.s. senese Jacopo Menghetti, che in una mail scambiata con l’agente di McCalebb, Eric Fleisher, si accordava su un contratto netto di 900.000 dollari, 360 mila netti depositati in Lega più un lordo di 1 milione e 80 per sfruttamento di diritto di immagine e scouting. «Vorrebbero il 50% cash e il 50% con bonifico» dice Menghetti riconosciuto totalmente estraneo all’organizzazione a delinquere ma solo a conoscenza, in quanto esecutore, delle transazioni con i giocatori. Viene svelata l’ipocrisia di fondo del nostro sistema: se i controlli della Comtec sui bilanci riguardano solo il 40% degli stipendi dei giocatori, significa che anche la loro efficienza è ridotta del 60%. Viene chiarito che il pagamento dei giocatori nei bilanci finisce in gran parte sotto la voce servizi invece che spese per il personale dipendente: Siena, negli anni, non è stata la più spudorata in questo rapporto anche se su cifre più elevate. Altra amara considerazione: per forza gli italiani non sono competitivi economicamente, se gli stranieri sono pagati in nero all’estero...

    chi ha parlato — Oltre alle prove documentali schiaccianti, l’inchiesta si è avvalsa di due testimoni che hanno collaborato. Il primo è Alberto Galluzzi, responsabile di due società, la Columbus Value e la CS2, che produceva le fatture false per la società Essedue Promotion e che si è presentato spontaneamente alla polizia giudiziaria. In pratica, oltre che per i contratti di immagine, la Mens Sana pagava la Essedue per servizi inesistenti, che venivano appaltati alle aziende di Galluzzi che producevano fatture false. I soldi non spesi venivano riportati a Siena in contanti da corrieri e rimessi a disposizione del club, salve le percentuali trattenute dagli intermediari, il 5% da Minucci. L’altra persona che ha collaborato è Paola Serpi, consulente e vicepresidente della Mens Sana, in stretto contatto con la Finetti. Anche quando è venuto il momento di distruggere i documenti più compromettenti perché il 15 dicembre del 2012, due giorni prima dell’arrivo della Finanza per la prima volta, Minucci fu avvertito dalla moglie della imminente perquisizione. «Io sto qui a brucià quella robba» dice la Finetti al telefono, la Serpi distrugge un file di excell col budget della squadra. Ma non è finita qui. C’è la cessione del marchio per 8 milioni alla Brand Management, senza la quale la Mens Sana sarebbe fallita due anni fa, che i magistrati devono ancora valutare, la richiesta bancarotta fraudolenta sull’ultimo bilancio. Sarà una vicenda ancora lunga e dolorosa per tutti.
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    Eurolega, Final Four: Maccabi e Real Madrid per il trofeo

    Domenica finalissima tra israeliani e spagnoli. La squadra di Blatt ha beffato il Cska di Messina con una spettacolare rimonta. I Blancos hanno umiliato il Barcellona nel Clasico

    Saranno Maccabi Tel Aviv e Real Madrid a giocarsi l'Eurolega domenica al Mediolanum Forum di Milano. Ecco come sono andate le semifinali

    Maccabi Tel Aviv-Cska Mosca 68-67
     
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    Tel Aviv trionfa a Milano battendo gli spagnoli al supplementare in una tiratissima finale. Tyrese Rice miglior marcatore con 26 punti

    Maccabi Tel Aviv-Real Madrid 98-86 d.t.s.
    Il Maccabi Tel Avi vince l'edizione 2014 dell'Eurolega, battendo 96-86 al supplementare il Real Madrid in una tiratissima finale. Gli israeliani di Blatt si presentavano al via come la più debole delle finaliste, almeno sulla cartama sono riusciti a portare a termine una clamorosa impresa.
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    Oklahoma City sfrutta il sorprendente rientro del lungo, prende il controllo del match nel terzo quarto e va a vincere in scioltezza gara-3. Nel quintetto base anche Reggie Jackson, promosso al posto di un deludente Thabo Sefolosha. Sei punti per Belinelli

    Oklahoma City (2)-San Antonio (1) 106-97 (1-2 nella serie)
    Il rientro di Serge Ibaka cambia gli equilibri. I Thunder giocano una pallacanestro decisamente diversa rispetto a quella mostrata a San Antonio, prendono il controllo del match nel terzo quarto e vanno a vincere in scioltezza gara-3, tornando così prepotentemente nella serie. Occhi puntati subito su Serge Ibaka. Il lungo di Oklahoma City decide di stringere i denti e trasforma un infortunio che avrebbe dovuto tenerlo fuori per il resto dei playoff in un semplice ostacolo da superare. Ibaka parte in quintetto insieme alla sorpresa Reggie Jackson che viene promosso al posto di un deludente Thabo Sefolosha.

    super Ibaka — Inizio migliore non potrebbe esserci per Ibaka che nei primi cinque minuti del match trova quattro canestri (con 4/4 al tiro) e produce due stoppate. Non male davvero per un giocatore che avrebbe dovuto guardare dal divano di casa sua il resto dei playoff, almeno stando a quello che Scott Brooks voleva far credere. Gli Spurs però non stanno a guardare e nonostante un Tony Parker decisamente impreciso riescono a reggere l’urto dei Thunder. La Chesapeake Arena, anche grazie alle giocate di Ibaka, e’ una bolgia, ci prova Ginobili con due triple in chiusura di primo quarto a zittirla. Westbrook dopo un inizio di match abbastanza disciplinato, si mette a fare confusione, forza troppo e incappa in costosi turnover (alla fine del primo quarto Okc ne metterà a referto sette).

    beli dentro — Entra Marco Belinelli e all’inizio del secondo periodo trova il canestro dopo una bella penetrazione. Gli ospiti restano davanti fino a metà della seconda frazione, quando Westbrook e Durant decidono di accelerare e con otto punti consecutivi i Thunder provano a dare una scossa al match. Diaw e Ginobili brevettano una serie di giochi a due non molto convenzionali ma decisamente efficaci. Oklahoma City comunque tocca il +9 ma deve fare i conti con un super Manu Ginobili il quale trova tre triple negli ultimi due minuti del primo tempo che riportano in scia gli Spurs. Sulla sirena però arriva anche la preghiera da distanza siderale di Westbrook il quale così produce il canestro che all’intervallo regala alla squadra di casa il +4. Durant e Westbrook attaccano subito il canestro a inizio ripresa e Oklahoma City entra ben presto nel bonus.

    parker in giornata no — Per i Thunder un gradito regalo, visto che nel terzo quarto la squadra di casa in pratica vive dalla lunetta. San Antonio deve faticare a produrre buoni tiri anche perché Okc concede pochissimo spazio a Green e Parker e’ in serata no. Continuano a piovere liberi (alla fine nel terzo quarto saranno 22-0 a favore dei Thunder), una manna per la squadra di casa che arriva al vantaggio in doppia cifra e prova a tenere a distanza gli Spurs. Le triple di Ginobili e Mills tengono lì San Antonio che però affonda in apertura di quarta frazione. I padroni di casa aprono l’ultimo quarto segnando sette punti consecutivi, il passivo per la squadra di Popovich così diventa di -14. Ibaka, dopo aver punito gli Spurs dal perimetro nel primo tempo, segna anche da sotto, i Thunder arrivano al +17 e Popovich decide di pensare a gara-4. A 6’07’’ dalla fine, infatti, il tecnico di San Antonio riporta in panchina i suoi Big Three, la gara in pratica si chiude qui.
    Oklahoma City: Westbrook 26 (6/13, 2/6), Durant 25, Ibaka, Jackson 15. Rimbalzi: Durant 10. Assist: Westbrook 7.

    San Antonio: BELINELLI 6 (1/2 da due, 4/4 ai liberi) con due rimbalzi in 17’. Ginobili 23 (2/4, 6/9), Duncan 16. Rimbalzi: Splitter, Duncan 8. Assist: Diaw 6.
     
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    LeBron e compagni dominano i Pacers, si laureano campioni a Est e per la quarta volta consecutiva giocheranno le sfide per l'anello: eguagliato il record di Celtics e Lakers


    31 maggio 2014 - Milano
    Miami Heat-Indiana Pacers 117-92 (serie 4-2)
    I Miami Heat chiudono il discorso, battendo Indiana 117-92, laureandosi campioni a Est e rinnovando l'appuntamento con le sfide che contano di più, quelle per l'anello. Quarta finale consecutiva per loro (ci erano riusciti solo Celtics e Lakers prima di loro), e questo non è altro che il coronamento del progetto che mise insieme Dwyane Wade, Chris Bosh e LeBron James: da quanto questi tre giocano insieme, Miami non è soltanto una delle favorite d'obbligo ma si è praticamente iscritta d'ufficio all'ultimo atto della stagione Nba.
    la partita — Non hanno potuto nulla i Pacers, durati poco più di 4 minuti: con 6 punti di David West prendono un rapido vantaggio (9-2 con 7'52" sul cronometro del primo quarto), ma quando inizia a giocare LeBron, per gli avversari cala il sipario. Il leader emotivo e tecnico dei campioni Nba in carica ne segna 7 consecutivi per chiudere un parziale di 11-0 dei suoi (13-9 a 4'43" dalla prima sirena), e dopo 13 minuti la situazione sarà la seguente: LBJ a quota 13 personali, Indiana a quota 13 di squadra, Miami con 13 punti di vantaggio (sul 26-13). I giocatori di coach Vogel vengono letteralmente travolti: ci sono anche 10 punti di Bosh nel secondo quarto, mentre il vantaggio dei padroni di casa continua a lievitare. Il +26 dell'intervallo (60-34) è il secondo più alto margine di sempre dopo due quarti in un contesto di finale di Conference.
    fuga — In questo clima, nessuno pensa più alle schermaglie con Lance Stephenson (che pure non sono mancate, tra piccole spinte e mani in faccia), la festa per il raggiungimento della finale comincia con largo anticipo. James firma il +37 con 3'39" da giocare nel terzo quarto (86-49), ed è ormai chiaro per tutti che gli Heat pensano a una sola cosa: sfideranno San Antonio, come l'anno scorso, oppure Oklahoma City, come due anni fa? “Non daremo per scontata quest'opportunità”, dice LeBron. “Questa è una franchigia incredibile, un gruppo incredibile. Sappiamo di avere ancora tanto lavoro da fare, giocheremo le Finals per la quarta volta consecutiva e davvero non daremo nulla per scontato". Lance Stephenson, dal canto suo, ha poco da dire: "Non abbiamo rimpianti. Abbiamo dato il massimo, ma loro sono stati migliori di noi e hanno vinto".
    Miami: James 25 (8/12, 9/9 tl), Bosh 25 (9/12, 1/2, 4/6 tl), Lewis e Wade 13. Rimbalzi: Andersen 8. Assist: James e Wade 6.
    Indiana: George 29 (3/8, 5/10, 8/10 tl), West 16, Stephenson 11. Rimbalzi: George 8. Assist: Hibbert, Hill e Sloan 3.
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Nba. Playoff. Oklahoma City-San Antonio 107-112. Gli Spurs alle Finals


    Una partita pazzesca risolta all'extratime regala agli Spurs il titolo della Western Conference e il biglietto per la finale Nba: devastante Diaw (26 punti), Ginobili da cinema nel finale (15 punti), buono l'impatto di Belinelli (3 punti in 6'). San Antonio vince la serie 4-2

    01 giugno 2014 - New York (Usa)
    Oklahoma City (2)-San Antonio (1) 107-112 d.t.s. (San Antonio vince la serie 4-2)
    Una partita pazzesca, dalle mille emozioni regala agli Spurs il titolo della Western Conference e a Marco Belinelli la prima finale Nba di un giocatore italiano. Gli Spurs mostrano un carattere incredibile andando a vincere una gara che si era complicata tantissimo a causa del problema alla caviglia sinistra che ha costretto Tony Parker a gettare la spugna prima dell’inizio della ripresa. Senza il suo giocatore più importante San Antonio tira fuori dal cilindro una prestazione da applausi e riesce ad avere la meglio al supplementare.

    diaw devastante — Popovich non cambia e rigioca la carta Matt Bonner. Gli Spurs provano a partire con il piede giusto ma i padroni di casa con un parziale di 13-2 prendono subito il comando delle operazioni. Durant e Westbrook ricevono una aiuto fondamentale da un ottimo Reggie Jackson, San Antonio non riesce a trovare ritmo dalla lunga distanza (fallirà le sue prime otto triple) ma resta attaccata ai Thunder grazie ai rimbalzi offensivi. Anche in gara-6 l’impatto di Boris Diaw, forse il vero Mvp della serie, è devastante. Il francese con la sua sublime intelligenza cestistica diventa la vera spina nel fianco della difesa di Okc. Gli Spurs però non riescono a contenere Westbrook e Jackson, i Thunder così chiudono il primo tempo in crescendo e vanno al riposo avanti di sette lunghezze.

    Oklahoma risponde — All’inizio della ripresa arriva la notizia che sembra poter cambiare gli equilibri della serie. Tony Parker resta negli spogliatoi a causa di un problema alla caviglia sinistra. Popovich non si scompone, fa partire in quintetto Cory Joseph e chiede un maggior movimento di palla. Gli Spurs anche senza il loro playmaker giocano con una personalità straordinaria nel terzo quarto e in attacco fanno sempre la cosa giusta. Leonard trova ritmo e le sue giocate permettono a San Antonio di riprendere Oklahoma City. Lo stesso Joseph fa il suo, poi con l’ingresso di Diaw la squadra texana scappa via. Durant prova a caricarsi sulle spalle l’attacco dei Thunder ma gli Spurs continuano a trovare il canestro, arrivano al +6 e con una giocata da quattro punti (se ne sono viste parecchie in questi playoff) di Green allo scadere del terzo periodo toccano il vantaggio in doppia cifra. Gli ospiti scappano al +12, Oklahoma City risponde la solita coppia Westbrook-Durant. Popovich mostra tutta la fiducia che ripone in Marco Belinelli inserendolo in un momento cruciale del match e il bolognese lo ripaga con una tripla e un paio di eccellenti giocate difensive. Beli e il resto degli Spurs continuano a muovere bene il pallone in attacco per sfruttare i mismatch, Okc però, sospinta dal suo caldissimo pubblico, torna sotto e nel finale riesce a riprendere gli ospiti.

    ginobili da cinema — Uno scellerato turnover di Green, con gli Spurs sul +4, a 1’43’’ dalla sirena permette a Westbrook di dimezzare le distanze, quattro punti consecutivi di Durant poi, intervallati da un clamoroso errore della terna che non vede un chiaro “goaltending” sulla conclusione di Ginobili, riportano davanti i Thunder. Ci pensa Manu Ginobili con una tripla da cinema a 27’’ dalla fine a zittire la Chesapeake Arena, l’inaspettato turnover di KD poi regala all’argentino due liberi pesantissimi. Ginobili ne realizza solo uno, Westbrook ringrazia, va in lunetta e pareggia i conti. Nell’ultimo possesso Popovich chiede un’invenzione a Manu Ginobili ma la sua conclusione non trova la retina.
    overtime — Si va all’overtime e a salire in cattedra ci pensa il giovane 38enne degli Spurs. Tim Duncan porta a scuola Ibaka in post e con il suo settimo punto consecutivo regala il +3 alla squadra texana a 19’’ dalla sirena. Okc sulla rimessa costruisce un discreto tiro ma Durant dalla lunga distanza trova solo il ferro. I liberi di Diaw così fanno calare il sipario su un match davvero splendido e regalano agli Spurs la rivincita con Miami.
    Oklahoma City: Westbrook 34 (7/17, 1/6), Durant 31, Jackson 16. Rimbalzi: Durant 14. Assist: Westbrook 8.

    San Antonio: BELINELLI 3 (0/1 da due, 1/1 da tre) in 6’. Diaw 26 (5/8, 3/6), Duncan 19, Leonard 17, Ginobili 15. Rimbalzi: Duncan 15, Leonard 11. Assist: Ginobili 5.
     
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    Nba, finals: James show, Miami batte San Antonio 98-96 in gara-2 e pareggia

    Nel fresco dell'AT&T LeBron domina a tratti con 35 punti in 37' dopo i crampi di giovedì. Belinelli fa la sua parte, ma non basta

    09 giugno 2014 - SAN ANTONIO (Texas)
    Contro Indiana non era entrata e le critiche erano piovute addosso a LeBron James per avergli passato la palla invece di tirare. Stavolta la tripla dall’angolo di Chris Bosh a 1’17” dalla fine vale il pareggio nella serie per i Miami Heat, nel fresco dell’AT&T Center dopo la fornace di gara-1. San Antonio, sconfitto 98-96, paga la pessima esecuzione offensiva dell’ultimo quarto, con la palla ferma e troppi 1 contro 1 e l’incapacità di correre e trovare punti facili in contropiede. LeBron chiude con 35 punti e a tratti domina la sfida, con un minutaggio (37) un po’ più spezzettato rispetto al solito dopo i problemi coi crampi di giovedì. Belinelli fa la sua parte, anche se il tiro non gli entra (mette la prima tripla ma poi fallisce le tre successive), dannandosi anche in difesa contro Wade e Allen, non certo clienti facili. Si va quindi a Miami in parità, forse quello che ci si aspettava in una finale così equilibrata.

    PRIMO TEMPO — Si sta freschi, e questa è la prima buona notizia della serata, dopo il disastro di gara-1 con la rottura dell’aria condizionata. Dopo soli 88” entra Marco Belinelli, per via dei 2 falli fischiati a Danny Green. Anche stavolta l’azzurro si fa subito sentire con una tripla (sbaglierà le 3 successive) e gli Spurs volano a +9 (26-17) con il solito Duncan a dominare l’area e un pessimo avvio di Wade e LeBron. Spoelstra pare gestire il minutaggio del Prescelto diversamente dal solito, probabilmente per paura dei crampi. LBJ ha un guizzo nel 2° quarto e con 9 punti nel 15-2 degli Heat firma il sorpasso sul 33-34 a 5’ dalla pausa dopo che San Antonio aveva toccato anche il +11 (30-19). Alla pausa, sul 43 pari, LeBron ha 13 punti e 7 rimbalzi in 18’, ma la panchina di Miami è pessima, con i soli 5 punti di Allen a referto, mentre quella dei texani ne ha prodotti 15 con 4 giocatori a segno. L’impressione però è che San Antonio abbia giocato bene e Miami maluccio, eppure sono in parità.

    RIPRESA — In avvio di ripresa due triple di Leonard danno un piccolo margine ai padroni di casa (60-56) ma poi si scalda (stavolta nel senso strettamente cestistico…) il Prescelto. Con 8 punti in fila in 51” sigla il nuovo sorpasso esterno sul 62-64 a 5’ dalla fine del terzo quarto, con un rinato Rashard Lewis a quota 14. Alla sfuriata di LeBron (14 punti nel periodo), San Antonio replica con due triple di Patty Mills, per il 78-77 all’ultima pausa. Una brutta gomitata di Chalmers a Parker che meritava l’espulsione frutta 4 liberi agli Spurs che però li sbagliano tutti e 4, prendendosi poi in faccia l’ennesima tripla di LBJ. A 5’30” dalla fine Miami è avanti di 1 (87-88). E’ un canestro da tre punti di Bosh a 1’17” dalla sirena a rompere definitivamente l’equilibrio. La sua prima della serata ma l’arma che lo ha contraddistinto quest’anno e ne ha fatto un giocatore diverso da quello pressoché nullo delle finali 2013. La successiva palla persa di Ginobili, dopo un contatto con Allen per il quale l’argentino lamentava un fallo (un dito in un occhio), e il canestro di Wade a 5” dalla sirena sancivano l’1-1 nella serie. Col fattore campo che ora è passato in mano ai campioni.
    San Antonio: Parker 21, Ginobili 19, Duncan 18, Belinelli 3 in 22’ con 1 rimbalzo, 1 assist, 1 recupero, 0/1 da due e 1/4 da tre.
    Miami: James 35, Bosh 18, Wade e Lewis 14.
     
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    San Antonio chiude i conti con gli Heat vincendo 104-87 e conquista il quinto titolo della sua storia. Festa a San Giovanni in Persiceto, Bologna, per il primo azzurro campione della lega basket più famosa del mondo

    Marco Belinelli abbraccia Tony Parker. Beli è il primo italiano a vincere il titolo Nba. Afp
    Tutto vero. Un italiano è campione Nba. Da quanto lo sognavamo? Troppo tempo passato ad invidiare francesi, tedeschi, spagnoli, sloveni, argentini e belgi. Oggi abbiamo Marco Belinelli da San Giovanni in Persiceto in cima al mondo della pallacanestro coi suoi San Antonio Spurs, capaci di vincere tre partite consecutive contro i bicampioni in carica di Miami, piegati anche in gara-5 104-87. Per i texani è il quinto anello (il primo nel ’99), “one for the thumb” per Tim Duncan, uno per il pollice. La tanto attesa rivincita è arrivata nel modo più dolce, un 4-1 in una serie mai in dubbio dopo le due risonanti vittorie esterne degli Spurs, capaci di imporre il loro fantastico gioco di squadra contro un LeBron troppo solo, tradito da tutti i compagni, anche in gara-5. Un dominio assoluto ribadito anche nel “clinching game” dopo un avvio in cui i texani sono sembrati gelati dalla tensione e forse dalla paura di vincere. Una volta sbloccatisi, sono tornati la perfetta macchina da canestri delle altre gare, trasformando una partita potenzialmente pericolosa in una passeggiata trionfale, trascinati dall’mvp Kawhi Leonard, da un Manu Ginobili che ha dato la scossa nel momento di difficoltà iniziale e da un Patty

    la partita — La mossa della disperazione di Spoelstra è Ray Allen in quintetto per Mario Chalmers, quindi senza play di ruolo. La tensione sembra avere la meglio dei texani in avvio: 0/5 dal campo e subito 8-0 Heat. Che diventa 19-5 con LeBron a quota 12 e 4 rimbalzi dopo 6’, con massimo vantaggio sul 22-6 esterno. Ci vuole un 6-0 di Manu per riscaldare il gelido (per davvero…) AT&T Center. Che diventa 12-0 con triple di Leonard e Mills (18-22). Il Prescelto chiude il 1° quarto con 17 punti e 6 rimbalzi ma gli Spurs sono lì, a -7 (22-29), un lusso dopo l’inizio da paralisi. Anche perché non c’è un altro giocatore di Miami oltre i 4 punti. Solita storia. Gli Spurs si sbloccano e anche se tirano male (29%). Ma senza i punti di LeBron, San Antonio lentamente rientra. Con due punti di Belinelli, entrato a 7’ dall’intervallo e 2 di Duncan, arriva a -3 (32-35). Leonard, già a 12 punti e 5 rimbalzi, si guadagna altri voti per l’mvp: tripla del sorpasso sul 37-35 e una difesa spaventosa su James. Il parziale interno, con Mills (Parker a 0/6) in regia, diventa di 33-13. L’onda neroargento adesso travolge tutto. Manu piazza una clamorosa schiacciata a difesa schierata e siamo 45-37 a -2’. Ormai pare solo questione di tempo con gli Heat definitivamente in ginocchio. Al riposo è 47-40. James ne ha 20, il resto degli Heat altrettanti… Avvio di ripresa con Miami che non trova punti nei primi 4’. Gli Spurs volano a +14 (56-42) e la gente capisce che il Larry O’Brien Trophy sta per essere lucidato dagli addetti della Nba in guanti bianchi. Dopo 7’ Miami ha 4 punti e le triple di Mills (2)e Manu sono il colpo del k.o. (65-44). Anche sul -14 (77-63) Miami (con Chalmers e Beasley) non dà mai l’impressione di avere benzina sufficiente per riavvicinarsi. Il resto è solo una lunga festa. Anche a San Giovanni in Persiceto.

    San Antonio: Leonard 22 (10 rimbalzi), Ginobili 19 (4 rimbalzi, 4 assist), Mills 17, Belinelli 4 (8’ 2/3 da due, 2 rimbalzi, 1 assist).
    Miami: James 31 (10 rimbalzi, 5 assist), Bosh 13, Wade 11.
     
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