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Autore: Gabriele D'Annunzio
Anno: 1889
Genere: Romanzo
Titolo originale: Il piacere (italiano)
Casa Editrice: Newton Compton
Prezzo: 9€
Pagine: 268
Linguaggio:
Sicuramente non scorrevole, a tratti aulico, con molti brani di poesie, tortuoso, con molte citazioni latine, francesi, inglese e tedesche. Molte frasi complesse ricche di subordinate, descrizioni minime degli ambienti, degli arredamenti, dei paesaggi. Si tratta certamente di un tipo di romanzo molto differente dal genere verista che si era affermato in quel periodo in Italia. Molte le digressioni artistiche e filosofiche, non è quindi un romanzo adatto a chi è abituato ad uno stile, diciamo, più semplice e scorrevole.
Personaggi principali:
Andrea Sperelli: è un esteta - come il Dorian Gray di Oscar Wilde - che, seguendo la tradizione di famiglia, ricerca il bello e disprezza il mondo borghese, conduce una vita eccezionale, «costruisce» la sua vita come un'opera d’arte e rifiuta le regole basilari del vivere morale e sociale. La sua sensibilità straordinaria implica, però, una certa corruzione, che fa parte della ideologia e psicologia del dandy, e che in parte è dovuta allo stile di vita dell’alta società del tempo.
Elena Muti: Prima amante di Andrea, fa parte dell'aristocrazia romana, esponente di una cultura mediocre, dell’eros, dell’istinto carnale, espressione di piacere e lascivia, che ricorre spesso ai versi di Goethe (poeta sensuale), è una donna sensuale e lussuriosa
Maria Ferres: colta, intelligente e sensibile all'arte e alla musica, legata alla famiglia e in particolare alla figlia Delfina, molto religiosa, che nel corso del romanzo assume una natura quasi misteriosa, passionale, inafferrabile, ricorrendo ai versi di un poeta malinconico quale Shelley.
Trama:
Andrea Sperelli è un nobile romano che risiede a Palazzo Zuccari a Roma. Il suo amore per Elena Muti, anch'essa nobile, conosciuta ad una festa mondana, è ormai finito così Andrea, dopo la definitiva separazione da lei, si lascia andare ad incontri amorosi. Ferito durante un duello, Andrea viene ospitato dalla sua cugina nella villa di Schifanoja dove conosce la ricca Maria Ferres, moglie del ministro plenipotenziario di Guatemala, di cui subito s'innamora e dalla quale viene ricambiato. Andrea, appena guarisce, torna a Roma e si rituffa nella sua solita vita mondana. Donna Elena anche è tornata a Roma dopo due anni, durante i quali aveva preso in seconde nozze Lord Heathfiel. Andrea è combattuto da due amori, Elena Heathfiel e Maria Ferres anche lei trasferitasi a Roma con il marito e la figia Delfina.
Citazioni:
Ella, ella era l'idolo che seduceva in lui tutte le volontà del cuore, rompeva in lui tutte le forze dell'intelletto, teneva in lui tutte le più segrete vie dell'anima chiuse ad ogni altro amore, ad ogni altro dolore, ad ogni altro sogno, per sempre, per sempre....
Il padre gli aveva dato, tra le altre, questa massima fondamentale: bisogna fare la propria vita come un’opera d’arte. La superiorità vera è tutta qui.
Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non iscambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell'attimo.
Edited by Shagrath82 - 10/2/2015, 18:47
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Pareri personali:
Primo romanzo di D'Annunzio e suo capolavoro, un'opera che sarà da apripista in Italia al romanzo psicologico e al decadentismo.
Certo, D'Annunzio, l'esaltato nazionalista, guerriero e fascistoide rappresenta quanto di più lontano dal romanziere moderno. A tratti la sua prosa appare artificiosa, bellissima ma incredibilmente artefatta e demodé, frutto di una mentalità che a noi appare lontana e incomprensibile (ho letto che alcuni considerano D'Annunzio un autore giurassico, addirittura), dove si narra di ambienti snob e nobiliari mentre borghesia e popolo appaiono sullo sfondo. A volte ci si perde nelle sue digressioni, nelle descrizioni minuziose degli ambienti, degli arredi, fino alla singola opera d'arte, che può essere un arazzo, un quadro o un semplice vaso (anche se, c'è da dire, che anticipò di almeno trent'anni Proust sotto questo punto di vista). E viene da chiedersi il motivo di tutto questo. Il motivo è semplice. Nal 1881 D'Annunzio a Roma fece il giornalista, il cronista e recensore di eventi mondani, mostre, feste. E attraverso questa intensissima attività D'Annunzio si costruì un personale e inesauribile archivio di stili e registri di scrittura, da cui attinse poi per le sue opere di narrativa. Finì con l'idealizzare l'arte, e si può assistere, tanto nelle opere quanto nella vita di D'Annunzio, ad una idealizzazione del mondo, che viene ad essere circoscritto nella dimensione del mito. La sua fantasia lottò prepotentemente per imporre sulla realtà del presente, vissuto con disprezzo, i valori alti ed eterni di un passato visto come modello di vita e di bellezza. Fino a rimanere travolto dai debiti e che lo obbligò alla fuga in Francia.
Il protagonista altro non è che l'alter ego di D'Annunzio stesso. Eppure in lui non c'è nulla di eroico, anzi, a tratti emerge il disprezzo che prova l'autore stesso nei confronti del conte Sperelli. E fa specia immaginare l'autore che vive come un dandy, decadente e che vuole costrirsi un'esistenza come se fosse un'opera d'arte creare un personaggio geniale ma gretto, seduttore ma anche inconcludente, ricco di denaro ma povero di affetti. Ma la parte migliore è l'analisi psicologica dei protagonisti. Anche in questo caso D'Annunzio fu un precursore, (le teorie psicanalistiche e il fiorire della psicologia sarebbero giunte ed esplose dopo almeno dieci anni) e credo sia giusto renderne atto.
In conclusione, credo che occorra saper andare oltre il personaggio D'Annunzio, e dare una chance a questo romanzo
VOTO: 8,5. -
Spellbound.
User deleted
che palle D'Annunzio . -
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Avevo iniziato a leggerlo ai tempi delle superiori ma mi ero fermato fermato a pag. 30. Ho ripreso a leggerlo qualche anno fa e l'ho abbandonato di nuovo a pag.60 mi pare. Un libro orribile, artificioso e noioso: una grande delusione.. -
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Ho ricordi scolastici atroci.
Non credo che riuscirei a leggerlo. -
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ma non è la storia di lui che quando sborra dice il nome dell'altra? . -
.ma non è la storia di lui che quando sborra dice il nome dell'altra?
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.ma non è la storia di lui che quando sborra dice il nome dell'altra?
Avrei dovuto dirlo alle superiori chissà come l'avrebbe presa la mia prof d'italiano. -
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Il conte intravide una figura alta e svelta, un'acconciatura tempestata di diamanti, un piccolo piede che si posò sul gradino. Poi, come anch'egli saliva la scala, vide la dama alle spalle. Ella saliva d'innanzi a lui, lentamente, mollemente, con una specie di misura. Il mantello foderato d'una pelliccia nivea come la piuma de' cigni, non più retto dal fermaglio, le si abbandonava intorno al busto lasciando scoperte le spalle. Le spalle emergevano pallide come l'avorio polito, divise da un solco morbido, con le scapule che nel perdersi dentro i merletti del busto avevano non so qual curva fuggevole, quale dolce declinazione di ali; e su dalle spalle svolgevasi agile e tondo il collo; e dalla nuca i capelli, come ravvolti in una spira, piegavano al sommo della testa e vi formavano un nodo, sotto il morso delle forcine gemmate. Quell'armoniosa ascensione della dama sconosciuta dava agli occhi d'Andrea un diletto così vivo ch'egli si fermò un istante, sul primo pianerottolo, ad ammirare. Lo strascico faceva su i gradini un fruscìo forte.
da Il piacere di G. D'Annunzio.
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