Champions League 2021-22

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    Quello di ieri sera è stato un brodino, ma speriamo serva a dare la scossa psicologica
     
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    Bene. Il Malmoe sarà una squadra ridicola, ma abbiamo fatto un punto contro Empoli ed Udinese
     
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    Milan, impresa sfiorata. Va avanti a Liverpool, poi cade nella ripresa

    Nel finale di primo tempo i rossoneri rimediano all’autogol di Tomori e si ritrovano in vantaggio con Rebic e Diaz. Nella seconda frazione a segno Salah ed Henderson. Amaro in bocca, ma differenza di valori evidente. Maignan para un rigore
    Marco Pasotto

    15 settembre - MILANO
    In termini di pura meritocrazia, è giusto così. Ma che peccato, Milan. Anche perché il calcio non consegna le vittorie ai punti, ma a volte a chi ha la bravura di trovarle percorrendo le vie meno battute. Il Diavolo sfiora l’impresa ad Anfield e, sebbene i valori in campo abbiano confermato un divario decisamente ampio fra le due realtà, i rossoneri fanno ritorno a Milanello in qualche modo fortificati nel morale. A Liverpool finisce 3-2 per i padroni di casa, che a un certo punto se la sono vista parecchio brutta di fronte a un avversario capace, nel momento in cui è uscito dal letargo, di colpire due volte in due minuti. E’ lì, in quei veloci giri di lancetta, che il Milan deve trovare conferma nella bontà della propria crescita. Perché sono state due azioni bellissime che hanno tolto la voce allo stadio di una delle squadre più attrezzate d’Europa. Detto questo, occorre essere onesti: il Liverpool ha quasi sempre condotto la partita, ha creato un’infinità di situazioni da gol, ha ribadito – se mai ce ne fosse stato bisogno – che per arrivare a un certo livello in Europa serve un percorso pluriennale. D’altra parte, c’è un dato che spiega bene la differenza di esperienza in Champions fra le due squadre: i titolari rossoneri mettevano insieme 24 presenze di fronte alle 377 degli inglesi. Eppure “the Fortress”, la Fortezza, ha rischiato di cadere per mano di Rebic e Diaz, e anche di Maignan che sull’uno a zero inglese ha parato un rigore tenendo in vita il Milan.

    LE SCELTE—
    Pioli – al debutto in Champions da allenatore - ha vissuto una vigilia complicata, perdendo in un colpo solo due titolari. Il primo è Ibra, che ha svolto la rifinitura ma non è poi salito sull’aereo per un’infiammazione al tendine d’Achille. L’altro è Tonali, che all’ultimo allenamento non aveva proprio preso parte a causa di un rialzo febbrile. Sandro è stato comunque convocato ma è stato dirottato in panchina, un vero peccato considerato il superbo stato di forma. Al suo posto, accanto a Kessie, c’è andato Bennacer mentre Rebic ha vinto il ballottaggio con Giroud (minutaggio nelle gambe ancora limitato) al centro dell’attacco. Sulla trequarti confermato Leao a sinistra con il ritorno di Saelemaekers a destra, mentre in difesa Kjaer si è ripreso i suoi territori di fianco a Tomori. Klopp invece in attacco ha dovuto fare a meno anche stavolta di Firmino e in mediana del giovane e talentuoso Elliott, vittima di un grave infortunio alla caviglia. Davanti ecco la prima grande novità: Jota dirottato a sinistra e compiti da centravanti a Origi, con Mané in panchina. Il senatore Henderson ha preso il posto di Elliott a centrocampo e l’altra grande sorpresa è stata in difesa: Matip e Gomez coppia centrale, con Van Dijk in panchina. Due scelte davvero inaspettate, considerando che Van Dijk è il punto di riferimento assoluto in difesa e l’ultima partita di Origi risaliva addirittura al 10 marzo.

    POCO MOVIMENTO— Sulla prima mezzora di gioco è inutile girarci intorno: è stata una mattanza. Un dominio rosso assoluto e incontrastato, che a tratti è stato persino imbarazzante per la differenza delle forze in campo. Perché la difficoltà della sfida e la differenza di valori tecnici era chiaro a tutti fin dal sorteggio, ma nemmeno il più incallito dei pessimisti poteva immaginare una resa simile. Sì, resa, perché il Milan non ha nemmeno provato a giocare. O, comunque, non ci è riuscito. Maglie rosse ovunque, a velocità doppia sia nell’infilarsi sia nel riposizionarsi quando la palla era fra i piedi milanisti. Che l’hanno amministrata per lo più malissimo, terrorizzati dalla pressione avversaria, con poco movimento e quindi senza alcun tipo di sbocco. Oltre a una quantità industriale di palle perse in uscita. A creare le difficoltà maggiori, in particolare, la spinta costante dei terzini inglesi e la posizione ibrida di Jota, un po’ ala e un po’ trequartista. Oltre al solito Salah, ovviamente. Con un copione a senso totalmente unico ovviamente il gol del Liverpool era solo questione di tempo e sono stati sufficienti nove minuti. Milan colpito peraltro ad assetto schierato, quindi colpa doppiamente grave: Leao si è perso completamente l’inserimento di Alexander-Arnold, che sul cross ha trovato la complicità – decisiva – di Tomori. Deviazione netta e palla in rete. Quattro minuti più tardi, dopo un salvataggio decisivo di Tomori su Salah, è arrivato pure un rigore (braccio di Bennacer), ma l’ex romanista ha esaltato i riflessi di Maignan, magnifico anche sulla ribattuta di Jota.

    DOPPIA CAPITOLAZIONE— Un episodio che ha tenuto vivo il Diavolo, anche se vivo non è la definizione esatta perché in realtà la prodezza di Maignan non ha minimamente cambiato l’inerzia del match. Il Liverpool ha continuato ad affacciarsi con regolarità e facilità nell’area rossonera, chiudendo al Milan tutte le opzioni in uscita. Poi, intorno alla mezzora abbondante, i Reds hanno allentato un po’. Un calo fisiologico, ma costato carissimo perché il Milan ha iniziato a prendere coraggio, soprattutto a sinistra. E, alla prima vera azione, ha trovato il pareggio: Diaz, Saelemaekers, Leao e destro vincente di Rebic. Tutto a terra, tutto molto bello. Un cazzotto in pieno stomaco per il Liverpool, che è rimasto piegato sulle gambe. Tanto da capitolare nuovamente due minuti dopo. Gli interpreti: Rebic, bravissimo e generoso a servire Hernandez con Alisson fuori causa, salvataggio sulla linea di Robertson e gol di Diaz arrivato a rimorchio. Un’altra azione eseguita alla perfezione, nel modo che i rossoneri conoscono bene. Milan incredibilmente in vantaggio, Anfield sotto choc.

    AMBIZIONI— L’inizio della ripresa ha rischiato di appesantire ulteriormente i conti inglesi, perché Kjaer ha bucato Alisson, ma un fuorigioco di Hernandez ha rovinato il tris. La reazione del Liverpool ovviamente non si è fatta attendere e al 4’ Salah, imbeccato sul filo del fuorigioco da Origi, ha superato Maignan. Il pareggio non ha accontentato i Reds, ma è stata una pressione diversa dal primo tempo. Meno famelica, meno asfissiante, meno annichilente, anche se comunque costante. Intorno all’ora di gioco Pioli ha inserito Florenzi per Saelemaekers e Giroud per Leao, con Rebic dirottato a sinistra. Mosse vanificate però dal terzo gol inglese. Prima ci è andato vicinissimo Jota (salvataggio decisivo di Kjaer), poi ha colpito con Henderson, un destro fantastico di controbalzo da fuori area. Una rete che non ha spento le ambizioni rossonere, ma a quel punto – si era a metà ripresa – è iniziata a subentrare la stanchezza. La palla è rimasta per lo più tra i piedi inglesi, con qualche break rossonero senza esito. Da segnalare il debutto di Daniel Maldini in Champions, nel solco di europeo di famiglia profondo e nobile.
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    Impresa sfiorata mi pare un tantino azzardato visto che d alquanto mi hanno detto nel primo tempo siete stati schiacciati dagli inglesi
     
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    Inter, che beffa! Courtois para tutto, poi Rodrygo all’89’ fa godere il Real

    Esordio amaro della squadra di Inzaghi, più volte vicina al gol e punita nel finale. Ancelotti svolta la partita con due cambi: assist di Camavinga per il brasiliano. Tre ottimi interventi del portiere belga
    Luca Taidelli

    15 settembre - MILANO
    Una sconfitta che fa malissimo, ma che non pregiudica nulla. Eppure la zampata di Rodrygo che all’89 regala i tre punti al Real è una vera mazzata per un’Inter che sembrava aver trascinato in porto uno 0-0 che sarebbe stato molto diverso da quello con cui nel dicembre scorso era terminata la Champions di Conte. Allora, contro uno Shakhtar barricadero, era finita con l’iconico salvataggio di Lukaku (!) sul colpo di testa a botta sicura di Sanchez nell’assalto finale. Qui ci pensano i ragazzini terribili Camavinga (da poco subentrato a Modric) e appunto Rodrygo.

    Una sconfitta che però arriva all’alba di un girone ad oggi comandato anche dalla sorpresa moldava Sheriff, che nel pomeriggio piega proprio gli ucraini di De Zerbi, e al termine di una prova di grande orgoglio dei nerazzurri, che giocano alla pari con i Blancos. E anzi hanno di che rammaricarsi per le occasioni fallite da Lautaro, Dzeko e Skriniar. I giochi prò restano apertissimi e ora la priorità è recuperare energie e morale in vista del Bologna, atteso sabato al Meazza.

    LE SCELTE— Inzaghi recupera Bastoni e dopo le sofferenze di Marassi torna a schierare la difesa scudetto. Nessuna novità nemmeno a centrocampo, con Darmian e Perisic preferiti a Dumfries (sabato col Bologna il debutto da titolare?) e Dimarco. Gli intoccabili Barella, Brozovic e Calhanoglu in mezzo al campo. Anche davanti vengono confermati Dzeko e Lautaro, come contro Verona e Sampdoria. Ancelotti recupera Alaba e lo piazza nel cuore della difesa, piazzando a sinistra Nacho. Con Benzema e Vinicius, in attacco Vazquez viene preferito ad Hazard.
    RIVERENTE, MA PER POCO— Il Real inizia ricamando trame per lo più orizzontali, l’Inter sembra quasi accettare il palleggio avversario, pronta a mordere e a ripartire. Bastano però pochi minuti a Brozovic e compagni per prendere atto che gli altri avranno i piedi di velluto, ma loro ci mettono più garra, con Carvajal e Nacho che non superano quasi mai la metà campo per la pressione dei quinti nerazzurri. Anche perché Vazquez non ha campo come quando faceva il terzino e Bastoni lo impacchetta da veterano, mentre Vinicius non trova la posizione e fa arrabbiare anche Ancelotti, mentre Benzema non riceve rifornimenti perché Casemiro è spesso basso, Valverde fumoso e Modric ingabbiato da Barella. In pochi minuti vanno al tiro Lautaro e Dzeko, mentre Skriniar la manda alta di poco sul solito corner di Calha. Quando si distende, perché nello stretto solo Perisic prova a saltare l’uomo, la squadra di Inzaghi mette paura. Al 18’ il croato pennella per Lautaro che stacca bene ma esalta Courtois mostrando che gli manca ancora la freddezza dei top con un colpo di testa troppo centrale da ottima posizione. Vero che anche Militao, da corner di Modric, grazia Handanovic, ma sono i padroni di casa (vicini di nuovo al vantaggio con Brozovic e Dzeko) a vincere nettamente ai punti la prima frazione. E il rammarico è doppio perché il dispendio di energie è stato nettamente superiore a quello degli avversari.

    BEFFA FINALE— In avvio di ripresa, senza sostituzioni, in effetti è il Real ad accamparsi davanti all’area avversaria, anche se la clamorosa palla gol capita a Dzeko e Skriniar, che a due passi dalla porta sbaglia non si sa come. Ora però anche Valverde e Modric accompagnano l’azione, mentre l’Inter fatica a ripartire. Inzaghi ha bisogno di forze fresche sugli esterni e al 55’ manda in campo Dumfries (ovazione per lui) e Dimarco. Le squadre però iniziano a sfilacciarsi come un vecchio jeans e le poche occasioni sono frutto di iniziative individuali. Ci prova Rodrygo, appena entrato per Vazquez, mentre Correa e Vidal (fuori Lautaro e Calha) faticano ad entrare nel match. Quando Vinicius si ricorda di essere in campo, le sue sgasate sulla sinistra mettono in affanno Skriniar, bravo nella prima occasione, salvato da De Vrij nella seconda. Con Dzeko esausto che non fa più salire la squadra, il finale per i nerazzurri è una sofferenza. La lucidità ormai è un optional, ma Skriniar (immenso un salvataggio nel finale), De Vrij e Bastoni sembrano riuscire a portare la barca in porto. Sembrano, perché all’89’ Rodrygo gira in porta col mancino un assist di Camavinga e spegne la luce a San Siro.
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    Anche qua, visti gli highlights ma alla fine a parte una volta gliel'hanno sempre tirate addosso a Curtois
     
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    CITAZIONE (Symphony of death @ 16/9/2021, 08:02) 
    Impresa sfiorata mi pare un tantino azzardato visto che d alquanto mi hanno detto nel primo tempo siete stati schiacciati dagli inglesi

    quei coglioni della Gazzetta rinnegherebbero la madre pur di vendere due copie.
    Io dico solo che se la squadra che è arrivata seconda in serie A l'anno scorso è questa squadra di gattini bagnati abbiamo un grossissimo problema
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    CITAZIONE (Shagrath82 @ 16/9/2021, 08:51) 
    CITAZIONE (Symphony of death @ 16/9/2021, 08:02) 
    Impresa sfiorata mi pare un tantino azzardato visto che d alquanto mi hanno detto nel primo tempo siete stati schiacciati dagli inglesi

    quei coglioni della Gazzetta rinnegherebbero la madre pur di vendere due copie.
    Io dico solo che se la squadra che è arrivata seconda in serie A l'anno scorso è questa squadra di gattini bagnati abbiamo un grossissimo problema

    Allora confermi anche tu quanto mi hanno detto
     
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    Tutti esaltati per una sconfitta onorevole, ma dimentichiamo che il migliore in campo è stato il nostro portiere.
    I nostri se la sono fatta sotto, giovani, inesperti, spesso pure fuori dal giro delle nazionali.
    Malissimo Kessie (e vuole andare al PSG?), non avrei tolto leao subito, Bennacer non sta ancora bene, sperando che il vero livello non sia questo.
    Felice di non aver preso un'imbarcata, e di aver segnato due gol nelle uniche occasioni avute, di solito dobbiamo creare molto di più per segnare.
    La lezione è che gli altri coi cambi cambi mettono dentro campioni, noi il povero Maldini. Dovrebbe essere un segnale per la proprietà, ma questi se ne fregano e venderebbero anche la loro madre
     
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    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 16/9/2021, 12:25) 
    Tutti esaltati per una sconfitta onorevole, ma dimentichiamo che il migliore in campo è stato il nostro portiere.
    I nostri se la sono fatta sotto, giovani, inesperti, spesso pure fuori dal giro delle nazionali.
    Malissimo Kessie (e vuole andare al PSG?), non avrei tolto leao subito, Bennacer non sta ancora bene, sperando che il vero livello non sia questo.
    Felice di non aver preso un'imbarcata, e di aver segnato due gol nelle uniche occasioni avute, di solito dobbiamo creare molto di più per segnare.
    La lezione è che gli altri coi cambi cambi mettono dentro campioni, noi il povero Maldini. Dovrebbe essere un segnale per la proprietà, ma questi se ne fregano e venderebbero anche la loro madre

    Magari nel PSG visto ieri sera...
     
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    Tomori: 7
    Hernandez: 5
    Kessie: 4.5
    Bennacer: 4.5
    Saelemaekers: 5,5
    Brahim Diaz: 7
    Leão: 6.5
    Rebic: 7
    Giroud: 5
    Florenzi: 5
    Tonali: 6
    Maldini: sv
     
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    Valanga City, l’Atletico stecca. Ajax, la notte di Haller: poker allo Sporting

    Guardiola batte il Lipsia 6-3, Simeone non va oltre lo 0-0 in casa con il Porto. Ad Amsterdam invece hanno trovato un nuovo centravanti dei sogni
    Adriano Seu

    15 settembre - MILANO
    Niente da fare per l’Atletico. La squadra del Cholo, rivale del Milan nel gruppo B, ci prova a lungo contro il Porto, ma si deve accontentare di uno 0-0 che scontenta un po’ tutti. Scontenta persino i portoghesi, vistisi annullare il clamoroso gol vittoria al 79’ dopo l’intervento del Var prima di accontentarsi di un punto comunque prezioso. Serate da incorniciare per Ajax e Manchester City, che stravincono rispettivamente contro Sporting e Lipsia.


    ATLETICO-PORTO 0-0 —

    Simeone rispolvera il vecchio 4-4-2 piazzando Llorente sulla destra, Carrasco e Lemar sulle corsie esterne per passare al 4-2-4 in fase di possesso, e davanti la coppia Joao Felix-Suarez. Il Pistolero sembra essere in serata, per lo meno la voglia è quella degli anni ruggenti. Fa a spallate con Pepe, attacca la profondità e prova la mira sia da fermo che su azione, peccato solo che trovi le sistematiche risposte di Diogo Costa, decisivo al 16’ su un sinistro incrociato. Il Porto pensa soprattutto a difendersi e lo fa bene, mentre l’Atletico fatica a dare forma e consistenza alla prolungata manovra. Le cose migliorano con l’ingresso di Griezmann (per uno spento Joao Felix) e con quello di Correa. I Colchoneros alzano il ritmo e attaccano con un maggior numero di uomini nonostante un grande spavento al 51’ (palo di Otavio su un velenoso cross). Ma Diogo Costa è sempre all’altezza delle circostanze, anche quando vola su un tentativo di Correa indirizzato all’angolino (67’). I madrileni, però, rischiano anche grosso su una leggerezza di Lodi, che al 79’ regala palla a Taremi, a sua volta lesto a bruciare Oblak in uscita. Un dramma, quello dell’Atletico, che evita solo l’intervento del Var per un tocco di mano dell’attaccante iraniano: gol annullato, rabbia degli ospiti e Atletico graziato. Unica emozione nel finale, l’espulsione di Mbemba al 93’, ma all’Atletico non resta il tempo per approfittarne.

    CITY-LIPSIA 6-3— Vita piuttosto facile per i Citizens nonostante il risultato pirotecnico. Guardiola s’inventa un tridente con Torres “falso nueve” supportato ai lati da Mahrez e Grealish, e il City spicca il volo sin dai minuti iniziali contro un Lipsia timido e pasticcione. Gli inglesi danno vita a un inesorabile monologo, asfissiando l’avversario negli ultimi quindici metri davanti a Gulacsi. Per sfondare impiegano appena 17’: stacco di testa Ake su calcio d’angolo e palla sotto la traversa. Poi i continui affondi sulle corsie laterali mandano in tilt la difesa tedesca, vittima di un goffo autogol di Makiele al 28’. La squadra di Marsh ha un sussulto al 42’, quando accorcia le distanze con Nkunku dopo una bell’azione corale, ma Mahrez rilancia il City prima del riposo con un rigore concesso dopo il check del Var (fallo di mano di Klostermann). Al Lipsia resta ancora la carta Dani Olmo, che al 51’ pesca sul primo palo Nkunku per accorciare le distanze. Il City però ribadisce di essere di un altro pianeta al 56’ con un delizioso tiro a giro di Grealish che ristabilisce le distanze. Le emozioni, così come le amnesie difensive, proseguono al 73’ con il terzo sigillo di Nkunku, bravo a sfondare su Ake. Chiudono il festival del gol Cancelo, autore del 5-3 al 75’, e il nuovo entrato Gabriel Jesus, che firma il sesto gol della serata con un tiro al volo, quando i tedeschi erano da poco rimasti in dieci per l’espulsione di Angelino. Inglesi dunque primi nel gruppo A con due lunghezze su Psg e Brugge.

    SPORTING-AJAX 1-5
    — Divertente scontro a Lisbona tra Sporting e Ajax, ma a sorridere sono solo gli olandesi. Le cose si mettono subito bene per la banda di Ten Hag, avanti già dopo 2’ grazie all’opportunismo di Heller, lesto a intervenire su un sinistro a giro di Anthony respinto dal palo. La furia del debuttante colpisce ancora sette minuti dopo: nuovo assist di Anthony e tap-in vincente dell’accorrente Haller in scivolata. Dopo lo show dell’accoppiata franco-brasiliana, batte un colpo anche lo Sporting approfittando di un erroraccio di Pasveer su sinistro incrociato di Paulinho. Ma al 39’ ricompare Anthony per avviare la balla azione sulla sinistra che porta al terzo gol di Berghuis, micidiale nell’inserimento centrale sull’appoggio di Gravenberch e freddo nel realizzare sul primo palo. I colpi di scena proseguono nella ripresa con la complicità del Var, che annulla una rete a Paulinho per fuorigioco a inizio azione. Passato lo spavento, l’Ajax prende il largo al 51’: protagonisti come sempre Anthony, perfetto assist a rientrare con l’esterno, e Haller, ancora puntuale a centro area per punire una difesa allo sbando. Difesa che il francese punisce per la quarta volta al 63’ (sinistro su assist di Berghuis), chiudendo la larga vittoria olandese. Ajax primo nel gruppo C insieme al Borussia (ma avanti per differenza reti), a zero Sporting e Besiktas.
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    Sheriff, debutto col botto: De Zerbi sconfitto. Dortmund ok contro Pjanic

    I moldavi subito avanti contro lo Shakhtar, complice un Pyatov non irresistibile. Il Borussia batte il Besiktas con un super Bellingham
    Adriano Seu

    15 settembre - MILANO
    Subito una sorpresa nella sfida che apre la seconda giornata di Champions. A regalarla è il modesto Sheriff Tiraspol, che festeggia il debutto assoluto nel torneo con una vittoria in vecchio stile: vale a dire catenaccio e contropiede. Ricetta semplice ma efficace contro lo Shakhtar allenato da De Zerbi, impotente nonostante una ripresa di attacchi costanti. Traoré e Yansane firmano l’impresa moldava con un gol per tempo, firmando il successo che regala ai moldavi i primi tre punti nel gruppo D. Identico bottino quello conquistato dal Borussia Dortmund, che liquida la pratica Besiktas nel primo tempo grazie ai sigilli di Bellingham e Haaland.

    SHERIFF-SHAKHTAR 2-0 —
    La cenerentola moldava parte con il piede giusto. Alla Bolshaya Arena di Tiraspol lo Sheriff fa lo sgambetto a uno Shakhtar vittima di numerosi errori individuali e un primo tempo da incubo. Ai moldavi basta una partita accorta nel segno del classico catenaccio, a firmare la vittoria ci pensano poi una strepitosa girata in acrobazia di Traoré, che beffa al 16’ un disattento Pyatov, e un colpo di testa da pochi passi di Yansane, che al 62’ si fa trovare pronto tra i due centrali ucraini su un improvviso cross dalla sinistra. La banda di Zerbi può rimproverarsi un primo tempo troppo blando (sola una parata per Athanasiadis) e gli assalti sconsiderati della ripresa, terreno più che fertile per le veloci ripartenze dei padroni di casa. Il portiere dello Sheriff frustra la reazione avversaria con due interventi prodigiosi sull’1-0, poi viene aiutato dalla frenesia e dalla scarsa precisione degli avversari, che sprecano buone occasioni con Marlos, Traoré e Pedrinho.

    BESIKTAS-BORUSSIA D. 1-2— Sfida amara a Istanbul per il Besiktas, perché contro il Borussia non bastano sacrificio e buona volontà. La squadra di Yalcin, con Pjanic in regia e Batshuayi unica punta, gioca un’ottima partita nonostante i sei indisponibili causa infortunio, ma i tedeschi sanno come e quando colpire per portare a casa il risultato. Mentre tutti attendono Haaland, a prendersi le luci della ribalta nei primi 45’ è un altro gioiellino, Bellingham, che sblocca il risultato al 20’ con un destro sul primo palo (pregevole assist al volo di Meunier) per poi servire a Haaland il pallone del facile raddoppio poco prima del riposo, dopo un bel numero su due difensori. Il raddoppio del norvegese taglia le gambe a padroni di casa, che nella ripresa cedono il pallino del gioco arrendendosi al palleggio avversario. Il Borussia sfiora anche il terzo gol in un paio di occasioni, con Bellingham ancora protagonista. Nel finale i tedeschi potrebbero addirittura dilagare, ma Haaland si fa ipnotizzare da Destaboglu prima che i nuovi entrati Moukoko e Knauff gettino alle ortiche due colossali chance da pochi passi, con traversa inclusa di quest’ultimo al 92’. L’unica, amara consolazione per i turchi è il gol della bandiera realizzato da Montero al 94’, su precisa punizione di Pjanic.
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    Inter sprecona in Ucraina, ma il pareggio non è da buttare

    Terzo pari senza reti consecutivo contro gli ucraini. Dopo la traversa di Barella e il gol mangiato da Dzeko, nella ripresa un super Skriniar tiene in piedi i suoi, prima di due miracoli di Pyatov
    Luca Taidelli

    28 settembre - MILANO
    Il terzo 0-0 consecutivo tra Inter e Shakhtar tiene tutti in gioco nel girone D di Champions ma segna un netto passo indietro dei nerazzurri in termini di gioco e brillantezza. E non bastano le due prodezze di Pyatov nel finale a colorare una serata senza lampi. In precedenza infatti era stato Skriniar a tenere a galla i suoi dopo che nel primo tempo la traversa di Barella e il gol mangiato da Dzeko a due metri dalla porta facevano pendere il match per gli ospiti. Eppure l'Inter non ha convinto, come se dal romanzone con l'Atalanta, tutto slanci, prodezze ed errori, la banda Inzaghi fosse uscita sedata, ma comunque ibrida. Limitate la sbavature dietro, Brozo e soci infatti hanno prodotto poco, sono parsi giù di gamba, non hanno quasi mai dato ampiezza, senza riuscire a sfondare nemmeno centralmente.

    FIAMMATE— I piani dell'ex tecnico del Sassuolo cambiano dopo pochi minuti. Il tempo di vedere l'assolo di Solomon, con destro dal limite a fil di palo, che si infortuna Traoré, sfortunatissimo perché il ginocchio gli resta accidentalmente sotto al corpo di Dumfries. Dentro dunque Teté, largo a destra con Pedrinho a fare la punta. Barella al 15' centra la traversa con un destro a giro, ma la gara vive di fiammate, alternate a fasi con ritmi da subbuteo. Vecino fatica ad entrare in partita e Inzaghi prova anche a scambiargli posizione con l'azzurro. Quando lo Shakhtar recupera palla alto e può scatenare la banda bassotti, l'Inter fatica ad adeguarsi e al 20', dopo una sgasata di Solomon, serve una chiusura di Dzeko su Patrick per evitare il peggio. Lautaro in compenso non tiene tre palloni consecutivi. E quando fa una cosa da Toro (destro a fil di palo) era scattato in fuorigioco. L'Inter fatica nelle uscite perché Skriniar e Bastoni, spaventati dalle ali avversarie, stanno più bassi del solito, mentre Maycon e Patrick schermano Barella e Vecino, con Stepanenko ad aspettare Brozo. Meno compatta invece la difesa ucraina. Ma al 34' la maledizione del gol (32 tiri nerazzurri e zero reti nei due incroci dello scorso anno) si materializza sul corner di Dimarco con il destro di Dzeko, che a due metri dalla porta manda in curva. Incredibile ma vero.

    MIRACOLO E SORPRESA— Si riprende senza cambi, ma lo Shakhtar alza le marce e l'Inter faticherà ad adeguarsi. I nerazzurri si fanno schiacciare, Dumfries e Dimarco non tengono gli inserimenti dei terzini ora aggressivi di De Zerbi e al 4' soltanto un miracolo di Skriniar su Pedrinho evita il tracollo sulla fiammata di Dodo. Inzaghi allora cerca idee e forze fresche con Calhanoglu e Correa. Al 10' escono a sorpresa Brozovic (che non la prende bene) e Dzeko, con Barella che scala al centro. L'Inter non riesce mai ad abbinare pulizia tecnica e velocità d'esecuzione. Skriniar la tiene in piedi con un'altra chiusura e quando al 20' Pyatov spadella cercando di costruire dal basso Lautaro tira altissimo un pallone d'oro. Al 25' il lifting in attacco è completato dall'ingresso Sanchez. Ma sembra proprio mancare energia, anche in Barella, peraltro più bloccato visti i nuovi compiti. Inzaghi inspiegabilmente non cambia gli esterni fino agli sgoccioli e l'Inter sembra accontentarsi. Invece nei minuti finali crea di più che in tutto il tempo, ma Pyatov si esalta prima su Correa e poi su De Vrij.
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