Serie A 2021-22

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    Una bella partita, anche se qualche rischio lo abbiamo corso.
    Era importante vincere, in qualsiasi modo, si tratta pur sempre di calcio agostano
     
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    Tomori 6,5
    Hernandez 5
    Tonali 6.5
    Krunic 6
    Saelemaekers 6
    Brahim Diaz 6.5
    Leao 6
    Giroud 6
    Bennacer 6
    Rebic 6
    Romagnoli sv
    Florenzi sv
     
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    Squadra penosa, si parla già di dimissioni volontarie di Juric in disaccordo con la proprietà che non caccia un centesimo.

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    "Quello di ieri è stato un grido di disperazione. Io arrivo dal basso, però la squadra negli ultimi anni ha preso 140 gol e si è salvata all'ultimo. Abbiamo anche venduto giocatori. Ora siamo in ritardo. Pobega in prestito? Per me è una sconfitta. I discorsi all'inizio erano diversi, c'erano altre idee, mi piacerebbe lavorare per aiutare la società".
     
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    Juric farebbe bene, ma noi invece abbiamo un allenatore pagato profumatamente che non sa mettere in campo una squadra decente
     
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    Petagna entra e segna: il Napoli doma un ottimo Genoa

    La squadra di Spalletti parte forte e va in vantaggio. Il Grifone, dopo essersi visto annullare tra le proteste un gol dal Var, pareggia. Ma ci pensa l'ariete azzurro a regalare i 3 punti ai campani
    Filippo Grimaldi

    29 agosto - GENOVA
    Decide un colpo di testa di Petagna a sette minuti dalla fine. Finisce 2-1, il Napoli resta a punteggio pieno, sale a più cinque sulla Juve che ospiterà al Maradona dopo la sosta del campionato, ma soffre a lungo contro un Genoa alla seconda sconfitta consecutiva, ma trasformato rispetto alla scialba prova di otto giorni fa contro i campioni d’Italia. Due mondi solo apparentemente lontani, insomma, Napoli e Genoa: Spalletti con le sue ambizioni, Ballardini con le sue sofferenze. Invece alla fine gli opposti quasi coincidono. La prodezza di Fabian Ruiz al 39’ e il sinistro-capolavoro di Cambiaso al 25’ della ripresa dicono questo, anche se gli ospiti hanno avuto il merito (e gli uomini) per riportarsi avanti nel finale (ma sul gol dell’attaccante appena entrato, decisivo l’errore di Masiello). Il Napoli, privo di Osimhen, piazza Insigne falso centravanti e Politano-Lozano a completare il tridente offensivo, ma il Genoa da subito è apparso tutta un’altra squadra rispetto a quella dell’esordio in campionato. Il tecnico genoano sceglie un inedito 3-5-1-1 per provare ad arginare il Napoli. Decisione quasi obbligata: pure stasera il Genoa aveva quasi gli stessi uomini di sabato scorso, perché la ricca batteria di innesti (Vasquez, Maksimovic, Caicedo, Touré) è ancora ai box. Dunque, Ghiglione esterno in mediana e Hernani trequartista alle spalle di Ekuban unica punta. E nella prima mezz’ora i rossoblù reggono l’urto, provando a tenere alto il baricentro e corta la squadra, chiudendo sugli esterni e passando al 5-3-1-1 senza palla. Il Napoli va vicino al vantaggio in avvio con Lozano (3’, colpo di testa alto) e poi coglie il palo con Insigne (13’, bravo Vanheusden a sporcare il tiro dell’attaccante). I rossoblù non stanno a guardare: hanno coraggio, cuore e buone idee. Almeno in questo senso Ballardini è stato ampiamente accontentato. Nel primo tempo Ghiglione è andato vicino al vantaggio (21’, decisivo Meret), eludendo la guardia di Mario Rui e mettendo paura a un Napoli comunque con sostanza e qualità, come la rete di Fabian Ruiz ha confermato.

    RIVOLUZIONE (E VELENI) —
    Nonostante questo, Ballardini non s’è arreso e ha provato in tutti i modi a raddrizzare la partita, passando al 3-5-2 a inizio ripresa con l’ingresso della nuova coppia Pandev-Buksa (fuori Hernani per il macedone e Ekuban per il polacco). Meret è stato super ancora su Ghiglione al 5’ (respinta-capolavoro sull’esterno, che ci ha provato una seconda volta ma è stato murato dalla difesa). E qui, al minuto 9 l’episodio che avrebbe potuto fare da spartiacque alla gara, con il gol di Pandev prima convalidato e poi annullato dall’arbitro Di Bello, richiamato dal varista Fabbri a un check a bordo campo che ribalta la decisione. Un’azione che farà discutere, poiché sul cross di Sturaro, Buksa si trova sulla traiettoria di Meret. Il numero uno, però, sembra in ritardo nell’uscita, scontra il polacco e cade a terra. La rete annullata moltiplica le energie del Genoa, che grazie a Sirigu si salva sulla conclusione di Lozano, vicinissimo al raddoppio. Qui il Napoli si abbassa, Ballardini inserisce anche Kallon (3-4-1-2, e Pandev trequartista) e coglie il pari provvisorio al 25’ con un sinistro splendido di Cambiaso che brucia sul tempo Di Lorenzo. Il Napoli qui si riprende, ritrova spinta ed efficacia nei contrasti, finchè Spalletti si gioca la carta-Petagna al posto di Politano. All’attaccante bastano cento secondi per trovare il guizzo giusto sulla punizione di Mario Rui. Il Grifone ci prova ancora, ma è il Napoli nel recupero vicinissimo al terzo gol con Ounas nell’ultimo dei sei minuti di recupero.
     
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    Già facciamo pena, se poi ci fottono gol buoni col VAR senza alcun motivo...
     
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    Milan, valanga rossonera sul Cagliari nel segno di Giroud

    Una doppietta del francese marchia a fuoco la sfida: per lui primi gol in A e prima rete con i rossoneri anche per Tonali. Di Leao e Deiola gli altri centri
    Marco Pasotto

    29 agosto - MILANO
    Tre tabù demoliti in un colpo solo. Il primo, di gruppo: anche San Siro può finalmente essere uno stadio amico, senza che il Milan sia costretto ogni volta a fare l’impresa in trasferta. Il secondo è personale: Olivier Giroud, che non è scaramantico, ha sfidato la maledizione della numero 9 e ha vinto. Anche il terzo tabù è personale: Sandro Tonali ha finalmente dato un calcio a tutte le incertezze trovando il primo gol in rossonero sotto gli occhi del suo mito Gattuso. Se mescoliamo tutto e ci aggiungiamo una prova di squadra maiuscola, ecco uscire il risultato: 4-1 sul malcapitato Cagliari, caduto sotto la potenza di fuoco di un Diavolo che ha dato spettacolo e allo stesso tempo offerto una prova di grande forza. Inter nuovamente riacciuffata in classifica e primo posto conservato, con un poker che aumenta parecchio la fiducia in vista della ripresa dopo la sosta, quando i rossoneri in una settimana affronteranno Lazio, Liverpool e Juve. Un successo nel segno profondo di Giroud, che ha trovato i suoi primi gol in Serie A alla prima apparizione a San Siro. Dove, anche se può sembrare bizzarro, non si era mai esibito. Se Pioli cercava concretezza nell’ultimo spicchio di campo, l’ha trovata. E voleva un Milan che emozionasse: ha trovato anche questo.

    LE SCELTE—
    Il tecnico rossonero ha confermato in blocco l’undici che aveva sbancato Marassi, risolvendo così anche l’unico dubbio della vigilia: di nuovo Krunic vicino a Tonali, con Bennacer fuori. E nuovamente fuori anche Romagnoli. Sulla trequarti Saelemaekers, Diaz e Leao alle spalle di Giroud. Oltre ai convalescenti Kessie e Ibrahimovic, Pioli non ha convocato Conti (in uscita) e Pellegri (condizioni atletiche ancora precarie, ci sarà dopo la sosta). Senza Cragno infortunato, Semplici in porta si è affidato a Radunovic, mentre in difesa si è rivisto dal primo minuto Ceppitelli. Accanto a lui Carboni, con Walukiewicz in panchina. Nandez, in attesa di evoluzioni dal mercato, è di nuovo sceso in campo dal primo minuto. In attacco confermata la coppia Joao Pedro-Pavoletti. Ma a brillare è la stata la stella dall’altra parte del campo. Una partita iniziata, indirizzata, proseguita e marchiata a fuoco nel segno di Giroud. Uno show personale al servizio della squadra cominciato con un colpo di testa, alto, dopo due minuti e un tacco delizioso che ha mandato in porta lo scellerato Leao, tutto solo ma talmente lento nella conclusione al punto da farsi rimontare da Carboni. Giroud è stato il punto finale, o di passaggio, di quasi tutte le manovre offensive e in qualche modo stupisce la celerità con cui Pioli lo ha inserito nei meccanismi e con cui lui li ha assimilati. Sembra abiti a Milanello da un paio d’anni. Con Olivier abile nel giocare di sponda e nel far scorrere il pallone velocemente, il Milan si è esaltato nella propria rapidità, diventando a un certo punto straripante, e col passare dei minuti il Cagliari non si è più raccapezzato. I sardi sono riusciti a rimanere corti e compatti, ripartendo con intelligenza, nel primo quarto d’ora. Poi hanno iniziato a veder sbucare maglie rossonere ovunque. Un Milan devastante nella rapidità di gioco e negli uno contro uno. Diaz, Leao, Giroud, Hernandez: tanti i duelli vinti dagli uomini di Pioli in una partita molto divertente anche grazie all’atteggiamento del Cagliari, apprezzabile nel giocarsela a viso aperto anche dopo i due svantaggi.

    GESTIONE SAPIENTE— I sardi però si sono smarriti sotto il peso dei gol, sempre più tragico. Nandez a destra ha provato a martellare, ma allo stesso tempo doveva vedersela con un Hernandez di nuovo in versione turbo rispetto alla versione col freno a meno tirato di Marassi. Pavoletti è risultato troppo statico e così l’unico a inventarsi qualcosa – ma non è certo una notizia – è stato Joao Pedro. La partita è stata sbloccata dal Diavolo, e va sottolineato che non è stata soltanto la serata di Giroud. Perché la prima rete è arrivata da una magnifica punizione di Tonali, al secondo gol in A (entrambi su calcio piazzato) e al primo in rossonero. Un gol che aiuta a dimenticare ancora più in fretta Calhanoglu, tenutario assoluto delle punizioni in rossonero, ma quasi senza riscontro. Il Cagliari ha avuto il merito di reagire subito, trovando il pareggio nel giro di tre minuti: pennellata di Joao Pedro per Deiola e colpo di testa vincente. Per vedere il Milan tornare in vantaggio di minuti ne sono bastati due. Gol fortunato – destro di Leao deviato fortuitamente da Diaz -, ma allo stesso tempo cercato con un’azione insistita. Il tris è arrivato col sinistro di Giroud, premiato da un’azione devastante di Hernandez rifinita da Diaz. E il quarto centro è stato su rigore, chiamato dal Var dopo una deviazione di Strootman col braccio che inizialmente era stata giudicata fallo dal limite. La sensazione più bella per i tifosi rossoneri? Ammirare una squadra che ha dato l’idea di poter segnare più o meno ogni volta che si affacciava nell’area sarda. Il secondo tempo per il Milan è stato ovviamente soltanto sapiente gestione. Giroud ha cercato il tris proseguendo una sfida bellissima con Godin, Leao si è infilato di prepotenza un paio di volte senza aver fortuna nell’assistenza ai compagni. A metà frazione Pioli ha inserito Rebic, Florenzi e Bennacer per Leao, Saelemaekers e Tonali, il Cagliari ha trovato cinque minuti di grande orgoglio (ottima parata di Maignan su una punizione insidiosa), che però non sono serviti ad accorciare il punteggio. Anzi, è stato ancora il Diavolo ad andare vicino al gol con Rebic. Ma per lanciare un chiaro messaggio al campionato, quattro possono bastare.
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    Vola la Roma di Mou: non solo Pellegrini. Travolta la Salernitana

    Dopo un primo tempo di resistenza granata, i giallorossi si scatenano nella ripresa e bissano il successo della prima giornata con la Fiorentina. A segno pure Veretout e Abraham
    Dal nostro inviato Maurizio Nicita


    29 agosto - SALERNO
    Ci mette un tempo la Roma per prendere la misura a una Salernitana volenterosa e discretamente organizzata in fase difensiva. Poi i ragazzi di Castori crollano davanti alla maggior classe dei giallorossi con Lorenzo Pellegrini decisivo e abile a sbloccare la partita nel momento più delicato, chiudendo con una bella doppietta. Bello il primo gol di Abraham qualcosa in più che una promessa per il nostro campionato. E poi il solito Veretout, cannoniere romanista con 3 gol. Mourinho può essere soddisfatto di questo avvio a punteggio pieno della sua squadra, mentre Castori attende indispensabili rinforzi per una squadra che così com’è rischia di faticare parecchio per salvarsi. Encomiabili i 13 mila tifosi sugli spalti che hanno sempre incitato la squadra, incoraggiando i granata anche a fine gara.

    POCHI SPAZI PER MOU—
    Mourinho in questo periodo conferma la formazione base che ha battuto la Fiorentina e il Trabzonspor, con l’eccezione dello squalificato Zaniolo, sostituito da Carles Perez. Castori fa di necessità virtù, con una squadra ancora da rinforzare e i difensori contati, per l’indisponibilità del croato Bogdan, che si è sentito male in albergo, al mattino. Il 3-4-2-1, con Obi e Maradona Coulibaly dietro l’unica punta Bonazzoli, si tramuta in un basso 5-4-1 per non lasciare verticalità ai giallorossi. che costruiscono in avvio una palla gol con Pellegrini abile a smistare per l’uruguaiano Vina che col mancino impegna Belec. Poi al 16’ una fiammata di Abraham che devia un tiro cross di Mancini, alzando però la mira. La Salernitana va avanti a strappi, con Bonazzoli abile a difendere palloni per far salire i suoi. Il centravanti arriva pure alla conclusione su un traversone, da calcio piazzato, di Jaroszynski, alto di poco il tiro di Bonazzoli. La Roma prova l’aggiramento con gli esterni e su una leggerezza del tunisino Kechrida, Mkhitaryan mette in mezzo un pallone invitante che non trova un destinatario. Abraham comunque, nonostante la poca intesa con i compagni, si vede che è attaccante di razza. E una girata di testa dell’inglese sfiora l’incrocio, poco dopo la mezz’ora, su cross di Perez. La Roma non riesce a trovare spazi e ci prova in contropiede proprio allo scadere, quando ci pensa Belec in uscita ad anticipare Abraham su corto passaggio indietro di Jaroszynski.

    LA SVOLTA— A inizio ripresa, con una Roma più rapida ed efficace e una Salernitana che concede l’attimo fuggente ai giallorossi. Perché Aya non chiude lo spazio in area, Pellegrini è abile a cercarlo e Vina rapido a servirlo: la conclusione del romano e romanista è forte e Belec non riesce a fermare un tiro non proprio impossibile. Ora la partita cambia e la Roma finalmente trova gli spazi che cercava sin dall’inizio. Bella l’azione del 2-0 con palla avanti-indietro-avanti, centralmente: Abraham serve dietro Mkhitaryan, perfetto l’assist per Veretout che si fa trovare ancora puntuale in zona gol e terzo centro in campionato per il francese. Ora il campo è in discesa per i romani e terribilmente in salita per i salernitani. Bonazzoli spreca un bell’assist di Obi che poteva accorciare il passivo. Poi Castori passa al 3-5-2 inserendo il neo acquisto Simy. I padroni di casa provano a impostare ma allargano le maglie difensive e la Roma va a nozze. Il 3-0 è il primo gol italiano di Abraham rapido a girare di destro. Il 4-0 arriva con la doppietta di Lorenzo Pellegrini che tira a giro indisturbato dal limite con Belec spettatore avvilito e colpevole.
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    Tutto nel primo tempo, bella partita ma io aspetterei ad entusiasmarci.
    Il Cagliari di questo passo lotterà per non retrocedere e ci è andata tutto bene ieri sera.
     
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    Maignan: 6
    Calabria: 6
    Kjaer:6
    Tomori: 6
    Hernandez: 6
    Krunic: 6
    Tonali: 6.5
    Saelemaekers: 6
    Brahim Diaz: 7
    Leão: 6
    Giroud: 6.5
    Bennacer: 6
    Rebic: sv
    Florenzi: sv
    Maldini: sv
    Castillejo: sv
     
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    Preziosi cede il Genoa a 777 Partners, ma resta come socio

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    Ci siamo. Martedì 14 settembre è previsto l'annuncio ufficiale per il passaggio del Genoa da Enrico Preziosi al fondo statunitense 777 Partners. Sempre secondo la Gazzetta dello Sport, il presidente dovrebbe rimanere legato al club rossoblù come socio di minoranza almeno per i prossimi tre anni, rappresentando il Genoa presso la Lega Serie A e in generale a livello istituzionale. Un incarico non semplicemente formale, che avrà pure lo scopo di agevolare l'ingresso dei nuovi azionisti nel calcio italiano.

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    Una magia di Okereke illumina il Venezia contro l'Empoli: 2-1 con rete in apertura di Henry

    Il nigeriano segna una rete capolavoro dopo una corsa di 60 metri e tanti dribbling: nel finale di gara un rigore di Bajrami illude, ma per la squadra di Andreazzoli è troppo tardi
    Alex Frosio

    11 settembre - MILANO
    Quasi 19 anni dopo, il Venezia torna alla vittoria in Serie A e lascia quota zero. È il giorno delle prime volte: la vittoria di Zanetti, i gol di Henry e Okereke. Succede anche questo: che l’Empoli gasato dal sacco dello Stadium “sconti” quella gioia perdendo in casa contro un’altra neopromossa. L’Empoli conferma gli undici che hanno vinto con la Juve, il Venezia invece presenta quattro cambi, tra cui Vacca (debuttante in A superati i 30 anni). La vera novità però è la disposizione: non 4-3-3 ma un 4-4-2 con Aramu che fa coppia con Henry e Johnsen a sinistra ala pura. Il norvegese fa capire subito a Ismajli che il caldo non è il principale problema di giornata: al 3’ fuga a sinistra, rientro sul destro e tiro appena alto, al 7’ il difensore empolese si prende il giallo per stendere il biondo del Venezia. Venezia che difende con due linee strette e alte, che tagliano le linee di gioco dell’Empoli. Al 13’ sgorga quasi naturale il gol ospite: recupero alto di Busio, Aramu rifinisce con un sinistro che gira dietro a Luperto e trova all’appuntamento Henry in spaccata. Vantaggio meritato. La risposta toscana è inconsistente, solo una girata debole di testa di Cutrone su cross di Marchizza – asse ex Under 21 –, mentre al 20’ e al 23’ altri due pericoli marcati Venezia: Mazzocchi prima crossa per Henry che di testa mette alto, poi fugge a destra, punta l’area ma conclude alto. Il cooling break, necessario, permette ad Andreazzoli di rivedere l’assetto: Bajrami da trequarti si allarga, e lo stesso fa di là Bandinelli. Ancora una chance per il solito Johnsen, chiuso al 32’ da Vicario in uscita, e poi la pressione empolese sale con le catene laterali, “aiutata” dall’uscita di Aramu: con Heymans che si attacca a Ricci, il Venezia arretra un po’. Busio al 36’ respinge una botta di Mancuso, due minuti dopo Bajrami si accentra ma conclude debolmente.

    RIPRESA —
    Si ricomincia con Di Francesco per Bandinelli e Tonelli per Ismajli nell’Empoli, Molinaro per Schnegg e Maenpaa in porta per Lezzerini nel Venezia. Ma la partita non si muove e allora Andreazzoli cambia ancora: Stulac per Ricci e Pinamonti per Mancuso, di là Crnigoj per Fiordilino, in un Venezia che Zanetti smonta e rimonta da 4-4-2 a 4-4-1-1 a 4-3-3 con l’ingresso di Okereke per Vacca. È questo il cambio giusto, perché al 23’ il nigeriano, altro debuttante in A dopo aver frequentato D, C e B con Lavagnese, Spezia e Cosenza, impiega una manciata di secondi per carburare: attivato da Henry in difesa palla sulla trequarti veneziana, Okereke parte palla al piede, Marchizza gli permette di prendere velocità e ciao, l’attaccante salta Tonelli e incrocia dal limite dell’area. L’Empoli reagisce di nervi e basta, Cutrone conclude centralmente al 32’, Pinamonti stoppa e tira a lato al 38’. La mossa che paga è Henderson che al 43’ si inserisce senza palla sul tocco dentro di Di Francesco e anticipa Maenpaa che lo stende. Rigore. Bajrami non sbaglia. Sembra iniziare un’altra partita, il Castellani non incute il “medio escenico” del Bernabeu, ma il coro “Empoli Empoli” ravviva la squadra. Il recupero di 7’ dà energia, Marchizza la trova al 47’ nel recuperare in extremis un contropiede di Okereke, un controllo Var su Di Francesco allunga di un altro minuto e mezzo il recupero, Bajrami calcia alto la punizione buona. Il Venezia festeggia: l’ultima volta era stata nel febbraio 2002, contro la Fiorentina.
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    proseguiamo con questo inizio di stagione horror dove anche oggi riusciamo a regalare 2 gol
     
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    Morata crea, Szczesny e Kean distruggono: il Napoli vince in rimonta sulla Juve

    Lo spagnolo porta in vantaggio i bianconeri dopo 10', un errore del portiere regala il pareggio a Politano. Poi Kean, appena entrato, su un calcio d'angolo dei campani, schiaccia di testa verso la sua porta, e Koulibaly ribadisce in rete
    Livia Taglioli

    11 settembre - MILANO
    La Juve esce sconfitta 2-1 dal Maradona, dopo essere passata in vantaggio al 10' con Morata: seconda rimonta subita dall'inizio del campionato, ma stavolta i bianconeri lasciano agli avversari anche i tre punti. A ringraziare è il Napoli, che con Politano sfrutta un errore di Szczesny e con Koulibaly un'incredibile leggerezza di Kean. Spalletti diventa così il secondo allenatore nella storia del Napoli, dopo Benitez, a vincere le prime tre gare di fila. Fronte Juve, è la seconda volta nelle ultime 52 stagioni di Serie A disputate dai bianconeri che la squadra non conquista almeno una vittoria in una delle prime tre giornate. Era successo solo nel 2015-16, ancora con Allegri in panchina. E la stagione si era poi conclusa con uno scudetto e una coppa Italia nella bacheca bianconera.

    SCELTE OBBLIGATE—
    Alla Juve dei sopravvissuti, dopo che Allegri alla vigilia aveva rinunciato ai cinque sudamericani più Chiesa, con Arthur e Kaio Jorge infortunati, risponde un Napoli incerottato per le assenze di Demme, Ghoulam, Mertens, Lobotka e Meret. Il colombiano Ospina e il “graziato” Osimhen sono in campo, come anche l’ultimo arrivato nonché esordiente assoluto Anguissa, schierato al fianco di Fabian Ruiz. Nella Juve Locatelli – alla prima gara da titolare – gioca fra McKennie e Rabiot, con Bernardeschi a destra con licenza di avanzare, in alternanza agli inserimenti di McKennie. Kulusevski agisce alle spalle di Morata, muovendosi fra le linee. Per entrambe le squadra difesa a 4: fra i bianconeri le chiavi di casa tornano a Chiellini, al fianco di Bonucci, che orchestra un reparto con gli esordienti dal 1’ De Sciglio e Luca Pellegrini.

    MORATA-GOL— E proprio da una formazione abbondantemente rimaneggiata escono sprazzi di nuova-vecchia Juve: i minuti iniziali sono di marca azzurra, con Politano vicino al gol dopo 21 secondi e una raffica di calci d’angolo, ma Allegri invita i suoi alla calma. E la Juve non perde intensità. Poi la scena madre: al 10’ Manolas batte ogni record di lentezza in uno stop, Morata coglie l’attimo, gli soffia il pallone, in tre passi si presenta davanti ad Ospina e lo batte di destro con freddezza. Tutta la squadra si arrampica sullo spagnolo, in un abbraccio collettivo traboccante di liberatorio entusiasmo. La Juve guadagna autostima e metri, il Napoli accusa il colpo. Ora i rapporti di forze appaiono invertiti: i bianconeri controllano il match con personalità e sicurezza crescente, provando anche un paio di affondi quando trovano semaforo verde. Ma l’unica vera chance è per Kulusevski al 43’, quando un colpo di testa all’indietro di Insigne si trasforma in un assist per lo svedese: Ospina è bravo ad andargli incontro, impedendogli la conclusione. Da parte sua, il Napoli spinge ma riesce a costruire ben poco contro una Juve attentissima a mantenersi compatta e reattiva, dalla difesa in su.

    GAFFES E RIMONTA— Nella ripresa Elmas lascia il posto a Ounas e a Mario Rui vengono affidati compiti maggiormente offensivi. Ma la sostanza della gara non cambia, con un Napoli che spinge per recuperare lo svantaggio, e una Juve che con calma e presenza non sbaglia una mossa, fino al minuto 12. Poi la gara prende tutt'altra piega: Szczesny infila infatti un’altra gaffe delle sue e Politano è bravo a sfruttare una palla persa dal portiere su un tiroaggiro non irresistibile di Insigne, alla 400esima presenza in A. Pellegrini esce per crampi, al suo posto entra De Ligt. Il Napoli oltre al pareggio ritrova verve e vigore, la Juve va in sofferenza per eccesso di stanchezza; ogni chiusura è un calvario ma cerca di ragionare. La gara resta intensa, con il Napoli che ci prova dalla distanza, con scarsa mira. Lozano dà il cambio a Politano, Insigne una manciata di secondi dopo si fa male al ginocchio destro e lascia per Zielinkski. Nella Juve Ramsey prende il posto di McKennie. Ma il cambio decisivo è quello, di Morata per Kean, al 42': passano tre minuti e il neo entrato - inspiegabilmente - schiaccia di testa verso la sua porta un calcio d'angolo battuto dal Napoli. Szczesny smanaccia, Koulibaly ribadisce in rete con un destro ravvicinato. È il 2-1 e per la Juve si fa notte.
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