Qatar 2022

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    Il Portogallo (senza Ronaldo) è uno spettacolo: 6-1 alla Svizzera. E Gonçalo Ramos segna una tripletta!

    Santos tiene fuori CR7 dall’undici iniziale, ma il suo sostituto segna 3: ora nei quarti c'è la sorpresa Marocco. In rete anche Leao
    Salvatore Malfitano

    6 dicembre - MILANO
    C’è un nuovo sceriffo in città, dalle pistole fumanti, e così Cristiano Ronaldo non manca più nemmeno al Portogallo. La miglior partita della nazionale di Fernando Santos in questo Mondiale, sia sul piano realizzativo che per il gioco espresso, è quella dove resta in panchina per 73 minuti. E potrebbe non essere una coincidenza. Intanto tutto il Paese, e non solo Lisbona come avviene in genere, può esultare alle reti di Gonçalo Ramos che l’ha sostituito in avanti, lanciando la sua nazionale ai quarti. Difficile che deluda un attaccante che in campionato col Benfica segna una volta ogni 89 minuti, una tripletta all’esordio da titolare in questo torneo però non è da tutti. D’altro canto la Svizzera non è praticamente mai pervenuta. Spenta in avanti e del tutto scollata tra i reparti, si fa infilare in continuazione tra le linee dai fantasisti portoghesi, soprattutto Joao Felix. Così Ramos può banchettare in area di rigore, dimostrandosi preciso anche nel servire i compagni, come accade in occasione della quarta rete.

    LA PARTITA—
    Fernando Santos non aveva gradito la reazione di Cristiano Ronaldo al momento del cambio nella sfida con la Corea del Sud. Il risentimento del commissario tecnico si traduce nella clamorosa esclusione di CR7 dall’undici di partenza, con Gonçalo Ramos a prendere il suo posto. L’altra novità rilevante riguarda la scelta di Dalot, preferito a Cancelo per completare la linea di difesa. Yakin risponde con la stessa formazione che ha battuto la Serbia conquistando il diritto a giocare questa sfida, con Embolo a guidare il reparto avanzato sostenuto da Shaqiri e Vargas. Le fasi iniziali sono piuttosto vivaci, entrambe le squadre individuano subito gli spazi favorevoli dove sviluppare la trama offensiva e transitano pericolosamente nell’area avversaria. Complice, da questo punto di vista, la direttiva di Santos: non fare un pressing forsennato, ma mantenersi a uomo sui due centrali di difesa e Xhaka, per indirizzare la manovra verso l’esterno. I piani di gara tuttavia saltano ben presto, perché dopo soli 17 minuti la forte presa di posizione del ct portoghese paga i dividendi sperati: Joao Felix riceve da rimessa laterale e cede a Ramos a centro area; l’attaccante del Benfica si gira e lascia partire un sinistro roboante che si infila sotto la traversa, Sommer resta immobile. La Svizzera fa fatica a riorganizzarsi nell’immediato e il Portogallo potrebbe approfittarne, ma le conclusioni di Otavio (22’) e Ramos (23’) dal limite dell’area sono strozzate e facili da neutralizzare. Funziona, in ogni caso, l’idea di concedere molta libertà a Joao Felix e Bernardo Silva, che spesso in costruzione si abbassano per creare superiorità a centrocampo. Shaqiri prova a dare la scossa con un calcio di punizione insidioso che Diogo Costa manda in angolo, anche sulle palle inattive però i portoghesi si fanno preferire. Al 33’ infatti Pepe approfitta di una morbida marcatura a zona su un corner battuto dalla destra e svetta indisturbato per il raddoppio. Freuler impensierisce la difesa con un colpo di testa che supera Diogo Costa ma non Dalot a pochi passi dalla linea, Ramos replica – ispirato dal filtrante di Bruno Fernandes – andando vicino al colpo del k.o. al 43’ con un diagonale sventato da uno strepitoso Sommer in chiusura di primo tempo.

    SECONDO TEMPO— Al rientro dagli spogliatoi, Comert è l’unico volto nuovo: Yakin lo inserisce per Schar, acciaccato e ammonito, oltre che poco efficace nell’opporsi a Ramos sul primo gol. Cambiando il centrale, tuttavia, l’esito non cambia. Al 51’ Dalot sfonda a destra, suggerisce sul primo palo e Ramos è rapidissimo a bruciare il difensore del Valencia. Quattro minuti più tardi, il Portogallo va ancora a segno. Una splendida azione corale, impreziosita dal tacco in avvio di Otavio e dal break di Joao Felix, viene rifinita da Ramos che manda in porta Guerreiro, freddo ad alzare il pallone davanti a Sommer. La Svizzera accorcia al 58’ con Akanji, bravo a leggere la traiettoria di un cross dalla bandierina sporcato da proprio dal centravanti portoghese e ad appoggiare in rete. Il divario torna ad essere di quattro reti al 67’, in un’azione che evidenzia rispettivi meriti e demeriti. Bastano infatti pochi tocchi, partendo da Diogo Costa, per arrivare in porta. Joao Felix mette Ramos davanti a Sommer, il tocco sotto è la ciliegina di una serata da incorniciare. Santos manda in campo Cristiano Ronaldo, apparso sempre sereno e sorridente, soltanto al 73’; Pepe, per dimostrargli il sostegno dello spogliatoio, si affretta a cedergli la fascia da capitano. Nel recupero gioia anche per Leao, entrato poco prima: rientra all'altezza del vertice dell'area e calcia a giro sul secondo palo, arrotondando il punteggio sul 6-1. CR7 cerca la gloria personale, ma non si vede altro che una punizione respinta dalla barriera e una rete annullata per netto fuorigioco. Dopotutto, almeno per stavolta, l’eroe nazionale non è lui.
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    Brasile shock, è fuori ai rigori! Croazia, che impresa: rimonta e semifinale


    9 dicembre - DOHA
    Nessun gol fino al 90', botta e risposta nei supplementari con le reti di Neymar e Petkovic: 1-1. Dal dischetto decidono gli errori di Rodrygo (para Livakovic) e Marquinhos (palo)

    La Croazia è la prima semifinalista del Mondiale, il Brasile è clamorosamente eliminato. La qualificazione arriva dopo i calci di rigore e alla fine di una partita che la squadra di Dalic aveva iniziato con carattere e personalità, lasciandola però nelle mani del Brasile dopo l’intervallo. La Seleçao, pur in una giornata di scarsa brillantezza, aveva costretto Livakovic ad alcuni interventi decisivi e aveva sbloccato la gara con Neymar nel recupero del primo tempo supplementare. Poi, però, è arrivato il pareggio di Petkovic e il successo ai rigori dei croati, che in semifinale sfideranno la vincente di Olanda-Argentina.

    PRIMO TEMPO—
    Il primo squillo della gara è di Vinicius che al 5’ tira centralmente. Ma la Croazia non si spaventa e gioca con disinvoltura e personalità. Il palleggio della squadra di Dalic mette in difficoltà il Brasile e al 13’, su un bel cross di Pasalic, Perisic anticipa Militao sul taglio ma non riesce a impattare bene. Il Brasile non trova il modo per rendere incisivo il suo fraseggio è solo al 20’, grazie a una combinazione tra Vinicius e Richarlison, manda al tiro l’attaccante del Real, ma Gvardiol è ben piazzato e respinge. La Croazia continua a produrre la sua manovra organizzata e piacevole, in particolare sulla destra riesce a costruire trame interessanti grazie alla spinta di un ottimo Juranovic. Al 30’ Perisic calcia alto da fuori area. Neymar si accende solo una volta, quando va via a Brozovic con un tunnel costringendo l’avversario a un fallo da ammonizione.

    SECONDO TEMPO — Anche dopo l’intervallo è il Brasile a pungere per primo. Al 2’ Livakovic è attento a respingere di piede dopo una deviazione fortuita di un compagno. Al 10’ il portiere si ripete con un bell’intervento su tiro da posizione ravvicinata di Neymar, che avrebbe dovuto angolare di più la conclusione. Ma la Seleçao non incanta e Tite inserisce Antony al posto di Raphinha. Il Brasile, soprattutto, sembra sorpreso dal modo in cui la Croazia sta in campo. Alla squadra di Dalic manca, però, un centravanti che concretizzi il lavoro del complesso. Tite, comprensibilmente insoddisfatto del rendimento del suo attacco, cambia ancora: fuori Vinicius e dentro Rodrygo, un altro dei ragazzi terribili del Real di Carlo Ancelotti. Al 21’ una carambola mette Paquetà davanti al portiere, ma Livakovic è ancora reattivo e devia in angolo. Sale la pressione del Brasile e allora anche Dalic interviene sui giocatori offensivi: fuori Pasalic e Kramaric, dentro Vlasic e Petkovic. Al 31’ Livakovic ferma ancora Neymar in uscita chiudendogli bene lo specchio della porta. La Croazia riparte con minore frequenza, la circolazione di palla è meno fluida e il Brasile cerca di evitare i supplementari. Al 35’ Paqueta, servito da Rodrygo, con un sinistro rasoterra non spaventa Livakovic. La Croazia soffre, ma riesce a difendersi con ordine stringendo le linee per non dare spazio alle combinazioni brasiliane. Tite sostituisce anche il deludente Richarlison inserendo Pedro. Ma non succede più nulla anche per la scarsa personalità dei brasiliani, che non cercano quasi mai una giocata decisiva o un dribbling.

    SUPPLEMENTARI— Lo sviluppo della gara non cambia: il Brasile attacca, la Croazia si difende e non riesce più a costruire nulla. Al 103’, però, Petkovic dal nulla inventa una buona occasione per Brozovic, che dal limite calcia altissimo. Ma al 16’, nell’unico minuto di recupero concesso nel primo tempo supplementare, il Brasile sblocca la gara con Neymar, fino a quel momento tra i peggiori: stupenda combinazione con Rodrygo prima e Paqueta poi, dribbling su Livakovic e conclusione sotto la traversa. Nel secondo tempo supplementare, ovviamente, la Croazia fa di tutto per raggiungere il pareggio. Tite inserisce Alex Sandro e Fred al posto di Militao e di un Paquetà molto positivo soprattutto per l’intraprendenza. Dalic, invece, si affida a Majer e toglie Kovacic e poi schiera anche Budimir al posto di Sosa. Lo scopo è quello di alzare i centimetri in area, visto che le azioni più insidiose nascono dai cross di Perisic da sinistra. Brozovic esce, l’ultima mossa di Dalic è Orsic. Ed è la mossa giusta: al 12’ del secondo tempo supplementare azione sulla sinistra di Orsic, cross rasoterra, sinistro di prima intenzione di Petkovic deviato da Marquinhos e palla nell’angolo.

    RIGORI— La prima squadra ad andare sul dischetto è la Croazia: tira Vlasic, gol. Tocca a Rodrygo e Livakovic para, arrivando al quarto rigore consecutivo respinto dopo i tre negli ottavi contro il Giappone. Majer segna, Casemiro anche: 2-1 per la Croazia dopo due tiri. Sul dischetto va Modric che spiazza Alisson. Pedro non sente la pressione e realizza. Il quarto croato sul dischetto è Orsic: gol. Marquinhos deve tenere in vita il Brasile, ma non ci riesce: palo. La Croazia è in semifinale.
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    La Francia vola con Giroud: è in semifinale col Marocco. Kane fa piangere l'Inghilterra

    Decisivo il milanista, autore del 2-1 di testa su cross di Griezmann. Il bomber del Tottenham fallisce il penalty del 2-2 dopo aver segnato quello dell'1-1

    10 dicembre - MILANO
    Sarà la Francia a sfidare mercoledì in semifinale la sorpresa Marocco. Nel primo incrocio in una gara ad eliminazione diretta ai Mondiali con l'Inghilterra, i Bleus hanno sofferto, ma si sono imposti grazie alle reti di Tchouameni e Giroud. Il trentaseienne milanista, al quarto centro in quattro incontri in Qatar, stavolta è stato più decisivo rispetto al fenomeno Mbappé. Mica male... Gli inglesi non avrebbero meritato il ko per quanto hanno creato, ma hanno sbagliato il rigore del 2-2 con Kane (che aveva invece segnato quello dell'1-1) e di fronte si sono trovati un ottimo Lloris, autore di parate decisive.

    GIOIA TCHOUAMENI—
    La Francia aveva iniziato meglio grazie soprattutto alle iniziative che si sviluppavano a destra. Griezmann, alle spalle di Giroud nel 4-2-3-1, si decentrava per duettare con Dembelé e mettere in difficoltà Shaw, non adeguatamente coperto da Foden. L’Inghilterra, schierata con il solito 4-3-3, faticava ad azionare i suoi esterni, inizialmente ben controllati, e così sono stati i campioni del mondo a prendere il controllo della sfida e a passare in vantaggio. Hanno fatto le prove generali con un colpo di testa (centrale) di Giroud su cross di Dembele, ma l’1-0 lo hanno trovato con una botta da fuori di Tchouameni che è passata tra le gambe di Bellingham e si è insaccata alle spalle di Pickford, in ritardo. La rete del sostituto di Kanté ha scosso gli uomini di Southgate che hanno alzato il ritmo e avanzato il baricentro complice il pressing inesistente degli avversari: gli inglesi tenevano di più il pallone e soprattutto martellavano a destra, con Saka (finalmente nel vivo) e con Kane. Lloris è stato chiamato alla respinta due volte dal compagno-bomber del Tottenham che arretrava anche a centrocampo per cucire il gioco e creare varchi. I Tre Leoni sono rientrati negli spogliatoi sotto di un gol, ma dando l’impressione di essere più dentro la sfida perché avevano mostrato più qualità e pericolosità. Poco incisivo il capocannoniere del Mondiale, Mbappé.

    KANE, PARI ED ERRORE— L’Inghilterra ha iniziato forte anche la ripresa con la botta di Bellingham che è stata alzata sopra la trasferta da Lloris, ancora protagonista. La Francia commetteva soprattutto con Rabiot e Mbappé troppi errori nel palleggio e così gli inglesi riuscivano spesso a recuperare il pallone in zona pericolosa. Il pari è nato da un’ingenuità di Tchouameni che ha steso Saka in area: calcio di rigore e trasformazione perentoria di Kane, ora primo insieme a Wayne Rooney nella classifica di tutti i tempi dei marcatori della nazionale di Sua Maestà (53 centri). Per la prima volta nel Mondiale la Francia era in chiara difficoltà e, anche se un tiro di Rabiot (parato) e un’accelerazione di Mbappé (sprecata da Dembelé) hanno provato a tirarla un po’ su, l’Inghilterra aveva più benzina e idee più chiare. Si affidava spesso a Saka, che mandava in tilt Theo Hernandez, ma soprattutto aveva la superiorità numerica in mezzo al campo. Maguire di testa ha pizzicato il palo e il 2-1 inglese sembrava nell’aria. Ma siccome il calcio non è una scienza esatta, a tornare in vantaggio sono stati i Bleus, con il quarto centro Mondiale di Giroud. Il milanista ha fatto le prove generali con una conclusione di piatto sinistro, su cross di Dembelé, parata da Pickford e poi di testa ha messo la palla… in buca su traversone di Griezmann. La Francia sembrava aver messo in ginocchio gli inglesi che invece hanno avuto l’occasione di pareggiare con un calcio di rigore che l’incerto Sampaio aveva concesso grazie al Var (spinta di Theo Hernandez sul nuovo entrato Mount). Stavolta però Kane ha calciato alto. Southgate non si è arreso e ci ha provato gettando nella mischia Rashford che ha sfiorato il pari al 10' di recupero, ma a esultare sono stati gli uomini di Deschamps, mercoledì attesi dalla semifinale contro il Marocco. Sono ancora in corsa per il titolo bis, un'impresa riuscita l'ultima volta al Brasile (1958 e 1962). Con un Giroud così, e un fuoriclasse del calibro di Mbappé, sognare è inevitabile.
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    Clamoroso Marocco: elimina anche il Portogallo, prima africana in semifinale!

    Al 43’ En Nesyri sfrutta un errore di Diogo Costa e segna il gol-partita
    dal nostro inviato G.B.Olivero

    10 dicembre - AL THUMANA
    Il Marocco scrive una fantastica pagina di storia portando per la prima volta l’Africa alla semifinale di un Mondiale. Il successo della squadra di Regragui contro il Portogallo è meritatissimo per atteggiamento, piano tattico, impegno e anche qualità. Sì, qualità, perché il Marocco gioca bene, trascinato da uno splendido Ounahi. E invece il Portogallo non si accende mai, tradito dalle sue stelle. Ronaldo entra solo nella ripresa e non incide: tra i motivi per cui passa alla storia questo quarto di finale c’è forse anche l’ultima esibizione nel calcio ad alto livello di CR7. Ma per scoprire se davvero sarà così, c’è tempo. La certezza della serata è la qualificazione del Marocco alla semifinale che giocherà contro la Francia.

    PRIMO TEMPO—
    Il Portogallo cerca di imporre fin dall’inizio la supremazia tecnica gestendo il pallone con la qualità dei suoi interpreti. Al 5’ Bounou deve tuffarsi per deviare un colpo di testa ravvicinato di Joao Felix. Ma la reazione del Marocco arriva nel giro di 120 secondi, con uno stacco di En-Nesyri. L’aggressività degli africani spaventa i portoghesi che perdono il controllo della gara anche per la scarsa brillantezza di Bruno Fernandes e Bernardo Silva. Non convince la scelta di Fernando Santos di rinunciare a William Carvalho in favore di Neves: quando il Marocco alza la pressione, la sua squadra va progressivamente in difficoltà. Al 24’ un cross di Ziyech viene deviato sul fondo di testa da En-Nesyri. A centrocampo brilla Ounahi, mezzala con piedi da trequartista, che fa girare i compagni organizzando la manovra in modo sempre fantasioso. Il Portogallo si affida a qualche fiammata e al 31’ sfiora il vantaggio: Joao Felix riprende una corta respinta di El-Yamiq, calcia verso la porta, il tiro viene deviato dallo stesso El-Yamiq, la traiettoria spiazza Bounou, ma la palla esce di pochissimo. Il Marocco risponde con una splendida azione a cui partecipano Ziyech, Ounahi, Boufal e Attiat-Allah prima del tiro impreciso di Amallah. Pochi secondi dopo Diogo Costa blocca senza affanni una conclusione centrale di Boufal. Al 42’, però, il portiere del Portogallo sbaglia e il Marocco segna: Ounahi taglia il campo con la palla al piede, vince un contrasto con un troppo molle Bernardo Silva, passa a Attiah-Allah, il cui cross viene deviato in rete di testa da En-Nesyri che sfrutta una marcatura leggera di Ruben Dias e un’uscita a vuoto di Diogo Costa. Impressionante, comunque, lo stacco dell’attaccante del Marocco: un gesto atletico “ronaldiano” a cui Cristiano assiste dalla panchina. Prima dell’intervallo Bruno Fernandes colpisce la traversa con una splendida conclusione a parabola, il Marocco spreca una favorevole ripartenza e il Portogallo protesta invano per un contatto tra Hakimi e Guerreiro nell’area avversaria.

    SECONDO TEMPO— A inizio ripresa il Marocco sfiora il raddoppio con un doppio tentativo di El-Yamiq che manca la porta di pochi centimetri. Fernando Santos decide di intervenire: fuori Guerreiro e Neves, dentro Cancelo e Ronaldo. Al 12’ il Marocco perde il capitano Saiss per infortunio e Regragui si ritrova con tre quarti della difesa titolare fuori causa viste le assenze dell’altro centrale Aguerd e di Mazraoui. Un minuto dopo, forse non a caso, il Portogallo ha una grande occasione nell’area marocchina, ma Ramos fallisce il colpo di testa su cross di Otavio. Al 19’ Bruno Fernandes calcia alto dal limite sfiorando la traversa. Sale la pressione del Portogallo e Regragui sostituisce Amallah ed En-Nesyri con Benoun e Cheddira, l’attaccante del Bari. Il tempo passa e Fernando Santos si gioca anche la carta Leao, che entra insieme a Vitinha al 24’ mentre escono Ramos e Otavio. Leao costringe subito Hakimi al fallo e al giallo, ma sugli sviluppi della punizione Bernardo Silva arriva tardi su un invitante pallone a centro area. Il Marocco fatica a uscire dalla propria trequarti, Regragui passa al 5-4-1, il Portogallo colleziona cross e corner. Dalot si fa male e al suo posto entra Horta. Dall’altra parte fuori il dolorante Ziyech e lo stanco Boufal e dentro Jabrane e Aboukhlal. Solo al 38’ il Portogallo centra lo specchio della porta marocchina, ma Bounou vola a deviare un gran tiro di sinistro di Joao Felix. La squadra di Fernando Santos commette tanti errori tecnici nel palleggio, condizionata evidentemente dal nervosismo. L’arbitro Tello concede otto minuti di recupero, Ronaldo costringe Bounou a una parata non semplice con un forte rasoterra, Leao prova a inventare qualcosa. Cheddira prende due stupide ammonizioni in due minuti e viene espulso. Aboukhlah, solo davanti a Diogo Costa, cerca un assurdo scavetto e fallisce il facile raddoppio. Al 52’ Leao, tra i migliori della sua squadra, mette sulla testa di Pepe la palla del possibile pareggio, ma la conclusione finisce a lato. È l’ultima occasione, per il Portogallo non c’è niente da fare: il Marocco vince, il Marocco scrive la storia.
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    Messi e... i Martinez trascinano l'Argentina in semifinale: Olanda ko ai rigori

    La Pulce su rigore firma la decima rete in una fase finale del Mondiale ed eguaglia Batistuta, ma la doppietta di Weghorst al 101' rimanda la gioia dell'Albiceleste. Ai rigori parate decisive di Emiliano e Lautaro glaciale con il penalty decisivo. Martedì Scaloni sfiderà la Croazia

    9 dicembre - MILANO
    Leo Messi e i Martinez (Emiliano e Lautaro) hanno trascinato l’Argentina in semifinale. Un gol, un assist e uno dei rigori trasformati nella serie finale per il fuoriclasse di Rosario; due penalty neutralizzati per il portiere dell'Aston Villa, mentre il Toro ha messo il punto esclamativo all'ultimo tiro dal dischetto. Che freddezza! La Seleccion martedì sfiderà la Croazia, uscita vincitrice dal quarto con il Brasile, ma per il c.t. Scaloni è stata una sofferenza. Come era già successo negli ottavi contro l’Australia, l'Argentina si è portata sul 2-0 (rete del vantaggio di Molina su sontuoso assist di Messi, poi su rigore il raddoppio della stella del Psg), ma non è stata capace di gestire. Così ha permesso agli oranje di pareggiare con una doppietta di Weghorst che ha trovato il 2-2 al 101' . Partita nervosa con 48 falli e 18 ammonizioni (2 per Dumfries, espulso a incontro finito): a tratti è stata una corrida che l'arbitro Lahoz non ha diretto bene. L'epilogo ai rigori con l'Albiceleste in trionfo proprio come nella semifinale del Mondiale brasiliano del 2014.

    POCA OLANDA—
    Il primo tempo è stato molto tattico, con ritmi bassi e contromisure preparate su entrambi i fronti per limitare gli avversari. Diciamolo sinceramente: non è stato un manifesto del bel calcio. Eccezion fatta per l’azione dell’1-0 dell’Argentina, un gol firmato da Molina, ma confezionato da Messi. Il sette volte Pallone d’Oro, sempre raddoppiato o triplicato, si è liberato e, guardando dall'altra parte, ha "imbucato" alla perfezione per l’esterno ex Udinese, lesto a segnare la sua prima rete con la Seleccion. Il fortino di Van Gaal è saltato in aria dopo 35’ di equilibrio nei quali gli oranje si erano difesi con linee compatte e avevano concesso poco ai biancocelesti complice la ferrea marcatura di Gakpo sul regista Enzo Fernandez. Scaloni aveva deciso di "rispettare" l’Olanda e, come successo nella ripresa contro l’Australia, aveva rinunciato a un attaccante (Papu Gomez) per puntare sul 3-5-2: non voleva trovarsi scoperto di fronte alle incursioni di Gakpo e alla rapidità di Depay e Bergwijn. Scelta giusta perché nei 45 minuti iniziali l’Olanda non ha mai concluso nello specchio difeso da Emiliano Martinez. Il tutto nonostante gli olandesi avessero avuto più possesso palla (57%): i problemi per Van Gaal erano la circolazione assai lenta e la difficoltà nell’attaccare la profondità. Giocando così non aveva chance di passare il turno.

    DOPPIETTA WEGHORST— A inizio ripresa il c.t. degli oranje ha cambiato due uomini, Berghuis per Bergwijn e Koopmeiners per De Roon, ma non il modulo e l’atteggiamento tattico: l’Olanda continuava a fare la gara senza però alzare il ritmo o essere pericolosa. A sfiorare il gol, così, è stato Messi su calcio di punizione, finito di poco alto sulla traversa. Van Gaal ha deciso di rischiare di più inserendo Luuk De Jong al posto dell’infortunato Blind e di passare al 4-2-3-1, ma è stata l’Argentina a segnare, stavolta su calcio di rigore conquistato da Acuna (fallo ingenuo di Dumfries) e trasformato da Messi. Van Dijk e compagni erano alle corde, ma il loro allenatore ha trovato il guizzo per riaprire la sfida mandando in campo Weghorst e cambiando completamente atteggiamento tattico. Il centravanti del Besiktas, con la sua formazione tutta sbilanciata in avanti, ha trovato l'1-2 di testa e poi, quando i 10 minuti di recupero erano già finiti, il 2-2 con un bello schema su punizione. Argentina gelata e costretta ai supplementari quando credeva di avere la semifinale in pugno.

    TANTA ARGENTINA— La Seleccion, scossa e nervosa per la rimonta subita, ha iniziato i supplementari come un diesel ed è stata aiutata da un'Olanda meno spregiudicata rispetto all'assalto con cui aveva trovato il 2-2. Scaloni ha gettato nella mischia Di Maria non al top e il Toro (due volte), Enzo Fernandez (un palo e un tiro di poco alto) e Messi hanno sfiorato il 3-2. Poi i rigori con il trionfo dell'Albiceleste grazie al gol decisivo dell'interista Lautaro.
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    Festa Argentina: 3-0 alla Croazia e finale! Messi e Alvarez sono uno spettacolo

    Prima semifinale senza storia: il 7 volte Pallone d'Oro firma l'1-0, poi la doppietta di Julian Alvarez. Domenica sfida per la Coppa contro la vincente di Francia-Marocco. La formazione del c.t. Dalic mai in partita.

    Dal nostro inviato G. B. Olivero

    13 dicembre - LUSAIL (QATAR)
    Il genio di Messi, il senso del gol di Alvarez: l’Argentina schianta la Croazia e si qualifica per la finale del Mondiale. Domenica, nello stesso stadio della partita di oggi, sfiderà la vincente di Francia-Marocco. Dopo venti minuti a ritmi bassi e senza emozioni, la squadra di Scaloni ha preso in mano la gara trovando la profondità nella quale esaltare i suoi attaccanti. E la Croazia si è sfaldata denotando i limiti offensivi già noti, ma anche qualche incertezza difensiva. Messi ha sbloccato il risultato su rigore conquistato da Alvarez, che poi ha segnato una doppietta. E nel finale si è visto in campo anche Paulo Dybala.

    PRIMO TEMPO —
    Rispetto alle formazioni attese, c’è una sola novità nell’Argentina: fuori Di Maria, evidentemente ancora non nelle migliori condizioni fisiche, e dentro Paredes che si piazza a centrocampo con Enzo Fernandez. L’inizio della partita è caratterizzato da ritmi bassi, le due squadre sono più attente a non commettere errori che a impensierire l’avversario. La Croazia prova a prendere in mano il gioco e il suo fraseggio sembra migliore, ma l’unica conclusione è un colpo di testa alto di Lovren dopo sedici minuti. Paura per Messi che al 20’ si ferma a centrocampo, si tocca il flessore della gamba sinistra, scuote la testa, parlotta con Scaloni, si porta le mani sul viso e per un minuto circa cammina sul campo, forse per valutare meglio la situazione. I tifosi argentini ritrovano presto il sorriso, perché poco dopo Messi ricomincia a correre, effettua un bel lancio e tranquillizza tutti sulle sue condizioni. Un tiro di Enzo Fernandez deviato in tuffo da Livakovic segnala l’ingresso in partita dell’Argentina, che mette a punto tempi ed esecuzioni delle ripartenze. Al 28’ Modric fa uno scatto di cinquanta metri per andare a chiudere di testa nella propria area, ma poi la Seleccion sblocca la gara. Lancio di Fernandez per Alvarez, bravo a sfruttare la disposizione sbagliata dei due centrali (troppo spazio tra Gvardiol e Lovren che tiene anche in gioco il centravanti avversario che gli scappa via alle spalle) ed effettua un pallonetto per superare Livakovic che gli frana addosso. Orsato fischia il rigore che al 34’ Messi trasforma con una conclusione alta e violenta. L’arbitro italiano espelle per proteste Mario Mandzukic, tra i collaboratori di Dalic. La Croazia imprevedibilmente si sfalda e cinque minuti dopo regala il raddoppio: cross di Brozovic respinto, palla in avanti verso Alvarez che parte dalla propria metà campo, non viene contrastato da nessuno fino all’ingresso in area, dove vince due rimpalli con Juranovic e Sosa e batte Livakovic con un tocco di destro. Prima dell’intervallo Messi si scatena con alcuni dribbling e una lezione di difesa della palla.

    SECONDO TEMPO — Dalic prova subito a cambiare qualcosa inserendo Orsic e Vlasic al posto di Sosa e Pasalic. Dopo appena cinque minuti, poi, il c.t. croato richiama Brozovic inserendo Petkovic. Ma comanda l’Argentina che è sempre molto pericolosa quando può scatenarsi in velocità negli spazi. Al 13’ Livakovic respinge una conclusione ravvicinata di Messi, servito da Fernandez. Scaloni sostituisce Paredes con Lisandro Martinez. E al 24’ tutti in piedi per la giocata celestiale di Messi, che ubriaca Gvardiol e di destro appoggia il più comodo degli assist ad Alvarez: 3-0 e partita chiusa. Una punizione di Perisic non spaventa Emiliano Martinez. Nel finale c’è spazio anche per Paulo Dybala, che sostituisce Alvarez, e per Palacios, che entra al posto di De Paul. Nella Croazia, invece, entra Livaja ed esce Kramaric. A dieci minuti dalla fine Balic concede la passerella a Luka Modric, che chiude in Qatar la sua esperienza con la maglia della nazionale. Mac Allister manda fuori di poco al volo dopo un bel tocco di Dybala. Al 40’, su azione d’angolo, Perisic spizza, ma Lovren manca il tocco a un metro dalla porta. Scaloni risparmia gli ultimi minuti a Mac Allister e Molina regalando una soddisfazione a Correa e Foyth. E dopo cinque minuti di recupero la festa dell’Argentina può iniziare: la Selecciòn è in finale.
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    Theo trascina la Francia in finale: sarà sfida Mbappé-Messi! Ma il Marocco esce a testa altissima

    Una rete dopo 5' del milanista indirizza l'incontro, ma gli uomini di Regragui sfiorano più volte il pareggio. Di Kolo Muani, appena entrato, il 2-0: domenica pomeriggio contro l'Argentina in palio la Coppa del Mondo

    14 dicembre - MILANO
    Sarà Argentina-Francia la finale del Mondiale. Se Messi ha faticato poco per piegare la resistenza della Croazia, più complicato è stato il compito di Mbappé e compagni che hanno battuto un indomito Marocco grazie alle reti di Theo Hernandez e Kolo Muani. Domenica pomeriggio (ore 16) allo stadio Lusail ci saranno in palio sia la coppa del Mondo sia il titolo di capocannoniere visto che il 7 volte Pallone d'Oro e il fuoriclasse francese sono entrambi primi nella classifica dei bomber con 5 centri a testa. Deschamps andrà alla caccia di un bis Mondiale che non si verifica dal 1958-62 (trionfi del Brasile), mentre l'Argentina punterà ad alzare la Coppa dopo esserci riuscita l'ultima volta con Maradona, nel 1986. A Messi il compito di riscrivere la storia di fronte al compagno del Psg.

    IL MARCHIO DI THEO—
    La Francia ha piegato subito la partita dalla sua parte e non si è più voltata indietro. I Bleus avevano più qualità, più esperienza internazionale e l’hanno fatta pesare nonostante le assenze degli influenzati Rabiot e Upamecano. E’ stata la rete del milanista Theo Hernandez dopo neppure 5 minuti a sbloccare il confronto su una sbandata di El Yamiq che si è perso ingenuamente Griezmann, ancora a secco di gol in questo Mondiale, ma determinante con il guizzo nell’azione dell’1-0. Il Marocco aveva abbandonato il 4-3-3 in favore di un più coperto 5-4-1, ma non era la stessa squadra di sempre perché, senza l’infortunato Aguerd, dopo un quarto d’ora ha perso anche l’altra colonna della difesa, il capitano Saiss. Il piano tattico di difendersi con maggiore compattezza non ha pagato e la prima nazionale africana a raggiungere la semifinale di un Mondiale pareva sul punto di crollare. E’ stato bravo Regragui a correggere l’errore iniziale e a tornare al 4-3-3 grazie all’innesto di Amallah: la sua formazione ha ritrovato gli equilibri e soprattutto si è tolta di dosso l’emozione e la paura con le quali era entrata in campo. La Francia, che aveva colpito un palo con Giroud (nell’azione in cui era andato ko il già acciaccato Saiss), ha sfiorato il raddoppio prima con Mbappe e poi con Giroud che, tutto solo, ha concluso a lato. I Leoni dell'Atlante però sono saliti come intensità e hanno iniziato ad attaccare soprattutto sulla destra con Hakimi e Ziyech. Spinti dalla marea rossa in tribuna, i marocchini hanno iniziato a soffrire di meno il pressing degli avversari e, al tiro pericoloso dopo 8’ di Ounahi, hanno aggiunto il palo colpito con una spettacolare rovesciata da El Yamiq. Avevano più possesso e costringevano i campioni del mondo a difendersi e a ripartire.

    EROE KOLO MUANI — Nella ripresa il Marocco è sembrato ancora più coraggioso perché Attiat-Allah, entrato al posto di un Mazraoui non al top, ha garantiti spinta sulla fascia sinistra. I pericoli per i Bleus così arrivavano da entrambi i lati: un cross radente di Ziyech ha fatto palpitare i 35.000 marocchini sugli spalti, ma anche Attiat-Allah ha messo al centro un gran pallone sul quale Koundé ha evitato un gol quasi fatto. E’ stato questo il momento migliore per gli africani, con Amrabat dominante in mezzo al campo. Peccato che En-Nesyri non fosse in serata. Il Marocco ha superato il 60% di possesso, ma, con il suo centravanti appannato (e poi sostituito), nella seconda frazione non ha mai inquadrato lo specchio della porta difesa da Lloris. Così, dopo una girandola di cambi che ha portato in campo Thuram, Hamdallah, Aboukhlal, Ezzalzouli e Kolo Muani, è stato quest’ultimo, l’attaccante del Francoforte, a segnare il 2-0 al primo pallone toccato. Il match a quel punto era finito, ma per festeggiare la seconda finale Mondiale consecutiva Deschamps ha dovuto attendere il termine dei 6 minuti di recupero nei quali il Marocco ha sfiorato il gol del 2-1 che avrebbe meritato.
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    Non credo di aver visto manco un minuto di questi mondiali
     
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    C'è ancora la Croazia sul podio Mondiale. Marocco, ko e applausi

    Succede tutto nel primo tempo: Dari risponde a Gvardiol, a segno dopo 7 minuti. Chiude il match un gran gol di Orsic da posizione angolata
    Dal nostro inviato G. B. Olivero

    17 dicembre - MILANO
    Dopo il terzo posto del 1998 e il secondo del 2018, la Croazia torna nuovamente sul podio del Mondiale battendo per 2-1 il Marocco nella finalina del Khalifa International Stadium. La squadra di Dalic ha costruito di più di quella di Regragui, visibilmente scarica dopo la splendida cavalcata in questo torneo.

    PRIMO TEMPO—
    Le finali del terzo posto sono spesso considerate poco più di una scocciatura, ma possono anche essere divertenti proprio perché l’attenzione non è quella delle grandi partite. E così nei primi nove minuti ci sono già due gol. La Croazia gioca sciolta, è arrivata terza nel 1998 e seconda nel 2018, questa non è un’occasione storica a differenza di quanto riguarda il Marocco che infatti appare più teso. Dalic rinuncia a Brozovic, uscito malconcio dalla semifinale, e schiera un 4-2-3-1 con Majer, Kramaric e Orsic alle spalle di Livaja. Schieramento classico per Regragui, che però non può contare sugli infortunati Saiss, Aguerd e Mazraoui e lascia in panchina le mezzali Ounahi e Amallah. Al 3’ Bounou rischia un clamoroso autogol colpendo male il pallone che voleva indirizzare ad Attiat-Allah in orizzontale. Al 7’ la Croazia segna con uno schema su punizione: palla a spiovere di Majer, Perisic si avvita e colpisce di testa verso il centro dove Gvardiol in tuffo di testa batte Bounou. Il Marocco si sveglia e pareggia nel giro di due minuti: punizione di Ziyech, colpo di testa di Majer che però favorisce l’inserimento di Dari, dimenticato da Amrabat. Al 23’ Croazia pericolosa con un sinistro di Modric su cui Bounou pasticcia prima di anticipare Livaja. Bella azione del Marocco poco dopo, con una combinazione tra Ziyech e Hakimi, cross del terzino del Psg e impatto mancato da En-Nesyri che si trova in posizione troppo avanzata rispetto al pallone. Al 40’ Ziyech calcia da fuori in modo pretenzioso e non trova la porta. Al 42’ la Croazia torna in vantaggio con una prodezza di Orsic: Livaja ruba palla a El Khannouss al limite dell’area, la serve sulla sinistra al giocatore della Dinamo Zagabria che con uno splendido tiro a giro pesca l’incrocio dei pali.

    SECONDO TEMPO — Regragui sostituisce l’evanescente Sabiri con Chair e dopo pochi secondi Orsic va vicino alla doppietta personale con un tiro che, deviato da El Yamiq, finisce fuori di poco. Il Marocco sbanda in un altro paio di circostante e quando prova a servire in verticale En-Nesyri davanti a Livakovic ci pensa Perisic a interrompere l’azione con una diagonale perfetta. Kramaric spreca un contropiede aperto da Kovacic, poi Regragui inserisce la stella Ounahi al posto di El Khannouss. Kramaric si infortuna e viene sostituito da Vlasic. Regragui si affida a Benoun, Zaroury e Amallah escludendo Dari, Boufal ed El Yamiq, mentre Dalic rimpiazza Livaja e Majer con Petkovic e Pasalic. Al 26’ Vlasic tira da lontano, ma la conclusione è alta. Tre minuti dopo la Croazia protesta per un fallo abbastanza netto di Amrabat su Gvardiol lanciato da Orsic in area: l’arbitro non fischia e il Var, sbagliando, non interviene. Al 30’ En-Nesyri ha l’occasione per pareggiare, ma Livakovic è bravissimo in uscita. Le due squadre sono visibilmente stanche, l’arbitro Al Jassim, designato per questa sfida anche perché nato in Qatar, sbaglia tanto e genera nervosismo, così la gara si incattivisce. Al 41’ Petkovic serve in verticale Orsic, che premia l’inserimento di Kovacic: il tiro, però, è impreciso e finisce largo sull’uscita di Bounou. Al 51’, sesto e ultimo minuto di recupero, l’ultima occasione per il Marocco: cross da sinistra di Attiat-Allah e colpo di testa alto di En-Nesyri. Poi è solo festa per la Croazia.
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    Argentina campione del mondo ai rigori. Messi come Maradona. Francia ko nonostante Mbappé

    Primo tempo tutto di marca Albiceleste con l'1-0 di Leo su rigore e il raddoppio di Di Maria. Nella ripresa una doppietta di Mbappé porta i Bleus ai supplementari dove la Pulce e Kylian (tripletta) segnano di nuovo. Ai rigori gol decisivo di Montiel
    Dal nostro inviato G.B. Olivero

    18 dicembre - LUSAIL (QATAR)
    Il mondo è di Leo Messi. L’Argentina batte la Francia 7-5 dopo i rigori nella finale più emozionante della storia e vince per la terza volta il Mondiale. La Seleccion ha dominato per 79’: 2-0 all’intervallo con le reti di Messi su rigore e Di Maria. Poi Mbappé, in 93 secondi, ha riportato la Francia in parità con un rigore e un meraviglioso tiro al volo. Nel secondo tempo supplementare ancora Messi ha segnato per l’Argentina e poco prima della fine nuovamente Mbappé (dal dischetto) ha pareggiato. I due fenomeni hanno incantato. E poi, ai rigori, gli errori di Coman e Tchouameni hanno condannato la Francia, mentre l’Argentina non ha sbagliato nemmeno una conclusione.

    PRIMO TEMPO—
    Scaloni sceglie la difesa a quattro, preferisce Tagliafico ad Acuna e soprattutto schiera Angel Di Maria dopo tre esclusioni consecutive. Deschamps recupera tutti gli influenzati e quindi si affida alla formazione titolare. La tensione si avverte in modo chiaro, nella prima parte della gara ci sono molti errori tecnici e tanti falli. Al 5’ Mac Allister calcia da fuori, ma il tiro è centrale. Poi una conclusione di De Paul viene deviata in angolo. La Francia fatica a costruire e sembra sorpresa dalla tattica degli avversari che giocano con più fluidità: Messi attira gli avversari sulla destra e poi la palla viene scaricata dalla parte opposta su un intraprendente Di Maria. Mbappé si vede per la prima volta al 14’, ma non riesce a concludere. La svolta arriva al 23’: Di Maria scherza Dembele, entra in area e si fa tamponare dall’avversario. Marciniak fischia il rigore che Messi trasforma spiazzando Lloris. La Francia non reagisce, sembra non avere le idee e la forza per rispondere agli avversari. E al 36’ ecco il raddoppio alla fine di una splendida azione: Molina respinge al volo un brutto lancio di Upamecano, Mac Allister serve Messi che stoppa e di esterno sinistro trova Alvarez, verticalizzazione per Mac Allister che dalla parte opposta trova Di Maria: il Fideo sentenzia Lloris con il piatto sinistro. Deschamps sostituisce il pessimo Dembele e un invisibile Giroud (mai cercato dai compagni) con Kolo Muani e Thuram cercando di dare una scossa che non si vede nemmeno nei sette minuti di recupero, nei quali l’unica cosa da rilevare è il cartellino giallo per Enzo Fernandez.

    SECONDO TEMPO — Anche a inizio ripresa in campo c’è solo l’Argentina. Al 4’ volée di De Paul su cross di Di Maria: blocca Lloris. La presenza di Martinez si nota al 7’, quando il portiere deve uscire per intercettare un corner di Griezmann. La produzione offensiva dei francesi è nulla. I sudamericani cominciano a perdere tempo in occasione di qualunque palla inattiva. Rabiot stende De Paul e viene ammonito. Al 14’ Lloris si tuffa per opporsi a un sinistro rasoterra di Alvarez. Anche in posizione da centravanti Mbappé non entra mai in gioco, i compagni non riescono a servirlo, l’Argentina riesce a chiudere tutte le strade verso la propria porta. L’ispiratissimo Di Maria serve Alvarez che con una splendida finta lascia scorrere per Messi, che conclude fuori. Su ogni ripartenza l’Argentina può far male a una Francia irriconoscibile. Scaloni sostituisce Di Maria con Acuna e comincia a coprirsi, forse un po’ troppo presto. Primo guizzo di Mbappé al 26’, ma il suo tiro finisce alto. Deschamps fa un altro doppio cambio: fuori Griezmann e Theo Hernandez, dentro Coman e Camavinga. Sembra tutto inutile, ma all’improvviso la partita gira come nessuno avrebbe potuto immaginare. Ingenuità di Otamendi che si fa scavalcare da Kolo Muani e poi lo stende in area. Al 35’ Mbappé trasforma il rigore e fa sperare i tifosi francesi. E un minuto dopo succede l’incredibile: Coman ruba palla a Messi, Mbappé scambia con Thuram e realizza un gol spettacolare con un tiro al volo di destro. Lo stesso Thuram viene ammonito per simulazione poco dopo. Marciniak concede otto minuti di recupero e al 49’ Mbappé arriva al tiro dal limite, ma il pallone viene deviato in angolo. Sugli sviluppi del corner Coman dribbla secco un avversario e serve Rabiot che impegna Martinez. Al 52’ Messi prova a risolverla da solo, ma il tiro, seppur molto forte, è centrale e Lloris lo devia in angolo. Acuna stronca una ripartenza francese con un fallo su Coman e viene ammonito e poi l’arbitro fischia la fine. Si va ai supplementari.

    PRIMO TEMPO SUPPLEMENTARE — Scaloni inserisce Montiel per Molina, l’inerzia della partita si è improvvisamente spostata dalla parte della Francia e il tecnico dell’Argentina cerca di proteggersi meglio. Il quinto cambio di Deschamps è Fofana che prende il posto di Rabiot. Marciniak risparmia qualche cartellino agli argentini che soffrono. Scaloni si affida a due “italiani”: Paredes e Lautaro subentrano a De Paul e Alvarez. Al 15’ grande occasione per Lautaro che, dopo un’azione di Messi e Mac Allister, ci mette troppo a tirare e si fa respingere il tiro da Upamecano, poi è Varane ad alzare di testa sopra la traversa su conclusione di Montiel. E nell’unico minuto di recupero Lautaro spreca di sinistro davanti a Lloris tirando fuori.

    SECONDO TEMPO SUPPLEMENTARE — L’Argentina riparte come aveva finito il primo tempo supplementare, cioè tirando: Messi impegna Lloris da fuori. E al 4’ Leo prova a prendersi il Mondiale: serve Lautaro davanti al portiere, Lloris respinge ancora e il 10 di destro insacca il tap-in più importante della sua vita. Deschamps schiera Konate al posto di Varane e chiede ai suoi giocatori l’ultimo sforzo per allungare la sfida ai rigori. Giallo per Paredes che entra durissimo su Camavinga. Scaloni mette Pezzella al posto di Mac Allister, ma pochi secondi dopo Mbappé calcia dal limite, Montiel ci mette il braccio ed è rigore. Al 13’ Kylian trasforma spiazzando Lloris: 3-3. E due minuti dopo un cross di Mbappé non viene toccato da Kolo Muani e per poco non finisce direttamente in porta. Scaloni pensa ai rigori e manda in campo Dybala al posto di Tagliafico, mentre Deschamps sostituisce Kounde con Disasi. Al 18’ Martinez salva in modo pazzesco la sua porta su Kolo Muani lanciato solo davanti a lui e sulla ripartenza Lautaro spreca la quarta palla gol della sua serata deviando male un colpo di testa. Finisce 3-3, la coppa sarà assegnata ai rigori.

    RIGORI— Si calcia sotto ai tifosi dell’Argentina e il primo ad andare sul dischetto è Mbappé: gol. Tocca a Messi: rasoterra lentissimo, gol. Martinez intuisce la conclusione di Coman e para. Dybala rischia con un rasoterra centrale, ma segna: Argentina davanti. Tchouameni calcia fuori, Paredes segna. Kolo Muani insacca sotto la traversa. Montiel ha la palla del Mondiale e il suo rigore condanna la Francia: ha vinto l’Argentina, ha vinto Messi.
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Mondiali finiti, ha vinto l'Argentina così tutti felici per Messi e via coi paragoni con Maradona. Che palle
    Un mondiale tecnicamente abbastanza povero, nonostante si sia giocato in inverno e con giocatori al massimo della forma.
    Incredibile come uno che realizzi una tripletta in finale non si sia portato il mondiale a casa
     
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    e anche 'sto mondiale ce lo siamo tolto dalla palle.
    Ora spero di Maria giochi almeno al 50% di come ha giocato la finale
     
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