Champions League 2022-23

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    La Juve delude ancora: segna Milik, poi è sorpasso Benfica

    In vantaggio dopo 4 minuti col polacco, i bianconeri sono rimontati da Joao Mario su rigore e affossati da Neres. Dopo un buon inizio, Perin e Bonucci salvano la squadra di Allegri da un passivo più pesante
    Livia Taglioli

    14 settembre - MILANO
    Il terzo gol in sei presenze di Milik - il primo in Champions - non basta, se la Juve non gioca da Juve. È questa la lezione che (anche) il Benfica impartisce alla Juve all’Allianz Stadium, punendola con un 2-1 che complica non poco il percorso bianconero in Europa e che decreta un primato negativo: mai nella sua storia la Juve aveva perso due volte nelle prime due gare della fase a gironi di Champions. Anche contro i portoghesi la Juve gioca nei primi 20 minuti del match, poi perde fiducia e terreno, e consente al Benfica non solo la rimonta, ma anche il sorpasso. Il primo gol è dell’ex interista Joao Mario su rigore, il sanguinoso raddoppio porta la firma di Neres. La Juve, dopo il k.o. col Psg con identico risultato della settimana scorsa, incappa così nella seconda sconfitta consecutiva in Champions. Il Benfica centra invece la sua dodicesima vittoria di fila.

    MILIK, SOLITO GOL-LAMPO—
    La Juve, con il rientrante Di Maria inizialmente in panchina, riversa in campo la "rabbia positiva", per dirla alla Nedved, accumulata nel finale (e seguenti) con la Salernitana, e per 20 minuti gioca da Juve, non solo rendendo innocuo il Benfica, ma mostrando anche una grande personalità, un gioco dominante e un’ottima tenuta di campo. Pressing alto, aggressività, gioco fluido con e senza palla gli ingredienti di un inizio decisamente positivo e condito dal gol siglato da Milik dopo 4 minuti. Il compagno di reparto di Vlahovic, in un 3-5-2 che vede Miretti e McKennie intorno a Paredes e la coppia Cuadrado-Kostic sulle fasce, è perfetto per inserimento e scelta di tempo su una punizione di Paredes: il suo colpo di testa non lascia scampo a Vlachodimos. La Juve, orfana di Alex Sandro oltre che di Rabiot, Locatelli, Szczesny e Pogba, non si ferma e continua a macinare gioco arrembante ed avvolgente sulle fasce. Tanto che Kostic e ancora Milik sfiorano il raddoppio.

    DAL VANTAGGIO AL BLACKOUT— Poi però la luce si spegne, e dal 20’ la Juve allenta la presa e rallenta il ritmo, arretrando di parecchio il suo baricentro. Il Benfica non chiede di meglio e cresce in presenza e confidenza: Ramos di testa prima manda alto, poi colpisce troppo centralmente con Perin che blocca, quindi Rafa Silva colpisce in pieno il palo al 39’ col portiere juventino immobile, quindi un minuto dopo un pestone di Miretti sul solito Ramos viene confermato dal Var e punito col calcio di rigore e il giallo al centrocampista. Al 43’ Joao Mario realizza l’1-1 dal dischetto, esultando in maniera provocatoria. Perin reagisce e viene ammonito, al pari dell’attaccante.

    RADDOPPIO BENFICA— Nella ripresa le squadre ripartono con gli stessi effettivi, ed il solito Milik che prova a sfruttare l’effetto sorpresa, dopo 6 minuti: Vlachodimos devia in angolo la sua gran botta da fuori. Ci riesce invece il Benfica, al 55’: Perin salva miracolosamente su Rafa Silva, nulla può sulla conclusione di Neres, al quarto gol stagionale. Allegri corre ai ripari: dentro Di Maria e De Sciglio, al posto di Miretti e Cuadrado. Bonucci per due volte salva il risultato, chiudendo su Bah e Neres, Perin si oppone nell’ordine a un destro di Rafa Silva e a quello di Neres. La Juve è in balia dell’avversario. Al 70’ Fagioli e Kean sostituiscono Milik e Kostic, con l’attaccante che pronti via colpisce la base del palo. Ma è un fuoco di paglia: il tridente bianconero non riesce a pungere, mentre la difesa, ora a quattro, continua a soffrire le offensive portoghesi. Totale: il Benfica gioca in controllo, Bremer a tre minuti dalla fine spreca l’occasione della vita su lancio di Di Maria e per la Juve, bersagliata dai fischi dell'Allianz Stadium, ora si fa davvero dura.
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    CITAZIONE (C@te @ 15/9/2022, 07:51) 
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    io invece ne ho tante, sono insulti e bestemmie.
    Pazzesco. Siamo durati venti minuti. Hanno pure toppato la preparazione secondo me
     
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    Napoli da impazzire: 3-0 ai Rangers con due rigori sbagliati e primo posto nel girone

    Dopo lo 0-0 del primo tempo, Zielinski sbaglia due tiri dagli 11 metri, gli azzurri (con l’uomo in più per l’espulsione di Sands) ne hanno un altro che viene trasformato da Politano. Poi, Raspadori e nel finale Ndombele
    Gianluca Monti

    14 settembre - MILANO
    Il Napoli cala il tris in casa dei Rangers, conferma la sua solidità e si prende la vetta del girone davanti ad Ajax e Liverpool. Decidono nella ripresa Politano su rigore e i due neo entrati Raspadori e Ndombele quasi a dimostrare che gli azzurri hanno colpito ai fianchi gli scozzesi prima di mandarli poi ko con un terrificante uno-due che ha preso le mosse dall’espulsione di Sands (dalla quale è nato il primo rigore fallito da Zielinski). La ciliegina sulla torta, nel recupero, l’ha poi messa appunto Ndombele quasi a certificare che la squadra azzurra ha una rosa in grado di competere su più fronti. Adesso la squadra di Spalletti arriva lanciatissima alla sfida scudetto di domenica a San Siro contro il Milan.

    BOTTA E RISPOSTA —
    Spalletti ha schierato i suoi “titolarissimi”, eccezion fatta per Simeone (esordio dal via in Champions) per l’infortunato Osimhen, dimostrando quanto ci tenesse a questa partita. Atmosfera particolare tra la magia di Ibrox, l’assenza dei tifosi azzurri ed il lutto per la morte della Regina Elisabetta (commemorata con una coreografia da brividi) in virtù del quale non è risuonato l’inno della Champions bensì quello britannico. Van Bronckhorst ha provato a partire forte e i suoi hanno sfiorato il gol dopo pochi secondi di testa con Morelos ma allo scoccare del secondo minuto Zielinski ha già scheggiato il palo certificando la personalità del Napoli. Azzurri propositivi - come sempre - anche se con Rrahmani e Kim spesso “alti” qualche rischio è apparso fisiologico (vedi destro da fuori di Arfield ben parato da Meret). Sulla corsia mancina Mario Rui ha offerto con continuità una soluzione interessante a Kravatskhelia, a destra Politano si è sovente isolato in uno contro uno come ama fare ma è stato sempre Zielinski ad accendere la luce (suo l’assist per Simeone “murato” dal 40enne Mc Gregor al 17’ in uscita bassa). Insomma, ritmi alti ed occasioni da entrambe le parti con il solo Lobotka un po’ fuori dal gioco nel Napoli (è cresciuto con il passare dei minuti) che ha costruito bene fino alla trequarti ma è mancato nella stoccata (di poco a lato il destro di Krava nel recupero) ed è stato costretto a qualche affannosa rincorsa all’indietro per tutta la prima frazione.

    TRE PER UNO — Copione invariato in avvio di ripresa con una conclusione a rete per parte nei primi quattro minuti e Napoli leggermente più guardingo quasi a voler chiamare all’assalto gli scozzesi, che non si sono tirati indietro. Una mossa che ha funzionato perché Simeone si è ritrovato con tanto spazio in mezzo ai due centrali di casa ed al 10’ si è procurato un rigore dal quale è scaturita anche l’espulsione di Sands, Mc Gregor ha parato il penalty a Zielinski ma sulla respinta si è avventato Politano con il mancino per l’uno a zero. Tutto da rifare perché Mc Gregor si è mosso prima e Politano era già in area al momento della respinta. Al secondo tentativo Zielinski ha fallito di nuovo, stavolta calciando male a mezza altezza. Il Napoli non si è disunito, ha sfruttato la superiorità numerica e Barisic ha respinto con la mano in area un destro forte di Kravatskhelia. Dagli undici metri Politano ha incrociato all’angolino. Insomma, al terzo tentativo il Napoli è passato in vantaggio e da quel momento ha provato a pungere di nuovo più ancora che a gestire: Kravatskhelia ha avuto una paio di chance per mettere il risultato in frigo con un certo anticipo prima che Raspadori chiudesse in pratica la contesa dopo un’azione tutta firmata dai cambi visto che l’ha aperta Ndombele e l’ha rifinita Olivera. Proprio Ndombele si è poi tolto la gioia personale dello 0-3 finale con una percussione centrale delle sue e grazie all’ennesima giocata preziosa di Anguissa.
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    Chelsea bloccato dal Salisburgo. City e Psg vincono in rimonta, bene il Real

    Solo un punto in due partite per i Blues. Inglesi e francesi ribaltano le partite con Dortmund e Maccabi Haifa, Ancelotti respinge il Lipsia nel finale
    Salvatore Malfitano

    14 settembre - MILANO
    Le brutte notizie per la Juventus non si fermano al risultato dell’Allianz Stadium, perché il Paris Saint-Germain nonostante qualche difficoltà è riuscito a superare il Maccabi Haifa e per i bianconeri il cammino si complica ulteriormente. Il Milan d’altro canto può godersi il primato solitario perché Chelsea e Salisburgo si sono annullate, nella gara d’esordio di Graham Potter sulla panchina dei Blues. In una delle peggiori prestazioni della stagione, il Real Madrid batte il Lipsia e Carlo Ancelotti conquista la 100esima vittoria in Champions League: meglio di lui soltanto Alex Ferguson a 102. A Manchester doveva essere la partita di Haaland e così è stato, col norvegese che nel finale ha deciso l’incontro con un’acrobazia spettacolare. Pari senza emozioni a Copenhagen, tra i danesi e il Siviglia; è finita 1-1, invece, Shakhtar-Celtic giocata alle 18.45.

    CHELSEA-SALISBURGO 1-1
    I Blues lavorano molto sulle corsie, con gli esterni molto alti e propositivi. Il dominio territoriale è tutto degli inglesi nelle fasi iniziali della gara. Il primo tentativo che impensierisce Kohn è di Mount, che svirgola un po’ la conclusione dal limite al 38’. Al rientro dagli spogliatoi, il Chelsea è più convinto e si vede. Così dopo tre minuti esulta Stamford Bridge: Sterling raccoglie al limite e ha il tempo di mirare al palo lontano, dove il portiere non può arrivare. Potter cambia in avanti senza sortire effetti particolari e al 75’ il Salisburgo pareggia: Adamu approfitta dell’intervento bucato da Thiago Silva e dal fondo serve Okafor, che brucia Azpilicueta e infila Kepa. Nel finale Ziyech e Broja sbagliano da ottima posizione, vanificando tutti i tentativi di vittoria.

    MACCABI HAIFA-PSG 1-3
    La trasferta di Haifa si rivela ben più complessa del previsto per il Paris Saint-Germain, che comunque parte in modo molto convincente. Tuttavia, è il Maccabi a portarsi in vantaggio al 24’ con Chery, che impatta alla perfezione il cross da destra di Haziza. Dopo qualche minuto di sbandamento, ci pensa Messi a firmare il pareggio girando nell’area piccola il pallone lavorato da Mbappé (36’). Nel finale di primo tempo Donnarumma si esalta sulla botta da fuori di Chery mentre ad inizio ripresa è graziato da Pierrot che devia il tiro di Cornud sotto misura senza inquadrare la porta. Il Psg aumenta progressivamente i giri, Messi ci prova con un diagonale da sinistra e Cohen è bravo ad opporsi; non riesce l’intervento invece quando Mbappé dalla stessa mattonella, servito dall’argentino, pesca l’angolo lontano al 69’. La parola fine la scrive Neymar che, lanciato da Verratti, non sbaglia a tu per tu col portiere.

    REAL MADRID-LIPSIA 2-0
    Se il Real Madrid l’avesse pareggiata, sarebbe stato un buon risultato, soprattutto per quanto visto nel primo tempo. Gli spagnoli non calciano in porta nei primi 45 minuti, il Lipsia sfiora il vantaggio in almeno due occasioni: al 5’ col diagonale di Nkunku parato da Courtois, al 20’ con Forsberg che apre il piatto dal limite e di poco non inquadra lo specchio. Il Bernabeu fischia la squadra, Vinicius è l’unico in grado di creare qualche pericolo. È proprio un suo guizzo ad originare il gol vittoria di Valverde all’80’: il brasiliano si accentra e cede al centrocampista che dal limite controlla, finta il tiro e poi lo lascia partire, dove Gulacsi non può arrivare. Entrato tra i fischi, chiude la gara nel recupero proprio Asensio con un perfetto sinistro dal limite, servito da Kroos.

    MANCHESTER CITY-BORUSSIA DORTMUND 2-1
    Come il Real, anche il Manchester City è praticamente irriconoscibile. Non calcia, non crea e il possesso è sterile. La partita si accende nel secondo tempo, quando il Borussia Dortmund comincia a prendere coraggio. Reus ha un’ottima opportunità al termine di una ripartenza, è Bellingham invece che centra la porta al 56’ deviando di testa un cross del tedesco con la difesa avversaria totalmente ferma. Guardiola si rivolge alla panchina per dare la scossa, il pareggio arriva però con la prodezza di un difensore: Stones all’80’ scocca un destro potentissimo, su cui l’opposizione di Meyer è decisamente approssimativa. Il finale da romanzo è servito quattro minuti dopo, con Haaland che con un esterno volante sull’assist di Cancelo sigla la rimonta.

    COPENHAGEN-SIVIGLIA 0-0
    Gara tutt’altro che entusiasmante, quella del Parken, dove il Copenhagen almeno può gioire per aver interrotto la tradizione negativa con le squadre spagnole, che avevano sempre vinto. Non è il caso del Siviglia, per l’appunto, che si mostra più vivace nella ripresa ma senza mettere in apprensione la difesa danese. La palla gol maggiormente degna di nota capita sui piedi di Kristiansen alla mezzora, che è solo davanti a Dmitrovic ma alza troppo la traiettoria del suo sinistro.

    SHAKHTAR-CELTIC 1-1
    Il Celtic si lascia preferire fin dai primi minuti e dopo un avvio interessante, passa in vantaggio al 10’: un improvviso cambio di gioco innesca Haksabanovic sulla sinistra, che premia il taglio di Hatate; il tocco del giapponese è verso il centro ma Bondarenko sporca la traiettoria beffando Trubin in uscita. Lo Shakhtar ripristina l’equilibrio alla prima vera occasione, quando Sudakov trova bene Mudryk in profondità che di sinistro calcia sotto la traversa (29’). Shved va vicino al sorpasso, ma ne ricava solo una rete annullata e una conclusione che Hart devia in angolo. Nella ripresa sono subito pericolosi gli scozzesi, con il tiro dalla distanza di Jota che il portiere neutralizza. I ritmi calano, la gestione della gara resta però una prerogativa degli ospiti, che ci riprovano da fuori con O’Riley (63’) e ancora una volta Trubin non si fa sorprendere. Giakoumakis ha due match point a pochi minuti dal termine: sul primo dal centro dell'area non indirizza a sufficienza, sul secondo Bondar salva sulla linea il colpo di testa che aveva anticipato l’uscita avventata del portiere.
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    Cristo, non so più come insultarli e se limitarmi a maledire i giocatori, o Allegri o la dirigenza.
    Poi mi chiedo perché pormi dei limiti e maledico tutti :dio:
     
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    CITAZIONE ([blackstar] @ 15/9/2022, 19:06) 
    CITAZIONE (C@te @ 15/9/2022, 07:51) 
    Io boh, sono senza parole

    io invece ne ho tante, sono insulti e bestemmie.
    Pazzesco. Siamo durati venti minuti. Hanno pure toppato la preparazione secondo me

    Con il Villareal all'andata 4 minuti
    Dov'è la novità?
     
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    La fine è vicina se nella stessa partita segnano sia Salamandra (nostro cannoniere in Champions, figuriamoci) che Pobega.
    La verità è che se a leao viene un raffreddore o si becca una squalifica siamo nella merda.
     
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    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 16/9/2022, 09:16) 
    La verità è che se a leao viene un raffreddore o si becca una squalifica siamo nella merda.

    sei stato profetico
     
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    Cuore Inter, è una vittoria pesantissima! Gran gol di Calha: il Barça piange

    La rete del centrocampista turco è sufficiente per sorprendere i blaugrana, nonostante diversi brividi nel finale: due gol annullati, uno per parte, e due rigori negati dal Var. Qualificazione agli ottavi alla portata
    Andrea Ramazzotti

    4 ottobre - MILANO
    L'Inter riparte con una grande impresa. Nella notte in cui può sprofondare, Inzaghi disegna uno dei capolavori più belli della sua carriera, batte il Barcellona e adesso lo guarda dall'alto in basso nella classifica del girone di Champions. Mercoledì andrà al Camp Nou a testa alta, sapendo che potrebbe bastargli anche un pareggio per avere la strada in discesa verso gli ottavi. Di certo il successo rilancia la sua squadra, compatta, concentrata e capace di tenere la propria porta imbattuta. I nerazzurri hanno dalla loro parte anche un briciolo di fortuna (palo colpito da Dembelé e un paio di "aiuti" dal Var), ma meritano i tre punti per come reagiscono al momento terribile che stanno attraversando in campionato. Da un'affermazione così può ripartire pure la corsa in Serie A. Perché superare gli spagnoli (non succedeva da oltre 12 anni ovvero dalla semifinale d'andata di Champions 2009-10) darà una carica a un gruppo che aveva tremendamente bisogno di una scossa per andare oltre le assenze di Lukaku e Brozovic.

    PALLEGGIO BARÇA—
    In un San Siro quasi tutto esaurito, Inzaghi e Xavi cambiano entrambi cinque uomini rispetto all'ultimo impegno di campionato, ma nonostante le forze fresche il tecnico ex Lazio decide di non pressare alto. Rintanandosi nella sua metà campo, l'Inter concede un facile possesso al Barcellona che con il 4-2-3-1 e Gavi avanzato tra Dembelé e Raphinha, fa capire le sue intenzioni. L'inizio così è un monologo blaugrana e i padroni di casa finiscono in mezzo a un maxi torello. Inzaghi non si scompone: ha preparato la gara chiedendo compattezza, occupazione diligente degli spazi e zero distrazioni per poter ripartire. La vana rincorsa del pallone dura sei minuti, poi sul primo errore nell'impostazione degli spagnoli, un contropiede concluso con una gran botta da fuori di Calhanoglu deviata da Ter Stegen fa capire a Xavi che la notte del Meazza non sarà un allenamento. Migliore nel complesso l'approccio rispetto alla sfida persa contro il Bayern, soprattutto dopo il 20', quando la consapevolezza di essere tecnicamente inferiori e il macigno dei risultati negativi ottenuti nella prima parte di stagione (5 ko in 10 match ufficiali) smettono di pesare nella mente.

    SEGNA CALHA— Il Barça, che fino a questo momento si è permesso il lusso di alzare molto gli esterni difensivi (soprattutto Alonso per accentrare Raphinha accanto a Lewandowski), capisce che la sfida può trasformarsi in una trappola, ma non trova subito le contromisure per difendersi dai cambi di gioco di Calhanoglu e Dimarco. Costringendo la capolista della Liga a correre all'indietro, Skriniar e compagni lievitano con il passare delle azioni: un cross radente di Mkhitaryan, una botta da fuori di Dimarco deviata in angolo, un rigore richiesto per un tocco di mano di Eric Garcia e un gol cancellato per fuorigioco a Correa sono il preludio del vantaggio. Nel complesso meritato. Dimarco ribalta su Darmian, ma poi è ancora l'esterno sinistro della Nazionale ad appoggiare a Calhanoglu il pallone che il turco, in pieno recupero, scaraventa in rete con un gran tiro a fil di palo. San Siro esplode e poi accompagna con sonori applausi la sua squadra negli spogliatoi. Il Barça è stordito, con Lewandowski sempre fermato da De Vrij e incapace di concludere in porta.

    GRAZIE VAR — La ripresa inizia con le stesse formazioni e il medesimo spartito tattico del primo tempo ovvero con il Barcellona che mette le tende nella metà campo avversaria e i nerazzurri costretti a difendersi. Inzaghi chiede ai suoi di non smettere di ripartire e per dare un punto di riferimento offensivo più "tangibile" spende Dzeko al posto di Correa; Xavi risponde gettando nella mischia Piqué, Ansu Fati e Balde. I blaugrana spingono forte sull'acceleratore e Dembelé viene fermato da Onana, aiutato dal palo. È ancora il francese a crossare per il gol di Pedri che il Var annulla per un tocco di mano di Ansu Fati, su errata uscita del portiere camerunese. Scampato il pericolo, l'allenatore emiliano cambia gli esterni (dentro Dumfries e Gosens per Darmian e Dimarco) più lo stremato (ed eroico) De Vrij per Acerbi: si aspetta la mareggiata finale che puntualmente arriva. Un autogol sfiorato da Dumfries, un colpo di testa a lato di Busquets e un controllo del Var per un tocco di mano dell'olandese fanno trattenere il fiato al Meazza fino quasi al 99' quando è solo gioia nerazzurra.
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    Anche in Champions il Napoli è una meraviglia: va sotto ma poi ne segna 6 all'Ajax!

    Olandesi avanti con Kudus, poi grande reazione della squadra di Spalletti, in testa a punteggio pieno
    4 ottobre - MILANO

    Tre partite, tre vittorie. Una più convincente dell'altra. Il Napoli non fa differenze tra Italia ed Europa: continua ad incantare anche in Champions. La vittoria di Amsterdam contro l'Ajax entra nella storia: i lanceri vengono spazzati via per 6-1 nonostante il vantaggio iniziale di Kudus. Il Napoli non aveva mai segnato sei gol nelle Coppe europee.
    Si sapeva che l'Ajax non attraversa un grande momento: aveva pareggiato l'ultima in campionato contro il modestissimo Go Ahead Eagles. Ma tutto questo non deve far passare in secondo piano la prestazione pazzesca del Napoli, che quando ha spazi e può esprimere il suo calcio diventa devastante. Molto bene Raspadori, autore di una doppietta, immarcabile Kvaratskhelia, un giocatore che sembra Steph Curry per come condiziona tutta la fase difensiva degli avversari. E complimenti a Spalletti per la mentalità della squadra: come se niente fosse, il Napoli quando è andato sotto ha continuato a giocare.

    LA PARTITA— Sembra mettersi male quando in avvio Kudus devia alle spalle di Meret un tiro di Taylor. Il Napoli gioca in velocità, mette in campo tanta tecnica. In più l'Ajax difende malissimo. Olivera (bravo anche lui) mette sulla testa di Raspadori la palla del pareggio, stessa dinamica con Kvara a pescare Di Lorenzo. L'Ajax di fatto esce dal campo, ma è fondamentale che il tris arrivi proprio nell'ultima azione del primo tempo. Anguissa recupera palla e fa correre Zielinski nel nulla della difesa olandese. Il polacco ringrazia e segna, prima di uscire all'intervallo per un problema fisico (trauma contusivo al polpaccio destro) . A proposito di gol arrivati nel momento giusto, per informazioni chiedete a Jack Raspadori: alla prima azione della ripresa una sciagurata e inutile costruzione dal basso tra il portiere dell'Ajax Pasveer e Bassey mette Anguissa in condizione di servire l'assist del poker all'ex Sassuolo. Non è finita qui, perché Kvara trova il gol che meritava dopo aver subito un fallaccio di Tadic. Lo stesso serbo, frustratissimo, si fa cacciare per un altro brutto intervento e c'è gloria anche per Giovanni Simeone. E uno splendido Napoli ha già un piede e mezzo agli ottavi.
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    Il Liverpool sale ancora, il Tottenham non sfonda, sorpresa Bruges a punteggio pieno

    Il Marsiglia ferma lo Sporting e riapre il gruppo D, l'Atletico Madrid incassa la seconda sconfitta
    Salvatore Malfitano


    4 ottobre - MILANO
    Le distanze nel girone A restano invariate: alla goleada impressionante del Napoli, il Liverpool risponde con una prova solida ad Anfield contro i Rangers, salvati in più occasioni da un infinito McGregor. La squadra di Klopp s’impone per 2-0 in una sfida mai realmente in discussione, rischiando qualcosa soltanto nel finale. Non esulta, invece, Antonio Conte che a Francoforte non va oltre lo 0-0 sull’Eintracht e non aggancia lo Sporting capolista, abbattuto 4-1 dal Marsiglia di Tudor. Il Bruges si conferma la rivelazione di questa Champions League, restando a punteggio pieno e battendo anche il più accreditato Atletico Madrid. Finisce 2-0 in Belgio, lo stesso risultato che matura a Oporto, dove la formazione di Conceiçao supera il Bayer Leverkusen.

    LIVERPOOL-RANGERS 2-0 —
    Come prevedibile, sono i Reds ad avere l’inerzia della manovra. Nuñez scalda subito i guanti di McGregor, ma al 7’ il portiere deve cedere alla punizione perfetta di Alexander-Arnold che pesca l’incrocio dei pali. Il leitmotiv del primo tempo è il duello ingaggiato tra l’attaccante uruguaiano e McGregor, con il 40enne dei Rangers che si oppone altre due volte nel finale della frazione e anche su Salah al quarto d’ora. L’egiziano firma il raddoppio al 53’, quando trasforma il calcio di rigore procurato da Luis Diaz steso da King in area. Nel finale gli strepitosi salvataggi di Tsimikas sul tiro di Matondo e poi di Alisson su Colak evitano agli scozzesi di rientrare in partita.

    EINTRACHT-TOTTENHAM 0-0— Poche emozioni a Francoforte, con la squadra di Conte che si lascia leggermente preferire. Le situazioni interessanti sono legate alle sortite di Son, che non riesce a far funzionare l’asse con Kane ed è più incisivo quando si mette in proprio. Al 40’ impensierisce Trapp con un destro a giro dal limite che termina a pochi centimetri dal palo. Il coreano ha un’altra occasione al 54’ dopo il recupero di Richarlison, ma stavolta non inquadra la porta; poco prima la girata di Knauff trova un attento Lloris. All’ora di gioco Lindstrom ha sul destro la palla del vantaggio dopo una serie di rimpalli, ma spara alto. Non succede molto altro, per gli Spurs tutto sommato è un buon punto in vista del ritorno.

    BRUGES-ATLETICO MADRID 2-0— Parte meglio la formazione di Simeone, che con Carrasco e Griezmann preoccupa la difesa belga. Al 26’ grande occasione per Morata, che a tu per tu con Mignolet si fa ipnotizzare. Il Bruges esce alla distanza e al 36’ si porta avanti: ottima azione personale di Jutgla che si incunea in area e poi serve a Sowah un pallone soltanto da spingere in rete. Ad inizio ripresa lo spagnolo calcia al volo, il tiro è centrale e Oblak lo neutralizza, ma al secondo tentativo può gioire: la triangolazione in area con Buchanan funziona, Jutgla apre il piatto e firma il raddoppio. L’Atletico Madrid potrebbe accorciare al 76’ dagli undici metri, ma il rigore procurato da Cunha viene calciato da Griezmann contro la traversa. Joao Felix e Correa ci provano in rapida successione all’89’, Mignolet però si supera e ribatte entrambi i tentativi.

    PORTO-BAYER LEVERKUSEN 2-0— I gol annullati dal Var sono il filo conduttore ad Oporto. Al quarto d’ora è Hudson-Odoi a vedersi negata la gioia perché l’azione che lo porta a segnare è viziata da un fallo a inizio azione. Uribe al 39’ ci prova con un bolide dalla distanza, Hradecky vola e mette in angolo. Al 42’ segna Taremi, ma in origine c’è un tocco di mano di Carmo nell’area portoghese e quindi si passa dal gol del Porto al calcio di rigore per il Bayer. Dal dischetto si presenta Schick, la conclusione a mezza altezza viene però parata da Diogo Costa. Nessun problema al 69’ invece: al termine di una splendida azione corale, Sanusi svetta di testa sul cross di Uribe; Hradecky tocca ma non riesce ad evitare la rete. All’87’ chiude la partita Galeno, pescato alla perfezione sul taglio da Taremi, con un diagonale che il portiere che sfiora anche in questo caso. Poco dopo, espulso Frimpong per doppia ammonizione, con i tedeschi che terminano la gara in dieci.
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    Bayern schiacciasassi, 5 gol anche al Plzen: bavaresi a punteggio pieno

    La squadra di Nagelsmann resta a punteggio pieno: vanno a segno Sané (doppietta), Gnabry, Mané e Choupo-Moting
    Elmar Bergonzini

    4 ottobre - MILANO
    Una passeggiata. Ma in Champions League il Bayern Monaco difficilmente sbaglia. La squadra di Nagelsmann batte anche il Viktoria Plzen e resta a punteggio pieno anche al termine della terza giornata del girone che comprende anche Inter e Barcellona. Nel 5-0 odierno vanno in gol Sané (al 7' e al 51'), Gnabry (13'), Mané (21'), e Choupo-Moting (al 59'). Partita vinta in poco più di 20 minuti, con i bavaresi che si sono poi limitati a controllare il vantaggio, segnando le ultime due reti quasi d'inerzia.

    LA PARTITA —
    Nagelsmann conferma il 4-2-2-2, con Goretzka e Gravenberch centrali, Gnabry e Musiala larghi e Sané a fare coppia con Mané in attacco. La partita viene subito indirizzata: al 7' Sané scambia con Musiala, si infila nella (larga) difesa ceca e batte Tvrdon. Il raddoppio arriva già al 13', quando Gnabry sfrutta ancora gli ampi spazi lascia dagli avversari e, servito da Goretzka, fa 2-0. Il tris nasce perfino da una rimessa laterale: Davies serve Mané che controlla di petto, controlla, va in dribbling e batte ancora Tvrdon. Da quel momento la squadra di Nagelsmann abbassa i ritmi e si limita a far circolare la palla, senza soffrire mai. Non un caso che il 4-0 e il 5-0 arrivino solo nel secondo tempo, quando erano entrate alcune delle seconde linee che hanno, inizialmente, rialzato il ritmo: dopo il poker di Sanè (al 51'), arriva il quinto gol, realizzato da Choupo-Moting, subentrato a Musiala. L'ex attaccante di Schalke e Psg viene lasciato liberissimo al 59' e ne approfitta per segnare con una conclusione precisa. Nell'ultima mezzora di gioco il più vivace è il 17enne Tell, che cerca il gol con un paio di azioni personali, ma i compagni, già appagati dal risultato, lo aiutano poco. Finisce così, con il Bayern che, dopo aver interrotto la crisi di risultati in Bundesliga con un netto 4-0 al Leverkusen, si conferma una macchina da guerra in Champions League. E dopo tre giornate è primo con 9 punti conquistati. Sono 9 anche i gol fatti, 0 subiti. Alla faccia della perfezione.
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    Di Maria sforna assist, Rabiot e Vlahovic gol: Maccabi battuto (con qualche brivido)

    La Juve supera gli israeliani grazie alla prima doppietta del francese in maglia bianconera e alla seconda rete del serbo in Champions. Atzili colpisce tre pali
    Livia Taglioli

    5 ottobre - MILANO
    Pronostico rispettato: la Juve piega 3-1 il Maccabi nella terza giornata dei gironi di Champions, non senza qualche brivido. Un gol di Rabiot interrompe una prolungata pausa bianconera, seguita ad un buon avvio, mentre la seconda rete in Champions di Vlahovic pare chiudere il match. E invece il Maccabi si porta sul 2-1, al 75’ col neo entrato David, prima che Rabiot metta in cassaforte i tre punti, siglando il 3-1 al minuto 83. Con Di Maria assist man in tutti i gol. Alla fine dunque i bianconeri obbediscono all’imperativo categorico della vigilia e restano in corsa per gli ottavi: missione compiuta, ma per chi sperava anche in una crescita di gioco e personalità l’appuntamento è rimandato a data da destinarsi.

    VLAHOVIC-COHEN, UN CONTO APERTO—
    Per la prima volta in questa stagione Allegri vara un iniziale 4-3-3 in una gara di Champions, con Di Maria che affianca Vlahovic e Kostic, con Milik in panca con un leggero affaticamento muscolare, ma anche a risparmiare energie vista Milan. Dietro Danilo surroga Bonucci in mezzo (con panchina funzionale alla gara di sabato a San Siro), con Cuadrado dietro a destra e De Sciglio a sinistra. Il Maccabi, capolista nel campionato israeliano, rinuncia inizialmente a quattro giocatori che hanno osservato il digiuno dello Yom Kippur, ossia ai titolari Atzili, Haziza e Lavi, oltre a David. Il primo tempo si profila come un duello personale fra Vlahovic e Cohen: dopo 3’ il serbo manda alto di testa, al 9’ il portiere in uscita anticipa l’accorrente Dusan, all’11’ in tuffo lo anticipa deviando in angolo ed un minuto più tardi è l’attaccante a sbagliare mira, su assist di Kostic.

    DAL BLACKOUT E AL VANTAGGIO— Poi la Juve entra in modalità evanescenza: nei successivi venti minuti non rischia quasi nulla ma questo dato non può certo compensare una totale inconsistenza offensiva, un’inquietante assenza a livello di personalità e gioco. Un’occasione di Tchibota sventata da Paredes dà forse la scossa, e al 35’ un lampo di Rabiot, servito da un perfetto filtrante di Di Maria, squarcia lo Stadium, l’area israeliana e la partita: sinistro in corsa e 1-0 per i padroni di casa. Un altro paio di combinazioni bianconere fanno intuire che forse qualcosa è nuovamente cambiato nell’approccio al match, ma intanto finisce il primo tempo.

    TRE GOL NELLA RIPRESA— Il secondo tempo riparte da Alex Sandro, in campo al posto di De Sciglio che ha accusato un problema muscolare alla coscia destra. Ma soprattutto dal secondo gol in Champions di Vlahovic, dopo quello realizzato a 33 secondi dall’ingresso in campo nell’esordio contro il Villarreal. E’ il minuto 50, l’assist arriva ancora da Di Maria, la scelta di tempo per lo scatto è ottima, il sinistro vincente pure. Ora i bianconeri giocano senza zavorre e vanno vicini ad archiviare il match: Vlahovic prima sfiora il bis personale al 59’, con Cohen abile a respingere un suo sinistro velenoso, poi segna, ma il Var vede un fuorigioco e non convalida. Poi però il Maccabi rialza la testa, sulla spinta dell’ingresso di Atzili, che colpisce anche tre pali: il primo dopo una deviazione di Szczesny; il secondo sul 2-1, cioè dopo che David, appena subentrato a Pierrot, dimezzasse lo svantaggio; infine al 90’, cioè dopo il secondo gol di Rabiot, capace di trasformare in rete il terzo assist di Di Maria, siglando il definitivo 3-1 con la sua prima doppietta in bianconero.
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