Serie A 2022-23

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    Inter, che serataccia! Prende tre schiaffi in casa della Lazio

    Inzaghi cade nel suo vecchio stadio: non basta il gol di Lautaro, la squadra di Sarri vince con le reti di Felipe Anderson, Luis Alberto e Pedro e sale in testa con 7 punti
    Vincenzo D'Angelo

    26 agosto - ROMA
    Cambiano le stagioni, non la storia. Il ritorno di Simone Inzaghi all'Olimpico è ancora una volta un incubo, proprio come un anno fa. In quella che fu la sua casa, Inzaghi trova di nuovo la prima sconfitta stagionale e ancora una volta per 3-1. Inter lenta, molle, prevedibile, troppo brutta per sorprendere una Lazio ordinata e grintosa, spinta dall'Olimpico delle grandi occasioni. E stavolta è Sarri a vincere "alla Inzaghi", ossia pescando dalla panchina gli uomini del match. Gli ingressi di Luis Alberto e Pedro accendono la qualità biancoceleste, con i due spagnoli autori delle perle del 2-1 e del 3-1. All'Inter non basta l'orgoglio di Lautaro, unico – oltre al gol – a provare a ribaltare la sorte dopo il vantaggio iniziale di Felipe Anderson. Sarri festeggia, Inzaghi comincia a interrogarsi sul perché la squadra è ancora lontana dal top della forma.

    FELIPE ACCENDE IL MATCH— Inzaghi lancia Gagliardini titolare, per cercare di arginare la potenza fisica e le spizzate di Milinkovic in mezzo al campo. Sarri va col centrocampo più fisico: out Luis Alberto, c'è l'ex Vecino da mezzala sinistra. Il primo squillo è nerazzurro: il destro di Dumfries da posizione defilata è potente ma centrale. Poi Gagliardini trova attento Provedel sul primo palo. L'Inter prova a dettare i tempi, la Lazio a ripartire e alla prima occasione utile (15') va a pochi centimetri dal vantaggio: bella triangolazione a sinistra tra Marusic e Zaccagni, il serbo trova rasoterra Immobile che gira di prima a sfiora il palo lungo. I ritmi sono lenti, gli errori in appoggio diversi. La partita ritrova una fiammata al 35', con una conclusione velenosa di Zaccagni messa in angolo da Skriniar. Al 37' la prima vera occasione da gol: Felipe Anderson – fin lì assente – scappa a destra e serve Immobile, Handanovic dice no con un bel riflesso. Dall'altra parte prova ad accendersi Lukaku: colpo di testa debole. Al 40' passa la Lazio: meraviglioso lob di Milinkovic a scavalcare la difesa, Felipe Anderson di testa sorprende Handa e rompe l'equilibrio.

    NON BASTA LAUTARO— La Lazio parte meglio a inizio ripresa (Handa mette in angolo una conclusione di Immobile), ma è l'Inter a trovare presto il pareggio: Lautaro (51') in mischia sfrutta una sponda di Dumfries e firma la parità. Un minuto dopo è Dumfries di testa a chiamare Provedel al miracolo. L'inerzia della partita è cambiata, l'Inter ora ci crede mentre la Lazio torna ad abbassarsi a protezione della propria area. Sarri rivitalizza la manovra, inserendo Luis Alberto e Pedro e proprio la verve dello spagnolo mette subito in difficoltà la difesa nerazzurra. Lukaku prova ad accendersi al 60', prima con uno sprint vecchia maniera e poi con una girata di testa, alta sopra la traversa. Come a Lecce, Inzaghi prova a pescare soluzione dalla panchina: fuori Lukaku, Dimarco e Dumfries, dentro Dzeko, Gosens e Darmian.

    FESTA LAZIO— Ma la mossa non accende un'Inter spenta e allora la Lazio torna a spingere sorretta dall'entusiasmo dell'Olimpico. E alla mezzora passa: missile da fuori di Luis Alberto sporcato da Barella che si incastra all'incrocio dei pali. Inzaghi inserisce subito Correa e Calhanoglu e passa al 3-4-3, ma non è serata e presto si materializza il remake dello scorso anno: Immobile va giù in area (41'), sulla palla vagante si avventa Pedro che con un destro a giro fulmina Handanovic. La Lazio fa festa, come un anno fa. Per l'Inter e Inzaghi è notte fonda: il ritorno a casa di Simone continua ad essere un incubo.
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    Il Toro vola con Vlasic e Radonjic: 2-1 alla Cremonese. Granata in testa

    Ai grigiorossi non basta la perla di Sernicola all'80', la squadra di Juric porta a casa i 3 punti che la proiettano momentaneamente in vetta
    Dal nostro inviato Mario Pagliara

    27 agosto - CREMONA
    Il Toro si accomoda sul vertice della classifica, e va a dormire in questo dolcissimo sabato notte insieme alle altre grandi in vetta al campionato. Sì, è vero: siamo appena alla terza giornata, e quindi tutto deve essere ponderato con molta calma. Intanto dallo Zini di Cremona la squadra di Juric esce con un’altra convincente prova di forza: 2-1, vittoria mai veramente in discussione, al netto di qualche pure fisiologico brivido nel finale. Juric mette in cassaforte 7 punti, frutto di due vittorie esterne, e in 3 partite ha subìto due soli gol (ne ha fatti 4). La qualità della trequarti granata ha spaccato in due la partita: nell’autogol di Bianchetti c’è tanto di Vlasic, poi il 2-0 nasce e finisce con il genio di Radonjic. La Cremonese ha retto il confronto bene nel primo tempo, sulla distanza ha pagato il ritmo infernale del Toro e il gap tecnico. Il jolly pescato da Sernicola nel finale vale l’1-2 ed è un giusto premio alla prestazione dell’undici di Alvini.

    26 ANNI DOPO...—
    Una vibrante e piacevole partita riempie il sabato pomeriggio nel quale la Cremonese torna a giocare in Serie A nel proprio stadio, in uno Zini con un nuovo look per l’occasione, a ventisei anni dall’ultima volta. Bella accoglienza a Cremona, clima generale di festa in uno stadio ricco di passione e di entusiasmo. Pieno anche il settore ospite, con 1.885 tifosi arrivati da Torino per spingere in granata. Alla festa, insomma, non ha voluto mancare proprio nessuno. Non se la perdono nemmeno il vescovo Napolioni di Cremona e il sindaco Galiberti, al quale tocca il compito di fare da padrone di casa nel dare il benvenuto in tribuna al presidente del Torino, Urbano Cairo. Allo stadio ci sono anche il tecnico dell’Under 21 Nicolato e l’ormai ex attaccante della Roma, Felix, prossimo a vestire la maglia della Cremonese.

    IL VENTO DELL'EST— Partita aperta, giocata soprattutto sul ritmo da due squadre che ne fanno l’essenza vitale, con continui capovolgimenti e lo spettacolo che se ne giova. Due infortuni nelle rifiniture del mattino obbligano Juric e Alvini a lasciare fuori dalla sfida in avvio Djidji (al suo posto c’è il debuttante Schuurs) e Chiriches (c’è Bianchetti). Squadre sagomate a specchio, Alvini che si mette col 3-5-2 con Zanimacchia mezzala, duelli continui con il Toro che sfrutta il ritmo altissimo che imprime nel cuore del primo tempo andando meritatamente in vantaggio all’intervallo. C’è il vento dell’Est a spingere la manovra offensiva granata: Radonjic si accende spesso, Vlasic conferma una crescita a vista d’occhio. Suo il primo tiro nello specchio (13’), tre minuti prima di un sombrero in velocità di Singo su Vasquez. Il vantaggio del Toro è nell’aria: al 17’ Aina sfonda a sinistra, Radonjic rifinisce, Vlasic conclude. Sulla traiettoria c’è Bianchetti che trascina la palla nella sua porta. La Cremonese risponde con una botta di Bianchetti (19’: parata di Milinkovic), poi Aina spara in curva (32’). Nel finale il diagonale di Baez (42’) mette i brividi a Milinkovic.

    IL GIOIELLO DI RADONJIC— Pronti via, e nella ripresa il Toro ha subito l’occasione per raddoppiare: Sanabria serve Radonjic, ma il serbo conclude addosso a Radu. La chance più grossa cade al quarto d’ora, quando Vlasic-Sanabria avviano un contropiede, Radonjic lancia Linetty a campo aperto: il polacco arriva solo davanti a Radu ma sbatte sui piedi del portiere in uscita alla disperata. La Cremonese ormai non ha più né la forza né la qualità per uscire dalla propria metà campo dove il Toro la costringe continuamente. Il controllo del campo da parte della squadra di Juric è ampio, e al ventesimo il raddoppio nasce grazie a una giocata da campione di Radonjic: il serbo prima galoppa sulla sinistra, poi chiama l’inserimento in area di Vojvoda con il tacco, infine chiude (su assist ricambiato di Vojvoda) con un tap-in sotto porta. È il suo primo gol in Serie A, dopo quello di Coppa Italia al Palermo. Quando la partita sembra ormai in ghiaccio, la Cremonese la riapre con una girata violenta di Sernicola (35’). I padroni di casa raccolgono le energie rimaste per un forcing finale, ma il Toro regge.
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    Vlahovic illude la Juve, Abraham (su assist di Dybala) pareggia: la Roma è prima

    Il serbo porta in vantaggio i suoi con una gran punizione dopo 2 minuti, l'inglese sfrutta un assist dell'ex e firma l'1-1. Esordio per Milik
    Dal nostro inviato Giuseppe Nigro

    27 agosto - MILANO
    La Roma a punteggio pieno esce col pari dall’Allianz Stadium dove aveva perso 10 volte su 11, rallenta la marcia ma soprattutto non accende quella della Juventus, a lungo forse alla miglior prestazione stagionale al primo big match ma incapace di capitalizzare oltre l’1-0 segnato al via con Vlahovic e riacciuffata nella ripresa da Abraham. A sette punti con tre gol segnati in tre partite i giallorossi si godono il massimo risultato possibile, il secondo pari di Mourinho in dieci partite contro la Signora. Che nel finale perde la maggiore virtù di questo inizio di stagione, i clean sheet, ma vede un po’ di luce sul piano del gioco.


    IL RITORNO DI DYBALA—
    Era la partita del ritorno allo Stadium di Paulo Dybala, che in questo stadio ha segnato più di chiunque altro nei suoi sette anni di Juve (con dodici trofei) chiusi in primavera come il nono marcatore bianconero ogni epoca con un finale da telenovela. Chiamato sotto la curva nel riscaldamento, accolto da un boato alla lettura delle formazioni, salutato da applausi misti a fischi al momento dell’uscita al 77’, la Joya ha giocato una partita come tante dei suoi ultimi mesi juventini: lento, periferico, a lungo fuori dalla partita non per l’emozione perché gli arrivano pochi palloni e pochi ne cerca. Però uno che gli capita nella posizione ideale lo capitalizza al meglio, mettendo a venti minuti dalla fine sulla testa di Abraham la palla del pari. L’abbraccio con McKennie e lo scambio di maglia con Vlahovic sono l’immagine finale della sua serata.

    LA PIEGA DELLA PARTITA— La punizione mancina dai 20 metri, conquistata da Cuadrado per un fallo di Matic, con cui Vlahovic infila Rui Patricio all’incrocio dei pali dopo 77 secondi (e rischierà di fare il bis dai 30 metri al 39’) arriva ancora prima che si svelino le mosse di Allegri e Mourinho sullo scacchiere. Pure decisive nella piega che prende la partita, al di là dell’aggressività superiore con cui la Juve si presenta in campo, che insieme al gol immediato manda in confusione da subito i centrali giallorossi nei disimpegni.

    LE SORPRESE DI ALLEGRI— La prima sorpresa di Allegri è ribaltare i centrali: Bremer finalmente sul prediletto centro-destra, Danilo sul centro-sinistra con mestiere a fare di lavoro quello che risolve problemi, ogni volta in una zona di campo diversa. La seconda è Miretti, preferito a Zakaria, McKennie e Rovella, che dalla mediana affollata si alza più di tutti per il primo pressing come l’americano con la Samp, e se proprio non vogliamo chiamarlo 4-5-1 la cosa a cui assomiglia di più è un 4-2-3-1 col 18enne sottopunta (!) con Cuadrado a destra e Kostic a sinistra (ottimo asse proprio con Miretti) a infilarsi alle spalle di Spinazzola e Kardsorp.

    ROMA SCOLLEGATA — Non era atteso neanche Rabiot, prestazione vigorosa, in una posizione più interna rispetto a quella quasi in fascia in cui lo vedeva Allegri per tutto l’anno scorso, oltretutto alla destra di Locatelli. Insieme schermano Dybala e Pellegrini, isolati con Abraham dal resto della Roma, che spinge solo di rado a sinistra con Spinazzola, e che in mezzo non ha gli uomini per rifornirli. Il mestiere di Matic e Cristante sarebbe aggredire il possesso della Juve, che invece fa girare la palla alla larga, costruendo coi difensori e passando per le fasce, così la staticità posizionale dei due mediani romanisti diventa un minus contro il dinamismo con cui Rabiot e Locatelli attaccano lo spazio a velocità doppia.

    OCCASIONI PERSE— Ne nasce così una gara che ai punti dovrebbe finire sul 2-0 al riposo, e la Juve ci va vicina. Un paio di volte con Cuadrado: al 16’ su un recupero di Kostic, con Miretti a condurre il contropiede per scaricare a destra al Panita e gran botta centrale respinta da Rui Patricio, poi al 35’ su una punizione rasoterra ancora del colombiano su cui si allunga l’estremo romanista. In mezzo al 25’ anche un gol annullato a Locatelli, pescato per il siluro dal limite dell’area proprio da uno scarico arrivato da destra da Cuadrado, ma Vlahovic aveva toccato col braccio nel corpo a corpo con Cristante per lanciare il contropiede. Allegri non la prende bene.

    CAMBIO DI PASSO— Con El Sharaawy al posto di Mancini (oltre a Zalewsky per Spinazzola, poi cambierà anche dall’altra parte Karsdorp per Celik) Mourinho ridisegna nella ripresa la Roma attorno a un 4-2-3-1 con cui copre meglio il campo, di cui il primo a beneficiare è Matic meno in difficoltà in mediana e il secondo vantaggio è normalizzare un po’ una Juve meno arrembante. Il gap di aggressività resta, fotografato dalla spinta di Kostic e Cuadrado, da cui però la Juve spreme al massimo un diagonale con cui il colombiano sfiora il secondo palo al 54’. Eppure, interrotta l’emorragia, la partita per i giallorossi resta lì da riaprire se i talenti là davanti si inventano la giocata.

    PARI E PATTA — E va così: al 69’ su corner di Pellegrini dalla sinistra la palla va sul secondo palo dove, con Alex Sandro andato a vuoto, Dybala dalla linea di fondo ricama un assist per Abraham che tutto solo a centro area di testa infila il rientrante ex Szczesny per il primo gol stagionale subito dalla Juve. E un quarto d’ora dopo il polacco ancora incerto in uscita fa correre dei gran brividi ai suoi in una mischia in area in cui a liberare sulla linea di porta è Milik, arrivato venerdì ed entrato al 77’. Finisce così, muovono la classifica entrambe, ma è un risultato che profuma di punto guadagnato dalla Roma e due punti persi dalla Juve.
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    Non durerà, ma almeno abbiamo fatto 7 punti su nove disponibili.
    Facciamo solo fatica a segnare
     
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    Leao si sblocca, De Ketelaere inventa: il Milan liquida il Bologna e torna in vetta

    Prova autorevole del Diavolo, emiliani sconfitti con un gol per tempo. A segno anche Giroud. Ottimo debutto da titolare per CDK. Rossoneri di nuovo primi e con un punto di vantaggio sull’Inter
    Marco Pasotto

    27 agosto - MILANO
    E’ presto per iniziare a fare questo tipo di calcoli, ma per il mondo rossonero è impossibile far finta di nulla: il Milan che torna alla vittoria superando 2-0 il Bologna, non solo si riprende la vetta della classifica (in attesa del Napoli, ovviamente), ma si piazza un gradino più in alto dell’Inter. Con il derby – e un altro turno di campionato a metà settimana - che bussa alla porta, anche un solo punto in più ha il suo valore e le sue potenziali sfumature psicologiche. Troppo Milan, comunque, per il Bologna. Leao si sblocca, Giroud si esibisce (in acrobazia), De Ketelaere disegna e inventa, santificando il suo debutto da titolare: tutto insieme diventa quasi impossibile da arginare. E’ stato un Diavolo autorevole, con la consueta facilità di gioco, e Pioli è doppiamente soddisfatto perché sul due a zero, in vista della prima settimana con triplice impegno, ha potuto permettersi tutte le rotazioni che aveva in mente, e soprattutto con un minutaggio adeguato.

    LE SCELTE— Il tecnico rossonero ha confermato le sensazioni dei giorni scorsi, cambiando due quarti dell’attacco: dentro per la prima volta dall’inizio Giroud, ma soprattutto dentro per la prima volta dall’inizio De Ketelaere al centro della trequarti. Apprendistato completato, il principino Charles ci ha messo meno di un mese per prendersi i gradi da titolare. Là davanti comunque, con tre partite alla settimana fino a metà settembre, Pioli userà il frullatore. Il resto del Diavolo non ha presentato novità: confermato Messias a destra, mediana con Bennacer e Tonali. Mihajlovic, senza lo squalificato Orsolini, accanto ad Arnautovic ha preferito Barrow a Sansone. In difesa debutto per Lucumi, con Soumaoro rientrato dalla squalifica. In mediana Vignato alla destra di Schouten. Va dato atto a Sinisa – non che la cosa ci stupisca – di aver organizzato un Bologna deciso a proporre gioco e non a rinunciarci a priori. Niente barricate davanti a Skorupski, anzi, un evidente coraggio nell’accettare anche rischiosi uno contro uno. Il problema però è stato passare dalla teoria alla pratica, perché quando gli emiliani hanno provato a distendersi, o non ci sono riusciti a causa della pressione avversaria, o hanno finito per smarrirsi inesorabilmente sulla trequarti. Inutili i ripetuti inviti di Mihajlovic a Barrow e Arnautovic di giocare più vicini. Risultato: Maignan ha trascorso i primi 45 in totale relax, per l’invidia di Skorupski. Da quella parte c’è stato abbastanza da fare perché il Milan, nonostante non abbia calcato particolarmente sul ritmo, è stato una presenza costante.

    PIEDI EDUCATI— Una manovra di accerchiamento meno furiosa di altre volte, ma comunque efficace dal momento che i rossoneri si sono presentati a tu per tu con il portiere emiliano tre volte. Due con Leao e una con Kalulu (ma certo, le mille vie di Pioli per arrivare in porta). A questo punto occorre dedicare qualche riga a De Ketelaere. I piedi educati non erano in dubbio, la curiosità era tutta sulla capacità di inserimento in un gruppo e in un contesto nuovo, davanti ai settantamila di San Siro. Beh, CDK davanti alla commissione ha fatto un figurone: personalità, assistenza sontuosa ai compagni e pure una certa ruvidezza nei contrasti che non guasta. Il gol infatti è nato proprio così: Charles ha rubato palla prima del centrocampo al suo angelo custode Schouten, si è fatto una trentina di metri palla al piede e ha servito Leao sulla corsa: Rafa ha ingannato Skorupski, goffo nell’attendersi un destro sul palo più lontano, e ha messo in buca. Poi De Ketelaere ha di nuovo incantato San Siro mettendo Kalulu davanti al portiere rossoblù, che stavolta ha murato il Diavolo. Le palle gol pulite del Milan sono state completate da una sgroppata di Leao alla fine del primo tempo, conclusa con un tocco maldestro respinto a tu per tu da Skorupski.

    BOATO... PER SANSONE— Anche nella ripresa il Milan non ha alzato particolarmente i giri e dopo dieci minuti al Meazza sono venuti i capelli dritti su un cross di Cambiaso sul quale Arnautovic non è arrivato per una questione di millimetri. De Ketelaere ha fatto ammonire Schouten dopo essergli sfuggito per l’ennesima volta e al quarto d’ora il Milan è passato di nuovo. Stavolta con sentiti ringraziamenti a Cambiaso, che sbaglia drammaticamente in fase di impostazione e regala palla a Leao al limite dell’area: lancio morbido per Giroud e gol magnifico in acrobazia del francese. Partita chiusa? Insomma, non proprio. All’ora di gioco Pioli ha messo Pobega, Saelemaekers e Adli, Mihajlovic ha risposto con Aebischer, Soriano e Sansone, e il Bologna ha iniziato a farsi pericoloso. Soprattutto con Sansone – boato di San Siro alla lettura delle formazioni, per ovvi ricordi (e ringraziamenti) scudetto -, che ha pure preso un palo esterno. Poi lo scorrere dei minuti ha spento le ambizioni emiliane e il finale è stato tutto a tinte rossonere. Vicino al gol anche Adli, ma per adesso ci si può accontentare così.
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    Il primo gol di Pinamonti vale una rimonta: pari fra Spezia e Sassuolo

    Apre le marcature Frattesi, poi Bastoni e Nzola la ribaltano: tocca all'ex Inter salvare il punto per gli emiliani, sfruttando un'indecisione di Dragowski
    Francesco Calvi

    27 agosto - MILANO
    Nel primo tempo, Bastoni e Nzola rimontano lo 0-1 di Frattesi. Nel secondo va a segno Pinamonti, che sfrutta un pasticcio di Caldara e Dragowski. Alla fine, la sfida tra Spezia e Sassuolo termina in parità. Nell’anticipo della terza giornata di Serie A, le formazioni di Gotti e Dionisi ottengono un 2-2 che lascia l’amaro in bocca: da una parte per aver regalato il pallone del pareggio, dall’altra per non aver trovato il 2-3 nei minuti finali.

    LE FORMAZIONI— Dopo il successo contro il Lecce, Dionisi conferma l’undici titolare della scorsa settimana. Kyriakopoulos è nel tridente con Pinamonti e Berardi, Henrique completa il centrocampo al fianco di Frattesi e Maxime Lopez. Nello Spezia non c’è Caldara, sostituito da Hristov nel trio difensivo. Gotti sceglie Gyasi e Reca sulle fasce e la coppia Nzola-Strelec in attacco.

    RIMONTA SPEZIA — L’avvio del match è equilibrato, con Pinamonti subito vivace e Nzola che prova a farsi carico dell’attacco spezzino. A metà tempo i neroverdi acquistano fiducia e provano a impensierire Dragowski con i tiri di Henrique e Kyriakopulos. Il gol che sblocca il match arriva al 26’. La difesa dei liguri lascia libero Berardi, che ha il tempo di girarsi e servire Kyriakopoulos: il greco mette in mezzo un pallone facile da spingere in rete, Frattesi incorna con i tempi giusti e festeggia il primo gol stagionale. La risposta dello Spezia è immediata: Bastoni realizza l’1-1 al termine di un contropiede, poi l’arbitro concede un rigore per un contatto tra Ferrari e Hristov. Il capitano del Sassuolo colpisce l’avversario alzando il gomito sugli sviluppi di un corner, Cosso va al Var e indica il dischetto: Nzola spiazza Consigli, lo Spezia torna negli spogliatoi sul 2-1.

    LA RIPRESA — Al rientro in campo, Caldara prende il posto di Hristov. L’impatto dell’ex milanista non è dei migliori: dopo 5’, il difensore e Dragowski non si capiscono e si lasciano sfuggire un pallone al limite dell’area. Pinamonti sfrutta l’occasione e, a porta vuota, sigla in scioltezza il gol del pareggio. Gotti prova a svoltarla inserendo Kovalenko, Verde ed Ekdal, il Sassuolo continua a spingere con Pinamonti, Berardi, Frattesi e Kyriakopoulos. Sedici minuti dopo il suo ingresso in campo, Ekdal rischia di condannare i liguri: rimedia due ammonizioni in 16’, lasciando i compagni in 10 nel finale. Il Sassuolo prova ad approfittarne con i neo-entrati Defrel e Ceide, ma per due volte sbatte contro Dragowski che trova il riscatto con due parate miracolose. Al triplice fischio, il punteggio è ancora di 2-2.
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    Niente da dire sul primo tempo: bella Juve, squadra corta ed aggressiva il giusto, peccato non aver raddoppiato soprattutto con l'occasione capitata a Cuadrado, speriamo di non fare fatica a fare gol su azione come l'anno scorso. Secondo tempo meno bene, ed abbiamo permesso alla Roma di venire fuori.
    Tra i singoli male Zakaria; giocatore che sì ha fisico ma lo trovo scarso spero di venire smentito con le prossime partite, Miretti mi sembra sulla buona strada. Finalmente uno che esce dal vivaio bianconero, ieri sera il migliore in campo assieme a Vlahovic
     
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    Alla fine abbiamo resuscitato pure Mourinho come ai tempi del manchester :facepalm:
    Vabbé che l'anno scorso abbiamo vinto in rimonta con gol di De Sciglio, quindi tutto il culo disponibile è stato usato
     
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    Capolavoro di Koopmeiners: Verona ko, l’Atalanta aggancia la vetta

    Dopo un primo tempo dominato dall’Hellas, senza creare però grosse occasioni, gli ingressi di Ederson e Muriel girano il match. Al 50’ il gol partita con una gran botta da fuori. Traversa di Lazovic
    28 agosto - VERONA

    Dopo un bruttissimo primo tempo, durante il quale però il Verona non crea grosse occasioni per andare in vantaggio, l’Atalanta domina la ripresa e porta a casa i tre punti dal Bentegodi grazie al gran gol di Koopmeiners al 50’. Decisivi i cambi di Gasp all’intervallo, con Ederson e Muriel dentro per gli spenti Soppy e Lookman. La Dea raggiunge così Lazio , Torino, Roma e Milan in vetta a quota 7, aspettando il Napoli che potrebbe superarle vincendo a Firenze.
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    Salernitana forza 4: Bonazzoli e Dia annientano la Samp

    I campani la mettono subito in discesa con le fiammate di Dia e Bonazzoli nei primi 15 minuti. Il terzo gol è un capolavoro, poi Botheim si aggiunge alla festa: 4-0
    28 agosto - MILANO

    Prima vittoria stagionale per la Salernitana, che davanti ai propri tifosi regala spettacolo guidata dai suoi attaccanti. Dia e Bonazzoli ne fanno due nel giro di 15 minuti, nel secondo tempo Vilhena chiude un'azione corale straordinaria e spegne subito le speranze della Samp. Nel finale mette la prima firma in maglia granata anche Botheim, su invito di uno scatenato Dia, per il 4-0 definitivo. La Sampdoria soffre la pressione a tutto campo di Nicola e fa fatica a rendersi pericolosa, tranne in alcune chance grosse nel finale di primo tempo, in cui Sepe si è fatto trovare pronto.
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    Kvara stavolta stecca, il Napoli non punge: la Fiorentina strappa lo 0-0

    Bella partita a Firenze: i viola concedono poco e il portiere è decisivo su Raspadori. Dopo tre giornate nessuna squadra a punteggio pieno
    Giovanni Sardelli

    28 agosto - FIRENZE
    Non tutti gli 0-0 sono noiosi, anzi. Quello del Franchi è arrivato dopo una partita giocata a ritmi altissimi e con un'intensità da calcio inglese. Pari giusto con un Napoli che non riesce ad issarsi da solo in testa alla classifica a punteggio pieno. Battere la Fiorentina però stasera era durissima. Italiano deve fare a meno di Gonzalez davanti e Duncan in mezzo, puntando sul neo acquisto Barak come mezzala offensiva ed inserendo Jovic tra Sottil ed Ikone. Il Napoli risponde con Osimhen terminale offensivo, Kvara e Lozano ai lati. I primi due minuti sono appannaggio di Spalletti che manda 'Bacioni a Firenze' lanciando appunto baci a qualche tifoso dietro la sua panchina che non lo stava trattando proprio con i guanti. Poi se la prende con l'arbitro Marinelli, reo a suo avviso di qualche mancato fischio, beccandosi il giallo. La Fiorentina, galvanizzata dal passaggio del turno in Europa, parte meglio. Ritmi forsennati, pressione alta, Amrabat che giganteggia in mezzo al campo. Di occasioni però non ne arrivano.

    EQUILIBRIO—
    Con il passare dei minuti il Napoli trova le distanze ed alza il baricentro. Il primo tiro è però viola dopo un'incertezza di Meret con Bonaventura che calcia fuori dal limite dell'area. La partita è bella, veloce, intensa, anche se di conclusioni ne arrivano poche. Nei viola Dodo pare in grandissima crescita, Milenkovic è una sicurezza, Biraghi tiene Lozano. Mentre in difficoltà sono Ikone e soprattutto lo spaesato Quarta. Proprio da un errore dell'argentino nasce l'opportunità su punizione dai 20 metri sprecata da Mario Rui un paio di minuti dopo una rete annullata per fuorigioco ad Osimhen. Il terzino spreca calciando male.

    RIPRESA— Il Napoli inizia col piede sull'acceleratore. Kvara dopo cinque minuti serve un assist perfetto per Lozano che spreca in modo clamoroso la miglior occasione del match. Italiano toglie uno spento Ikone inserendo Kouame, Spalletti risponde con Elmas e Raspadori per Zielinski e Kvara. Al 17' l'opportunità arriva anche per i viola con un contropiede 4 contro 3 chiuso da un sinistro di Barak fuori di poco. Il Napoli si ridisegna con un 4-2-3-1, i viola cambiano solo interpreti, come Maleh ed Igor per gli stanchissimi Bonaventura e Quarta. Spalletti sfrutta al massimo il potenziale a disposizione inserendo anche Politano, Ndombelè e Simeone per trovare l'acuto giusto. A nove dal termine è Raspadori dal limite ad impegnare Gollini che devia. Il finale se possibile è ancora più intenso, mancano i gol non certo i chilometri percorsi o i contrasti vinti. Un punto per parte ed entrambe le squadre ancora imbattute pronte a guardare con fiducia la stagione appena iniziata.
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    Parisi, poi una magia di Strefezza: Lecce ed Empoli rinviano la prima vittoria

    Accade tutto nel primo tempo, in una partita comunque piacevole e piena di occasioni anche nel secondo: grandi parate di Vicario e Falcone
    Francesco Calvi

    28 agosto - MILANO
    Un primo tempo equilibrato, un altro che lascia il Lecce con il rimpianto di non aver trovato i primi 3 punti della stagione. Il match contro l’Empoli allo stadio Via del Mare, sold-out per la seconda volta di fila, finisce 1-1. I toscani vanno in vantaggio con Parisi, i salentini pareggiano con Strefezza. Nella ripresa gli azzurri soffrono ma resistono fino al triplice fischio, opponendosi alle cavalcate di Banda e ai guizzi di Gonzalez, giovani rivelazioni della squadra di casa.

    LE FORMAZIONI—
    Baroni schiera subito titolare Pongracic, centrale di difesa al fianco di Baschirotto. Partono dalla panchina Umtiti e Pezzella, in attacco ci sono Strefezza, Ceesay e Banda, all’esordio dal 1’. Nell’Empoli non c’è Luperto, ex di turno assente per squalifica, e Zanetti (squalificato e sostituito dal suo vice Bertolini) sceglie la coppia De Winter-Ismajli. In avanti, spazio per Lammers, Satriano e il trequartista 19enne Baldanzi.

    NON SOLO UMTITI— Lo spettacolo comincia già prima del fischio d’inizio: i 27mila tifosi presenti allo stadio, infatti, hanno conosciuto per la prima volta il nuovo acquisto Umtiti, che ha fatto un giro di campo indossando la sua nuova maglia. Il ritmo-partita, invece, si rivela subito alto. Baldanzi segna dopo 4’ ma il gioco è fermo per via di uno scontro aereo tra Gendrey ed Henderson. Il Lecce contrattacca con Strefezza e Banda, sempre pericoloso con i suoi strappi. In fase offensiva, Baroni incarica Gonzalez di attaccare la porta insieme a Ceesay, trasformando il modulo dei salentini in un 4-2-3-1-. Lammers cerca l’1-0, Parisi al 23’ lo trova con un tiro dal limite deviato da Baschirotto. Quella del terzino è la prima rete segnata dall’Empoli in campionato. Il pareggio dei padroni di casa, dopo due parate di Vicario su Strefezza, arriva al 40’: Banda scappa via a tutti sulla corsia di sinistra, entra in area e scarica a rimorchio proprio per Strefezza. Il destro del brasiliano finisce sotto il sette, le squadre rientrano negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

    LA RIPRESA— Dopo l’intervallo, il Lecce cambia tanto e riesce a chiudere l’Empoli nella sua metà campo. Al 50’ Baldanzi impegna Falcone, ma quella del 19enne è l’ultima vera occasione da gol per i toscani. Passano dieci minuti e Banda sfiora il 2-1 con una splendida azione personale, poi Ceesay infila Vicario ma l’arbitro annulla tutto per fuorigioco. Entrano Bajrami, Haas, Grassi e Destro, Baroni cambia 5/6 della sua squadra dal centrocampo in su. Il Lecce spinge in cerca dei tre punti, ma senza successo. Nel recupero Bajrami trova forse l’ultimo lampo della sua esperienza in azzurro, con un calcio di punizione che finisce di poco al lato. Il match termina 1-1, i giallorossi lasciano il campo con un sorriso… a metà: hanno conquistato il primo punto in classifica, ma avrebbero potuto ottenere di più.
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    La prossima contro il Sassuolo sarà ben più difficile.
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    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 29/8/2022, 09:33) 
    Bene, battuto un Bologna abbastanza scarso o cmq fuori condizione.
    La prossima contro il Sassuolo sarà ben più difficile.
    De Ketecoso deve giocare.
    Punto

    È stato tra i migliori?
    Non mi pareva a leggere i commenti della partita
     
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531 replies since 28/6/2022, 17:56   2243 views
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