Serie A 2022-23

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    Un Maradona da brividi saluta il Napoli: che festa nel 2-0 alla Samp

    Osimhen e Simeone regalano l’ultima vittoria a Spalletti: gli azzurri chiudono a quota 90 punti
    Dal nostro inviato Vincenzo D’Angelo

    4 giugno - NAPOLI
    È una festa che non conosce fine e non ha confini. In aeroporto e in stazione sbarcano turisti da ogni dove, tutti armati rigorosamente di maglia azzurra. E da lì è un grande corteo per tutto il giorno in tutta la città, tra i vicoli del centro, nelle piazze principali, all’esterno dello stadio Maradona. Napoli non si è stancata di celebrare i suoi eroi, i ragazzi del terzo scudetto. E la partita con la Sampdoria sembra solo un pretesto per un nuovo saluto, prima dell’ultimo grande abbraccio tra squadra e tifosi. Finisce 2-0 (gol di Osimhen e Simeone), ma il risultato oggi interessa poco. Sono tutti qui per vedere capitan Di Lorenzo alzare la coppa dello scudetto, ma anche per stringersi intorno a Luciano Spalletti, l’artefice del miracolo azzurro, all’ultima panchina napoletana. Luciano prima del via viene premiato come miglior allenatore della stagione, poi arrivano i riconoscimenti per Kim (miglior difensore), Osimhen (miglior attaccante) e Kvaratskhelia (Mvp assoluto 2022-23).

    LE LACRIME DI QUAGLIA, ORGOGLIO DI NAPOLI—
    La partita conferma l’atmosfera da ultimo giorno di scuola, con Napoli che rende omaggio anche all’ex Fabio Quagliarella, figlio di questa terra, in lacrime durante il riscaldamento per questa sua ultima partita della carriera. In campo si va al piccolo trotto: Zielinski e Kvara provano da fuori ma non trovano la porta, l’ex Zanoli (ora alla Samp) viene fermato da Meret in uscita e Osimhen non riesce a pungere. I tifosi sugli spalti sembrano aspettare un lampo per potersi scatenare e ingannano l’attesa di un gol con il canto d’orgoglio: "I campioni dell’Italia siamo noi…".

    CI PENSA OSIMHEN— Il copione non cambia nella ripresa, col Napoli a palleggiare lentamente e la Samp a provare il blitz in ripartenza. E al 13’ quasi riesce il colpo al neoentrato Malagrida, su cui è bravo a murare Meret. È la palla gol più nitida della prima ora di gioco, serve a scuotere un po’ il Napoli. E 5’ dopo, ecco la scintilla. Osimhen viene steso in area da Murru, Zielinski gli concede la battuta e il nigeriano di piatto manda a fil di palo per il vantaggio azzurro: 26° centro in campionato per Victor, sempre più capocannoniere della Serie A, 31° in stagione. Il Napoli vola sulle ali dell’entusiasmo: Mario Rui pesca Osimhen (22’) sponda di testa per Anguissa, su cui mura Turk. Il pubblico si scalda, il Napoli comincia a spingere sul serio e ancora Turk respinge una conclusione velenosa di Gaetano.

    GRAZIE FABIO— Il giovane talento azzurro è sfortunatissimo ed esce in lacrime a 8’ dalla fine, facendosi male da solo. Il Napoli ha finito i cambi e deve chiudere in 10. E 10 è anche il numero che mostra Simeone dopo l’eurogol del raddoppio, con un missile da fuori aerea. È stato il primo argentino a vincere lo scudetto a Napoli dopo Maradona, lui che Napoli l’ha voluta e sognata a lungo, diventa il detonatore dell’ultima esplosione di felicità azzurra. Il tripudio, invece, è tutto per Quagliarella, sostituito a una manciata di minuti dalla fine: il Maradona si alza in piedi e applaude per tre minuti. Altre lacrime, ma sono "lacrime napulitane": non potevano mancare nella grande festa della città.
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    Il Milan saluta Ibra con una vittoria: è Leao show. Verona, spareggio con lo Spezia

    Rossoneri in vantaggio con un rigore di Giroud, poi il pareggio di Faraoni. In fondo al match sale in cattedra il portoghese, autore di una doppietta. I veneti ringraziano la Roma: si deciderà tutto nella sfida diretta con i liguri
    Francesco Pietrella

    4 giugno - MILANO
    L’ultima speranza dell’Hellas ha gli occhi azzurri di un ragazzo di Laguna Larga che regala lo spareggio a Zaffaroni a seicento chilometri di distanza. Dybala segna su rigore a tre minuti dalla fine in Roma-Spezia e il Verona respira, nonostante la sconfitta per 3-1. L’Hellas e i liguri andranno a giocarsi lo spareggio per restare in Serie A. Niente Fatal Milan quindi, che invece ringrazia Giroud e una doppietta di Leao e chiude il campionato al quarto posto.

    SEMPRE GIROUD—
    Nel primo tempo il pallone ce l’ha sempre il Milan. I ragazzi di Pioli controllano il gioco in tranquillità, senza rischiare, ed è un po’ strano, perché dopo sei minuti lo Spezia è già in vantaggio a Roma. Tradotto: il successo dei liguri, uniti a un pareggio o a una sconfitta dell’Hellas, condannerebbe Zaffaroni alla Serie B. Nel primo quarto d’ora i veneti non superano mai la metà campo, così il Milan distribuisce il gioco sulle fasce innescando Leao e Messias, più volte propositivo con il sinistro. L’Hellas si sveglia alla mezz’ora con l’unica arma a disposizione: il contropiede. Un lancio lungo da metà campo pesca lo scatto di Ngonge, lì davanti il migliore dei suoi. Il belga salta Thiaw con un bel dribbling e la mette in mezzo, ma Maignan lascia scorrere la sfera senza problemi. Troppo poco. L’Hellas si schiaccia, soffre e cerca di contenere gli affondi rossoneri marcando stretto e spazzando la palla in tribuna. Hien marca a uomo Giroud, e nei primi 45’ gli riesce bene, mentre Faraoni e Magnani raddoppiano Leao. La svolta arriva a fine primo tempo: al 45’ Ngonge colpisce Diaz in area e l’arbitro Valeri lascia correre, salvo poi essere richiamato al Var. Il consulto non dura neanche dieci secondi: calcio di rigore. E Giroud non sbaglia: gol numero 18 in stagione, tredicesimo in campionato.

    LEAO E SPAREGGIO— Nella ripresa l’Hellas prova ad alzare la testa lanciando Ngonge in contropiede, il più positivo nonostante il rigore causato. Al 56’ Maignan si prende gli applausi per un altro intervento “alla Baresi” già visto contro la Salernitana. Da Dia a Ngonge, il risultato è lo stesso: pali blindati. A questo punto, dopo un’occasione di Theo, Zaffaroni prova a svegliare i suoi inserendo Lazovic e Verde, due di qualità, ma la manovra resta sterile, l’attacco spuntato, così il rapido Ngonge viene imbrigliato da Tomori e Kalulu. A venti minuti dalla fine Pioli regala la standing ovation a Diaz, acclamato dai tifosi a suon di “siam venuti fin qui per vedere segnare Brahim”, ma CDK non fa in tempo a schierarsi in campo che l’Hellas pareggia: gol di testa di Faraoni su assist di Lazovic (72’). Il terzino si prende l’abbraccio dell’intera panchina. A questo punto il Verona si chiude, mentre il Milan reclama un rigore per un tocco di mano di Faraoni su colpo di testa di Leao. La partita è tesa, l’Hellas prova a cercare il guizzo salvezza, ma alla fine sale in cattedra il portoghese con il 17. Rafa giochicchia per 85’ e poi infila una doppietta con uno show dei suoi. Prima punge di sinistro dopo una bella cavalcata, dedicando il gol a Ibra, poi salta due difensori, il portiere e cala il tris. Doppietta e applausi, con tanto di pallone calciato in tribuna. A San Siro finisce 3-1, ma l’Hellas deve aspettare dieci minuti prima di tirare il definitivo sospiro di sollievo. Sarà spareggio in campo neutro. La serata si conclude con il saluto di Ibra. E giù altre lacrime.
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    La Juve vince ma chiude settima, è in Conference. In attesa dell'Uefa

    La squadra di Allegri supera l'Udinese con un gol di Chiesa ma Dybala regala l'Europa League alla Roma. Traversa di Bonucci
    Giovanni Albanese

    4 giugno - MILANO
    La Juventus chiude la stagione con una vittoria: sul campo dell’Udinese, per 1-0, grazie a una rete di Chiesa nella seconda frazione di gioco. Tanto doveva fare, tanto ha fatto: per provare a conquistare sul campo l’accesso in Europea League (ma accede solo in Conference, a seguito delle vittorie di Roma e Atalanta) e virtualmente in Champions, contando anche quei 10 punti di penalizzazione (da aggiungere ai 62 con i quali si congeda ufficialmente) che varrebbero il quarto posto, cioè l’obiettivo minimo prefissato dal club a inizio stagione. A conti fatti, i bianconeri migliorano di due punti la classifica dello scorso anno, pur rimanendo per il secondo anno consecutivo a digiuno di trofei. Mentre l’Udinese chiude a 46 punti e una salvezza tranquilla, più un’ottima base di lavoro da cui ripartire.


    SCELTE E RECORD—
    Sottil recupera Udogie (dopo la squalifica) ma deve fare a meno di Zeegelaar (fermato dal giudice sportivo dopo l’espulsione rimediata contro la Salernitana). Fiducia in difesa a due classe 2004 che hanno fatto bene con la Primavera friulana: Abankwah e Guessand. Sul fronte juventino out Vlahovic e Bremer (che si aggiungono alla lista degli infortunati), Allegri sceglie di tenere fuori anche Di Maria (all’ultima in bianconero come Rabiot, Paredes e forse qualche altro) e dunque niente tridente: va Miretti in avanscoperta tra le linee a ridosso di Chiesa e Milik. Presenza numero 431 in Serie A per Bonucci, che stacca Chiellini e guadagna la quarantaduesima posizione solitaria nella speciale classifica dei calciatori più presenti nel massimo campionato italiano.

    SUPREMAZIA JUVE — Il match comincia subito con una buona occasione per Miretti, che non ottimizza un errore su rinvio di Silvestri, e un colpo di testa di Beto (poco alto sulla traversa) sul fronte opposto nell’azione successiva. La Juventus tiene palla e cerca spazi nella metà campo dell’Udinese, che difende con ordine e tenta di ripartire quando può seppur con modesta efficacia. I giocatori di Allegri si fanno vedere dalle parti di Silvestri a metà del primo tempo con una serie di palle inattive battute pericolosamente dentro l’area in favore dei colpitori di testa: il primo tentativo su punizione è di Cuadrado e viene deviato in angolo dal portiere friulano, il secondo sfruttato male da Gatti; dunque Bonucci non trova la porta su un colpo di testa da buona posizione, su calcio d’angolo.

    TRAVERSA JUVE — La partita si accende alla mezz’ora: Beto scappa in verticale verso la porta di Szczesny ma viene fermato da Danilo, Chiesa trova il varco per il tiro sull’altra porta e guadagna un calcio d’angolo. Da qui nasce la nuova occasione in area per Bonucci, che stavolta impatta bene la palla ma colpisce la traversa: è il diciottesimo legno della stagione juventina (più di tutte le altre squadre in questo campionato). Qualche problemino per Szczesny, che stringe i denti e resta in campo dopo l’intervento dei sanitari. Chiesa, prima dell’intervallo, filtra davanti alla linea di porta un pallone velenosissimo che non viene raccolto da alcun compagno. E la Juve alza ancora più il ritmo dall’inizio del secondo tempo con l’ingresso in campo di Iling Jr, più efficace di Kostic sull’uno contro uno.

    CHIESA GOL— Al 58’ arriva il momento del debutto in Serie A per Cocetta, classe 2003, quest’anno capitano dell’Udinese Primavera. All’ora di gioco Rabiot si divora il gol da due passi (destro forte ma palla sull’esterno della rete), così Allegri gioca la carta Di Maria: il Fideo prende il posto di Miretti e la Juve porta all’estremo la pressione sulla retroguardia friulana. Cuadrado va vicino alla rete (conclusione alta), Chiesa invece trova la porta e si prende la scena al 68’: l’attaccante è abile a staccarsi dalla marcatura dei difensori avversari e a insaccare, di destro, sul palo lungo. La reazione dell’Udinese arriva con un tiro dal limite di Lovric, Szczesny si distende e para. Silvestri, invece, nega il raddoppio a Locatelli. Ma la Juve che resta lì, nell’intento di chiudere definitivamente i conti.

    FINALE INCANDESCENTE — Con l’uscita di Wallace a inizio ripresa, la retroguardia dell’Udinese ha meno copertura: e per i bianconeri, specie sul finale, diventa più semplice trovare spazi liberi da aggredire. Di Maria (autore della prima rete della Juve in questo campionato) prova a chiudere con l’ultimo sigillo, ma deve fare i conti con un ottimo Silvestri. Portieri protagonisti sul finale: perché anche Szczesny deve fare gli straordinari su un tiro dalla distanza di Perez, deviato in angolo. Udogie spreca su un colpo di testa da due passi (alto), mentre - a due minuti dal termine - il finale si fa incandescente con un accenno di rissa per un brutto fallo di Paredes. Nel frattempo dall’Olimpico giunge notizia del gol di Dybala, che riporta la Roma al sesto posto: e la Juve in Conference. Finisce così.
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    almeno abbiamo onorato l'ultima gara.
     
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    Peccato la vittoria non sia bastata a certificare un soprasso virtuale sulla Rube e non sia bastata a spedire direttamente in B il Verona.
     
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    Hernandez: 6
    Krunic: 6
    Tonali: 6
    Messias: 5
    Brahim Diaz: 6.5
    Leao: 7
    Giroud: 6.5
    De Ketelaere: sv
    Pobega: sv
    Florenzi: sv
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    Mirante: sv
     
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    Ngonge colpisce, Montipò para tutto: Spezia battuto 3-1 e il Verona resta in Serie A

    L'attaccante determinante con una meravigliosa doppietta nel primo tempo che si aggiunge al gol di Faraoni. Nella ripresa il portiere è decisivo, anche sul rigore di Nzola al 70'. I liguri retrocedono in Serie B
    Dal nostro inviato Matteo Dalla Vite

    11 giugno - REGGIO EMILIA
    Dopo tre anni lo Spezia deve salutare la Serie A: Faraoni e Ngonge rendono il gol di Ampadu inutile, Montipò para un rigore a Nzola (oltre a edificare altri quattro interventi prodigiosi) e insomma alla fine di una partita stremante è l’Hellas a salvarsi e i liguri a cadere in Serie B. Finisce 1-3 e il Verona salta coi suoi oltre 4000 tifosi arrivati al Mapei Stadium mentre Leo Semplici – senza sette uomini nel momento clou della stagione – deve piegarsi dentro uno spareggio in cui l’Hellas ha dato più segnali di spietatezza e reattività concreta rispetto agli spezzini, comunque arginati da uno strepitoso Montipò. E così, i veronesi riescono a dare vita vera ad un’impresa che solo a gennaio pareva impossibile: una “volatona” da 26 punti in 23 partite ha permesso agli scaligeri di arrivare fino a questa notte che per lo Spezia (una sola vittoria nelle ultime 13 partite) è stata quella degli incubi e del ritorno in Serie B.

    FARAONI, ORSATO, AMPADU —
    In tribuna c’è il sindaco di Verona Damiano Tommasi, con lui – qualche posto più in là - anche Davide Nicola e Giampaolo Pazzini. Presente anche il designatore della CAN A e B Gianluca Rocchi, Orsato dirige e naturalmente la cornice è rappresentata da 4000 tifosi per parte che – nel pregara – sono stati fatti affluire verso il Mapei in ordine separato e senza che accadesse nulla. Detto che lo spareggio è tornato dopo quello del 2005 in cui il Bologna retrocesse in B ad opera del Parma, va ricordato che nel 2007 Spezia e Verona si trovarono ai playout di Serie B: quella volta si salvarono i liguri dopo gara di andata e ritorno (risultato totale 2-1). In questa stagione, lo stesso Spezia aveva vinto al Bentegodi mentre al “Picco” finì 0-0; al Mapei, in questo dentro o fuori reintrodotto dalla Lega Serie A, alla fine ha prevalso l’Hellas, rispondendo al pari di Ampadu e scappando con Ngonge a quota cinque gol stagionali. Semplici ha dovuto fare a meno di Holm, Gyasi e Amian oltre a Caldara e ha piazzato Shomurodov e Nzola nel dispositivo offensivo; il duo Zaffaroni-Bocchetti non aveva Lasagna e ha deciso di attaccare col gigante Djuric supportato da Ngonge e Lazovic. Al quinto del primo tempo c’è già il… distacco: Lazovic scende a sinistra praticamente non contrastato e il suo traversone che taglia tutta l’area arriva a Faraoni che – nonostante un estremo tentativo di Ampadu – spacca il lucchetto del match e porta il Verona in vantaggio con un tiro sicuro e dall’esito deciso. Al 9’ c’è una situazione d’area che Orsato decide di derubricare ma in verità Wisniewski aggancia il piede di Lazovic in piena area, contatto che lascia dubbi. Al 15’, lo Spezia reagisce: da una punizione di Esposito la palla arriva al limite dell’area ad Ampadu, tiro secco che – toccato da Magnani e Dawidowicz, piega Montipò per l’1-1 e il delirio spezzino.

    DOPPIA BASTONATA — Finita così? Macché: perché il Verona va ancora avanti. C’è un contrasto sulla trequarti fra Zurkowski e Sulemana che Orsato (e poi il Var) considera genuino, palla a Djuric che serve Ngonge, Nikolau non copre e Reca nemmeno: 1-2 con Dragowski ancora battuto ed Hellas ancora avanti. Dopo 27’ sono già tre gli ammoniti, un record considerando che Orsato di solito non esagera nei cartellini: Dawidowicz si prende il giallo dopo quelli mostrati a Hien e Depaoli. Lo Spezia arriva dalle parti di Montipò con tre cross tagliati dalla trequarti ma poi un pallone sbagliato da Nikolau favorisce la fuga di Ngonge: il belga infila il quinto gol personale e l’1-3 con anche la deviazione di Ampadu. Una doppia bastonata che rischia di piallare la forza di uno Spezia che, nella ripresa, si mette a cercare in tutti i modi un miracoloso ribaltone: Zurkowski si vede deviare una bella conclusione al 4’ s.t. da Montipò.

    NZOLA CHE FAI? — Semplici infila Verde, Zaffaroni risponde con Cabal e Verdi. Al 18’ viene lanciato un fumogeno dalla curva occupata dagli spezzini, Orsato fa intervenire chi di dovere e non blocca il gioco. Semplici infila anche Kovalenko, mentre un lancio di Ferrer che pare innocuo porta alla spizzata involontaria di Hien che mette davanti a Montipò Shomurodov: il tocco sarebbe gol se non arrivasse Faraoni che tocca di mano provocando il rigore e l’espulsione per se stesso. Montipò, al 25’, para il rigore a Nzola (tiro lento e leggibile), il punteggio resta 1-3 e il Verona in 10 uomini. Zaffaroni infila Terracciano per Ngonge e Gaich per Djuric, lo Spezia tenta incessantemente di alzare le proprie speranze nonostante la brutta botta del rigore fallito da Nzola. Poi, Montipò neutralizza Shomurodov, Bourabia e Ampadu, salvando di fatto il risultato e la Serie A. Poco importa che il cosiddetto paracadute preveda 25 milioni di euro perché le lacrime dello Spezia di oggi valgono di più.
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