Coppa Italia 2022-23

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    ecco, fine del sogno.
    Non è sempre domenica che possiamo portare a casa le partite sbagliando occasioni ghiotte
     
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    La Juve fa festa con Bremer: 1-0 alla Lazio e semifinale contro l'Inter

    Decide il match un gol del brasiliano alla fine del primo tempo, su un errore in uscita di Maximiano. Per la squadra di Sarri un solo tiro nello specchio, su punizione

    2 febbraio - MILANO
    Una Juve senza squilli ma solida e concentrata supera la Lazio nei quarti di coppa Italia guadagnando l’accesso alle semifinali e dunque la doppia sfida con l’Inter. Match winner della gara è Bremer, a segno di testa su cross di Kostic al minuto 44, complice un'insana uscita di Maximiano. La tentazione è diventata realtà: Vlahovic e Chiesa tornano in campo dal 1’, e per la prima volta con la maglia bianconera hanno giocato insieme, gemelli diversi, amici fuori oltre che complici in campo. Ma oltre al varo di una coppia che ha preso finalmente forma, la Juve ha dovuto anche registrare un’assenza che si fa sempre più pesante: Pogba, vittima di un indolenzimento ai flessori. Fra i bianconeri torna la difesa alla brasiliana, e pure Cuadrado titolare sulla destra. La Lazio dell’ex Sarri riparte dal tridente, con Immobile ariete fra Felipe Anderson e Zaccagni. In mezzo c’è Vecino e non Milinkovic-Savic, in panchina accanto a Luca Pellegrini, ex bianconero sbarcato alla Lazio nella sessione di mercato appena conclusa.

    MAXIMIANO SBAGLIA, BREMER NO—
    Il primo tempo è una lunga fase di studio: squadre guardinghe ed abbottonate, la Juve fa qualcosa di più in avanti, stando ben attenta a non scoprirsi dietro visti i recenti sanguinosi precedenti (10 gol subiti nelle ultime tre gare). Chiesa cerca più di una volta Vlahovic, ma i cross potenzialmente migliori sono quelli di un redivivo Kostic, che al 15’ cerca e trova l’azione personale ed un quasi gol, sventato in extremis da Maximiano in tuffo. Prima del vantaggio, sarà l’occasione più nitida per la Juve, insieme a un colpo di testa di Rabiot, pescato in area sempre da Kostic, che conclude però troppo centralmente per impensierire il portiere laziale. La squadra di Sarri si fa viva dalle parti di Perin con il solo Felipe Anderson, che manca di poco lo specchio al 33’. Per il resto da parte laziale è tanto controllo del territorio e pochissime ripartenze, ma anche da parte bianconera è tanto palleggio e poca verticalizzazione: Chiesa è innescato solo un paio di volte, Vlahovic è in pieno rodaggio e non ha lo smalto dei giorni migliori. Al 44’ però l’equilibrio è rotto da un’uscita a voto di Maximiano, tanto per cambiare su un cross di Kostic, e dal colpo di testa di Bremer che appoggia in rete. E’ l’1-0.

    ENERGIA KEAN— La ripresa vede una Lazio da subito con Pedro al posto di Immobile e poi con Milinkovic-Savic per Vecino, ma soprattutto baldanzosa nello spingere per recuperare lo svantaggio. Una situazione che ne allarga le maglie e dunque congeniale alla Juve, che prova l’affondo con maggior continuità rispetto al primo tempo. Il tasso di pericolosità delle due squadre resta comunque basso. Al 50’ Cataldi su punizione firma il primo tiro laziale nello specchio, è attento Perin. La Juve risponde con la stessa calma compassata vista nella prima frazione. Gli innesti di Kean e Miretti al posto di Vlahovic e Fagioli, al 64’, portano una ventata di vivacità al match, con Maximiano che blocca a fatica una conclusione di Kean, lanciato in area in velocità. La Lazio insiste ma non graffia, la Juve punta ad addormentare il match. Fra i vari cambi, Di Maria rileva Chiesa al 78’. Ma la sostanza del match non cambia, con una Juve globalmente più intraprendente ed una Lazio assai poco efficace.
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    Vabbè il brodino l'abbiamo preso
     
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    Premettiamo: partita abbastanza noiosa da scapogli contro ammogliati. Però la Juve vista ieri sera sembra comunque un'altra squadra rispetto a quella vista contro il Monza, il che è inspiegabile. Il problema è nella testa dei giocatori? Nei giocatori stessi? Mah. Comunque pensavo meglio la Lazio..a meno che non fossero più di tanto interessati alla Coppa Italia, che è l'unico trofeo che potrebbero vincere.
     
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    Juve avanti con Cuadrado, al 95' Bremer regala a Lukaku il rigore del pari. Poi rissa e 3 rossi

    Nell'andata della semifinale di coppa Italia il colombiano segna al minuto 83, poi l’incredibile finale. Il ritorno a San Siro il 26 aprile
    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    4 aprile - MILANO

    Il derby d’Italia si accende negli ultimi istanti dopo ottanta minuti di grande tatticismo. Juan Cuadrado illude la Juventus a sette minuti dal novantesimo, ma al 50’ del secondo tempo Romelu Lukaku fa 1-1 su rigore (mani di Bremer). Un botta e risposta che accende gli animi, scatena la rissa in campo e porta alle espulsioni dei due protagonisti e di Handanovic. La prima delle due semifinali di Coppa Italia finisce in parità: tutto rimandato alla gara di ritorno di San Siro in programma il 26 aprile.

    LE SCELTE —
    Partenza a ritmi lenti. Allegri si affida al portiere di Coppa Italia (Perin) e ai titolarissimi, rilanciando dal primo minuto Adrien Rabiot (squalificato contro il Verona), Filip Kostic e la coppia d’attacco Di Maria-Vlahovic. Inzaghi risponde con Handanovic in porta, D’Ambrosio nel terzetto arretrato e un nuovo attacco (Dzeko-Lautaro) rispetto alla sconfitta in campionato contro la Fiorentina.

    DI MARIA-BROZOVIC— Il primo squillo è di Angel Di Maria: 4 minuti e l’argentino sfiora il gol. Tunnel a Bastoni e conclusione immediata, ma Handanovic si allunga e devia in angolo. La risposta dell’Inter è affidata prima al connazionale Lautaro Martinez, ma il colpo di testa del Toro è debole e fuori misura (10’), e poi a un calcio piazzato di Dimarco (19’). Cinque minuti più tardi Dzeko prova a risolverla da solo, però il tiro del bosniaco è troppo tenero per impensierire Perin. Il portiere bianconero salva la Juventus poco dopo la mezzora sulla conclusione di Brozovic, una sorta di rigore in movimento. Vlahovic si presenta sul finale di primo tempo con un colpo di testa. Nessun problema per Handanovic.

    LUKAKU GELA CUADRADO— Il serbo inaugura anche la ripresa, sempre di testa, ma il risultato è lo stesso. A scaldare l’Allianz Stadium ci pensa Alessandro Del Piero, ancora in tribuna come sabato contro il Verona. L’avvistamento del numero 10 fa scattare spontaneo il coro “un capitano, c’è solo un capitano”. Filip Kostic, autore del gol di San Siro prima della sosta, acquista fiducia e tenta il bis con un mancino dei suoi, che però finisce alto. Si sveglia anche l’Inter: Mkhitaryan (19’ s.t.) sfiora il vantaggio con un diagonale che finisce fuori di pochissimo. Allegri decide di ridisegnare la Juventus: dentro Federico Chiesa (al posto di Di Maria, visibilmente scontento per il cambio) e Fabio Miretti (per Fagioli). Inzaghi risponde alle mosse dello juventino inserendo Lukaku (per Dzeko) e Gosens per Dimarco. Per gli ultimi venti minuti Allegri inserisce anche Milik. E Vlahovic, proprio come Di Maria, lascia il campo scuotendo la testa. L’ex Marsiglia, però, impiega poco per mettersi in mostra: al 32’ s.t. non trova la deviazione vincente da pochi passi.

    LA RISSA— Finale bollente: tre minuti più tardi Lukaku si fa ammonire per una entrata in ritardo su Gatti. L’Allianz Stadium si scalda e Inzaghi cambia di nuovo: dentro Asslani per Brozovic e Dumfries per D’Ambrosio. Quando la partita sembra diretta allo 0-0, ecco il colpo di Juan Cuadrado (38’ s.t.). Il colombiano sorprende l’Inter sulla destra, porta in vantaggio la Juve con un diagonale potente ed esulta con un balletto dei suoi. Partita finita? Niente affatto. Al quinto minuto di recupero l’arbitro Massa punisce un tocco di mano in area di Bremer con il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Lukaku: il belga fa 1-1 e poi zittisce il pubblico fino a farsi espellere. E soltanto l’inizio della rissa finale, che prosegue anche nel tunnel degli spogliatoi.
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    La Fiorentina ipoteca la finale: 2-0 a Cremona con Cabral e Nico Gonzalez

    Viola a segno con un colpo di testa del brasiliano al 20'. Nella ripresa mani sulla linea di porta di Aiwu, rosso e rigore del raddoppio dell'argentino
    Dal nostro inviato Matteo Pierelli

    5 aprile - CREMONA
    Un primo tempo dominato, una ripresa in cui è stata capace di soffrire giusto qualche minuto, per poi colpire definitivamente. La Fiorentina di questo periodo non sbaglia un colpo. Per la Viola quello a Cremona, nell’andata della semifinale di Coppa Italia (il ritorno il 27 aprile), è il nono successo consecutivo in tutte le competizioni e il 2-0 firmato da Cabral nel primo tempo e Nico Gonzalez (su rigore) nella ripresa vale una fortissima ipoteca sulla finale che manca dal 2014 (ko con il Napoli). I toscani hanno avuto vita facile contro una Cremonese partita con qualche timore reverenziale di troppo e che alla lunga ha pagato la differente qualità. L’espulsione al 73’ di Aiwu, che ha causato il rigore, ha fatto il resto. Così, l’ennesimo miracolo in Coppa Italia, questa volta non è riuscito ai grigiorossi e la prima finale della storia ora è lontanissima.

    VIOLA IN CONTROLLO—
    Cremonese in campo col 3-4-1-2 e a sorpresa senza Sernicola, Dessers e Carnesecchi sostituito da Sarr, il portiere di Coppa. Fiorentina col collaudato 4-2-3-1 con Barak partito al posto di Bonaventura, reduce dal gol vittoria di San Siro contro l’Inter. Dopo un inizio sporcato dai lanci di fumogeni dei tifosi viola, è la Fiorentina che prende in mano le redini della partita. La squadra di Italiano cerca di sfondare sulla sinistra con Nico Gonzalez e sulla destra con Ikoné, ma le loro sgasate nei primi minuti non producono granché, anzi è la Cremonese a sfiorare il vantaggio al 10’ grazie a un gran sinistro di Tsadjout deviato da Terracciano con la punta delle dita. La Fiorentina reagisce subito con un destro di Cabral che finisce vicinissimo al palo. Una sorta di avvisaglia di quello che succede poco dopo: al 20’ il cross perfetto dalla sinistra di Biraghi viene buttato dentro da Cabral. La Cremonese accusa il colpo e per poco non subisce il raddoppio, ma Nico Gonzalez non riesce a sfruttare una comoda occasione a tu per tu con Sarr.

    GRIGIOROSSI IN DIECI— Nella ripresa Ballardini toglie Castagnetti e Tdadjout per Buonaiuto e Dessers. Proprio il nigeriano con una bella azione ci prova al 50’ ma il suo destro viene respinto da Teracciano con i pugni. La Cremonese, con l’ingresso dei nuovi, cresce e va ancora vicino all’1-1 con Buonaiuito che, dopo un bello scambio con Dessers, spara addosso al portiere Viola, sprecando una ghiotta occasione. Poco dopo, una Fiorentina sorniona, colpisce ancora grazie a un rigore concesso da Mariani (con la segnalazione del Var) per un mani evidente di Aiwu (poi espulso) su un tiro di Cabral a botta sicura. Dal dischetto, Nico Gonzalez spiazza Sarr. Con la Cremonese in dieci la partita va via via trascinandosi verso la conclusione più logica e ora la Fiorentina, al ritorno, dovrà solo stare attenta a non distrarsi: può anche permettersi di perdere con un gol di scarto.
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    Bremer è un coglione.
    La rissa finale è qualcosa di indegna di un campo da calcio professionista.
    Pari tutto sommato giusto
     
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    Inter, la finale è tua! Contro una brutta Juve basta un guizzo di Dimarco

    Dopo un quarto d’ora assist di Barella e l’esterno nerazzurro segna il gol partita

    Andrea Ramazzotti
    26 aprile - MILANO
    L'Inter va in finale di Coppa Italia e domani sera saprà se sfiderà, come probabile, la Fiorentina o la Cremonese. Gli uomini di Inzaghi battono la Juventus nella semifinale di ritorno grazie a una rete di Dimarco, che aveva già aperto le danze nella finale di Supercoppa contro il Milan. Successo meritato per Lautaro e compagni perché la formazione di Allegri, reduce da tre ko di fila in campionato, fa poco o niente per provare a vincere. Non era ancora stata battuta in questo 2022-23 dai nerazzurri. Ha perso forse la partita più pesante e con essa la possibilità di giocarsi la Coppa Italia a Roma, il 24 maggio. Per l'Inter è un successo "storico": nelle cinque precedenti semifinali contro la Signora era sempre stata eliminata. Stavolta invece...

    DIMARCO GOL —
    Al quarto "capitolo" stagionale tra Inter e Juventus, Inzaghi cambia nove uomini rispetto al successo di domenica a Empoli e in attacco schiera capitan Lautaro e Dzeko, preferito a Lukaku, autore di una doppietta al Castellani e "graziato" dal presidente della Figc dopo il doppio giallo e gli episodi di razzismo nell'andata a Torino. Allegri non dà punti di riferimento in avanti con Di Maria e Chiesa: l'infortunato Vlahovic non è convocato, mentre Milik si accomoda in panchina. Lo spartito tattico è quello degli altri derby d'Italia del 2022-23: la Signora in fase di non possesso aspetta la ripartenza giusta stando tutta rintanata nella propria metà campo, con linee strette che trasformano il 3-5-1-1 in un 5-4-1. Sono dunque i nerazzurri a fare la gara e ad avere la prima clamorosa occasione con un bel cross di Barella sul quale né Lautaro (tutto solo a centro area) né Dzeko (disturbato da Bremer) riescono a trovare la deviazione vincente. Dopo una decina di minuti la Juve alza un po' il baricentro e il pressing: non vuole che il confronto si trasformi in un monologo, ma ormai l'Inter ha preso coraggio e passa in vantaggio. Calhanoglu verticalizza per Barella che di esterno "imbuca" in maniera splendida per Dimarco: il laterale mancino, tenuto in gioco da Kostic, segna l'1-0 dopo 15' e va ad abbracciare in panchina Brozovic. Il Meazza esplode. Lautaro sfiora il raddoppio con un tiro dal limite che Perin osserva sfilare sul fondo, mentre Bonucci e compagni al 25' "battono" il primo colpo con un' inzuccata di Di Sciglio a lato della porta di Onana. In mezzo al campo è l'Inter a dettare legge, con Rabiot che fatica quando Barella gli sgomma alle spalle e Miretti a disagio di fronte a Mkhitaryan. Inzaghi sfrutta l'ampiezza e si appoggia soprattutto a destra, dove Dumfries è molto attivo, ma non sfonda o non trova la giusta misura per il cross vincente. Allegri ha poco da Di Maria, che non si accende e non innesca Chiesa, e i cambi di gioco sono sporadici: le uniche occasioni pericolose così arrivano dalle incursioni sulla sinistra di Alex Sandro e Kostic, con il serbo che chiama alla parata Onana. Perin fa lo stesso su una botta da fuori di Martinez e all'intervallo l'Inter è avanti 1-0.

    MAX CAMBIA— A inizio ripresa Allegri decide di rendere la sua formazione più offensiva schierando Milik per Kostic: Chiesa va a sinistra, il polacco fa il centravanti e Di Maria è libero di svariare. Miretti e Locatelli provano il tiro da fuori, ma è l'Inter ad andare vicina al 2-0. Prima con una rete annullata per fuorigioco a Dzeko, poi un traversone di Dumfries non deviato in porta da Lautaro e infine con una gran botta di Mkhitaryan sulla quale Perin compie un autentico miracolo. Inzaghi vuole dare la spallata decisiva e toglie Barella (non al top per un lieve fastidio muscolare: niente di grave) e Dzeko per Brozovic e Lukaku, Allegri getta nella mischia anche Paredes (per Locatelli, appena ammonito) e Danilo (per Bonucci). La Juve prova a scuotersi con un sinistro di Di Maria, ma il tiro è centrale e Onana non rischia. Entrano Gosens e Correa per Dimarco e Lautaro: chiaro l'obiettivo del tecnico nerazzurro di avere energie fresche per fronteggiare l'assalto finale dei bianconeri che gettano nella mischia anche Pogba per Miretti. Il francese si piazza sulle tracce di Brozovic, ma soprattutto rende il modulo ancora più offensivo (4-2-3-1). Calhanoglu, alle prese con un fastidio a un adduttore, alza bandiera bianca ed entra Gagliardini. Onana disinnesca un filtrante di Milik su Chiesa uscendo in presa bassa come un gatto. Gli ultimi minuti sono palpitanti, con la Juventus che ci prova tenendo di più il pallone, ma senza avere le idee chiare. E così l'Inter vola in finale senza rischiare mai.
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    Partita orrenda, scesi in campo come se fossimo già rassegnati.
     
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    Ieri la peggiore partita della Juve dopo quella in CL contro il Maccabi.
    Atteggiamento veramente assurdo.
    Poi vabbè lo sbrocco di Allegri a fine gara è buono solo per fargli beccare qualche multa o squalifica
     
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    Festa Fiorentina: fa 0-0 con la Cremonese e va in finale di Coppa Italia con l'Inter

    I toscani il 24 maggio a Roma tornano a giocarsi il trofeo dopo nove anni: l'ultima vittoria nel 2001
    Dal nostro inviato Matteo Dalla Vite

    27 aprile - FIRENZE
    Ancora in finale, nove anni dopo e questa volta contro l’Inter: la Fiorentina non ruba certo gli occhi in una gara troppo annodata e spesso noiosa ma alla fine conquista – anche in virtù del 2-0 dell’andata – una finale di Coppa Italia che non vedeva dal 2014 lasciando per strada una Cremonese appassita per un tempo (il primo), più tonica nella ripresa ma che comunque va applaudita per il tragitto sorprendente fatto fino a qui, eliminando Napoli e Roma. La gara finisce zero a zero e si è divertito solamente il popolo viola che ritrova un traguardo tutto da gustare il 24 maggio all’Olimpico di Roma.

    NOIA—
    Per rivedere una finale di Coppa Italia che manca appunto dal 2014 (quella persa contro il Napoli) e per sognare di riacciuffare un trofeo che manca da 22 anni, Vincenzo Italiano apparecchia la Fiorentina col 4-2-3-1 mettendo centravanti Cabral e ai suoi lati Ikoné e Nico Gonzalez. Ballardini doveva ribaltare lo 0-2 dello Zini all’andata e per almeno sperare ha infilato nel suo 4-3-1-2 la coppia offensiva Okereke-Felix davanti a Galdames. La difesa a quattro dei grigiorossi non è un inedito ma un "una tantum" per affrontare una Viola apparecchiata col 3+1 in avanti. Al Franchi, davanti a trentamila persone, agli occhi del presidente Rocco Commisso rientrato a Firenze dagli Stati Uniti e dopo la consegna della maglia per le 100 presenze a Castrovilli e Bonaventura, parte subito forte la Fiorentina con tre calci d’angolo nei primi 5’. Assalto per la certezza della qualificazione alla finale (contro l’Inter), ma la Cremonese cerca immediatamente di darsi una speranza accelerando le operazioni verso la prima linea viola mettendo il naso avanti al 14’: angolo dalla sinistra e colpo di testa, non indimenticabile, di Ferrari che Terracciano prende quasi ad occhi bendati. Il ritmo è scandito dall’attesa grigiorossa ma anche dalla dosata irruenza della Fiorentina che non vorrebbe ripetere i patemi vissuti contro il Lech quando (dopo il 4-1 all’andata) si è ritrovata sotto 0-3 al 25’ della ripresa, poi qualificandosi per la semifinale di Conference League. Ballardini è sempre in piedi, mani in tasca, e vede Quagliata dare il tormento a Ikoné e duettare con Okereke che sta larghissimo a sinistra, praticamente contro Dodo. La prima vera fiammata arriva al 27’ p.t.: Nico Gonzalez sfugge a Sernicola e la piazza in mezzo all’area per Cabral. Colpo di tacco del brasiliano che poi colpisce il braccio (in caduta) di Lochoshvili: breve “check” col Var e Marinelli non dà rigore, palla inattesa su braccio d’appoggio. La chiosa di un primo tempo noiosissimo è un colpo di testa di Castrovilli (44’) su palla offerta da Nico Gonzalez.

    CAMBI SENZA... CAMBIARE— La ripresa vede Ballardini inserire Valeri (per Ghiglione): la Cremonese – seguita da 500 tifosi - muove palla più velocemente alla ricerca di un gol che possa riaprire la situazione; Italiano non cambia nulla mentre Ballardini infila anche Dessers per Okereke (10’ s.t.) e Castagnetti per Felix. Risultati? Che Italiano non vede la sua Viola sfondare e infila Sottil e Ranieri per Ikoné (male) e Igor che esce infortunato. Ballardini infila anche Buonaiuto per il migliore in campo (Quagliata) e cerca linee diverse per infilare un gol da speranza. Ci va vicino Pickel (28’) quando Terracciano prende prima palla e poi lui su calcio d’angolo: niente rigore. Sul ribaltamento, Gonzalez tenta il tiro a giro: out. La gara non si sblocca, il Franchi – caricato da Dodo – si mette a urlare la propria forza e Mandragora colpisce da fuori area (31’) un pallone che va alto senza impensierire Sarr. Poi, ci prova ancora la Viola: Cabral, testa, a lato al 39’, quando Italiano ha infilato Amrabat per un non-fiammante Castrovilli. Nel finale c’è solo attesa: il popolo viola ritrova una finale di Coppa Italia, quello grigiorosso canta e ringrazia per la bellissima avventura.
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    porca madonna!
     
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    CITAZIONE (C@te @ 28/4/2023, 09:46) 
    porca madonna!

    corretto :hihi:
     
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    Lautaro mostruoso, Fiorentina ribaltata: la Coppa Italia è dell'Inter!

    Dopo il vantaggio lampo di Nico Gonzalez, il Toro si scatena e trascina i nerazzurri che bissano il successo di un anno fa e vincono il trofeo per la nona volta
    Andrea Ramazzotti

    24 maggio - ROMA
    Dopo la Supercoppa Italiana, l'Inter vince anche la Coppa Italia e adesso può concentrarsi, oltre che sulla ricorsa a uno dei primi quattro posti in campionato, sulla finale di Champions del 10 giugno a Istanbul. All'Olimpico contro una Fiorentina che ha la forza e la bravura di passare in vantaggio, decide la doppietta di un Lautaro Martinez da record: è a 101 gol in nerazzurro, 27 dei quali in questa stagione per lui da record e sempre più simile al 2009-10 del connazionale Milito (30 centri). E' un altro trionfo per Inzaghi, il settimo consecutivo in una finale per l'allenatore piacentino: fossimo nello strafavorito Guardiola, un po' preoccupati lo saremmo. Perché Simone nelle partite secche è un mago, un fenomeno, e la sua Inter non trema, neppure quando va sotto. E' un messaggio per il City: i nerazzurri sanno soffrire e lottare. All'Ataturk può succedere di tutto.

    SCELTE E CONSEGUENZE—
    Italiano schiera la squadra titolare, quella risparmiata domenica a Torino contro i granata (unico confermato Martinez Quarta): in avanti c'è Cabral con alle spalle Nico Gonzalez, Bonaventura e Ikoné. Inzaghi, all'ottava finale della sua carriera, punta sull'undici... di Coppa con due variazioni significative, ovvero Handanovic al posto di Onana e Brozovic per l'infortunato Mkhitaryan; in avanti Dzeko ancora preferito a Lukaku per far coppia con Lautaro. Il riscaldamento scivola via con la Curva Nord nerazzurra che non canta in polemica per la distribuzione dei biglietti della finale di Champions decisa dal club (i cori iniziano al 15'), mentre la Sud viola fa sentire forte la sua voce spingendo la squadra. L'atmosfera, complice il bellissimo spettacolo pre gara organizzato dalla Lega, è quella del grande evento e la Viola "stappa" subito l'incontro grazie a Nico Gonzalez, lesto a concludere un'azione iniziata dal recupero di Dodo (su lancio sballato di Acerbi), orchestrata da Bonaventura e rifinita dal cross di Ikoné. C'è molto di Italiano in questo gol: dalla scelta di invertire rispetto al solito gli esterni offensivi alla decisione di utilizzare Bonaventura come trequartista, abile anche in fase di non possesso su Brozovic.

    TORO SCATENATO— L'Inter, sotto nel punteggio dopo neppure 180 secondi, risponde con una conclusione da ottima posizione di Dzeko deviata in angolo, ma accusa il colpo e si vede che la Fiorentina ha più gamba, più coraggio nel pressing alto e più sicurezza nel palleggio. Milenkovic e Martinez Quarta anticipano sempre Lautaro e Dzeko, ma alla prima occasione in cui il meccanismo dei due centrali viola non funziona, il bosniaco su assist dell'argentino si divora l'1-1 da ottima posizione. La chance fallita, però, fa scattare qualcosa nella testa dei nerazzurri che iniziano ad affondare meglio negli spazi: Dzeko non è concreto, ma in compenso Lautaro, servito da un delizioso filtrante di Brozovic e tenuto in gioco da Milenkovic, in diagonale fa 1-1 con il gol numero cento in nerazzurro. Adesso è tutta un'altra gara perché l'Inter si esalta, alza il numero dei giri del motore, fa pesare la sua maggiore qualità e i duelli uno contro uno a tutto campo di Italiano incidono meno. Il resto lo fa... la variabile Toro, letteralmente immarcabile: Barella lo cerca con un gran cross e l'argentino di destro, al volo, fulmina ancora Terracciano per il 2-1.

    LA VIOLA CI PROVA— Nella ripresa l'Inter pensa più a controllare che ad affondare e la Viola riprende coraggio. I toscani collezionano angoli e si rendono pericolosi prima con una punizione fuori di poco di Biraghi e poi con un colpo di testa di Cabral. Inzaghi capisce che servono energie fresche e cambia prima dell'ora di gioco, per la precisione al 58': dentro Lukaku e De Vrij, fuori Dzeko (che non la prende bene) e l'ammonito Bastoni. Italiano risponde con Sottil per Ikoné e Mandragora per Castrovilli. Acerbi va a fare il marcatore di sinistra nella difesa a tre e la Fiorentina, che da quella parte ha Nico Gonzalez, alza ancora di più Dodo. La fisicità di Lukaku, cercato spesso dai compagni, "pesa" quando, dopo aver vinto il duello con Martinez Quarta, scarica un sinistro che Terracciano respinge. Per tamponare sulla fascia sinistra Inzaghi si gioca la carta Gosens (out Dimarco), ma la Viola va... "all in" con Jovic per Amrabat e Ranieri per l'ammonito Quarta. Il 4-2-4 di Italiano, che piazza l'ex Real al fianco di Cabral più Gonzalez e Sottil larghi, è un segnale chiaro: per i nerazzurri è in arrivo una mareggiata. Handanovic respinge su Nico Gonzalez, poi il sinistro di Biraghi sorvola di pochissimo la traversa. L'Inter arretra, ma non rinuncia a ripartire e Gosens non concretizza un gran cross di Lukaku. La partita diventa vibrante e ci vuole un ottimo Handanovic per fermare Jovic, servito da Bonaventura, e poi per bloccare l'incornata di Cabral. Gli uomini di Italiano hanno più spinta e Jovic con un colpo di testa va di nuovo a un soffio dal 2-2. Inzaghi pesca dalla panchina Gagliardini e Correa per Calhanoglu e Lautaro: doppio cambio per provare a contenere, ma il centrocampista espulso dopo 40' domenica a Napoli, viene fischiato. I nerazzurri aspettano la fine "giocando" con il cronometro e facendo pesare l'esperienza. Dopo 5' di recupero Irrati fischia e scatta la festa del club della famiglia Zhang.
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