Europa League - 2022-23

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    Tris Siviglia al Psv, colpaccio Monaco, pari per Ajax e Sporting Lisbona

    Nell'andata dei playoff gli spagnoli di Sampaoli ipotecano la qualificazione, lo Shakhtar batte 2-1 il Rennes
    Salvatore Malfitano
    @malfitoto

    16 febbraio - MILANO
    Non c’è solo il k.o. della Roma a Salisburgo e il pari pieno di rimpianti per la Juventus contro il Nantes, nelle sfide valide per l’andata dei playoff di Europa League, che hanno visto anche il pareggio spettacolare tra Barcellona e Manchester United. Il Siviglia fa festa grande e schianta il Psv di Van Nisterlooy, partita per cuori forti a Leverkusen dove il Monaco batte il Bayer 3-2. Lo Sporting pareggia all'ultimo respiro contro il Midtjylland, mentre un brutto Ajax non va oltre lo 0-0 con l’Union Berlino, con i tedeschi che si lasciano decisamente preferire ad Amsterdam. Lo Shakhtar è bravo a punire gli errori della retroguardia del Rennes per aggiudicarsi il primo atto, col risultato di 2-1.

    SIVIGLIA-PSV 3-0 —
    Nel primo tempo nessun tiro in porta degno di nota, con Navas che al 26’ ci prova in diagonale ma senza inquadrare la porta. La gara si sblocca soltanto nel recupero: lo spagnolo dalla destra pesca perfettamente il taglio forte sul primo palo di En-Nesyri che calcia in rete. Sampaoli si gioca la carta Ocampos e la partita si mette in discesa. L’ex Genoa e Milan segna un gol spettacolare al 50’, con una girata al volo sul palo lontano; cinque minuti dopo, addomestica il lancio di Rakitic e col tacco serve l’accorrente Gudelj che fulmina Benitez per il 3-0 finale. L’unico squillo degli olandesi è una punizione di Van Aanholt, che Bono riesce a respingere.

    BAYER LEVERKUSEN-MONACO 2-3— Gara dalle mille facce a Leverkusen, che si complica subito per il Bayer. Al 9’ infatti Hradecky perde tempo col pallone tra i piedi, Embolo lo contrasta e provoca l’autorete. Il portiere si rifà nel finale della frazione con un super intervento sulla conclusione di Diatta. In apertura di ripresa i tedeschi pareggiano con una splendida azione, iniziata da Wirtz e rifinita da Frimpong, con Diaby che si permette un dribbling sotto porta prima di tirare sotto le gambe del portiere. Al 59’ la rimonta è servita, stavolta Wirtz si mette in proprio e dopo aver saltato tre avversari la piazza rasoterra sul secondo palo. Ma il Monaco non ci sta e Diatta s’inventa la prodezza del pari, convergendo da destra e calciando a giro (74’). La formazione di Clement ci crede nel finale, ma deve fare i conti con Hradecky che con un paio di interventi provvidenziali riscatta l’errore di inizio gara. Dall’altro lato sfortunato Hlozek, che colpisce il palo con un tiro molto potente in area. Non è finita però: al 92' Disasi raccoglie e tira dalla distanza, infilando Hradecky per la terza volta.

    SPORTING-MIDTJYLLAND 1-1— È la squadra di Amorim a fare la partita nelle prime fasi, con alcune incursioni interessanti sulla destra. Gonçalves sembra il più ispirato, anche se un paio di conclusioni non inquadrano lo specchio. La svolta della partita arriva a metà ripresa, quando i danesi mandano in campo Ashour, neoacquisto all’esordio. Al 67’ impegna Adan con un tiro ad incrociare, al 77’ segna la rete che apre le marcature: il portiere dello Sporting rinvia male, Ashour controlla dai 25 metri e scarica una rasoiata perfetta a fil di palo. I portoghesi accusano il colpo e rischiano di affondare, ma sul diagonale di Olsson è attento Adan (83’). All'ultimo secondo è Coates ad acciuffare il pareggio, con Lossl che para il suo colpo di testa ma non può opporsi sul tap-in.

    SHAKHTAR-RENNES 2-1 — Agli ucraini bastano undici minuti per andare in vantaggio sul neutro di Cracovia: il lancio di Konoplya taglia tutto il campo e sorprende la difesa francese, Mykhaylichenko calcia, Mandanda respinge ma non può nulla sul secondo tentativo di Kryskiv. Il Rennes prende l’inizia del gioco, senza essere incisivo. Sul finire di primo tempo, Ugochukwu interviene in ritardo su Konoplya in area: è calcio di rigore, dal dischetto si presenta Bondarenko il cui tiro non è irresistibile ma basta a battere il portiere per il raddoppio. La pressione degli ospiti si concretizza nella ripresa, quando sul traversone da destra di Doku si avventa Toko Ekambi sul secondo palo per accorciare le distanze (59’). Il muro regge, lo Shakhtar si prepara al ritorno con due risultati su tre a disposizione.

    AJAX-UNION BERLINO 0-0— I tifosi ospiti accorrono in massa, colorando in modo suggestivo il settore a loro dedicato. La squadra di Fischer sembra trarre giovamento da questa spinta, anche se i primi pericoli li crea nella parte conclusiva del primo tempo, con Roussillon che da fuori spaventa Rulli (34’). Heitinga non è contento, manda Brobbey in campo all’intervallo, ma sono sempre i tedeschi a fare la partita. Al 56’ Juranovic ci prova su punizione, con il portiere che respinge sul primo palo. Ancora Rulli è attento due minuti dopo a neutralizzare il colpo di testa di Thorsby. L’ex Sampdoria segna al 65’, dopo essersi liberato bene in area con un controllo di petto, la palla però gli scivola sul braccio e su segnalazione del Var la rete viene annullata. Finisce 0-0 e forse all’Ajax può andar bene così.
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    Gol e spettacolo tra Barça e Manchester Utd: l'arbitro Mariani contestato dai due allenatori

    I Red Devils vanno due volte in vantaggio, i blaugrana rimontano e sfiorano il 3-2. Marcos Alonso dedica il gol al papà scomparso pochi giorni fa
    Dal nostro corrispondente Filippo Maria Ricci


    16 febbraio - MADRID
    L’Europa è un’altra cosa. Il Barcellona che sta dominando in Liga ha sofferto da matti contro il Manchester United terzo in Premier League ma in ottima forma. In una partita elettrica, piena di occasioni, disordinata, folle e giocata sempre a viso aperto il Barça ha colpito, è andato sotto, ha rischiato il tracollo ma in qualche modo è riuscito a tornare sul 2-2 e nel finale ha anche preso un palo. Il pari è il risultato corretto per questa scarica di adrenalina, tra una settimana ad Old Trafford arriverà il verdetto: un gigante a casa, l’altro agli ottavi di Europa League. Nostalgia canaglia delle finali di Champions del 2009 e del 2011.

    CAMBI E SORPRESE—
    Nel Barça infortunati Dembélé e Busquets, nello United infortunato Anthony e squalificati Lisandro Martinez e Sabitzer. E cambi tattici: Xavi inverte la posizione di Araujo e Kounde, mandando il charrua a fare il terzino destro e preferisce Marcos Alonso e Jordi Alba a Christensen e Balde. Ten Hag rivoluziona lo schema passando a un 4-1-4-1 con l’ex blanco Casemiro davanti alla difesa e sorprendentemente Sancho e Bruno Fernandes larghi con Rashford avanzato e Weghorst più arretrato. In difesa con Varane c’è Shaw. Il cambio di sistema ha sorpreso il Barça, che ha tardato qualche minuto a capirci qualcosa e prendere in mano il gioco, grazie anche a un’ottima pressione alta.

    DOPPIO TER STEGEN— Ma dopo un’occasione di Lewandowski respinta da De Gea lo United ha iniziato a complicare la costruzione dal basso del Barça, costretto ad errori in serie e salvato da Ter Stegen, decisivo prima su Weghorst lanciato da Bruno Fernandes e poi su Rashford in un’occasione propiziata da un errore di Kounde, con gli inglesi pericolosi anche su calcio piazzato, con Shaw bravo a trovare Casemiro.

    PEDRI OUT— E dopo una fiammata di Jordi Alba, bella parata di De Gea, pessima notizia per il Barça: Pedri si tocca la coscia destra e chiede il cambio. Xavi per sostituirlo sceglie Sergi Roberto, che è veramente un’altra cosa. Terzo infortunio pesante nel momento decisivo della stagione per i catalani.

    BOTTA E RISPOSTE— In apertura di ripresa tre reti prima del 60’. Ha aperto il Barcellona grazie a Marcos Alonso, che sul secondo palo ha raccolto un angolo di Raphinha e ha saltato sulla testa di Fred con De Gea non impeccabile. Per l’ex Viola festeggiamento assai emotivo, con ricordo del padre (ex Barça anche lui) deceduto pochi giorni fa e relativa commozione. Tempo due minuti e Fred si è rifatto lanciando Rashford alle spalle di Marcos Alonso: l’inglese non aveva angolo ma ha fatto passare la palla in un pertugio sul primo palo con Ter Stegen sorpreso. E un attimo dopo ancora più sorpreso Kounde, che ha infilato la propria porta su un cross dello scatenato Rashford, che dopo un angolo corto ha bruciato Raphinha.

    PARI E PALO— Xavi ha inserito Balde (ottimo), Christensen e Ansu Fati togliendo Jordi Alba, Marcos Alonso e un confuso Kessie passando al 4-3-3. Ma l’assenza di Pedri è un macigno, gli errori in impostazione si susseguono e i nervi blaugrana sono scoperti. Ma in qualche modo il Barça resiste e al 76’ trova il pari su un cross di sinistro dalla destra di Raphinha che sfiora tanta gente ma non tocca nessuno e finisce in rete. Rincuorati gli uomini di Xavi hanno sfiorato la vittoria: palo di Casemiro che sotto pressione ha rischiato l’autogol, gran parata di De Gea su Ansu Fati e una mano di Fred nella sua area che arbitro e Var non considerano da rigore, tra le proteste urlate dei catalani. Giusto così, appuntamento al Teatro dei Sogni.

    MARIANI NEL MIRINO— Dopo la gara forti proteste degli allenatori per l’arbitraggio di Mariani: “La mano di Fred era da rigore, per me non ci sono dubbi” ha detto Xavi, massima punizione ignorata dall’arbitro e da Irrati al Var. “Il fallo di Kounde su Rashford era da espulsione, ed eravamo sul 2-1 per noi: l’arbitro ha condizionato non solo questa partita, ma anche il ritorno”, ha replicato Ten Hag inviperito.
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    L'arbitraggio e la sfiga rischiano di essere alibi.
    Perché se giochi contro il Nantes (tredicesimo in Ligue1) in casa devi vincere.
     
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    Indipendentemente dall'episodio del rigore e della mancata espulsione queste sono partite da vincere 3 - 0. Considerando anche che siamo andati in vantaggio abbastanza presto potevamo giocare con più intensità cercando di arrotondare il punteggio invece ancora una volta abbiamo smesso di giocare fino al loro pareggio; poi è vero siamo anche stati sfortunati ma in Europa se vuole andare avanti bisogna giocare al massimo per tutti i 90 minuti e così non è stato !!!
     
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    Di Maria-show a Nantes: una tripletta manda la Juve agli ottavi

    I bianconeri vincono 3-0 in Francia trascinati dal campione del Mondo argentino. Pallois espulso, francesi in 10 dal 17' del primo tempo
    Dal nostro inviato Filippo Cornacchia

    23 febbraio - MILANO
    Bastano venti minuti alla Juventus per scacciare gli incubi europei e staccare il pass per gli ottavi di Europa League (domani il sorteggio). A vidimare il biglietto ci pensa Angel Di Maria che, a suon di magie, stende il Nantes con tre gol, due nel primo tempo e uno nel secondo. Il 2-0 (su rigore) costa l’espulsione a Pallois, che stoppa il tocco del Fideo con il gomito e lascia i compagni in dieci. Una tripletta da fenomeno, quella del campione del mondo, che permette ai bianconeri di sbloccarsi in Europa (primo successo della stagione nelle Coppe) e di archiviare in fretta la pratica della Beaujoire, coloratissima e bollente come da attese. E soprattutto di tenere acceso il sogno di arrivare alla finale della Puskas Arena (31 maggio). I gol di Di Maria avranno evocato brutti ricordi a Didier Deschamps, c.t. della Francia e doppio ex della sfida, il quale dalla tribuna avrà ripensato alla rete di ADM nella finale del Coppa del mondo in Qatar.

    L’ALLEGRATA—
    Altro che figuraccia, per dirla alla Kombouaré, e i meriti sono anche di Massimiliano Allegri, il quale in una delle serate cruciali della stagione ha sfoderato una delle sue “allegrate”: Moise Kean titolare e Dusan Vlahovic inizialmente in panchina nonostante le assenze di Federico Chiesa, Arek Milik e Paul Pogba. Kean non ha segnato, ma si è mosso tanto liberando spazi importanti nei quali il Fideo ha dominato in lungo e in largo.

    AVE DI MARIA— A partire dal gol dopo appena 5 minuti. Fagioli ruba palla a centrocampo e serve Di Maria che, senza nemmeno pensarci, disegna un tiro a giro di sinistro – e di prima intenzione – che va a infilarsi all’incrocio dei pali. Lafont, ex portiere della Fiorentina, può soltanto guardare. Avrebbe potuto fare di più, invece, il numero uno francese al 20’ del primo tempo, in occasione del 2-0 bianconero. Di Maria giganteggia nell’area piccola, quasi a voler entrare in porta con la palla. Lafont abbocca alle finte dell’ex Psg e il compagno Pallois para con il gomito il tocco dolce del Fideo. ADM dal dischetto non perdona e lancia la Juventus agli ottavi. Accusano il colpo tanto il Nantes quanto i suoi tifosi, che lanciano dagli spalti una bottiglietta, raccolta con le mani da Fagioli. Tra il 22’ (tiro di Di Maria), il 26’ (colpo di testa di Rabiot), il 35’ (conclusione di Locatelli) e il 47’ (palo di Kostic) i bianconeri vanno vicinissimi a dilagare. Gli unici pericoli del Nantes li crea il solito Blas in ripartenza (32’ p.t.) e un sostenitore, che sul finire del primo decide di prendersi la scena invadendo il campo.

    VLAHOVIC E CUADRADO— Nella ripresa la musica non cambia. In avvio Mattia De Sciglio, prezioso anche in fase offensiva, sfiora il gol. Dopo un’ora abbondante, Allegri gioca le carte Cuadrado (al posto di De Sciglio) e Vlahovic (per Kean): prima il colombiano e poi il serbo provano i riflessi a Lafont, decisivo su Alex Sandro. Ma al 33’ s.t. è ancora Di Maria a segnare: non con un tocco dei suoi, ma addirittura di testa al termine di una mischia controllata anche dal Var. Tripletta e uscita anticipata, sotto i fischi della Beaujoire. Passerella finale per Paredes (al posto del Fideo), Bonucci (per Danilo) e Iling (Kostic). E anche per Szczesny, il quale dopo aver preso tanto freddo nel finale si scalda con un paio di parate in bello stile.
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    Ciclone Sporting in Danimarca. Siviglia, sconfitta indolore

    La squadra di Lisbona vince 4-0 fuori col Midtjylland e vola agli ottavi in compagnia degli andalusi, battuti 2-0 dal Psv ma forti del 3-0 dell'andata

    Salvatore Malfitano


    23 febbraio - MILANO
    Sono Sporting Lisbona e Siviglia le prime due squadre (assieme alla Juve del Di Maria show) a qualificarsi agli ottavi di Europa League dopo le gare di ritorno degli spareggi. I portoghesi ne fanno 4 in Danimarca al Midtjylland, gli spagnoli perdono fuori col Psv ma il 2-0 non basta agli olandesi per ribaltare lo 0-3 dell'andata. Monaco e Bayer Leverkusen sono invece ancora in campo per i tempi supplementari: era finita 2-3 in Germania e lo stesso risultato si è ripetuto a Montecarlo nei novanta minuti.

    PSV-SIVIGLIA 2-0
    La gara a lungo vive di pochissimi sussulti. Nonostante si riparta dal 3-0 per la squadra di Sampaoli, sono gli ospiti a farsi preferire nelle fasi iniziali. Al quarto d’ora Telles ci prova direttamente da punizione, andando poco lontano dall’incrocio. Diversi buoni spunti di Gil, che però non arriva a concludere in modo pericoloso. La ripresa si apre con il tiro di En-Nesyri, Benitez fa buona guardia sul primo palo. Rakitic sfiora il colpo di grazia al 67’, ma il suo tiro colpisce la traversa. Finalmente si fa vedere il Psv, con una doppia clamorosa occasione di Bakayoko che prima trova la parata di Dmitrovic e sulla respinta calcia alto da pochi metri. È il preludio ad un finale acceso, ci pensa De Jong che al 77’ vince un duello aereo in area e poi in scivolata anticipa l’uscita del portiere. In pieno recupero arriva anche il raddoppio di Fabio Silva, il più lesto a sfruttare il tocco in area di Xavi Simons. Finale tra le polemiche per il poco recupero concesso da Orsato.

    MIDTJYLLAND-SPORTING 0-4 — I portoghesi risolvono le difficoltà della gara d’andata, con una prova convincente in Danimarca. Si ricomincia come si era concluso l’atto precedente, con un gol di Coates che al 21’ risolve la classica mischia in area dopo il rinvio maldestro di Dalsgaard. Edwards avrebbe la palla del raddoppio al 35’ ma prova un improbabile pallonetto che Lossl neutralizza. Pochi minuti dopo, il Midtjylland resta in dieci uomini per la doppia ammonizione ravvicinata di Paulinho. Isaksen e Gonçalves creano un’occasione per parte trovando l’opposizione dei portieri, ma il giocatore dello Sporting s’inventa una prodezza al 50’: uno splendido tiro al volo sugli sviluppi di un calcio d’angolo che s’infila all’angolino. I biancoverdi ipotecano la qualificazione ancora con Gonçalves, che infila Lossl con una traiettoria deviata in modo decisivo (77’). C’è tempo però per un clamoroso autogol, con il retropassaggio di Gartenmann che cerca il portiere senza guardare e non si accorge che in realtà è ben lontano dalla sua traiettoria per lo 0-4 finale.
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    Belotti e Dybala ribaltano il Salisburgo: la Roma stacca il pass per gli ottavi

    Dopo lo 0-1 dell’andata in Austria, i giallorossi dominano il playoff di ritorno di Europa League e passano il turno. Le due reti nel primo tempo, entrambe su assist di Spinazzola
    Andrea Pugliese

    23 febbraio - ROMA
    Gli sprint di Spinazzola e le reti di Belotti e Dybala. Con questa formula magica la Roma supera per 2-0 il Salisburgo, cancella la sconfitta (immeritata) dell’andata e approda negli ottavi di finale di Europa League. Un 2-0 netto e meritato, con il solito super Dybala e uno Spinazzola scintillante, come ai bei tempi dell’Europeo. Al resto poi ci ha pensato la voglia di Belotti, la cattiveria di Matic, la qualità di Zalewski e Pellegrini. Il tutto in un Olimpico pieno d’amore, giunto al 24° sold out stagionale.

    SPINA DORATA—
    Mourinho si gioca la carta Dybala dal via, mentre Abraham deve alzare bandiera bianca per la ferita allo zigomo sinistro. L’Olimpico è una bolgia, l’ideale per spingere la Roma in porto. Dopo appena 4’ di gioco però va bene a Ibanez (giallo, era diffidato), che cintura Adamu lanciato a rete. Scampato il pericolo, la Roma si organizza e inizia a macinare gioco. Dybala danza sulla palla come un folletto imprendibile, Zalewski e Spinazzola sulle fasce spingono che è una bellezza e Matic in mezzo ringhia su ogni pallone. Perché a parte un gol mangiato in area da Kjaergaard, a giocare è praticamente solo la Roma. Kohn prima toglie dall’incrocio una prima conclusione di Dybala, che poi ci riprova e colpisce la traversa. Ibanez ci prova da fuori (di poco al lato), Dybala è ancora pericoloso in area in due occasioni e Kohn dice di no da fuori su Pellegrini. Ma l’intensità giallorossa è altissima, il Salisburgo non sa dove andare a tamponare. Così succede che Spinazzola accende il turbo due volte e prima regala l’assist del vantaggio a Belotti e poi fa il bis con Dybala: il gol del Gallo è da centravanti puro, quello della Joya il solito cioccolatino. E allora sul 2-0 si può stare anche più tranquilli (dopo 45’ di gioco il conteggio dei tiri dice 9-2 per la Roma), in attesa dell’intervallo.

    IN CASSAFORTE— Allora Jaissle prova a dare più verve ai suoi inserendo Sucic per Kjaergaard. Adamu ha subito il pallone giusto su una dormita di Ibanez, Spinazzola (giallo) poi rischia per un gomito alto su Capaldo. La partita è più equilibrata, anche perché la Roma ha smesso di spingere a manetta sull’acceleratore per evitare di dare campo agli austriaci. Cristante comunque si rende pericoloso da fuori, mentre dall’altra parte ci sono un paio di tentativi velleitari di Adamu e Okafor. Poi è Pellegrini a provarci in corsa invano su una ripartenza, schema che diventa il piano-partita della Roma per mettere in cassaforte la vittoria. Ulmer ci prova da lontano, uno stremato Belotti tenta l’ennesimo allungo con tiro debole. E allora l’ultimo brivido arriva al 4’ di recupero, con Solet che ci prova da 30 metri ma senza centrare la porta. La Roma porta a casa una vittoria bella e meritata e ora si va a giocare gli ottavi di finale di Europa League.
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    Ultimamente Di Maria si sta ricordando nell'ordine:
    - di essere un giocatore di calcio
    - di essere un campione del mondo
    - che la Juve gli paga lo stipendio.
     
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    L'ha vinta da solo Di Maria la partita.
    Battere il Nantes dovrebbe essere la norma.
    Ora sotto con il Friburgo, sarà ben altra storia quella
     
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    Finalmente... Ci sono voluti un avversario sulla carta piuttosto inferiore, un gol nei primi 5 minuti, e un'espulsione con annesso rigore dopo 20, ma per una volta si è riusciti a vedere una Juve che non si accontentava della vittoria di misura, e che non rimaneva chiusa nella propria area per la maggior parte del tempo. Per di più, il risultato non è mai stato in discussione. Qualche distrazione di troppo sul finale, ma al 90esimo e sul 3-0 si possono perdonare alcuni cali di concentrazione. Unica nota negativa della serata, senza dubbio Kean. Sembrava avviato su una strada di seppur lieve miglioramento, invece stasera credo che per la Juve sia stato per distacco il peggiore in campo. Scommessa persa da Allegri quella di concedergli il posto da titolare.
     
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    Quindi è possibile per il mister vincere facendoci anche divertire. Dove stava questa Roma nell'ultimo anno e mezzo? Molto va a Spinazzola, ma nel primo tempo è stata tutta la squadra a giocare molto bene. Speriamo che sia l'inizio di un nuovo capitolo.
    Contro la Real Societad sarà durissima
     
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    Festa Roma con El Shaarawy e Kumbulla: 2-0 alla Real Sociedad e quarti più vicini

    Bella prova della squadra di Mou nell'andata degli ottavi all'Olimpico. Reti del Faraone su assist di Abraham e del difensore con un colpo di testa
    Andrea Pugliese

    9 marzo - ROMA
    La vittoria delle seconde linee. La rivincita di chi ha saputo aspettare e anche soffrire. Un successo importante, netto, un 2-0 marchiato a fuoco da El Shaarawy e Kumbulla. La Roma così si mette in una posizione di netto vantaggio per la sfida di San Sebastian, quando tra una settimana la Real Sociedad proverà a ribaltare la contesa. Ma all’Olimpico c’è un’atmosfera elettrizzante per sprecarla banalmente e stavolta la Roma è molto più vicina a quella che ha battuto la Juventus che non a quella scivolata a Cremona. E considerando l’altalena di prestazione dei giallorossi, non è certo una cosa banale. Mou è stato ancora una volta spietato, vincendo la sua 15esima gara casalinga su 17 in Europa League.

    DECIDE ELSHA—
    Mourinho rilancia Abraham al centro dell’attacco e dà per la prima volta una maglia da titolare a Llorente (con Ibanez out per squalifica). Alguacil, invece, lascia fuori a sorpresa Oyarzabal e davanti si affida alla coppia Kubo-Sorloth. Con il palleggio e con la qualità tecnica degli interpreti, la Real Sociedad prova a fare subito la partita, mantenendo a lungo il possesso palla. David Silva va a fare il trequartista, Merino e Zubimendi in mezzo provano a creare. Ma sono fuochi di paglia, perché la Roma si compatta bene e alla prima ripartenza vera è subito letale: Dybala costruisce, Abraham inventa un assist al bacio per El Shaarawy, che sul palo opposto mette dentro con un colpo da kung-fu. Una volta in svantaggio, gli spagnoli rendono ancora più fitta la matassa in mezzo al campo ed al 21’ sfiorano il pari con un’iniziativa personale di Kubo (palo esterno). Poi ci prova Merino (alto), Smalling rischia l’autogol per anticipare David Silva e Pellegrini non riesce a chiudere uno spunto di Dybala. Insomma, ora si gioca molto più a viso aperto e anche la Roma sale in pressione, per togliere respiro alla manovra basca. El Shaarawy fa bene entrambi le fasi e si immola su un tiro pericoloso di Gorosabel, Matic e Cristante in mezzo duellano e Abraham per poco non beffa Remiro su un disimpegno del portiere spagnolo. Si va al riposo così, con la Roma avanti di un gol ma senza più Llorente, che nell’intervallo resta negli spogliatoi per un affaticamento muscolare.

    VAI MARASH— Nella ripresa la Real Sociedad alza il baricentro, andando a pressare alto ogni portatore di palla giallorosso. La Roma però si difende sempre con ordine e se lascia qualche spazio è solo ai 25-30 metri, da dove ci prova Rico con un bel tiro da fuori deviato in angolo da Rui Patricio. Così dopo 14’ della ripresa Mourinho cambia tutto: dentro Spinazzola, Belotti e Wijnaldum e fuori Pellegrini (per un colpo alla testa), El Shaarawy ed Abraham. Alguacil invece si gioca la carta Oyarzabal. E mentre si soffre nel contenere, si creano spazi per far male. E su uno di questi i giallorossi sfiorano il 2-0: lancio di 50 metri di Mancini per Belotti e incrocio pieno in corsa. E proprio il Gallo gioca una partita generosissima, guadagnando una punizione dopo l’altra e facendo respirare la squadra quando è sotto pressione. Merino allora ha la palla giusta per pareggiare, ma la spreca fuori da due passi e a 4 dalla fine la Roma mette un’ipoteca sui quarti: angolo di Dybala e colpo di testa vincente di Kumbulla. Finisce così, con la Roma in tripudio e l’Olimpico colorato a festa.
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    Pari per l'Arsenal, 3-3 show tra Union Berlino e St Gillois. E il Bayer ne fa 2

    I Gunners pareggiano 2-2 a Lisbona, così come i tedeschi e i belgi. Ok il Leverkusen contro il Ferencvaros
    Salvatore Malfitano

    9 marzo - MILANO
    Emozioni in rapida successione su tutti i campi, agli ottavi di finale di Europa League. Nessun vincitore tra Sporting e Arsenal, che offrono però un ottimo spettacolo nel 2-2 finale. Xabi Alonso guarda già ai quarti, dopo il 2-0 rifilato al Ferencvaros con il suo Bayer Leverkusen. Pirotecnico 3-3 tra Union Berlino e Union Saint-Gilloise, già rivali nella fase a gironi: un risultato che lascia tutto aperto in vista della sfida di ritorno.

    SPORTING-ARSENAL 2-2
    A Lisbona si fa fatica a star dietro a tutte le occasioni. Apre le ostilità Gonçalves, lanciato da Inacio, che non inquadra la porta dopo la percussione in area. Al 22’ va avanti l’Arsenal con il colpo di testa di Saliba su calcio d’angolo, la stessa azione vale anche il pareggio dello Sporting al 34’ grazie alla girata aerea di Inacio. Prima dell’intervallo, Edwards prova a sorprendere Turner con una botta secca sul primo palo e Xhaka ci tenta di testa, ma Adan si salva col piede. Anche nel secondo tempo si va a mille, Martinelli ha subito una chance e a tu per tu col portiere opta per il cucchiaio, toccato in angolo. Al 55’ Paulinho è il più rapido di tutti a spingere in rete la respinta di Tuner sul tiro di Gonçalves, i portoghesi però vengono raggiunti subito: sulla palla tagliata di Xhaka, Morita è sfortunato a deviarla alle spalle del proprio portiere (62’). Martinelli e Paulinho sbagliano da ottima posizione, Vieira centra la porta di testa ma trova l’opposizione di Adan. La fase finale della gara è meno movimentata, a Londra si riparte in parità.

    BAYER-FERENCVAROS 2-0— Nessuna complicazione per il Bayer Leverkusen, che indirizza immediatamente la gara. Al 10’ infatti è il destro secco di Demirbay a portare in vantaggio i tedeschi, dopo una buona triangolazione con Wirtz. La risposta del Ferencvaros si concentra tutta nel pallonetto di Zachariassen, che si ferma sulla traversa al 27’. Nel complesso la formazione di Xabi Alonso non corre rischi e all’86’ mette anche l’ipoteca sul passaggio del turno: segna Tapsoba, spingendo di testa in tuffo la respinta del palo sulla punizione di Hlozek.

    UNION BERLINO-UNION SAINT GILLOISE 3-3— 3-3 Sono i tedeschi a fare la partita, anche se l’unica palla gol pericolosa arriva al 9’, con il tiro schiacciato di Becker parato da Moris. A passare in vantaggio a sorpresa sono gli ospiti: Boniface calcia da lontanissimo senza troppe speranze, una deviazione fa impennare la traiettoria e la rende imparabile (28’). Il meritato pareggio arriva poco prima dell’intervallo, perfetto il calcio di punizione di Juranovic che scavalca la barriera. Nella ripresa l’inerzia del gioco resta all’Union Berlino, la differenza è che gli avversari diventano letali in contropiede. Accade al 58’ quando su un brutto pallone perso da Trimmel è Vertessen a concludere la ripartenza per il raddoppio e succede ancora al 71’ per la doppietta di Boniface; nel mezzo (68’) la rete di Knoche, che sbaglia il rigore concesso dopo on-field review per un tocco di mano di Burgess, ma ribadisce in rete la respinta del portiere. All’89’ si torna in equilibrio: la firma è di Michel, che si incunea bene in area e con l’aiuto di una deviazione batte Moris.
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    Il primo round va alla Juve: col Friburgo ci pensa il solito Di Maria

    Tedeschi battuti nell'andata degli ottavi di Europa League: dopo la tripletta al Nantes è ancora il Fideo a decidere il match
    Dal nostro inviato Marco Guidi

    9 marzo - TORINO
    Sempre nel segno di Angel Di Maria. La Juve vince il primo round dell’ottavo di finale di Europa League contro il Friburgo grazie a una zuccata del Fideo. Un gol di testa (inusuale) per l’argentino, che è stato, al di là della marcatura, il grande protagonista della notte bianconera, deliziando la platea con giocate d’alta classe. L’1-0, però, non mette al riparo del tutto i bianconeri da eventuali sorprese nel ritorno, tra una settimana, in Germania, dove il Friburgo sa osare di più di quanto (poco) fatto almeno per un’ora a Torino.

    SCELTE —
    Niente tridente per Massimiliano Allegri, anche per il leggero fastidio che ha colpito Chiesa proprio alla vigilia. Attacco così affidato a Di Maria e Vlahovic, mentre a centrocampo si rivede dal 1’ Miretti. Solito trio brasiliano in difesa, con Alex Sandro recuperato in extremis (poi costretto al forfait dopo 23’). Non c’è invece Paul Pogba, “punito” per il ritardo alla convocazione e lasciato perciò fuori dalla sfida. Il Friburgo di Streich si schiera con il 3-4-2-1, anche se gli esterni a tutta fascia, Kubler a destra e Gunter a sinistra, sono dei terzini puri più che dei laterali e Sallai gioca più vicino all’unica punta Holer rispetto a Grifo. Panchina per il giapponese Doan, così come per il veterano Petersen.

    ALL’ATTACCO— L’inizio dei bianconeri è promettente, grazie soprattutto alla buona lena di Di Maria. I tedeschi, invece, cercano di tenere il ritmo basso con il palleggio insistito, quasi ipnotico. Tanto che Allegri, per alzare la pressione, mischia subito le carte in mediana, spostando Rabiot in regia, Miretti più alto sul centro-sinistra e usando Locatelli da mezzala destra. Una mossa che dà subito l’esito sperato, con la Juve che prende decisamente in mano la gara. La prima, vera occasione al 13’: Rabiot, servito dal solito Di Maria, prova a sorprendere sul primo palo Flekken, che si salva con i piedi, non senza un pizzico di apprensione. Due minuti dopo, il portiere olandese si ripete, stavolta in tuffo con i pugni, sulla punizione da fuori di Cuadrado. Il pallino è quasi esclusiva della squadra di Allegri, che però perde, come a Roma, Alex Sandro per infortunio: dentro capitan Bonucci, esattamente come domenica scorsa all’Olimpico. Al 25’ si vede finalmente al tiro anche Vlahovic, che da fermo chiama Flekken a un’altra respinta. Mentre Bremer poco dopo non riesce a deviare in rete, a due passi dalla riga di porta, il corner teso di Di Maria. L’ultimo brivido del primo tempo lo regala Cuadrado, che impegna da fuori Flekken, con Vlahovic impreciso di testa sulla ribattuta.

    DI MAGIA— La ripresa parte con lo stesso canovaccio, ma con un cambio: Fagioli per Miretti. Pronti e via, Di Maria pennella per la testa di Vlahovic: zuccata in anticipo sul marcatore, ma palla alta. La Juve insiste e al 53’ finalmente il muro del Friburgo cade, nel modo meno atteso: cross di Kostic dalla sinistra e colpo di testa vincente di… Di Maria. Non esattamente il meglio del repertorio del Fideo, che nell’occasione ringrazia la dormita fatale di Gunter. Sotto di un gol, Streich prova a dare una scossa ai suoi: Doan e Keitel prendono il posto di Sallai ed Eggestein. Al 64’ brivido per la Juve, quando Holer buca Szczesny in girata sugli sviluppi di una mischia generata da un calcio piazzato di Grifo. A salvare la Signora è il Var: l’arbitro Sidiropoulos, dopo on field review, punisce il tocco di mani di Ginter, che anche se involontariamente si trasforma nell’assist per il goleador ospite. Si resta così sull’1-0 e Allegri getta nella mischia Chiesa per Vlahovic, a secco per la quinta partita di fila tra coppe e campionato. La gara però ora è cambiata, con il Friburgo più intraprendente e la Juve che si chiude, forse anche troppo, anziché cercare il raddoppio. Grifo su punizione non inquadra la porta per poco al 75’. Per cercare di riguadagnare metri, Allegri inserisce allora Kean per Kostic, con Chiesa che passa sulla fascia sinistra. L’ex Fiorentina, però, subito dopo patisce un infortunio e, pur restando in campo per aiutare la squadra, gioca a mezzo servizio da punta, con Kean a sacrificarsi da laterale. Il Friburgo ci prova anche, ma con poco costrutto, creando poco o nulla nel finale. In Germania, la squadra di Streich dovrà fare molto di più per ribaltare il vantaggio bianconero.
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