Europa League - 2022-23

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    Juve, Vlahovic non basta: Suso e Lamela la ribaltano. La finale è Siviglia-Roma

    Il serbo porta in vantaggio i bianconeri nel ritorno della semifinale di Europa League, poi il Siviglia pareggia e al supplementare trova il gol che vale la sfida a Mourinho
    Livia Taglioli

    18 maggio - MILANO
    Nel ritorno della semifinale di Europa League Vlahovic porta in vantaggio la Juve ma non basta: il Siviglia capovolge l’esito della gara con gli “italiani” Suso e Lamela, subentrati a partita in corso, supera 2-1 la Juve e vola in finale, dove incontrerà la Roma puntando alla settima vittoria del trofeo. Per gli spagnoli è il secondo successo contro la squadra bianconera in sei precedenti (1-1 all’andata), per la squadra di Allegri è una sconfitta pesantissima perché significa l’addio all’unico trofeo stagionale per cui era ancora in lizza. Niente finale europea sei anni dopo, dunque, e soprattutto niente chance di accesso diretto alla Champions, al netto di eventuali diverse decisioni extra campo. La Juve perde anche Fagioli, che con ogni probabilità ha chiuso stasera la sua stagione a causa di una frattura a una clavicola.

    PRIMO TEMPO A DUE FACCE—
    Al Ramón Sánchez-Pizjuán doppia “allegrata” dell’allenatore della Juve: se Kean terminale offensivo davanti a Di Maria era nell’aria, la scelta di Iling-Junior sulla fascia sinistra al posto di Chiesa o Kostic è stata mossa del tutto a sorpresa sullo scacchiere bianconero. Inattesa ma non per questo illogica: probabilmente Allegri ha pensato che la freschezza dei giovani potesse stancare l’avversaria, per poi avere ricambi più esperti per dare il colpo del k.o. nella ripresa o più, in caso di bisogno, nell’ottica dei cinque cambi e di una gara dalla durata imprevedibile. Nella marea rossa dello stadio – bella la cornice di pubblico sugli spalti – il Siviglia parte a pieni giri, stringendo d’assedio la Juve, costretta nella sua area per il primo quarto d’ora senza poter mettere fuori la testa. Il pressante incalzare andaluso non trova però sbocco: nessun tiro, zero pericoli concreti per la Juve che fa densità in area e non lascia alcun varco scoperto.

    IL FESTIVAL DELLE OCCASIONI— E allora è la Juve a farsi pericolosa, prima con un tiro dal limite di Fagioli alzato sopra la traversa da una deviazione di Badé, poi, soprattutto, con un colpo di testa ravvicinato di Gatti, violento ma poco angolato, che Bounou respinge. È il minuto 15, la partita si infiamma, e finalmente il ping pong di occasioni si infittisce. Il Siviglia risponde infatti con un colpo di testa di Ocampos al quale Szczesny si oppone miracolosamente, poi è Gatti a svellere chirurgico un pallone dai piedi di El Nesyri pronto al tiro al limite. Al 27’ Rabiot inventa un bel filtrante per Di Maria, che sbaglia due volte: il tocco, con un pallonetto che non trova lo specchio, e la scelta, visto che c’era Kean libero in mezzo all’area. Poi ancora Szczesny è sugli scudi, al 30’, quando alza in angolo un sinistro dalla distanza di Acuna. Risponde Kean, che incrocia e colpisce un palo a portiere battuto, al 33’. L’alternanza continua, con Rakitic che manda alto da buona posizione e Szczesny che dice ancora no a un destro in corsa di Ocampos. Fagioli, travolto da Gudelj, cade ed abbandona in campo in barella, con una clavicola probabilmente fratturata. Al suo posto, al 41’, entra Paredes. Rabiot trova il gol ma Locatelli è in fuorigioco ed è tutto da rifare. E ancora il Var sottoscrive la decisione sull’ultima azione del primo tempo: un intervento assai deciso di Cuadrado su Torres non è in area, e le squadre si danno appuntamento per la ripresa.

    SUSO E LAMELA RIBALTANO VLAHOVIC— Il secondo tempo vede in campo minor intensità ma la stessa voglia di pungere, con entrambe le contendenti vicino al gol. Ci vuole un doppio innesto per cambiare l’inerzia della gara: al 63’ Vlahovic e Chiesa rilevano Kean e Di Maria, e due minuti più tardi il serbo trova il gol, con un tocco sotto di sinistro dopo un appoggio di testa di Rabiot. E’ l’1-0 per la Juve, che si accartoccia tutta intorno a Vlahovic panchina compresa. Intanto nel Siviglia si rivedono altri due ex “italiani” Suso e Lamela. E la gioia bianconera dura poco: è proprio lo spagnolo a trovare il gol dell’1-1, al 71’, con un sinistro dalla distanza verso il quale Szczesny si protende in volo ma non arriva. Ancora un brivido firmato Suso su punizione, con Szczesny che devia in angolo ed è il turno di Miretti e Kostic, in campo dall’86’ al posto di Locatelli e Iling. I tempi regolamentari si chiudono con una grande deviazione di Szczesny su colpo di testa di Es-Nasyri (su assist di Suso), e la partita si consegna ai supplementari. E qui si svolge la scena madre della gara: dopo 5’ Gil scavalca Cuadrado con un cross, e Lamela, subentrato al 70’ a Ocampos, di testa supera Szczesny realizzando il definitivo 2-1. Acuna dopo 115' perde tempo e riceve il secondo giallo. Ma per la Juve il sogno europeo finisce qui.
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    Regge il muro di Mourinho: la Roma ferma il Bayer e vola in finale!

    Dopo l'1-0 dell'andata, in Germania i giallorossi giocano una gara tutta difensiva ma riescono a strappare il biglietto per Budapest, bissando la finale (poi vinta) di Conference dell'anno scorso
    Dal nostro inviato Andrea Pugliese

    18 maggio - LEVERKUSEN (GER)
    Con il cuore, faticando tantissimo e pensando soprattutto a difendersi (alla fine i tiri saranno 29 a 1 per il Bayer). Ma alla fine godendo anche al massimo per una finale cercata, voluta e a conti fatti anche meritata. La Roma è a Budapest, dove il 31 maggio si giocherà la possibilità di fare il bis europeo dopo la vittoria della Conference League dello scorso anno. Lo 0-0 di Leverkusen manda in paradiso i giallorossi, che capitalizzano al massimo il gol di Bove dell’andata. Matic ha ancora una volta spadroneggiato in mezzo al campo e Rui Patricio si è fatto perdonare le ultime indecisioni. Per Mourinho è la sesta finale europea della sua carriera, con le altre cinque dove ha sempre vinto

    DOMINIO TEDESCO—
    Xabi Alonso affida la cabina di regia a Demirbay (a causa dell’assenza per infortunio di Andrich) e davanti stavolta punta sull’iraniano Azmoun. Mourinho, invece, si gioca le due punte (Abraham-Belotti) per non avere un atteggiamento troppo difensivo, lasciando in panchina Wijnaldum. Tentativo vano, perché al di là dell’occasione che Pellegrini (tiro al lato) ha dopo poco più di un minuto di gioco, a fare la partita è solo il Leverkusen, che va all’intervallo con un possesso palla del 73% ed un conteggio dei tiri di 14-1 a suo favore. Wirtz e Diaby si cambiano spesso di fascia, anche se poi a volte vanno a collassare tutti e due dalla parte di Spinazzola, dove c’è anche Frimpong a mettere in difficoltà il terzino giallorosso. Che infatti è costretto ad un superlavoro, tanto che al 34’ deve arrendersi per un problema muscolare (dentro Zalewski). Ci prova spesso Demirbay da fuori, un paio di volte anche Azmoun senza successo, mentre l’occasione più limpida per passare ce l’ha Diaby su invenzione in verticale di Wirtz, ma il tiro del francese si stampa sulla traversa dopo una bella fuga in velocità. E la Roma? Tutta arroccata dietro, anche perché le due punte (Belotti ed Abraham) non tengono un pallone e allora è anche difficile provare a risalire. Mourinho capisce l’antifona e cerca di limitare i danni, provando a chiudere le linee di passaggio a Palacios, ma soffrendo contemporaneamente il palleggio di Wirtz e la fantasia di Diaby. Anche perché Frimpong e Bakker giocano molto alti, costringono la linea difensiva della Roma a diventare a cinque, liberando spazi per i tiratori da fuori.

    TANTA SOFFERENZA— La mossa di Mou ad inizio ripresa è Wijanldum per Belotti, con Pellegrini che si alza al fianco di Abraham. Con un centrocampista in più la Roma trova maggior equilibrio e la spinta del Leverkusen diventa meno incessante. Pellegrini si rende pericoloso su calcio piazzato, ma con il passare dei minuti Diaby e Frimpong capiscono che possono far male a Zalewski e lo puntano (bene) a ripetizione. Demirbay ci prova ancora un paio di volte da fuori (sulla seconda Rui Patricio è perfetto). Con il passare dei minuti la pressione torna ad essere forte. Xabi Alonso allora manda dentro anche Adli per dare più peso al suo attacco, Mou risponde con Smalling per Celik, che deve arrendersi anche lui a un problema muscolare (con Bove che scivolare a fare l’esterno destro di fascia). Tah sfiora il gol da fuori, entra anche Hlozek per provarle tutte e Azmoun spreca in area la palla giusta per segnare. Gli ultimi dieci minuti per i giallorossi sono una sofferenza, anche perché poi ne arrivano ben 8 di recupero. Ma si va avanti con il cuore. L’area romanista diventa un bunker, si respinge via ogni pallone, fino al fischio finale. La Roma è in finale, la gioia è immensa.
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    Juve oscena, neanche il vecchio Trap avrebbe fatto un catenaccio di questo tipo. Con i giocatori che ha in rosa è una pena vedere la Juventus difendersi come una provinciale qualsiasi.
     
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    Ieri sera siamo riusciti a far sembrare un calciatore Suso. Rendiamoci conto
     
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    Partita orrenda e di sofferenza ma l'importante è essere in finale, per il secondo anno di fila
     
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    Beffa Roma: perde la finale di Europa League ai rigori. Il Siviglia fa festa: decisivi gli errori di Mancini e Ibanez

    Mourinho perde la prima finale europea dopo 5 trionfi consecutivi, gli spagnoli si confermano padroni di un trofeo che hanno già alzato 7 volte
    Dal nostro inviato Andrea Pugliese

    1 giugno - BUDAPEST
    Una battaglia senza fine, forse anche la finale più lunga di sempre. Una sfida interminabile, fatta di duelli e rivincite. E una delusione gigantesca, con la Roma che perde la finale ai calci di rigore. Decisivi gli errori di Mancini e Ibanez, quando tutti i rigoristi giallorossi erano già fuori.

    VAI JOYA—
    Mourinho si gioca subito la carta-Dybala per provare a fare la partita, mentre Mendilibar davanti a sinistra preferisce Gil a Lamela. Il Siviglia si scalda con una maglia d’incoraggiamento per Sergio Rico (sivigliano, cresciuto nel club), poi si parte e il primo a provarci è proprio Dybala. Si gioca in una bolgia, lo stadio per due terzi giallorosso, ma i ritmi non si alzano mai. La Roma opta per un 3-5-2 volto a creare densità in mezzo ed in campo sembra una fisarmonica: a tratti si alza per andare a pressare le fonti di gioco spagnole, a tratti si rannicchia su se stessa per far scoprire gli avversari e provare a far male negli spazi. Ma gli spagnoli, appunto, non alzano il ritmo, proprio per non rischiare. Piuttosto cercano l’ampiezza, più a destra con Navas e Ocampos che a sinistra con Telles e Gil. Ma a conti fatti producono poco e la prima vera grande occasione capita a Spinazzola, che però calcia a colpo sicuro su Bono. Telles e Gudelj si prendono cura da vicino di Dybala, che ci mette un po’ a carburare, ma quando innesta la marcia giusta è quella decisiva: Cristante recupera palla su Rakitic, Mancini indovina il corridoio giusto in verticale e la Joya non lascia scampo a Bounou. É il 35’, la Roma è in vantaggio e la gente giallorossa impazzisce di gioia. Poco prima c’era stata una protesta per un contatto in area tra Gudelj e Abraham, ma il difensore serbo prende prima la palla e poi la testa dell’inglese. E il Siviglia? Fino all’ultimo minuto del recupero (ben 7 minuti) non produce quasi nulla, se non un colpo di testa innocuo di En-Nesyri e due tiracci alti di Torres e Fernando. Poi, proprio ad un soffio dall’intervallo, è Rakitic a mettere i brividi a Rui Patricio, ma il suo sinistro da fuori si stampa sul palo.

    LA REAZIONE — Mendilibar allora davanti cambia un po’ tutto, mandando dentro Suso e Lamela per Torres e Gil. I palloni iniziano a spiovere dentro l’area giallorossa: Ocampos cerca un’improbabile rovesciata, Telles ci prova appena entrato in area. Poi al decimo il Siviglia pareggia, con Mancini che devia in porta un cross di Navas nel tentativo di anticipare En-Nesyri. Mou predica calma, ma il vero problema della Roma è che adesso il baricentro è troppo basso e la squadra fatica a risalire. C’è da assorbire il contraccolpo psicologico del gol, serve ritrovare la serenità e gli equilibri. Al 20’, però, la Roma può ripassare, ma nel mischione in area prima Abraham e poi Ibanez non riescono a metterla dentro con errori clamorosi. E qui finisce anche la partita di Dybala (dentro Wijnaldum), che aveva iniziato a zoppicare da un po’. Adesso il piano-partita è diverso, con il possesso palla spagnolo contrapposto ai lanci su Abraham, che però sbaglia ancora una volta partita. E infatti Mou lo tira fuori, affidandosi a Belotti. A 15’ dalla fine Taylor concede un rigore per fallo di Ibanez su Ocampos (palla piena), ma poi torna sui suoi passi con l’aiuto del Var. Poi c’è il fallo di mano di Fernando (considerato da Taylor involontario), il gol divorato da Belotti e i tentativi finali (fuori) di En-Nesyri e Fernando.

    IL GRAN FINALE — Si va ai supplementari, a caccia del colpo di teatro che cambi l’inerzia della partita. Ma le squadre si allungano, si vive di strappi e la fatica si fa sentire sulle gambe. Il primo tempo scivola via così, senza grandi emozioni. Nel secondo si parte con una gomitata di Lamela a Ibanez (labbro spaccato), poi Matic che cade dalla fatica, la traversa di Smalling all’ultimo respiro e i rigori a decidere il trofeo. La Roma è senza i suoi tre rigoristi (Pellegrini, Dybala e Abraham), si tira sotto la curva del Siviglia: sbagliano Mancini e Ibanez, li imita anche Montiel ma Taylor lo fa ripetere e il Siviglia porta a casa la coppa. Una delusione infinita. Anche immeritata.
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    Porca troia che incazzatura.
    Però in fondo ci sta bene. Non puoi giocare 35 minuti su 143 minuti (!) e non upoi sempre sperare che parcheggiando il pulman davanti alla porta ti possa andar bene
     
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    VAFFANCULO!
    Un'occasione così non so quando ci ricapiterà. Dalla possibilità di fare la Champions alla Conference. Mi viene da piangere.
    Arbitro figlio di puttana, e Winaldum o come porcodio si scrive completamente fuori partita.
    Belotti avrebbe potuto diventare il nuovo eroe giallorosso ma figuriamoci se riusciva a buttarla dentro
     
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