Champions League 2023-24

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    Lazio mai in partita, ne prende tre dal Feyenoord: prima sconfitta in Champions

    Gli olandesi superano in classifica i biancocelesti dominando con una doppietta di Gimenez e un gol di Zerrouki, inutile rigore nel finale di Pedro

    dal nostro inviato Stefano Cieri
    25 ottobre - ROTTERDAM
    Si ferma la corsa della Lazio in Champions. Dopo il pareggio con l’Atletico Madrid e la vittoria a Glasgow con il Celtic, a Rotterdam la formazione di Sarri rimedia una sconfitta netta e senza attenuanti. Il Feyenoord domina in lungo e in largo per 80 minuti, realizzando tre gol e sfiorandone almeno altri tre. La formazione romana riesce a combinare qualcosa solo nei dieci minuti finali, nei quali accorcia le distanze e sfiora pure il secondo gol. Troppo poco, però, per avere recriminazioni. Risultato giusto e sconfitta pesante, anche perché il Feyenoord con questi tre punti scavalca in classifica la Lazio che ora è terza nel suo girone. Per la qualificazione agli ottavi sarà decisiva la sfida di ritorno con gli olandesi in programma tra due settimane all’Olimpico.

    MONOLOGO OLANDESE —
    Il primo tempo è un monologo del Feyenoord. La squadra di casa prende il comando delle operazioni sin dall’inizio grazie ad una grande determinazione e a un gioco corale che si rivela bello ed efficace. Il 4-3-3 schierato da Slot prevede un’occupazione del campo in ampiezza che disorienta la Lazio. I pericoli arrivano soprattutto grazie al lavoro dei due esterni d’attacco Stengs e Paixao che superano sistematicamente i loro controllori, Marusic e Hysaj. Ma la Lazio soffre tremendamente pure in mezzo dove il trio di centrocampisti olandesi è decisamente più in palla di quello laziale. L’atteggiamento della Lazio è passivo e questo facilita il compito della formazione di casa. Che va vicino al gol già dopo 3 minuti con Paixao (para Provedel), quindi con un colpo di testa di Gimenez al 10’ (la palla esce di pochissimo). La squadra di Sarri prova a rallentare il gioco per arginare la furia dei padroni di casa, ma il disegno riesce solo per pochi minuti. Al 25’ il Feyenoord va in gol, ma la Lazio viene salvata dal var che pesca un fuorigioco millimetrico di Gimenez su lancio di Stengs (la rete era arrivata grazie ad una carambola tra Gimenez e Hysaj, sarebbe stato autogol). La rete annullata anziché demoralizzare il Feyenoord gli dà ancora più carica. Il gol che sblocca la gara arriva al 31’. Lo realizza Gimenez che sfrutta alla perfezione un filtrante di Wieffer, con Casale che colpevolmente lascia calciare il centravanti messicano. La Lazio prova a reagire, ma a parte un colpo di testa di Luis Alberto (parato da Bijlow) non produce nulla di interessante. Sono invece gli olandesi a continuare a menare le danze. E in pieno recupero, al 47’, arriva pure il raddoppio grazie ad un tiro da fuori di Zerrouki, servito da Stengs.

    RIPRESA — Il raddoppio poco prima dell’intervallo finisce con lo spezzare la gambe alla Lazio. Sarri prova a rianimare la sua squadra con due cambi. Il tecnico mette dentro Lazzari per Hysaj e Guendouzi per Rovella (Vecino diventa play). Ma l’inerzia della partita non cambia. E’ sempre il Feyenoord ad avere il controllo della gara. E a rendersi pericoloso. Al 6’ Paixao, tutto solo davanti a Provedel, si divora un gol incredibile (tira alto). L’episodio che potrebbe riaprire tutto arriva al 13’ e capita sui piedi di Castellanos da poco entrato al posto di Immobile. Un tiro di Zaccgni dalla sinistra costringe il portiere Bijlow ad una difficile respinta che finisce sui piedi dell’argentino. Che, con la porta spalancata, manda alto. Scampato il pericolo il Feyenoord riparte ancora più forte. A nulla valgono i successivi cambi di Sarri (entrano anche Pedro per Felipe Anderson e poi Cataldi per Vecino). E’ sempre la squadra di casa a comandare le operazioni. Il 3-0 arriva al 29’ grazie ad un’iniziativa di Jahanbakhsh (appena entrato al posto di Paixao). Il suo assist per Timber è ghiotto, ma sul tiro del centrocampista Provedel riesce in qualche modo a respingere. Sulla ribattuta però Gimenez anticipa tutti e mette dentro. Con tre gol di vantaggio il Feyenoord decide comprensibilmente di rallentare e limitarsi a controllare il gioco. Ma in questo modo favorisce la reazione della Lazio. Che accorcia le distanze con Pedro dal dischetto (rigore fischiato per fallo di Lopez su Castellanos) e poi ha altre due palle-gol, prima con Castellanos (colpo di testa di poco alto) quindi in pieno recupero con Romagnoli sulla cui conclusione Bijlow si supera per salvare la porta.
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    Mbappé non lascia scampo, poi il Psg dilaga: Milan, così si mette male

    Kylian apre le marcature con un’invenzione nel primo tempo, di Kolo Muani e Lee i gol nella ripresa. Rossoneri ultimi da soli nel girone, anche se nulla è ancora del tutto compromesso

    25 ottobre - PARIGI
    Se il Milan di Champions cercava risposte, nella notte di Parigi ne sono arrivate parecchie. E non sono affatto confortanti: per prima cosa, il 3-0 con cui il Psg si è preso il primo posto nel gruppo F è una sconfitta che rischia di lasciare molte più scorie di quanto non abbia fatto il ko con la Juve. Non solo: il Diavolo di coppa si conferma clamorosamente spuntato, siamo alla terza gara su tre chiusa senza segnare, e l’infortunio di Jovic nel riscaldamento complica le cose anche a livello numerico per le prossime partite. E ancora: la classifica si fa dura, durissima. Il Borussia Dortmund, vincente a Newcastle, rimescola le carte e lascia aperta la porta degli ottavi a Pioli, ma per passare occorrerà vincere, già a partire dal ritorno con i francesi, il 7 novembre a San Siro: questo Milan senza cattiveria sotto porta e fragile dietro è in grado di riuscirci?

    LE SCELTE—
    Il Milan è quello annunciato alla vigilia, ma è anche un inedito: per la prima volta nella sua storia nelle coppe europee, va in campo una formazione priva di italiani. A Kalulu, preferito a Calabria sulla destra, tocca l’incombenza più pesante, occuparsi di Mbappé. Senza Loftus-Cheek, Pioli in mezzo si affida a Musah e Reijnders, con Krunic play: il bosniaco torna titolare a un mese dall’ultima volta. In avanti tocca al tridente Pulisic-Giroud-Leao. Luis Enrique risponde con un 4-2-4 ultra offensivo: mediana di equilibrio con Zaire-Emery e Ugarte, poi largo alla creatività: Vitinha è l’“intruso” in un attacco tutto francese con Dembelé e Mbappé larghi e Kolo Muani prima punta.

    LAMPO MBAPPÉ— Le premesse della partita mettono i brividi ai tifosi milanisti: il Psg spinge con forza, i rossoneri rinculano impauriti e spendono due gialli nei primi 7 minuti, con Thiaw e Krunic. I francesi tengono palla, manovrano ma non concretizzano e così il Milan trova coraggio per alzarsi e iniziare a giocare la “sua” partita, fatta di pressione alta e ripartenze. È il 10’ quando Pulisic sfonda e cerca un compagno sul secondo palo: Leao però non c’è e Marquinhos chiude in angolo. Rafa si sveglia al 16’, quando porta palla in velocità e Hakimi lo stende: il marocchino è ammonito, il Milan guadagna una punizione dal limite. Ma sul pallone, a sorpresa, va Tomori: la barriera respinge. Il Diavolo è impreciso, poco cattivo in area, però regge e il Psg allora si affida agli assoli di Mbappé: primo tito in porta al 22’, Maignan blocca senza problemi, poi destro a giro che sfiora il palo al 30’. Somiglia a un botta e risposta con Leao, che quattro minuti prima ha cercato, e quasi accarezzato, il secondo palo in diagonale, dopo una bella ripartenza rifinita da un tacco di Giroud. Invece è il preludio al lampo che illumina il Parco dei Principi al 32’: segna Mbappé, ed è un gran bel gol, ma altrettanto bella è la giocata che consegna il pallone alla stella francese, firmata Zaire-Emery. Il 17enne che ha “licenziato” Verratti strappa palloni in mediana e ne estrae sempre qualcosa di interessante, proprio come quando scappa via a Reijnders e pesca Mbappé all’ingresso dell’area: Kylian controlla, finta, sposta il pallone e scarica un destro imparabile sotto gli occhi di Tomori, stordito dal gioco di prestigio ad alta velocità del francese. Il Psg passa nel momento migliore del Milan, e rischia di raddoppiare con Kolo Muani: Thiaw mura il suo tiro e Pioli respira.

    DIAVOLO IN GINOCCHIO— Il tedesco, con la pericolosissima macchia del cartellino giallo addosso, resta negli spogliatoi: dentro Calabria, con Kalulu spostato al centro. Il Psg non cambia ma riparte più convinto. E colpisce ancora: prima segna con Dembelé, ma l’arbitro Vincic annulla dopo un controllo al Var per una spinta di Ugarte a Musah, poi rischia di subire il pari con Giroud, che non trova la porta dopo un cross di Pulisic (l’americano, da ottima posizione, avrebbe potuto andare al tiro…) e al 53’ imbuca il 2-0. La difesa rossonera si dimentica di Dembelé, lasciato libero di tirare sugli sviluppi di un corner: il 10 dei parigini va al tiro, Maignan respinge corto e Kolo Muani infila da due passi. Il Milan balla, ringrazia Maignan che nega a Mbappé il gol della doppietta, e prova a scuotersi. Ma i limiti dell’attacco rossonero in Champions emergono in maniera prepotente: il primo tiro in porta, dopo oltre un’ora di gioco, è un destro senza pretese di Pulisic; al 68’ il solito Leao riceve un buon pallone da Reijnders in contropiede ma non inquadra; Giroud prova a sorprendere Donnarumma con un pallonetto dalla distanza, ma Gigio è attento. E si conferma al 78’ su Leao, deviando in angolo il destro ravvicinato del portoghese. Maignan non è da meno: a 10’ dalla fine Mbappé si presenta tutto solo al tiro, lui devia sul palo. Questione di tempo, perché il Psg passa ancora: il coreano Kang-In Lee, entrato al posto di Dembelé, firma il 3-0 su assist di un imprendibile Zaire-Emery. La festa è rossoblù, il Diavolo se ne va all’inferno e domani si sveglierà col mal di testa: domenica si va a Napoli.
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    Praticamente siamo andati in gita a Parigi.
    Chissà se li portano pure a Disneland.
     
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    Maignan 6
    Kalulu 5
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    Tomori 5
    Hernandez 4
    Reijnders 5
    Krunic 5
    Musah 5.5
    Pulisic 5
    Giroud 5
    Leao 4
    Calabria 5
    Pobega sv
    Adli 5
    Kjær sv

    Pioli: 4

    Cardinale: 4
     
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    Il Milan rinasce nella notte più bella: Leao e Giroud affondano il Psg

    I rossoneri sono terzi nel girone: la qualificazione agli ottavi ora è possibile

    Marco Pasotto
    Giornalista
    7 novembre 2023 (modifica alle 23:18) - MILANO
    Dal nulla al tutto nel giro di tre giorni. Troppa grazia, vecchio Diavolo. Il Milan si riprende tutto ciò che aveva smarrito in campionato con l’Udinese e lo fa nella serata più importante. Serata di gala, serata di stelle, serata da dna europeo rossonero che no, non può essere solo retorica osservando una prestazione simile di fronte a un avversario simile. E cioè una squadra oggettivamente più forte, costata un’enormità. Il Milan fa cadere il Psg di Mbappé, stavolta Leao vince il duello con l’ex tifoso rossonero Kylian e Pioli si porta a casa il successo più prestigioso della sua carriera, fortificando una panchina che comunque non era in discussione. Il Milan torna in piena corsa qualificazione e lo fa sgambettando il suo ex bimbo prodigio Donnarumma, massacrato di insulti e di fischi come da programma.

    LE SCELTE—
    Dopo il cambio di sistema, imposto da esigenze di infermeria e colato a picco con l’Udinese, Pioli ha ripristinato il consueto 4-3-3 dal momento che i medici gli hanno restituito in un colpo solo Pulisic, Chukwueze e Hernandez, chiamato alla rivincita contro il fratello. Tridente offensivo di prima scelta quindi – Pulisic-Giroud-Leao -, e mediana che ha registrato il ritorno dal primo minuto di Loftus-Cheek e Musah preferito a Krunic, ma non sulle zolle di Rade: il nazionale Usa infatti è andato sul centrosinistra e davanti alla difesa si è piazzato Reijnders, a cui è stato affidato anche il compito di dare una mano su Mbappé. Luis Enrique ha confermato l’undici dell’andata, consegnando la fase offensiva al suo numero 7 più Vitinha, Kolo Muani e Dembelé. In mezzo al campo il talento cristallino del 17enne Zaire-Emery, abbagliante all’andata e decisamente meno appariscente stavolta. Ma a funzionare è stato soprattutto il piano di pronto intervento su Mbappé, con Reijnders che – come da copione – è scalato sull’esterno per chiudere varchi a lui e canali di passaggio ai compagni. Non una vera e propria gabbia, ma più una “scorta” collettiva a protezione della linea difensiva. Particolarmente pregevole il lavoro di Reijnders, che ha recuperato lo smalto perduto occupandosi di Vitinha – non un’alternativa agevole – quando non gli toccava Mbappé, e non ha rinunciato ad accompagnare in certi casi la fase offensiva.

    COMPATTEZZA— Livello complessivo del match: decisamente alto. Primo tempo di una bellezza clamorosa, con due squadre che hanno giocato per quarantacinque minuti come se fossero gli ultimi cinque di una partita a eliminazione diretta. Dritto per dritto, con un desiderio folle di fare gol a ogni discesa. Il merito del Milan, rispetto ad altre situazioni simili, è stato soprattutto uno: anche in un contesto di ripartenze continue, fatte e subite, non si è mai disunito. Tanto sfilacciato all’andata, quanto compatto stavolta. Certo, ha dovuto per forza di cose accettare parecchi duelli – Dembélé quasi immarcabile -, ma è rimasto bene a galla grazie a quella compattezza mancata a Parigi. E grazie anche a uno sguardo benevolo dall’alto, quando il sinistro di Dembélé si è stampato sulla traversa. Attenzione, però: non stiamo parlando di un monologo parigino, tutt’altro. Il Diavolo ha replicato colpo su colpo ed è stata l’ennesima partita di questa Champions con tanti rimpianti sotto porta. Due azioni in fotocopia che hanno portato allo sperpero di palle gol nitide. La prima al 6’, sgasata imperiosa di Leao a sinistra, cross basso per Loftus-Cheek che, tutto solo, ha alzato la mira poco più in là del dischetto. La seconda all’11: cross basso da destra di Calabria e orribile bis concesso da Musah con destro soffice fra le braccia di Donnarumma.

    REAZIONE— San Siro bollente di rabbia anche perché fra uno spreco e l’altro il Psg era passato: angolo dalla destra, spizzata di Marquinhos e testa di Skriniar arrivato a tu per tu con Maignan in totale solitudine. Amnesia difensiva totale. A questo punto, sotto di un gol e con i fantasmi delle partite precedenti, il Milan avrebbe potuto squagliarsi e invece ha reagito con grande personalità e ci ha messo solo tre minuti. Giroud si è infilato da posizione decentrata e ha scaricato un sinistro che Donnarumma ha deviato verso l’alto. Leao ha capito tutto, si è coordinato e ha messo in buca in rovesciata, con palla sotto il braccio di Gigio. Movimenti sussultori di magnitudo importante al Meazza. Altro? Eccome. Maignan che anticipa alla grande Mbappé lanciato in porta, Mbappé che svirgola da posizione ghiotta, Giroud che prende l’esterno rete e poteva fare meglio, Tomori che impegna Donnarumma su punizione e Leao che scarica un destro fuori di poco. Menzione speciale per Loftus-Cheek, riassumibile con un solo aggettivo: monumentale. Di lotta e di governo: non contenibile.

    RIPARTENZE— Applausi a fine primo tempo che diventano apoteosi al 5’ della ripresa quando Hernandez crossa per Giroud, che sovrasta Skriniar e infila Gigio. Due a uno, San Siro impazzisce e dopo un quarto d’ora ammutolisce di fronte al miracolo di Donnarumma sulla punizione di Hernandez: pallone tolto di mezzo a pochi centimetri dal palo. Il Psg ovviamente prova a spingere, ma quello di stasera è un Milan che continua a non disunirsi, si chiude stringendo i denti e ripartendo ogni volta che può. Sul taccuino del secondo tempo restano soprattutto due appunti: un’altra super parata di Donnarumma su un destro molto infido di Okafor e un palo esterno di Lee. Poi, dopo sette minuti di recupero, la festa può esplodere davvero: il Milan è tornato ed è stato uno spettacolo.
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    Immobile fa 200 con la Lazio e Sarri scavalca il Feyenoord: biancocelesti secondi

    Decide un destro di Ciro nei minuti di recupero del primo tempo. Provedel decisivo nel finale. La qualificazione agli ottavi di Champions è alla portata dei capitolini

    Nicola Berardino
    Giornalista
    Con il gol numero 200 in biancoceleste di Ciro Immobile la Lazio conquista una vittoria preziosissima in prospettiva qualificazione nel girone E di Champions. Con i tre punti contro il Feyenoord ecco il salto al secondo posto alle spalle dell’Atletico Madrid, scavalcando proprio gli olandesi. Gara sofferta da parte della squadra di Sarri capace però di imporsi con accortezza e temperamento, facendo leva sulla rete di Immobile nel recupero del primo tempo.

    CIRO FA 200—
    Sarri si riaffida all’assetto da Champions, così tornano titolari Kamada, Vecino e Immobile. Hysaj rileva l’infortunato Marusic sulla corsia di sinistra della difesa. Ancora out Casale: c’è Patric da centrale, al fianco di Romagnoli. Slot conferma in blocco la formazione inziale del successo di 3-1 a Rotterdam di due settimane fa. La Lazio scatta all’attacco. Subito un’incursione di Zaccagni, fermato da Nieuwkoop, che viene ammonito. Ritmo alto già dal via. A vuoto un tentativo di Vecino. Proteste laziali per un intervento in area di Hartman su Felipe Anderson: Marciniak fa proseguire. Molto aggressivi i biancocelesti. Resta a terra Nieuwkoop dopo uno scontro (anche capocciata) con Hysaj e viene sostituito da Trauner. Ripartenza degli olandesi: Provedel neutralizza l’iniziativa di Paixao. Guadagna metri il Feyenoord che si impossessa del pallino del gioco. Riparte la Lazio: colpo di testa di Patric fuori bersaglio. Alla mezz’ora, pericolosa la squadra di Slot: Timber innesca Gimenez, Provedel sventa il sinistro dell’attaccante messicano. Sul successivo corner, colpo di testa alto di Wieffer. Sempre più convinti gli olandesi: al tiro con Paixao, a lato. Lazio in palese difficoltà in fase di costruzione. Mentre gli olandesi macinano gioco con disinvoltura e sicurezza. La squadra di Sarri non riesce a trovare varchi in profondità a differenza degli uomini di Slot. Quattro minuti di recupero. Al 46’, fiammata della Lazio. Lancio lungo di Felipe Anderson per Immobile: il bomber scatta sul filo del fuorigioco, salta il portiere Bijlow e sigla il vantaggio. Per il capitano, che esulta sotto la curva Nord, è il duecentesimo gol con la maglia biancoceleste. Prima dell’intervallo, Immobile anticipato al tiro da Geertruida. Fuori un colpo di testa di Romagnoli.

    MURO LAZIALE— La ripresa carica subito l’intensità della gara. Feyenoord in proiezione offensiva. All’8’ Sarri sostituisce Kamada con Guendouzi per ricompattare la mediana. Lazio serrata nella propria metà campo. Sarri ravviva al 17’ anche il fronte offensivo: entrano Pedro e Castellanos per Zaccagni e Immobile, salutato dall’ovazione dell’Olimpico. Si distendono i biancocelesti: Paixao devia in angolo un pallone scodellato da Guendouzi. Insidioso il Feyenoord al 24’: colpo di testa di Gimenez di poco a lato. Al 29’ Slot fa entrare Ivanusec e Jahanbakhsh per Paixao e Trauner. Lazio reattiva e concentrata in fase difensiva. Altri due cambi nella Lazio: al 33’ Pellegrini e Rovella per Vecino e Hysaj. Timber e Zerrouki cedono il posto a Milambo e Ueda: Slot potenzia l’attacco. Feyenoord all’assalto ma la Lazio ha energie e lucidità per rilanciarsi. Sei minuti di recupero. Olandesi in pressione. Ma Castellanos ha la chance per il 2-0. Finale a nervi scoperti. Provedel fa l’ultima parata e la Lazio incassa una vittoria che può rivelarsi fondamentale in chiave qualificazione.
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    City e Lipsia già agli ottavi, l'Atletico Madrid ne fa 6 al Celtic

    Le squadre di Guardiola e Rose, trascinate dal solito Haaland (doppietta) e da Xavi Simons, passano grazie alle vittorie su Young Boys e Stella Rossa. Ok anche il Porto con l'Anversa

    Francesco Calvi
    7 novembre - 23:28 - MILANO
    Belle, vincenti e… qualificate. Con due giornate d’anticipo, Manchester City e Lipsia chiudono i conti nel gruppo G: le squadre allenate da Guardiola e Rose, rispettivamente trascinate dal solito Haaland (doppietta) e da Xavi Simons, strappano un pass per gli ottavi di finale grazie alle vittorie ottenute contro Young Boys e Stella Rossa. Nel gruppo E, lo stesso della Lazio, l’Atletico Madrid travolge il Celtic (6-0) con le reti - due a testa - di Griezmann e Morata: i Colchoneros volano così al primo posto, a +1 sui biancocelesti, secondi con 7 punti. Ok anche il Porto, che vince 2-0 contro l’Anversa.

    MANCHESTER CITY-YOUNG BOYS 3-0
    Proprio come nell’incrocio in Svizzera di due settimane fa, la gara è a senso unico. Anche stavolta, tanto per cambiare, il titolo di man of the match spetta di diritto al gigante Haaland. Il City batte 3-0 lo Young Boys e si conferma in cima al girone e a punteggio pieno. Walker e compagni dominano sin dai minuti iniziali, ma nel primo quarto d’ora si vedono negare il gol a più riprese da Racioppi. La diga di Wicky crolla al 23’: Lauper sgambetta ingenuamente Nunes, l’arbitro assegna un penalty e Haaland lo trasforma. Le giocate migliori si sviluppano sempre sulle fasce, tanto che la seconda rete nasce proprio dal duetto di Grealish e Foden: il primo cambia gioco, il secondo riceve, dribbla un avversario, entra in area e fa 2-0. Per il City è tutto in discesa, anche nel secondo tempo: Haaland concede il bis con una botta dalla distanza, Lauper si fa espellere con un altro fallo punito con il (secondo) cartellino giallo. Il match termina 3-0: gli inglesi e il Lipsia – separati da 3 punti in classifica - sono già qualificati, ma possono ancora contendersi il primo posto.

    STELLA ROSSA-LIPSIA 1-2— I tedeschi hanno perso l’incontro con il City ma hanno vinto tutte le altre gare e così, dopo quattro turni, si ritrovano già qualificati agli ottavi di finale. La formazione di Rose torna dalla Serbia con una vittoria sofferta: Sesko e Openda non hanno vita facile contro i rocciosi centrali di Bakhar, allora a salire in cattedra è la stellina Xavi Simons, che segna all’8’ con un destro a giro dalla distanza. Sesko sciupa la chance del raddoppio: si va all’intervallo sullo 0-1. La partita si riaccende nella ripresa, quando la Stella Rossa torna ad attaccare in cerca di un punto che riaprirebbe il discorso qualificazione. Nulla da fare, però, anche perché il portiere Blaswich si fa trovare pronto in occasione del tiro di Olaynka, che spreca la palla-gol più nitida per i serbi. Il Lipsia passa alla difesa a tre, soffre ma rimane compatto. Nel momento migliore dei padroni di casa, Openda raddoppia in contropiede. All’81’ Kanga accorcia le distanze con un tiro-cross, suona la carica, però non raccoglie i frutti sperati. Al triplice fischio, il punteggio è di 1-2. Adesso, per i serbi, sarà fondamentale il match del 28 novembre in casa dello Young Boys: in palio c’è il terzo posto, che vale l’accesso all’Europa League.

    ATLETICO MADRID-CELTIC 6-0— In quattro partite, cinque gol per Morata e altri quattro per Griezmann. Con due goleador così, è tutto facile per i Colchoneros, che contro il Celtic si ritrovano anche in superiorità numerica a partire dal 23’. Gli scozzesi pagano a caro prezzo un intervento in ritardo di Maeda (espulso) e nel secondo tempo cedono di fronte alla qualità e alla freschezza degli spagnoli. Il gol che apre le danze è firmato da Griezmann al 6': mancino rasoterra dal limite dell’area, deviato quanto basta per diventare imprendibile per Joe Hart. Il raddoppio arriva nel recupero del primo tempo, con Morata che sfrutta una sponda di Gimenez e chiude la partita con un tocco in scivolata. Il divario diventa netto al rientro dagli spogliatoi: Griezmann fa 3-0 con una rovesciata, il neo-entrato Lino cala il poker con un bel destro a giro da posizione defilata. Nel finale si ripete Morata e sorride anche Saul Niguez, che approfitta dell’ennesimo pasticcio difensivo per timbrare un gol di rapina. Lo show finisce sul punteggio di 6-0.

    PORTO-ANVERSA 2-0— I belgi di Van Bommel restano ultimi con zero punti, mentre il Porto allunga sullo Shakhtar (ora a -3) e raggiunge il Barça in vetta alla classifica del gruppo H. La squadra di Conceicao lotta per 90 minuti, anche perché l’Anversa rischia molto nella prima mezzora ma poi prende le misure ai portoghesi e va vicino al pareggio. Pepé, di recente convocato per la prima volta dalla nazionale brasiliana, sfiora subito l’1-0 con un tiro parato da Lammens. L’arbitro della partita è l’italiano Mariani, che al 31’ assegna un rigore ai portoghesi per un fallo di Kerk su Eustaquio. Evanilson, autore di una tripletta all’andata, non sbaglia. Nella ripresa regna l’equilibrio, anche se il finale è da cardiopalma: Muja si divora il gol dell’1-1 al 90’ e un minuto più tardi il Porto chiude la partita con un colpo di testa di Pepe. L’ex difensore del Real, 41 anni da compiere il 26 febbraio, segna al 91’ sugli sviluppi del corner, rilanciando i dragoni all’inseguimento del primo posto nel girone.
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    Il Dortmund batte il Newcastle. Lo Shakhtar fa lo sgambetto al Barça

    Ad Amburgo il gol che ha provocato la prima sconfitta dei catalani è di Sikan, nell'altra gara a segno Fullkrug e Brandt


    Francesco Calvi
    7 novembre 2023 (modifica il 8 novembre 2023 | 08:49) - MILANO
    Tre punti all’andata, tre punti al ritorno. Il Borussia Dortmund vince ancora contro il Newcastle e vola momentaneamente in vetta alla classifica nel gruppo F, lo stesso di Milan e Psg. La sfida tra tedeschi e inglesi, in campo alle ore 18.45, dà il via alla quarta giornata della fase a gironi di Champions League: i gialloneri segnano una rete per tempo (prima con Fullkrug, poi con Brandt) e trionfano per 2-0. L’altro match del tardo pomeriggio vede impegnate Shakhtar e Barcellona, con gli ucraini che festeggiano l’impresa del giorno. Sikan realizza l’1-0 nel primo tempo, poi i catalani non riescono a recuperare.

    BORUSSIA DORTMUND-NEWCASTLE 2-0
    Al Milan avrebbe fatto comodo un pareggio, invece la sfida tra Dortmund e Newcastle ha visto nuovamente trionfare I tedeschi. Reduci dalla sconfitta per 4-0 di sabato contro il Bayern, i gialloneri superano per la seconda volta in due settimane la squadra di Howe, già battuta 1-0 in Inghilterra e costretta a fare i conti con numerosi infortuni. I Magpies puntano su Joeltinon avanzato nel tridente offensivo e proprio il brasiliano, con un colpo di testa, confeziona di fatto l’unica azione pericolosa del Newcastle nel primo tempo. All’intervallo il Dortmund è avanti per 1-0: Adeyemi, Nmecha e Brandt pressano alto e dialogano bene nello stretto, al 26’ Fullkrug segna per la prima volta in Champions e sblocca la partita. Dopo due belle parate di Pope, il centravanti scambia con Sabtizer e poi fa centro da posizione ravvicinata. Howe tenta la mossa a sorpresa nella ripresa, sostituendo Wilson con l’esterno Gordon, schierato come falso nueve. Il Newcastle soffre proprio l’assenza di un attaccante di peso, mentre il Dortmund continua a spingere con Brandt (pericoloso dalla distanza) e gli esterni. La seconda frazione è equilibrata, fino a quando il Newcastle si sbilancia in avanti e incassa pure il raddoppio. Da una punizione al 79’ nasce l’azione del 2-0: gli inglesi battono un calcio piazzato sulla trequarti, il Dortmund recupera con Adeyemi che lancia Brandt in contropiede. Il tedesco non sbaglia, Hummels&Co festeggiano e salgono a quota 7 punti in classifica.

    SHAKHTAR DONETSK-BARCELLONA 1-0— Già questa sera i catalani avrebbero potuto festeggiare l’aritmetica qualificazione agli ottavi di finale. Lewandowski e compagni, però, sono andati a sbattere contro il muro degli ucraini, che giocano le sfide casalinghe nello stadio di Amburgo. Per 45 minuti non c’è traccia del vero Barcellona: Raphinha e Torres non riescono a rendersi pericolosi e, soprattutto, non servono palle-gol al bomber polacco. I blaugrana non tirano mai nello specchio, lo Shakhtar sì. Il primo tentativo è di Matvienko, che spara addosso a Ter Stegen. La seconda chance, al 40’, è quella buona: splendido cambio di gioco di Sudakov per Gocholeishvili, che crossa in mezzo dove c’è Sikan, bravo a lasciare Christensen sul posto per poi incornare alle spalle del portiere. Nella seconda frazione il Barça cambia tantissimo: Xavi inserisce Pedri, Joao Felix, Yamal e Balde. Il ritmo cresce, il baricentro si alza, ma lo Shakhtar si chiude e protegge la porta di Rznyk fino al fischio finale.
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    Incredibile ieri sera.
    Forse la miglior partita del Milan di Pioli, non come tattica o gioco ma come grinta e "cazzimma".
    Finalmente Leao ha fatto vedere di cosa può essere in grado di fare.
    Ora vediamo le prossime due gare che saranno altrettanto difficili
     
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    Gran bella vittoria ieri sera, ancora più bella perché in rimonta e inattesa.
    Speriamo Pulisic non sia niente di grave
     
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    Eurodelusione Napoli: solo 1-1 contro l'Union di Bonucci

    I tedeschi arrivavano da 12 sconfitte di fila tra Champions e Bundesliga: nel primo tempo gol di Politano (in precedenza annullato uno ad Aguissa), nella ripresa contropiede vincente di Fofana

    Stavolta niente fischi, ma la delusione è palpabile. Il Napoli spreca il primo match point europeo per ipotecare il pass per gli ottavi di Champions: contro l’Union Berlino finisce 1-1 e resta l’amaro in bocca per una partita a lungo dominata ma non azzannata. Una superiorità sterile che alla fine ridà vita e morale soprattutto ai tedeschi, che interrompono così la striscia di 12 sconfitte consecutive tra campionato e coppa. E adesso il rischio di una sfida da dentro o fuori all’ultima giornata contro il Braga, nel Maradona che in Europa sembra tabù, diventa alto.

    VAR E POLITANO—
    Come contro la Salernitana sabato scorso, il Napoli prova subito un timido arrembaggio per sbloccare il match e poi poter gestire punteggio ed energie. Rrahmani (5’) di testa non trova lo specchio su angolo di Zielinski, poi tocca all’ispirato polacco (17’) chiamare Ronnow alla parata provvidenziale. Al 24’, ancora sfruttando un angolo di Zielinski, Natan centra il palo. L’Union fatica a ripartire, ma quando lo fa poi si perde spesso nell’ultimo passaggio. Alla mezz’ora il Napoli passa: Mario Rui pesca Di Lorenzo sul secondo palo, sponda per Anguissa che insacca in tuffo di testa. Ma il capitano azzurro, nello stacco, ha commesso fallo su Roussillon così l’arbitro Makkelie annulla dopo review al Var. Il vantaggio azzurro è comunque nell’aria e arriva nove minuti dopo con Politano, bravo nel movimento a tagliare davanti ai difensori ma fortunatissimo nella carambola che si innesca dopo il cross deviato di Mario Rui, che gli sbatte quasi involontariamente sul petto e finisce alle spalle di Ronnow. All’ultimo secondo della prima frazione, l’Union sfiora il pari con una punizione di Juranovic che sbatte sulla parte esterna del palo a Meret battuto.

    RIPARTENZA FATALE— Il Napoli riparte con la voglia di chiudere il discorso, ma la fretta è sempre cattiva consigliera: al 6’, slalom speciale di Kvaratskhelia in area, palla dolce per Zielinski che trova una deviazione in angolo. E sull’angolo il Napoli si fa sorprendere: Politano sbatte contro il muro dell’Union che poi riparte velocissimo sull’asse Fofana-Becker, quest’ultimo calcia a giro, Meret vola ma sulla ribattuta Fofana a porta vuota fa 1-1. L’Union prende coraggio e ancora Becker in area trova la deviazione di Natan a evitare l’1-2. Sventata la paura, la partita torna sui binari iniziali, col Napoli che va a folata e l’Union che si arrocca e riparte con i velocissimi Becker e Fofana. Lobotka (32’) è costretto al cambio, così Garcia butta nella mischia Simeone e passa al 4-2-3-1.

    ARREMBAGGIO STERILE— La prima occasione col nuovo sistema arriva però ancora da azione d’angolo, con Rrahmani che manda alto di poco. Kvara (37’) ha una super occasione in campo aperto, ma pecca di egoismo e calcia centrale. Il Maradona comincia a ruggire, il Napoli alza il ritmo: Kvara (40’) viene murato sul più bello, Simeone (41’) di testa in tuffo non trova la porta. Garcia si gioca pure le carte Lindstrom e Cajuste, ma nei 7’ di recupero la palla buona arriva sui piedi di Kvara, che in girata però non riesce a sorprendere Ronnow. Finisce così, tra la delusione del popolo azzurro: il Napoli campione d’Italia, in casa e in Europa, manca ancora la vittoria. E anche un match point per la qualificazione agli ottavi.
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    Real Sociedad da urlo: 3-1 al Benfica e ora tifa Inter

    Primo tempo dominato: reti di Merino, Oyarzabal, Barrenetxea e Mendez sbaglia pure un rigore. Nella ripresa accorcia Rafa Silva. Baschi qualificati se i nerazzurri vincono in Austria

    Salvatore Malfitano
    8 novembre - 21:00 - MILANO
    È festa grande, a San Sebastian. La Real Sociedad sbriciola il Benfica e si lancia al primo posto del gruppo D in attesa della sfida tra Salisburgo e Inter. La qualificazione agli ottavi si può tramutare in realtà se i nerazzurri dovessero vincere in Austria, ma intanto l’entusiasmo dilaga dopo il 3-1 rifilato ai portoghesi.

    GRANDINATA—
    Alguacil conferma quasi in blocco l’undici che si è arreso nel recupero col Barcellona, con Elustondo al posto di Traoré come esterno basso a destra. Schmidt risponde con Di Maria e la difesa a tre, alla ricerca dei primi punti in Europa. Speranza vana, perché grandina sugli ospiti già nelle fasi iniziali del primo tempo. Al 6’ la sblocca Merino, puntuale sul secondo palo a deviare di testa la conclusione sbilenca di Muñoz, e cinque minuti dopo Oyarzabal raddoppia: retropassaggio scriteriato di Florentino, che manda in porta il capitano dei baschi, freddo a bruciare l’uscita di Trubin. Il Benfica rischia di naufragare poco più tardi, quando Merino segna ancora sfruttando un rimpallo con il portiere avversario, ma nella carambola tocca il pallone con la mano e la rete viene giustamente annullata dopo la segnalazione del Var (15’). Il pericolo si tramuta in realtà al 21’: Barrenetxea converge da sinistra in area, lasciando sul posto Neves, e scarica un destro imparabile all’incrocio. E dire che l’incubo potrebbe facilmente proseguire, per il Benfica. Otamendi atterra Oyarzabal in area, il rigore è piuttosto netto e Mendez si presenta dal dischetto per diventare il primo spagnolo a segnare quattro reti di fila in Champions. La sua conclusione però termina sul palo (28’). Schmidt ripristina la linea a quattro davanti a Trubin, che è comunque sollecitato ancora al 41’ per respingere il tiro sul primo palo ancora di Oyarzabal.

    LA RIPRESA— Come prevedibile, gli spagnoli rallentano e gli avversari prendono un po’ di coraggio. L’intraprendenza è premiata al 49’: Otamendi serve al centro Rafa Silva, che si allunga bene e infila Remiro sul primo palo. La rete comunque non tranquillizza i tifosi del Benfica, che lanciano alcuni petardi dagli spalti, con i giocatori stessi a invocare la calma. Zubimendi ha una buona occasione sugli sviluppi di una palla inattiva, ma il suo destro al volo termina di poco a lato (63’). Il malore di un sostenitore basco, prontamente soccorso, è tutto ciò che resta di un secondo tempo che non basta ai portoghesi per riscattarsi.
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    Ci pensa sempre Lautaro: l'Inter vince anche a Salisburgo ed è già agli ottavi

    L'argentino entra al posto di Sanchez al 68' e segna su rigore il gol che vale la qualificazione con due turni di anticipo

    Dal nostro inviato Filippo Conticello
    8 novembre 2023 (modifica il 9 novembre 2023 | 00:48) - SALISBURGO
    L’Inter è agli ottavi di Champions con due turni di anticipo e per ritrovare una tale precocità bisogna ritornare indietro al 2004-05. Erano anni ruggenti fatti di grandi investimenti, mentre adesso i nerazzurri hanno costruito la propria fortuna con molta più parsimonia, fino a essere ormai stabilmente tra le grandi del Continente: terza stagione su tre con Inzaghi alla guida. Stavolta hanno centrato questo traguardo anticipato al termine di una serata sofferta nel gelo di Salisburgo. È dovuto entrare Lautaro a cambiare la storia: non serviva questo rigore austriaco per dimostrarlo, ma l’argentino è forse l’unico a cui non si può proprio rinunciare. Adesso sarà battaglia con la pericolosissima Real Sociedad, attesa nell’ultimo turno a San Siro: arrivare primi nel girone quest’anno è davvero importante per evitare ottavi complessi.

    L'AVVIO—
    All’inizio Inzaghi conferma scelte coraggiose e progressiste: la novità più grande è Bisseck braccetto destro, vista la necessità di avanzare Darmian nelle terre di solito occupate da Dumfries. Poi le altre mosse annunciate che stravolgono l’Inter vista a Bergamo, da Carlos Augusto laterale mancino a Frattesi incursore al posto di Barella, fino all’eterno Sanchez spalla di Thuram per dare un turno di riposo a Lautaro. Di contro, il Salisburgo è la stessa squadra sbarazzina, fisica e tecnica che a San Siro ha fatto sudare i finalisti dell’ultima Coppa. Gli austriaci mettono in vetrina il lungagnone croato Simic, centravanti figlio d’arte che in patria paragonano addirittura a Mandzukic, e alle sue spalle un interessante trio di soldati scelti: Sucic, Konaté (che ha pure la missione di guardare a vista Calha) e il marcatore dell’andata Glouch. In un primo tempo senza grandi sussulti, segnato dal maggior pressing salisburghese, Bisseck è tradito subito dall’emozione dell’esordio: la sua entrata sul terzino Ulmer è scriteriata, non solo si prende un giallo che lo condiziona e gli accorcerà il match, ma per poco non rischia il rigore.
    CHE OCCASIONI— Mentre per la volenterosa squadra di casa Konaté tenta il gol dell’anno, tirando da centrocampo dopo aver borseggiato un pallone a un Mkhitaryan stranamente distratto, quasi senza accorgersene è l’Inter ad andare più vicina al vantaggio. Da palla inattiva finisce di poco fuori un pallone che, per caso, sbatte sulla testa di Bastoni, che per la prima volta in carriera dall’inizio può tenere al braccio la fascia che fu di Bergomi e Zanetti: a occhio, non sarà l’unica volta in carriera in cui l’azzurro sarà capitano dell’Inter. Ancora più gigantesca, però, è l’occasione che capita sul piede di Frattesi: peccato sia quello sbagliato, il sinistro, e la palla golosissima finisce alta. L’azione è segnata, però, da uno strappo poderoso a sinistra di Thuram e da un appoggio intelligente di Sanchez all’altezza del rigore. Al di là dell’errore dell’azzurro, è un’azione che indica una strada: se solo volesse accelerare stabilmente, l’Inter potrebbe fare molto più male agli austriaci. E, invece, per quasi tutto il primo tempo manca il giusto mordente da Champions.

    SECONDO TEMPO— Nella ripresa Inzaghi è costretto alla più classica delle sue trovate: fuori l’ammonito Bisseck per evitare guai peggiori, e dentro il più saggio De Vrij. La curiosità è che il tecnico del Salisburgo, Struber, è costretto a togliere Ulmer, proprio il giocatore rimasto a lungo a terra dopo l’entrataccia del tedesco. Un altro giallo, stavolta per Calha, non facilita il compito dei nerazzurri comunque più propositivi, ma è proprio il turco su punizione laterale a scaldare i guanti del portiere Schlager. Così, pian piano, la pericolosità offensiva cresce un pochino, come anche la qualità del palleggio e la capacità delle mezzali di farsi trovare smarcate sulla trequarti. Il fatto che Sommer sia costretto a murare ancora Konaté dimostra, però, che il Salisburgo ha tante facce: sa essere pericoloso anche ora che può sfruttare maggiormente le ripartenze.
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    LA FINE— La regola del cambio dopo il giallo si ripete pure per Calha: al posto di Hakan, lontanissimo dai suoi livelli, entra Asllani al 60’. Ma le sostituzioni più attese sono quelle successive, otto minuti dopo ecco Barella e soprattutto Lautaro per Micki (stavolta male perfino lui) e Sanchez: senza il troppo maquillage di inizio partita, l’Inter adesso ha quasi il trucco di sempre. È quasi una necessità, anche perché i tre punti sono vitali per dare serenità alla squadra di Inzaghi da qui a Natale. Thuram, che per tutta la partita ha dovuto cercare serpentine in solitaria, adesso ha però ritrovato il suo gemello argentino e tutta la squadra cerca assieme alla Thu-La la vecchia armonia offensiva. È Asllani, però, a sfiorare il jolly dalla distanza costringendo Schlager alla parata. Il vero miracolo, però, il portiere austriaco lo fa dopo, deviando sulla traversa una bellissima girata di testa di Lautaro. Col Toro l’Inter tutt’altra musica qui nella terra di Mozart e il profumo di gol nerazzurro inizia a sentirsi insistentemente nell’aria. Finché un mani incauto di Bidstrup su tiro di Barella porta al rigore e, senza Calha, tocca a Martinez trasformarlo. Non poteva comunque che risolverla lui, il capitano, il trascinatore, l’esempio: c’è un’Inter con il Toro e una senza di lui, questo è sempre più chiaro.
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