Serie A 2023-24

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    Juve, non basta il solito Vlahovic: un bel Bologna si prende un punto

    Nell'esordio casalingo del campionato la squadra di Allegri subisce la rete di Ferguson poi recupera nella ripresa con l'attaccante serbo, alla seconda rete in due match

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    27 agosto - TORINO
    Un’incornata di Dusan Vlahovic salva la Juventus ed evita ai bianconeri la sconfitta casalinga contro il Bologna. Il secondo centro in due partite del serbo – e sarebbero potuti essere tre (una rete contro i rossoblù è stata annullata dopo controllo al Var) – permette alla squadra di Massimiliano Allegri di pareggiare la rete iniziale del rossoblù Ferguson, che regala così il primo punto del campionato agli emiliani.

    STADIUM GELATO—
    In partenza la Juventus negli uomini è più o meno la stessa del 3-0 di Udine. Eppure nel primo tempo ritmo e occasioni sono diverse. A parte una girata iniziale – e fuori misura – di Vlahovic, un diagonale deviato di Weah e una punizione laterale di Fagioli, è la squadra di Thiago Motta ad avere le chance migliori. Se Ndoye spreca la palla del possibile vantaggio (22’), due minuti dopo Ferguson non perdona e il Bologna gela i 38 mila dell’Allianz Stadium. Lo scozzese, liberato da un’ottima giocata di Zirkzee tra gli incerti Bremer e Alex Sandro, batte Perin. E sempre Ferguson, poco prima della mezzora, va vicinissimo al raddoppio.

    POGBA&VLAHOVIC— E’ un’altra Juve nella ripresa. Chiesa guida la riscossa con uno strappo dei suoi sulla sinistra e dopo 7 minuti Vlahovic fa esultare lo Stadium con una girata ravvicinata. I festeggiamenti vengono, però, spenti dal Var che annulla la rete per un fuorigioco di Rabiot. Neanche un gran tiro di Weah sorprende il reattivo Skorupski. Così Allegri dopo una ventina di minuti si gioca la carta Pogba, al debutto stagionale e osannato dai tifosi bianconeri. Assieme al francese il tecnico livornese manda in campo anche Iling Jr. L’inglese rischia grosso in area su Ndoye, il Bologna reclama il rigore ma l’arbitro Di Bello lascia correre. Ma poi Iling Jr, servito in fascia da Pogba, si fa perdonare a dieci minuti dalla fine con un cross perfetto per la testa di Vlahovic, che incorna dove Skorupski non può arrivare.
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    La Fiorentina va sul 2-0 ma si fa rimontare dal Lecce. Krstovic firma il pari

    I viola giocano un ottimo primo tempo e segnano con Gonzalez e Duncan, nella ripresa si riscattano i giallorossi, in gol con Rafia e poi col montenegrino
    FIRENZE Giovanni Sardelli

    27 agosto - MILANO
    Un tempo a testa e pareggio come logica conseguenza. Fiorentina e Lecce impattano al Franchi dopo che nei primi 45 minuti i viola sembravano poter vincere facilmente con due gol segnati ed un palo colpito mentre la squadra di D'Aversa non trovava ritmo e risposte. La pareggia Krstovic ad un quarto d'ora dal termine, centravanti classe 2000 appena entrato, con un bel colpo di testa. Triplo esordio dal primo minuto in maglia viola per Christensen, Parisi e Beltran, nel Lecce Strefezza centravanti con Banda ed Almqvist ai lati. Giusto il tempo di iniziare che la Fiorentina al terzo va in vantaggio con la specialità della casa già vista nella prima a Genova: corner, colpo di testa di Gonzalez (toccato anche da Ramadani) e palla all'angolo con Falcone battuto. Logica l'insoddisfazione di D'Aversa che la situazione l'aveva a lungo studiata in allenamento. Il gol non placa la Viola che somiglia decisamente di più a quella di Genova rispetto alla squadra vista a Vienna. Beltran mostra lampi di classe nel controllo, nel dribbling come nel passaggio. Proprio da un suo taglio in verticale nasce il secondo gol con Arthur che completa l'azione perfetta crossando per Duncan: testa del centrocampista e raddoppio servito. Gol numero 4000 nella storia della Fiorentina. A due dal termine Fiorentina vicinissima al terzo gol con un'altra azione perfetta in verticale grazie a Nico che serve perfettamente ancora Duncan il cui sinistro al volo colpisce la base del palo a Falcone battuto.

    REAZIONE LECCE— D'Aversa cambia ad inizio ripresa, dentro Dorgu e Kaba, fuori Gallo e Gonzalez con l'avanzamento di Rafia sulla trequarti. Mossa che regala immediatamente i frutti sperati con Arthur che perde il pallone e Rafia che fa partire un tiro perfetto sotto l'incrocio. Partita riaperta e Lecce che giustamente ci crede. Al 55' è Pongracic ad inserirsi centralmente, tiro fuori. Viola che arranca ed Italiano sbuffa preparando i primi cambi. Dentro Brekalo per uno spento Sottil e Nzola al posto di Beltran, applauditissimo. Poi dentro anche Mandragora fra i viola e Krstovic nel Lecce. Proprio il numero 9 appena entrato trova il pareggio con un bel colpo di testa su cross perfetto di Dorgu. Incredibile per quanto visto nel primo tempo ma nell'aria invece per come si è strutturato il secondo. Il Var toglie un rigore assegnato nel finale ai viola, il forcing degli uomini di Italiano, parsi anche piuttosto stanchi durante un secondo tempo mal giocato, non porta frutti. Finisce con la gioia dei tifosi salentini ed il rammarico degli oltre 30mila viola che speravano in un esordio casalingo decisamente differente. Adesso l'attenzione si sposta a giovedì, contro il Rapid Vienna la Fiorentina deve subito dare un segnale alla stagione
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    Retegui affonda la Lazio: vola il Genoa, Sarri perde ancora

    Il bomber rossoblù trova il primo gol in Serie A e regala tre punti importanti a Gilardino. Cadono ancora i biancocelesti, fermati dalla traversa colpita da Immobile nella ripresa

    Nicola Berardino
    Giornalista
    27 agosto - ROMA
    La Lazio resta a zero. Contro il Genoa la squadra di Sarri bissa la sconfitta di Lecce. Il primo gol in A di Mateo Retegui al 16’ del primo tempo fissa il risultato. Vana e inconcludente la rincorsa dei biancocelesti, che scontano un approccio soft alla gara ma poi non riescono a trovare la spinta giusta per riacciuffare il risultato. Smuove la classifica con una vittoria preziosa il Genoa, che con tenacia e lucidità sa custodire il vantaggio. Così Gilardino può festeggiare il suo primo successo in A da allenatore.

    SUBITO RETEGUI—
    Sarri, alla centesima gara da tecnico biancoceleste, inserisce Casale e il centrale è l’unica novità rispetto alla formazione di Lecce. In panchina Sepe, il nuovo secondo portiere, arrivato dalla Salernitana. Brucia ancora il 4-1 subito dalla Fiorentina, così Gilardino riassesta il Genoa passando alla difesa a quattro con Sabelli e Vazquez sulle corsie esterne. In mediana. spazio a Strootman. Nella trequarti, al fianco di Gudmundsson, c’è Malinoskyi al debutto in rossoblù. Prima della gara ricordato Vincenzo D’Amico, fantasista della Lazio scudetto del 1974, scomparso il primo luglio. Il Genoa si sgancia subito: colpo di testa di Retegui parato da Provedel. La Lazio scatta all’attacco puntando sul palleggio. Al 12’, incursione di Vazquez sulla sinistra: parabola a rientrare che timbra il palo. Quattro minuti dopo il Genoa passa con il primo gol in A di Retegui, pronto a insaccare sulla respinta di Provedel a una botta di Frendrup. La Lazio accusa il colpo, la squadra di Gilardino si mostra più agile nella manovra. Biancocelesti in difficoltà nelle verticalizzazioni. Alla mezz’ora proteste laziali per Immobile spintonato in area da Dragusin. La formazione di Sarri non riesce a trovare sbocchi a rete. Intervento di Bani su Zaccagni in area: Marinelli non riscontra irregolarità. Sei minuti di recupero. Tiro di Kamada deviato in angolo. Assedio laziale, ma il muro rossoblù regge. All’intervallo con l’1-0 per la squadra di Gilardino. Fischi dei tifosi laziali.

    GENOA BLINDATO— Nella ripresa la Lazio prova a dare più intensità alla manovra. Tentativo di Zaccagni deviato in angolo. Martinez smanaccia una traiettoria calibrata di Luis Alberto. Aumenta la pressione biancoceleste. Ripartenza rossoblù: insidioso traversone di Frendrup non raccolto da Retegui. Replica la Lazio: pallonetto ravvicinato di Immobile che colpisce la traversa. Al 21’ Sarri fa entrare Luca Pellegrini, Vecino, e Isaksen al posto di Marusic, Kamada e Felipe Anderson. Triplo cambio anche nel Genoa: Ekuban, Thorsby ed Hefti rilevano Retegui, Strootman e Malinovskyi. La Lazio non trova il ritmo per rendere più profonda la manovra. Sarri sostituisce Cataldi con Castellanos: attacco a quattro punte. Dalla distanza ci prova Vecino: Martinez è di guardia. Ancora Vecino: capocciata fuori. Incornata di Castellanos a lato. GiIardino avvicenda Sabelli con Martin. Ekuban va vicino al raddoppio: fiondata a lato. Cinque minuti di recupero. Jagiello sostituisce Gudmundsson. Il Genoa è ormai blindato in copertura, ma non disdegna rilanci offensivi. Vincono i rossoblù. Lazio delusa e incredula fa i conti con la seconda sconfitta nei primi 180 minuti di campionato tra i fischi pungenti dell’Olimpico.
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    In poche parole: un punto guadagnato e pure rubacchiato.
     
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    Mi ero illuso dopo la prima gara, e invece vedo gli stessi difetti dell'anno scorso.
    Ma Alex Sandro sa qualcosa di compromettente sul mister che gioca sempre?
     
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Grande Retegui e bella reazione dopo la scoppola contro la Fiorentina, assistiti anche da un po' di fortuna che ci aveva completamente mollato la scorsa partita.
    Lazio proprio bruttina quella vista ieri sera
     
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    Samardzic torna a brillare ma non basta: Dia riprende l'Udinese

    Un punto a testa tra la Salernitana e i friulani al termine di una partita equilibrata. Succede tutto nella ripresa: vantaggio ospite con il serbo, pareggio del bomber senegalese
    28 agosto - MILANO


    Lazar Samardzic - ANSA
    Due dei protagonisti più attesi decidono la sfida dell'Arechi valida per la seconda giornata. Dopo un primo tempo equilibrato, in cui Ochoa salva lo 0-0 nel finale, la ripresa regala emozioni. Prima sale in cattedra Samardzic, che si inserisce in area e calcia al volo dopo la sponda di testa di Lucca: palla all'angolino e vantaggio Udinese. Sousa cambia qualcosa, ed il neo entrato Martegani dà il via all'azione del pari: trova Candreva tra la linee, il capitano imbuca per Dia che batte Silvestri col mancino per l'1-1. Nel finale sono i padroni di casa a provarci maggiormente ma il pareggio resiste: primo punto per l'Udinese, Salernitana a quota due.
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    La regola del 2-0: Inter, tutto facile anche col Cagliari. Milan e Napoli raggiunte in testa

    Le reti di Dumfries e Lautaro nel primo tempo consentono agli uomini di Inzaghi di gestire senza problemi la timida reazione della squadra di Ranieri. Al comando del campionato ora c'è un poker con le tre big e il Verona
    Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo

    28 agosto - CAGLIARI
    Un indizio non è mai una prova, però stavolta quantomeno è un gran bel segnale. Nella prima uscita esterna stagionale, l'Inter in un colpo solo scaccia via ansie e fantasmi del passato: 2-0 al Cagliari senza macchie. L'esame contro una piccola – tra l'altro su un campo molto caldo come l'Unipol Domus, sold out – è stato passato a pieni voti. Con qualità e personalità. Questo chiedeva Simone Inzaghi, dopo un 2023 che nella scorsa stagione ha mostrato la faccia più brutta dell'Inter formato trasferta. Stavolta tutto è stato perfetto, con i nerazzurri sempre in totale controllo e affamati nell'area avversaria. Ancora in gol Lautaro, assist per Thuram, centrocampo dominante e difesa mai in affanno. Meglio di così, difficile sperare. L'Inter tiene il passo di Milan e Napoli, convincendo sotto ogni profilo.

    I GOL—
    La partita la sblocca Dumfries, che dimostra di essere finalmente tornato il giocatore che con l'Olanda ha impressionato ad Euro 2020 e all'ultimo Mondiale. Stavolta ha raccolto l'invito in profondità di Thuram e in diagonale ha battuto Radunovic (21'), mettendo così la strada in discesa. La risposta del Cagliari è racchiusa in due capocciate fuori misura di Pavoletti, che poi prima dell'intervallo ha lasciato il campo per un problema ai flessori della coscia sinistra. Prima, era arrivato il raddoppio dell'Inter col solito Lautaro Martinez (per lui anche un palo al volo sullo 0-0), bravo a scattare sul filo del fuorigioco e freddo sotto porta a saltare un difensore con una finta prima di depositare all'angolino il 2-0. Ranieri ha osservato amareggiato dalla panchina: troppo aperta la sua difesa, troppa poca pressione sui palleggiatori nerazzurri che hanno trovato con facilità le imbucate vincenti, approfittando anche degli errori in costruzione del Cagliari.

    QUALITÀ E CONTROLLO— Nella ripresa l'Inter controlla senza affanni, gestendo palla e ritmi di gioco. Nell'area del Cagliari ci arriva di rado (palo di Calhanoglu nel finale), come i rossoblù, che trovano il tempo per recriminare su un contatto Luvumbo-Cuadrado-Bastoni apparso da subito poca cosa e nel recupero di sfiorare il gol della bandiera con Azzi (bravo Sommer a bloccare). I tre cambi in contemporanea (Cuadrado-Carlos Augusto-Frattesi per Dumfries-Dimarco-Barella) danno l'esatta misura della qualità della rosa nerazzurra. In attesa di Sanchez, del rientro di Acerbi e del nuovo "braccetto" destro, Inzaghi può ritenersi soddisfatto: la squadra cresce in condizione, vince e continua a non subire gol. Segnali da squadra matura, con l'obiettivo chiaro in testa: l'Inter quest'anno vuole giocarsi lo scudetto fino in fondo. Per il Cagliari c'è da lavorare, ma questo Ranieri lo sa benissimo. Ed è grazie al suo straordinario lavoro che i sardi sono tornati in Serie A. Per salvarsi, però, servirà ritrovare compattezza e cattiveria.
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    È tornato Berardi! Doppietta decisiva al Verona, prima vittoria del Sassuolo

    Il capitano neroverde, alla prima stagionale, decide il match con l'Hellas con due gol nella ripresa, di Pinamonti il vantaggio iniziale. Ai gialloblù non basta la rete di Ngonge
    Dal nostro inviato Pierfrancesco Archetti

    1 settembre - REGGIO EMILIA
    Il Sassuolo aveva perso le prime due partite ma non aveva Berardi. Rientrato il leader, è arrivata la vittoria insieme alla doppietta del suo uomo con più qualità. Il Verona era a punteggio pieno, ma stavolta sbaglia troppo a partire dalla difesa. Riesce a pareggiare nella ripresa con Ngonge, ma dopo si arrende allo show di Berardi. Verdetto corretto.

    AVVIO SPRINT—
    Va detto anche che Berardi si ripresenta dopo le turbolenze dovute al desiderio di essere ceduto e non dopo un infortunio. Ma si fa perdonare subito: cross al centro che mette in difficoltà il Verona, il secondo invito è di Toljan e Pinamonti gira di testa in rete dopo colpevoli disattenzioni di Coppola e Magnani. E’ il primo gol del Sassuolo in questo campionato. I neroverdi provano a insistere con un paio di spunti di Laurienté e Berardi, ma il Verona prende campo e comincia a produrre occasioni da gol. Duda manda alto da buona posizione, un gol di Ngonge viene annullato per giusto fuorigioco in partenza, ma dopo è suo l’errore più grave mancando la porta di testa su cross di Doig. Si rifarà nella ripresa con l’1-1, che in realtà era un tentativo di cross che nessuno tocca.

    LE MOSSE— Dionisi dopo mezz’ora rafforza il centrocampo mettendolo stabilmente a tre, Baroni invece deve cambiare l’infortunato Hongla con Serdar. In avanti Folorunsho è il finto nove al posto di Djuric, che entra nella ripresa; vicino a lui si muovono Ngonge e Mboula, cambiato a inizio secondo tempo con Bonazzoli. Ma i problemi maggiori per l’Hellas sono sempre in difesa dove manca lo squalificato Hien. A inizio della seconda parte, fra errori da entrambi le parti, il colpo di Ngonge sorprende tutti, però dopo inizia lo show di Berardi: supera Coppola e infila con una deviazione il 2-1, poi pescato da Bajrami si procura il rigore del tris (fallo di Doig) e non sbaglia. Bentornato.
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    Il Milan non si ferma: 2-1 a Roma e primo posto da solo. Magia di Leao, debutta Lukaku

    Quarto gol in tre partite per Giroud, Rafa incanta con una rovesciata. Pioli a 9 punti, Mourinho a 1. A mezz'ora dalla fine rossoneri in 10 per il rosso a Tomori che salterà il derby. Di Spinazzola il gol per i giallorossi

    Andrea Pugliese
    1 settembre - ROMA
    Il Milan fa bottino pieno, la Roma resta ancora a bocca asciutta. Con Giroud e Leao che firmano la terza vittoria rossonera e la prima di Lukaku che non basta per rimettere il sorriso a Mourinho. Che la partita di fatto se la va a giocare solo nell’ultima mezzora, quando l’espulsione di Tomori cambia del tutto le carte in tavola. Fino a quel momento, infatti, non c’era stata partita, con il Milan assai più bravo della Roma in tutte le situazioni di gioco. Il gol finale di Spinazzola, poi, ha provato a ridare fiato alle speranze giallorosse, ma vanamente.

    DOMINIO ROSSONERO—
    Già senza Dybala, Mou deve rinunciare anche a Pellegrini, almeno inizialmente, out per un affaticamento muscolare. Lukaku invece c’è e va in panchina, anche per eccitare l’ambiente. Dall’altra parte, invece, Pioli conferma la squadra che ha iniziato facendo faville, tra Bologna e Torino. Ne nasce una partita gestita completamente dal Milan, che ha anche il vantaggio di passare subito con un rigore di Giroud (fallo netto di Rui Patricio sulla percussione di Loftus-Cheek). Mou applaude la terna arbitrale in modo polemico, Pioli lo zittisce con il dito e lui replica a gesti. Il fatto è che sulle fasce c’è un mismatch a tratti imbarazzante, con Celik che ha il mal di testa a forza di rincorrere Leao ed Hernandez e Zalewski che fatica spesso e volentieri su Pulisic. Anche perché la mossa di Pioli è quella di accentrare Calabria quasi da mediano aggiunto e di alzare il più possibile proprio Loftus-Cheeek, in modo di liberare la fascia per gli uno contro uno di Pulisic sullo stesso Zalewski. Mourinho, invece, ha predisposto un centrocampo più compatto con Paredes e Cristante, anche perché il baricentro è basso ed i metri da coprire per l’argentino sono meno che a Verona. Dopo 29’, però, il portoghese perde anche Aouar per un problema muscolare (dentro Pellegrini) e allora ne viene fuori una Roma mai aggressiva e mai propositiva, che tira per la prima volta in porta al 47’ (El Shaarawy fuori dal limite) e che chiude il primo tempo con il 30% di possesso palla e una sequenza di 9 tiri a uno per il Milan. Che la palla gol per raddoppiare ce l’aveva anche avuta, con Rui Patricio stavolta prodigioso su Pulisic da due passi. La squadra di Pioli palleggia bene e quando riesce va anche dentro, con Tomori e Thiaw dietro che lasciano le briciole a Belotti ed El Shaarawy.

    FIATO GIALLOROSSO— Neanche il tempo di ripartire che il Milan è sul 2-0: cross di Calabria e magia di Leao in acrobazia, complice anche la marcatura (eufemismo) imbarazzante di Celik. Poi Loftus-Cheek sfiora anche il 3-0, la Roma cerca una reazione di rabbia e dopo un po’ (16’) prova anche a dare una svolta alla partita, con il rosso (doppia ammonizione) di Tomori per fallo su Belotti. Va dentro Kalulu prima e Pobega poi, Mou risponde con Lukaku, Bove e Spinazzola. A dare equilibrio al Milan allora tocca a Pulisic, che si divide tra il ruolo di mezzala e di esterno alto finché ne ha per aiutare e dividersi nel doppio compito. Così ci prova prima El Shaarawy (parato), poi Lukaku (alto di poco) e infine Spinazzola (ancora alto), senza trovare mai il gol però. Pure perché nel frattempo Pioli ha messo dentro energia fresca con Okafor e Chukwueze, anche se l’inferiorità numerica si sente eccome. La reazione della Roma è però più rabbiosa che ragionata e di rabbia arriva anche il gol di Spinazzola, in pieno recupero, con deviazione decisiva di Kalulu. L’ultima speranza è un tiro di Zalewski deviato in angolo. Poi è festa rossonera.
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    Grande gara.
    Rigore netto, gol del 2-0 capolavoro. Poi Tomori fa una cazzata e ci tocca soffrire (in realtà nei minuti di recupero, diventati lunghissimi) perché la Roma veri tiri non ne aveva fatti.
    Da capire in questi casi dove sono i nostri meriti e i demeriti degli avversari
     
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    Maignan: 6
    Calabria: 6
    Tomori: 4
    Thiaw: 5.5
    Hernandez: 7
    Loftus-Cheek: 7.5
    Krunic: 6
    Reijnders: 6
    Pulisic: 6
    Giroud: 6.5
    Leao: 7
    Kalulu: 6
    Pobega: 6
    Okafor: sv
    Chukwueze: sv
     
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    La differenza tra la Roma e le altre squadre è in panchina, intesa come allenatore. Dopo tre anni non abbiamo ancora visto un inserimento di un centrocampista, un cross fruttuoso, un pressing costruttivo, uno stralcio di manovra. Mi chiedo come abbia potuto giocare con Celik contro Leao. Anche un bambino avrebbe capito che l’avrebbero giocata sulle fasce, sono tre anni che ci fanno male allo stesso modo e ancora non ha imparato il santone di Setubal
     
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    Colpo Lazio a Napoli: magia di Luis Alberto e gol di Kamada, Garcia battuto

    Tricolori in affanno contro la squadra di Sarri molto ben organizzata: Osimhen a secco, per i campioni d'Italia rete di Zielinski. Nella ripresa annullati due gol a Zaccagni e Guendouzi
    Dal nostro inviato Stefano Cieri

    2 settembre - NAPOLI
    Colpo Lazio al Maradona. Come nello scorso campionato i biancocelesti superano i campioni d’Italia nel loro stadio al termine di una partita giocata maluccio nella prima mezzora, ma poi in maniera pressoché perfetta nella successiva ora di gioco. Due gol segnati (da Luis Alberto e Kamada), altri due fatti (da Zaccagni e Guendouzi) e annullati dal Var per fuorigioco di pochi centimetri e un gioco che torna ad essere sarriano. Così la Lazio è uscita dalla crisi (zero punti nelle prime due giornate). Si ferma invece a sorpresa il Napoli. La formazione di Garcia gioca molto bene nella prima frazione, ma ha il torto di concretizzare pochissimo rispetto a quanto costruisce. Ma a preoccupare di più sono le amnesie difensive che, contro una Lazio ordinata e determinata, ma non travolgente, risultano decisive.

    BOTTA E RISPOSTA—
    Il primo tempo comincia con il Napoli subito all’attacco e la Lazio fin troppo bassa. Atteggiamenti che sono figli dei risultati ottenuti dalle due squadre nelle prime partite di campionato. Il Napoli, a punteggio pieno, viaggia con il vento in poppa, la Lazio invece, ancora a zero punti, non è serena. La prima mezzora vede solo una squadra in campo, quella di casa. Che comanda il gioco, pur prendendosi qualche pausa. E produce occasioni da gol. Che non riesce a capitalizzare solo perché Provedel para da campione (su Zielinski e poi su Kvara) e perché più in generale i suoi attaccanti sono un po’ troppo precipitosi quando entrano in area. Così, come spesso succede nel calcio, è la Lazio a passare in vantaggio alla prima occasione, alla mezzora. Un gol che è un gioiello sia nella costruzione da parte di Felipe Anderson sia nella conclusione vincente (di tacco) di Luis Alberto. Ma il vantaggio degli ospiti dura solo due minuti. La reazione del Napoli è rabbiosa e su un tiro da fuori di Zielinski la doppia deviazione di Kamada e Romagnoli mette fuori causa Provedel: è 1-1. Il vantaggio, anche se effimero, sveglia però la Lazio che nell’ultimo quarto d’ora è più viva. E va vicina al secondo gol con un’azione personale di Felipe Anderson, sul cui tiro c’è il provvidenziale salvataggio di Juan Jesus. Ma anche il Napoli continua ad essere pericoloso. L’occasione per portarsi in vantaggio capita sui piedi di Olivera che, da ottima posizione, spara alto.

    DECIDE KAMADA— Il secondo tempo comincia sulla stesa falsariga dell’ultimo quarto d’ora della prima frazione. Il Napoli cerca di comandare il gioco, si rende pericoloso, ma c’è pure la Lazio. Così dopo un gran tiro di Zielinski su cui Provedel si supera ancora una volta è la squadra di Sarri a passare in vantaggio. Felipe Anderson soffia palla a Zielinski a metà campo, s’invola sulla fascia da dove mette al centro rasoterra. Velo di Luis Alberto e palla che finisce a Kamada che entra in area ed esplode un sinistro che fulmina Meret. Al 22’ la Lazio triplica con Zaccagni, ma il gol viene annullato dal Var per fuorigioco dello stesso attaccante. Tre minuti più tardi altro gol della Lazio, ma ancora una volta il Var lo annulla per un fuorigioco di Zaccagni (ritenuto attivo) prima del tiro vincente di Guendouzi. Il francese era entrato da pochi minuti al posto di Kamada. La Lazio accusa un po’ il colpo della doppia illusione che nel giro di pochi minuti si trasforma in beffa. Il Napoli cerca di sfruttare la situazione e si tuffa in avanti alla ricerca del pareggio. Che però non arriva perché la squadra di Garcia si disunisce e quella di Sarri cresce di tono.
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    Luvumbo illude Ranieri, poi c'è solo il Bologna. Cagliari ribaltato al 90'

    Il centrocampista ex Inter Fabbian trova il gol da 3 punti in extremis dopo il pareggio di Zirkzee: prima vittoria in campionato per i rossoblù di Motta

    Matteo Dalla Vite
    Giornalista
    2 settembre - MILANO
    San Giovanni? Ormai a Bologna lo chiameranno così. Nella coda di una gara giocata a calcio ma vissuta molto a inseguire il Cagliari andato in vantaggio dopo fuga con gol di Luvumbo, Giovanni Fabbian entrato da 3’ sfrutta un errore decisivo di Radunovic che su tiro di Kristiansen perde palla in presa quasi sicura. Quasi sì, perché il ragazzo acquistato dall’Inter – e che doveva essere la contropartita nell’affare Samardzic – ha sfruttato l’attimo e infilato il 2-1 dopo il pareggio di Zirkzee e un rigore stampato sulla traversa da Orsolini. Il Bologna, dopo la bella prova a casa-Juve e ancora sulla bocca di tutti per il rigore non dato a Ndoye da Di Bello, si prende i primi tre punti del campionato mentre il Cagliari resta con un pugno di mosche dopo aver sognato il colpaccio.

    VELENO LUVUMBO—
    Il Bologna di Motta si presenta con il debutto assoluto di Kristiansen e quello dal 1’ di Karlsson: sul mercato, intanto, Joaquin Sosa potrebbe andare alla Dinamo Zagabria e Barrow all’Al Taawooun in Arabia. Ranieri, che allenò Motta all’Inter per pochi mesi (2011) e che nel settembre di un anno fa fu in ballottaggio proprio con Thiago per il dopo-Sinisa, decide di affidarsi subito al Grande Acquisto d’estate Andrea Petagna con Luvumbo a fianco e il consueto 4-4-2 in cui l’esterno destro della terra di mezzo è Nandez, jolly d’esperienza. L’inizio (arbitra Orsato) è tutto del Bologna: Zirkzee è una sorta di regista offensivo, appoggia, smista, tiene palla, fa venire a sé la squadra; ma il primo acuto è di Karlsson – maglia numero 10 - che da sinistra si accentra fino a trovare lo spazio, botta di destro e pallone stampato sull'incrocio dei pali (6’). Il Cagliari assiste e riparte, il Bologna palleggia e controlla e muove i suoi uomini di mezzo: Ferguson è simbolo dell’universalità. Ranieri cerca di sganciare Luvumbo che attende l’errore altrui per poter scattare in contropiede, ma è ancora il Bologna a cercare la rete con Zirkzee. Invano. E’ solo questione di 7’, per la strategia di Ranieri: Beukema perde completamente Luvumbo che – su lancio di Wieteska - corre, scappa e infila in diagonale Skorupski. Vantaggio dei sardi alla prima occasione da gol dopo che il Bologna aveva provato inutilmente almeno tre volte. Il morso velenoso del caro contropiede di Sir Claudio.

    TIRO MANCINO— Dopo il vantaggio, è il Cagliari a impossessarsi del pallone: il Bologna s’infeltrisce, arretra, non trova più le giuste linee di passaggio davanti a un attento e rognoso dispositivo sardo. Il pertugio il Bologna lo trova al 30’: pallone in mezzo di Kristiansen, Karlsson è davanti a Radunovic, parata che sa di prodezza e bis del portiere serbo davanti alla conclusione (deviata) di Zirkzee due secondi dopo. Due paratone vere. Nella ripresa, Ranieri è costretto a cambiare Petagna (che rientra sulla panchina zoppicando: c’è Shomurodov) e Nandez con Di Pardo. Motta si tiene i suoi che ricominciano a mulinare calcio ma con troppa lentezza, quella che permette al Cagliari di compattarsi nei momenti in cui le linee (raramente) sono disunite. Quando succede, e siamo al 15’ s.t., parte l’azione bolognese: Zirkzee, Moro, Kristiansen e ancora l’olandese che con tiro mancino infila Radunovic sul primo palo. E’ 1-1 e il Bologna si rianima. Ranieri ne cambia altre tre dal 20’ al 25’ s.t., infila Oristanio, Azzi e Deiola; Motta risponde con Orsolini e Urbanski. La morale è che il Bologna si prende il rigore per braccio di Di Pardo su cross di Kristiansen: Orsolini lo calcia sulla traversa. Ma il Bologna non si butta via e continua a macinare. Al 45’ s.t., Kristiansen (il migliore) scocca un tiro lieve verso Radunovic che sembra andare in presa sicura: ma la palla sfugge e lì c’è Giovanni Fabbian. Che precede un altro gol di Zirkzee poi annullato per fuorigioco.
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