Serie A 2023-24

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    Quest'Inter fa paura: Thuram e Lautaro asfaltano la Fiorentina. Milan raggiunto in vetta

    Viola stanchi post Conference, nerazzurri devastanti. Nel primo tempo la sblocca il figlio di Lilian. Nella ripresa Martinez ne fa due e Calhanoglu segna su rigore. Inzaghi aggancia in testa i cugini rossoneri

    Andrea Ramazzotti
    3 settembre - MILANO
    Sarà un derby ad altissima quota quello di sabato 16 settembre. L'Inter ci arriva a punteggio pieno, al primo posto della classifica insieme al Milan, dopo il 4-0 alla Fiorentina. Comanda Milano, almeno per ora, e la sfida in programma tra due settimane definirà le prime gerarchie cittadine della stagione. Sarà il quinto derby del 2023 e il Diavolo, che ha perso i primi quattro, sarà avvelenato, a caccia di una rivincita. Il compito della squadra di Pioli, però, non si preannuncia facile perché gli uomini di Inzaghi stanno bene e hanno un Lautaro super. Il Toro, capitano e leader del gruppo, è alla seconda doppietta (5 gol complessivi) nelle prime tre giornate ed è il capocannoniere della Serie A (scavalcato Giroud). Da quando è in Italia Martinez non era mai partito così forte. E siccome si è sbloccato anche Thuram (una rete, un assist, un rigore procurato e un paio di occasioni facili non concretizzate), il presidente Zhang e gli altri dirigenti possono sorridere. Dopo aver passato gli esami Monza e Cagliari, l'ostacolo Fiorentina era il più alto finora, ma i nerazzurri lo saltano in agilità, quasi in scioltezza, offrendo una lezione di calcio che esalta San Siro. Viola demolita e capace di calciare nello specchio solo sul 3-0. Se non un allenamento, qualcosa di molto simile. L'Inter non vinceva tutte e tre le prime gare del campionato mantenendo la porta imbattuta dal 1966, un altro segnale importante in vista di un 2023-24 che i nerazzurri hanno iniziato con slancio, dimenticando il ko di Istanbul, in finale di Champions.

    GIOIA THURAM—
    Inzaghi va avanti con lo stesso undici che ha battuto il Monza e il Cagliari (rimandato l'esordio di Pavard in difesa); Italiano gli va dietro cambiando solo due pedine (Christensen e Beltran per Terracciano e Nzola) rispetto al playoff di ritorno di giovedì contro il Rapid Vienna. Il caldo e l'afa sono pressanti, ma il ritmo all'inizio non è estivo perché le due formazioni provano ad aggredire alte e a impedire la costruzione dal basso. I nerazzurri, grazie alle aperture e ai lanci di Calhanoglu, hanno una marcia in più anche se il primo tiro pericoloso è quello di Bonaventura (alto). I toscani non sembrano provati dalle fatiche di coppa e in mezzo al campo, nel primo quarto d'ora, con Arthur e Mandragora tengono bene. Con il passare dei minuti però l'ago della bilancia pende sempre più dalla parte dei padroni di casa. Thuram, alla caccia del primo gol in Serie A, ha parecchia voglia: prima spara alto dopo un bello slalom, poi di testa (in tuffo) scaraventa alle spalle di Christensen un cross capolavoro di Dimarco sul quale Biraghi osserva. San Siro esplode per il vantaggio e il coro della Nord ("Siam venuti fin qua, per vedere segnare Thuram") ha il sapore del definitivo addio al "traditore" Lukaku. Il figlio di Lilian potrebbe raddoppiare alla mezzora, ma da due passi, pressato da Mandragora, non trova lo specchio su cross di Bastoni. Lautaro giganteggia come regista offensivo e vince un duello dietro l'altro, così le occasioni per l'Inter si susseguono: Bastoni spara da fuori trovando la risposta del portiere danese e, sulla ribattuta, il Toro non inquadra il bersaglio. Prima dell'intervallo ci provano anche Calhanoglu, ma la sua botta su punizione sbatte sulle mani di Christensen, e di nuovo Thuram, che dilapida la seconda rete su traversone di Dumfries. L'1-0 all'intervallo va stretto ai vice campioni d'Europa che, pur lasciando il possesso agli avversari (56%), concedono ai viola appena due tiri, nessuno nello specchio.
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    VIOLA SPAZZATA VIA— A inizio ripresa Italiano ridisegna la sua formazione con Nzola e Sottil al posto di Beltran e Kouame: niente doppio centravanti e conferma del 4-2-3-1, ma con l'ex Spezia davanti la Viola ha più fisicità. A comandare il gioco però resta l'Inter che timbra il palo con Dumfries e vede negarsi il raddoppio da un intervento prodigioso di Christensen su Lautaro, ma poi trova il meritato 2-0 con una grande ripartenza orchestrata da Bastoni e Thuram prima della stilettata del Toro argentino. La Fiorentina cambia di nuovo, con Brekalo e Infantino per Bonaventura e Nico Gonzalez, ma ha ormai la testa sott'acqua e concede anche il 3-0. A sbagliare stavolta è Christensen che non trattiene una botta di Dimarco e per rimediare frana su Thuram: dagli undici metri Lautaro lascia la battuta a Calhanoglu che non sbaglia e chiude il conto. In vista del derby Inzaghi toglie il già ammonito Barella e pensa a gestire. Gli dà una mano anche Sommer che con due parate su Sottil mantiene inviolata la sua porta, mentre Thuram va di nuovo vicino alla seconda rete personale. Il tecnico nerazzurro dà respiro pure a Dumfries, Dimarco e Thuram gettando nella mischia Cuadrado, Carlos Augusto e Arnautovic, ma il Toro non è ancora sazio e, su cross di Cuadrado, scaraventa in porta il 4-0 facendo impazzire il Meazza. Italiano non si alza più dalla panchina, impietrito da un'Inter troppo forte. Il derby dopo la sosta dirà molte cose.
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    Torino, arriva la prima gioia: una perla di Radonjic al 95' piega il Genoa

    I granata spingono per tutto il match e vengono premiati dall'invenzione del serbo nel recupero

    3 settembre - MILANO
    Una perla di Radonjic al 95' dà la prima gioia al Torino che spinge per tutta la partita senza sfondare. Ci pensa invece il fantasista serbo che si invola sulla sinistra e poi scarica un diagonale su cui Martinez deve capitolare. Mastica amaro il Genoa che difende bene per tutto il match, ma poi non è esente da colpe nell'azione che decide il match. Vittoria meritata però per i granata che non hanno mai smesso di attaccare.
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Brutta, brutta gara la nostra.
    Sempre in difesa e poi puniti alla fine. Girano ma non puoi sperare che col pulman davanti alla porta ti vada sempre bene
     
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    Non ci speravo più sinceramente.
    Una liberazione. Vittoria meritatissima
     
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    La Juve passa a Empoli con Danilo e Chiesa e resta in scia delle milanesi

    La squadra di Allegri centra il terzo risultato utile di fila e sale alle spalle di Milan e Inter. Errore dal dischetto di Vlahovic
    Dal nostro inviato Marco Guidi

    3 settembre - MILANO
    La Juve vince a Empoli 2-0 e resta in scia alla coppia di testa Inter e Milan. Stavolta non segna Vlahovic, che sbaglia pure un rigore, ma a trascinare al successo i bianconeri sono Danilo e Chiesa. Tanto basta contro l’unica squadra della Serie A ancora a quota zero punti e zero gol segnati.

    CAPITANO—
    Quattro cambi per Allegri rispetto al pari con il Bologna: Gatti per Alex Sandro, McKennie per Weah, Miretti per Fagioli e Kostic per Cambiaso. Zanetti, alla ricerca ancora del primo punto in campionato, rivoluziona il suo Empoli anche grazie agli innesti last minute del mercato: debutto in porta per Berisha e sulla fascia per Bereszynski, Walukiewicz al centro della difesa e davanti Cambiaghi di nuovo in prestito dall’Atalanta. Al 6’ primo squillo di Vlahovic, su torre di McKennie: Berisha para in due tempi. La Juve quando trova spazi dà l’impressione di poter far male, ma l’Empoli, con la distribuzione mai banale di Fazzini sul centro-destra, si fa piacere nella manovra. Al 17’, però, dopo un gol annullato giustamente a Danilo (carica su Berisha), è ancora Vlahovic a sfiorare il bersaglio grosso girando di poco a lato in torsione il bell’invito di Miretti. Le mischie sono il grande problema dei toscani e, infatti, è così che al 24’ la Juve sblocca la gara: da corner di Kostic, Bereszynski non riesce ad allontanare di testa, la palla si ferma a 5 metri dalla porta di Berisha e viene scagliata in rete da Danilo. Maglia numero 6, difensore e capitano, nel giorno dell’anniversario della morte di Gaetano Scirea… La Juve è avanti e ha anche le occasioni per chiudere la pratica già prima dell’intervallo. La più clamorosa al 39’, quando Vlahovic si presenta sul dischetto per il rigore fischiato da Ayroldi (contatto Maleh-Gatti), ma il serbo si fa ipnotizzare da Berisha.

    A SENSO UNICO— Anche la ripresa si apre con una chance enorme per il raddoppio bianconero. Gran palla di Miretti nello spazio per Chiesa, che solo davanti a Berisha va giù senza riuscire a calciare o saltare il portiere. L’ex Fiorentina prova a riscattarsi al 59’, dopo un bello spunto con tanto di tunnel a Walukiewicz, ma il piatto a tu per tu con Berisha è largo di un soffio. La Juve è in controllo, anche e soprattutto perché l’Empoli, nonostante gli sforzi, non sa proprio pungere. Zanetti ci prova con nuove energie: Grassi e Cancellieri per Fazzini e Baldanzi. Allegri risponde con Pogba per Miretti. Al 64’, si vede finalmente l’Empoli: bella combo sulla destra Marin-Bereszynski e sulla palla messa in mezzo Caputo prova la zampata, ma non trova la porta. Dall’altra parte, Pogba insacca al volo su sponda di Vlahovic, ma il serbo è in offside. Dusan lascia poi il posto a Milik, mentre Kostic a Cambiaso. Proprio l’ex Genoa e Bologna impegna ancora una volta Berisha con un tiro cross dalla sinistra al 77’. Cinque minuti dopo, la Juve finalmente raddoppia: difesa Empoli altissima, Milik lancia Chiesa che resiste al tentativo di fallo di Berisha e insacca a porta vuota. Secondo gol stagionale per il figlio d’Enrico e partita in ghiaccio, con Milik e Kean che per poco non partecipano alla festa nel recupero: traversa il primo, palo il secondo. Per oggi basta così…
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    Non ho visto nulla ma contento del risultato, ho letto i commenti...
    7 punti nelle prime 7 sono comunque la miglior partenza dell'allegri bis, anche se abbiamo affrontato Udinese Bologna e Empoli.

    Pensiamo agli obbiettivi realistici, arrivare fra le prime 4, il gioco con Allegri sarà sempre deficitario.
     
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    Prendiamo i 3 punti, che con questo gioco lento e macchinoso sono oro colato. Purtroppo è una squadra senza centrocampo, visto che l'unico valido sarebbe Pogba, che è sempre infortunato. Forse l'anno scorso l'avremmo pareggiata o persa, quindi bene così.
     
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    In ogni caso per me quello fischiato a Rui Patricio non è mai rigore.
    In ogni caso partita oscena da parte nostra
     
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    Vlahovic è una furia, a segno anche Chiesa: Lazio spazzata via, questa Juve fa paura

    A Torino i bianconeri vincono lo scontro diretto di alta classifica grazie alla doppietta del serbo. Non basta la perla di Luis Alberto, biancocelesti schiantati

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    16 settembre - TORINO
    La Juventus supera di slancio la Lazio (3-1) trascinata da Dusan Vlahovic (doppietta) e Federico Chiesa, applauditi dai quarantamila dell’Allianz Stadium all’uscita dal campo. I due attaccanti bianconeri continuano a segnare (4 reti in 4 giornate per il serbo, 3 per l’azzurro) e la squadra di Massimiliano Allegri prosegue spedita la marcia in campionato: 10 punti in 4 partite, primo successo in uno scontro diretto e grande pressione sulle due milanesi. Ripiomba nelle difficoltà, invece, la formazione di Sarri: dopo la vittoria di Napoli prima della sosta, un’altra sconfitta (la terza in quattro partite). E martedì c’è l’Atletico in Champions per i biancocelesti.

    JUVE AGGRESSIVA—
    Allegri ripropone la stessa formazione vittoriosa a Empoli, con l’unica eccezione di Szczesny al posto di Perin, e i bianconeri partono subito forte. Aggressivi e intensi in ogni zona del campo, al punto da intimidire la Lazio. Atteggiamento e supremazia territoriale premiati dopo appena dieci minuti quando Locatelli, in versione Nazionale, serve a centro area Vlahovic. Il serbo brucia Casale sul tempo e fredda Provedel con un destro di controbalzo. La squadra di Sarri prova a reagire con un gran tiro di Kamada. Più che un segnale di risveglio, una reazione isolata. È ancora la Juventus, infatti, a essere più pericolosa. Così prima della mezzora arriva il raddoppio di Chiesa, che finalizza un’azione insistita dei bianconeri con un bolide che fulmina Provedel.

    BOTTA E RISPOSTA— Partita chiusa? Niente affatto. La Juventus prova ad archiviarla a inizio ripresa, ma Provedel evita il 3-0 con un ottimo riflesso sul colpo di testa di Rabiot. E’ l’episodio che sveglia la Lazio. Da quel momento la squadra di Sarri guadagna campo e inizia ad attaccare con un altro spirito anche grazie all’inserimento di Rovella in regia. Dopo due occasioni sprecate da Kamada, che non trova mai il guizzo giusto in area, ci pensa Luis Alberto a riaprire la partita. Bremer e Cambiaso pasticciano sulla trequarti bianconera e lo spagnolo s’inventa un gioiello dei suoi, imprendibile per Szczesny. Neppure il tempo di esultare che nel giro di tre minuti (dal 24 s.t. al 27 s.t.) Vlahovic blinda vittoria e risultato capitalizzando al meglio un pregevole cambio di gioco di McKennie.
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    Delirio Inter: Milan asfaltato 5-1! Mkhitaryan e Thuram eroi di San Siro: Inzaghi da solo in vetta

    I nerazzurri dominano lo scontro diretto e si prendono anche la vetta solitaria della Serie A grazie alla prestazione di Thuram e alla doppietta dell'armeno. In gol anche Calhanoglu e Frattesi, illusoria la rete di Leao

    Andrea Ramazzotti
    16 settembre - MILANO
    L'Inter resta sola lassù, in testa alla classifica, con quattro vittorie nelle prime quattro giornate. Travolto il Milan con un 5-1 che non lascia dubbi: è il quinto derby di fila vinto (mai successo nella storia) in questo 2023 dai nerazzurri che fanno a fette la difesa avversaria con la doppietta di Mkhitaryan, la rete spettacolare di Thuram, il rigore dell'ex Calhanoglu e il sigillo finale di Frattesi. Inzaghi contro i cugini disegna un'altra partita perfetta, rinunciando al possesso palla, ma facendo malissimo negli spazi: il tecnico di Piacenza con le ripartenze vince di gran lunga il duello con il corregionale Pioli e adesso può arrivare all'esordio in Champions di mercoledì sul campo della Real Sociedad con l'animo più leggero, mentre il Diavolo, dopo una simile batosta, dovrà ritrovarsi psicologicamente in vista dell'arrivo del Newcastle a San Siro (martedì). Se nel primo pomeriggio la Juventus contro la Lazio aveva lanciato un messaggio in chiave scudetto, l'Inter ha risposto prontamente e ha fatto capire quanto voglia la seconda stella.

    LA SBLOCCA MKHI—
    Inzaghi rispetto alle prime tre uscite sceglie al centro della difesa Acerbi al posto di De Vrij, mentre Pioli schiera la stessa formazione (eccetto lo squalificato Tomori) che ha battuto Bologna, Torino e Roma. È il Milan a prendere in mano le redini del match con Calabria, che fa il centrocampista centrale (su di lui vanno Calhanoglu o Mkhitaryan) per liberare la fascia destra a Pulisic e permettere gli inserimenti di Loftus-Cheek. L'Inter è attenta, non pressa alto, ma alla prima occasione passa in vantaggio evidenziando il poco equilibrio tattico degli avversari: Thuram se ne va a destra, con Thiaw che cade a terra, traversone per Dimarco il cui tiro-cross viene messo in porta da Mkhitaryan, preferito a un Frattesi reduce dalla grande prestazione in Nazionale. Ancora una volta la mano (e la mossa vincente) di Inzaghi nel derby. Ancora un errore là dietro in una stracittadina dei rossoneri, in superiorità numerica ma incapaci di marcare l'ex centrocampista della Roma. I nerazzurri azzannano la partita, con una rabbia e una voglia pazzesche e il Diavolo soffre, traballa e per poco, ancora sull'asse formata dall'azzurro e dall'armeno, non arriva il raddoppio.

    SUPER MARCUS— Thuram a livello fisico è un fattore: Kjaer non lo tiene e la difesa rossonera soffre perché Calabria sta sempre in mezzo al campo e non è rapido a ripiegare sulla fascia che così resta scoperta. Gli uomini di Pioli tengono più il pallone; quelli di Inzaghi si abbassano fino al limite dell'area pur di non concedere spazi e poi ripartono. Leao non si vede perché è poco coinvolto e perché Dumfries e Darmian lo limitano bene, così ci vogliono gli "effetti speciali" di Hernandez per svegliare il Milan. L'esterno francese parte dalla sua metà campo e, dopo un triangolo con Giroud, salta tre avversari (Calhanoglu, Bastoni e Darmian) prima di concludere con il diagonale a lato di un soffio. Per i rossoneri è una scossa: per qualche minuto attaccano con parecchi uomini e l'Inter soffre, ma al primo contropiede nerazzurro, è 2-0. Lautaro innesca Dumfries che crossa per Thuram, palla troppo lunga che però il francese ha il tempo di andare a riprendere, di puntare Thiaw (manca il raddoppio di Calabria) e di segnare con un tiro all'incrocio che infiamma il Meazza. Prima dell'intervallo una punizione di Giroud finisce sopra la traversa e al momento del tè, il Diavolo ha nettamente più possesso (72%), ma è sotto come occasioni create (6-3) e ha impegnato una sola volta Sommer. Calabria avanzato a centrocampo, mossa giusta nelle precedenti giornate, stavolta non paga, anzi è un boomerang sulle ripartenze.
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    LEAO, POI SOLO INTER— Le due formazioni rientrano dagli spogliatoi senza cambi e anche il trend dell'incontro non cambia: il Milan ha il pallone, l'Inter si difende e aspetta il contropiede giusto. Pioli dopo 10' inserisce Chukwueze per Pulisic, ma è Leao, su un grande assist di Giroud, a beffare Darmian in velocità e a segnare a Sommer il primo gol da quando lo svizzero è in Italia. Il derby, che ora si gioca sotto una pioggia torrenziale, è di nuovo aperto anche perché Pioli abortisce, almeno in fase di non possesso, l'idea Calabria-centrocampista e usa con più frequenza la linea a quattro. Inzaghi capisce che c'è bisogno di forze fresche e, in un colpo solo, al 19', getta nella mischia Carlos Augusto, Frattesi e Arnautovic per Dimarco, Barella e Thuram. L'ex Monza con il destro impegna subito Maignan che respinge, ma la spinta dei nuovi entrati si sente visto che Arnautovic difende bene palla e Frattesi garantisce sostanza in mezzo. L'Inter segna di nuovo, dopo un cambio di gioco da destra a sinistra e un tocco di Lautaro Martinez per Mkhitaryan che firma la sua doppietta. Il Diavolo è sulle ginocchia e Pioli prova l'ultimo assalto con Jovic, Okafor e Florenzi per Giroud, Calabria e Reijnders, ma ormai non c'è più partita e Hernandez stende in area Lautaro regalando all'Inter il rigore del 4-1, trasformato dall'ex Calhanoglu. La Sud è ammutolita, la Nord irriverente canta Pioli is on fire e celebra i suoi beniamini che trovano anche il 5-1 con Frattesi. Per il Milan è una punizione pesantissima, mentre la capolista Inter vola sospinta dai suoi tifosi.
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    Dominio Genoa per un'ora, poi il Napoli pareggia con Raspadori e Politano

    Vantaggio del Grifone nel primo tempo al 40' con Bani, raddoppio di Retegui al 56'. Poi i due gol degli azzurri al 76' e 84'

    16 settembre - GENOVA
    Garcia riparte, ma che fatica. Non bastano i gol di Bani e Retegui al Genoa per superare un Napoli che si risveglia nel finale e in otto minuti, fra il 76’ e l'84', acciuffa il pari con una prodezza di Raspadori e un gol-capolavoro di Politano, evitando il secondo k.o. di fila. Sfuma così il sogno-vittoria della squadra di Gilardino, che conquista comunque un punto pesante al termine di una gara controllata a lungo. Il Genoa vira su inedito 4-4-1-1, con De Winter al debutto assoluto in maglia rossoblù, terzino destro con Martin preferito a Vasquez sulla corsia opposta. Sabelli avanza a centrocampo, in attacco Gudmundsson gioca alle spalle di Retegui. Il Napoli ha iniziato al Ferraris il suo tour de force (7 partite in 23 giorni): Garcia lascia Politano in panchina. In attacco nel tridente a destra parte Elmas, davanti a Meret torna Mario Rui dall’inizio, con Ostigard che affianca Juan Jesus al centro della difesa. Garcia parla di partita seria a Marassi per portarsi via la vittoria, memore della sconfitta in casa con la Lazio prima della sosta. Aveva promesso cambi rispetto proprio alla gara con la Lazio e così è stato. Garcia chiede un Napoli cinico, perché ha tirato tantissimo nelle prime gare ufficiali, ma ha segnato poco, con il digiuno di Kvara che durava da tredici partite e 946 minuti.

    RAGNATELA—
    L’avvio è a ritmi altissimi su entrambi i fronti. Dopo quattordici secondi Gudmundsson sgasa a sinistra e costringe Elmas al fallo: primo cartellino giallo della gara. Il Napoli risponde con Osimhen, ma Dragusin lo anticipa al momento del tiro. Riparte il Genoa, Sabelli sfonda sulla destra e l’islandese, sempre lui, spreca il pallone del possibile vantaggio, ma è fuorigioco. L’idea di Gilardino è chiara: reparti corti, difesa altissima, ritmo elevato, intensità in mezzo al campo e Napoli inevitabilmente frenato perché non riesce a sfruttare la sua qualità in mezzo per innescare il tridente, procedendo per linee orizzontali. Retegui è solo sul fronte d’attacco con Gud che fa l’elastico fra centrocampo e attacco. Il Napoli fatica in fase di costruzione, perché il Genoa tiene la difesa altissima e con i reparti così vicini la squadra di Garcia deve aspettare e patisce tanto vigore. Mario Rui non è preciso sulle discese di Sabelli, ma in generale la mediana di Garcia è prevedibile. Osimhen non pervenuto, prova a sfruttare le sue accelerazioni, ma Bani e Dragusin ne bloccano i rifornimenti. Al 39’ Retegui costringe Meret in angolo e sugli sviluppi del corner battuto da Gudmundsson, De Winter esce dal blocco di Anguissa, allunga per Bani che sottoporta batte Meret e appoggia in rete. Il check var convalida la rete, non c’è fuorigioco.

    RISVEGLIO— Dopo l’intervallo Garcia mette dentro Politano (fuori Elmas), cercando profondità sulla corsia di destra, ma il canovaccio sino alla mezz’ora non cambia. Il Genoa sfrutta le lacune debolezze di un Napoli che si conferma troppo prevedibile. Lo aspetta, ne frena il vigore e riparte con contropiedi micidiali. E all’11’ arriva il raddoppio genoano con Retegui, che trova l’angolino alla destra di Meret su assist di Strootman, ma che errore Di Lorenzo e Mario Rui. Napoli in affanno, Garcia prova Olivera e Raspadori (fuori Mario Rui e Anguissa), Garcia passa al 4-4-2, ma i due gol di vantaggio aumentano le certezze del Genoa e il Napoli non riesce a muoversi con lucidità. C’è vigore, ma non la necessaria lucidità. Serve un’invenzione e arriva allora con il gran sinistro di Raspadori servito da Cajuste. Gli ospiti accorciano e poco dopo dalla destra Politano – assist di Zielinski – sorprende Martinez con una conclusione al volo. Due a due, il Napoli riparte, il Genoa chiude fra i rimpianti.
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    Che dire...batosta ma forse ero l'unico ad aspettarmi di perdere male il derby. Certo non immaginavo 5 pere ma la squadra è questa, al netto dei vomitevoli di giornalisti servi e tifosi con le fette di salame sugli occhi che credono a qualsiasi cazzata e continuano a finanziare queste merde.
    Nel frattempo i cartonati vincono più di noi, hanno un fuoriclasse come dirigente, hanno una rosa molto più forte fatta costantemente al risparmio, hanno giocatori che nonostante tutto si fidano maggiormente del loro progetto tecnico (i no di Thuram, Frattesi sono molto più che un indizio eh), hanno una base di italiani che non guasta mai e ci appoggiano costantemente le palle in testa ogni volta.
    Tifosi rossoneri diventati chiacchieroni che sognano lo scudetto d'estate come vent'anni fa quelli dell'Inter.
    Ah, a novembre secondo me saremo fuori dalla Champions e attardati di 10-15 punti dalla vetta.
     
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    Maignan: 5
    Calabria: 4
    Kjær: 4
    Thiaw: 3
    Hernandez: 4
    Loftus-Cheek: 4
    Krunic: 4
    Reijnders: 4 (minchia il fenomeno...)
    Pulisic: 4.5 (già finita la pacchia)
    Giroud: 5
    Leao: 5.5 (giusto per il gol và)
    Chukwueze: 4
    Florenzi: 4
    Okafor: sv
    Jovic: sv
    Musah: sv

    Pioli: 2
     
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    Bene così.
    Sarri punterà ad altre rivalse, come al solito.
    Milan imbarazzante, mi chiedo come abbiamo fatto a fare 0 punti contro di loro l'anno scorso
     
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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    Un po' di rammarico c'è per la rimonta subita, ma abbiamo pur sempre fatto un punto pesante.
    Speriamo di iniziare a vincerne un po' contro le dirette concorrenti per la salvezza
     
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502 replies since 20/8/2023, 07:28   21301 views
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