I siti protetti dell'Argentina

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    Los Glaciares



    Los Glaciares (che in spagnolo significa "I Ghiacciai") è un Parco nazionale che si trova nella provincia di Santa Cruz, nella Patagonia argentina. Esso si estende su un area di 4.459 km²; nel 1981 è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
    Il Parco nazionale, istituito nel 1937, è il secondo per dimensioni in Argentina. Il suo nome si riferisce alla gigantesca calotta glaciale (una delle maggiori del mondo) della Cordigliera delle Ande, da cui si originano 47 grandi ghiacciai vallivi (di cui solo 13 scorrono verso l'Oceano Atlantico). In altre parti del mondo i ghiacciai si originano a partire dai 2500 metri di altezza, ma, a causa della particolare conformazione geografica, in questa regione essi si originano a partire da soli 1500 metri, e da lì scorrono fino a 200 metri sul livello del mare, erodendo le montagne che li supportano.
    Il 30% della superficie di Los Glaciares è ricoperta di ghiaccio. L'intera regione può essere divisa in due parti, ognuna delle quali corrisponde ad uno dei due grandi laghi contenuti nel Parco: il Lago Argentino (il più grande del paese con i suoi 1.446 km²) a sud e il Lago Viedma (1,100 km²) a nord. Le acque di entrambi i laghi finiscono nel fiume Santa Cruz, che scorre fino a Puerto Santa Cruz sulle rive dell'Oceano Atlantico. Fra i due laghi vi è una zona non-turistica chiamata Zona Centro, priva di laghi.
    La parte settentrionale consiste di una parte del lago Viedma, del ghiacciaio Viedma e di alcuni ghiacciai minori, oltre che di montagne molto popolari fra i cultori di alpinismo e trekking, fra le quali il Cerro Chaltén e il Cerro Torre.
    La parte meridionale invece contiene i ghiacciai più grandi: il Perito Moreno, il Ghiacciaio Upsala e il Ghiacciaio Spegazzini, che scorrono tutti verso il Lago Argentino. Un'escursione tipica si effettua in barca fra gli iceberg del lago per visitare Bahía Onelli e gli altrimenti inaccessibili ghiacciai Upsala e Spegazzini, mentre il Perito Moreno è raggiungibile via terra.
    Le montagne trattengono la maggior parte dell'umidità proveniente dall'Oceano Pacifico, lasciando passare solo la freddissima aria proveniente dai ghiacciai (la temperatura media è di soli 7.5 gradi), il che crea una steppa arida sul lato argentino della catena montuosa. Questo ferma i nandù, i guanaco, i puma e le volpi grigie, che sono specie in pericolo (particolarmente danneggiate dopo l'introduzione dell'allevamento di bestiame praticato in modo intensivo) e che trovano protezione all'interno dei confini del parco.
    L'area ospita più di 1.000 specie di uccelli (condor, aquile e altri), dei quali però solo 100 sono stati catalogati. Fra i ghiacci e la steppa patagonica c'è un'area fertile ricoperta di foreste, all'interno delle quali vivono cervi delle Ande e anatre di torrente.
    Los Glaciares è una famosa attrazione turistica internazionale. I percorsi turistici partono tradizionalmente dal villaggio di El Calafate, cittadina sulle sponde del Lago Argentino (anche se all'esterno del parco) in cui l'amministrazione del parco ha il suo quartier generale, e dal villaggio di El Chaltén, nella parte settentrionale del parco, ai piedi del Cerro Chaltén. Altri siti turistici all'interno del parco includono il Lago del Desierto e il Lago Roca.

    SantaCruz-LosGlaciares-P2150185b-flat



    Edited by Shagrath82 - 10/7/2011, 22:59
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    Missioni gesuite di San ignacio Mimì, Santa Ana, Nuestra Senora de loreto e Santa Maria la Mayor



    San Ignacio Miní fu una delle numerose missioni della Compagnia di Gesù, fondata nel 1632 in Argentina durante la Colonizzazione europea delle Americhe. Essa si trova nella parte nord-orientale del paese, vicino alla città di San Ignacio nella provincia di Misiones.
    Dal punto di vista strettamente archeologico, San Ignacio Miní è considerata da molti l'esempio meglio conservato delle 30 missioni fondate dai gesuiti in un territorio che ora si trova a cavallo di Argentina, Brasile e Paraguay. In essa sono presenti particolari architettonici e scultorei tipici dello stile chiamato "barocco dei Guaranì".
    Riscoperta nel 1897, la missione divenne famosa dopo che il poeta Leopoldo Lugones guidò una spedizione di ricerca nella regione nel 1903; negli anni '40 cominciarono i lavori di restauro, che però non sono ancora stati ultimati.
    L'edificio principale della missione di San Ignacio è la chiesa monumentale, costruita dall'architetto italiano Juan Brasanelli: essa è lunga 74 metri e larga 24, con muri spessi due metri costruiti in arenaria rossa e pavimenti di piastrelle. Essa domina l'antica piazza della missione e venne decorata da artigiani Guaranì. Il complesso adiacente comprendeva una cucina, una sala pranzo, scuole e laboratori, oltre ai quartieri dei religiosi e al cimitero. Intorno alla piazza si trovano anche le abitazioni di 200 antichi abitanti di etnia Guaranì (all'epoca della maggior fioritura della missione, nel 1733, essi erano circa 4.000).
    Le rovine oggi ospitano il Museo Jesuítico de San Ignacio Miní. Nel 1984 la missione entrò a far parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, insieme ad altre missioni gesuitiche della zona (Santa Ana, Nuestra Señora de Loreto e Santa Maria la Mayor in Argentina, São Miguel das Missões in Brasile).

    800px-SanIgnacioMini-ChurchEntranceRuins



    Edited by Shagrath82 - 10/7/2011, 23:02
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    Parco Nazionale dell'Iguazú



    Il Parco Nazionale dell'Iguazú (in spagnolo Parque Nacional Iguazú, in portoghese Parque Nacional do Iguaçu) è un parco nazionale situato al confine fra l'Argentina ed il Brasile e il confine è stabilito dall'omonimo fiume. La parte argentina del parco si trova nel nord della provincia di Misiones, mentre la parte brasiliana del parco si trova nella parte sud-occidentale dello stato del Paraná. Si estende su un'area di circa 2.250 km², dei quali 550 in Argentina e 1.700 in Brasile.
    Il parco venne creato nel 1934 e comprende uno dei più famosi paesaggi naturalistici di tutto il Sudamerica, le Cascate dell'Iguazú, immerse nella foresta tropicale. Sia la parte argentina che quella brasiliana del parco vennero inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, la prima nel 1984 e la seconda nel 1986.
    La fauna del parco comprende numerose specie in pericolo d'estinzione, come giaguari, tapiri, ocelot, jaguarondi, formichieri e aquile della foresta. Altre specie che vivono entro i confini del parco sono il tucano, mammiferi come il coati e parecchie specie di farfalle.
    Il fiume Iguazú sfocia nel fiume Paraná 23 chilometri a valle delle cascate, dopo un percorso lungo 1.320 chilometri. All'interno del parco diventa largo oltre 1.500 metri; le sue rive sono popolate da alberi come l'Erythrina crista-galli, il cui fiore è il simbolo dell'Argentina.
    La regione del parco era abitata già 10.000 anni fa da cacciatori-raccoglitori, soppiantati nell'XI secolo dai Guaraní, i quali introdussero nuove tecniche agrarie. I Guaranì vennero a loro volta soppiantati dai conquistadores spagnoli e portoghesi nel XVI secolo, anche se il loro retaggio è ancora presenta in tutta la regione. Il primo europeo a visitare questa parte di Sudamerica fu Álvar Núñez Cabeza de Vaca nel 1542; nel 1609 giunsero i missionari gesuiti.
    La foresta, di tipo tropicale, è suddivisa in più livelli: il livello più alto è costituito da alberi alti oltre 30m; al livello più basso si incontrano arbusti, piante e specie selvatiche di yerba mate.

    800px-Garganta_del_Diablo_or_Devil_Throat_Iguazu_Falls_Argentina_Luca_Galuzzi_2005



    Edited by Shagrath82 - 10/7/2011, 23:02
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    Cuevas de las manos



    La Cueva de las Manos (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 chilometri a sud della città di Perito Moreno, all'interno dei confini del Parco Nazionale Perito Moreno che comprende altri siti di importanza archeologica e paleontologica.
    La Caverna si trova nella valle del fiume Pinturas, in un luogo isolato della Patagonia a circa 100 chilometri dalla strada principale. Essa è famosa (e infatti a questo deve il suo nome) per le incisioni rupestri rappresentanti mani, che appertenevano al popolo indigeno di questa regione (probabilmente progenitori dei Tehuelche), vissuto fra i 9.300 e i 13.000 anni fa. Gli inchiostri sono di origine minerale, quindi l'età delle pitture rupestri è stata calcolata dai resti degli strumenti (ricavati da ossa) usati per spruzzare la vernice sulla roccia.
    La caverna principale è profonda 24 metri, con un ingresso largo 15 metri ed un'altezza iniziale di 10 metri. All'interno della caverna il terreno è inclinato, in salita, mentre l'altezza si riduce a non più di 2 metri.
    Le immagini delle mani sono spesso in negativo, e oltre a queste ci sono scene di caccia, esseri umani, lama, nandù, felini ed altri animali, nonché figure geometriche e rappresentazioni del sole. Dipinti simili, anche se in numero minore, sono presenti anche nelle caverne circostanti. Sul soffitto si trovano puntini rossi, ottenuti probabilmente da quelle popolazioni immergendo nell'inchiostro le bolas e tirandole successivamente verso l'alto. I colori usati per dipingere le scene variano dal rosso (ottenuto dall'ematite) al bianco, nero e giallo.
    La maggior parte delle mani sono sinistre, il che suggerisce che i "pittori" tenessero gli strumenti che spruzzavano l'inchiostro con la destra. Le dimensioni delle mani sembrano quelle di un bambino di 13 anni ma, considerando che probabilmente esse sono più piccole di quanto non fossero in realtà, si pensa che le mani appartenessero a persone di qualche anno più vecchie: in questo caso potremmo trovarci di fronte ad un rito, lasciare l'impronta della propria mano sul muro della caverna (probabilmente sacra) poteva significare il passaggio dall'età infantile all'età matura.
    Nel 1999 la Cueva de las Manos è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    SantaCruz-CuevaManos-P2210079b



    Edited by Shagrath82 - 27/5/2012, 19:26
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    Penisola di Valdes



    La Penisola di Valdés (in spagnolo Península Valdés) è una penisola situata lungo la costa atlantica nella Provincia di Chubut, in Argentina. Ha un'estensione di circa 3,625 km². L'unico nucleo abitato è il villaggio di Puerto Pirámides, mentre la città più vicina è Puerto Madryn, distante circa 50 km.
    Buona parte della penisola è costituita da terreno arido con qualche lago salato. Il più grande di questi laghi si trova ad un'altitudine stimata di 40 metri sotto il livello del mare, ed era fino a poco tempo fa considerato il punto più basso dell'Argentina e dell'intero Sudamerica.
    È un'importante riserva naturale, designata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1999. La costa è abitata da mammiferi marini, come il leone marino sudamericano, l'elefante marino e la foca sudamericana. La balena franca può essere inoltre avvistata nel Golfo Nuevo e nel Golfo San José, specchi d'acqua protetti, situati fra la penisola e la terraferma della Patagonia. Queste balene migrano in queste acque fra Maggio e Dicembre, per l'accoppiamento e il parto, poiché le acque nel golfo sono più calme e più calde che in mare aperto. Anche l'Orca è visibile lungo la costa, nel mare aperto oltre la penisola.
    L'interno della penisola è abitato da nandù, guanachi e maras. Nell'isola è presente anche una grande varietà di uccelli: almeno 181 specie, 66 delle quali migratorie, vivono nella regione, incluso il piccione Antartico.

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    Edited by Shagrath82 - 27/5/2012, 19:27
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    Parco Nazionale di Talampaya



    Il Parco Nazionale Talampaya è un parco nazionale che si trova in Argentina, nella provincia di La Rioja. Nel 1975 venne designato come Parco Provinciale, mentre nel 1997 venne dichiarato Parco Nazionale.
    Il parco si estende su di una superficie di 2.150 km², ad un'altezza di 1.500 metri sul livello del mare. Il parco è stato creato per proteggere importanti siti archeologici e paleontologici trovati nella zona. In esso vi sono paesaggi di grande bellezza, con flora e fauna propri di un tipico bioma montano.
    Il parco si trova in un bacino stretto fra il Cerro Los Colorados a ovest e la Sierra de Sañagasta a est. Il paesaggio è il risultato dell'erosione di acqua e vento in un clima desertico, con ampi sbalzi di temperatura: caldo estremo di giorno, freddo (con temperature che scendono al di sotto dello zero) di notte, piogge torrenziali d'estate e vento forte in primavera.
    Nel parco si possono trovare:

    * il letto ormai asciutto del fiume Talampaya, dove milioni di anni fa vivevano i dinosauri (qui sono stati trovati numerosi fossili, anche se meno interessanti di quelli trovati nel vicino Parco Provinciale di Ischigualasto);
    * la gola di Talampaya e le sue formazioni rocciose, con muri alti fino a 143 metri, che si restringe in un punto fino a soli 80 metri;
    * i resti di antichi insediamenti indigeni, come le incisioni rupestri della Puerta del Cañón;
    * un giardino botanico della flora locale, nel punto più stretto della gola;
    * la fauna della regione, tra cui lama, lepri, volpi e condor.

    Nel 2000 il Parco è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme con il Parco Provinciale Ischigualasto.

    800px-Talampaya_NP



    Edited by Shagrath82 - 27/5/2012, 19:28
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    Blocco Gesuita e Estancias di Còrdoba



    Il Blocco gesuita e le estancias di Córdoba (in spagnolo: Manzana Jesuítica y Estancias de Córdoba) sono un'ex missione gesuita costruita dai missionari a Córdoba, in Argentina; sono stati inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nell'anno 2000.
    Nella Manzana Jesuítica trovano sede l'Università di Córdoba (una delle più antiche del Sudamerica), la scuola secondaria Monserrat]], una chiesa e edifici adibiti a residenza. Per un simile progetto, i Gesuiti costruirono 6 Estancias nella provincia di Córdoba chiamate Caroya, Jesús María, Santa Catalina, Alta Gracia, Candelaria e San Ignacio.
    Il complesso, fondato a partire dal 1615, dovette essere abbandonato dai Gesuiti nel 1767, dopo il decreto del re Carlo III di Spagna che li espelleva dal continente. A loro subentrarono i Francescani fino al 1853, quando i Gesuiti tornarono nelle Americhe. Nonostante ciò, la scuola e l'università vennero nazionalizzate l'anno seguente.
    Ogni Estancia possiede la sua chiesa e il suo gruppo di edifici, attorno a cui si sviluppò la città (come per esempio Alta Gracia, la più vicina al blocco). L'Estancia di San Ignacio non esiste più.
    Le Estancias possono ovviamente essere visitate dai turisti; esse ed altre si trovano lungo la cosiddetta Strada delle Estancias gesuite, lunga circa 250 chilometri.

    AltaGracia



    Edited by Shagrath82 - 27/5/2012, 19:31
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    Quebrada de Humahuaca



    La Quebrada de Humahuaca è un'ampia valle situata nella provincia di Jujuy nell'Argentina nord-orientale, a circa 1,500 km da Buenos Aires. È lunga circa 155 chilometri, con orientamento nord-sud, delimitata dall'Altopiano Andino ad ovest e a nord, dalle colline sub-andine ad est, e dalle temperate Valles Templados a sud.
    Il nome quebrada (letteralmente "rotta") sta ad indicare una valle profonda o una gola. Prende il proprio nome da Humahuaca, una cittadina di 11.000 abitanti che sorge nella media valle. Il Río Grande, che in inverno è completamente prosciugato, scorre copiosamente lungo la Quebrada in estate.
    La regione è sempre stata un crocevia per la comunicazione economica, sociale e culturale. È abitata da 10.000 anni, fin dai primi insediamenti delle società di caccia-raccolta, attestati dalla grande quantità di reperti preistorici. Era una via di transito per le carovane al tempo dell'Impero Inca, nel XV secolo, e successivamente un importante collegamento fra il Vicereame del Río de la Plata e il Vicereame del Perù, nonché il teatro di numerose battaglie della Guerra d'Indipendenza Argentina.
    La Quebrada de Humahuaca è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO il 2 luglio 2003, e riserva della biosfera nel 2007.

    800px-Jujuy-QuebradaDeHumahuaca-P3120108



    Edited by Shagrath82 - 27/5/2012, 19:30
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    Parco provinciale Ischigualasto



    Ischigualasto è una formazione geologica, cui è associato un omonimo parco naturale, che si trova nella provincia argentina di San Juan, nella parte nord-occidentale del paese, vicina al confine con il Cile. Il Parco Provinciale Ischigualasto si trova nel nord-est della provincia e al di là del suo confine settentrionale si trova il Parco Nazionale Talampaya (nella provincia argentina di La Rioja): entrambi appartengono alla stessa formazione geologica, ed entrambi sono stati inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
    Il Parco Provinciale Ischigualasto si estende su di un'area di 603.7 km² ad un'altitudine di circa 1.300 metri sul livello del mare. Nel Parco si trova una vegetazione tipica dei paesaggi desertici (arbusti, cactus e rari alberi) che copre il 10-20% dell'area. Il clima è molto secco, con piogge concentrate durante l'estate e temperature estreme (minime di -10 e massime di 45 gradi gradi). Qui nel pomeriggio spira un vento costante da sud con velocità tipiche comprese fra i 20 e i 40 chilometri l'ora, a volte accompagnato da un forte vento di föhn.

    Origine del nome

    Ischigualasto è un nome di origine quechua che significa il luogo ove tramonta la luna. Alcuni propendono per un'origine proveniente da popolazioni diaghite, altri invece sostengono che Ischigualasto sia di provenienza Huarpe; pur tuttavia, l'ipotesi comunemente accettata è la prima.

    Importanza

    La formazione geologica Ischigualasto contiene depositi del periodo Carnico, appartenente all'epoca geologica del Triassico (230 milioni di anni fa), con resti dei più antichi dinosauri conosciuti; questi fossili sono tra i più importanti del mondo per quanto riguarda numero, qualità ed importanza. Questo è l'unico posto nel mondo ove quasi tutto il Triassico è rappresentato in una sequenza indisturbata di depositi rocciosi. Questo è di grande aiuto per lo studio della transizione fra i dinosauri e gli antichi mammiferi.
    Le terre aride che circondano la formazione Ischigualasto sono conosciute come Valle della Luna a causa del loro aspetto aspro, lunare appunto. Nel Carnico questa era una pianura alluvionale vulcanicamente attiva, dominata da fiumi e con forti piogge stagionali. Tronchi pietrificati di Protojuniperoxylon ischigualastianus di oltre 40 metri d'altezza testimoniano che in quell'epoca vi era una ricca vegetazione. Sono state inoltre trovate felci fossili.
    I ritrovamenti più comuni del Parco sono rappresentati da fossili tetrapodi e da cinodonti. Benché i dinosauri rappresentino solo il 6% dei ritrovamenti, nel Parco sono stati trovati antichi esemplari di entrambi i grandi ordini di dinosauri, gli ornitischi e i saurischi. I fossili più numerosi di questi dinosauri sono rappresentati dagli herrerasauri, arcosauri carnivori.

    Agli inizi degli anni novanta a Ischigualasto è stato trovato un importante fossile di un dinosauro con caratteristiche primitive, chiamato Eoraptor lunensis.

    Storia

    La prima descrizione paleontologica di Ischigualasto venne fatta nel 1930. Nel 1941 l'area venne studiata più approfonditamente, il che ha portato al ritrovamento di 70 specie di piante fossili. La regione ricevette per la prima volta il nome Valle de la Luna nel 1943, in una pubblicazione curata dall'Automobil Club Argentino.
    Il primo cinodonte (un rettile che presenta alcune caratteristiche dei mammiferi) di Ischigualasto venne descritto nel 1946 dal dottor Cabrera dell'Università di La Plata, dopo che gli furono spediti alcuni campioni da parte di un geologo che stava facendo prospezioni carbonifere per conto della compagnia mineraria argentina.

    I lavori accademici e le prospezioni geologiche procedettero lentamente fino al 1958, quando il dottor Alfred Sherwood Romer (un esperto in antichi mammiferi dell'Università di Harvard) scoprì, durante una spedizione, la ricchezza dei giacimenti di fossili. Nel suo diario egli scrisse:
    È il piacere di ogni paleontologo alzarsi presto la mattina, lasciare la tenda e trovarsi immerso nel più straordinario cimitero di fossili che si possa immaginare.

    Nel 1970 Ischigualasto venne affidato all'Università di San Juan; l'anno successivo venne dichiarato Parco Provinciale, mentre nel 2000 venne dichiarato Patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO, insieme al Parco Nazionale Talampaya.

    Ischigualasto_national_park

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    Qhapaq Ñan, sistema stradale andino



    Tra le molte strade costruite nel Sudamerica precolombiano, il sistema stradale inca, o cammino degli incas o anche Qhapaq Ñan fu il più esteso ed il più avanzato per gli standard dell'epoca. Tutta la rete si basava su due strade che attraversavano l'impero lungo la rotta nord-sud. La più orientale delle due partiva dal Puna e dalle valli di Quito e raggiungeva Mendoza (Argentina). Quella occidentale invece seguiva le pianure costiere tranne che il tratto che attraversava il deserto, nel quale costeggiava le colline.
    Oltre venti strade percorrevano le montagne occidentali, mentre altre attraversavano la cordigliera orientale. Alcune di queste strade raggiungevano altitudini di oltre 5000 metri sul livello del mare. Le varie tratte univano le regioni dell'impero inca dalla capitale delle province settentrionali, Quito, all'attuale Santiago del Cile a sud. Il sistema stradale inca era costituito da circa 40 000 km di strade[1] e permetteva l'accesso ad oltre 3 milioni di chilometri quadrati di territorio.
    Queste strade permettevano collegamenti semplici, affidabili e veloci per lo spostamento di civili e militari, per il dispaccio di comunicazioni e per il supporto logistico. I primi utilizzatori furono i soldati imperiali, portatori e carovane di lama, oltre ai nobili. Era richiesto un permesso per poter percorrere le strade, ed alcuni ponti prevedevano il pagamento di un pedaggio. Nonostante le strade inca potessero avere dimensioni, stile ed aspetto molto diversi tra loro, la maggior parte aveva una larghezza compresa tra 1 e 4 metri.
    Buona parte del sistema stradale era il risultato del fatto che gli Inca reclamavano un diritto esclusivo su numerose rotte tradizionali, alcune delle quali erano state costruite secoli prima. Molti nuovi tratti furono costruiti o migliorati in modo sostanziale; l'attraversamento del deserto cileno di Atacama e la parte che costeggia la riva occidentale del Titicaca ne sono due esempi.
    I cronisti spagnoli del tempo descrissero i lunghi viaggi fatti dal re Inca, trasportato su di una lettiga, circondato da migliaia di soldati e servi, fatti per raggiungere le varie parti del suo immenso impero.
    Dato che gli Inca non usavano la ruota per i trasporti, e che non conobbero cavalli prima dell'arrivo degli spagnoli in Perù nel XVI secolo, le strade erano quasi esclusivamente percorse a piedi, a volte accompagnati da mandrie di animali, solitamente lama.
    I messaggeri che componevano la staffetta, chiamati chaski, si fermavano ad intervalli di 6/9 km, trasportando messaggi ed oggetti quali pesce marino fresco per i re. I messaggi erano fogli chiusi da corde noti come quipu, assieme a messaggi vocali. I chaski erano in grado di coprire una distanza di 240 km al giorno.
    Esistevano almeno 1000, e forse 2000, stazioni di posta o tambo, sistemati ad intervalli regolari lungo il tracciato. Queste strutture avevano il compito di far riposare e rifocillare il personale viaggiante.
    Venivano usati molti modi per attraversare i corsi d'acqua. Le zattere servivano per i fiumi molto larghi. I ponti di pietre o le canne sospese erano usate per i terreni paludosi. I ponti sospesi inca permettevano di superare le vallate strette. Un ponte che attraversava il fiume Apurimac, ad ovest di Cuzco, misurava 45 metri. I burroni venivano a volte superati tramite cesti sospesi, o oroya, che potevano coprire distanze fino a 50 metri. A volte i ponti erano costruiti a coppie.

    171px-Inca_roads-en.svg

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    Madre, donna, lesbica. What else?

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    Parco nazionale Los Alerces

    Lago_Futalaufquen



    Il Parco nazionale Los Alerces è una grande area protetta situata nella Provincia di Chubut, in Argentina. Comprende il Lago Futalaufquen, il Fiume Arrayanes, il Lago Verde ed il Lago Menéndez. Per i suoi paesaggi è considerato uno dei parchi nazionali più belli dell'Argentina.
    Fu istituito nel 1937 su una superficie di 263.000 ettari. Il motivo della sua creazione è la protezione e la conservazione dei boschi di Fitzroya cupressoides, uno degli alberi più longevi del pianeta ed in pericolo di estinzione.
    Gli ambienti dell'area protetta possono essere inquadrati nell'ecoregione del bosco patagonico e della regione montuosa della Ande, con un clima temperato freddo ed inverni umidi con abbondanti nevicate. Nell'area si ritrova un complesso sistema lacustre con fiumi e ruscelli.
    Dal 2017 è iscritto nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
     
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    Madre, donna, lesbica. What else?

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    Culla Bianconera

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    L'opera architettonica di Le Corbusier, un contributo eccezionale al Movimento Moderno



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    Una selezione di diciassette siti sparsi in sette paesi per ricordare il grande contributo dato dall'architetto al Movimento Moderno
     
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    AUGUSTA TAURINORUM

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    Museo del sito di memoria dell'ESMA - ex-centro clandestino di detenzione, tortura e sterminio



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    La Escuela de Mecánica de la Armada (prima Escuela Superior de Mecánica de la Armada da cui ESMA) conosciuta internazionalmente come ESMA, era la scuola per la formazione degli ufficiali della Marina Argentina di Buenos Aires, soprattutto per quanto riguardava la preparazione tecnica in ingegneria e navigazione.

    Passò tragicamente alla storia per essere, durante la dittatura autodenominatasi Processo di Riorganizzazione Nazionale (1976-1983), il più grande e attivo centro di detenzione illegale e tortura delle persone scomode al regime della giunta (capeggiata prima da Videla, e poi in successione da Viola, Lacoste, Galtieri, Jean e Bignone). Di qui sono passate più di 5.000 persone. Di queste, solo 500 circa ne uscirono vive alla fine del Processo di Riorganizzazione Nazionale.

    Gestione
    La ESMA, precedentemente scuola per allievi della marina militare argentina, cominciò la sua attività di centro di detenzione e tortura il giorno stesso del colpo di Stato argentino, vale a dire 24 marzo 1976. Già in quell'occasione vennero imprigionate le prime persone scomode, sequestrate dalle forze armate.

    Dipendeva direttamente dal capo di stato maggiore della marina Emilio Eduardo Massera, che lo istituì e lo organizzò come tale. Era affidata alla Gruppo 3.2.2, organo repressivo per la città di Buenos Aires, ed era diretto dal contrammiraglio Rubén Jacinto Chamorro e dal capitano Jorge Eduardo Acosta (detto el Tigre). Molti ufficiali tristemente noti vi svolsero mansioni di carnefice, come il crudele Alfredo Astiz e Adolfo Scilingo. All'ESMA operava, in qualità di capellano militare, padre Alberto Ángel Zanchetta.
    Acosta ed Astiz, insieme ad altri tre ufficiali, Héctor Febres, Jorge Vanek e Jorge Raúl Vildoza, sono stati condannati il 14 marzo 2007 dalla seconda sezione della Corte di Assise di Roma, per i desaparecidos di origine italiana, Ángela María Aieta, Giovanni Pergoraro e Susanna Pegoraro. Trattasi del secondo pronunciamento di un tribunale italiano nei confronti di militari argentini: già nel 2000, infatti, la stessa Corte aveva condannato sette imputati per otto casi di italiani desaparecidos, fra cui quelli della figlia e del nipote di Estela Barnes de Carlotto, presidente dell'associazione Nonne di Plaza de Mayo.

    Settori dell'edificio
    Era diviso in settori, v'erano zone destinate ad ospitare e alloggiare ufficiali e militari, sale ed uffici dove si decidevano i rapimenti e le strategie di sequestro, tortura e uccisione. Zone adibite alle torture e agli interrogatori e zone per la detenzione dei sequestrati.

    La Capucha era una zona angusta e lugubre senza finestre, dove i detenuti rimanevano in isolamento costantemente incappucciati (da cui il nome: Capucha<encapuchados). Il Pañol conteneva i beni sottratti ai prigionieri, ed aveva anche un settore con le donne rapite incinte.

    Detenzioni e orrori
    La ESMA è uno dei simboli della Guerra sporca e delle brutalità disumane compiute dai militari e dalla giunta argentina tra il 1976 e il 1983. Da essa passarono più di 5.000 detenuti, solo pochi sono sopravvissuti, più del 90% sono scomparsi (desaparecidos). In questa fucina di morte, dopo giorni di orribili torture e inumane umiliazioni (tutte le giovani donne venivano stuprate più volte, anche da più militari contemporaneamente), i detenuti venivano infine preparati per le esecuzioni, annunciate come il trasferimento a un carcere normale.

    Venivano loro fatte delle iniezioni per sedarli, spacciate per un vaccino. Alcuni venivano fucilati e poi cremati, altri venivano caricati su aeroplani militari e gettati nudi nell'oceano Atlantico al largo del Río de la Plata. Anche due suore francesi, Léonie Duquet e Alice Domon, attiviste per il terzo mondo e per i poveri dell'Argentina, furono rapite mentre erano in chiesa e portate alla ESMA. Lì vennero torturate e poi furono gettate in mare con uno dei tanti voli della morte.

    Altre torture includevano:

    Scariche elettriche ad alto voltaggio, specialmente nelle parti delicate del corpo (genitali, capezzoli, orecchie, gengive).
    Ustioni tramite sigarette oppure piccoli lanciafiamme (con fiamme lunghe circa 30 centimetri).
    Rottura di alcune ossa del corpo, in genere piedi o mani.
    Ferimento dei piedi con spille od oggetti appuntiti.
    Pestaggio a sangue delle vittime (in caso non si volessero lasciare segni evidenti, venivano utilizzati sacchetti di sabbia).
    Immersione del viso in escrementi fino al soffocamento.
    I torturati venivano appesi a testa in giù per un tempo indefinito.
    Torture eseguite alla vista dei parenti, unite a stupri e pestaggi.

    Il museo della memoria presso l'ESMA
    Il 24 marzo del 2004 il presidente Néstor Kirchner e il sindaco di Buenos Aires Aníbal Ibarra firmarono un accordo per rendere l'ESMA un museo per la memoria dei crimini della dittatura, la promozione e la difesa dei diritti umani. La nuova istituzione, chiamata Espacio para la Memoria y para la Promoción y Defensa de los Derechos Humanos, comprende anche l'Archivio Nazionale della Memoria, il Centro Culturale Haroldo Conti, lo Spazio Culturale Nuestros Hijos, il Museo Malvinas, il canale televisivo Encuentro e il Museo Sitio de Memoria ESMA. L'inaugurazione fu accompagnata dal discorso di uno dei tanti figli di desaparecidos nati all'ESMA, Emiliano Hueravillo:

    Mi chiamo Emiliano Hueravillo, sono nato qui alla ESMA. Qui mia madre, Mirta Mónica Alonso, mi diede alla luce. Come lei, in tutti i centri di detenzione della zona sud di Buenos Aires, centinaia di coraggiose donne diedero alla luce i loro bambini in mezzo ai medici torturatori. A Tutti i nostri fratelli e sorelle che sono nati qui, e che non sono ancora ritornati alla propria famiglia come ho potuto fare io: voglio che sappiano che li stiamo cercando, li stiamo aspettando, vogliamo raccontargli che le loro madri li amavano, che i loro padri li amavano, e che appartennero alla parte migliore di una generazione che si mise in gioco completamente per consegnarci un paese migliore.

    Il 19 settembre 2023 il sito di memoria è stato iscritto nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dalla quarantacinquesima sessione del Comitato del patrimonio mondiale riunito a Riad.

    Ubicazione dell'ESMA
    L'ESMA è situata nella zona nord della città di Buenos Aires, nel barrio di Núñez. La facciata è situata su Avenida del Libertador, 8200.

    Il centro di detenzione clandestina, chiamato in codice Selenio, occupava il terzo piano, l'attico, la mansarda ed il sottotetto.
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