I siti protetti dell'Unesco della Francia

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    Mont Saint-Michel



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    Il Mont Saint-Michel (letteralmente "Monte San Michele") è un isolotto roccioso situato presso la costa settentrionale della Francia, dove sfocia il fiume Couesnon.

    Sull'isolotto venne costruito un santuario in onore di San Michele Arcangelo, il cui nome originario era Mons Sancti Michaeli in periculo mari (in latino) o Mont Saint-Michel au péril de la mer (in francese: in italiano, letteralmente, "Monte San Michele al pericolo del mare").
    Attualmente il Mont Saint-Michel costituisce il centro naturale del comune di Le Mont-Saint-Michel (dipartimento della Manica, regione amministrativa della Bassa Normandia appartenente al comune di Pontorson). Un trattino permette di differenziare tra il comune e l'isolotto: secondo la nomenclatura ufficiale dell'INSEE l'unità amministrativa si chiama (Le) Mont-Saint-Michel, mentre l'isolotto è chiamato Mont Saint-Michel.
    La notevole architettura del santuario e la baia nel quale l'isolotto sorge con le sue maree ne fanno il sito turistico più frequentato della Normandia e uno dei primi dell'intera Francia, con circa 3.200.000 visitatori ogni anno. Numerosi immobili che vi sorgono sono individualmente classificati come monumenti storici e l'intero sito è nel suo insieme classificato come tale dal 1862. Dal 1979 fa parte dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

    Storia


    I Galli


    Nei pressi del Mont Saint-Michel la foresta di Scissy, allora non ancora invasa dal mare, era sede di due tribù celtiche, che utilizzavano la roccia per i culti druidici. Secondo l'abate Gilles Deric, uno storico bretone del XVIII secolo, il santuario era dedicato a Beleno, il dio gallico del Sole (Mons vel tumba Beleni, ossia "Monte o tomba di Beleno").

    I Romani

    L'arrivo dei Romani vide la costruzione di nuove strade che percorrevano l'intera Armorica: una di queste, che collegava Dol a Fanafmers (Saint-Pair) passava ad ovest del Mons Belenus ("Monte Beleno"). Man mano che le acque avanzavano fu progressivamente spostata verso est, fino a fondersi con la via che passava per Avranches.

    Inizio dell'era cristiana


    Il cristianesimo fece la sua comparsa in Armorica nei dintorni del IV secolo e un primo oratorio dedicato a Santo Stefano, il primo martire cristiano, sorse a mezza altezza del monte, a cui ne seguì un secondo in onore di San Sinforiano, primo martire dei Galli, ai piedi della roccia. Vegliavano sui luoghi degli eremiti, sotto la tutela del curato di Astériac (Beauvoir).
    Secondo la leggenda l'arcangelo Michele apparve nel 709 al vescovo di Avranches, Sant'Uberto, chiedendo che gli fosse costruita una chiesa sulla roccia. Il vescovo ignorò tuttavia per due volte la richiesta finché San Michele non gli bruciò il cranio con un foro rotondo provocato dal tocco del suo dito, lasciandolo tuttavia in vita. Il cranio di Sant'Uberto con il foro è conservato nella cattedrale di Avranches.
    Venne quindi sistemato un primo oratorio in una grotta e la precedente denominazione di Mont-Tombe fu sostituita con quella già citata di Mont-Saint-Michel-au-péril-de-la-Mer.

    L'abbazia benedettina


    I conti di Rouen, poi duchi di Normandia dotarono riccamente i religiosi che le precedenti incursioni dei Normanni avevano fatto fuggire. Il Mont Saint-Michel aveva inoltre acquisito valore strategico con l'annessione al ducato di Normandia della penisola del Cotentin nel 933, venendosi a trovare al confine con il ducato di Bretagna.
    Il duca Riccardo I (943-996) nel corso dei suoi pellegrinaggi al santuario rimase indignato dal lassismo dei canonici, che delegavano il culto a clerici salariati, e ottenne dal papa Giovanni XIII una bolla che gli dava l'autorità di riportare l'ordine nel monastero e fondò una nuova abbazia benedettina nel 966, con monaci provenienti da Saint Wandrille (abbazia di Fontenelle).
    La ricchezza e la potenza di questa abbazia e il suo prestigio come centro di pellegrinaggio durarono fino al periodo della riforma protestante. Un villaggio si sviluppò ai piedi del santuario per dare accoglienza ai pellegrini. L'abbazia continuò a ricevere doni dai duchi di Normandia e quindi dai re di Francia.
    Durante la guerra dei Cent'anni l'abbazia si fortificò contro gli Inglesi con una nuova cinta muraria che circondò anche la cittadina sottostante.
    A partire dal 1523 l'abate fu nominato direttamente dal re di Francia e fu spesso un laico che godeva delle rendite abbaziali. Nell'abbazia fu installata una prigione e il monastero si spopolò, anche in seguito alle guerre di religione. Nel 1622 il monastero passò ai benedettini della congregazione di San Mauro (mauristi) che fondarono una scuola, ma si occuparono poco della manutenzione degli edifici.

    L'abbandono e la rinascita dopo la rivoluzione francese

    Nel 1791, in seguito alla rivoluzione francese gli ultimi monaci furono cacciati dall'abbazia, che divenne una prigione: vi furono incarcerati a partire dal 1793 più di 300 sacerdoti che rifiutavano la nuova costituzione civile del clero.
    Nel 1794 un dispositivo telegrafico ottico (sistema di Chappe), fu installato sulla sommità del campanile e il Mont Saint Michel fu inserito nella linea telegrafica tra Parigi e Brest.
    L'architetto Eugène Viollet-le-Duc visitò la prigione nel 1835. In seguito alle proteste per la detenzione dei socialisti Martin Bernard, Armand Barbès e Auguste Blanqui, la prigione fu chiusa nel 1863 per decreto imperiale. L'abbazia passò quindi sotto il vescovo di Coutances. In occasione del millenario della fondazione, nel 1966, una piccola comunità monastica si è nuovamente insediata nell'abbazia.

    L'abbazia


    L'abbazia benedettina fu edificata a partire dal X secolo con parti giustapposte che si sono sovrapposte le une alle altre negli stili che vanno dal carolingio al romanico al gotico flamboyant. I diversi edifici necessari alle attività del monastero benedettino sono stati inseriti nello spazio angusto a disposizione.
    L'insieme della Merveille, situato immediatamente a nord della chiesa abbaziale, comprende il chiostro, il refettorio, una sala di lavoro e l'elemosineria con dispensa in un perfetto esempio di integrazione funzionale. Allo stesso modo le costruzioni della Belle-Chaise e degli alloggiamenti integrano le funzioni amministrative dell'abbazia con le funzioni cultuali.

    Notre-Dame Sous-Terre


    La primitiva chiesa abbaziale, costruita al momento della fondazione benedettina nel 966, fu in seguito interamente inglobata nei successivi ingrandimenti dell'abbazia. Altre costruzioni abbaziali sorsero ad est della chiesa originaria, sulla sommità della roccia e ad un livello superiore.
    Questa chiesa originaria arrivò ad essere del tutto dimenticata, fino alla riscoperta ad opera di scavi effettuati tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Oggi, restaurata, offre un magnifico esempio di architettura pre-romanica.

    Le costruzioni del XI secolo


    A causa dell'intensificarsi dei pellegrinaggi si decise di ingrandire l'abbazia edificando una nuova chiesa al posto di altre costruzioni abbaziali, che furono spostate a nord della chiesa primitiva di Notre-Dame-Sous-Terre.
    La nuova chiesa aveva tre cripte, ossia la cappella dei Trenta Ceri (des Trente-Cierges) a nord, la cripta del coro (o "Cripta dei grandi pilastri") ad est e la cappella di San Martino (1031-1047) a sud.
    L'edificazione della navata fu iniziata dall'abate Ranulphe nel 1060.
    Nel 1080 tre piani di edifici conventuali erano stati edificati al nord della chiesa primitiva, comprendendo la sala dell'Aquilone, che serviva per l'accoglienza dei pellegrini, la passeggiata dei monaci e il dormitorio. Furono inoltre iniziate l'elemosineria e la dispensa della futura Merveille. La chiesa primitiva di Notre-Dame-Sous-Terre, completamente inglobata nelle nuove costruzioni, era tuttavia ancora utilizzata per il culto.

    Le costruzioni del XII secolo

    Le tre campate occidentali della navata della nuova chiesa, poco solidamente costruite, crollarono sugli edifici conventuali nel 1103. La ricostruzione avvenne sotto l'abate Roger II (1115-1125).
    L'abate Robert de Torigni (1154-1186) fece edificare a ovest e sud-ovest un nuovo insieme di edifici conventuali, che comprendevano nuovi alloggiamenti, un'infermeria e la cappella di Santo Stefano. Rimaneggiò inoltre i camminamenti che portavano a Notre-Dame-Sous-Terre con lo scopo di evitare i contatti tra monaci e pellegrini.

    Le costruzioni del XIII secolo

    L'abate Raoul-des-Îles (1212-1218) edificò sull'elemosineria di Roger II la Sala degli Ospiti (1215-1217) e il Refettorio (1217-1220), e al di sopra della dispensa la Sala dei Cavalieri (1220-1225) e il magnifico chiostro (1225-1228), che costituiscono il complesso detto la Merveille ("Meraviglia").
    Sotto l'abate Richard Turstin (1236-1264) viene costruita ad est la Sala delle Guardie, che diventerà il nuovo ingresso dell'abbazia e una nuova sala di giustizia (Officialité, 1257), che costituiscono l'insieme della Belle-Chaise.

    Le costruzioni tra XIV e XVI secolo

    Sotto l'abate Pierre Le Roy (1386-1410) si completarono le fortificazioni: verso il 1393 furono edificate le due torri del Châtelet e successivamente la Tour Perrine e la Bailliverie. Furono inoltre costruiti gli appartamenti dell'abate.
    Nel 1421 crollò il coro romanico della chiesa abbaziale, che venne ricostruito in due fasi (1446-1450 e 1499-1523) in stile gotico flamboyant.

    Le costruzioni nel XVIII secolo


    In seguito ad un incendio nel 1776 si decise di demolire le tre campate occidentali della chiesa abbaziale e nel 1780 fu edificata la nuova facciata in stile neoclassico, le cui fondazioni tagliarono a metà la sottostante chiesa primitiva di Notre-Dame-Sous-Terre.

    I restauri del XIX e XX secolo

    Nel 1817, a causa delle numerose modifiche eseguite dall'amministrazione penitenziaria per ospitare i laboratori per i carcerati, crollò una parte delle costruzioni elevate sotto l'abate Robert de Torigni (1154-1186).
    Dopo la classificazione dell'abbazia come monumento storico nel 1874 furono effettuati da Corroyer i primi urgenti lavori di consolidamento e restauro.
    Nel 1896 fu costruita sopra la chiesa una guglia che raggiunge i 170 m sul livello del mare. Nel 1898 gli scavi di Gout sotto il pavimento della chiesa portano alla riscoperta di Notre-Dame-Sous-Terre, che verrà resa agibile nel 1959 per mezzo dell'inserimento di una struttura di sostegno in cemento precompresso che sostiene la chiesa superiore, ad opera dell'architetto Froidevaux.

    La cittadina

    La cittadina sorta sulle pendici della roccia sotto l'abbazia si articola intorno all'unica strada della Grande Rue, che sale al santuario girando intorno alla roccia.
    Vi si accede attraverso tre porte, la porte del l'Avancée, la porte du Boulevard e la porte du Roi.

    Geografia e dintorni

    Il Mont Saint-Michel si colloca a 48°38'10" di latitudine nord e a 1°30'40" di longitudine ovest, nella baia che ne prende il nome e che si apre sull'oceano Atlantico. L'isolotto ha circa 960 m di circonferenza e una superficie di circa 280 ettari. La roccia, una formazione granitica, si eleva ad un'altezza di 92 m sul livello del mare, ma con la statua di San Michele collocata in cima alla guglia della chiesa abbaziale, raggiunge l'altitudine di 170 metri.

    La foresta di Scissy e l'invasione del mare

    All'epoca dei Galli il Mont Saint-Michel, come anche la roccia di Tombelaine, sorgevano all'interno della foresta di Scissy e la riva si estendeva ancora fino a oltre 48 km più lontano, inglobando le isole Chausey. A partire dal III secolo il livello del suolo si abbassò progressivamente, e il mare inghiottì lentamente la foresta: secondo un manoscritto del XV secolo una marea equinoziale particolarmente violenta nel 709 diede il colpo di grazia alla foresta.

    Le maree

    La baia in cui sorge l'isolotto roccioso è soggetta al fenomeno delle sabbie mobili, descritte in modo spettacolare da Victor Hugo, ma è soprattutto nota per l'eccezionale ampiezza delle maree (circa 14 metri di dislivello) che, anche a causa dell'andamento piatto, montano con grande rapidità (si dice con la velocità di un cavallo al galoppo): questo ha causato talvolta annegamenti e più di frequente disagi per le automobili lasciate parcheggiate troppo a lungo nelle parti basse.
    Le spettacolari maree della baia hanno molto contribuito all'inespugnabilità del monte, rendendolo accessibile al minimo della bassa marea (via terra) o al massimo dell'alta marea (via mare).
    La diga di accesso al Mont Saint-Michel, costruita nel 1880, trattiene la sabbia e aggrava l'insabbiamento della baia, rischiando di far perdere alla roccia la natura di isola: per impedirlo ne è prevista una parziale demolizione e la sostituzione di tratti con passerelle sospese.

    La costa

    Sulla costa delle sistemazioni con dighe dell'epoca della duchessa Anna di Bretagna hanno permesso di conquistare al mare terre per l'agricoltura e l'allevamento. In particolare ancora oggi si allevano ovini, i moutons de pré-salé (montoni del prato salato), le cui carni a causa dei pascoli salmastri acquistano un sapore particolare.
    Il materiale alluvionale dei fiumi, continuamente movimentato dal flusso e reflusso delle maree, mescolato alle conchiglie frantumate, dà origine alla tangue, un ricco fertilizzante che fu a lungo utilizzato dai contadini della regione per concimare il suolo.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:19
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    Cattedrale di Chartres



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    La cattedrale Notre-Dame de Chartres, chiesa cattedrale consacrata alla Vergine (Notre-Dame), sita a Chartres nel nordovest della Francia (a 95 Km a sud-ovest di Parigi), è il più celebre monumento di Chartres ed è considerata uno degli edifici religiosi più importanti del mondo ed uno dei più perfetti edifici gotici. Il fattore decisivo che la fa prevalere tra le altre cattedrali francesi è il suo buono stato di conservazione, specialmente delle sculture e delle vetrate.
    La figura più importante nella storia di questa diocesi fu il vescovo Fulberto, teologo scolastico riconosciuto in tutta Europa, che cominciò nell'XI secolo la costruzione della cattedrale sull'area precedentemente occupata da un antico santuario pagano.
    L'edificio costruito da Fulberto fu distrutto nel 1196 a causa di un incendio ed immediatamente si cominciarono i lavori di ricostruzione, che durarono circa 60 anni. L'aggiunta più importante è la torre a nordest, la Clocher Neuf, conclusa nel 1513.
    L'interno, alto 37 m, si caratterizza per l'armonia e l'eleganza delle proporzioni. La facciata occidentale, chiamata Portale Reale, è particolarmente importante per una serie di sculture della metà del XII secolo; il portale principale contiene un magnifico rilievo di Gesù Cristo glorificato; quella del transetto meridionale (costruito negli anni 1224-1250) si organizza attorno a delle immagini del Nuovo Testamento riguardanti il Giudizio Universale, mentre il portale opposto, situato al lato nord, è dedicato all'Antico Testamento e alla venuta di Cristo ed è famoso per il gruppo scultoreo dedicato alla Creazione.
    Questa cattedrale si riconosce facilmente a causa della grande differenza tra le sue due torri:

    * la torre sud è dotata di una base tipicamente gotica e sormontata da una guglia molto semplice;
    * la torre nord, costruita in epoca più tarda e di architettura più complessa.

    Grande luogo di pellegrinaggi, questa cattedrale e le sue torri dominano la città di Chartres e la piana della Beauce circostante. Esse si vedono da molte decine di chilometri di distanza.
    Nel 1979 l'UNESCO l'ha dichiarata Patrimonio culturale dell'Umanità.

    Storia

    Enrico IV fu l'unico re di Francia consacrato in questa cattedrale e non a Reims secondo la tradizione.
    Parigi era in effetti retta dai cattolici, che si opponevano al re a causa della sua religione protestante. In quest'occasione il monarca avrebbe pronunciato la celebre frase: «Parigi vale bene una messa». Egli si convertì e fu consacrato re di Francia; da allora i cattolici si arresero progressivamente.

    Costruzione


    La cattedrale è stata costruita da operai specializzati, chiamati compagnons, riuniti in confraternite. In questo periodo, esistevano tre confraternite: i Bambini di Padre Soubise, i Bambini del Maestro Jacques, e i Bambini di Salomone legati all'Ordine del Tempio. Questi ultimi hanno lasciato incisi, sulle pietre o sulle travi, dei segni che sono le loro firme.

    Le tracce principali dei piani costruttivi, basate sul sistema di numerazione duodecimale, furono messe in pratica direttamente dagli operai grazie alla corda a tredici nodi, uno degli strumenti dei compagnons.

    Qualche cifra


    * Lunghezza: 130 metri
    * Larghezza: 32 / 46 metri
    * Navata: lunghezza: 74 metri; altezza: 37 metri; larghezza: 16,40 metri
    * 176 vetrate
    * Recinto del coro: 200 statue

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:10
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    Palazzo e Parco di Versailles



    Versailles_Palace



    La reggia di Versailles (che i francesi chiamano più semplicemente château de Versailles) è un'antica residenza reale. La città di Versailles, nata dalla diffidenza del giovane Luigi XIV verso la capitale e i suoi cittadini, temuti e considerati difficili da tenere sotto controllo, dopo l'episodio della Fronda, costituisce oggi un comune autonomo situato nell'attuale dipartimento delle Yvelines, in Francia.

    Origini e storia

    * 1038: prima menzione di Versailles in una carta dell'Abbazia Saint-Père di Chartres. Uno dei firmatari è Hugo de Versaillis. Nel X secolo dei monaci dissodano i terreni (il dipartimento è ancora oggi occupato da quanto rimane della foresta antica) e fondano la chiesa e il priorato di Saint-Julien.
    * 1429: due signori di Versailles, Guy e Pierre de Versailles, sono implicati nella vicenda di Giovanna d'Arco. Pierre era a Bourges, quando la Pulzella fu processata; Guy, canonico di Tours, partecipò al processo.
    Alla fine della Guerra dei cent'anni, nel 1453, il piccolo borgo si presentava devastato, le case abbandonate, il castello in rovina. La proprietà fu acquistata dalla famiglia de Soisy.
    * 1472: un documento riporta il nome del piccolo borgo di Versaille-aux-bourg-de-Galie. I signori di Versailles dipendevano direttamente dal re. Il loro modesto castello, che dominava la chiesa e il villaggio, si ergeva sulla pendice meridionale della collina sulla quale sarà costruita la futura reggia.
    * 1475: Gilles de Versailles, signore di Versailles, cede all'abate di Saint-Germain i propri diritti sul Trianon. L'atto di vendita costituisce la prima menzione del nome. Il villaggio fu poi acquistato, per distruggerlo, da Luigi XI, con l'obiettivo di costruire su queste nuove terre del dominio reale una residenza di diporto, che gli consentisse di sottrarsi con la famiglia al protocollo troppo pesante di Parigi. Il Trianon è il primo capriccio reale realizzato a Versailles e, come più tardi Marly, resterà un luogo di relax, lontano dall'etichetta e dalle fatiche del potere.
    * 1561: la proprietà passa a Martial de Loménie, segretario delle Finanze di Carlo IX (il mandante della Notte di San Bartolomeo), che la ingrandisce fino a 150 ettari.
    De Loménie fu assassinato nel 1572, appunto durante la Notte di san Bartolomeo: si disse che fosse stato strangolato per ordine della regina Caterina de' Medici, che voleva che la proprietà passasse al Conte di Retz; della notizia non si hanno prove, ma non è inverosimile.
    È un fatto che nel 1573 Albert de Gondi (baron de Marly), conte di Retz, uno dei Fiorentini che supportavano la fortuna di Caterina in Francia, diveniva proprietario della signoria e del castello di Versailles per 35.000 lire dell'epoca (equivalenti in potere d'acquisto a circa 700.000 euro attuali).
    Anche con i nuovi signori, il castello continua ad essere frequentato, per caccia e per diporto, dai re di Francia.

    Versailles nell'Ancien régime

    Luigi XIV, i grandi lavori, le feste

    All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai essere soddisfatto delle sue residenze. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante anche per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau.
    Certo tutti i castelli erano antichi, e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma non trovava pace. Nel 1651 (aveva 13 anni) visitò per la prima volta Versailles - e fu il colpo di fulmine: il castello del resto era il più nuovo e moderno di tutti, e disponeva di grandi spazi per cacciare. Versailles diventò così importante, nei progetti del re, che il 25 ottobre 1660 condusse a visitarlo la sua giovane sposa, la regina Maria Teresa.
    Secondo alcuni, i progetti originari della nuova grande reggia e dei giardini furono realizzati sulla base dei disegni (trafugati notte tempo da Torino a Parigi) della Reggia di Venaria (o Venerìa), costruenda residenza di caccia dei Duchi di Savoia alle porte di Torino. Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi iniziò i lavori di ampliamento, investendovi 1.100.000 lire dell'epoca (cioè quasi venti volte il prezzo d'acquisto) e incaricando Louis Le Vau di ricostruire gli edifici, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie (l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.
    L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi assolutamente pas bon.
    In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce a queste critiche lamentando che il Re spendesse tanto su Versailles e trascurasse invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla misura di Versailles!»
    La prima festa data alla reggia, che durò dal 7 al 14 maggio del 1664, si intitolò « Les Plaisirs de l'Isle Enchantée » (I piaceri dell'isola incantata), e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai due poemi epici italiani del XVI secolo, l'Orlando Furioso dell'Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Molière, che presentò la Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in onore di Mademoiselle de La Vallière e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore dei compagni dall'isola di Alcina.
    Tra il 1664 e il 1666 Luigi XIV decise di sistemare Versailles in modo da potervi passare diversi giorni con il suo Consiglio, conservando il castello costruito da Luigi XIII. La scelta fu dettata più da motivi finanziari che sentimentali, e comunque la superficie fu triplicata e la decorazione fu lussuosissima, tematizzata sulla rappresentazione del Sole, onnipresente a Versailles. I giardini, molto apprezzati dal re, furono ulteriormente ampliati e ornati di sculture di Girardon e di Le Hongre.
    Di questa prima ornamentazione sono sopravvissuti soltanto il gruppo di Apollo e le ninfe e i Cavalli del sole.
    Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.
    La seconda festa ebbe luogo 4 anni dopo, il 18 luglio 1668, e rese noto il nome di Versailles. Conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully.
    In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti non trovarono dove dormire, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che presentò diversi progetti. Uno prevedeva la distruzione del castello vecchio e la sua sostituzione con un palazzo all'italiana. Un altro - che fu quello scelto dal Re su consiglio di Colbert - proponeva di ingrandire il castello dal lato del giardino con un involucro di pietra.

    L'Enveloppe

    Tra il 1668 e il 1670 Le Vau intraprese la costruzione dell'Enveloppe, che consisteva in un secondo edificio che circondava il primo castello. Il grande appartamento del Re e quello della Regina furono edificati simmetricamente, l'uno a nord e l'altro a sud del vecchio castello. Tra i due, di fronte ai giardini, si apriva una vasta terrazza. Il vecchio castello di pietra e mattoni, temporaneamente conservato, venne però abbellito: le facciate furono adornate da colonne di marmo belga, rosso, di Rance, di balconi in ferro forgiato e dorato, di busti appoggiati sulle balaustre. I tetti furono rifiniti con paramenti e il cortile pavimentato di marmo.
    Dal lato della città, l'edificio dei servizi fu sopraelevato e collegato al castello di Luigi XIII con una serie di padiglioni che si disponevano attorno alla Cour Royale (il Cortile Reale), chiusa da un'inferriata dorata, mentre alle estremità degli antichi servizi si aggiungeva un peristilio di colonne incoronato da statue. Le nuove costruzioni triplicavano la superficie del castello.
    Alla morte di Le Vau (11 ottobre 1670), Colbert incaricò l'architetto François d'Orbay di proseguire i lavori.
    Si realizzava così il desiderio di Luigi XIV: il castello di suo padre restava intatto dal lato della città, ma scompariva dal lato del giardino, nascosto dalle nuove costruzioni. Il castello nuovo e il castello vecchio coesistevano, distinti.
    Il castello nuovo era un edificio di concezione italiana, tutto in pietra. Le lunghe facciate furono interrotte da avancorpi e scandite in altezza. La facciata ovest fu occupata, al primo piano, da una grande terrazza che congiungeva e insieme separava gli appartamenti del Re (a nord) e della Regina (a sud). Proprio come gli architetti del Castello di Chambord (il più grande dei castelli della Loira), Le Vau si ispirò ai modelli italiani, ma attraverso i volumi, le proporzioni e l'ornamentazione, ne fece un'opera dello spirito francese.

    * Il piano terreno, costituito da un basamento sottolineato da linee di separazione orizzontali, è illuminato da finestre centinate che si aprono verso il giardino.
    * Al piano nobile, la sequenza di nicchie occcupate da statue ed alte finestre rettangolari è intervallata e slanciata da colonne ioniche. Sopra le finestre erano stati eseguiti dei bassorilievi che scomparvero nel 1679.
    * Il secondo piano (o attico) ebbe una decorazione di ordine corinzio completata da una balaustra sulla quale furono posati trofei e lanternoni.

    Il Trianon


    Nel 1670, Luigi XIV decise di far demolire il villaggio di Trianon, a nord ovest del parco di Versailles, per costruirvi un edificio che gli consentisse di isolarsi dalla corte. Fu così costruito il Trianon de porcelaine, detto così perché Le Vau ne rivestì le mura di porcellana di Delft.
    Nello stesso periodo, i cortigiani fecero costruire nei dintorni le proprie residenze (hôtels), in modo da essere vicini al re: tra il 1670 e il 1671 furono costruiti 14 grands hôtels (tra cui Luxembourg, Noailles, Guisa, Bouillon, Gesvres).
    Fin lì Versailles era stata soprattutto una residenza di diporto, ma Luigi XIV sognava di costruire un palazzo che desse la propria impronta all'epoca. Il Louvre e le Tuileries erano il segno e l'opera dei suoi predecessori. La creazione di Versailles fu così la rappresentazione materiale del progetto politico ed economico della monarchia assoluta: il re che dirige personalmente gli affari del regno, centralizzando l'amministrazione, raggruppando anche fisicamente attorno a sé i propri ministri e i loro servizi, e l'intera corte. Nel 1677 il Re manifestò quindi l'intenzione di fissare la propria residenza a Versailles. Mansart dovette elaborare i progetti per l'installazione della Corte e il palazzo assunse le dimensioni che conosciamo oggi.

    La Grande Galerie

    Le grandi gallerie erano all'epoca di gran moda: luogo di passaggio e mezzo di comunicazione tra i vari appartamenti, erano ambienti che si prestavano, per le ampie superfici, a grandi cicli decorativi. Il Re aveva ben presenti le lunghe gallerie delle Tuileries, del Louvre e di Fontainebleau, aveva fatto installare egli stesso la galerie d’Apollon al Louvre, e la Galleria realizzata da Mansart nel palazzo costruito a Clagny per Madame de Montespan aveva abbagliato tutti i visitatori.
    Il Re desiderava da tempo costruirne una anche a Versailles, e tra il 1678 e il 1684 fu dunque costruita, chiudendo la terrazza del castello nuovo, la Galleria degli Specchi, simbolo della potenza del monarca assoluto. La grande Galleria riprendeva le linee architettoniche del castello nuovo, di cui occupava tutta la facciata ovest per una lunghezza di 73 metri, continuando a fungere da passaggio tra gli appartamenti del Re e quelli della Regina, conclusa a nord dal Salone della Guerra e a sud dal Salone della Pace. In seguito a questi nuovi lavori, l'appartamento del Sole divenne il Grand Appartement, utilizzato per i ricevimenti, e l'appartamento del Re fu spostato nel castello vecchio.
    La decorazione fu affidata a Charles Le Brun.


    Il re Sole e la sua corte a Versailles

    Il 6 maggio 1682, a 44 anni, il Re s'installava definitivamente a Versailles, divenendo così la sua residenza ufficiale, nonostante i lavori fossero ancora in corso e l'alloggio dei cortigiani avesse grandi problemi, mai completamente risolti.
    Un contemporaneo descriveva così la situazione:
    « Il 6 maggio il Re lasciò Saint-Cloud per venire ad installarsi a Versailles, come desiderava da molto tempo, benché ci fossero ancora i muratori, con l'intenzione di restarvi fino a dopo il parto della Delfina (Maria Anna di Baviera, moglie del Gran Delfino Luigi di Francia, che partorì il 6 agosto il primogenito Luigi duca di Borgogna), che fu costretta a cambiare appartamento due giorni dopo il suo arrivo perché il rumore le impediva di dormire. »
    Versailles rappresentò comunque l'apogeo della società di corte. Stabilendovi i cortigiani, Luigi XIV trasformava una nobiltà bellicosa e potenzialmente ribelle in un gruppo sociale che sosteneva lo Stato, nella persona del Re.
    Nell'infanzia Luigi aveva conosciuto con la Fronda il rischio rappresentato dalla ribellione della nobiltà, e desiderava proteggere la persona del Re e il suo governo. Si impegnò quindi a ridurre la potenza e l'orgoglio dei nobili, con vari mezzi:

    * attirando alla propria corte i grandi signori, con l'offerta di (o inducendoli ad aspettarsi) onori, titoli, rendite.
    * offrendo ai più importanti tra loro residenze al castello (i grands hôtels citati sopra).
    * ispirando ai cortigiani rispetto, erigendo al contempo una barriera alla loro promiscuità sociale (facendone, cioè, un gruppo il cui privilegio era allo stesso tempo separatezza dal resto del corpo sociale).
    * riducendo la nobiltà da protagonista della propria corte a "pubblico" assiduo (e subalterno) della magnificenza della corte reale.

    Il Re stabilì regole d'etichetta rigorose e complesse, che traformavano tutti i suoi atti, anche i più quotidiani, in un cerimoniale quasi sacro.
    L'inizio e la fine della giornata erano scanditi dal Grand e Petit Lever (il risveglio) e dal Grand e Petit Coucher (il sonno) del Re e della Regina, ai quali i cortigiani erano ammessi in modo selettivo: i privilegiati avevano l'onore di assistere il Re, dietro la balaustra che separava il letto reale dal resto della stanza, presentandogli un capo di abbigliamento.
    Tutte le circostanze della vita erano formalizzate e regolate, dalla nascita dei principi - che avveniva in pubblico, ad evitare ogni contestazione circa la loro legittimità - all'omaggio al re, che avveniva secondo costumi immutabili.
    Ugualmente solenni erano i rapporti con il Re delle persone ammesse alla sua presenza, che si trattasse di ricevere gli ambasciatori, della presentazione di gentiluomini o di dame titolate, o di accogliere auguri e felicitazioni.
    Per interrompere questo protocollo, Luigi XIV istituì i «Jours d’Appartement»: tre volte a settimana, dalle 19 alle 22, i cortigiani erano ammessi nell'appartamento reale (il Grand Appartement); là erano preparati buffets, tavolini da gioco, musica e si poteva danzare. Il Re passeggiava per i saloni informalmente, senza che i signori e le dame invitati dovessero scomodarsi per salutarlo. Essere ammessi a queste serate era evidentemente un grande onore, che i cortigiani si disputavano.
    Nello stesso spirito, Luigi XIV volle riservarsi i Petits appartements, uno spazio dedicato alla vita più privata, il cui accesso era limitato alla famiglia o ai compagni di caccia, che il Re tratteneva volentieri a pranzo.
    La corte di Versailles fu per tutte le corti d'Europa una testimonianza della potenza della Francia e di Luigi XIV e divenne un modello da imitare.
    Nel 1683, in un appartamento, proibito a chiunque non fosse autorizzato, gli architetti ed i decoratori ristrutturarono dei saloni e degli studi destinati a ricevere i capolavori e le collezioni del re. Nel Salone ovale, nello Studio con i quadri e nello Studio con le conchiglie furono esposti tutti i tipi di oggetti d'arte e delle ricche curiosità; i muri reggevano dei quadri della collezione reale. Questi pezzi facevano parte dell'appartamento dei Collezionisti che terminava con lo Studio delle Medaglie. Secondo la descrizione di Mademoiselle de Scudéry, quest'ultimo era illuminato da alcuni lustri di cristallo di roccia e vi si potevano ammirare:

    * dei vasi di di grandi dimensioni ornati d'oro e di diamanti,

    * dei busti e delle figure antiche,

    * un veliero d'oro decorato di diamanti e di rubini (è il grande veliero di Luigi XIV che vediamo dipinto sul soffitto del Salone dell'Abbondanza),

    * delle porcellane di Cina e del Giappone,

    * dei vasi d'agata, di smeraldo, di turchese, di giada, di opale girasole, di diaspro di Germania e d'Oriente, di pietra di stella, di corniola, di crisolite,

    * delle grottesche figure di perle, di smeraldo, di rubini e di agata,

    * una grande quantità di vasi di conchiglia di perle,

    * dei dipinti, degli specchi,

    * delle antiche statue di animali,

    * un grande vaso di diaspro la cui figura è una sorta di ovale irregolare che servì al battesimo di Carlo V.

    Una parte di questi tesori fu trasportata, per ordine di Luigi XV, allo Studio delle medaglie della Biblioteca di Parigi, il resto fu disperso durante la Rivoluzione. La galleria d’Apollo, al Louvre, ha raccolto alcuni pezzi molto belli delle collezioni di Luigi XIV : vasi di cristallo di roccia o in materiali preziosi (diaspro, corniola, etc.) così come dei piccoli gruppi in bronzo.
    L'anno 1683 fu rattristato dalla morte della regina Maria Teresa e da quella di Colbert. La sovrintendenza dei Bâtiments passerà per le mani di Louvois che non amava Le Brun e che introdurrà Mignard a Versailles.
    1684, l’appartamento dei collezionisti si ingrandì con l'annessione dell'antico appartamento di Montespan, trasformato in una piccola galleria che decorò Mignard e trovò in questa piccola galleria l'occasione di rivaleggiare con Le Brun. Mignard dipinse il soffitto ispirandosi al tema di Apollo e di Minerva, egli decorò allo stesso modo i soffitti dei due piccoli saloni della galleria. Il suolo era un parquet di legno prezioso, i muri erano rivestiti di stoffe sontuose. È in questa stanza che Luigi XV espose i pezzi forti della sua collezione di quadri. Poiché questa collezione di capolavori era considerevole, si appendevano i quadri a rotazione. In questo quadro prezioso, il re si attardava a contemplare la Gioconda.
    Nel periodo tra il 1685 ed il 1689 una vera e propria frenesia costruttiva diede origine:

    * all' Orangerie che ha sostituito quella di Le Vau, fornendo 3000 arbusti e 150.000 piante floreali ogni anno;
    * alle Stalle (Écuries);
    * al "Grand Commun";
    * all'ala nord dei cortigiani.

    La costruzione delle ali nord e sud prolungò lo sviluppo delle facciate di Le Vau. Visti dai giardini le tre costruzioni distinte compongono tuttavia un insieme armonioso. La facciata si sviluppava su una lunghezza di 670 m. I due nuovi edifici accoglievano i principi e i cortigiani, le stalle, le carrozze, i servizi generali e gli alloggi dei domestici. Fu distrutta la "Grotta di Tetide".
    Due anni dopo l'insediamento della Corte, lavoravano ai diversi cantieri di Versailles da 22.000 a 30.000 operai (secondo la disponibilità dei reggimenti) e 6.000 cavalli. Si eresse una collina allo scopo di arrivare ai 680 m di lunghezza del castello e fu piantata un'intera foresta. L'immenso cantiere era coordinato da Jules Hardouin-Mansart. Il costo totale salì a circa 80 milioni di lire.
    In caso di incidenti sul lavoro erano previsti i seguenti rimborsi:

    * da 30 a 40 lire per la rottura di un braccio o di una gamba
    * 60 lire per la perdita di un occhio
    * da 40 a 100 lire per la vedova in caso di morte

    Il villaggio di Versailles si trasformò in una vera e propria città che si andava costruendo sull'asse della reggia e dei giardini. I 5.000 cortigiani costruivano nella città le proprie residenze, oppure vi alloggiavano servitori ed equipaggi. Taverne e alberghi contribuivano all'animazione della città, la cui popolazione, che non cessava di crescere, raggiunse i 70.000 abitanti alla vigilia della Rivoluzione.

    1686

    * Fine della decorazione della Galleria degli Specchi di Le Brun.
    * Ricevimento degli ambasciatori del re del Siam

    1687, il Re si stanca del Trianon di porcellana. Hardouin-Mansart erigerà perciò sullo stesso luogo un piccolo palazzo di marmo e porfido con dei giardini, il Grand Trianon; Luigi XIV sorveglierà i lavori così da vicino da sembrare il vero architetto.

    1689. Nella nuova Versailles si accedeva agli appartamenti della regina tramite lo scalone di marmo, chiamato anche Scalone della Regina. Alla sommità vi erano le sue sale delle Guardie del Corpo, quindi l'Anticamera, il Grande Gabinetto e la Camera che dava sul Salone della Pace. L'insieme si sviluppava sulla facciata sud dell' Enveloppe di Le Vau.
    I nuovi appartamenti del Re si sviluppavano attorno alla Cour de Marbre. L'appartamento ufficiale, detto "Appartamento del Re" occupava le ali sud e ovest del castello di Luigi XIII e l' "Appartamento interno" invece l'ala nord. L'Appartamento del Re si componeva di sette stanze, di cui la settima fungeva da punto di congiunzione con l'Appartamento interno. Al centro del castello vi era il salone del Re (poi camera di Luigi XIV), e l'appartamento terminava con il Gabinetto di Consiglio e il Gabinetto delle Terme o delle Parrucche (le due stanze erano situate ove attualmente è il Salone del Consiglio).

    1700, il duca d’Anjou, nipote di Luigi XIV, è proclamato re di Spagna e prende il nome di Filippo V di Spagna.

    1701, trasformazione degli Appartamenti del re. La camera del Re viene messa al centro del castello. L’Anticamera des Bassan e la Camera (del 1689) vennero riunite a formare la chambre à l’œil-de-bœuf. le stanze, riccamente ammobiliate e rivestite di stoffe preziose avevano soffitti non dipinti che formavano grandi calotte bianche

    1710, completamento della costruzione della Cappella reale da parte di Robert de Cotte, alla fine del regno di Luigi XIV. Versailles, per le sue proporzioni e la sua decorazione, è considerata un gioiello del regno.

    1715

    * il 19 febbraio, Luigi XIV vestito con un abito di seta costellato di diamanti ricevette gli ambasciatori della Persia nella Galleria degli specchi.
    * alla fine di agosto, una folla invase in silenzio gli appartamenti del sovrano. La corte francese veniva ad assistere alla morte del suo Re e lo circondava in silenzio per l'ultima cerimonia.
    * l'1 settembre, alle otto del mattino, muore il re Sole. Aveva 77 anni e regnato sulla Francia per 72. La sua morte mise fine al Gran Secolo che Voltaire chiamerà quello di Luigi il Grande.

    Luigi XV

    1715, essendo il nuovo Re un bambino, il suo tutore Filippo d'Orléans (detto il Reggente, cugino di Luigi XV) abbandonò Versailles il 9 settembre e s’installò nella sua residenza parigina del Palais-Royal e la corte alle Tuileries. Durante questa reggenza, il duca di Noailles propose di demolire il castello.

    1717, Pietro il Grande, zar di Russia, visitò Versailles e risiedette al Grand Trianon.

    1722, a 12 anni Luigi XV ritorna a Versailles negli appartamenti di Luigi XIV. Il nuovo sovrano è ansioso di far rispettare le tradizioni di Versailles. L'era delle grandi costruzioni è terminata e il castello non ritroverà più lo splendore che aveva sotto Luigi XIV; Luigi XV non apprezzava particolarmente Versailles, e quando vi si trovava si rifugiava spesso nei Piccoli Appartamenti. La maggior parte del tempo soggiornava al Trianon, a Marly, a Compiègne o a Fontainebleau, oppure nelle piccole residenze private nei dintorni di Parigi.

    Le prime trasformazioni furono:

    * la demolizione dell'Appartamento dei Bagni e dello Scalone degli Ambasciatori,
    * la costruzione de Salone di Ercole (con soffitto di F. Lemoyne), dell’Opéra e del Petit Trianon,
    * la trasformazione degli Appartamenti del Re, della Regina e dei principi della famiglia reale, di cui fu incaricato Ange-Jacques Gabriel per adattarli al gusto dell’epoca e renderli più confortevoli.

    Con la nuova amministrazione dei lavori, alla testa del quale si trovava fin dal 1708 il duca d'Antin, iniziò la decorazione della grande sala (Salone d'Ercole), sotto la responsabilità di Robert de Cotte che dirigeva i lavori seguendo le indicazioni dei progetti elaborati negli ultimi anni del regno di Luigi XIV. Questo salone concludeva il Grande Appartamento di Le Brun e lo spirito del grande regnante del secolo precedente. Le pareti furono ricoperte di marmi scelti direttamente dallo scomparso Luigi XIV e decorati con due opere del Veronese. La novità risiedeva nel soffitto a cassettoni intagliato su tutte le cornici. François Lemoine coglie l'occasione per rivaleggiare con il Veronese : « L'Apoteosi d'Ercole ». Il Salone d'Ercole collegava gli appartamenti del Re con l'atrio della cappella. Più tardi, Gabriel prevede di sostituire la scala degli ambasciatori con una nuova scala che verrebbe a formarsi da questa sala.

    1729, inizio dei lavori di rinnovo della decorazione della Camera della Regina. Robert de Cotte fornisce i disegni della nuova decorazione lignea.

    1735, completamento dei lavori di rinnovo della decorazionde della camera della Regina di Gabriel padre e figli.

    1736, inaugurazione del Salone d’Ercole.

    1738 fino al 1760, le parti dell'appartamento dei Collezionisti di Luigi XIV furono continuamente rimaneggiate. I lavori iniziarono nel 1738 con la creazione della Camera da letto privata del Re, e si conclusero nel 1760.

    1741, Philibert Orry, che aveva rimpiazzato il duca d'Antin, fece proseguire i lavori per il Bacino di Nettuno;

    1742, Luigi XV concede l'udienza a Saïd Méhemet Pacha, ambasciatore straordinario del Grande Sultano.

    1745, alla testa dell'amministrazione di palazzo, Charles François Paul Le Normant de Tournehem succede a Philibert Orry, grazie all'influenza del suo pupillo - forse anche figlia - Madame de Pompadour.

    1750, Luigi XV introdusse un nuovo elemento nei suoi appartamenti reali : la Sala da Pranzo dal ritorno dalla caccia.

    1751, morte di Tournehem che fu rimpiazzato con il marchese di Marigny, fratello di Madame de Pompadour. Sotto la sua direzione vengono chiamati l'architetto Ange-Jacques Gabriel e due scultori lignei, Verbeckt et Rousseau. È l'appartamento di Maria Leszcyniska che fornisce a Gabriel e a Verbeckt l'occasione per lavorare insieme.

    1752, distruzione della Scala degli Ambasciatori, della Piccola Galleria e dello Studio delle Medaglie. Queste testimonianze gloriose del regno di Luigi XIV furono distrutti per far posto alla creazione dell'appartamento destinato alla primogenita delle Figlie di Francia: Madame Adelaide.

    1755, la seconda trasformazione consisteva nell'unire il vecchio Studio del Re (gabinetto del Consiglio) con il gabinetto delle Terme (o delle Parrucche) per formare il grande salone del Consiglio. Jules Antoine Rousseau scolpì le lavorazioni lignee dorate. Gabriel riutilizzò una parte degli antichi pannelli per decorare le pareti. Al secondo piano si sviluppavano i gabinetti personali del re. In questa parte del palazzo non erano presenti dorature che coloravano le lavorazioni in legno. Colori vivi e variegati allegravano le statue,dipinte secondo le tecniche elaborate da Martin, l'inventore della famosa « vernice Martin ». L'elemento essenziale di questo appartamento era una piccola galleria illuminata sulla Corte di Marmo. Tavole di Boucher, Carle Van Loo, Lancret, Pater e Parrocel erano appese su tavole decorate.

    Durante tutta la sua carriera Gabriel fece fronte ai problemi con gli alloggi. La Regina mise al mondo otto principesse:

    * Madame Marie-Louise e Madame Thérèse-Félicité morirono molto giovani
    * Madame Henriette-Anne fu portata via per la malattia nel 1752
    * Madame Louise-Elisabeth divenne duchessa-infanta di Parma
    * Madame Louise-Marie prese il velo e si ritirò nel Carmelo di Saint-Denis
    * Madame Adélaïde, Victoire-Louise e Sophie-Philippine vissero a palazzo fino alla fine del Regno.

    Per sistemare tutte queste principesse, in modo da supplire al loro rango, Gabriel effettua molti lavori. Nel corso degli anni le Madame cambiarono vari appartamenti, passando dall'Ala Sud a quella Nord, e al piano terra del Corpo Centrale (anche al primo piano come ben sappiamo da Adelaide. Questi traslochi portarono alla scomparsa successiva dell'Appartamento dei Bagni, della Scala degli Ambasciatori e alla chiusura della Galleria Bassa. Questi appartamenti furono distrutti da Luigi Filippo, ma alcune splendide tavole sfuggirono alla distruzione e ci testimoniano il lusso che regnava negli appartamenti delle Madame.
    Secondo la tradizione stabilita sotto Luigi XIV, il delfino e la sua sposa prendevano due appartamenti nel piano terra situati sotto l'Appartamento della Regina e, nell'angolo, sotto una parte della Galleria degli Specchi. Meravigliose decorazioni furono create. Il secolo XIX devastò tutto questo. Furono conservati solo la Camera del Delfino e la Biblioteca.
    Gli ultimi anni di Luigi XV furono segnati dalla creazione della Sala degli Spettacoli (o Reale Opera). Sotto Luigi XIV la piccola sala degli spettacoli della Corte dei Principi era inopportuna e non si prestava più ai nuovi modi. Madame de Pompadour, per distrarre il Re, montò una piccola truppa di commedianti scelti fra i suoi amici; la marchesa stessa aveva il suo ruolo. La piccola truppa aveva due teatri a propria disposizione, teatri provvisori e trasportabili, installati in una piccola galleria e la cella della Scala degli Ambasciatori. Questi piccoli teatri accoglievano troppo pochi spettatori ed erano insufficienti per le necessità della Corte.
    Facendo costruire l'ala nord, Luigi XIV aveva pensato di erigere un'opera, ma le scarse finanze alla fine del suo regno glielo impedirono. Fece riprendere il progetto in occasione del matrimonio di suo nipote con l'arciduchessa Maria Antonietta, e alcuni anni prima della sua morte completava così l'opera del re Sole.

    1757, il 5 gennaio, attentato di Damiens contro il re.

    1761 fino al 1768, Ange-Jacques costruisce il Piccolo Trianon.

    1769, la principessa Adelaide traslocò ed il suo appartamento fu riunito con quello di Luigi XV. Le due parti notevoli dell'appartamento interno erano la nuova camera del Re ed il suo gabinetto interno (quest'ultimo forma il perno tra i vecchi saloni e le « Sale Nuove » dell'appartamento di Adelaide.

    Nella seconda parte del regno di Luigi XV i progetti di ricostruzione delle facciate che guardano verso la città prenderanno corpo. Si riprocede alla ricostruzione delle pareti di Le Vau e alla loro ridisposizione.

    1770, il 16 maggio viene celebrato il matrimonio del delfino (Luigi XVI) con Maria Antonietta di Asburgo-Lorena, arciduchessa d'Austria, celebrato nella cappella reale. Nello stesso tempo avrà luogo l'inaugurazione dell'Opera Reale in occasione del ricevimento reale, che segna il vertice dell'arte di Gabriel.

    1771 Gabriel presentò al Re il suo «Grande Progetto» che mirava alla ricostruzione di tutte le facciate rivolte verso la città. Solo l'ala destra, che rischiava di cadere, fu effettivamente costruita. Con il suo padiglione a colonne, le regole dell'architettura classica furono rispettate. Il Re approvò questo progetto. Poiché il denaro scarseggiava nelle casse reali, Madame du Barry si incaricò di recuperare fondi per quest'operazione.

    1772, i lavori del « Grande Progetto » cominciarono ma non furono mai completati : tuttavia diedero il nome all'ala Luigi XV. All'interno dell'ala, i lavori della grande scala detta del Piano Nobile iniziarono, ma non saranno terminati che nel 1785. Alla fine dell'«Ancien Régime», il palazzo sarà la residenza reale più lussuosa di tutta l'Europa.

    Mentre Gabriel proseguiva la sua opera, la vita della corte proseguiva, sempre brillante e lussuosa, ammaliata di balli e di feste. La distrazione preferita di questo secolo fu il teatro. Si apprezzava Voltaire per le sue tragedie e la sua prosa. Madame de Pompadour darà un grande impulso a questo movimento.

    Luigi XV fu responsabile della distruzione di questi tesori dell'età di Luigi XIV, che aveva saputo creare all'interno del palazzo magnifiche decorazioni. I giardini ed in particolare il Trianon si erano arricchiti del Padiglione Francese e del Piccolo Trianon.

    Luigi XVI

    Sotto Luigi XVI, la vita di corte a Versailles continuò a declinare, divenendo un guscio vuoto di senso, con la fuga sia dei cortigiani sia della famiglia reale. Inoltre, la reggia si rivelò un pozzo senza fondo per la finanze reali. L'assenza di comodità negli appartamenti (bagni, riscaldamento), rese sempre più necessario un rinnovamento profondo degli edifici. La mancanza di denaro fece sospendere il progetto fino alla rivoluzione francese.
    La moglie di Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, nei pressi del Petit Trianon (regalatole dal marito dopo la nascita del primo erede maschio) fece costruire un piccolo villaggio,l'Hameau, dove poter essere libera dalla rigida etichetta di corte e condurre una vita più semplice con i suoi figli, in mezzo alla natura. Il villaggio (tutt'ora visitabile) comprende varie costruzioni tra cui un mulino. Maria Antonietta, inoltre, diede molta importanza al mantenimento dei giardini e delle piante della Reggia.

    Versailles dopo la Rivoluzione


    Versailles vive l'apice della Francia borbonica, ma anche la sua caduta: è a Versailles che si tennero gli Stati generali nel 1789, il 6 ottobre. È in questa data che la corte seguì il Re nel suo rientro a Parigi. Di conseguenza, Versailles si svuotò. Nel 1792, in seguito alla caduta della monarchia, fu anche saccheggiata da vandali. Napoleone vi pensò di renderlo il palazzo imperiale, ma Versailles rimase inutilizzato fino al ritorno della monarchia. Infine, Luigi Filippo, affidò al suo ministro Camille Bachasson, conte di Montalivet il compito di trasformare il castello in un museo: è di questo periodo la dedica « Alla gloria della Francia »
    In seguito Versailles non ritornò mai agli splendori, se non in qualche episodio isolato ma importante. Così, la reggia divenne il quartier generale dell'esercito prussiano durante l'assedio di Parigi, durante la Guerra franco-prussiana del 1870. L'Impero tedesco fu proclamato nella Galleria degli Specchi il 18 gennaio 1871. Durante la Comune di Parigi, Thiers e il suo governo vi si rifugiarono. Restarono nel gigantesco salone con le poltrone rosse fino al 1879, che furono la cornice dell'elezione dei presidenti durante la terza e la quarta Repubblica. È decorato con grandi affreschi allegorici che evocano la guerra, l'agricoltura, il commercio, l'industria e la pace.
    Il trattato di pace, detto Trattato di Versailles, che segnò la fine della prima guerra mondiale vi fu firmato il 28 giugno 1919.
    Ai nostri giorni, Versailles è un palazzo nazione a disposizione del Presidente della Repubblica francese. Serve ad accogliere i capi di stato stranieri, come Elisabetta II nel 1972, lo Shāh iraniano nel 1974, Mikhail Gorbačëv nel 1985 o Boris Eltsin nel 1992. Nel 1982, venne utilizzato come luogo di riunione del G7.
    Luogo simbolico, la Reggia di Versailles è l'obiettivo di un attentato nel giugno del 1978. La bomba venne posta da nazionalisti bretoni e danneggiò una decine di sale. D'altra parte, dopo la terza repubblica, Versailles ricopre il luogo di riunione del Congresso del Parlamento francese. Le Assemblee dispongono di una trentina di appartamenti che occupano una superficie di 7.000 m² nell'Ala Sud.

    Restituzione dei locali occupati dal Parlamento

    Dopo il 1875 circa 25.000 m² di locali, situati principalmente nell'Ala Sud (compresa la Galleria delle Battaglie), sono destinati al Parlamento, i due terzi dell'Assemblea Nazionale Francese ed un terzo del Senato. Questa assegnazione è stata formalizzata da una legge del 22 luglio 1879 relativa alla sede del potere esecutivo e delle camere a Parigi, quindi dall'ordinanza n° 58-1100 in data 17 novembre 1958. Nel maggio 2005, una proposta di legge presentata da Jean-Louis Debré, presidente dell'Assemblea Nazionale, propone la restituzione di questi locali alla funzione pubblica di museo e di Monumento Nazionale. Questa nuova assegnazione è coerente con il programma in corso di restauro della Reggia detto "Progetto della grande Versailles". Tuttavia il Senato ha rifiutato con un emendamento la restituzione della Sala del Consiglio, considerata come «un luogo di memoria della storia parlamentare del nostro paese».

    I musei

    Il museo della Reggia di Versailles viene inaugurato nel 1837 da Camille Bachasson, conte di Montalivet su ordine di Luigi Filippo con il nome di "Museo della Storia francese".
    Costituisce, con i suoi 18.000 m² il più grande museo storico del mondo. Il museo contiene una raccolta di dipinti riuniti e riorganizzati da Luigi Filippo in base alle varie epoche storiche. Per esporli, alcuni appartamenti della reggia furono trasformati in sale da museo.
    Attualmente, il museo di Storia della Francia si trova nelle ali laterali, mentre il corpo centrale (ad eccezione del piano terra) contiene i Grandi Appartamenti, gli appartamenti privati e quelli della famiglia reale che sono stati riportati all'aspetto originale.
    La manutenzione di Versailles è complessa, in particolare per quanto riguarda i suoi tetti immensi, ma il turismo, come pure le donazioni, completano le sovvenzioni dello Stato che permettono di continuare i lavori.

    Qualche cifra


    La reggia di Versailles è gestita dal 1995 dall'Ente Pubblico del Museo e dei Beni culturali di Versailles, il cui presidente è Jean-Jacques Aillagon, consigliere di stato. Quest'Ente pubblico impiega 900 dipendenti, di cui 400 addetti alla sorveglianza. Accoglie 3 milioni di visitatori all'anno nella reggia e 7 milioni nel parco. Il 70% dei turisti è costituito da stranieri.
    La Reggia comprende tre edifici: Versailles, il Grande Trianon e il Piccolo Trianon, e molti edifici situati in città: grandi e piccole scuderie, la sala dell'Hôtel Menus-Plaisirs, le sale del gioco della pallacorda, il Grande Comune ... La Reggia di Versailles conta 700 stanze, 2513 finestre, 352 camini (1252 durante l'Ancien régime, 67 scale, 483 specchi (distribuiti nella Grande Galleria, il Salone della guerra e il Salone della Pace) e 13 ettari di tetti. La superficie totale è di 67.121 m², di cui 50.000 sono aperti al pubblico.
    Il parco si estende per 800 ettari, di cui 300 ha di bosco e due di giardini alla francese: il Piccolo Parco, 80 ettari, e Trianon, 50 ettari. Conta 20 km di mura di cinta e 42 km di sentieri. Ci sono 372 statue.
    Fra i 55 bacini d'acqua, il più ampio è quello del Grande Canale, 24 ettari e 500.000 m³, e la Piscina degli Svizzeri, 180.000 m³. Si contano 600 getti d'acqua e 35 km di canalizzazioni.
    Un programma di riorganizzazione, il "progetto della Grande Versailles" ( in francese "Grand Versailles" ), è stato lanciato nel 2003. Finanziato dallo Stato per una cifra di 135 milioni di euro per i primi sette anni, si prolungherà per 17 anni e riguarderà tutto il complesso, sia quello della reggia sia quello del parco. I tre obiettivi principali sono quelli di assicurare la stabilità, proseguire i restauri e creare nuovi spazi per l'accoglienza del pubblico. Insieme allo Stato sono presenti numerosi mecenati che finanziano i restauri. I loro contributi rappresentano il 5% delle entrate. Anche la fondazione "Amici Americani di Versailles" ha recentemente donato 4 milioni di dollari (cioè i due terzi del costo totale) per il restauro del «boschetto delle tre fontane», inaugurato nel giugno 2004, e la società Vinci finanzia quello della « Galleria degli Specchi » per un totale di 12 milioni di euro. I lavori sono stati completati il 27 giugno 2007.
    La reggia di Versailles, con il suo parco unico al mondo, è stata inserita nel 1979 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:11
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    Basilica e collina di Vézelay



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    La Basilica di Vézelay (chiamata anche Abbazia di Vézelay) è un monastero benedettino e cluniacense che si trova a Vézelay, nel dipartimento francese di Yonne, in Borgogna. L'edificio, dedicato a Santa Maria Maddalena, è uno dei capolavori dell'architettura romanica, benché parte dell'esterno di esso sia stato deturpato durante la Rivoluzione francese. Nel 1979 la Basilica e la collina di Vézelay furono inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    Storia

    L'abbazia benedettina di Vézelay venne fondata, al pari dinumerose altre abbazie, sulla superficie di un'antica villa romana. Questa villa passò infatti nelle mani dei Carolingi e da essi venne donata a Girart, un conte di Rossiglione. I due conventi da lui costruiti vennero depredati e distrutti durante l'invasione dei Mori nell'VIII secolo, mentre un altro convento che si trovava sulla cima di una collina venne dato alle fiamme dai pirati normanni.
    Nel IX secolo l'abbazia venne rifondata da Badilo, un seguace dell'Ordine Benedettino riformato a Cluny. Vézelay si trova all'inizio della Via Lemovicense, una delle 4 strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale.
    Intorno al 1050 i monaci di Vézelay iniziarono a sostenere di possedere le reliquie di Maria Maddalena, portata nell'abbazia dalla Terra Santa dal loro fondatore, San Badilo, o da alcuni suoi inviati. Pochi anni dopo un monaco di Vézelay dichiarò di aver trovato in una cripta a St-Maximin, in Provenza, una rappresentazione dell'Unzione di Betania, quando la testa di Gesù venne consacrata da una donna che nel Medioevo venne identificata con Maria Maddalena. Questa rappresentazione si trovava scolpita su di una tomba vuota e i monaci di Vézelay sostennero che essa era la tomba della Maddalena, i resti della quale erano stati traslati presso la loro abbazia.
    Da quel momento i prigionieri che erano stati liberati iniziarono a portare all'abbazia le loro catene come offerta votiva; l'abate Geoffroy, eletto nel 1037, fuse queste catene e le riforgiò come cancellata in ferro battuto, posta sull'altare della Maddalena. Il crescente pellegrinaggio verso questo luogo, con le numerose donazioni effettuate dai fedeli, permise quindi la costruzione dell'edificio che vediamo ancor oggi.
    Il 21 aprile 1104 venne consacrata il nuovo edificio, ma le spese furono talmente ingenti che nelle terre controllate dall'abbazia le tasse vennero alzate, provocando una rivolta che culminò nell'uccisione dell'abate. Il flusso dei pellegrini comunque continuò senza sosta, divenendo tale che nel 1132 venne inaugurato da Papa Innocenzo II un nuovo nartece, costruito per cercare di contenere il crescente numero di persone che raggiungevano Vézelay.
    Nella Pasqua del 1146 San Bernardo di Chiaravalle iniziò qui la sua predica in favore della seconda crociata, in presenza del re Luigi VII di Francia. Nel 1166, durante il suo esilio, Thomas Becket scelse l'abbazia di Vézelay per pronunciare il famoso sermone con il quale scomunicava il re Enrico II d'Inghilterra e i suoi principali sostenitori. Nel 1190 qui si incontrarono Riccardo I d'Inghilterra e Filippo II di Francia, passando 3 mesi all'abbazia prima di partire per la terza crociata.

    Il declino

    Il declino dell'Abbazia di Vézelay iniziò con la scoperta, molto pubblicizzata, del corpo di Maria Maddalena, avvenuto nel 1279 a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume e che ricevette l'appoggio regale di Carlo II d'Angiò: quando egli eresse un convento domenicano a La Sainte-Baume, la teca venne trovata integra, con un'iscrizione che spiegava la ragione per cui era stata nascosta. Subito i monaci domenicani del luogo iniziarono a compilare un elenco dei miracoli che sarebbero stati provocati da queste reliquie, e la posizione di Vézelay come luogo simbolo per il culto di Maria Maddalena ricevette un durissimo colpo.
    Dopo la Rivoluzione, l'abbazia correva il rischio di crollare. Nel 1834 il nuovo ispettore francese per i monumenti storici, Prosper Mérimée (noto soprattutto per il racconto Carmen da cui fu tratta l'opera di Georges Bizet) diede l'incarico al giovane architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc di intraprendere una massiccia opera di restauro, condotto a più riprese fra il 1840 e il 1861.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:13
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    Grotte di Lascaux, nella valle del Vézère



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    Le Grotte di Lascaux sono un complesso di caverne che si trova nella Francia sud-occidentale. Le grotte si trovano vicino al villaggio di Montignac, nel dipartimento della Dordogna. Nel 1979 le grotte di Lascaux sono state inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, insieme alle altre grotte che si trovano nella valle del fiume Vézère.
    Nelle grotte si trovano esempi di opere di arte parietale risalenti al Paleolitico superiore: molte di queste opere vengono fatte risalire ad una data compresa fra il 13.000 ed il 15.000 avanti Cristo. Il tema più comunemente rappresentato è quello di grandi animali dell'epoca (fra i quali l'uro, oggi estinto), resi con grande ricchezza di particolari.
    Il complesso di caverne venne scoperto il 12 settembre 1940 da quattro ragazzi francesi: Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agnel e Simon Coencas. Dopo la fine della seconda guerra mondiale le caverne vennero aperte al turismo di massa, ma nel 1955 l'anidride carbonica prodotta da 1.200 visitatori al giorno aveva visibilmente danneggiato le pitture. Nel 1963 le caverne vennero chiuse al pubblico e i dipinti vennero restaurati al loro stato originale. Oggi sono monitorati ogni giorno, per evitare un loro deterioramento.
    Le sale più famose che compongono il complesso di grotte di Lascaux sono:

    * la grande sala dei tori;
    * il passaggio laterale;
    * la lancia dell'uomo morto;
    * la galleria dipinta;
    * la camera dei felini.

    Nel 1983 è stata aperta Lascaux II, una replica della grande sala dei tori e della galleria dipinta, situata a circa 200 metri dalle grotte originali. Ad alcuni chilometri da Montignac, nel parco di Le Thot, sono esposte altre riproduzioni dei dipinti delle grotte di Lascaux.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:14
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    Palazzo e Parco di Fontainebleau



    Le_Grand_Escalier_à_Fer_de_Cheval

    Il Castello di Fontainebleau è un castello rinascimentale situato a Fontainebleau. Dimora dei sovrani di Francia da Francesco I a Napoleone III, la struttura riflette nella sua complessità le varie epoche in cui è stato abitato.
    Dal 1981 il castello ed il suo enorme parco sono iscritti alla lista del Patrimonio dell'umanità UNESCO.
    L'edificio è contornato da una serie di giardini. La città di Fontainebleau è cresciuta attorno alle rovine della Foresta di Fontainebleau, ex parco reale dedicato alla caccia.
    Questo castello introdusse in Francia il Manierismo italiano applicato alle decorazioni interne, ed alla storia del giardinaggio. Il manierismo francese degli interni del XVI secolo è noto con il termine di "stile Fontainebleau": combina scultura, lavori in ferro battuto, pittura, stucco ed intarsi, mentre per gli esterni introdusse i giardini parterre. Lo stile Fontainebleau unì pitture allegoriche e forme plastiche, oltre ad arabeschi e grottesche. Gli ideali di bellezza femminile privilegiano piccole teste sopra lunghi colli, torsi esageratamente lunghi, seni piccoli ed un ritorno alla bellezza del tardo gotico. Le nuove opere di Fontainebleau sono famose per mostrare incisioni raffinate e dettagliate, ricercate tra amanti ed artisti. Grazie alle incisioni della "Scuola di Fontainebleau" questo nuovo stile venne esportato negli stati dell'Europa centro-settentrionale, soprattutto ad Antwerp ed in Germania, per poi raggiungere anche Londra.

    Storia

    Il vecchio castello presente su questo sito era già usato alla fine del XII secolo da re Luigi VII, per conto del quale san Tommaso Becket consacrò la cappella. Fontainebleau era una residenze preferite da Filippo Augusto e da Luigi IX. Il creatore dell'attuale costruzione fu Francesco I, che fece erigere a Gilles le Breton la maggior parte degli edifici della Cour Ovale, tra cui la Porte Dorée, entrata meridionale. Il re invitò in Francia anche l'architetto Sebastiano Serlio e Leonardo da Vinci. La galleria di Francesco I, con i suoi affreschi incorniciati in stucco da Rosso Fiorentino, venne creata tra il 1522 ed il 1540, e rappresentavano la prima grande galleria decorata della Francia.Il Rinascimento arrivò in Francia passando per Fontainebleau. La Salle des Fêtes, durante il regno di Enrico II, venne decorata da pittori manieristi italiani, Francesco Primaticcio e Nicolò dell'Abate. La "Ninfa di Fontainbleau" di Benvenuto Cellini, commissionata per il castello, si trova oggi presso il museo del Louvre.
    Un'altra importante fase edilizia venne svolta da Enrico II di FranciaEnrico II e da Caterina de' Medici, che incaricarono gli architetti Philibert de l'Orme e Jean Bullant. Alla versione di Francesco I ed Enrico II, Enrico IV aggiunse la corte che porta il suo nome, Cour des Princes, inserendo la Galerie de Diane de Poitiers e la Galerie des Cerfs, utilizzata come biblioteca. Decoratori della "seconda scuola di Fontainebleau", meno ambiziosi dei predecessori, si svilupparono partendo da questi progetti. Enrico IV fece passare in mezzo al parco un canale da 1200 metri (tuttora pescoso) ed ordinò di piantare pini, olmi e piante da frutto. Il parco copre 80 ettari, è cintato da mura e costellato da sentieri rettilinei. Il giardiniere di Enrico IV, Claude Mollet, che aveva fatto esperienza presso il Castello di Anet, creò degli ottimi parterre. Tre secoli dopo il castello cadde in disuso; durante la rivoluzione francese molti arredi originali vennero venduti, così come i contenuti di molti altri castelli reali, nel tentativo di recuperare soldi per lo Stato, e di evitare il futuro ritorno dei Borbone. Nonostante questo l'imperatore Napoleone Bonaparte iniziò a trasformare il castello di Fontainebleau nel simbolo della sua grandezza, quale alternativa a quello vuoto di Versailles. A Fontainebleau Napoleone congedò la Vecchia Guardia andando in esilio nel 1814. Attraverso le modifiche alla sua struttura, tra cui l'entrata in ciottolato, grazie Napoleone a Napoleone il castello è oggi visitabile. Fontainebleau fu la corte del secondo Impero francese, retto dal nipote Napoleone III.
    Filippo il Bello, Enrico III e Luigi XIII nacquero tutti all'interno del palazzo, ed il primo vi morì anche. Cristina di Svezia visse qui per anni dopo la sua abdicazione del 1654. Nel 1685 Fontainebleau ospitò la firma dell'Editto di Fontainebleau, che revocò [[quello di Nantes (1598). Gli ospiti reali dei re Borboni venivano ospitati a Fontainebleau: Pietro il Grande di Russia, Cristiano VII di Danimarca e, durante il regno di Napoleone, anche Papa Pio VII. Nel 1804 il Papa venne qui per consacrare l'imperatore Napoleone, e vi tornò nel 1812–1814, quando fu prigioniero di Napoleone.
    Oggi una parte del castello ospita le Scuole di Fontainbleau: arte, architettura e musica per studenti statunitensi. Al piano terra è ben conservato il campo di Pallacorda (antenato del tennis) di Enrico IV. È il più grande campo al mondo di pallacorda, ed anche uno dei pochi di proprietà pubblica.
    Il pianista e compositore Jazz Tadd Dameron scrisse la composizione "Fontainebleau" dopo una sua visita a palazzo.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:15
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    Cattedrale di Amiens



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    La cattedrale Notre-Dame di Amiens, con i suoi oltre 7000 m² di superficie, è la più vasta delle cattedrali francesi. La sua struttura costituisce un tutto armonico, fedele ai canoni del Gotico classico definiti a Chartres, ma anche rivoluzionario per la sua concezione basata sulla grandiosità. Dal 1981 è iscritta nell'elenco dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

    Dimensioni

    * lunghezza esterna: 145 metri
    * lunghezza interna: 133,50 metri
    * larghezza della navata, tra i pilastri: 12,15 metri
    * larghezza della navata, al centro dei pilastri: 14,60 metri
    * larghezza delle banchine, tra i pilastri: 6,07 metri
    * lunghezza esterna del transetto: 70 metri
    * lunghezza interna del transetto: 62 metri
    * altezza della navata, sotto la chiave di volta: 42,30 metri
    * superficie coperta: 7.700 m²
    * volume: circa 200.000 m³ (il doppio di Notre-Dame a Parigi)

    Storia

    Il vescovo di Fouilloy

    La lapide sepolcrale del vescovo Evrard de Fouilloy, nella cattedrale di Amiens, non lascia dubbi sull'identità di colui che volle la costruzione della chiesa, in quanto porta scritto: "Fondamenta hujus basilica locavit. Anno 1220". Infatti, fu proprio lui a porre la prima pietra di questo tempio nel quale sarebbe stato poi seppellito sotto una magnifica tomba in bronzo, in cui è effigiato con volto sereno, ma energico.
    Il vescovo di Fouilloy fu certamente un uomo di carattere, capace di intraprendere un'opera di tali dimensioni in un'epoca nella quale non erano state ancora pienamente sperimentate le possibilità del gotico e senza essere certo di riuscire a far pagare ai ricchi lanaioli di Amiens tutta la mole d'oro necessaria per portarla a termine.

    San Firmino vescovo e martire

    La Piccardia è una bella regione rurale situata a nord della valle della Senna, tra la costa atlantica e la frontiera belga. Il suo capoluogo, Amiens, ha un buon porto fluviale sulla Somme e una posizione strategica sulla rotta che collega Parigi a Calais. Così, se in certe occasioni ha dovuto fare da scudo alla capitale, ha potuto comunque beneficiare di un attivo commercio, per cui il bilancio, a giudicare dalla prosperità di cui la città ha sempre goduto, è stato positivo. Ad Amiens c'è ancora una fiorente industria tessile, che già nel Medioevo produceva una varietà di lana molto pregiata, tinta di azzurro mediante una pianta che abbonda nella regione, la Isatis tinctoria.
    Agli inizi del XIII secolo, in questa città di lanaioli e mercanti arricchiti, devota al martire pamplonese San Firmino che nel IV secolo ne era stato vescovo, e a cui era consacrata la prima cattedrale romanica, arrivò, in qualità di vescovo, l'aristocratico Evrard de Fouilloy, che aveva legami di parentela con l'alta nobiltà ed era determinato a fare della sua sede una delle più illustri di Francia. Com'era fin troppo usuale all'epoca, un incendio avvenuto nel 1218 distrusse la cattedrale in stile gotico consacrata nel 1152 sotto la protezione della Madonna, sorta sulla preesistente chiesa romanica di San Firmino.
    A partire da allora, il gotico si era molto evoluto, per cui il vescovo Fouilloy era già in grado di intraprendere la costruzione di un'opera molto più ambiziosa: la più grande, la più bella mai costruita fino a quel momento. Risulta evidente che un'opera simile richiedeva un cospicuo investimento. Vennero fatte le consuete raccolte di denaro, portando di paese in paese la collezione di reliquie della cattedrale, ma la maggior parte dei fondi furono devoluti dai borghesi della città, fieri di poter vantare un così splendido monumento.

    Gli architetti del labirinto

    Come indicato sulla lapide sepolcrale del vescovo, i lavori furono iniziati nel 1220. Incaricato del progetto fu il canonico Robert de Luzarches. II suo nome appariva, assieme a quello di Thomas de Cormont e del figlio Renault de Cormont, suoi successori nella direzione dei lavori, in un'iscrizione situata al centro del labirinto costruito nella navata centrale, simile a quelli di Reims e Chartres. Qualcuno ebbe l'avvertenza di copiare questo testo prima che fosse smantellato. Nel 1288, data a cui risale l'iscrizione, la cattedrale, a parte alcuni lavori secondari, era praticamente terminata.
    Contrariamente alla consuetudine, i lavori furono iniziati dalla parte frontale, di modo che la facciata fu la prima a essere conclusa, nel 1236. Dopo alcuni anni in cui i lavori procedettero a ritmo lento, la costruzione riprese con celerità: nel 1247 il braccio settentrionale del transetto era terminato, nel 1258 le cappelle dell'abside e, nel 1269, la volta dell'incrocio del transetto. Infine, nel 1279 fu finalmente possibile procedere alla traslazione delle reliquie di San Firmino. Durante questo periodo, il progetto originale di Luzarches subì alcune modifiche significative. La facciata principale fu arricchita di un ciclo scultoreo più imponente del previsto; fu aumentata l'altezza delle volte, che raggiunse i 42,30 metri, superando qualsiasi altra cattedrale francese, salvo quella di Beauvais, che, però, pagò tanta audacia con il suo prematuro crollo.
    Questa altezza smisurata, che rese obbligatorio l'uso di doppi archi rampanti di sostegno, è in armonia con la pianta di dimensioni eccezionali: 133,50 metri di lunghezza e 65,25 metri di larghezza sul transetto. Il modello segue i canoni stabiliti a Chartres, con tre navate sia nella parte frontale che nel transetto, e un'ampia abside divisa in quattro settori. Il deambulatorio, doppio ai lati ma semplice nel tratto curvo, immette in sette cappelle radiali. All'interno, le pareti sono suddivise verticalmente in tre livelli, archi, trifore e finestre, con la particolarità che la parte di sfondo del triforio, generalmente chiusa, qui adotta la struttura a vetrata.

    La Bibbia di pietra

    Nel corso della storia la cattedrale di Amiens è stata più fortunata di molte delle chiese coeve. Quando, durante la Rivoluzione francese, fu ordinata la distruzione di tutte le immagini di re e di santi, le autorità locali riuscirono a proteggere quelle della cattedrale. Più tardi, il tempio scampò ai bombardamenti delle due guerre mondiali, per cui il suo ricco patrimonio scultoreo è arrivato fino ai nostri giorni praticamente intatto, benché in parte modificato dai mediocri restauri del XIX secolo. A questo ciclo è stato dato il nome di "Bibbia di Amiens", data la completezza delle rappresentazioni iconografiche, che comprendono quasi tutti gli episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento.
    La maggior parte delle sculture, che risale al XIII secolo, inaugura uno stile che si diffonderà oltre le frontiere francesi: basti pensare alla cattedrale di Burgos in Spagna. Com'è stato detto, questa scuola nacque forse in funzione di una richiesta crescente di opere, che indusse gli artisti e gli artigiani a cercare forme sempre più stilizzate e uniformi, in modo da permettere la produzione in serie. Il risultato sono figure molto accademiche, dalle linee eleganti e di grande bellezza, però fredde e distanti.
    La facciata, fiancheggiata da due torri aggiunte nei secoli XIV e XV, ha tre portali, in corrispondenza con la navata principale e con quelle laterali. AI di sopra dei portali, si trovano due gallerie, la superiore popolata di statue dei re di Giudea e Israele, tema consueto nelle cattedrali di questo periodo, e il magnifico rosone che supera gli undici metri di diametro. L'iconografia dei portali segue il modello di Notre Dame di Parigi. Sul pilastro del portale centrale appare la famosa statua di Cristo in atteggiamento maestoso, popolarmente conosciuta come Beau Dieu, e nel timpano la scena del Giudizio universale. II portale destro descrive la vita di Maria, mentre quello sinistro è dedicato a San Firmino e a storie del Santo. La statua più popolare tra tutte è la Vierge Dorée, situata nel portale sul fianco meridionale che si apre alla testata del transetto, opera della fine del XIII secolo.
    Dotata di una vivacità di cui sono prive le ieratiche e solenni madonne della facciata principale, dalle quali si distacca cronologicamente, la statua della Vierge Dorée risponde appieno alla tendenza gotica di umanizzare la figura di Maria, accentuandone il carattere materno.

    Le sculture dell'interno



    Nel XIV secolo, il complesso scultoreo fu completato con una serie di figure di personaggi storici, come il re Carlo V il Buono e suo figlio, il Delfino, addossate ai pilastri che separano le cappelle dal coro. Prive della solennità di quelle della facciata, ma dotate di un lirico naturalismo, rappresentano un contrasto che permette di apprezzare l'evoluzione della scultura negli ultimi secoli del Medioevo francese. Tra il 1508 e il 1519, vennero intagliati i 110 stalli del coro, che ancora oggi si conservano come ulteriore dimostrazione della miracolosa sopravvivenza del patrimonio artistico di Amiens, dato che la maggior parte degli stalli delle altre cattedrali è andata distrutta durante la Rivoluzione.
    Appartenenti a un'epoca in cui la religione aveva perduto molto della sua solennità medievale, i temi degli stalli di Amiens sono essenzialmente popolari: mestieri, allegorie e leggende evangeliche narrate con una deliziosa abbondanza di particolari della vita quotidiana.
    A questo tempio manca però l'elemento essenziale di ogni cattedrale gotica: tutte le vetrate originali sono andate praticamente perdute, fatta eccezione per alcuni frammenti del XIV secolo, eccessivamente restaurati ma comunque preziosi per testimoniare l'impoverimento che questa arte subì nei cent'anni trascorsi dalla meraviglia di Chartres.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:16
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    Teatro Romano e dintorni e l'"arco" di Orange



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    Orange (provenzale: Arenjo) è un comune francese di 27.989 abitanti situato nel dipartimento della Vaucluse nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, a circa 21 km a nord di Avignone.
    L'arco e il teatro di Orange sono stati inseriti nel 1981 nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dall'UNESCO.


    Monumenti e musei

    Teatro romano

    Edificato tra il I secolo a.C. e il I secolo DC deve la sua fama all'ottima conservazione della scena e del muro retrostante, che raggiunge un'altezza di 37 m. Luigi XIV lo elogiò come il più bel muro del suo regno. La decorazione della scena e le statue appartengono ad un rifacimento dell'epoca di Antonino Pio. I blocchi sporgenti in cima al muro, sulla facciata esterna, erano utilizzati per fissare il velario che proteggeva gli spettatori dal sole.
    Il teatro segue lo schema tradizionale del teatro romano, con i gradini della cavea (37 file per 10.000 spettatori) disposti a semicerchio intorno all'orchestra. La cavea è in parte sostenuta da sostruzioni, e in parte si addossa alla collina di Sant'Eutropia.
    La sua acustica notevole, dovuta alla conservazione della scena, consente di adoperarlo tuttora per il festival musicale delle Chorégies.

    Arco d'Orange

    Eretto in tarda età repubblicana (49 a.C.) a seguito della vittoria dei romani sui Cimbri e sui Teutoni, nel 25 venne consacrato dall'imperatore Tiberio per ricordare le gesta dei veterani della II legione gallica e celebrare la loro vittoria contro la flotta di Marsiglia sotto Cesare. È collocato all'ingresso della città, sulla via Agrippa, costruita da Agrippa verso Lione, con funzioni di porta monumentale.
    Si tratta di un arco a tre fornici (il più antico conosciuto di questa tipologia) con doppio attico e corpo centrale sporgente. Presenta colonne addossate sormontate da una trabeazione con frontoni sopra il fornice centrale e sui fianchi: sui fianchi all'interno del frontone è inserito un arco.
    Vi si trova una ricca decorazione scolpita (trofei di armi, trofei navali, scene di battaglia) con rilievi insolitamente privi di incorniciatura, inseriti nella tradizione artistica locale che già da tempo aveva accolto influssi dell'arte ellenistica e romana.

    Fortificazioni romane

    All'entrata del cimitero di Peyron si trovano i resti di una porta e di una torre della cinta fortificata di epoca romana. La torre, per lungo tempo creduta un edificio termale, potrebbe essere identificata con la tour Gloriette dei trovatori.

    Castello dei principi d'Orange

    La collina di Sant'Eutropia era conosciuta come le Puy o la Montagne. Dagli inizi del XII secolo è attestata l'esistenza di un castello fortificato, che fu ingrandito e rafforzato durante la Guerra dei Cent'anni. Durante le Guerre di Religione, il 6 giugno del 1562,] il castello fu preso dalle truppe cattoliche, incendiato e parzialmente distrutto.
    Tra il 1622 e il 1625 il principe Maurizio di Nassau fece rinforzare le fortificazioni e aggiungere cinque grandi bastioni, riutilizzando materiali da costruzione presi dai resti romani. Il castello venne smantellato per ordine del re Luigi XIV nel 1672 nel quadro delle guerre contro l'Olanda.

    Cattedrale di Notre-Dame de Nazareth et des tous le saints

    Fu consacrata nel 1208 al posto di una chiesa risalente al VI secolo. Il campanile, costruito nel 1338 era l'abitazione del prevosto del capitolo. Fu saccheggiata dagli ugonotti nel 1561 e adibita quindi al culto protestante. Nel 1563 la volta venne danneggiata dalla caduta della più grande campana dal campanile. Durante la Rivoluzione francese divenne tempio della Ragione. Agli inizi del XIX secolo era l'unica parrocchia della città.

    Chiesa di Saint-Florent


    Antica chiesa dei francescani, stabilitisi in città agli inizi del XIV secolo, ospitò numerose sepolture dei principi di Beaux. Incendiata dai protestanti nel 1561, durante la Rivoluzione francese fu utilizzata con l'annesso convento come caserma, granaio, scuderia e prigione. Riaperta al culto nel 1803 divenne parrocchia nel 1844.

    Piazza Clémenceau

    La "piazza nuova" fu sistemata nel 1310 presso la cattedrale e rappresenta da allora il cuore della vita cittadina. Tuttora vi si tiene il tradizionale mercato del giovedì, già attestato in epoca medioevale. Viene ingrandita e risistemata tra il 1837 e il 1842.

    Piazza di Langes


    Occupa il sito dell'antico giardino del palazzo di Lubières, divenuto nel 1713 il palazzo del municipio cittadino e fu creata come "piazza dell'ovest" per dare più spazio al mercato settimanale.

    Piazza delle Erbe


    Situata sul sito dell'antico mercato della carne e del pesce e qui creata durante la peste del 1348, fu dotata di uno spazio coperto per il mercato (halle), utilizzata fino agli inizi del XVII secolo malgrado l'incendio subito nel 1562. Il mercato fu quindi trasferito nel 1769 e la piazza fu riservata al mercato dei legumi e ingrandita nel 1855.

    Antico teatro municipale


    Nella parte sud dell'antico corso Saint-Martin le autorità rivoluzionarie eressero un patibolo che vide nel 1794 l'esecuzione di 332 persone. Sul luogo sorse nel 1825 un monumento commemorativo delle vittime della ghigliottina, eretto con i fondi raccolti da una sottoscrizione pubblica: danneggiato nei moti del 1830 il monumento fu quindi abbattuto nel 1848.
    Su questo luogo sorse nel 1882 il teatro municipale, ad opera degli architetti Boudoy e Carlier. Fu inaugurato nel 1885 e aveva 650 posti. Durante la Seconda guerra mondiale fu utilizzato come luogo di riunione dagli occupanti tedeschi. A partire dal 1950 fu restaurato come sede di conferenze ed ospitò la sede della biblioteca e degli archivi municipali. Ristrutturato nel 1981 ospita manifestazioni culturali e sociali.

    Museo municipale


    Fu fondato nel 1933 ed è attualmente ospitato da un edificio del XVII secolo di fronte al teatro romano. Accoglie i reperti rinvenuti negli scavi cittadini, tra cui il catasto romano (les Cadastres), e un'esposizione sulla storia della città fino al XVIII secolo.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:18
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    Monumenti romani e Romanici di Arles



    Amfitheater



    Arles è un comune francese di 50.513 abitanti situato nel dipartimento delle Bocche del Rodano nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

    Storia

    Il territorio della foce del Rodano fu occupato a partire dal I millennio a.C. da popolazioni liguri, che intrattennero presto scambi commerciali con le vicine popolazioni celtiche e con gli empori fenici. Furono i Focesi, fondatori della città di Marsiglia nel VII secolo a.C., a fondare un emporio commerciale (Théliné) dove poi sorgerà Arles. Il sito si trova all'incrocio tra la via che collega l'Italia con la Spagna e la valle del Rodano, che fu via di penetrazione per i coloni greci. Resti di abitazioni del IV secolo a.C. sono stati rinvenuti (nel 1975) durante i lavori per un parcheggio presso il "Giardino d'Inverno".
    I Romani comparvero nella regione nel 102 a.C., quando Mario fece scavare il canale delle "Fosse mariane" nei pressi di Arles, che facilitava la navigazione. La città è menzionata da Giulio Cesare con il nome di Arelate, di probabile origine gallica, con il significato di luogo presso (are) lo stagno (late). Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo fu a favore di Cesare e dopo la vittoria di quest'ultimo ottenne buona parte del territorio della pompeiana Marsiglia. Nel 46 a.C. divenne colonia romana accogliendo i veterani della Legione VI e il suo porto fluviale si sviluppò, insieme allo sfruttamento del suo fertile territorio.
    Nel IV secolo fu una delle residenze preferite dell'imperatore Costantino I, e capoluogo della prefettura delle Gallie; l'imperatore vi organizzo' anche un concilio cristiano nel 314. La città, sostituendosi a Nîmes come il centro più popoloso e più importante delle Gallie meridionali conservò una fondamentale funzione politica, economica e militare fino alla caduta dell'Impero romano d'Occidente.
    Nel Medioevo fu capitale del regno di Arles (934 - 1032). Arles è centro di accoglienza per i pellegrini che si dirigono al santuario di Santiago di Compostela. L'aristocrazia terriera edificò nelle campagne grandi masserie che diedero origine a diversi villaggi.
    Alla metà del XVI secolo si ebbe un nuovo momento di grande prosperità con grande attenzione alla cultura antica. Numerose nuove costruzioni vengono edificate nel XVII e XVIII secolo e danno l'impronta all'attuale centro storico.
    Alla fine del XIX secolo vi ha vissuto Vincent Van Gogh, che vi dipinse alcuni dei suoi quadri tra i più celebri. Vi passò l'intera esistenza anche Jeanne Calment, nata nel 1875 e morta nel 1997 a 122 anni, 5 mesi e 14 giorni, che detiene il record di longevità umana legalmente provata (dagli atti dello stato civile).
    Alcuni dei villaggi del territorio divennero comuni autonomi, come Fontvieille dal 1790, Port-Saint-Louis dal 1904 e Saint-Martin-de-Crau dal 1924.
    L'Arlésienne ("L'Arlesiana") è il titolo di un racconto di Alphonse Daudet, e di un dramma musicale in tre atti tratto dal racconto e musicato da Georges Bizet. Lo stesso titolo ha anche un quadro di Vincent Van Gogh.

    Monumenti e musei


    Nel 1981 i monumenti romani e romanici della città sono stati iscritti nell'elenco dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

    Mura

    La conoscenza del tracciato della prima cinta muraria, eretta poco dopo fondazione della colonia, alla fine del I secolo a.C., è in gran parte incerta. Un settore tra i meglio conservati va dalla porta di Augusto alla torre des Mourgues (dai monaci del monastero di San Cesareo). Se ne può quindi seguire il tracciato fino all'anfiteatro, da dove poi dovevano raggiungere il fiume. Sul lato meridionale dovevano seguire l'attuale boulevard des Lices.
    Per la costruzione dell'anfiteatro ne fu forse distrutto un tratto, alla fine del I secolo d.C. e altre sezioni dovettero essere obliterate in seguito all'ampliamento dell'abitato urbano verso sud.
    Solo una parte del tracciato venne riutilizzato per le nuove mura tardoantiche, con perimetro ridotto, che inglobarono alcuni monumenti funerari e blocchi di reimpiego provenienti da monumenti non più in piedi. Una terza cinta di mura, ampliata, si deve al XIII secolo. La torre dello Scorticatoio o torre del Leonet, del 1372 rappresenta l'ultimo resto del tratto di mura che correva lungo il fiume in epoca medioevale. Si conservano anche i resti della porta della Cavalleria, ricostruita nel 1588, completata nel XVIII secolo e parzialmente distrutta durante la Rivoluzione francese e nel 1877.

    Foro (criptoportici)


    Del foro vero e proprio, la piazza centrale della città romana, restano solo alcuni pezzi architettonici che permettono di ipotizzare la sua costruzione poco dopo la fondazione coloniale del 46 a.C.. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
    La piazza, disposta su un terreno in pendio, era in parte sostenuta da sostruzioni: tre gallerie sotterranee disposte ad U e chiuse al pubblico. Una quarta galleria con elementi in mattoni appartiene probabilmente ad un rimaneggiamento di epoca tardoantica. A partire del V secolo il foro era in abbandono e alcune parti dei criptoportici furono chiuse per essere utilizzate come cantine e si perse la memoria della natura dei resti, che furono prima interpretati come catacombe e riconosciuti di origine romana solo in seguito al ritrovamento di un fregio scolpito nel 1737. Lo scavo di queste gallerie sotterranee a partire dal 1951 permise di ritrovare un deposito di marmi asportati da antichi monumenti, tra cui alcune iscrizioni che testimoniano l'esistenza nel Foro di un culto dedicato all'imperatore Augusto.
    Attualmente ai criptoportici del Foro si accede dalla cappella dei Gesuiti, costruita nel 1654, notevole per il soffitto dipinto e la decorazione scolpita dell'interno, in stile barocco. La cappella fu sede del museo archeologico di arte cristiana.

    Teatro romano


    Fu inaugurato nel 12 a.C. presso la collina dell'Hauture, inserito nel suo tracciato urbano regolare. Insieme al foro e all'Arc du Rhone costituisce l'impianto monumentale della colonia in epoca augustea. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
    Iniziò ad essere fortificato nel V secolo d.C. ("Torre di Rolando", inserita nella cinta fortificata della città). Parte dei materiali fu riutilizzata per nuove costruzioni nelle vicinanze. Nel Medioevo altre costruzioni vi furono edificate e si perse memoria della sua originaria funzione, che venne nuovamente riconosciuta solo alla fine del XVII secolo. I lavori di scavo e restauro iniziarono nel 1823. Nuovi restauri sono iniziati nel 2004.
    Attualmente restano pochi gradini della cavea del Teatro, l'orchestra, il proscenio e due colonne della scena, con un frammento della trabeazione. In origine la cavea si appoggiava su tre ordini di arcate e poteva accogliere circa 10.000 spettatori. Nell'orchestra, pavimentata in marmi colorati si trovava l'altare dedicato ad Apollo, rinvenuto negli scavi ottocenteschi. La scena aveva in origine tre ordini di colonne ancora in marmi colorati e una notevole decorazione scultorea, di cui rimane la celebre "Venere di Arles" e la testa di una statua colossale di Augusto.

    Anfiteatro


    Conosciuto con il nome di les Arènes, l'anfiteatro fu edificato intorno all'80 d.C., addossato al fianco settentrionale della collina dell'Hauture, con orientamento diverso rispetto a quello del tracciato urbano. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
    Nel Medioevo divenne una vera e propria cittadella fortificata e vi furono innalzate quattro torri. Nel 1735 il consiglio municipale proibì la ricostruzione delle abitazioni che vi si erano installate e il monumento venne liberato dalle costruzioni successive a partire dal 1822. Restauri del monumento, ora esposto agli agenti atmosferici, furono condotti a più riprese e alla fine del XIX secolo fu instaurato un regolare programma di manutenzione. Nuovi grandi restauri sono iniziati nel 2000.
    Circa 21.000 spettatori potevano essere ospitati nella cavea, suddivisa in quattro maeniana (suddivisioni orizzontali) e sostenuta da due ordini di 60 arcate, sormontate da un attico oggi perduto. Come in molti altri anfiteatri il sistema di accesso era articolato per mezzo delle scale e dei corridoi anulari ricavati nelle strutture di sostegno. L'arena era pavimentata con un tavolato in legno sostenuto da risalti nella parte inferiore del podium (il muro che limitava la cavea, rivestito da grandi lastre in pietra): nello spazio sotto il tavolato trovavano posto i macchinari utilizzati per gli spettacoli.
    L'anfiteatro viene attualmente utilizzato per spettacoli teatrali e corride

    Circo romano


    Fu edificato nel 149 d.C., sotto l'imperatore Antonino Pio, fuori dalle mura, lungo la riva del fiume. Fa parte degli edifici inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
    Nel IV secolo la spina venne ricostruita con un nuovo rivestimento in lastre di marmo e l'erezione di un obelisco. Nel V secolo quando vi si svolgono ancora delle corse, inizia una parziale occupazione delle strutture. Il monumento sarà utilizzato come cava di materiale nel VI secolo in occasione della costruzione delle nuove fortificazioni. Le alluvioni del fiume ricoprirono le rovine di sedimenti e il monumento venne riscoperto solo nel XVII e nel XIX secolo, con scavi più approfonditi nel XX secolo.
    La cavea poteva accogliere 20.000 spettatori ed era sorretta da un sistema di volte rampanti terminanti in facciata con un ordine di arcate. A causa della natura argillosa del terreno le fondazioni dovettero essere rinforzate con palificazioni in legno. Sono attualmente visibili solo alcuni resti delle costruzioni della cavea sul lato corto curvilineo.

    Terme di Costantino

    Forse sul sito di un simile edificio più antico, sulle rive del fiume, l'edificio termale venne costruito nel IV secolo DC, epoca in cui la città era divenuta sede della corte imperiale di Costantino.
    Nel Medioevo la costruzione fu occupata da abitazioni private che ne fecero perdere il ricordo: nel XVI secolo i resti visibili erano identificati come quelli del palazzo imperiale di Costantino e venivano chiamati palazzo della Trouille, con allusione a sale circolari e voltate. Degli scavi nel XIX secolo permisero di identificare i resti con un edificio termale. Ad un palazzo o alla sede della prefettura delle Gallie potrebbe appartenere una sala basilicale, visibile nel vicino palazzo d'Arlatan.
    I resti dell'edificio sono tuttora in gran parte compresi nelle case circostanti, mentre è stato liberato il settore settentrionale con gli ambienti caldi e altri spazi di servizio.

    Basilica paleocristiana


    La prima cattedrale, sorta nel IV secolo era conosciuta solo dalle fonti fino al rinvenimento dei resti dell'abside, avvenuto nel 2003 durante lavori di costruzione sulla collina dell'Hauture.
    I resti comprendono una vasta abside, poligonale all'esterno e a pianta semicircolare all'interno, che racchiude un deambulatorio pavimentato a mosaico policromo, intorno ad un abside più piccola, con pavimento rialzato e rivestito in marmo.

    Convento di San Cesario

    Il monastero femminile fu fondato con il nome di San Giovanni nel 512 dal vescovo San Cesario (502 - 542) sulla collina dell'Hauture, nei pressi della prima cattedrale.
    Chiamato anche grand couvent ("convento grande"), fu chiuso durante la Rivoluzione francese nel 1792 e in gran parte distrutto e ne restano oggi poche vestigia.
    La cappella di San Biagio fu edificata, sui resti di edifici anteriori, a partire dal XII secolo ed è stata oggetto di scavi archeologici nel 1972 e nel 1982.

    Chiesa di Saint-Trophime [

    La cattedrale della città fu spostata nel V secolo nei pressi dell'antico Foro della città e dedicata a Santo Stefano. Ebbe diverse fasi costruttive: la chiesa oggi visibile fu edificata tra il 1100 e il 1152, e dedicata a Saint Trophime (San Trofimo). Rappresenta uno dei monumenti più importanti del romanico provenzale e fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.


    Chiesa di San Giovanni di Moustiers


    La chiesa fu edificata nel XII secolo in stile romanico-provenzale sulla collina dell'Hauture, e conserva un abside decorata esternamente da lesene di imitazione antica. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

    Piazza della Repubblica

    Nel Medioevo si trattava di uno slargo tra la chiesa di Saint-Trophime e quella di Sant'Anna (1627). Nella chiesa fu ospitato dal 1825 il primo museo archeologico ("Museo di arte pagana").
    Nei pressi sorgeva inoltre il Palazzo del Podestà (eretto tra il 1220 e il 1235 in stile romanico), utilizzato dal vicario del conte di Provenza dopo il 1251 e fiancheggiato dal plan de la Cour, dove si svolgevano le assemblee cittadine.
    Nel 1676 venne terminato il palazzo del Municipio che inglobava la più antica Torre dell'Orologio (1558), che a sua volta ne sostituiva una più antica. In questa occasione fu creata la vera e propria piazza con l'abbattimento di diversi isolati. A diverse epoche appartengono le facciate degli altri edifici che la bordano: dalla chiesa di Sant'Anna, ricostruita nel 1627 fino al palazzo delle Poste, oggi sede di servizi pubblici e associazioni, che chiuse la piazza nel 1898 (architetti Auguste e Leonard Véran).
    L'obelisco di fronte al Municipio, qui rialzato nel 1676, era stato posto nel IV secolo DC sulla spina del circo romano. Si tratta di una realizzazione romana, scolpita in una pietra originaria dall'odierna Turchia. Fu rinvenuto nel 1389, rotto in due pezzi. Nel XIX secolo fu aggiunto il bacino d'acqua ai suoi piedi. Durante la sua erezione vennero scoperti dei resti relativi ad uno stabilimento termale di epoca romana.

    Commanderie Sainte-Luce


    Si tratta di un insieme di edifici appartenuto ai Templari. In seguito passò agli ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, o Sovrano Militare Ordine di Malta. I quattro edifici riuniti intorno al cortile centrale risalgono uno probabilmente alla fine del XIII secolo, due al XV e l'ultimo fu rimaneggiato nel XVI.

    Convento dei Grands-Carmes

    Il primo convento dei Carmelitani costruito nel XIII secolo e successivamente abbandonato, fu nuovamente messo in luce durante i restauri per una banca. Comprende la cappella Desalberts, con volte gotiche dall'articolata decorazione, della seconda metà del XVI secolo.

    Convento dei Domenicani


    Inizialmente insediati all'esterno delle mura, i Domenicani si insediarono nel XIV secolo sulle rive del fiume. La monumentale chiesa, consacrata a Notre-Dame-de-Confort fu completata nel 1484 in forme gotiche. A partire dal 1981 è stata oggetto di scavi e di lavori di restauro.

    Gran Priorato dell'Ordine di Malta (Museo Réattu)

    La sede del Gran Priore dell'Ordine di Malta fu realizzata a partire dal XV secolo da due commanderies medioevali. Nel 1868 fu sede del museo municipale di belle arti, attualmente orientato in particolare verso l'arte contemporanea e la fotografia.

    Spazio Van Gogh

    L'antico ospedale fu costruito tra il 1573 e XVII secolo e il 1680, riunendo i 32 complessi di sanità presenti all'epoca in città. Nel 1835 tre dei corpi di fabbrica intorno al chiostro centrale furono rialzati in seguito ad un'epidemia di colera. Vi fu ospitato Van Gogh, che raffigurò l'edificio nei suoi quadri. L'ospedale cessò di funzionare negli anni 1970.
    Successivamente l'edificio subì ampie opere di restauro e trasformato in centro culturale. Durante i lavoro fu oggetto di scavi archeologici che hanno rimesso in luce testimonianze della protostoria locale.

    Esplanade des Lices

    Sul sito dove gli scavi hanno rivelato resti di ville suburbane del II secolo DC, si eressero a partire dal XVII secolo (piazzale del Mercato Nuovo) il nuovo convento dei Carmelitani (1634 e 1702), con annessa cappella (oggi unico resto visibile) e l'Ospedale della Carità delle suore agostiniane. Verso il 1820 nasce il grande boulevard des Lices, che attraversa i giardini dell'antico convento.
    Gli scavi qui condotti hanno rivelato la presenza di ricche ville suburbane di epoca romana, con pavimenti decorati a mosaico policromo. Alcuni dei resti sono stati lasciati visitabili nei sotterranei della banca del Crédit Agricole.

    Cimitero monumentale

    Sistemato fuori città nel 1786, presenta numerosi esempi di tombe del Secondo Impero e iscrizioni funerarie in lingua d'oc.

    Necropoli degli Alyscamps

    La necropoli, situata lungo l'antica via Aurelia fu utilizzata per tutto il periodo romano e acquistò importanza in epoca paleocristiana per la sepoltura qui avvenuta del martire San Genesio. Il nome deriva da "Elisi campi". In una cappella nei pressi furono seppelliti anche i primi vescovi di Arles. Fu tappa obbligata nel cammino di pellegrinaggio verso Santiago di Compostela. Nel ciclo carolingio vi fu ambientato un combattimento tra Carlo Magno e i Saraceni, per spiegare la grande quantità di tombe presenti e Dante cita il luogo nell'Inferno della Divina Commedia.
    Vi sorge la chiesa di Sant'Onorato, conosciuta dall'XI secolo e costruita dai monaci dell'abbazia di San Vittore a Marsiglia. Nel XII secolo l'abbazia fu interamente ricostruita ma la chiesa, in stile romanico-provenzale, non fu mai completata. La navata centrale rimasta scoperta ospitò nel XVII secolo un lapidario.
    Risale ad epoca medioevale anche la chiesa di San Pietro des Mouleyrès, il cui cimitero è stato tagliato per il passaggio della linea ferroviaria. Rovinata e abbattuta, fu ricostruita nel XVII secolo.
    La cappella dei Porcelet, del XV secolo è una delle poche cappelle familiari conservate della necropoli.
    I viali furono sistemati nel XVIII secolo dai padri Minimi e furono dipinti da Vincent Van Gogh e da Paul Gauguin nel 1888.

    Centro ospedaliero Joseph-Imbert

    Il centro sorge sulla collina di Fourchon e prende il nome dal medico e sindaco di Arles Joseph Imbert (1903-1945). Fu inaugurato nel 1974 ed è opera dell'architetto Paul Nelson, che elaborò la concezione di ospedale come "macchina per guarire", basandosi su due principi essenziali: la funzionalità degli spazi e massimo controllo dei fattori ambientali.

    Abbazia romanica di Montmajour

    A qualche chilometro a nord-est della città, fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
    Il chiostro, con ricca decorazione, presenta quattro gallerie intorno ad una piccola corte scoperta. Degli edifici conventuali restano la sala capitolare, il refettorio e resti delle celle e dei magazzini. Nel 1369 fu aggiunta al convento una torre difensiva, detta Torre degli abati, tuttora ben conservata.
    L'abbazia declinò in seguito all'uso della commenda, ossia della concessione del beneficio da parte del papa anche al di fuori della congregazione monastica, anche a dei laici. Una ripresa si ebbe per iniziativa dell'arcivescovo di Arles nel XVII secolo. Verso il 1730 fu costruito il convento di San Mauro, distrutto durante la Rivoluzione francese e attualmente in rovina.
    La comunità monastica si costituì a partire dal X secolo e prosperò grazie a numerose donazioni aristocratiche. Fu centro di pellegrinaggio grazie ad alcune reliquie della Croce (Pardon de Montmajour, il 3 maggio, celebrazione istituita nel 1030).
    L'edificio più antico è rappresentato dalla chiesa dei San Pietro, costruita intorno al 1040, in parte scavata nella roccia.
    La chiesa abbaziale di stile romanico fu invece costruita nel XII secolo in sostituzione di una chiesa precedente, nominata dalle fonti, ma di cui non abbiamo alcun resto. La chiesa era ad unica navata, attualmente di due sole campate, poiché la terza, prevista, non venne mai realizzata. La sottostante cripta a deambulatorio con cappelle radiali, presenta una pianta diversa da quella della chiesa soprastante, a cui fa da sostruzione sul pendio della collina.
    Fuori dal perimetro del convento sorge la cappella della Santa Croce (fine del XII secolo), che fu costruita come centro per i pellegrini. La chiesa è a pianta centrale quadriloba e con breve campata che fa da vestibolo. I frontoni che decorano l'esterno prendono ispirazione dai monumenti romani della città.

    Museo di Arles e della Provenza antiche (Musée de l'Arles et de la Provence antiques)

    La formazione delle collezioni risale al 1614, con l'esposizione nel palazzo del Municipio delle vestigia archeologiche rinvenute in città. Nel 1651 fu ritrovata ed esposta la statua della Venere di Arles, rinvenuta nel teatro, che venne poi ceduta al re Luigi XIV per il parco di Versailles. Altre collezioni erano ospitate nei conventi (in particolare nel cortile del convento della Misericordia, situato sul sito stesso del teatro). Nel 1784 agli Alyscamps venne realizzato il primo museo archeologico pubblico, ma l'esperienza fu interrotta dalla Rivoluzione francese. Nel 1805 fu la chiesa di Sant'Anna ad essere dedicata come Museo dell'arte pagana all'esposizione degli oggetti antichi. Nel 1935 la crescita delle collezioni rese necessario l'apertura di un Museo di arte cristiana nella cappella dei Gesuiti. Infine a partire dagli anni 1970 fu presa la decisione di edificare un nuovo museo archeologico che venne infine inaugurato nel 1995, opera dell'architetto Henri Ciriani.
    Il museo ha pianta triangolare e ciascuno dei tre lati è dedicato ad una specifica funzione: esposizione, accoglienza del pubblico, restauri e studi. Gli oggetti illustrano la storia della città e il modo di vivervi dall'epoca neolitica fino alla tarda antichità, seguendo un percorso cronologico e tematico!

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:20
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    Abbazia di Fontenay



    1920px-Abbaye_Fontenay_eglise_facade



    L'Abbazia di Fontenay è un'abbazia cistercense che si trova nel comune di Montbard, nel dipartimento di Côte-d'Or, in Francia.
    L'edificio venne fondato nel 1118 da Bernardo di Chiaravalle, pochissimi anni dopo che egli era uscito dall'Abbazia di Cîteaux per fondare l'Abbazia di Clairvaux. Situata in una piccola e boscosa valle a 60 chilometri a nordovest di Digione, l'abbazia di Fontenay raggiunse un alto stato di prosperità nel corso del XII e del XIII secolo. Essa godette della protezione dei re di Francia, ma nonostante questo venne saccheggiata durante la guerra dei cent'anni e durante le cosiddette guerre di religione del XVI secolo.
    Più tardi la sua fortuna declinò, fino a che nel 1745 il refettorio venne abbattuto da parte dei monaci. Durante la Rivoluzione francese l'abbazia venne chiusa, per poi divenire una cartiera fino al 1902, posseduta per la maggior parte di questo periodo dalla famiglia Montgolfier.
    Nel 1905 l'abbazia venne acquistata e successivamente restaurata da Édouard Aynard. Tranne che per il refettorio, demolito nel corso del XVIII secolo, essa mantiene gran parte del suo aspetto originario, tra cui la chiesa, il dormitorio, il chiostro e la sala capitolare, tutti costruiti in stile romanico; più tardi vennero aggiunti la sala dell'abate e un'infermeria. L'abbazia di Fontenay è una delle più antiche abbazie Cistercensi d'Europa, oltre ad essere una delle meglio conservate; per questa ragione nel 1981 è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
    La chiesa dell'abbazia venne costruita fra il 1139 e il 1147, anno in cui venne consacrata da Papa Eugenio III. Essa ha una pianta a croce latina, costituita da una navata centrale lunga 66 metri e larga 8 e due navate laterali e da un transetto lungo 19 metri. Il chiostro è lungo 36 metri e largo 38. La sala capitolare ha un soffitto a volta, con pesanti centine. Il grande dormitorio ha un soffitto del XV secolo costruito in legno di castagno.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:21
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    Saline Reali di Arc-et-Senans



    Koenigliche_Saline_in_Arc-et-Senans_Bild1_800px



    Le Saline Reali (in francese: Saline Royale) di Arc-et-Senans sono una costruzione architettonica del periodo illuminista, progettata per razionalizzare un edificio ed il processo produttivo ad esso connesso secondo le istanze della neonata comunità industriale. Esse si trovano nella foresta di La Chaux, presso Besançon, in Francia.

    Cenni Storici

    Nel 1771 Claude-Nicolas Ledoux, sotto il regno di Luigi XVI, viene nominato sovraintendente delle Saline Reali per le quali l'architetto immagina un complesso semicircolare, che trova il suo archetipo classico nell'idea vitruviana del teatro romano, in cui agli ambienti adibiti alla lavorazione del sale fossero connessi in un'unica struttura alle abitazioni dei lavoratori. Il complesso doveva essere il nucleo centrale di una vera e propria nuova città che non fu mai realizzata a causa dell'imminente scoppio della Rivoluzione francese. La costruzione riflette la divisione gerarchica del lavoro nella nuova comunità industriale. La sua grandiosità mostra la straordinaria importanza del monopolio del sale allora detenuto dal Regno. La gabella imposta a tutti i cittadini di età superiore agli 8 anni per l'acquisto di una certa quantità di sale era una tassa molto impopolare all'epoca, e viene ritenuta una delle ragioni per lo scoppio della Rivoluzione francese.
    Nel 1982 le Saline Reali di Arc-et-Senans sono state inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    La Struttura


    All'interno del perimetro semicircolare il complesso è organizzato secondo due assialità principali: quella fra l'ingresso e la casa del direttore e quella segnata dai complessi di lavorazione del sale. L'ingresso è individuato da un grande porticato con un ordine dorico completo di trabeazione ed affiancato da volumi semplici. L'entrata è scavata su una muratura bugnata ed inquadrata in una grande nicchia rivestita di pietra che richiama l'archetipo primordiale della caverna, mentre una serie di decorazioni che richiamano il sale denunciano immediatamente l'uso dell'edificio. Al centro della struttura è la casa del direttore, in asse con l'entrata ed affiancata dai padiglioni di lavorazione del sale, caratterizzata in facciata da colonne, costituite da rocchi ed elementi a forma di parallelepipedo, che reggono in timpano classicheggiante.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:23
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    Place Stanislas, Place de la Carrière, e Place d'Alliance a Nancy



    Place-stanislaus-nord-nancy



    Nancy è un comune francese di 105 400 abitanti capoluogo del dipartimento della Meurthe-et-Moselle nella regione della Lorena.
    Il quartiere Charles III è un agglomerato di edifici del XVII secolo attraversati da larghe vie rettilinee. Questa città nuova, presenta un'architettura tipica dell'epoca di Carlo III di Lorena che ritroviamo nei portali delle fortificazioni, nella Cattedrale e in molti edifici pubblici e privati.
    Vicino alla città vecchia, un insieme del XVIII secolo, considerato patrimonio mondiale dall'UNESCO, è costituito dalla piazza Stanislas, dalla piazza Carrière e dalla piazza dell'Alliance, con i loro edifici maestosi tra cui il Municipio, il palazzo del governatore e l'Arco di Trionfo. La piazza Stanislas festeggia nel 2005 i suoi 250 anni dopo un restauro ben riuscito. Dello stesso periodo numerosi hôtels particuliers costruiti da Germain Boffrand e Emmanuel Héré.
    La piazza da sul parco de la Pépinière, una superficie di 18 ettari con giardino all'inglese in pieno centro.
    Ad ovest della città, il quartiere Saint-Léon edificato a cavallo tra il XIX e il XX secolo, conta molte case in stile Art Nouveau diffuse anche nel quartiere de Saurupt. Più in generale la Scuola di Nancy ci ha lasciato molti edifici pubblici nel centro storico (Camera di Commercio, BNP, vetrata del Crédit Lyonnais) e privati un po' ovunque (ateliers d' Émile Gallé e di Eugène Vallin, Immeuble France-Lanord, maison Bergeret...)
    Il quartiere di Haut-du-Lièvre è invece rappresentativo dell'architettura del dopoguerra: ci si può trovare quello che a suo tempo era la più lunga schiera di edifici d'Europa. Questo quartiere è attualmente (2005) in fase di completa risistemazione.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:22
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    Abbazia di Saint-Savin sur Gartempe



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    Saint-Savin (chiamato anche Saint-Savin-sur-Gartempe) è un comune francese di 1.009 abitanti situato nel dipartimento della Vienne nella regione di Poitou-Charentes.

    L'abbazia

    Il monumento più importante di Saint-Savin è la sua abbazia, costruita in stile romanico a partire dalla metà dell'XI secolo e che contiene numerosi affreschi dell'XI e XII secolo in ottimo stato di conservazione. Nel 1983 essa è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
    La chiesa ha una pianta a croce latina, sormontata da una torre a base quadrata dove il transetto interseca le navate. Nel coro si trova un deambulatorio in cui si aprono 5 cappelle intorno ad un abside poligonale. Successivamente vennero allungate le navate con la costruzione di tre, campate, venne eretta una torre campanaria, un portico e vennero infine aggiunte altre sei campate alle navate della costruzione. Il campanile ha alla sua sommità una guglia che ne porta l'altezza ad oltre 80 metri, aggiunta nel corso del XIV secolo e restaurata nel XIX secolo.
    La volta a botte che sovrasta la navata centrale è supportata da colonne con capitelli scolpiti in forma di foglie.
    Al di sotto della chiesa si trova la cripta dei santi Savino e Cipriano, anch'essa affrescata con scene della vita dei due santi.p align="center">

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:25
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    Golfo di Porto, Capo Girolata, Riserva naturale di Scandola e Calanchi di Piana in Corsica



    1280px-Girolata

    Porto è una città della Corsica che si trova alla fine dell'omonimo golfo, situata sulla costa occidentale dell'isola fra le città di Ajaccio e Calvi, incorniciata fra i Calanchi di Piana a sud e Capo Girolata a nord; queste 3 località, insieme alla Riserva naturale di Scandola, sono state inserite nel 1983 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
    Intorno alla cittadina crescono grandi quantità di eucalipti. Il monumento più famoso è la torre dei genovesi, risalente al XV secolo.

    Capo Girolata è un capo che si trova all'estremità della penisola di Osani, presso l'omonimo comune sulla costa occidentale della Corsica. Insieme al vicino Golfo di Porto, ai Calanchi di Piana e alla Riserva naturale di Scandola è stato inserito nel 1983 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    La Riserva naturale di Scandola fa parte del Parco naturale della Corsica: venne istituita nel 1975 su di un'area di quasi 20 chilometri quadrati, metà in mare e metà sulla terraferma, e si trova nella parte centro-occidentale dell'isola francese della Corsica. Essa è stata la prima riserva naturale europea ad avere una parte protetta sul mare e una parte sulla terra; nel 1983 è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, insieme ai calanchi di Piana e al golfo di Girolata..
    La riserva naturale è composta di due settori: l'isoletta di Elpa Nera e la penisola di Scandola. Le pendici a strapiombo sul mare, alte anche 900 metri, contengono numerose grotte e sono affiancate da molte isolette e baie pressoché inaccessibili, come quella di Tuara.

    I Calanchi di Piana (in francese Les calanche de Piana o Les calanques de Piana, in corso calanche di Piana) sono una bizzarra formazione geologica che si trova a sud della città di Porto, in Corsica. Le rocce di granito rosso si elevano per circa 400 metri sul livello del mare direttamente sulla costa dell'isola.
    La stretta strada che collega i paesi di Porto e Piana corre attraverso queste formazioni rocciose e da essa si dipartono numerosi sentieri che permettono di raggiungere splendidi punti panoramici.
    Nel 1983 i calanchi di Piana furono inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, insieme ai vicini Golfo di Porto, Capo Girolata e Riserva naturale di Scandola.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:24
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    Acquedotto romano di Pont du Gard



    1280px-Pont_du_Gard_1

    Il Ponte del Gard è un ponte romano a tre livelli situato nel sud della Francia, vicino a Remoulins, nel dipartimento del Gard. Attraversa il fiume Gardon, e fa parte dell'acquedotto che porta lo stesso nome.
    Costituito da tre serie di arcate, il ponte domina il fiume Gardon con i suoi 49 metri di altezza e 275 di lunghezza.

    Nome

    A questo punto del fiume, il ponte attraversa il Gard e non il Gardon. Il Gardon, o piuttosto i Gardon, secondo gli idrologi, si immette nel fiume Gard in prossimità del paese di Cassagnoles.
    Secondo questa definizione, il Gardon è costituito dai fiumi Gardon d'Anduze e dai Gardon d'Alès. A valle di questa confluenza, il fiume dovrebbe normalmente portare il nome di Gard. È una discussione antica che perpetua la confusione. Gli abitanti di Anduze e quelli di Alès si disputano la legittimità dell'origine, da cui ne consegue una mancanza di una definizione ufficiale che dà vita, in questo modo, ad una continua discussione degli abitanti dei paesi del fiume che perdura tutt'oggi.

    Caratteristiche artistiche


    Importanti le caratteristiche artistiche di questo acquedotto romano. Innanzitutto la maestosità dell'opera architettonica e la minuziosità necessaria per l'inclinazione affinché sia lineare il percorso dell'acqua. Si nota una grandiosità del rapporto, in altezza e in larghezza, fra le imponenti arcate delle due serie inferiori e gli archetti che corrono in alto. Nel 1985 l'acquedotto è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

    Dimensioni dell'architettura


    * Arcata inferiore: 6 archi, 142 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza, 22 metri di altezza.
    * Arcata intermedia: 11 archi, 242 metri di lunghezza, 4 metri di larghezza, 20 metri di altezza.
    * Arcata superiore: 35 archi, 275 metri di lunghezza, 3 metri di larghezza, 7 metri di altezza.

    Una strada percorre il primo livello e l'acquedotto è collocato al terzo livello. L'acquedotto è costituito da un condotto a sezione rettangolare (dimensioni interne: 1,80 m di altezza, 1,20 m di larghezza) che percorre il ponte in tutta la sua lunghezza con una pendenza di 0,4 %.

    Storia

    Il ponte è stato costruito verso il 19 a.C. faceva parte di un acquedotto di quasi 50 km di lunghezza che portava l'acqua dalle sorgenti di Uzès (il punto di captazione non è conosciuto) alla città romana di Nemausus, oggi chiamata Nîmes. È stato costruito da Vipsiano Grippa sotto l'imperatore Augusto. La portata raggiungeva i 20.000 metri cubi d'acqua al giorno.
    L'acquedotto ha una pendenza di 34 centimetri al chilometro, ovvero 1/3000; il dislivello tra la sorgente e l'arrivo è di soli 17 metri che è un successo tecnico ragguardevole. L'acquedotto segue un tragitto sinuoso per potere approfittare al massimo dei rilievi delle colline (in linea d'aria, Uzès non è che a 20 chilometri da Nîmes). Il ponte è stato costruito per incrociare la piccola valle del Gardon.
    L'acqua corrente impiegava circa un giorno per fluire, sotto la spinta della gravità, dal suo punto di captazione situato alle fontane di Eure, vicine a Uzès, fino all'invaso di ripartizione ancora visibile nella via Lampèze a Nîmes e chiamato Castellum.
    Nemausus aveva un discreto numero di pozzi ed anche una sorgente vicina: la costruzione di un'acquedotto non rappresentava quindi una necessità vitale, ma piuttosto un'opera di prestigio, destinata all'alimentazione di terme, bagni ed altre fontane della città.
    Il ponte fu costruito senza l'aiuto di cementi a calce; le pietre, di cui alcune pesano fino a sei tonnellate, erano legate da tiranti in ferro. Le pietre sono in calcare e furono estratte da una cava meno di un chilometro dal cantiere del ponte. I blocchi furono posizionati grazie ad un argano azionato tramite una ruota che veniva fatta girare dagli operai. Una complessa impalcatura fu costruita per sostenere il ponte durante la sua costruzione. La facciata del ponte porta ancora i segni della sua costruzione, come i sostegni dell'impalcatura e le cornici sporgenti sui pilastri che accoglievano le strutture semi-circolari in legno che servivano a sostenere le volte in costruzione. Si suppone che la costruzione abbia avuto una durata di tre anni, con circa 800-1000 operai.

    Edited by Shagrath82 - 30/8/2014, 12:26
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