IL TOPIC DELL'ATLETICA

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    La britannica ha vinto la maratona di New York in 2h23'56", precedendo la 40enne russa Petrova e la statunitense Goucher. Fra gli uomini vittoria del brasiliano Gomes Dos Santos in 2h08'43"

    NEW YORK (Usa), 2 novembre 2008 - Paula Radcliffe ha vinto in solitaria la maratona di New York con il tempo di 2h23'56". Per la britannica si tratta del terzo successo nella 42,195 km più famosa del mondo, dopo quelli del 2004 e 2007, quest'ultimo a pochi mesi dalla nascita della figlia Isla. La Radcliffe, 34 anni, ha staccato a 5 km dal traguardo la 40enne russa Ludmila Petrova, giunta seconda in 2h25'43", e la statunitense Kara Goucher, terza (2h25'53"). Venticinquesima l'italiana Lucilla Andreucci in 2h48'03".
    GOMES BIS - Epilogo drammatico per la prova maschile: il marocchino Goumri, da solo al comando, crolla all'ultimo chilometro a Central Park e si fa rimontare dal brasiliano Gomes Dos Santos, che vince in 2h08'43", bissando il successo del 2006. Goumri riesce a conservare il secondo posto (2h09'07") mentre il keniano Daniel Rono centra la terza piazza con 2h11'22". Quarto il keniano Paul Tergat (2h13'10"). Ventiseiesimo il primo italiano, Francesco Minerva (2h23'19"). Quarantamila i partecipanti al via dal Ponte di Verazzano, fra i quali molti personaggi famosi: da Beppe Bergomi a Victoria Beckham, da Romano Prodi a Davide Cassani
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    Il maratoneta azzurro, vincitore a Roma nel 2005 e nono ai Giochi di Atene 2004, incastrato dal controllo antidoping del Campionato italiano a Carpi il 12 ottobre

    ROMA, 3 novembre 2008 - Il 34enne maratoneta azzurro Alberico Di Cecco (C.S. Carabinieri), nono all'Olimpiadi di Atene 2004 nella gara vinta da Stefano Baldini, è risultato positivo all'Epo in un test antidoping effettuato in occasione del Campionato italiano a Carpi, il 12 ottobre scorso. Di Cecco vanta, tra l'altro, una vittoria alla Maratona di Roma del 2005; a Carpi si classificò quinto in 2h13'16" e la posizione gli valse il titolo tricolore. Se confermata la positività, Di Cecco rischia due anni di squalifica.
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    Europei indoor, Italia in chiaroscuro



    Delusione per il peso donne, gioie dai 400 metri maschili



    TORINO
    L’Italia "va a 400". Agli Europei indoor di atletica leggera, che sono iniziati oggi a Torino, doveva essere la giornata del peso donne. Invece, con Chiara Rosa neppure qualificata per la finale e la campionessa uscente Assunta Legnante soltanto quinta, sono stati i 400 metri a regalare le migliori soddisfazioni agli azzurri.

    Grandi protagonisti Claudio Licciardello e Matteo Galvan, che domani si giocano il podio in una finale orfana di Gillick. L’irlandese, campione delle ultime due edizioni e a caccia di una storica tripletta, è uscito in semifinale. A tradirlo una spinta di troppo al romeno Ioan Vieru che lo ha fatto cadere a terra. Un colpo di scena inaspettato, che di fatto aumenta le chance degli italiani, rispettivamente primo e terzo nell’altra semifinale con tempi di 46"31 e 47"45. «Mi spiace per Gillick, senza di lui la finale sarà diversa», il commento di Licciardello che in questa stagione detiene la leadership mondiale della specialità.

    La gioia per la sua prestazione, però, non è venuta meno: «Ho corso in scioltezza - conferma il finanziere siciliano - sono contento. Domani puntando al record italiano si possono fare grandi cose». Il primato nazionale è nelle sue gambe: agli Assoluti di due settimane fa l’ha sfiorato, ma questa volta il clima internazionale e il pubblico di un Oval Lingotto tutto esaurito faranno la differenza. E in finale ci sarà anche Galvan. Inutile invece chiedere un commento a Gillick. Il grande escluso se n’è andato scuro involto, senza parlare. E non ha aperto bocca neppure l’azzurra Legnante. La pesista campana sperava di confermarsi almeno sul podio dopo il titolo del 2007, ma non c’è l’ha fatta a confermare quella che fino ad ora era stata una buona stagione.

    Delusioni anche nel salto triplo femminile, con l’eliminazione di Magdelin Martinez, mentre buone notizie arrivano dal salto con l’asta donne: Anna Giordano Bruno ha uguagliato nelle qualificazioni il record italiano di 4,40 che già le apparteneva. La sua è una della storie più belle di questa prima giornata degli Europei Indoor. ’Assegnistà precaria all’Università di Padova, in matematica, ha saltato con una caviglia gonfia per una distorsione ed incarna l’immagine dell’atleta che si rimbocca le maniche di fronte alle difficoltà evocata ieri dal presidente della Fidal, Franco Arese. «Ho finito il dottorato in matematica - racconta la 28enne saltatrice - e mi alleno la sera, dopo il lavoro. Non mi aspettavo proprio di eguagliare il record italiano». Domani, nel salto in alto, scende in pista un’altra speranza azzurra, Antonietta Di Martino.
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    L'Italia chiude con 6 medaglie gli Europei indoor di Torino: Licciardello, d'argento nei 400, trascina la squadra all'oro. Nei 60 metri dietro Chambers d'oro, ci sono il beniamino di casa Cerutti d'argento in 6'56", terzo il siciliano Di Gregorio con lo stesso tempo. La bolognese Cusma chiude al terzo posto negli 800 metri, alle spalle delle russe Savinova e Zbrozhek. Stratosferico 8.71 nel lungo del tedesco Bayer

    TORINO, 8 marzo 2009 - L'Italia chiude trionfalmente gli Europei indoor di Torino con un sesto podio tutto d'oro: quello della 4x400 che fa esplodere il pubblico sugli spalti dell'Ova. In totale le medaglie azzurre sono equamente ripartite: 2 ori (Donato nel triplo e la staffetta); 2 argenti (Licciardello nei 400 e Cerutti nei 60 metri) e 2 bronzi (Di Gregorio nei 60 metri e la Cusma negli 800 donne). L'Italia composta da Jacopo Marin, Matteo Galvan, Domenico Rao e Claudio Licciardello ha conquistato l'oro con il tempo di 3'06"68. I moschettieri italiani si lasciano alle spalle gli scatenati britannici e gli ostici polacchi che, sino al rabbioso rush finale di Licciardello speravano ancora nell’oro. Tutto inutile. Il ragazzo siciliano, dopo l'argento di sabato nei 400, li ha saltati in tromba proprio negli ultimi cinquanta metri, andando ad assaporare la seconda medaglia, dal gusto ancora più nobile.
    60 M - Due italiani sul podio dei 60 metri non si vedevano da oltre dieci anni, dagli euroindoor del 1987. Fabio Cerutti e Emanuele Di Gregorio agguantano rispettivamente l’argento e il bronzo. Davanti a tutti sfreccia l’armadio inglese Dwain Chamber, che sabato aveva fissato il record europeo (6"42), che pigia i piedi sulla pista come uno stantuffo. Stravince in 6"46, con 10/100 di vantaggio sui due azzurri. “Questa è una medaglia rilevante - confessa - sono stato concentrato. Ho superato anni difficili (Si riferisce alla squalifica per doping dal 2003 al 2005, ndr). Sono motivato e compiaciuto di me stesso”. Cerutti: “Due italiani sul podio non erano previsti e queste medaglie dovevano esserci. Il risultato odierno non è un punto di partenza, piuttosto è il risultato di quattro anni di duro lavoro. Ora speriamo che tutto questo si traduca in buoni risultati sui cento”. Di Gregorio: “Dopo tanti sacrifici e infortuni, questa è la prima vera finale e medaglia. Dopo le fatiche dei giorni scorsi, questa notte ho dormito come un orso in letargo. E’ stata la gara perfetta. Non ho sbagliato nulla. Stare accanto a Chambers mi ha stimolato. Sapevo che più gli ero vicino, più aumentavano le possibilità di medaglia”.
    800 DONNE - Elisa Cusma Piccione ha conquistato la medaglia di bronzo degli 800 metri agli Europei indoor che si chiudono oggi all'Oval Lingotto. La 27enne portacolori dell'Esercito ha chiuso in 2'00"23 alle spalle delle russe Mariya Savinova (1'58"10) e Oksana Zbrozhek (1'59"20). Questa medaglia Elisa l’ha voluta fortemente, con tutta la volontà che può metterci uno scricciolo di donna alta 1.67 per 49 chili di peso. Tutti l’aspettavano sul podio e la piccola bolognese non ha deluso le aspettative. “E’ stato giusto rischiare e provarci sino in fondo. Negli ultimi metri ero morta, ma grazie alla mia preparazione aerobica ho retto bene. Ero venuta qui pensando all’oro, ma a questo punto ogni medaglia va bene. Equivale a una vittoria”. Gara strana questa finale, con la britannica Okoro partita a razzo, velocissima. “Non mi aspettavo un comportamento simila dalla Okoro - confessa Elisa - ma sapevo anche che avrebbe ceduto. Le russe, invece, mi hanno strabiliato”.
    PROVE MULTIPLE - Altri due azzurri pur non salendo sul podio hanno fatto in pieno quanto ci si attendeva da loro. Nelle prove multiple (sette gare distribuite su due giorni) William Frullani ottiene un meritato sesto posto a suon di primato italiano (5972 punti, migliorando il già suo record di 22 punti). Il successo è andato all’estone Pahapill (6.362 punti) che ha preceduto l’ucraino Kasyanov (6205) e il pluridecorato ceco Sebrle, campione uscente (6142). Positiva anche la prova dell’altoatesina Silvia Weissteiner nei 3000 metri vinti dalla etiope naturalizzata turca Almiti Bekele Degfa in 8’46”50 (record nazionale), davanti alla portoghese Moreira (8’48”18) e all’irlandese Cullen 8’48”47. “E’ stata una battaglia - confessa la Weissteiner - Ci ho provato, ma davanti erano troppo forti. Quest’anno, poi, ho avuto un sacco di problemi di salute (diverse bronchiti) e sono sempre 'rinata'. Anche qui, con 8’50”17 sono riuscita a ottenere il primato stagionale”.
    LUNGO -Sebastian Bayer, tedesco 22enne di Aquisgrana, sembra voler riscrivere la storia del salto in lungo. Già dal primo balzo, 8.29, mette al sicuro il successo, poi si diverte. Seduto sulla panca guarda gli avversari dannarsi l’anima nel cercare di scavalcarlo. Solo alla fine sembra volersi risvegliare dall’indifferenza. Prima piazza un nullo poi... Quando viene richiamato per l’ultima volta in pedana dal giudice fa uno stratosferico balzo nel futuro. Quando i suoi piedi bucano la sabbia già si intuisce che qualcosa di grande è successo. Ciò che ne scaturisce è un 8.71 da fantascienza. Record europeo ampiamente migliorato (precedente 8.56 dello spagnolo Lamela ai mondiali indoor giapponesi del 1999), ma ciò che ha fatto sobbalzare tutti, tecnici e appassionati, è che quella misura è la seconda di tutti i tempi. Inferiore di soli 8 cm al fantascientifico 8.79 che il Figlio del vento, al secolo Carl Lewis ottenne a New York nell’ormai lontano 1984. Sarà una meteora? Ci si augura di no, visto che in precedenza il ragazzone non era andato oltre un argento agli Europei jr del 1995. Di sicuro ci sta che questa misura, tecnicamente, è il miglior risultato di tutti campionati e forse anche di tutta la stagione indoor. Per la cronaca: gli avversari finiscono lontano. Secondo è il connazionale Winter con 8.22 e terzo il polacco Starzak con 8.18 (record nazionale). Miglor ciliegina non poteva esser messa sulla torta dell’Oval e di una pedana che tutti considerano magica. Se la si sa domare.
    LE ALTRE GARE - Miglior prestazione stagionale mondiale nel triplo donne per la russa Taranova-Potapova (14.68), che si lascia alle spalle la slovena Sestak (14.60) e la slovacca Vedlakova (14.40). Tonasz Majewski, che somiglia quasi come una goccia d’acqua all’attore e compositore teatrale Moni Ovadia, si porta a casa il titolo del peso con un lancio a 21.02. Secondo il francese Niare (20.42 e record nazionale) e terzo il tedesco Bartels (20.39). Fra gli acrobati dell’asta trionfa il francese Lavillenie con 5.81, argento al russo Gerasimov (5.76) e bronzo al tedesco Straub (5.76). Il podio dei 1.500 uomini saluta il successo del portoghese Silva (3’44”389, davanti all’ìberico Ruiz (3’44”70) e al francese Kowal (3’44’75). In questa dignitosa prova dell’azzurro Obrist, finito al sesto posto con 3’4547. Yuriy Borzakowskiy mette la sua firma sugli 800, vincendo davanti allo spagnolo Marco e allo svedese Claesson. Ancora una volta la gru croata Vlasic ha subito l’onta della sconfitta, quando tutti l’attendevano sul gradino più alto del podio.Invece si è arresa a quote 1.92, non andando oltre il quinto posto. Il successo è andato all’altra favorita, la tedesca Friedrich (2.01), davanti alla spagnola Bettia (1.99) e alla russa Klyugina (1.96). L’oro non è sfuggito alla Russia nella 4x400, che ha domato le velleità di vittoria delle britanniche e delle bielorusse.
    IL MEDAGLIERE - Prima la Russia con 10 ori, 4 argenti e 4 bronzi, seguita da Germania (3, 3, 4), poi Francia e Italia appaiate con 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Complessivamente sono andate a medaglia 22 Nazioni delle 45 partecipanti.
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    Il primatista del mondo è già in forma mondiale: a Ostrava domina i 100 metri con un gran tempo (ma vento a favore di +2.1). "E' stata una delle peggiori partenze della mia vita", ha detto. Robles vince i 110 hs con la miglior prestazione del 2009: 13"04

    OSTRAVA (Repubblica Ceca), 17 giugno 2009 - La stagione è appena cominciata, ma Usain Bolt sta già volando. Dopo l'esordio stagionale a Spanish Town (9"93 ventoso) e il 10"00 di cinque giorni fa a Toronto con il vento contro e la pista bagnata dalla pioggia, oggi a Ostrava il velocista giamaicano ha dominato i 100 metri correndo in 9"77, tempo sporcato da una bava di vento favorevole di troppo (+2.1). Macchinoso in avvio (206 millesimi il tempo di reazione allo sparo), l'eroe delle Olimpiadi di Pechino si è disteso molto bene nella fase lanciata, spingendo fino al traguardo. Staccatissimi gli altri: il britannico Craig Pickering ha chiuso in10"08, mentre terzo si è piazzato il francese Ronald Pognon in 10"15. "È stata probabilmente la seconda peggiore partenza della mia vita - ha detto Bolt - Non sono uscito bene dai blocchi e mi sono accorto subito di essere in ritardo, molto meglio nella seconda parte di gara: ho rimontato e ho spinto fino alla fine perchè volevo un grande tempo. Ora posso pensare con fiducia ai campionati nazionali". Bolt tornerà in Europa per partecipare, il 7 luglio, al meeting di Losanna nei 200, due giorni dopo farà 100 e 200 a Parigi-Saint Denis e il 24 e 25 luglio sarà impegnato a Londra nei 100. Poi sarà l'uomo da battere ai Mondiali di Berlino.

    Robles vola — Ostrava porta fortuna a Dayron Robles. Al cubano, che qui l'anno scorso migliorò il record del mondo dei 110 hs portandolo a 12"87, gli organizzatori riservano la sesta corsia, la stessa del primato. E Robles non tradisce le attese: aiutato dal vento (+2 metri, al limite), ha vinto in 13"04, primato mondiale stagionale. Il cubano ora tornerà in patria per preparare i Campionati dell'America Centrale e dei Caraibi (dal 3 al 5 luglio).

    gli altri risultati — Ostrava ha regalato altri due primati mondiali stagionali: quello dell'etiope Meselech Melkanu, che ha corso il più veloce 5.000 del 2009 (14'34"17) precedendo le keniane Linet Masai e Vivian Cheruyot, e quello dello statunitense Bershawn Jackson, che ha vinto i 400 ostacoli in 48"32 davanti al dominicano Felix Sanchez e al polacco Marek Plawgo. Dopo la delusione di Berlino, quando nella tappa d'apertura della Golden League fu battuta dalla tedesca Ariane Friedrich, Blanka Vlasic è tornata al successo: la croata, senza entusiasmare e senza rivali all'altezza, si è imposta superando 2.00. In un veloce 800 uomini il keniano David Lekuta Rudisha ha vinto in 1'44"09, battendo il sudanese Ismail e il connazionale Kiprop; solo quarto Augustine Kiprono Choge. Nel lungo successo per il sudafricano Mokoena (8.33).
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    Incredibile primato mondiale del giamaicano nella finale dei 100 metri: migliorato di 11 centesimi il precedente limite. Argento a Gay (9"71, record Usa) e bronzo a Powell. Fuori la Grenot nei 400 e i tre triplisti azzurri. La Vili vince nel peso

    BERLINO (Germania), 16 agosto 2009 - Usain Bolt ha superato se stesso. Quei 9 secondi e 58 centesimi rimarranno stampati per sempre negli occhi delle migliaia di spettatori presenti sugli spalti di uno stadio che vide le imprese di antichi campioni. Giamaica, crogiolo di razze, che hanno regalato allo sport uomini sempre più veloci. Il primato era nell’aria. Lo si era respirato già a metà pomeriggio, con le semifinali. E nella tiepida sera berlinese si è avverato. Improvvisamente. Ad arginare lo strapotere di Bolt ci hanno provato lo statunitense Tyson Gay (campione uscente) e il connazionale Powell. Impossibile. Il ragazzo che predilige pollo fritto, quando si è schierato sui blocchi di partenza aveva già vinto. Partenza buona, anche se il suo tempo di reazione allo sparo è stato uno dei più lenti (0.147), e già dopo venti, trenta metri era davanti. Pochi centimetri. Poi il solco si è dilatato sempre più. Powell e Gay si sono arresi: 9”71 per l’americano (record nazionale, migliorato il suo 9”77), 9”84 per Asafa. Quarto Daniel Bailey (9”93), l’antillano che da quest’anno si è accasato alla corte di Bolt, quinto il trinidegno Thompson (9”93), sesto il britannico Chambers (10”00), settimo l’altro trinidegno Burns (10”00), ottavo l’americano Patton (10”34).

    melanconica grenot — L’aveva detto a tutti, anche in conferenza stampa Libania Grenot: “Voglio andare in finale, sono qui per questo”. Le hanno creduto in tanti. Le prestazioni ottenute in questo 2009 sul giro di pista erano lì a conferma di quanto andava dicendo: tre record italiani nel 2008 e uno quest’anno (50”30 a Pescara il 2 luglio). Vista all’opera in batteria la convinzione si è fatta sempre più forte… Purtroppo Libania Grenot nella semifinale ha corso la gara peggiore da quando è cittadina italiana. Forse di tutta la sua vita atletica. Partita lentamente, troppo, non è più riuscita a recuperare. Davanti, d’altronde, aveva atlete del calibro di Sanya Richards (campionessa olimpica) e Christine Ohuruogu (campionessa mondiale a Osaka). Non ha saputo andare oltre il quarto posto nella sua serie (50”85), il che fa dodicesimo tempo complessivo. Troppo: ne passavano solo otto. “Sono melanconica, la finale era alla mia portata. Ho sbagliato a partire piano, ma non volevo fare come al Golden Gala di Roma e pagare negli ultimi metri. Questo non è il mio valore reale. Vorrei tanto portare indietro il tempo di qualche minuto. Ora, comunque, pensiamo alla staffetta 4x400”.

    triplo maledetto — Erano in tre (non come nell’operetta Rinaldo in campo, dove Modugno cantava “siamo solo in tre, tre…”) e tre sono rimasti, ma nessuno ha saputo o potuto superare lo scoglio della qualificazione. Solo Fabrizio Schembri per lunghi minuti ha assaporato quella gioia: dodicesimo con 16.88. Alla fine, purtroppo è stato superato: relegato al quindicesimo posto. Una maledizione. Nulla da dire sulla prestazione di Fabrizio Donato, campione continentale al coperto lo scorso marzo a Torino. Una stagione da dimenticare la sua, fra acciacchi e infortuni, specialmente lo strappo ai muscoli pettorali subito a maggio. Chi ha deluso sono stati i compagni di squadra Schembri, già due volte oltre i 17 metri quest’anno (17.27 il 4 giugno e 17.24 il 2 agosto a Milano), e Daniele Greco, che a fine luglio aveva vinto i campionati europei under 23 a Kaunas con un probante 17.20. A guidare la pattuglia delle cavallette, che si sfiderà nella finale iridata il 18 agosto, è il portoghese Nelson Evora con 17.44, davanti a una schiera di nove avversari oltre i 17 metri. La finale promette scintille.

    irresistibile stewart — Nei quarti di finale dei 100 donne le ragazze sprint non sono da meno dei colleghi maschi. Abbiamo assistito a sfide entusiasmanti. La più veloce della pattuglia è stata, tanto per cambiare, la giamaicana Kerron Stewart. Con 10”92 precede la statunitense Jeter (10”94) e la connazionale Campbell-Brown (campionessa olimpica nella 4x100).


    immensa vili — Le donnone del peso hanno eletto la loro regina: è la neozelandese, di origini maori, Valerie Vili. Con una bordata a 20.44 ha spento i sogni di gloria alla tedesca Kleinert (20.20) e alla cinese Gong (19.89), entrambe giunte, nell’occasione, al primato personale. Con questa vittoria Valerie chiude un cerchio praticamente perfetto: titolo iridato a Osaka 2007, oro olimpico a Pechino 2008, campionessa mondiale a Berlino 2009. Senza dimenticare il bronzo ai campionati mondiali di Helsinki 2003. Il suo era uno di quei titoli quasi assegnati sulla carta. In questo scorcio di 2009, i migliori sette risultati internazionali appartengono a questa gigante che vive in Francia.
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    Ai Mondiali di Berlino l'etiope trionfa nella gara più lunga in pista: è il suo 4° titolo iridato consecutivo. Finisce il regno dell'astista russa, eliminata senza neanche un salto valido. Doppietta giamaicana nei 100 donne: Fraser e Stewart. La Cusma centra la finale degli 800

    BERLINO (Germania), 17 agosto 2009 - Il re della terza giornata ai Mondiali di atletica è Kenenisa Bekele, che centra il quarto titolo iridato nei 10.000 metri, la gara più lunga che si svolge in pista. Lo fa a modo suo, seguendo un copione consumato. Con un allungo irresistibile negli ultimi 400 metri, l’etiope ha vinto in 26’46”31, record dei campionati, davanti al coraggioso eritreo Tadese (26’50”12) e al keniano Masai (26’57”39). Bekele è considerato l’erede di Bikila e di Gebrselassie. Limitandoci solo al cross, Bekele ha vinto ben 11 titoli mondiali. In pista ha vinto i 5 e 10.000 alle olimpiadi di Pechino, i 10.00 ad Atene 2004, e le ultime quattro edizioni dei Mondiali nei 10.000, compresa quella di questa sera. Infinite, poi, le medaglie ottenute su ogni pista del mondo, in ogni specialità, spaziando dai 3.000 indoor ai 10.000 metri.

    anche le stelle cadono — Dopo una lista infinita di vittorie e di record del mondo la russa Yelena Isinbayeva scende malamente dal trono. E lo fa nel peggiore dei modi. Abdica regalando al pubblico una serie di salti nulli che la relegano fuori dalla classifica ufficiale. Il titolo iridato va così alla polacca Anna Rogowska (4.75), già terza all'Olimpiade di Atene 2004. Seconde a pari merito la statunitense Johnson (4.65) e l’altra polacca Pyrek (4.65). Finisce così, mestamente, il regno della donna più alta al mondo, l’unica in grado di valicare i 5 metri, due ori olimpici nel cassetto accanto ad altrettanti titoli mondiali e una sfilza infinita di record del mondo, l’ultimo dei quali (5.05) ottenuto nella finale di olimpica di Pechino, esattamente un anno fa. Era il 18 agosto…. Entrata in gara a 4.75, la russa ha sbagliato malamente il primo salto, mentre la Rogowska è passata al primo tentativo. A quel punto la sua sicurezza ha cominciato a vacillare. Negli ultimi due salti ha tentato il tutto per tutto facendo alzare l'asticella a 4.80. Entrambe le contendenti hanno sbagliato. La Isinbayeva, a questo punto, non ha nessuna misura valida all’attivo. Non le resta che la disperazione.

    doppietta giamaicana — Con le sue frequenza altissime, la 22enne giamaicana Shelly-Ann Fraser si è portata a casa il titolo iridato (10”73, miglior prestazione mondiale stagionale), abbinandolo così all’oro olimpico di Pechino. Seconda è finita la connazionale Stewart con il personale di 10”75 e terza la statunitense Jeter (10”90). Con quattro giamaicane in finale, a questo punto, il titolo della staffetta 4x100 sembra praticamente già assegnato.

    eroica cusma — Lo scricciolo emiliano (49 chili distribuiti su 167 centimetri) grazie alla grinta che la contraddistingue ha agguantato una finale che alla vigilia era tutt’altro che scontata. Prima nella sua semifinale con 2’00”62, ora sogna una gara tutta d’attacco. “Sono morta. Questa è la ciliegina sulla torta di una bella stagione. Avevo un po’ paura dopo le altre semifinali, specialmente della Jelimo (poi ritiratasi). Sentivo la Okoro sempre lì. Sono sempre stata in testa perché questo è il mio modo di correre. Ho effettuato tre cambi di ritmo. L’ultimo ai 600 metri. Oggi mio padre mi ha telefonato una infinità di volte per dirmi di stare tranquilla e di crederci. Non sono appagata. In finale non voglio arrivare ottava, sarà una gara veloce con passaggi da 57 e 58 secondi”.

    delude il capitano — Nicola Vizzoni non è riuscito a entrare fra i migliori otto al mondo nella finale del martello vinta dallo sloveno Primoz Kozmus (80.84), campione olimpico in carica e già secondo nel 2007 a Osaka. Sui restanti gradini del podio il polacco Ziolkowski, vecchio pirata delle pedane (79.30) e il russo Zagornyi (78.09). Reduce da un infortunio alla mano (ruppe la provetta antidoping ai tricolori di fine luglio) che lo ha costretto ad alcuni giorni di inattività, Vizzoni ha sparato il martello per ben due volte fuori dal settore, quasi fosse un novellino, e alla terza non è andato oltre un modesto 73.10. “Ma due settimane perse in atletica vogliono pur dire qualcosa - si è giustificato il toscano - La tecnica non si inventa”.

    triplo alla savigne — La cubana Yargeris Savigne, con 14.95 ha bissato il successo di due anni fa a Osaka. Al secondo posto la connazionale Gay (14.61) e al terzo la russa Pyatykh (14.58).

    oro spagnolo nelle siepi — Fra la sorpresa generale i 3.000 siepi donne prendono la strada della penisola iberica. Era da tempo che il regno delle distanze lunghe non vedeva una pelle bianca sul podio. E’ accaduto qui a Berlino. Oro alla trentacinquenne spagnola Marta Dominguez (9’07”32, miglior prestazione mondiale stagionale). Vecchia volpe delle piste, la Dominguez ha vinto le due ultime edizioni dei campionati europei sui 5.000 e l’argento sulle siepi a Pechino 2008. Seconda la russa Zarudneva (9’08”39), terza la keniana Cheywa (9’08”57).

    gay non farà i 200 — Tyson Gay non correrà i 200 metri. Lo ha annunciato la federazione statunitense di atletica. Il manager dell'atleta, Mark Wetmore, ha precisato che lo sprinter ha problemi inguinali. "L'inguine è troppo infiammato" ha detto. Gay, campione uscente della distanza e argento nella gara dei 100 vinta dal giamaicano Usain Bolt a tempo di record, spera comunque di essere in pista per la staffetta 4x100.
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    La vincenda della campionessa mondiale degli 800 metri, per cui si parla di ermafroditismo, apre una lunga serie di interrogativi sia sul caso specifico sia per eventuali situazioni simili

    MILANO, 11 settembre 2009 - Il caso di Caster Semenya ogni giorno diventa più complicato, anche perchè ormai non esiste più il diritto alla privacy. I risultati degli esami a cui è stata sottoposta a Berlino sono arrivati alla Iaaf a Montecarlo, ma il processo richiesto non è ancora finito perché i dati nudi e crudi devono ancora essere analizzati dagli esperti per dare all’atleta la possibilità di scegliere il suo futuro. Però come al solito c’è chi preferisce fare circolare qualche voce per preparare il terreno, senza tenere conto dei diritti umani dell’individuo, perché in questo caso si sta facendo violenza ad una persona, che tutti sostengono avere agito in buona fede.

    ermafrodito — Un giornale australiano parla di ermafroditismo nel caso in questione senza verificare la realtà può essere molto più complessa, perché in natura non esiste una linea sicura che divida i due sessi. Non c’è bianco e nero, ma la zona grigia è molto più ampia di quanto non si creda. Adesso, nel caso Caster fosse ancora ignara della sua situazione, si troverà di fronte a una realtà da choc. Come reagirà, come l’accetterà? Questa è la domanda che un’atleta indiana si era fatta due anni fa, perché si era trovata in una situazione simile, e l’aveva portata sull’orlo del suicidio. Quindi ci chiediamo, la nostra morbosità è giusta oppure sarebbe più opportuno che Caster abbia il tempo di parlare con i medici e poi scegliere il suo futuro? La seconda soluzione sarebbe quella più giusta e umana.

    il segno del destino — Forse vi ricordate a Berlino il 16 agosto, la mattina, durante le batterie degli 800 metri donne il destino aveva mandato un segnale, chiaro. Nella prima serie, esattamente a 150 metri dall’arrivo Janet Jepkosgei, keniana oro mondiale a Osaka del 2007, stava conducendo la batteria, quando improvvisamente ha scartato un poco verso destra, ha incocciato nella gamba di Caster Semenya ed è volata via, cadendo rovinosamente davanti alla sudafricana, che è riuscita miracolosamente a saltarla e a rimanere in piedi. Poi, nonostante l’incidente, la Semenya ha vinto egualmente il turno eliminatorio. Dopo l’arrivo si è seduta sulla pista e si tenuta fra le mani la caviglia destra, come se fosse infortunata. Qualcuno in tribuna ha sperato che il dolore fosse stato tanto forte da tenerla lontana dalle semifinale, ma purtroppo Caster è una roccia e si è ripresa completamente. Un’altra al suo posto, con quell’impatto durissimo con la pista dopo avere saltato la kenyana, forse si sarebbe frantumata la caviglia. La giuria ha comunque riammesso la Jepkosgei, nonostante si fosse rialzata e fosse finita ultima nella batteria, quindi purtroppo eliminata. Le due protagoniste sono state praticamente, in modo diverso, graziate....

    le medaglie — Ora ci si chiede se la Iaaf, nel caso dovesse accertare che la situazione fisica della Semenya non fosse regolare, se potrà toglierle la medaglia. Lei ha corso, perché glielo hanno permesso in quanto tutto era regolare in quel momento, quindi, dato che non si tratta di doping, come si può prendere un provvedimento punitivo a posteriori? Inoltre l’atleta ha fatto la gara in testa dall’inizio, quindi ha dato un’impronta molto personale e senza di lei in pista è possibile che l’ordine d’arrivo sarebbe stato diverso rispetto a quello attuale. In più anche la presenza della Jepkosgei, ripescata, potrebbe essere contestata. E’ stata una gara davvero maledetta. Tanto varrebbe ripeterla.....

    il sesso — Nel 1996 il Cio ha deciso di abolire l’esame del sesso che di fatto creava una discriminazione, ma ora dobbiamo dire, alla luce di quanto è successo, che forse bisognerebbe trovare una nuova soluzione per evitare altri massacri. Il caso di Caster può essere solo la punta di un iceberg, perché senza controlli ci sono in giro diversi altri soggetti che, senza colpa, si trovano in situazioni simili. Gli scienziati ci possono aiutare a trovare una nuovo sistema per chiarire le situazioni dubbie ed evitare che si vada a frugare senza ritegno nel privato di una persona. Un esame va fatto, i medici ci dicano quale è possibile alla luce delle nuove ricerche e delle nuove tecnologie.
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    A Salonicco, nella World Athletics Final, il giamaicano ha corso l'ultima gara della stagione vincendo i 200 metri in 19"68. Jeter: 10"67 nei 100, è il quarto tempo di sempre. La Vlasic sfiora i 2.10 del record mondiale dell'alto

    SALONICCO (Grecia), 13 settembre 2009 - Usain Bolt è esausto. I 200 sono quasi diventati una maratona per lui. Anche a Salonicco ha scavato un abisso fra lui e gli altri, sei metri secchi di distacco a Spearmon, per un tempo finale di 19"68. E’ buffo scoprire che adesso un risultato come questo può sembrare mediocre... Ma non lo è. Usain ha grattato il fondo del barile e adesso ha voglia di vacanza sulle spiagge di casa sua. "Voglio fare almeno sei settimane di riposo, questa stagione è stata anche più lunga di quella dello scorso anno". Le merita anche, perché per tutta la stagione ha fatto da traino a un'atletica in difficoltà. Ne ha rilanciato l’immagine e adesso lo aspettano, dopo questo finale squillante dell’ultimo atto della World Athletics Final, che ora andrà in archivio, come padrino della Diamond League, che nascerà l’anno venturo e che ha bisogno di molto aiuto.

    Carmelita Jeter, bronzo ai Mondiali di Berlino. Ap
    Carmelita Jeter, bronzo ai Mondiali di Berlino. Ap

    jeter — Carmelita Jeter a novembre compirà trent’anni ed è entrata nel periodo magico della sua carriera: 10"67 nei 100, quarto tempo di sempre ottenuto da una donna. Prima di lei ci sono state solo FloJo Griffith, irraggiungibile e dai ricordi carichi di dubbi, e Marion Jones, cacciata per doping. Si può anche considerare la più veloce di sempre... E’ sempre stata brava allo start, ma questa volta si è superata: è riuscita a pareggiare la giamaicana Fraser, che è un vero fulmine. Ha retto bene il duello con la campionessa mondiale fino agli 80 metri, poi l’ha addirittura seminata... Dallo scorso inverno è passata sotto le cure di John Smith, il coach di Maurice Greene, e la differenza si è vista subito. In passato si era infortunata spesso, quest’anno invece tutto è filato liscio e adesso gli Stati Uniti hanno trovato l’atleta in grado di ridimensionare lo strapotere giamaicano.

    BRAVA — Antonietta Di Martino è stata brava. Le sono rimaste addosso poche forze, ma è riuscita egualmente a spingersi oltre 1.98 e a issarsi fino al terzo posto. Nel terzo tentativo a 2 metri ha impostato male gli ultimi due appoggi, si è sbilanciata un poco verso destra e quindi il decollo è stato imperfetto. Peccato perché avrebbe potuto salire oltre. Blanka Vlasic ha tentato invano 2.10, il record mondiale, e Antonietta ci ha ripetuto: "Se io faccio 2 metri e sono alta un metro e un tappo, lei con 1.93 di statura dovrebbe arrivare a 2.15 almeno..."

    ingenua — Elisa Cusma è ingenua. Ha scelto la tattica peggiore per affrontare questa gara. Ha voluto fare la lepre e ha portato a nozze le avversarie. Sapeva di avere energie limitate, allora perché le ha sprecate? Il quinto posto non le aggiunge niente, anche se vale 5.000 dollari. Forse nei prossimi mesi dovrà anche tentare di curare anche la tecnica di corsa per migliorare. Deve imparare a sfruttare meglio gli arti superiori, in caso contrario rischia di continuare a vivere in un limbo incerto. Ha vinto la solita statunitense Willard, che non è un fenomeno, ma ha sfruttato alla perfezione l’aiuto della Cusma.

    sciocco — Il titolo di atleta più sciocco se l’è meritato Edwin Soi, leggero corridore kenyano, che nel finale convulso dei 5.000 metri, ha rimontato nei pressi del traguardo Merga e Kogo che lo precedevano. Li ha superati di due dita, quando mancavano 5 metri all’arrivo, poi gli è passato per la mente, chissà perchè, di alzare il braccio destro per festeggiare il successo, ma facendo questo ha perso la coordinazione e gli altri due lo hanno risuperato... In un amen ha perduto la bellezza di 18.000 dollari! Tutti e tre i primi avevano la stessa maglia arancione e quindi si è pensato a un dominio kenyano, invece no: il primo, Merga, è etiope e ha sostituito degnamente Bekele. Però ci chiediamo che senso ha vestire tutti allo stesso modo, negando anche la nazionalità. Le aziende stanno cercando di uccidere lo spettacolo atletico.

    canguro — Fabrice Lapierre è un cangurino australiano che ci sa fare nel salto in lungo. Ha aspettato il vento giusto e ha veleggiato fino a 8.33, così ha lasciato di stucco Dwight Phillips (8.24), sempre più magro e asciutto, ma anche stanco. Lo statunitense ha trovato anche il modo di scherzare: "Il lungo sarà più divertente in futuro quando arriverà Bolt. Non vedo l’ora, intanto l’anno venturo provo anche il triplo".

    maxidonne — Valerie Vili è immensa e simpatica. Nel lancio del peso ha lasciato la seconda a un metro e mezzo di distacco. La neozelandese è una forza scatenata della natura. Finchè sarà in circolazione le altre faranno solo da damigelle d’onore. Invece il lancio del disco ha fatto felice la rotonda cubana Yarelis Barrios (65.86), che ha sconfitto l’oro dei Mondiali, la statunitense Trafton, mettendosi da parte un buon gruzzolo di dollari, anche se la sua federazione ne prenderà una grande fetta.
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    Nel Grand Prix di Shanghai i due statunitensi ottengono i secondi migliori tempi di sempre nei 100 metri: Tyson vince in 9"69 ed è a 11 centesimi da Bolt, Carmelita scende a 10"64 ed è a 15 centesimi dalla Griffith

    SHANGHAI (Cina), 20 settembre 2009 - Lo statunitense Tyson Gay vola sui 100 metri al Grand Prix di Shanghai, uno degli ultimi appuntamenti stagionali. Il 27 enne del Kentucky si è imposto in 9"69, seconda migliore prestazione di sempre. Gay ha abbassato il suo precedente personale di 9"71 e solo Usain Bolt ha fatto meglio di lui con il 9"58 fatto segnare ai recenti Mondiali di Berlino. Il tempo ottenuto oggi da Gay è lo stesso che a Pechino 2008 valse il record mondiale a Bolt. Secondo alle spalle si Gay il giamaicano Asafa Powell in 9"85, terzo l'altro statunitense David Patton in 9"89. Gay, che di recente aveva accusato problemi inguinali, a fine gara ha ammesso: "Ho corso così bene nonostante i dolori all'inguine, per dare la caccia al record di Bolt avrò bisogno di essere in piena salute".

    Prestazione clamorosa anche nella gara femminile con la statunitense Carmelita Jeter che si è migliorata fino a 10"64, secondo tempo di sempre e un centesimo meglio di quanto fatto da Marion Jones, a soli 15 centesimi dal 10"49 del 1988 di Florence Griffith. "Sono partita bene - le sue parole, sono aprtita bene e la pista era ottima. Il record di 10"49 è una gran cosa, ora sono più vicina". Grande festa per il ritorno alle gare dopo oltre un anno dell'idolo di casa Liu Xiang, ex primatista mondiale dei 110 ostacoli, che con 13"15 ha dato una grande prova di efficienza anche se è stato battuto al fotofinish dallo statunitense Terrence Trammel. Raggiante Xiang: "Non pensavo di potere correre così veloce, è come se mi avessero infuso dell'entusiasmo". La russa Yelena Isinbayeva ha vinto l'asta con 4.85, ma ha fallito i tre tentativi per il record mondiale a 5.07. Secondo Giulio Ciotti con 2.21 nella gara dell'alto vinta con 2.27 dallo statunitense Manson.
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    Ai mondiali indoor l'australiano domina nell'asta, con 6.01, fallendo per tre volte i 6.16. La croata Vlasic vince il titolo dell'alto con 2 metri, sbagliando i 2.05. Bene Chambers nei 60 m e la Kazaka Ryparikova nel triplo: con 15.14 è la sesta al mondo

    DOHA (Qatar), 13 marzo 2010 - Steve Hooker è il canguro volante dei Mondiali di Doha. Nel salto con l’asta è l’unico uomo attualmente in grado di superare i 6 metri e di dominare ogni gara. Come un tempo faceva Sergey Bubka ha lasciato sfogare gli avversari, che si sono fermati a 5.70, sua misura di entrata in pedana, poi è salito a 5.80. Quindi ha chiesto 6.01, misura che ha scavalcato alla terza prova. Ha poi tentato 6.16, ma ogni volta è franato sull’asticella. È l’unico che può pensare di battere il primato del mondo di Bubka. È un vero peccato che Gibilisco sia stato sfortunato nella qualificazione, perché una medaglia era davvero possibile: Hooker è il marziano, ma gli altri sono del suo livello.

    brava — Blanca Vlasic avrebbe davvero voluto tentare il record del mondo del salto in alto, perché lo sente ormai nella gambe, ma stranamente si è trovata senza energie dopo avere vinto la gara a 2 metri esatti. Ha tentato 2.05, ma con poca convinzione, così ha dovuto rimettere i suoi sogni nel cassetto, però li ha accompagnati con un titolo che è sempre importante.

    senza bandiera — Dwain Chambers ha vinto i 60 metri. Li ha dominati in 6"48. Questa distanza breve è perfetta per lui. Il suo motore gira al massimo. Alcuni anni fa era truccato. Adesso è rimasto maggiorato, ma la benzina che lo aziona dovrebbe essere pulita. Ha vinto con un sorriso appena accennato ed è stato anche l’unico atleta a non chiedere la bandiera in cui avvolgersi.

    L'etiopia — Un migliaio di tifosi etiopi hanno trasformato l’Aspire, struttura grandiosa, ma un poco asettica, in una bolgia per festeggiare i suoi successi annunciati di Meseret Defar nei 3000 donne e di Deresse Mekonnen nei 1500 uomini.

    la sorpresa — Olga Rypakova, anima lunga e sottile kazaka, ha infilzato tutte le illusioni della cubana Savigne nel salto triplo. La donna asiatica non solo ha vinto, ma si è portata a 15.14, proprio all’ultimo salto. È la sesta di sempre al mondo ora e, a quanto pare, è destinata a rimanere sul trono, perché ancora non è perfetta tecnicamente e quando registrerà il secondo balzo, lo step, potrà arrivare intorno a 15.50.

    usa — La squadra statunitense non ha molte stelle, ma è riuscita ad andare a segno tre volte nello spazio di mezz’ora: prima con il pesista Cantwell,come era scontato, quindi con Debbie Dunn quattrocentista anzianotta, però in grado di dominare le avversarie modeste, ma la sorpresa è venuto da Lolo Jones. Nella semifinale la donna di sangue indiano aveva rischiato di essere eliminata. Era finita quarta e sembrava spenta. In finale ha ritrovato completamente se stessa e con 7"72 ha anche stabilito il nuovo record dei campionati, strappandolo alla connazionale Devers.
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    A Ostrava migliore prestazione mondiale stagionale e nuovo record del meeting per lo sprinter giamaicano, il suo connazionale invece non riesce ad infrangere il mondiale di Johnson sull'insolità distanza

    OSTRAVA (Repubblica Ceca), 27 maggio 2010 - Asafa Powell si è aggiudicato la finale dei 100 metri al Golden Spike di Ostrava, meeting della Iaaf World Challenge, correndo in 9"83, migliore prestazione mondiale stagionale e nuovo record del meeting, che già gli apparteneva.

    bolt, niente record — Usain Bolt ha vinto la gara dei 300 metri correndo la prova in 30"97, migliorando il record del meeting che apparteneva a Jeremy Wariner con 31"72, ma fallendo il record del mondo di Michael Johnson di 30"85, al quale ai Mondiali di Berlino aveva tolto quello ben più importante dei 200.

    vlasic battuta — Blanka Vlasic esce sconfitta dalla gara di salto in alto. La campionessa del mondo si è fermata ad una quota nettamente inferiore ai 2 metri, superando l'asticella posta a 1.95, fallendo i tre tentativi a 1.98. La gara è stata vinta dalla statunitense Chauntè Howard Lowe e si è svolta sotto la pioggia.

    bekele fermo — Kenenisa Bekele, 27 anni, re del mezzofondo, infortunato, ha annunciato che salterà il meeting di Roma, oltre a quello olandese di
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    Losanna, malgrado sia a corto di preparazione uno spettacolare Usain Bolt ha vinto i 100 metri in 9"82 . E' la miglior prestazione dell'anno, che pareggia quella di Asafa Powell. La sudafricana rientra alle gare in Finlandia la prossima settimana

    LOSANNA (Svi), 8 luglio 2010 - Usain Bolt, anche se a corto di preparazione per la lunga pausa a cui è stato costretto da un’infiammazione al tendine d’Achille sinistro, ha offerto spettacolo. Come al solito ha esorcizzato la tensione prima della partenza danzando davanti ai blocchi. La musica era invitante. Dopo le mosse languide non era affatto deconcentrato allo sparo del via, perché è stato lestissimo a mettersi in azione. Anzi è sembrato migliorato rispetto al passato. Non è riuscito solo ad innestare la marcia superiore quando è entrato nella fase di velocità lanciata, perché la sua azione era meno fluida di quella a cui ci ha abituato. Però ha chiuso in 9"82 , miglior prestazione dell'anno che pareggia Powell, spinto alle spalle solo da un alito di vento, + 0.5. Se quando è all’80% viaggia a questo livello, è facile lasciarsi andare a qualsiasi speculazione circa le sue possibilità future. Adesso bisogna solo vedere come reagirà il tendine, perché la sua azione durante gli appoggi sul terreno è stata particolarmente violenta. Ottimo anche il suo giovane compagno di club, Yohan Blake, 9"96. Adesso Usain dovrebbe concedere il bis sui 100 a Parigi, dove è prevista anche la presenza di Asafa Powell e Tyson Gay. L’impegno sarà più pesante e forse sarà un poco più teso prima del via.

    gibilisco — Giuseppe Gibilisco sembra sulla buona strada. Si è fermato a 5.60, ma ha fatto intravvedere la possibilità di potere risuperare presto 5.80. Ci ha impressionato il primo tentativo a 5.50. Ora comincia ad essere veloce in pedana, ma deve registrare la fase di pendolo, cioè quando si appende all’attrezzo e lo piega per poi puntare dritto con i piedi verso il cielo.

    alto — Completamente fuori registro Giulio Ciotti nell’alto, dove si è arreso a 2.20. La gara ha visto invece concentratissimo Ukhov, il russo capellone che qualche estate fa era stato protagonista di una recita particolare in pedana: si era presentato completamente ubriaco per affogare le pene d’amore... Adesso ha il cuore in pace e qui è salito, insieme al connazionale Rybakov, a 2.33, ma presto lo vedremo costante vicino a 2.40.

    brillanti — Walter Dix si è confermato nei 200 metri correndo in 19"86, risultato che sottolinea le sue qualità. Daron Robles è tornato in forma nei 110 ostacoli. Rapido allo start si è subito portato avanti. Non è stato eccezionale negli ultimi dieci metri, dove ha anche anticipato con un saltino strano l’inchino sull’arrivo. Però 13"01 è sempre un signor tempo. Buona anche la prova di Jackson nei 400 ostacoli. Ha lasciato sfogare Taylor e poi l’ha infilzato in 47"62. La graziosa cavalletta cubana Savigne ha sfiorato i 15 metri nel triplo, 14.99, mentre la La Mantia ha azzeccato un solo salto a 14.14 ed è rimasta incollata all’ottavo posto. Carmelita Jeter, dopo la rinuncia della Fraser, non ha faticato a dominare i 100 in 10"99. David Rudisha è il numero 1 incontrastato degli 800 metri. Sulla retta d’arrivo ha sempre più birra di tutti. E’ potente e composto: 1’43"25 per lui è un tempo di ordinaria amministrazione.

    SEMENYA — Il manager di Caster Semenya ha confermato che la giovane atleta sudafricana con ogni probabilità correrà a Lappeenranta in Finlandia giovedì prossimo. Deve solo superare un fastidioso raffreddore che ha rimediato durante gli allenamenti a Pretoria anche perchè la stanza dove soggiorna è piuttosto fredda.
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    Jukka Harkonen, allenatore dell'atleta sudafricana sulla cui reale sessualità ha indagato la Iaaf, spiega il momento e i programmi della mezzofondista: "L'obiettivo è recuperare competitività passo per passo. Farà un meeting anche in Italia"

    MILANO, 14 luglio 2010 - Dicono che Caster Semenya ha ritrovato il sorriso da quando è stata riammessa alle gare. Non è più sotto processo, perché la federazione mondiale ha detto che può tranquillamente correre fra le donne: non ci sarebbero più ombre circa il suo sesso. I legali dell’atleta e la Iaaf hanno raggiunto un accordo. Il rispetto della privacy ha negato dei chiarimenti, ma forse presto sarà la stessa Caster a spiegare ogni cosa. Intanto adesso è a Lappeenranta, cittadina finlandese vicino al confine con la Russia, dove domani parteciperà ad un meeting internazionale, undici mesi dopo l’ultima gara di 800 metri, la finale dei Mondiali di Berlino dove ha strapazzato le avversarie. Come mai è finita così a nord? Il suo manager è finlandese, Jukka Harkonen, e ha pensato che Lappeenranta offriva le garanzie necessarie per un esordio poco impegnativo anche psicologicamente. Caster è arrivata nella cittadina lunedì pomeriggio con il suo allenatore Michael Seme, dopo un viaggio nella notte da Johannesburg. E’ andata subito al campo ad allenarsi e, nonostante la stanchezza, è riuscita ad impegnarsi in un buon lavoro. Due volte i 600 metri con 5 minuti di intervallo e quindi tre volte i 300 con l’ultimo in 41". Ora porta i capelli più lunghi e si è divertita molto a correre al campo insieme ai ragazzini e alle ragazzine che volevano conoscerla. Per ora sembra cercare solo di evitare un impatto con la stampa. Non si sente ancora a suo agio, perché il suo rapporto con i giornalisti lo scorso anno a Berlino è stato traumatizzante. "Comincia a stare bene — diceva Harkonen, che non è solo manager, ma anche allenatore —: bisogna considerare che ha cominciato da poco la preparazione. Ha bisogno di tempo".

    - L’ha trovata cambiata?
    "No. E’ sempre la stessa. In inverno era veramente a terra, faceva fatica a guardarti negli occhi, tanto soffriva. Adesso invece è liberata. Scherza come è sua indole. E’ una ragazza molto socievole. Subito ha fatto un poco di ironia su se stessa perché ha un paio di chili di troppo".

    - Quali obiettivi ha attualmente?
    "Intende ricostruire la condizione fisica passo dopo passo. Ho sentito che qualcuno aveva ipotizzato la sua partecipazione ai Campionati Africani in programma a fine mese a Nairobi, ma non avrebbe senso, perché ha bisogno di lavorare e riprendere confidenza con le gare gradualmente".

    - Niente gradi avvenimenti quest’anno?
    "Si può forse pensare, se la preparazione potrà proseguire senza intoppi, alla partecipazione ai Giochi del Commonwealth a Nuova Delhi in ottobre. Ma è tutto da verificare. Quasi sicuramente durante l’estate farà un meeting in Italia".

    - Quanto vale ora sugli 800?
    "E’ difficile dirlo. Lo scorso anno aveva cominciato la stagione con 2’09". Io credo che molto dipenderà da come sarà impostata la gara dalle sue avversarie. Dopo averla vista in allenamento potrei di che potrebbe anche correre in 2’03"-2’04", come arrivare in 2’10". E’ davvero impossibile fare una previsione. Potrebbe anche avvertire la stanchezza all’improvviso. Comunque è chiaro che qualsiasi risultato ottenga non potrà fare molto testo, perché è solo un rientro soft senza nessuna ambizione particolare. Caster aveva solo bisogno di ritrovarsi nel suo mondo. Adesso ha bisogno solo di tranquillità. Poi vedrete che un giorno parlerà di se stessa, perché è una ragazza molto aperta ed è piacevole ascoltarla".
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    Nella 20 km che ha aperto gli Europei a Barcellona trionfa il russo davanti al nostro campione e al portoghese Vieira. Quarto l'irlandese Heffernan. Quinto un altro azzurro, Rubino. Ritirato Brugnetti

    BARCELLONA (Spagna), 27 luglio 2010 - Chi si aspettava una tripletta azzurra nella 20 km di marcia, gara di apertura di questi campionati europei, è stato deluso. L’italia raccoglie, infatti, una sola medaglia: l’argento di Alex Schwazer, campione olimpico e due volte bronzo iridato della 50 km, mentre l’oro va al russo Emelyanov. Allo sparo Alex parte in tromba e fa subito il vuoto. Sembra una furia scatenata. Lo seguono in pochi: il russo Emelyanov e il romeno Casandra, che verrà riassorbito dal gruppo al quarto chilometro. La sfuriata dura lo spazio di trenta minuti, quando gli inseguitori si ricongiungono con i fuggitivi.

    fatica — È a quel punto che il russo tenta la sortita, lanciandosi all’attacco e guadagnando in breve una manciata di secondi di vantaggio. Secondi che aumentano sempre più con il passare dei chilometri. Dopo 40 minuti di gara Schwazer si rimette in testa al gruppetto, tentando un riaggancio. Tutto inutile. I sogni azzurri svaniscono a metà gara, quando il fortino italiano poco alla volta perde pezzi. Il primo a cedere è Ivano Brugnetti, che si ritira dopo 53 minuti di gara. Pochi minuti dopo Giorgio Rubino comincia ad accusare la fatica e si stacca dal gruppo di testa. Resiste solo Alex che poco prima dello scoccare dell’ora di gara sembra risvegliarsi e si lancia in un improbabile inseguimento accompagnato dal portoghese Joao Vieira.

    sfinge russa — Davanti, però, il ragazzino russo (20 anni da compiere il prossimo ottobre e detentore del record mondiale juniores dei 10 km con 38’28”09) non cede di un millimetro. Anzi, incrementa il vantaggio. Faccia da sfinge non si lascia intimidire neppure da una proposta di squalifica. Marcia spedito e sicuro verso la vittoria. Schwazer prova a incrementare il ritmo ma ormai è troppo tardi. Taglia il traguardo con 18 secondi di ritardo, lasciandosi alle spalle il portoghese Vieira. Con un grande sforzo di volontà Giorgio Rubino porta a termine la sua fatica, piazzandosi in quinta posizione con due minuti di ritardo.

    PARLA ALEX — "È stata una gara normale - ha detto Schwazer un po' deluso appena tagliato il traguado - mi sentivo bene, sono partito al mio ritmo pensando di poter poi avere un po' margine per aumentare più avanti. Però non sapevo come stava Emelyanov, è la prima volta che me lo trovo davanti. Errori? Forse quando ho visto che il gruppetto stava sempre a 70-80 metri da lui avrei dovuto restare con loro, può essere che mi è mancata la brillantezza nel finale per questo. Però un secondo posto è un buon risultato e ora devo recuperare per la 50. Questa è la gara dell'anno, tutti arrivano al 100% e vogliono vincere. Forse se avessi fatto solo la 20 km avrei avuto più brillantezza, ma è chiaro che facendo entrambe dovevo trovare una via di mezzo. Penso di esserci riuscito perché comunque ho fatto una buona gara".
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