[Scheda] Maria CALLAS

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    Maria Callas
    La DiVina



    Maria Callas, nome d'arte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou (greco: Άννα Μαρία Καικιλία Σοφία Καλογεροπούλου; New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977) è stata un soprano greco, in possesso della nazionalità statunitense e naturalizzata italiana fino al 1966, quando rinunciò ad entrambe per ottenere quella greca.

    Nata a New York da genitori greci, Callas studiò ad Atene dal 1939 al 1945, intraprendendo la carriera internazionale dai tardi anni quaranta agli anni sessanta.

    Dotata di una voce particolare, che coniugava un timbro unico a volume, estensione e agilità notevoli, Callas contribuì alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell'Ottocento (la cosiddetta «belcanto renaissance»), in particolare Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti, di cui seppe dare una lettura personale, in chiave tragica e drammatica, oltre che puramente lirico-elegiaca. Sempre a lei si deve la riscoperta della vocalità ottocentesca definita canto di bravura, ma con lei in un'epoca moderna che comprendeva anche il genere verista fu coniato da Teodoro Celli il termine di soprano drammatico d'agilità per la restaurazione della tecnica di canto di origine primo-ottocentesca applicata a tutti i repertori.

    Le sue straordinarie doti di soprano e attrice, il successo, artistico e mediatico, il mito costruito attorno a lei, le sono valsi l'appellativo di Divina.

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    Maria Callas nel 1958 nel ruolo di Violetta (La traviata)




    NOME E DATA DI NASCITA:
    Il nome all'anagrafe è Sophia Cecilia Kalos. Invece il nome di battesimo, per esteso, è Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou (in greco: Άννα Μαρία Καικιλία Σοφία Καλογεροπούλου). Il cognome originario del padre, Kalogeropoulos (Καλογεροπούλος) – Καλογεροπούλου è il genitivo – fu da questi semplificato dapprima in Kalos al suo arrivo negli USA, dopodiché diventò Callas. Per quanto riguarda la data di nascita, ci sono state diverse incertezze tra il 2, il 3 e il 4 dicembre, ma dipendono probabilmente da un lapsus memoriae della madre. Il registro dell'anagrafe riporta il 3, il passaporto il 2, mentre sia la madre che lei concordavano sul 4, data di cui Callas non era sicura ma che prediligeva perché giorno di Santa Barbara, santa pugnace e combattiva che sentiva a sé congeniale. Oggi è assodato che la data esatta fosse il 2 dicembre. Nel suo libro, l'ex moglie di Giuseppe Di Stefano racconta di una cena organizzata il 2 dicembre 1972 in onore di Callas per festeggiare il compleanno della cantante.




    BIOGRAFIA:

    Infanzia e prima adolescenza negli USA (1923-1937):

    I genitori, George Kalogeropoulos ed Evangelia Dimitriadou, si conobbero all'università dove entrambi studiavano farmacia. George Kalogeropoulos era originario del Peloponneso ed era di estrazione modesta. Evangelia Dimitriadou veniva invece da una famiglia abbastanza benestante: i suoi genitori, di ascendenza greca, si erano trasferiti da Istanbul a Stylis, per poi fissare la loro residenza ad Atene. Nella società greca dell'epoca aveva una certa importanza il fatto che i Dimitriadis fossero una famiglia di tradizioni militari. Il matrimonio era insomma, almeno in parte, male assortito, e sarebbe stato motivo di frustrazione soprattutto per Evangelia Dimitriadou. Si sposarono nel 1916, stabilendosi a Meligala. Nel giugno del 1917 nacque la primogenita, Yakinthy (più tardi detta "Jackie"). Nel 1920 nacque l'unico figlio maschio, Vasili, che sarebbe morto nel 1923, vittima dell'epidemia di tifo che aveva colpito Meligala. Questa perdita lasciò tracce profonde soprattutto sull'animo della madre, e fu alla base della scelta di trasferirsi negli Stati Uniti d'America.

    Vi sbarcarono il 2 agosto 1923, e si trasferirono in un piccolo appartamento di Long Island. George Kalogeropoulos trovò lavoro nel settore farmaceutico di un drugstore.

    Maria Callas, concepita in Grecia, nacque al Flower Hospital di New York il 2 dicembre, durante una fitta nevicata. Il padre aveva già cambiato all'anagrafe il suo cognome da Kalogeropoulos in Callas (ma sulla carta di identità italiana al momento del suo matrimonio a Verona appare "Kalòs"). Si dice che la madre, che avrebbe voluto un maschio (che avrebbe battezzato Vasili, come il fratellino morto), per quattro giorni rifiutò di vederla ed esitò a lungo prima di trovarle un nome. La bambina, eccezionalmente robusta, pesava più di sei chili alla nascita, sempre secondo le fantasiose reminiscenze della madre, raccolte da giornalisti statunitensi abbastanza privi di scrupoli.
    La bambina venne battezzata a tre anni d'età, nel 1926, presso la chiesa greco-ortodossa di New York. A quest'età, sempre stando ai racconti di Evangelia, sembra già ben avviata alla carriera musicale: a tre anni ascolta arie d'opera grazie alla pianola del padre e della madre, a quattro si è già arrampicata sul pianoforte, dove comincia a mettere assieme le prime melodie. Sempre nel libro My daughter Maria Callas, Evangelia Dimitriadou sostiene che, a quattro anni, la piccola Maria, cantando ignara con le finestre aperte, avesse addirittura costretto gli automobilisti a fermarsi ad ascoltarla incantati, bloccando il traffico.

    La famiglia Callas abitava allora nel quartiere di Manhattan, nella 192a strada.

    Nel 1928, sfuggita al controllo della madre, la piccola Maria tentò di raggiungere la sorella Yakinthy, intravista dall'altra parte, attraversando la strada di corsa: un'automobile la colpì in pieno, trascinandola sotto le ruote per molti metri prima di riuscire a fermarsi. Trasportata subito all'ospedale di St. Elizabeth, dopo 22 giorni uscì dal coma. Questo fu un fatto al quale sia Callas che Evangelia Dimitriadou addussero molta importanza. Callas confessò ad Eugenio Gara che durante il lungo stato d'incoscienza strane musiche le ronzavano nelle orecchie. La madre, sempre in My daughter Maria Callas, sostenne che dopo l'orribile incidente Maria sviluppò un carattere completamente diverso da prima e fece risalire il "cattivo carattere", che sarà famoso nel mondo, umbratile, ostinato e ribelle, proprio a questa circostanza.

    Nell'anno 1929 il padre aprì una farmacia a Manhattan. La famiglia viveva con un certo decoro, risentendo limitatamente del crollo di Wall Street, grazie soprattutto all'intraprendenza paterna. Maria Callas seguì una brillante carriera scolastica e, parallelamente, dal 1931 prese lezioni di canto (sotto la guida di una ignota "signorina Sandrina", che fu l'artefice della sua prima impostazione vocale) e pianoforte. A proposito di questa prima formazione, nonostante le sue notazioni in merito siano state molto laconiche, Callas ebbe modo di mettere in luce il fatto che già in questa primissima fase qualcosa la portava a quella sorta di "sincretismo" tra scuole nazionali di cui la sua voce sarà il risultato: la signorina Sandrina infatti le insegnava sia il metodo italiano che quello francese (che consisteva nel far passare la voce dal naso, forzando in modo disastroso l'organo). Per proprio conto (come ricorderà più avanti la stessa interessata) aveva già preso l'abitudine di alternare arie molto diverse, ad esempio la Habanera dalla Carmen di Georges Bizet e Io son Titania, dalla Mignon di Ambroise Thomas: un'aria di mezzosoprano e una di soprano di coloratura.

    Di robusta costituzione, sviluppò molto presto un'importante disfunzione ghiandolare, che la porterà ad un'abnorme crescita di peso, dalla quale non si libererà completamente prima del 1953. Nel 1937 i genitori si separarono e la madre, ritornata in Grecia nel settembre di quello stesso anno, riassunse il cognome Kalogeropoulos.



    In Grecia (1937-1945):

    Una volta nella patria della madre, Maria venne ammessa al Conservatorio di Atene dove si diplomò in canto, pianoforte e lingue, studiando con il soprano italiano Maria Trivella, forse prima scopritrice di un registro acuto facilissimo, ma ancora senza quelle note gravi che sarebbero divenute tipiche della sua particolare organizzazione vocale. L'audizione del 1937 prevedeva la "Habanera" dalla Carmen e "La Paloma". L'11 aprile 1938, non ancora quindicenne, partecipò ad un concerto-saggio con altri studenti, e cantò arie da Il franco cacciatore di Weber, La regina di Saba di Gounod e il duetto d'amore dalla Madama Butterfly. Dopo altri piccoli concerti e audizioni, arrivò, il 2 aprile 1939, un ruolo completo da primadonna: Santuzza in Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, vincendo il premio che il conservatorio metteva in palio. Cominciò così la prima fase di una precocissima carriera che le farà guadagnare l'appellativo di "Divina", ma che determinerà anche un prematuro ritiro dalle scene (a soli 42 anni).
    Nel corso del 1939 continuò a cantare soprattutto arie e duetti del repertorio lirico-spinto italiano (Aida, Un ballo in maschera, Cavalleria), fino all'audizione davanti ad Elvira De Hidalgo, celebre soprano di coloratura che si trovava bloccata in Grecia per ragioni private, nel mese di settembre, con "Mare, grande mar", dall'Oberon di Weber. La guida della De Hidalgo determinò subito una svolta anche verso un altro repertorio, con lo studio di arie e duetti da Norma e Il trovatore, ma nel 1940 l'altro ruolo completo fu di tipo lirico-drammatico, con Suor Angelica di Puccini, e così via: da quell'epoca, Callas inserì sempre arie virtuosistiche nei suoi programmi ("Bel raggio lusinghier", dalla Semiramide di Rossini, appare già in un programma del 1942) per tenere la voce "leggera", secondo, sembra, i precetti della maestra.
    Nonostante lo scoppio della guerra, sarà un susseguirsi di interpretazioni in crescendo, preparate in condizioni precarie ma con uno scrupolo e una precisione inaudite, per l'ambiente musicale greco-tedesco: le musiche di scena de Il mercante di Venezia al Teatro Reale di Atene, fu Beatrice in Boccaccio di Franz von Suppé al Palais Cinéma; nei quattro anni successivi (dal 1942 fino al settembre 1945) interpreterà Floria Tosca nella ripresa nell'Helleniki Ethnikon Skini di Atene di Tosca di Giacomo Puccini, Cavalleria rusticana, Fidelio, Der Bettelstudent (Il principe studente di Millöcker), la sua unica interpretazione (Smaragda, 1943 e 1944) di un'opera contemporanea, O protomastoras (Il capomastro, di Manolis Kalomiris, da un dramma di Nikos Kazantzakis) e Tiefland di Eugen d'Albert. Il momento più internazionale, tutt'altro che trascurabile per la sua preparazione tecnica e drammatica, fu decisamente il Fidelio di Beethoven, di cui Callas aveva già cantato l'aria principale, la lunga e famosa "Abscheulicher", in almeno due concerti dell'anno precedente.
    L'Arena di Erode Attico, come gli altri più importanti organismi di Atene, erano al momento in mano all'occupante nazista. Callas, diplomata in italiano, spagnolo e francese, non conosceva il tedesco, e lo studiò appositamente con insegnanti greci, evitando accuratamente di venire in contatto con i tedeschi occupanti. Grazie alla sua lettura, le dodici rappresentazioni estive del dramma beethoveniano della libertà acquisì, in un clima di tensione spasmodica, nel bellissimo teatro all'aperto, un'enorme valenza allusiva alle condizioni di allora della Grecia, pur non risparmiandole da parte dei colleghi accuse di collaborazionismo per aver cantato sotto una direzione tedesca. È peraltro noto che Callas, la madre e la sorella nascondessero in casa alcuni militari inglesi; circostanza relativamente alla quale non manca un episodio toccante, sembra reale, che vedrebbe Callas improvvisare "Vissi d'arte", dalla Tosca, al pianoforte durante un'ispezione fascista; i militari, distratti dal suo canto, avrebbero desistito da più approfonditi controlli. Singolarmente numerose e particolareggiate le testimonianze di conoscenti circa la condotta di Callas nei difficili anni della guerra: impegnata a mantenere sé e la famiglia con i più disparati mestieri, si adeguò a cantare in tutti i locali, anche di infimo ordine (compreso il postribolo di piazza Omonoia), svolgendo nel frattempo lavori pesanti, e per un certo periodo fungendo da interprete presso l'ambasciata inglese.

    Maestri, colleghi e amici riportano concordemente l'impressione di avere davanti un talento non comune di cantante e interprete, e se molti ricordi possono essere enfatizzati dal mito creato successivamente, basterebbe la sola testimonianza di Ray Morgan, un militare suo occasionale accompagnatore: poteva alzarsi dal tavolo di un locale per cantare, e preda di una metamorfosi totale, soggiogare il pubblico con un quasi temibile magnetismo.

    Musicalmente, sono molto interessanti i numerosi concerti tenuti anche a Salonicco nel 1945, dove oltre alle arie tradizionali e ai canti popolari greci alternava alcuni brani, all'epoca di raro ascolto, di quello che sarà il suo repertorio più tipico, di drammatico-coloratura. Un aneddoto non verificabile vuole che Callas abbia addirittura cantato da sola il duetto Otello-Desdemona, dall'Otello di Rossini, alternandosi nelle due parti sia come soprano che come tenore.

    Dopo la liberazione, il cambiamento politico dovette far prevedere a Callas un futuro molto oscuro. Sempre nel 1945, il 3 agosto, tenne l'ultimo, acclamato concerto ad Atene, e nel mese di settembre 7 recite del Der Bettelstudent di Karl Millocker, concludendo un settennio intenso del quale purtroppo non è sopravvissuta nessuna documentazione sonora. Con all'attivo 7 ruoli principali in 57 recite dal vivo, un ruolo secondario, parti da corista, almeno 7 recitals, 14 concerti e una decina di esami di Conservatorio, nonché un programma trasmesso in diretta da Radio Atene, partì per gli Stati Uniti per stare un po' col padre e iniziare là una nuova carriera, nonostante la totale disapprovazione della maestra, che le indicava l'Italia come unica possibile patria musicale: era il 14 settembre 1945.



    Negli USA (1945-1947):

    Ritornò quindi a New York, dove trascorse parte del 1945, tutto il 1946 e i primi mesi del 1947; qui riassunse il cognome di Callas. La sua decisione fu certamente influenzata dalle durissime condizioni della Grecia coinvolta nel secondo conflitto mondiale e dal desiderio di ritrovare il padre; ma più di tutto contò il consiglio di Elvira de Hidalgo, che l'aveva spinta a raggiungere l'Italia, l'unico paese in cui una cantante con i suoi mezzi poteva trovare una definitiva consacrazione. Tuttavia Callas esitò per lunghi mesi: raggiungerà l'Italia solo nel 1947, a vittoria della Repubblica ormai avvenuta. Nel frattempo, a New York, nel mese di dicembre, ottenne un'audizione al Metropolitan Opera Theater, ma con risultato negativo; le furono infatti proposti Madama Butterfly e Fidelio; per la prima parte, oltre alla perplessità di sempre nell'affrontare ruoli pucciniani, Callas si sentiva fisicamente fuori ruolo; e declinò l'offerta del Fidelio perché non si sentiva di cantarlo, come le era stato richiesto, in inglese.

    Parallelamente, continuò a studiare canto, perfezionando la sua tecnica. Conobbe il sedicente agente teatrale Eddie Bagarozy, da cui fu ingaggiata per cantare Turandot a Chicago nel gennaio del 1947, con una nuova compagnia che, però, fallì miseramente: Bagarozy si rivelerà un imbroglione. La moglie di costui, il soprano italo-americano Louise Caselotti, ha sostenuto, fino a pochi anni addietro, di aver addirittura dato "lezioni di canto" a Callas. Quello che è certo è che Bagarozy, che aveva già avuto molti problemi col fisco ed era stato più volte denunciato per quella che l'ordinamento statunitense definisce "frode postale", aveva coinvolto Callas e altri cantanti (tra cui il famoso basso italiano Nicola Rossi-Lemeni) in un'iniziativa che non sarebbe mai giunta in porto, scappandosene, molto prosaicamente, con le prevendite. Callas, un po' invaghitasi del truffatore, aveva commesso l'imprudenza di firmare un contratto-capestro che prevedeva il versamento al suo "agente" del 10% di ciascun proprio incasso. Anni dopo, quando Callas sarà ormai all'apice della carriera e della ricchezza, Bagarozy le intenterà causa cercando di far valere un contratto divenuto una miniera d'oro, e mai fino allora scisso.



    In Italia (1947):

    Grazie a Rossi-Lemeni, che nell'immediato dopoguerra aveva già cantato a Verona e a Venezia, venne in contatto con Giovanni Zenatello, direttore artistico della stagione estiva dell'Arena di Verona, giunto in America per ingaggiare nuove voci per La Gioconda. Per una cifra bassissima, Callas accettò la proposta, allettata dall'idea di lavorare con Tullio Serafin e di debuttare in un ruolo che finalmente sentiva adatto alla sua voce e al suo fisico. Il 27 giugno 1947 Callas arrivò in nave a Napoli, in compagnia di Rossi Lemeni e di Louise Caselotti, la moglie dell'agente Eddie Bagarozy per il quale aveva sottoscritto il citato contratto-capestro, e da lì si recò in treno a Verona per iniziare le prove. Bagarozy si sarebbe rifatto vivo qualche anno dopo, quando la carriera della cantante era ormai assestata, per reclamare i diritti di quel contratto, e minacciando la coppia Callas-Meneghini di rivelare il contenuto di alcune lettere un po' troppo affettuose della stessa Callas scritte quando era già fidanzata con Meneghini. Appena giunta nella città veneta, Callas fece due importanti incontri: con Giovanni Battista Meneghini, appunto, suo futuro marito, grande appassionato di lirica e possessore di una fiorente industria di laterizi, e col direttore Serafin, uno dei più grandi direttori italiani del tempo, che la indirizzò ad alcuni maestri locali, in particolare Ferruccio Cusinati (già maestro di Rossi-Lemeni), per perfezionare e "italianizzare" il suo canto. Il debutto all'Arena le assicurò una certa visibilità e un certo successo, non travolgente ma accompagnato da critiche generalmente favorevoli, che tuttavia non fu sufficiente a spianarle la strada. Più proficui furono da una parte l'ufficializzazione del fidanzamento con Meneghini, che non cessò mai di sostenerla e incoraggiarla, dall'altra la collaborazione con Serafin, che la volle a Roma per insegnarle, nota per nota, la parte di Isotta, con cui la fece debuttare alla fine dello stesso anno al Teatro La Fenice di Venezia nella ripresa di Tristano e Isotta (opera) di Richard Wagner con Fedora Barbieri e Boris Christoff da lui diretta.



    La consacrazione (1948-1950):

    L'anno successivo fu a Firenze, dove cantò nella Norma di Vincenzo Bellini, suo ruolo di riferimento. Ma in questo primo periodo della sua carriera italiana Callas, nel frattempo seguìta e molto spesso diretta da Serafin, venne come confinata in un repertorio non congeniale, basato su ruoli wagneriani, che lei amava molto ma che non rivelavano tutte le sue potenzialità (come La Valchiria, Parsifal, Tristano e Isotta), e su Turandot e Aida, eseguiti in molte città italiane con grande e quasi unanime successo di pubblico e di critica; è Aida nella prima rappresentazione nel Teatro Lirico di Torino di Aida di Verdi diretta da Serafin e nella ripresa nel Teatro alla Scala con Ebe Stignani e Cesare Siepi diretta da Serafin e Turandot in Turandot di Puccini al Teatro La Fenice.

    La svolta della sua carriera avvenne in modo del tutto fortuito (anche se l'evento era nell'aria): il 19 gennaio 1949, infatti, venne convinta all'ultimo momento a sostituire il soprano Margherita Carosio, indisposta, nel ruolo di Elvira ne I puritani con Christoff diretta da Serafin alla Fenice, dove era stata Brünnhilde ne La Valchiria di Wagner qualche giorno prima sempre diretta da Serafin. Fu un successo memorabile, benché un critico, acidamente, notasse che, dopo l'impiego di una cantante wagneriana per una parte tradizionalmente ritenuta "leggera", la prossima volta si sarebbe potuto far cantare Gino Bechi nella parte di Violetta (La traviata).
    In realtà Callas usava da sempre la cabaletta dei Puritani come vocalizzo (senza contare che aveva già debuttato in Norma pochi mesi prima: ma è anche vero che quel ruolo veniva affidato a soprani drammatici), e sembra che fece di tutto per farla sentire alla moglie del direttore Serafin, che convinse poi il marito alla sensazionale sostituzione. L'elasticità dell'organo vocale rimase tuttavia una caratteristica degli anni d'oro: tuttavia già nel 1958, quando il Met le propose la Traviata e il Macbeth insieme, Callas non solo rifiutò le condizioni di contratto, ma dichiarò che la sua voce "non era un ascensore che poteva andare su e giù a comando". Il 1949 fu anche l'anno delle prime testimonianze discografiche della voce di Callas, captata sia in maniera ufficiale che pirata: le due arie più importanti (con rispettive cabalette, ma senza interventi corali) da Norma e I Puritani, e la morte di Isotta (dal Tristano di Wagner, in italiano), vennero incise per l'etichetta Fonit-Cetra a Torino sotto la direzione di Arturo Basile, mentre la registrazione di un'intera recita del Nabucco, diretto da Vittorio Gui e con Gino Bechi nella parte del protagonista, data al San Carlo di Napoli nel dicembre dello stesso anno, ci ha restituito la prima, impressionante Abigaille di Callas.

    È Aida nella prima rappresentazione nel Palacio de Bellas Artes di Città del Messico di "Aida" di Verdi con Giulietta Simionato e nelle riprese nel Teatro dell'Opera di Roma con Ebe Stignani e nel Teatro alla Scala di Milano con la Barbieri, Mario Del Monaco e Cesare Siepi nel 1950. L'anno seguente torna nella ripresa di Città del Messico di "Aida" con Del Monaco e Giuseppe Taddei. Sempre nel 1950 è Fiorilla nella prima rappresentazione nel Teatro Eliseo di Roma di "Il turco in Italia" di Rossini con Sesto Bruscantini e Norma al Teatro La Fenice.

    Dopo una corte molto intensa, iniziata praticamente appena messo piede a Verona, accettò di sposare Meneghini, sebbene fosse molto più anziano di lei, senza però convertirsi al cattolicesimo; il matrimonio, tra il civile e il religioso, venne celebrato alla spiccia nella sagrestia della Chiesa dei Filippini di Verona in totale solitudine, a parte la madre di Meneghini. Dopo il matrimonio Meneghini lasciò la guida della sua azienda a dei suoi parenti, dedicandosi da quel momento in poi alla carriera della moglie in qualità di suo agente.



    L'ingresso alla Scala (1951):

    Molto faticoso fu, all'inizio, il suo ingresso alla Scala. Senza particolari protezioni (Serafin non era molto amato), senza un necessario inserimento nel giro artistico della ripresa post-bellica, le sue doti vocali, pur riconosciute, non interessavano a nessuno. La sua unica occasione, finora, era stata un'Aida nel 1950 in sostituzione di Renata Tebaldi indisposta, accolta con perplessità per via della resa scenica e dello "strano" e metallico timbro vocale. Da notare una certa ostilità precostituita della critica, soprattutto da parte di Teodoro Celli, che in brevissimo tempo diventerà invece uno dei suoi più grandi e consapevoli estimatori. Sovrintendente del teatro era allora Antonio Ghiringhelli, direttore artistico Victor De Sabata. Colleghi come Del Monaco e Giuseppe Di Stefano, con lei coinvolti nelle trionfali tournée sudamericane della Scala, riuscirono a far breccia. Le tensioni con Antonio Ghiringhelli, che aveva pianificato il periodo della propria sovrintendenza sul cosiddetto "star system", che avrebbe dovuto avere come punte di diamante Renata Tebaldi, Del Monaco, la Simionato ed Ettore Bastianini (tutti cantanti sotto contratto con la Decca di Londra, la diretta rivale della EMI), non sarebbero mai cessate, anche se il sovrintendente capì ben presto, specie grazie ai trionfali successi al Maggio Musicale Fiorentino ottenuti con I vespri siciliani, con l'Armida di Rossini e la Medea di Cherubini, che Callas poteva attirare sulla Scala molto pubblico e molta stampa, sia musicale che mondana. Firenze, grazie alla presenza di Francesco Siciliani, Direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino, fu determinante per la carriera italiana di Callas. Callas non solo riuscì a fare della sua permanenza alla Scala un "dodicennio d'oro" parallelo a quello di Toscanini, ma spezzò l'artificioso equilibrio creato dalla sovrintendenza, ponendosi (anche se non per volontà dei colleghi stessi) a capo del quartetto principale, sdoppiandosi per giunta in due diversi cast stellari (anche per ragioni di esclusività discografica), collaborando con Del Monaco, con Di Stefano, con la Simionato (sua grandissima amica) con la Barbieri, con Bastianini e con Tito Gobbi, anche lui grande cantante-attore. Parimenti, l'appoggio garantito da Wally Toscanini suonava come una sorta di "benedizione" da oltreoceano da parte di Toscanini. La Tebaldi, sentendosi tradita, soprattutto dopo la Medea di Luigi Cherubini, che Callas presentò alla Scala nel 1953 tre giorni dopo la serata inaugurale, con La Wally cantata dalla stessa Tebaldi, preferì ricrearsi un equilibrio congeniale negli USA, ciò che non impedì l'accendersi di una rivalità a distanza, anche creata e fomentata dalla stampa.



    Gli anni d'oro: 1951-1957:

    Nel 1951 è Euridice nella première postuma nel Teatro della Pergola di Firenze di Franz Joseph Haydn con Christoff diretta da Erich Kleiber. Nello stesso anno è Violetta nella ripresa nel Teatro Donizetti di Bergamo di La traviata di Giuseppe Verdi, alternandosi con Renata Tebaldi, diretta da Carlo Maria Giulini. Cominciò così la parte più sfolgorante della sua carriera: inaugurò la stagione lirica alla Scala di Milano nel dicembre del 1951, ove trionfò nel ruolo de La Duchessa Elena ne I vespri siciliani con Christoff, continuando a mietere grandi successi scaligeri interpretando le più grandi figure femminili della lirica: da Norma nella prima rappresentazione con Nicola Rossi Lemeni e la Stignani e Costanza nella prima rappresentazione de Il ratto dal serraglio nel 1952, a Lady Macbeth in Macbeth con Ivo Vinco nell'apertura della stagione 1952/1953, La Gioconda nella prima rappresentazione con la Stignani e Di Stefano nella stessa stagione, Leonora nella prima rappresentazione di Il trovatore nel 1953, a Medea nella prima rappresentazione di Medea con la Barbieri diretta da Leonard Bernstein nella stagione 1953/1954 e nel 1961 con la Simionato e Nicolai Ghiaurov, a Lucia di Lammermoor con Di Stefano e Rolando Panerai diretta da Herbert von Karajan, Alceste con Panerai diretta da Carlo Maria Giulini ed Elisbetta di Valois in Don Carlo con Rossi Lemeni e la Stignani nel 1954, Giulia ne La Vestale con Franco Corelli nell'apertura della stagione 1954/1955, Maddalena di Coigny in Andrea Chenièr con del Monaco, Amina ne La sonnambula diretta da Leonard Bernstein, Donna Fiorilla ne Il turco in Italia con Rossi Lemeni e Violetta Valery ne La traviata con Di Stefano e Bastianini diretta da Giulini nel 1955. È ancora Norma nell'apertura della stagione 1955/1956 con del Monaco e la Simionato, Rosina ne Il barbiere di Siviglia con Luigi Alva, Gobbi e Rossi Lemeni e Fedora con Corelli nel 1956 ed Anna Bolena con Rossi Lemeni e la Simionato, Ifigenia in Ifigenia in Tauride con la Cossotto nel 1957. È Amelia in Un ballo in maschera con Di Stefano, Bastianini e la Simionato per l'apertura della stagione 1957/1958, Imogene ne Il pirata con Bastianini e Corelli nel 1958, Paolina in Poliuto con Bastianini e Corelli nell'apertura della stagione 1960/1961.

    È Elvira Valton nel 1952 nelle riprese di I puritani di Vincenzo Bellini nel Teatro Comunale di Firenze con Rossi-Lemeni diretta da Serafin e nel Teatro dell'Opera di Roma con Giacomo Lauri Volpi e nella prima rappresentazione nel Palacio de las Bellas Artes di Città del Messico con Di Stefano. Ritornò all'Arena nel 1952 (presentandosi con il nome di Maria Meneghini Callas), cantando in La traviata e La Gioconda (1952), Il trovatore e Aida, e in Mefistofele nel 1954. È Lucia nelle riprese nel Palacio de las Bellas Artes di Città del Messico di "Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti con Di Stefano nel 1952 e nel Teatro Comunale di Firenze con Giacomo Lauri-Volpi/Di Stefano e Bastianini nel 1953. È Armida nella prima rappresentazione nel Teatro Comunale di Firenze di Armida di Gioachino Rossini diretta da Serafin sempre nel 1952.

    Si aprì così anche la strada della discografia: dopo la Cetra, casa legata alla RAI sempre tempestiva nel captare giovani cast, che le fece incidere una memorabile Gioconda nel 1952 e una Traviata nel 1953, fu la EMI-Voce del Padrone che le offrì un ottimo contratto, grazie al direttore artistico Walter Legge, marito di Elisabeth Schwarzkopf, a sua volta grandissima estimatrice del soprano greco. Legge ha lasciato scritto che proprio mentre si recava ad ascoltarla per la prima volta al Teatro dell'Opera di Roma, la moglie la sentì per radio, e asserì che non aveva mai sentito una coloratura così strabiliante. È anche vero che i due coniugi dettero molti consigli e avvertimenti alla giovane Callas, in particolare sul vizio di aspirare le agilità, che Callas faceva suoi in brevissimo tempo; tuttavia la loro competenza poteva anche creare dei complessi, come quando Legge ironizzò sulle note oscillanti de La forza del destino. In ogni modo Callas iniziò ad incidere una serie nutritissima di opere, tra cui Lucia di Lammermoor di Donizetti, Norma, Tosca, Manon Lescaut, La sonnambula; la casa discografica non si distinse però per coraggio e lungimiranza, preferendo farle incidere opere molto note al grande pubblico e lasciando fuori alcune riscoperte che sono state rivalutate solo grazie alle registrazioni pirata delle esecuzioni live: Medea, Armida, I vespri siciliani, Anna Bolena, Il pirata, Alceste. Unica eccezione fu Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, incisa nel 1954, rarissima a quei tempi e che Callas aveva già riscoperto nel 1950 a Roma, grazie all'iniziativa di un'associazione artistico-musicale, L'Anfiparnaso, di cui faceva parte anche Luchino Visconti. Nel frattempo si esibiva in tournée in prestigiosi teatri, quali la Civic Opera di Chicago, il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra.

    Maria Meneghini Callas nel 1952 debutta al Royal Opera House di Londra nel ruolo di Norma con la Stignani e Joan Sutherland. Sempre al Covent Garden è Aida con la Simionato e la Sutherland e Leonora ne Il trovatore con la Simionato nel 1953.

    Nel 1953 affrontò per la prima volta, al Maggio musicale fiorentino, la Medea di Luigi Cherubini, ripresa qualche mese dopo alla Scala con enorme successo, il ruolo più suo, specialmente considerando che Callas adattò ai propri debordanti mezzi una versione particolarmente impervia dell'opera, con i numeri dell'originaria opéra comique di Cherubini e i recitativi musicati nel XIX secolo da Franz Lachner. Nessuna ripresa di quest'opera più aderente all'originale cherubiniano ha avuto modo di destare altrettanta impressione. Sempre nello stesso anno è Lucia in "Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti nella ripresa nel Teatro dell'Opera di Roma, nel 1954 in quelle nel Teatro alla Fenice di Venezia con Bastianini e nel Teatro Donizetti di Bergamo con Ferruccio Tagliavini e nel 1955 nella RIAS di Berlino-Ovest con Di Stefano e Panerai diretta da Herbert von Karajan. Ancora nel 1953 Maria Meneghini Callas è Violetta Valery ne La traviata al Teatro La Fenice e Norma con Corelli e Christoff al Teatro Verdi di Trieste.

    Al Lyric Opera di Chicago è Norma con la Simionato, Violetta ne La traviata con Gobbi e Lucia in Lucia di Lammermoor con Di Stefano nel 1954 ed Elvira ne I puritani con di Stefano, Bastianini, Rossi-Lemeni, Leonora ne Il trovatore con Stignani, Björling, Bastianini e Cio-cio-san in Butterfly con di Stefano nel 1955.

    È Medea in "Medea" di Cherubini nel Teatro La Fenice nel 1954 e nella prima rappresentazione nel Teatro dell'Opera di Roma con la Barbieri e Christoff nel 1955.

    Nel 1956 debutta al Metropolitan Opera House di New York nel ruolo di Norma con Del Monaco, la Barbieri e Siepi. Subito dopo al Met è Tosca e viene chiamata al Ed Sullivan Show con il duetto con Scarpia del II atto dell'opera Pucciniana.

    È Lucia nelle riprese di "Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti nel Teatro San Carlo di Napoli con Panerai, nella Staatsoper di Vienna con Di Stefano diretta da Herbert von Karajan, nel Metropolitan Opera House di New York nel 1956 ed in quella radiofonica nell'Auditorium RAI del Foro Italico di Roma diretta da Serafin nel 1957.

    Al Teatro alla Scala di Milano è Anna nella ripresa di "Anna Bolena" di Gaetano Donizetti con la Simionato, Rossi-Lemeni e Siepi ed Amina nella ripresa di "La sonnambula" di Vincenzo Bellini nel 1957 portata anche nella trasferta scaligera ad Edimburgo con Fiorenza Cossotto.


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    Maria Callas, al centro, con la sua insegnante








    La "trasformazione" di Maria Callas:

    È noto come tra il 1952 e il 1954 la cantante perdesse 36 chili di peso: Callas compilò anche un calendario, con sette opere interpretate in quegli anni, ponendo accanto la cifra del calo di peso per ognuna: Gioconda alla Scala del 1952 (92 kg.), Aida all'Arena di Verona (87), Norma di Trieste del 1953 (80), Medea alla Scala del dicembre 1953 (78), Lucia del gennaio successivo (75), quindi Alceste (65) e Don Carlo (64) nella stessa stagione. Ma successivamente, calò ancora, e nel biennio 1955–1957 arrivò a sfiorare anche i 54 kg.
    Si sono fatte molte supposizioni sui metodi impiegati, fino alla leggenda di un uovo di verme solitario ingerito volontariamente. In realtà una dieta ferrea di carne e verdura le cambiò il metabolismo, e molto movimento e il superlavoro fecero il resto; bisogna anche dire che non partiva da una figura obesa, ma semplicemente da un forte sovrappeso distribuito su un'altezza considerevole (m. 1, 72).






    L'ultima tournée con Giuseppe Di Stefano (1973-1974):

    Nell'ottobre del 1973 iniziò un tour mondiale insieme a Giuseppe Di Stefano, che si concluse l'11 novembre del 1974 a Sapporo (Giappone). Sarà la sua ultima esibizione in pubblico. Seguendo, più che i consigli, l'incoraggiamento incessante del collega, Callas tentò di riorganizzare il proprio assetto vocale, reimparando ad aprire la gola col solo sostegno diaframmatico e puntando sul quasi intatto registro centrale. Nonostante non fosse naturalmente in grado di tornare agli antichi fasti, affiancata da un amico e sostenuta dall'incoraggiante amore del pubblico, riuscì a recuperare abbastanza da concludere la lunga tournée in condizioni vocali nettamente migliori rispetto a come l'aveva iniziata, come stanno a testimoniare le registrazioni dei concerti del 1974 (soprattutto a Toronto, Detroit e in Giappone) rispetto al deludente debutto di Amburgo dell'anno precedente.

    Durante la tournée, l'amicizia con Di Stefano, compromessa da problemi familiari del tenore, ovvero la malattia della ventunenne figlia Luisa, s'incrinò. Stando a quanto pubblicato nel libro Callas nemica mia, scritto da Maria Girolami, ex moglie di Di Stefano, il rapporto tra Callas e il tenore non fu di sola amicizia platonica e, sempre stando a questa fonte, uno dei motivi del "ritiro" di Callas fu anche quest'ultima delusione sentimentale.
    Callas si ritirò nella suo appartamento parigino di Avenue Georges Mandel 36, evitando contatti con conoscenti e amici. Intanto si erano spenti due uomini fondamentali della sua esistenza: il padre e Tullio Serafin. Ma fu il 1975 l'anno più doloroso sia per la sfera privata che per la sua personalità artistica: nel marzo, a Neuilly-sur-Seine, morì Onassis, in seguito ai postumi di miastenia gravis, da cui era afflitto da tempo; il 2 novembre Pier Paolo Pasolini fu ucciso all'Idroscalo di Ostia (la circostanza dell'accaduto fu rimossa da Callas, che non si espresse mai chiaramente sulle scelte sessuali del regista); il 17 marzo 1976 si spense dopo lunga malattia Luchino Visconti.




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    Maria Callas nel concerto dell'11 dicembre 1973 ad Amsterdam



    La morte (16 settembre 1977):

    Maria Callas morì venerdì 16 settembre 1977, intorno alle 13.30. Le sue condizioni fisiche erano da tempo compromesse. Il referto medico indicò l'arresto cardiaco come causa del decesso, smentendo le voci che parlavano di suicidio. La grave disfunzione ghiandolare della giovinezza e il drastico dimagrimento vennero citati più frequentemente come cause della sua morte. Oltre a vari disturbi, negli ultimi anni si era aggiunta anche l'insonnia cronica; Callas aveva cominciato ad assumere dosi sempre più massicce di Mandrax (metaqualone), che si procurava illegalmente (ad esso si riferiscono i riferimenti alla "droga" che costellano le ultime pagine del suo diario).


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    Meno chiaro è il contorno, e quale sia stato il ruolo della pianista greca Vasso Devetzi ("dama di compagnia" stabilitasi in casa sua negli ultimi anni), della sorella, Yakinthy Callas, e della madre, Evangelia Dimitriadou. Esecutore testamentario risultò alla fine, grazie a un testamento depositato subito dopo il matrimonio presso lo studio legale dell'industriale, Giovan Battista Meneghini, che, alla sua morte, lasciò a sua volta la cospicua eredità di Callas alla propria governante Emma Brutti.

    Resta inoltre irrisolto il mistero sui gioielli di Callas, i collier, gli orecchini con brillanti e rubini, forse scomparsi dopo la sua morte. Le uniche due persone che potrebbero far luce su questa vicenda, Ferruccio Mezzadri, per 20 anni fedelissimo autista, e Bruna Lupoli, la cameriera storica di Callas, non ne hanno mai parlato.

    ____________________________________________________


    Vocalità e personalità interpretativa:

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    Estensione vocale di Maria Callas: da fa diesis grave a mi naturale sovracuto




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    Maria CALLAS sings Carmen HABANERA in covent garden





    T E S T O:

    L’amour est un oiseau rebelle
    que nul ne peut apprivoiser,
    et c’est bien en vain qu’on l’appelle,
    s’il lui convient de refuser!
    Rien n’y fait, menace ou prière,
    l’un parle bien, l’autre se tait;
    et c’est l’autre que je préfère,
    il n’a rien dit, mais il me plaît.

    L’amour! l’amour! l’amour! l’amour!

    L’amour est enfant de Bohême,
    il n’a jamais, jamais connu de loi,
    si tu ne m’aimes pas, je t’aime,
    si je t’aime, prends garde à toi!
    Choeur
    Prends garde à toi!
    Carmen
    Si tu ne m’aimes pas,
    si tu ne m’aimes pas, je t’aime!
    Choeur
    Prends garde à toi!
    Carmen
    Mais si je t’aime,
    si je t’aime, prends garde à toi!

    L’oiseau que tu croyais surprendre
    battit de l’aile et s’envola;
    l’amour est loin, tu peux l’attendre,
    tu ne l’attends plus, il est là.
    Tout autour de toi, vite, vite,
    il vient, s’en va, puis il revient;
    tu crois le tenir, il t’évite,
    tu crois l’éviter, il te tient!

    L’amour! l’amour! l’amour! l’amour!





    TRADUZIONE:

    L'amore è un uccello ribelle
    che niente può addomesticare
    ed è davvero inutile che lo si chiami
    se ritiene di rifiutare.
    a nulla serve, minaccia o preghiera,
    uno parla bene l'altro tace:
    ed è l'altro che io preferisco,
    non ha detto nulla ma mi piace.

    L'amore, l'amore! l'amore!

    L'amore è figlio di zingaro,
    non ha mai conosciuto legge,
    se tu non mi ami, ti amo:
    se io ti amo, fai attenzione a te!

    l'uccello che credevi di sorprendere
    sbatte le ali e prese il volo;
    l'amore è lontano, tu puoi attenderlo
    tu non lo attendi più, lui c'è!
    attorno a te, veloce, veloce,
    lui viene, se ne va, poi ritorna;
    tu credi di tenerlo, lui ti evita;
    tu credi di evitarlo, lui ti tiene!
     
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    13 августа 2013

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    La migliore per me.
    Un soprano drammatico capace anche di colorature da soprano leggero.



    e la miglior Violetta nella Traviata per me; qua insieme al grande Bastianini, altro cantante superlativo, forse uno dei più grandi baritoni di sempre. Non serve neanche il libretto con le parole. Questi sì che cantavano.
     
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