[Tex 149-151] Sunset Ranch

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    Volendo tentare un abbozzo di analisi, potremmo dire che nelle storie di Tex il gioco è presente ad un triplice livello.

    Innanzitutto, l’insieme di regole che guida il comportamento del ranger si inscrive all’interno di un gioco ben preciso, ossia l’eterna partita tra il Bene e il Male; il gioco di botta e risposta tra Tex e i suoi antagonisti si configura come sfida, competizione, partita, nella quale la mossa di apertura - l’azione violenta che va a turbare una pace comunque provvisoria - spetta sempre al cattivo, mentre a Tex spetta l’azione rivendicativa a beneficio di tutti coloro - le pedine? - che hanno patito i torti, ma che non hanno saputo/potuto difendersi e farsi giustizia da sé.
    Inoltre, le avventure di Tex presentano spesso delle situazioni di gioco nel senso vero e proprio di gioco d’azzardo, con tanto di case da gioco, bische galleggianti e gambler lestofanti, e la parte da leone la fa certamente il poker.
    Infine, il gioco è presente in modo continuato e caratterizzante nel linguaggio dei quattro pards e degli altri personaggi, attraverso una serie composita di termini e di espressioni di carattere figurato, metafora del confronto che, di volta in volta, oppone Tex & pards agli avversari di turno.

    L’ultimo poker è la storia che rappresenta più emblematicamente questo triplice livello, non solo per i molteplici e divertenti dialoghi interamente recitati su registri ludici, ma anche perché - al termine dell’indagine che conduce Tex e Carson alla coppia formata dal gambler Hogan e dal suo socio Owens - la partita a poker rappresenta la mossa conclusiva, quasi la sublimazione del duello finale tra Tex e il giocatore professionista; alla fine della partita - non solo gioco di carte, ma anche gioco di nervi e d’astuzia nonché gran commedia, rispettivamente giocato, condotto e recitata da Tex con indubbia maestria - il gambler perde tutto: la sfida, il denaro, la reputazione e la possibilità di usare le mani "per ammaestrare un mazzo di carte o estrarre una coppia di derringer" (cfr. pag.56 del n.151).
    Da notare che Tex non si limita a vincere la partita, ma addirittura stravince; l’asso di picche che "regala" a Hogan affinché lo conservi "come ricordo di una bella partita" è quello che avrebbe permesso ad Hogan di battere il poker di donne di Tex con un poker d’assi, sebbene fosse già sicuro di batterlo con il "full" di tre assi e due re che riteneva essere la mano vincente, dopo aver pescato l’asso che lui stesso aveva lasciato in fondo al mazzo.

    Tex baro? G. L. Bonelli pare proprio suggerirci di sì, ma "soltanto a fin di bene". Dopotutto, in un universo in cui l’eroe ristabilisce la giustizia tramite una prassi sbrigativa che spesso prevede l’impiego degli stessi sistemi usati dagli avversari, cosa c’è di meglio di un baro per intrappolarne un altro?
    Sempre che questo baro sia, come infatti è, "al servizio della giustizia".

    Note e citazioni
    Questa è la penultima avventura di Tex realizzata graficamente da Virgilio Muzzi con la collaborazione di Aurelio Galleppini.
    Come già scritto per Texas Bill n.180-183 (meglio conosciuta come Canyon Diablo), forse Muzzi non è tra i disegnatori più amati dai lettori texiani, ma con Texas Bill e questa Gila River (meglio conosciuta come L’ultimo poker) ha realizzato un poker di storie entrate nella leggenda (le altre due sono Il cacciatore di taglie n.130-131 e La dama di picche n.116-117), senza assolutamente voler dimenticare le storie precedenti a La caccia n.96-98.
    A pag.70 dell'intervista a Virgilio Muzzi in Tex disegni e disegnatori - Analisi cronologica delle prime quarantamila strisce di Tex (edito da F. Bosco e R. Vallasciani, 1994, pag.69-71), alla domanda «Ci tolga una curiosità: non ha mai fatto lavori in cui lei faceva le matite e Galep i ripassi o viceversa?» il disegnatore di Codogno risponde: «No, mai successo, Galleppini ha sempre e soltanto messo le teste ai miei disegni.» Nella pagina precedente Muzzi aveva precisato che si trattava delle teste del solo Tex.
    A tale proposito, a pag.120 di Tex (G. Brunoro, A. Carboni, A. Vianovi, Glamour International Production, 1994), Virgilio Muzzi racconta che "il Tex di quel periodo doveva necessariamente avere una linea unica e facilmente identificabile nel Tex di Galep. C’era la paura o il timore che a disegnare un Tex diverso, il lettore rimanesse sconcertato dalla novità. E allora Galep rifaceva le teste delle mie storie e io dovevo per forza di cose adeguarmi al suo stile. [...] La mia non è una critica [...] ma soltanto una constatazione."
    A pag.102-103 del n.149, dopo il fallito agguato da parte dello sceriffo Larrimer e di due suoi complici, Tex "destituisce" lo sceriffo strappandogli la stella dalla camicia e lanciandola poi in aria per fare il tiro al bersaglio. Tex aveva precedentemente avuto uno scontro verbale con lo sceriffo, durante il quale lo aveva da subito trattato come uno straccio (cfr. pag.78-80). Ricordiamo che, in una successiva avventura di Tex, l’ultima disegnata da Virgilio Muzzi (Texas Bill n.180-183, cit.), il nostro ranger, assumendo l’incarico di sceriffo di Canyon Diablo offertogli da Harry Keno, si appunterà al petto una stella rovinata dal foro di un proiettile (pag.45-46 del n.181).
    A pag.43-44 del n.150, dopo quello che Tex definisce "il leggero diverbio" con Randy Cardigan (Carson pensa: «Un bel fegato chiamarlo diverbio.»), i due pards fingono di mollare il caso, convinti - come preannuncia Carson a pag.40 - che il giovane "userà meno prudenza nelle prossime mosse! Altrettanto faranno, logicamente, i suoi complici, e così noi avremo maggiori probabilità di prenderli tutti quanti con le mani nel sacco."
    A pag.93-98 del n.150 la seconda parte del trattamento che Tex e Carson riservano a Rick Bruckman - l’uomo che Owens aveva mandato a fare la guardia al passo - sfugge loro di mano: convinto che Tex e Carson "non oseranno" condurre fino in fondo la loro "scommessa", Bruckman non cede e Tex fa partire un colpo di pistola; il malcapitato viene trascinato dal cavallo per qualche centinaio di metri prima che Tex riesca a spezzare la fune e fermare il cavallo («Pezzo di idiota!» pensa Tex mentre salta in groppa. E ancora: «E non potevi farlo prima, testa di vitello?» mentre Bruckman grida «Aiutooo!... Parlerò!»). Quando Carson arriva a soccorrerlo, Bruckman lo accoglie così: «Maledizione! ... Peggio degli indiani, siete!»
    A pag.104 del n.150 viene mostrato e descritto il trucco del marchio, grazie al quale i ladri di bestiame riescono a far sparire le bestie rubate: «Mani rapide afferrano il ferro da marchio rovente e applicandolo sopra il segno già esistente lo tramutano da "L.C." in "□.O.", il marchio "Box O." di Stan Owens».
    In questa storia ci sono pochi cadaveri: durante l’agguato a pag.14-17 del n.150 muoiono lo sceriffo Larrimer, complice del gambler Hogan, ed Herb Driscoll, un ladro di cavalli che lo sceriffo aveva lasciato uscire di prigione e comprato affinché lo aiutasse nel tentativo di eliminare Tex e Carson. Tuttavia, alla fine, Tex raddrizza i torti vincendo al gioco tutti gli averi dei principali responsabili delle rapine e del raggiro, Hogan e Owens, e punisce Hogan ferendolo alle mani, ma poi li lascia entrambi andare, così come aveva promesso allo sceriffo di Silver City durante un gustosissimo scambio di battute (cfr. pag.26-28 del n.151).
    A pag.17 del n.151 Tex dice che già un volta gli è capitato di trovarsi "in una situazione del genere, e allora le cose finirono piuttosto tragicamente", ragion per cui vuole "provare una strada diversa... una strada che permetta il ritorno del figliuol prodigo nella casa del padre già pronto a perdonare". Si riferisce all’avventura Agguato tra le rocce n.68-69 in cui Red Mac Kennet, smascherato come il vero autore dei furti di bestiame ai danni del padre, moriva tragicamente dopo aver tentato di fuggire.
    Oltre al "figliol prodigo", in questa storia vi sono altri riferimenti biblici: a pag.71 del n.149, parlando con Louis Cardigan Tex dice: «A proposito di fratelli, anche Caino e Abele lo erano...» e Carson completa: «Il che non impedì a Caino di appioppare una bella randellata sulla zucca dell’altro!»; a pag.84 del n.150 Carson dà del Caino a Tex («Da tipi come te c’è sempre da aspettarsi di tutto. Sai chi mi ricordi? [...] Quel gorilla che prese a randellate in testa il povero Abele... Caino!»); a pag.40 del n.150 Tex si riferisce a Randy quando dice di "aver individuato il Giuda della faccenda", mentre a pag.15 del n.151 Tex chiama Randy "giovane Giuda", dopo averlo fatto svolazzare al di là della finestra, presente il padre.
    Se la sfida finale de L’ultimo poker può essere considerata la partita fra le partite, tuttavia ricordiamo qualcun’altra delle decisive "mani" giocate da Tex nel corso della sua saga, ciascuna con un ben preciso scopo nel corso della rispettiva indagine: in New Orleans n.72-73 la partita a poker diventa il mezzo per dare una lezione ad un baro in procinto di derubare impunemente un onesto e ignaro giocatore; in Texas Bill (cit.) il prezzo di un ricatto, pagato con banconote false, diventa la posta in gioco in una sfida a poker alla quale Tex prende parte con lo scopo di "spaventare i pesci piccoli, in attesa di gettare la rete sul grosso squalo" (cfr. pag.23 del n.182); ne Il gioco è aperto n.229-232 (meglio conosciuta come Il Clan dei Cubani) il tavolo da poker è uno dei luoghi intorno ai quali condurre un’indagine su una banda di giocatori disonesti: le forti somme puntate, le vincite di Tex, gli avvertimenti e le minacce - prima sottili e poi scoperti - rivolti ai bari durante il gioco, sono tutti elementi di una vasta strategia di provocazione.
    Nella versione Tex Nuova Ristampa le copertine del maestro Aurelio Galleppini hanno subito diverse modifiche riguardanti l’intensità dei colori, i colori di titoli, sfondi e abiti dei personaggi, la centratura e la relativa riduzione delle immagini, i caratteri e la centratura dei titoli. In particolare si osservi il cambiamento degli sfondi delle copertine del n.150 e del n.151: nel primo caso, la policromìa cede il passo ad un giallo intenso e a delle montagne stagliate all’orizzonte, mentre, nel secondo caso, uno sfondo completamente bianco lascia il posto ad uno sfondo giallo e "legno" (forse per dare l’idea della luce delle lampade che illumina la scena); inoltre, gli abiti del tizio in primo piano (gilet azzurro, cappello azzurro, camicia rosa, pantaloni viola) diventano rispettivamente tinta cuoio, verde, rosso e blu.
    Sfogliando l'edizione Tex Nuova Ristampa della storia in oggetto, notiamo diverse altre modifiche rispetto all'originale, a parte il rifacimento dei balloon e molte correzioni e/o aggiunte riguardanti le onomatopee. Riportiamo qui di seguito alcune tra le modifiche più significative.
    n.149: la didascalia nel colonnino di pag.59, da «Il sinistro sibilare delle pallottole toglie ai tre banditi ogni velleità di insistere nel criminoso piano, e, un attimo dopo, filano via ventre a terra.» diventa «Il sinistro sibilare delle pallottole toglie ai banditi ogni velleità d’insistere nel loro piano criminoso. Un attimo dopo, i tre filano via ventre a terra... »; «Stai tranquillo!» diventa «Stai calmo!» e nel colonnino compare il disegno di una caffettiera sul fuoco (pag.63); «Siete da queste parti per quello?» diventa «Vi trovate da queste parti per quello?» (pag.64); "sino" diventa "fino" e viene eliminato l’aggettivo "diverse" che precedeva "centinaia", riferito ai capi di bestiame (pag.65); "erano mascherati" viene modificato in "avevano il volto coperto" (pag.67); "nella zona" diventa "in questa regione" (pag.70); il nome del gambler Hogan, da Cris diventa Chris (da pag.77); la prima delle due frasi pronunciate da Hogan all’inizio di pag.83 «Vedi di toglierli dai piedi.» viene spostata e inserita nella vignetta in basso a destra di pag.82, dove va a sostituire "UHM!"; nel colonnino di pag.84 compaiono una bottiglia e un bicchiere; «Qualcosa mi dice che il nostro uomo di legge è qualcosa di più e di peggio del solito tipo di gradasso [...]!» diventa «Un uccellino mi dice che il nostro uomo di legge ha l’aria di essere qualcosa di più del solito tipo di gradasso [...]!» (pag.87); nella tavola di pag.88 vengono aggiunti alcuni sfondi all’interno del ristorante; «Continuate a tenere i pollici nella cintola, sceriffo.» diventa «Tenete i pollici nella cintola, sceriffo.» (pag.95); Il grido di terrore dello sceriffo «NO! NOOO!» all’idea di affrontare Tex viene sostituito da «!» (pag.98); la frase pronunciata da Tex a pag.104 «Io posso tutt’al più presentarvi il mio vecchio pard... Kit Carson!» diventa «Io posso tutt’al più presentarvi al mio pard... Kit Carson!»; nel colonnino di pag.104 compare una pistola.
    n.150: viene eliminato l’epiteto "piovra" riferito a Hogan e l’inizio della frase della vignetta successiva «Hogan, naturalmente, è il più attaccato di tutti [...]!» diventa «Hogan è il peggiore di tutti [...]!» (pag.5); nella prima vignetta di pag.7 viene eliminato "Grazie ancora, comunque, e se", mentre nella vignetta centrale "una settimana" diventa "un po’ di tempo"; alla frase di Hogan «O preferisci forse restarci sino al giorno del giudizio?» viene aggiunto «E magari finire sotto due metri di terra?» mentre la risposta dello sceriffo «Il fatto è che non mi piacciono i conti in sospeso!» diventa «Il fatto è che non vorrei farla passare liscia a quel Willer!» (pag.8); «Come finisce una sparatoria saltano tutti fuori, anche dalle cantine!» diventa «Come finisce una sparatoria, i topi saltano fuori anche dalle cantine!» (pag.18); «Pura verità, Willer.» diventa «Proprio così, Willer.» (pag.19); «A che stai pensando?» diventa «Che cosa stai pensando?» (pag.28); «Attento a dove mettete i piedi!» diventa «Attento a come vi muovete!» (pag.32, in basso); «Spero che non vorrete negarmi il racconto del motivo che ha causato la lite!» diventa «Spero che non vorrete tacermi il motivo che ha causato la lite.» (pag.42); la prima delle due frasi pronunciate da Cardigan nella vignetta finale di pag.43 «Ma come è possibile?» viene spostata e inserita nella vignetta precedente, dove va a sostituire "?!"; viene eliminato il balloon contenente «Bueno!» (pag.56, in alto a sinistra); "ottenevano" diventa "ottengono" (pag.107 in basso a destra); "abbiamo in mano tutti gli assi" diventa "disponiamo di tutti gli assi" (pag.108); «Willer e quel suo vecchio cammello?» diventa «Willer e quel suo vecchio tirapiedi?» (pag.112, in alto a destra).
    n.151: la parte finale della spiegazione di Carson "... naturalmente della identica misura del vostro marchio, per ottenere un "Box O". Vedete? ... Bastava rovesciare il ferro!" diventa "... naturalmente della identica misura del vostro marchio, ma rovesciate, per ottenere un "Box O". Vedete?" (pag. 12 in basso a sinistra, dove viene eliminata anche la didascalia relativa alla corrispondenza tra quadrato-scatola-box); scompare "quel" davanti a "Rick" (pag.20, vignetta centrale a destra); "barmans" viene sostituito con "barmen" (pag.44 in alto a destra; viene eliminato il pensiero di Hogan «Ci sta cascando...» (pag.48, vignetta centrale); appare riscritta da un’altra mano, ma con identico testo, il foglietto che Tex porge a Hogan (pag.51 vignetta centrale a sinistra).

    Incongruenze
    Da pag.77 del n.149 della versione Tex Nuova Ristampa il nome di battesimo del gambler Hogan, Cris, viene corretto in Chris.
    Nella vignetta centrale a pag.36 del n.150 Tex viene disegnato con il cappello in testa, anche se non lo aveva nella vignetta precedente e lo raccoglie da terra due vignette dopo. L’errore viene corretto nella versione Tex Nuova Ristampa.
    A pag.50 del n.151, riferendosi a Hogan, Tex lo chiama erroneamente Hogart. L’errore viene corretto nella versione Tex Nuova Ristampa.
    Nella versione Tex Nuova Ristampa da pag.23 a pag.27 del n.150 (cfr. anche pag.43 e 44) vengono apportate delle correzioni alla struttura della casa del ranch di Cardigan (cfr. in particolare il tetto e il portico) per renderlo conforme alla prima rappresentazione, a pag.70 del n.149. Tuttavia, nonostante il portico venga aggiunto anche a pag.9 n.151, da pag.11 a pag.19 la facciata della casa alterna il portico alla staccionata, che non viene ritoccata nelle vignette in cui Randy, colpito da Tex all’interno della casa, fracassa il vetro della finestra e piomba sul portico.

    Frasi
    Tex: «Il nostro baldo giuocatore se ne va!»
    Carson: «Vedo. Sai cosa mi ricorda, quel tipo? ... Una tigre che ho visto tanto tempo fa nella gabbia di un circo.»
    Tex: «A me uno di quegli squali che seguono le navi, sempre pronto ad avventarsi su ciò che viene buttato a mare.»
    n.149, pag.87

    Randy: «Ranger o non ranger, vi farò sistemare da qualcuno la cui ombra è molto più grande della vostra.»
    Tex: «Sentito?»
    Carson: «Uhm!... Forse è amico di qualche elefante!»
    Tex: «Il che mi meraviglierebbe molto!... Tipi come lui di solito trovano amici solo fra i serpenti!»
    n.150 pag.34

    Carson: «Se non sei defunto sinora, nonostante le tonnellate di maledizione che ti hanno scagliato contro i più insigni farabutti di mezza America, vuol dire che sei destinato a diventare un nuovo Matusalemme!»
    Tex: «Grazie!»
    n.150, pag.84

    Carson: «Cosa ti ha trattenuto dal dirglielo?»
    Tex: «Che cosa?»
    Carson: «Che il tuo poker di donne con scorta di asso erano il risultato di un capolavoro truffaldino?»
    Tex: «Tu credi?»
    Carson: «Potenze del Cielo!... Vorresti darmi a bere che quelle quattro donne ti sono cadute in mano da sole?»
    Tex: «Forse ho del fascino!»
    Carson: «Buon Dio!... Tu, di affascinante, hai soltanto le mani quando sfilano le Colt dalle fondine!»
    Tex: «Diciamo allora che quelle quattro brave reginette, visto che giocavo soltanto a fin di bene, si erano fermate nelle mie vicinanze saltando fuori solo al momento giusto!»
    Carson: «Ti venga un colpo! ... Credo di indovinare come hai fatto, ma non voglio chiederti più niente! Mi faresti ingoiare qualche altra storia da far piangere i vitelli! ... Alla tua salute, vecchio imbroglione!»
    Tex: «Alla tua, vecchio cammello!»
    n.151, pag.61-62
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    Randy: «Ranger o non ranger, vi farò sistemare da qualcuno la cui ombra è molto più grande della vostra.»
    Tex: «Sentito?»
    Carson: «Uhm!... Forse è amico di qualche elefante!»
    Tex: «Il che mi meraviglierebbe molto!... Tipi come lui di solito trovano amici solo fra i serpenti!»

    :inchino:

    Edited by Shagrath82 - 4/3/2024, 22:35
     
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    Tex n. 149 , mensile
    Trading post

    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Virgilio Muzzi
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Tex e Carson vengono inviati sul Gila River: l’allevatore Louis Cardigan è vittima dei razziatori di bestiame e suo figlio Randy, soprastante del ranch, è stato visto far comunella con Chris Hogan, un gambler di Sheldon.


    In questo numero: da pag. 5 a pag. 49, si conclude l’avventura precedente (disegni di Ticci); da pag. 50 a pag. 114, "Gila River" (disegni di Muzzi).
     
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    Tex n. 150 , mensile
    "Sunset" Ranch
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Virgilio Muzzi
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Dopo aver saldato il conto all’ignobile sceriffo di Sheldon, complice dei razziatori di bestiame che agiscono ai danni del Sunset Ranch di Louis Cardigan, Tex e Carson scoprono che l’inganno si regge sulla complicità dell’indegno figlio dell’allevatore, il bellimbusto Randy. Il ragazzo è caduto nelle grinfie della banda capeggiata dal baro professionista Chris Hogan: i banditi modificano il marchio a fuoco impresso sul bestiame di Cardigan, nascondono i bovini nei terreni del truffaldino allevatore Owens e poi fanno sparire le bestie rubate in Messico.
     
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    Tex n. 151 , mensile
    L'ultimo poker
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Virgilio Muzzi
    Copertina: Aurelio Galleppini

    Rinsavito grazie a Tex, dopo aver quasi ridotto sul lastrico il padre rubandone il bestiame per pagare i debiti di gioco, Randy Cardigan si pente degli errori commessi. Quanto a Hogan e Owens, i capi della cricca di razziatori, ridicolizzati da Willer durante una tesa partita a poker, vengono spogliati di ogni avere e cacciati via.


    In questo albo: da pag. 5 a pag. 62, si conclude l’avventura precedente (disegni di Muzzi); da pag. 63 a pag. 114, "Mescaleros!" (disegni di Letteri).
     
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    Una di quelle partite che fanno storia!
    “Forse ho del fascino!” è una delle battute più belle di una storia, “Gila River”, che di per sé è un formidabile condensato di battute a raffica. Non mancano certo sparatorie, trappole, grugni massaggiati dai pugni di Tex, e perfino uno sceriffo esautorato e cacciato dal paese con tanto di stella bucata da una pallottola del nostro Eroe, ma la parte del leone la fanno i dialoghi tra Tex e Carson, e tra i due pards e gli avversari che si trovano di fronte in questa avventura: un giocatore professionista e baro, uno sceriffo prepotente e venduto, un allevatore spregiudicato e ladro, e il giovanotto destinato a essere convertito a suon di sganassoni texiani sulla via del “Sunset Ranch”, ossia il giovane Randy Cardigan, il “figliol prodigo” che, dopo avere rubato al padre, cerca di rimediare ai suoi errori grazie soprattutto a certe “lezioni che non si scordano tanto facilmente”.
    Rileggendo la storia, l’elemento che mi ha ancora una volta colpito è quanto il Tex di Gian Luigi Bonelli sia immediato, pragmatico, tutto teso all’azione: nessuna frattura interiore, nessun dubbio, nessun amletismo. Tex è tutto nel suo agire e tale operosità si esprime attraverso una certa rudezza e spavalderia comportamentale, una forte carica di simpatia umana e un linguaggio che è tanto violento e trasgressivo quanto è vivace, ironico e sprezzante.
    Sono tutti elementi che hanno contribuito a rendere Tex un personaggio estremamente affascinante anche agli occhi di molte donne, di carta e non, a partire da quelle effigiate sulle carte da poker, checché ne dica Carson: «Tu, di affascinante, hai soltanto le mani, quando sfilano le colt dalle fondine!»

    Volendo tentare un abbozzo di analisi, potremmo dire che nelle storie di Tex il gioco è presente a un triplice livello.
    Innanzitutto, l’insieme di regole che guida il comportamento del ranger si inscrive all’interno di un gioco ben preciso ossia l’eterna partita tra il Bene e il Male; il gioco di botta e risposta tra Tex e i suoi antagonisti si configura come sfida, competizione, partita, nella quale la mossa di apertura – l’azione violenta che va a turbare una pace comunque provvisoria – spetta sempre al cattivo, mentre a Tex spetta l’azione rivendicativa a beneficio di tutti coloro – le pedine? – che hanno patito i torti, ma che non hanno saputo/potuto difendersi e farsi giustizia da sé.
    Inoltre, le avventure di Tex presentano spesso delle situazioni di gioco nel senso vero e proprio di gioco d’azzardo, con tanto di case da gioco, bische galleggianti e gambler lestofanti, e la parte da leone la fa certamente il poker.
    Infine, il gioco è presente in modo continuato e caratterizzante nel linguaggio dei quattro pards e degli altri personaggi attraverso una serie composita di termini e di espressioni di carattere figurato, metafora del confronto che, di volta in volta, oppone Tex & pards agli avversari di turno.
    “L’ultimo poker” è la storia che rappresenta più emblematicamente questo triplice livello, non solo per i molteplici e divertenti dialoghi interamente recitati su registri ludici, ma anche perché, al termine dell’indagine che conduce Tex e Carson alla coppia formata dal gambler Hogan e dal suo socio Owens, la partita a poker rappresenta la mossa conclusiva, quasi la sublimazione del duello finale tra Tex e il giocatore professionista; alla fine della partita, non solo gioco di carte, ma anche gioco di nervi e d’astuzia nonché gran commedia, rispettivamente giocato, condotto e recitata da Tex con indubbia maestria, il gambler perde tutto: la sfida, il denaro, la reputazione e la possibilità di usare le mani “per ammaestrare un mazzo di carte o estrarre una coppia di derringer” (cfr. pag. 56 del n.151).
    Da notare che Tex non si limita a vincere la partita, ma addirittura stravince; l’asso di picche che “regala” a Hogan affinché lo conservi “come ricordo di una bella partita” è quello che avrebbe permesso a Hogan di battere il poker di donne di Tex con un poker d’assi, sebbene fosse già sicuro di batterlo con il full di tre assi e due re che riteneva essere la mano vincente, dopo aver pescato l’asso che lui stesso aveva lasciato in fondo al mazzo.
    Tex baro? G. L. Bonelli pare proprio suggerirci di sì, ma “soltanto a fin di bene”. Dopotutto, in un universo in cui l’eroe ristabilisce la giustizia tramite una prassi sbrigativa che spesso prevede l’impiego degli stessi sistemi usati dagli avversari, cosa c’è di meglio di un baro per intrappolarne un altro? Sempre che questo baro sia, come infatti è, “al servizio della giustizia”.

    Fonte: Michela Feltrin, fb
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