[SCHEDA] Wolfang Amadeus Mozart

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    13 августа 2013

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    Paese: Austria
    Genere: Musica sinfonica, suonate, musica da camera, opere

    Biografia:

    La nascita e la famiglia

    Wolfgang Amadeus Mozart nacque al numero 9 di Getreidegasse a Salisburgo, capitale dell'arcivescovato di Salisburgo, all'epoca territorio sovrano appartenente al Sacro Romano Impero nel Circolo Bavarese. Wolfgang fu battezzato il giorno dopo la sua nascita presso la cattedrale di San Ruperto.
    La notizia della nascita di Wolfgang venne data dal padre Leopold in una lettera del 9 febbraio 1756 a un amico di Augusta, Johann Jakob Lotter:

    « Ti informo che il 27 gennaio, alle otto della sera, la mia cara moglie ha dato felicemente alla luce un bambino. Si era dovuta rimuovere la placenta e perciò ella era estremamente debole. Ora invece, grazie a Dio, sia il bimbo che la madre stanno bene. Il bambino si chiama Joannes Chrysostomus, Wolfgang, Gottlieb. »




    I genitori di Wolfgang avevano quasi la stessa età (la madre differiva dal marito di un solo anno) ed erano personaggi attivi dell'epoca: il padre Leopold, compositore e insegnante di musica, ricopriva l'incarico di vice Kapellmeister presso la corte dell'arcivescovo Anton von Firmian; la madre Anna Maria Pertl (1720- 1778) era figlia di un prefetto.
    Dei sette figli di Leopold e Anna Maria, Wolfgang a parte, l'unica non morta durante l'infanzia era la sorella maggiore Maria Anna (1751–1829), detta Nannerl o Nannette.

    Genio precoce (1756-1769)
    Il bambino dimostrò un talento per la musica tanto precoce quanto straordinario, un vero e proprio bambino prodigio: a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi, a cinque componeva. Esistono vari aneddoti riguardanti la sua memoria prodigiosa, la composizione di un concerto all'età di cinque anni, la sua gentilezza e sensibilità, la sua paura per il suono della tromba. Inoltre aveva la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni (il cosiddetto orecchio assoluto).
    Leopold definiva suo figlio come "il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo" ed è ragionevole ritenere che il grandissimo talento mostrato dal piccolo Amadeus abbia motivato nel padre una responsabilità molto grande, oltre quella di un semplice genitore o insegnante. Contrariamente a quanto riportato da alcuni, tra cui la figlia Nannerl, Leopold continuò a svolgere con cura i suoi servizi a corte, ma dedicò grandissima energia, molto tempo e denaro nell'educazione musicale dei figli, anche con diversi viaggi in Europa che oltre a segnarlo fisicamente hanno probabilmente arrestato l'avanzamento della sua carriera professionale a corte.
    Quando non aveva neppure cinque anni, il padre portò Amadeus e la sorella, pure assai dotata, a Monaco, affinché suonassero per la corte del Principe elettore bavarese Massimiliano III; alcuni mesi dopo, andarono a Vienna, dove furono presentati alla corte imperiale e in varie case nobiliari.
    Verso la metà del 1763 egli ottenne il permesso di assentarsi dal suo posto di vice Kapellmeister presso la corte del principe vescovo di Salisburgo.
    Tutta la famiglia intraprese così un lungo viaggio nel continente, che durò più di tre anni. I Mozart soggiornarono nei principali centri musicali dell'Europa occidentale della seconda metà del Settecento: Monaco di Baviera, Augusta, Stoccarda, Mannheim, Magonza, Francoforte, Bruxelles e Parigi (dove trascorsero il primo inverno), poi la lunga sosta a Londra fino al luglio del 1765, quindi di ritorno attraverso L'Aja, Amsterdam, Parigi, Lione, la Svizzera e infine il rientro a Salisburgo nel novembre 1766.

    Mozart suonò nella maggior parte di queste città, da solo o con la sorella, ora presso una corte, ora in pubblico, ora in una chiesa. Le lettere che Leopold scrisse ad amici di Salisburgo raccontano l'universale ammirazione riscossa dai prodigi di suo figlio.
    A Parigi incontrarono molti compositori tedeschi e qui furono pubblicate le prime composizioni di Mozart (sonate per clavicembalo e violino, dedicate a una principessa reale; cfr. KV 6-9).
    A Londra conobbero, tra gli altri, Johann Christian Bach, il figlio più giovane di Johann Sebastian e una delle figure di primo piano della vita musicale londinese: sotto la sua influenza, Mozart compose le sue prime sinfonie (n. 1, n. 4 e K 19a). Seguì un'altra sinfonia durante il soggiorno a L'Aja, nel viaggio di ritorno (Sinfonia n. 5).
    Dopo poco più di nove mesi trascorsi a Salisburgo, i Mozart partirono per Vienna nel settembre 1767, dove restarono per quindici mesi, escluso un intervallo di dieci settimane trascorse a Brno (Brünn) e Olomuc (Olmütz) durante un'epidemia di vaiolo. Durante questo periodo Mozart compose un dramma in latino, Apollo et Hyacinthus (rappresentato in seguito per la prima volta all'Università di Salisburgo) e un Singspiel tedesco in un atto, Bastien und Bastienne (K 50), che fu rappresentato privatamente. Maggiori speranze furono riposte nella prospettiva di vedere rappresentata nel teatro di corte un'opera buffa italiana, La finta semplice (K 51), che tuttavia vennero deluse, con grande indignazione di Leopold.

    Una grande messa solenne (probabilmente la Messa solenne in Do minore "Weisenhausmesse", K 139) fu invece eseguita alla presenza della corte imperiale in occasione della consacrazione della chiesa dell'Orfanotrofio. La finta semplice venne rappresentata l'anno seguente, 1769, nel palazzo dell'arcivescovo a Salisburgo. In ottobre Mozart fu nominato Konzertmeister onorario presso la corte salisburghese.
    Appena tredicenne, Mozart aveva acquisito una notevole familiarità con il linguaggio musicale del suo tempo. Le prime sonate di Parigi e Londra, i cui autografi includono l'ausilio della mano di Leopold, mostrano un piacere ancora infantile nel modellare le note e la tessitura musicale. Le sinfonie di Londra e de L'Aja attestano la rapida e originale acquisizione da parte di Mozart della musica che aveva incontrato. Analoghe dimostrazioni provengono dalle sinfonie composte a Vienna (come la Sinfonia n.6 e, specialmente, n. 8), caratterizzate da una tessitura più ricca e da uno sviluppo più approfondito. La sua prima opera italiana, poi, mostra un veloce apprendimento delle tecniche dello stile buffo.

    Mozart in Italia (1769-1773)
    « La nostra musica da chiesa è assai differente di quella d'Italia, e sempre più, che una Messa con tutto il Kyrie, Gloria, Credo, la Sonata all'Epistola, l'offertorio ò sia Mottetto, Sanctus ed Agnus Dei e anche la più Solenne, quando dice la Messa il Principe stesso non ha da durare che al più longo tre quarti d'ora. Ci vuole uno studio particolare per questa sorta di composizione, e che deve però essere una Messa con tutti strumenti - Trombe di guerra, Tympani etc. »
    (Wolfgang Amadeus Mozart, 1776)

    Dal 1769 al 1773 Wolfgang effettuò con il padre tre viaggi in Italia, durante i quali suonò e ascoltò musica nelle varie città.


    I soggiorni milanesi diventeranno un'importante esperienza formativa: Mozart (talvolta chiamato "Volgango Amadeo") rimarrà a Milano complessivamente per quasi un anno della sua breve vita. Incontrò musicisti (Johann Adolph Hasse, Niccolò Piccinni, Giovanni Battista Sammartini, Johann Christian Bach e forse anche Giovanni Paisiello), cantanti (Caterina Gabrielli) e scrittori (Giuseppe Parini, che scrisse per lui alcuni libretti).
    Hasse rimase molto colpito dalle capacità del ragazzo, tanto che disse: "Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti".
    Tra le più importanti conoscenze che fece Mozart spicca quella del conte Carlo Giuseppe di Firmian, descritto come il "Re di Milano", un colto e influente mecenate. Il suo supporto sarà vitale per il successo dell'intero viaggio in Italia.
    Lasciò Milano il 15 marzo 1770, per tornarci più volte in seguito. Arrivato a Lodi, sulla strada per Parma, scrisse le prime tre parti, Adagio, Allegretto e Minuetto, del Quartetto per archi n. 1, K 80, completato con il Rondò che scriverà più tardi, forse a Vienna (1773) o a Salisburgo (1774). Tornerà a Milano per rappresentare le sue opere liriche. L'ultima a debuttare in un teatro italiano fu il Lucio Silla, nel 1772.
    L'epistolario di Mozart, noto anche per la giocosità scurrile delle lettere in esso contenute, è stato reso pubblico nella sua interezza solo in tempi recenti. Per curiosità se ne propongono alcuni estratti.

    «Vedi, sono capace di scrivere in tutti i modi che voglio, elegante o selvaggio, corretto o contorto. Ieri ero di pessimo umore e il mio linguaggio era corretto e serio; oggi sono allegro e il mio stile è contorto e giocoso».

    «Oui, con quanto sentimento defeco sul tuo naso, così che ti coli sul mento». Alla cugina Maria Anna, chiamata affettuosamente Bäsle.

    «Ieri ascoltammo il re scoreggione / Era dolce come torrone / E benché non fosse granché in voce / Rumoreggiava in modo atroce». Alla madre

    «Sono dispiaciuto di sentire che Herr Abate Salate ha avuto un colpo apoplettico, ma spero che con l'aiuto del Signore Truffatore le conseguenze non siano un insano pantano» (1777).

    «Ora le comunico una notizia che forse saprà già: quell'ateo e arcibirbone di Voltaire, è morto come un cane. Che ricompensa!» lettera al padre Leopold (1778).


    Un altro importante soggiorno fu quello di Bologna (in due riprese, da marzo a ottobre 1770). Ospite del conte Gian Luca Pallavicini, ebbe l'opportunità di incontrare musicisti e studiosi (dal celebre castrato Farinelli ai compositori Vincenzo Manfredini e Josef Mysliveček, fino allo storico della musica inglese Charles Burney e padre Giovanni Battista Martini). A Parma ebbe l'occasione di assistere a un concerto privato del celebre soprano Lucrezia Agujari, detta La Bastardella.
    Amadeus prese lezioni di contrappunto da padre Martini, all'epoca considerato come il più grande teorico musicale e il più grande esperto d'Europa nel contrappunto barocco.
    A Firenze, grazie alla raccomandazione del conte Pallavicini, la famiglia Mozart ottenne udienza presso Palazzo Pitti con il granduca e futuro imperatore Leopoldo II. Ritrovarono a Firenze anche il violinista Pietro Nardini, già incontrato all'inizio del viaggio in Italia. Nardini e Wolfgang suonarono insieme in un lungo concerto serale al palazzo estivo del Granduca.
    A Roma Mozart dà una straordinaria prova del suo genio: ascolta nella Cappella Sistina il Miserere di Gregorio Allegri e riesce nell'impresa di trascriverlo interamente a memoria dopo solo due ascolti. Si tratta di una composizione a nove voci, apprezzata a tal punto da essere proprietà esclusiva della Cappella pontificia, tanto da essere intimata la scomunica a chi se ne fosse impossessato al di fuori delle mura vaticane. L'impresa ha i caratteri dello sbalorditivo, se si pensa all'età del giovanissimo compositore e alla incredibile capacità mnemonica nel ricordare un brano che riassume nel proprio finale ben nove parti vocali. La notizia della straordinaria impresa raggiunse anche il Papa, Clemente XIV.
    Il soggiorno a Roma vede Mozart impegnato in un'intensa attività compositiva. È durante questo periodo, infatti, che scrive opere come la Contraddanza K 123 (K6 73g) e l'aria Se ardire, se speranza K 82 (K6 73o).
    Dopo tale impresa i salisburghesi si recarono a Napoli, dove soggiornarono per sei settimane. Qui ebbero un incontro con il segretario di Stato Bernardo Tanucci e con l'ambasciatore britannico William Hamilton, che avevano già conosciuto a Londra. Mozart tenne anche un concerto al Conservatorio della Pietà dei Turchini, durante il quale qualcuno attribuì all'anello che portava al dito la genesi delle sue incredibili capacità musicali. Wolfgang se lo tolse e lo posò sulla tastiera, dimostrando che il suo talento non derivava da virtù magiche.
    A parte la scaramanzia, Napoli nel 1770 era la Capitale della Musica oltre che quella di un Regno, e i Mozart ebbero modo di sondare il terreno della produzione musicale napoletana. Amadeus era attratto dagli innovatori della musica a Napoli: Domenico Cimarosa, Tommaso Traetta, Pasquale Cafaro, Gian Francesco de Majo e principalmente Giovanni Paisiello. Secondo il musicologo Hermann Abert, da Paisiello il giovane Mozart doveva apprendere diversi aspetti "[...] sia per i nuovi mezzi espressivi sia per l'uso drammatico-psicologico degli strumenti"[36]. Mozart a Napoli viene a imparare, tuttavia la città lo ignora, nonostante i positivi riscontri ottenuti dai Mozart durante il soggiorno a Bologna e a Roma.
    Ferdinando IV di Borbone, all'epoca diciottenne, non lo riceve a corte se non in una visita di cortesia presso la Reggia di Portici. Per Mozart non arriva nessuna scrittura nei Teatri napoletani, nessun concerto alla corte della Capitale della Musica. La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli induce il padre Leopold in una lettera al figlio del 23 febbraio del 1778 ad affermare

    « Adesso la questione è solo: dove posso avere più speranza di emergere? forse in Italia, dove solo a Napoli ci sono sicuramente 300 Maestri [...] o a Parigi, dove circa due o tre persone scrivono per il teatro e gli altri compositori si possono contare sulle punte delle dita? »

    Il viaggio di ritorno verso la casa natia iniziò con una nuova sosta a Roma, dove papa Clemente XIV gli conferì lo Speron d'Oro. Indi lasciarono Roma per recarsi sulla costa adriatica, fermandosi ad Ancona e Loreto; questo soggiorno colpì il giovane Mozart, tanto che, subito dopo il ritorno, scrisse una composizione sacra dedicata alla Madonna di Loreto dal titolo Litaniae Lauretanae Beatae Mariae Virginis, seguita tre anni più tardi, nel 1774, da una seconda.

    In seguito, i Mozart si fermarono nuovamente a Bologna, dove sostarono per qualche tempo a causa di un infortunio alla gamba di Leopold Mozart. Durante questo periodo, Wolfgang compose il Minuetto per orchestra K 122 (K673t) e un Miserere in La minore, K 85 (K6 73s). Nello stesso periodo gli fu recapitato il libretto dell'opera Mitridate, re di Ponto (scritto da Vittorio Amedeo Cigna-Santi), sul quale iniziò a lavorare.

    Fu probabilmente all'inizio di ottobre del 1770 che Mozart iniziò gli studi sotto Giovanni Battista Martini. Fu presso di lui che sostenne l'esame per l'aggregazione all'Accademia Filarmonica di Bologna (allora titolo ambitissimo dai musicisti europei). La prova consisteva nella redazione di un'"antifona di canto fermo" (Mozart presentò la sua opera Quaerite primum regnum, K. 86/73v). Il difficile e rigido esame dell'ancora giovane Mozart non fu particolarmente brillante (al musicista venne accreditato un "6"), tuttavia esistono prove del fatto che lo stesso Martini lo abbia aiutato in sede d'esame per favorirne la promozione. A riprova del travagliato esito, infatti, del cosiddetto compito di Mozart esistono oggi ben due copie, la prima esposta al Museo internazionale e biblioteca della musica e quella "definitiva" all'Accademia Filarmonica di Bologna.

    La famiglia giunse in seguito a Milano dove, il 26 dicembre, al Teatro Regio Ducale, fu eseguita la prima rappresentazione dell'opera Mitridate, che vide Wolfgang al clavicembalo. L'evento fu un clamoroso successo, al punto che furono organizzate 22 repliche.
    La tappa successiva fu costituita da un breve soggiorno a Torino, dove Mozart ebbe occasione di incontrare alcuni importanti musicisti, come il violinista Gaetano Pugnani e il quindicenne bambino prodigio Giovanni Battista Viotti. A Padova invece, Don Giuseppe Ximenes, Principe di Aragona e mecenate della musica, commissionò a Mozart un oratorio, La Betulia Liberata K 118 (K6 74c), che rimane l'unica opera di questo genere che il compositore abbia realizzato.
    A marzo del 1771 i Mozart tornarono a Salisburgo, dove rimasero fino ad agosto, quando ripartirono per un secondo viaggio in Italia, di quattro mesi.
    A Milano il 23 settembre 1771 viene rappresentata l'opera Ascanio in Alba su libretto di Giuseppe Parini, per celebrare le nozze dell'Arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este d'Austria con la Principessa Maria Beatrice Ricciarda d'Este di Modena. Nonostante il fitto programma di impegni, Mozart riuscì comunque a comporre la Sinfonia n. 13, K 112. Anche un'altra sinfonia, K 96, fu probabilmente scritta in questo periodo, nonostante rimangano ancora dubbi sulla datazione.
    Nel dicembre dello stesso anno i Mozart tornarono a Salisburgo. Dopo pochi giorni, morì l'arcivescovo Sigismund III von Schrattenbach, sostituito successivamente da Hieronymus von Colloredo. Il padre Leopold, intuendo che con il nuovo arcivescovo le possibilità di promozione si sarebbero ridotte notevolmente, organizzò un terzo viaggio in Italia per sperare di trovare una degna occupazione al figlio.
    Il terzo e ultimo viaggio in Italia durò dall'ottobre del 1772 fino al marzo del 1773, periodo in cui di rilievo è la composizione e la rappresentazione dell'opera Lucio Silla a Milano.
    Dopo un iniziale insuccesso, questa opera seria divenne ancor più rappresentata e apprezzata della precedente e applaudita Mitridate, re di Ponto.
    Stante questo successo, Leopold sperò di ottenere un posto per il figlio Wolfgang presso la corte del Granduca Leopoldo I di Toscana. Nell'attesa di avere udienza presso il granduca, Wolfgang compose i cosiddetti Quartetti Milanesi (dal K 155/134a al K 160/159a) e il famoso mottetto Exsultate, Jubilate, K 165.[54] Tuttavia la risposta del granduca fu negativa. Per tale motivo, i Mozart ritornarono a Salisburgo. Né Wolfgang né Leopold sarebbero più rientrati in Italia.

    Musicista di corte a Salisburgo (1773 - 1777)
    Dopo il ritorno dal viaggio in Italia, Mozart fu assunto come musicista presso la corte dell'arcivescovo Colloredo. Il compositore aveva un gran numero di amici e ammiratori a Salisburgo, perciò ebbe l'opportunità di concentrare la sua attività compositiva su numerosi generi, tra cui varie sinfonie (alcune delle quali appunto chiamate da Alfred Einstein Sinfonie Salisburghesi: la n. 22, n. 23, n. 24, n. 26 e n. 27), sonate, quartetti per archi, messe, serenate e alcune opere minori. Tra aprile e dicembre 1775 Mozart sviluppò un certo entusiasmo per i concerti per violino e orchestra, componendone cinque di seguito (poi rimasti gli unici di questo genere concepiti dal musicista). Gli ultimi tre (n. 3 K 216, n. 4 K 218, n. 5 K 219) attualmente sono tra i più eseguiti del repertorio mozartiano.
    Nel 1776 il suo interesse si spostò sui concerti per pianoforte, tra i quali è degno di rilievo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 9 "Jeunehomme", considerato dai critici un'opera cardine dell'evoluzione stilistica del compositore.
    Nonostante il successo artistico, lo scontento di Mozart verso Salisburgo crebbe sempre di più, e aumentarono gli sforzi per la ricerca di una posizione alternativa. Una delle ragioni si può ricercare nel basso stipendio che percepiva (150 fiorini all'anno). Un altro motivo era l'assenza di commissioni per opere, genere a cui invece Mozart amava dedicarsi. La situazione peggiorò con la chiusura del teatro di corte nel 1775.
    Due viaggi interruppero il lungo periodo salisburghese, entrambi con lo scopo di trovare una nuova occupazione: Mozart visitò Vienna con il padre dal 14 luglio al 26 settembre 1773, e Monaco dal 6 dicembre 1774 al marzo del 1775. Nessuno dei due soggiorni fu fruttifero, nonostante il successo della première dell'opera La finta giardiniera, a Monaco.

    Mannheim e Parigi (1777-1780)
    Nell'agosto 1777 Mozart chiese all'arcivescovo il permesso di assentarsi da Salisburgo e il 23 settembre, accompagnato dalla madre, partì alla ricerca di nuove opportunità, in un viaggio che lo avrebbe portato a visitare Augusta, Mannheim, Parigi e Monaco.
    Mozart e la madre si recarono in primo luogo ad Augusta, facendo visita ai parenti paterni; qui Wolfgang iniziò una vivace amicizia con la cugina Maria Anna Thekla (con la quale in seguito tenne una corrispondenza piena di umorismo allegro e osceno con frequenti riferimenti coprofili e coprofagi).
    Alla fine di ottobre Mozart e la madre giunsero a Mannheim, la cui corte dell'Elettore Palatino era una delle più famose ed evolute in Europa sul piano musicale. Mozart vi soggiornò per più di quattro mesi, durante i quali divenne amico di vari musicisti, insegnò musica e suonò. Fu a Mannheim che Mozart si innamorò di Aloysia Weber, un soprano, seconda delle quattro figlie di un copista di musica. In questa città si dedicò anche alla composizione, con la stesura della Sonata per pianoforte n. 7, dei Concerti per flauto e orchestra n. 1 e n. 2 e di altre composizioni minori.
    A Mannheim, però, Mozart non riuscì a trovare impiego, per cui partì per Parigi, insieme a sua madre, il 14 marzo 1778.
    In una delle sue lettere si cita un possibile incarico da organista presso la Reggia di Versailles, ma Mozart non si mostrò disponibile ad accettarlo. Presto si ritrovò nei debiti e dovette impegnare alcuni suoi oggetti di valore.
    Tra le composizioni più famose scritte durante il viaggio a Parigi si ricordano la Sonata per pianoforte n. 8 K. 310/300d e la Sinfonia n. 31 (anche chiamata, appunto, Parigi); la prima fu eseguita per la prima volta a Parigi il 12 giugno 1778, la seconda il 18 dello stesso mese.
    Il giorno della prima della sinfonia, il 18 giugno, sua madre era seriamente malata. Secondo Halliwell, si ritardò a chiamare un medico a causa della mancanza di liquidità. Anna Maria Pertl coniugata Mozart, morì il 3 luglio 1778 e fu sepolta nel cimitero di Saint Eustache; al suo funerale erano presenti solo il figlio Wolfgang e l'amico Heina.
    Durante il soggiorno a Parigi, Leopold negoziava con l'arcivescovo la riassunzione del figlio alla corte di Salisburgo. Con l'aiuto della nobiltà locale, fu offerto a Wolfgang un posto come konzertmeister e organista di corte, con un salario annuo di 450 fiorini. Dopo aver lasciato Parigi nel settembre 1778, sostò a Mannheim e a Monaco, serbando ancora qualche speranza di ottenere qualche incarico al di fuori di Salisburgo. A Monaco, in particolare, incontrò nuovamente Aloysia, nel frattempo divenuta una cantante di successo, che però non si dimostrò più interessata al compositore.

    Rottura con l'Arcivescovo e permanenza a Vienna (1780-1781)
    A metà gennaio del 1779 Mozart tornò a Salisburgo e il 17 accettò la nomina a organista di corte; nel periodo 1779-80 la sua attività compositiva fu regolare e la sua produzione musicale manifestò una maggiore maturità acquisita grazie all'esperienza fatta durante l'ultimo viaggio all'estero. Fra le sue opere più notevoli di questo periodo si trovano tre importanti sinfonie (Sinfonia n. 32 in sol maggiore K 318, Sinfonia n. 33 in si bemolle maggiore K 319 e Sinfonia n. 34 in do maggiore K 338), oltre alla cosiddetta serenata "Posthorn" K 320, alla Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in mi bemolle maggiore K 364 e alla Messa in do maggiore K 317 detta "dell'Incoronazione"; al di là delle apparenze, tuttavia, lo stato d'animo del compositore non era affatto tranquillo.
    Il suo padrone, l'arcivescovo Hieronymus von Colloredo, non era propriamente un oscurantista: aderiva al programma di riforme promosse dall'imperatore Giuseppe II, favoriva la cultura e la ricerca e il suo governo manifestava una certa apertura sul piano politico e religioso. Attuò però una politica di tagli e di riduzioni di spese nell'ambito delle istituzioni musicali cittadine, fra l'altro chiudendo gli spazi riservati al teatro musicale; negli anni precedenti Mozart si era lamentato più volte, nelle sue lettere, della scarsa considerazione in cui Colloredo teneva la musica e i musicisti e del fatto che a Salisburgo non si potessero rappresentare né ascoltare opere liriche.
    Dopo il suo ritorno a Salisburgo, il massimo desiderio di Mozart era quello di comporre melodrammi, e in particolare opere italiane, un genere musicale per il quale egli si sentiva particolarmente portato; era dai tempi della Finta giardiniera, cioè da sei anni, che Mozart non si cimentava in questo tipo di opere. Dopo il ritorno da Parigi, però, e fino all'estate del 1780, il catalogo mozartiano registra due soli tentativi nel campo della musica per il teatro: l'incompiuto Zaide e le musiche di scena per il dramma Thamos, re d'Egitto.
    Verso la fine dell'estate 1780, la corte di Monaco commissionò a Mozart la realizzazione dell'opera seria Idomeneo, ossia Ilia ed Idamante; Mozart iniziò a comporla nel mese di ottobre e il 5 novembre 1780 partì per Monaco, con il permesso, da parte dell'arcivescovo, di rimanervi sei settimane allo scopo di ultimare l'opera e curarne l'allestimento.
    Il 29 gennaio 1781 Idomeneo andò in scena; nulla sappiamo di certo sul suo esito (comunque l'opera fu replicata il 3 febbraio e il 3 marzo); nemmeno si conosce il motivo per il quale Mozart, contrariamente alle sue aspettative, non riuscì a ottenere un impiego come compositore presso la corte di Monaco.
    Mozart partì da Monaco il 12 marzo alla volta di Vienna, obbedendo a un ordine dell'arcivescovo che proprio in quel periodo si era recato nella capitale e desiderava ora farvi esibire i propri musicisti di corte; in tal modo l'arcivescovo contava di accrescere il proprio prestigio nei confronti dell'aristocrazia viennese.
    Il 16 marzo 1781 Mozart giunse a Vienna[85]. Ora Mozart accusava apertamente l'avarizia e l'ingiustizia dell'arcivescovo, chiedeva rispetto per la sua dignità d'artista e soprattutto non intendeva più accettare che Colloredo lo trattasse come un servo; agli inizi di maggio, dopo un litigio con l'arcivescovo, Mozart presentò per iscritto a quest'ultimo le proprie dimissioni[86]. Sulle prime, le dimissioni non furono accettate; il camerlengo dell'arcivescovo (conte Karl Joseph Felix Arco), d'accordo con Leopold Mozart, tentò più volte di convincere Wolfgang a ritirare le proprie dimissioni, ma senza successo; alla fine, in un ultimo, teso colloquio, lo spazientito conte Arco buttò letteralmente fuori Mozart con una pedata nel fondoschiena. Mozart narrò l'episodio al proprio padre in una risentita lettera datata 9 giugno:

    « Questo dunque è il conte che (stando alla sua ultima lettera) mi ha tanto sinceramente a cuore, questa è dunque la corte dove dovrei servire, una corte in cui uno che intende presentare una supplica per iscritto, invece di essere agevolato nell'inoltrarla, viene trattato in questo modo? [...] Ora non ho più bisogno di mandare nessuna supplica, essendo la cosa ormai chiusa. Su tutta questa faccenda non voglio più scrivere nulla ed anche se ora l'arcivescovo mi pagasse 1.200 fiorini, dopo un trattamento simile proprio non andrei da lui. Quanto sarebbe stato facile convincermi! Ma con le buone maniere, senza arroganza e senza villania. Al conte Arco ho fatto sapere che non ho più nulla da dirgli, dopo quella prima volta in cui mi ha aggredito in quel modo, trattandomi come un farabutto, cosa che non ha alcun diritto di fare. [...] Che gliene importa se voglio avere il mio congedo? E se è davvero tanto ben intenzionato nei miei confronti, cerchi allora di convincermi con dei motivi fondati, oppure lasci che le cose seguano il loro corso. Ma non si azzardi a chiamarmi zotico e furfante e non mi metta alla porta con un calcio nel culo; ma dimenticavo che forse l'ha fatto per ordine di Sua grazia. »


    (Wolfgang Amadeus Mozart, lettera del 9 giugno 1781.)

    Nei primi giorni del maggio 1781, Mozart andò ad abitare in una stanza in affitto a casa della madre di Aloysia Weber, la signora Maria Caecilia Stamm vedova Weber; quest'ultima viveva a Vienna assieme alle tre figlie nubili, Josepha, Sophie e Constanze; con Constanze Weber, allora diciannovenne, Mozart di lì a poco si fidanzò[89]. La coppia, nonostante la contrarietà di Leopold Mozart, si sposò a Vienna, nella cattedrale di Santo Stefano, il 4 agosto 1782. Constanze ebbe numerose gravidanze, ma solo due figli sopravvissero fino all'età adulta, Carl Thomas e Franz Xaver Wolfgang.
    Nel corso del 1781 Mozart completò una serie di sei importanti Sonate per violino e pianoforte (K 296, K 376, K 377, K 378, K 379, K 380), dedicate alla sua allieva Josepha Auernhammer e pubblicate alla fine di novembre dall'editore Artaria & C. Fra le altre composizioni di quest'anno spiccano due serie di Variazioni per pianoforte, rispettivamente K 265 e K 353, nonché la Serenata in mi bemolle maggiore K 375. È incerto se la Serenata in si bemolle maggiore K 361 "Gran Partita" sia stata composta quasi del tutto a Monaco prima del marzo 1781 e poi completata a Vienna, oppure se appartenga interamente al periodo viennese.

    Il ratto dal serraglio
    Il 16 luglio 1782, al Burgtheater di Vienna, ebbe luogo con successo la prima rappresentazione de Il ratto dal serraglio, primo importante capolavoro nel genere del Singspiel. Il libretto, ambientato in Turchia, è venato di comicità popolare e, in una certa misura, attinge agli stereotipi sul mondo musulmano diffusi nell'Europa dell'epoca; tuttavia nella vicenda (particolarmente nella figura del magnanimo pascià Selim) trovano espressione le idee umanitarie e cosmopolitiche, improntate alla tolleranza, proprie dell'Illuminismo. Con quest'opera, Mozart conferisce per la prima volta a un Singspiel un'eccezionale e inedita abbondanza e complessità di contenuti musicali, specialmente nella scrittura delle parti per l'orchestra. Ciò forse impressionò il pubblico dell'epoca, se è vero l'aneddoto tradizionale secondo cui l'imperatore Giuseppe II avrebbe rimproverato a Mozart di avere adoperato "troppe note" - suscitando così l'orgogliosa risposta del compositore: "neanche una più del necessario, Maestà".
    La composizione del Ratto dal serraglio diede l'occasione a Mozart di enunciare, in una lettera a suo padre, quello che viene considerato un principio cardine della sua poetica teatrale. A proposito dell'aria di Osmin (personaggio negativo, che in questo brano esprime sentimenti di rabbia e di odio), Mozart scrive:

    « Un uomo in preda a una collera tanto violenta oltrepassa ogni norma, ogni misura, ogni limite, non è più in sé e allora anche la musica non deve essere più in sé. Ma [...] le passioni, violente o no, non devono mai essere espresse fino al punto da suscitare disgusto e la musica, anche nella situazione più terribile, non deve mai offendere l'orecchio, ma piuttosto dilettarlo e restare pur sempre musica [...]. »
    (Wolfgang Amadeus Mozart, lettera del 26 settembre 1781)

    All'estate del 1782 risale l'importante Sinfonia in re maggiore K 385 "Haffner"; dello stesso anno è anche la Serenata in do minore K 388.
    Nel periodo fra l'agosto e l'ottobre 1783 Mozart e sua moglie furono ospiti a Salisburgo, dove però la coppia non riuscì a conquistarsi la benevolenza del padre e della sorella del compositore. Nella sua città natale (dove, dopo di allora, il compositore non tornò mai più) Mozart fece eseguire, il 25 agosto 1783, la Messa in do minore K 427, ove la parte di soprano fu cantata dalla stessa Constanze; tornando a Vienna, Wolfgang e Constanze passarono da Linz, dove si fermarono un mese e dove Mozart scrisse la Sinfonia in do maggiore K 425 (3 novembre 1783), fortemente influenzata da Haydn, soprattutto nel movimento finale.
    Fra l'agosto e il novembre 1783 (ma la datazione è incerta) Mozart compose quattro importanti sonate per pianoforte: la Sonata n. 10 in do maggiore K 330, la Sonata n. 11 in la maggiore K 331 (il cui movimento finale è la celeberrima Marcia turca), la Sonata n. 12 in fa maggiore K 332 e la Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K 333, quest'ultima scritta molto probabilmente a Linz nel mese di novembre.

    La Società di musica antica
    Alla primavera del 1782 risale l'incontro di Mozart con il barone Gottfried van Swieten, un facoltoso cultore di musica barocca. Grazie a lui, Mozart poté studiare importanti composizioni di Bach e di Haendel, poco conosciute all'epoca di Mozart, ma di cui van Swieten possedeva le partiture nella sua biblioteca; la conoscenza approfondita dei maestri del contrappunto arricchì in modo significativo il bagaglio tecnico ed espressivo del Mozart maturo. Su impulso di van Swieten, Mozart, fra l'altro, trascrisse per quartetto d'archi cinque fughe del Clavicembalo ben temperato di Bach; più tardi, nominato direttore musicale della Società di musica antica promossa dallo stesso van Swieten, Mozart riorchestrò e condusse Aci e Galatea, il Messiah, Alexander's Feast e l'Ode per il giorno di Santa Cecilia di Haendel.
    La rinnovata familiarità con il contrappunto si manifestò inizialmente attraverso una serie di composizioni pianistiche in stile dotto: preludi, fughe, fantasie e suites (K 394, K 396, K 397, K 399, K 401), la cui composizione avvenne spesso su impulso della moglie Constanze, che aveva una particolare predilezione per questo stile musicale ed esortava spesso Wolfgang a scrivere fughe[105]. La perfetta assimilazione del contrappunto bachiano si manifesta pienamente nell'Adagio e fuga in do minore per quartetto d'archi K 546 (giugno 1788), che è la trascrizione di una precedente fuga per due pianoforti.
    Fra le opere che attestano il più alto livello di maturità raggiunto in questi anni dall'arte mozartiana, oltre alla già ricordata Messa in do minore K 427, si possono annoverare i sei Quartetti per archi dedicati a Haydn (K 387, K 421, K 428, K 458, K 464 e K 465).

    L'attività di pianista-compositore

    Nel periodo compreso fra l'inverno 1782-83 e la primavera del 1786, i Concerti per pianoforte e orchestra furono la più rilevante fonte di introiti per Mozart. In tale arco di tempo, Mozart ne compose quattordici, che lui stesso eseguì a Vienna, in veste di pianista e direttore d'orchestra, in una serie di concerti su sottoscrizione da lui stesso organizzati, riscuotendo notevole successo; nel marzo 1784 la lista degli abbonati ai suoi concerti comprendeva centosettantasei persone, fra cui molti esponenti dell'aristocrazia grande e piccola, vari alti burocrati statali nonché gli intellettuali più importanti della città. Questo periodo di fortuna, anche economica, si interruppe dopo il maggio 1786, in coincidenza con l'allestimento viennese de Le Nozze di Figaro: tale opera infatti, con i suoi fermenti di critica sociale, alienò a Mozart i favori del pubblico aristocratico e alto-borghese della capitale, il quale, da allora, iniziò a preferirgli musicisti magari meno geniali, ma artisticamente e politicamente meno inquietanti (come ad esempio Leopold Kozeluch).
    I due più alti capolavori della serie sono il Concerto in re minore n. 20 K 466 e il Concerto in do minore n. 24 K 491; particolarmente importanti sono anche il Concerto in la maggiore n. 23 K 488, il Concerto in sol maggiore n. 17 K 453, il Concerto in fa maggiore n. 19 K 459 e il Concerto in do maggiore n. 25 K 503. Il Concerto in re maggiore n. 26 K 537, composto nel febbraio 1788, è detto "dell'incoronazione" in quanto fu eseguito dal suo autore a Francoforte il 15 ottobre 1790 in occasione dei festeggiamenti per l'incoronazione di Leopoldo II.
    Il Concerto in re minore K 466, eseguito per la prima volta a Vienna l'11 febbraio 1785, è oggi il più conosciuto dei concerti mozartiani ed è in assoluto fra i più eseguiti di tutto il repertorio pianistico; la sua spiccata dialettica tematica e la sua intensità di sentimento ebbero una forte influenza su Beethoven, il quale, dopo la morte di Mozart, fu uno dei primi interpreti di questo concerto e per esso scrisse anche due cadenze (rispettivamente per il primo movimento e per il finale).
    Fra le altre opere principali del pianismo mozartiano di questo periodo vi sono il Quartetto per pianoforte e archi in sol minore K 478, del 1785, e il Quartetto per pianoforte e archi in mi bemolle maggiore K 493, del 1786; quest'ultimo è caratterizzato da un particolare slancio innovativo che fu apprezzato anche dai contemporanei; notevole anche il Trio per pianoforte, viola e clarinetto in mi bemolle maggiore K 498, detto "delle boccette" in quanto, secondo la tradizione, sarebbe stato composto durante una partita a boccette fra amici. Il Quintetto per pianoforte, oboe, clarinetto, corno e fagotto in mi bemolle maggiore K 452 era altamente stimato dallo stesso Mozart, che lo considerò la sua migliore composizione fino ad allora.
    In questi anni si collocano anche le ultime quattro Sonate per violino e pianoforte: la Sonata in si bemolle maggiore K 454 (21 aprile 1784) è dedicata alla violinista italiana Regina Strinasacchi; la Sonata in mi bemolle maggiore K 481 (12 dicembre 1785) è notevole per il suo lirismo; a esse fanno seguito l'appassionata Sonata in la maggiore K 526 (24 agosto 1787) e la Sonata in fa maggiore K 547 (26 giugno 1788).
    La Fantasia in do minore K 475 per pianoforte solo e la Sonata per pianoforte n. 14 in do minore K 457 risalgono entrambe al 1785. La Sonata per pianoforte n. 15 in fa maggiore, pubblicata nel 1788, si compone di un Allegro e di un Andante K 533 composti nel gennaio 1788, e di un Rondò K 494 composto nel 1786. La Sonata per pianoforte n. 16 in do maggiore K 545 è del 26 giugno 1788, mentre la Sonata per pianoforte n. 17 in si bemolle maggiore K 570 e la Sonata per pianoforte n. 18 in re maggiore K 576 risalgono rispettivamente al febbraio e all'estate del 1789.
    Dopo aver dato impulso, con Il ratto dal serraglio, allo sviluppo del genere Singspiel, Mozart offrì un altro importante contributo alla vocalità tedesca, e in particolare austriaca, con una serie di importanti Lied per voce e pianoforte, composti in gran parte dopo il 1784. Il migliore di essi è considerato Das Veilchen K 476, del 1785, su testo di Goethe; gli altri Lieder, benché penalizzati dal divario qualitativo fra la musica di Mozart e i testi (spesso mediocri) dei letterati austriaci dell'epoca, comprendono comunque alcuni capolavori come Abendempfindung K 523, Traumbild K 530, entrambi del 1787, e Sehnsucht nach dem Frühling K 596. Il tema di quest'ultimo è sostanzialmente lo stesso che appare nel rondò finale del Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595.

    Le nozze di Figaro
    Dopo il Ratto dal serraglio, e per alcuni anni, Mozart trascurò la propria vocazione di operista per dedicarsi in prevalenza alla musica strumentale; rimasero incompiuti due progetti teatrali, Lo sposo deluso e L'oca del Cairo, entrambi del periodo 1783-84.
    Al carnevale del 1786 risale la messa in scena dell'atto unico Der Schauspieldirektor, commissionato a Mozart dall'imperatore Giuseppe II - assieme all'atto unico di Antonio Salieri Prima la musica e poi le parole - con l'intento esplicito di mettere a confronto i due compositori. Le due opere furono infatti eseguite l'una dopo l'altra la sera del 7 febbraio 1786 nella tenuta imperiale di Schönbrunn, entrambe con successo.
    In quel periodo Mozart stava già lavorando alla composizione de Le nozze di Figaro, in collaborazione con il librettista Lorenzo Da Ponte (che nel 1783 era stato nominato poeta di corte per il teatro italiano). Il soggetto era stato scelto dallo stesso Mozart, il quale aveva chiesto a Da Ponte di preparare un libretto dalla commedia omonima di Beaumarchais; Da Ponte riuscì a vincere le resistenze opposte dalla censura imperiale solo attenuando i toni della polemica sociale, che nel testo di Beaumarchais è forte ed esplicita contro la classe nobiliare e a favore del ceto borghese emergente, mentre nel libretto di Da Ponte risulta molto più sfumata e indiretta. Nel luglio 1785 il libretto era pronto; la prima rappresentazione dell'opera si ebbe a Vienna il 1º maggio 1786, con un successo buono ma non eccezionale; l'opera non convinse la totalità del pubblico e la sera della prima si ebbero sia applausi sia fischi. Fra il 1786 e il 1791, comunque, le Nozze di Figaro totalizzarono, a Vienna, trentotto rappresentazioni (per avere un termine di paragone, si consideri che Il barbiere di Siviglia di Paisiello, considerata l'opera di maggior successo nella Vienna dell'epoca, ebbe in tale città sessanta repliche fra il 1783 e il 1791). Tuttavia gli incassi di Mozart come operista durante tutto il 1786 non bastarono a compensare i mancati introiti derivanti dalla drastica riduzione della sua attività concertistica; inoltre, laddove come pianista Mozart era stato economicamente del tutto autonomo, adesso non lo era più come compositore di opere, in quanto doveva dipendere, per il loro allestimento, da impresari e direttori teatrali.
    Le nozze di Figaro costituiscono un momento decisivo nella storia del teatro in musica: con esse giunse a compimento l'evoluzione (avviata da Pergolesi e proseguita da Piccinni, Paisiello e Cimarosa) in virtù della quale l'opera comica, da genere musicale considerato inferiore e popolaresco (in confronto alla pretesa superiorità artistica dell'opera seria), assurse a piena dignità estetica e divenne la più importante forma di teatro musicale, soppiantando l'opera seria grazie alla sua superiore efficacia drammatica, alla sua capacità di introspezione psicologica e alla perfetta integrazione fra testo e musica; qualità tutte che appunto in Mozart si trovano al massimo grado.
    Mentre a Vienna, come si è detto, l'esordio delle Nozze di Figaro fu contrastato, l'opera ebbe un immediato e travolgente successo a Praga, dove fu allestita, presso il locale teatro italiano, dalla compagnia dell'impresario Guardasoni, nel dicembre 1786. Mozart, l'11 gennaio 1787, giunse assieme alla moglie nella capitale boema, dove poté vedere di persona la grande popolarità raggiunta dalla sua opera, la cui musica veniva eseguita anche nelle sale da ballo, come egli stesso narrò in una vivace lettera a un amico viennese:

    « Alle sei sono andato con il conte Canal al cosiddetto ballo di Bretfeld, dove è solito riunirsi il fior fiore delle bellezze praghesi [...] Io non ho ballato e non ho mangiato. La prima cosa perché ero stanco e la seconda per la mia innata stupidità. Ho però guardato con sommo piacere tutta questa gente saltarmi intorno, piena di autentica allegria, sulle note del mio Figaro, trasformato in contraddanze e in allemande. Perché d'altro non si parla se non di Figaro, altro non si suona, intona, canta e fischietta se non Figaro. Non si assiste ad altra opera se non a Figaro e sempre Figaro. È certo un grande onore per me. »


    (Wolfgang Amadeus Mozart, lettera del 15 gennaio 1787)

    A questo periodo dell'arte mozartiana appartiene la Sinfonia in re maggiore K 504 (6 dicembre 1786), detta anche Sinfonia di Praga, capolavoro che precorre Beethoven.
    Il 28 maggio 1787 morì a Salisburgo Leopold Mozart; benché il suo testamento non ci sia pervenuto, appare probabile che egli abbia lasciato la quasi totalità delle sue sostanze alla figlia Maria Anna, praticamente diseredando Wolfgang.

    Don Giovanni

    Da Praga, Mozart rientrò a Vienna nel febbraio 1787, avendo firmato il contratto con Guardasoni per una nuova opera; della stesura del testo poetico si incaricò Lorenzo Da Ponte, il quale si basò principalmente sul libretto che poco tempo prima Giovanni Bertati aveva scritto per un'opera del compositore italiano Giuseppe Gazzaniga, avente lo stesso soggetto; Da Ponte completò il libretto de Il Dissoluto punito ossia il Don Giovanni probabilmente nel giugno 1787; Mozart ne compose la musica fra l'estate e l'autunno; la storica prima rappresentazione ebbe luogo a Praga il 29 ottobre 1787.
    All'anno 1787 appartengono due capolavori nel genere della serenata: Uno scherzo musicale in fa maggiore K 522 (14 giugno) è una brillante satira musicale che prende di mira la mediocrità e l'incompetenza dei compositori alla moda nella Vienna dell'epoca; la Piccola serenata notturna in sol maggiore K 525 (agosto) è oggi una delle composizioni mozartiane più popolari e più universalmente note. Degno di menzione è anche l'ammirevole Divertimento per violino, viola e violoncello in mi bemolle maggiore K 563 del 1788.
    Il 7 dicembre 1787 l'imperatore Giuseppe II nominò Mozart compositore di corte, con una retribuzione di ottocento fiorini l'anno (il suo predecessore Gluck, da poco deceduto, ne aveva presi duemila). Si trattò comunque, per Mozart, di un incarico poco impegnativo, che consistette principalmente nella fornitura periodica di musica per i balli di corte.
    Ancora una volta, all'entusiastica accoglienza di un'opera mozartiana da parte del pubblico praghese fece da contrappeso un assai più tiepido riscontro a Vienna, dove il Don Giovanni, allestito il 7 maggio 1788, fu un sostanziale insuccesso; l'opinione del pubblico fu che si trattasse di una musica troppo difficile, anche se parte della critica ne riconobbe subito la qualità superiore.
    Il Don Giovanni è comunemente considerato uno dei massimi capolavori, non solo dell'arte musicale, di tutti i tempi. Una sua caratteristica consiste nella prodigiosa compresenza di comicità e tragedia; il protagonista, Don Giovanni, figura inizialmente negativa, raggiunge in modo paradossale una statura eroica nelle ultime scene del dramma, ove il suo ostinato e coraggioso rifiuto di pentirsi (pur di fronte alla imminente prospettiva della dannazione eterna, minacciatagli dalla sovrannaturale apparizione della statua semovente del Commendatore) può apparire quale emblema di rivolta laica e illuministica contro il trascendente. Il finale del secondo atto supera i limiti formali dell'opera settecentesca, realizzando l'assoluta adeguazione della musica all'azione drammatica e aprendo in questo modo la via al teatro musicale del Romanticismo.
    A partire dal biennio 1786-87 Mozart iniziò ad avere crescenti problemi economici; le sue entrate diminuirono complessivamente di circa un terzo rispetto al 1784, per poi calare ulteriormente nel 1788 e nel 1789; Mozart cominciò allora a chiedere denaro in prestito, come è attestato da una drammatica serie di lettere (più di venti) che il compositore scrisse al commerciante Michael Puchberg fra il 1788 e il 1791. Va detto che le finanze di Mozart scontarono anche l'effetto di una congiuntura economica sfavorevole: la guerra contro la Turchia ebbe pesanti ripercussioni sulla vita musicale viennese fra il 1788 e il 1791, portando, fra l'altro, a una drastica diminuzione generale dell'attività concertistica. Di fatto, non risulta che Mozart abbia più tenuto concerti a Vienna dopo l'estate 1788; calarono fortemente anche i guadagni che Mozart traeva dalla pubblicazione delle sue composizioni.
    All'estate 1788 risale la composizione dei tre ultimi capolavori sinfonici: la Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543 (26 giugno), la Sinfonia in sol minore K. 550 (25 luglio) e la Sinfonia in do maggiore K. 551 (10 agosto)[150]. Questa trilogia costituisce il vertice artistico del sinfonismo settecentesco; la Sinfonia in do maggiore si distingue per le sue vaste proporzioni e per l'imponenza architettonica del suo finale fugato.

    Il viaggio verso Berlino
    L'8 aprile 1789 Mozart partì da Vienna per un lungo viaggio verso la Germania settentrionale, alla ricerca di nuovi incarichi e di nuovi introiti. Fu il 10 aprile a Praga; il 12 a Dresda, dove tenne alcuni concerti in forma privata; il 20 a Lipsia, dove ebbe modo di leggere alcune partiture di Bach conservate nella Thomaskirche; il 26 fu a Potsdam, dove, a quanto sembra, non riuscì a ottenere udienza dal re Federico Guglielmo II; l'8 maggio ritornò a Lipsia, città nella quale, il 12, diede un concerto pubblico alla Gewandhaus, in cui furono eseguite due sinfonie non identificate, due concerti per pianoforte e orchestra, due arie con orchestra, cantate dalla soprano Josepha Duschek, e dove probabilmente improvvisò al pianoforte; ma gli incassi della serata non furono per nulla buoni. Mozart era da tempo particolarmente legato alla Duschek, ed è possibile che fra i due ci sia stato, durante questo viaggio, qualcosa di più di una semplice amicizia.
    Il 19 maggio fu a Berlino, città in cui forse assistette a una rappresentazione del Ratto dal serraglio e dalla quale scrisse alla moglie di aver ricevuto incarico dalla corte di scrivere sei quartetti per archi e sei sonate facili per pianoforte (ma la circostanza che egli abbia realmente ricevuto tale commissione regia è posta in dubbio da alcuni studiosi, dato che di tale incarico non si trova traccia in nessun altro documento che non sia di mano dello stesso Mozart). Il musicista, comunque, completò solo tre quartetti per archi, i suoi ultimi, conosciuti come Quartetti prussiani (K. 575, K. 589 e K 590), che furono pubblicati postumi e senza alcuna dedica. Tornò a Vienna il 4 giugno 1789; il suo viaggio era stato infruttuoso dal punto di vista economico, e aveva forse avuto l'effetto di intaccare la serenità del suo matrimonio.

    Così fan tutte e il viaggio a Francoforte
    Il 1790 fu un anno particolarmente difficile per Mozart. La sua reputazione di eccellente compositore era ormai consolidata a livello europeo, ma in patria una parte di quello che era stato il suo pubblico ormai non lo seguiva più, anche perché Mozart non si preoccupava affatto di compiacerlo; raramente e malvolentieri, infatti, acconsentiva a scrivere musica banale, finalizzata al solo successo commerciale. Inoltre la sua produzione, benché mantenesse un livello qualitativo sempre molto elevato, ebbe un vero e proprio crollo quantitativo nel corso del 1790, un'epoca relativamente alla quale il suo catalogo registra non più di una dozzina di nuove composizioni: fu il periodo di minore produttività in tutta la sua maturità di compositore. Si è ipotizzato che in questo periodo egli fosse affetto da depressione.
    Il 26 gennaio, al Burgtheater di Vienna, ebbe luogo la prima rappresentazione di Così fan tutte ossia La scuola degli amanti, dramma giocoso su libretto di Lorenzo Da Ponte; l'opera fu replicata nove volte nel corso dell'anno. Basata su un soggetto originale dello stesso Da Ponte, essa esprime due differenti aspetti del razionalismo illuminista: da una parte, l'amara ironia e lo scetticismo riguardo al cuore umano propri di Voltaire; dall'altra, la rivendicazione del sentimento erotico nella sua genuina naturalità, al di là delle convenzioni sociali, derivante da Rousseau.
    Il 20 febbraio moriva l'imperatore Giuseppe II, che era stato il più importante dei sostenitori di Mozart: con l'insediamento del suo successore, Leopoldo II, il compositore non fu più tra i favoriti presso la corte, dove le sue richieste di nuovi incarichi non furono accolte.
    Nel 1790 fu uno dei cinque compositori che realizzarono il singspiel La pietra filosofale, su libretto di Emanuel Schikaneder; l'opera venne musicata, oltre che da Mozart, dallo stesso Schikaneder, da Franz Xaver Gerl, Johann Baptist Henneberg e Benedikt Schack; la prima si ebbe al Theater auf der Wieden l'11 settembre 1990. A lungo si è ritenuto che il contributo di Mozart a tale opera si fosse limitato a un solo duetto; un manoscritto ritrovato nel 1996, però, fa supporre che l'apporto del musicista di Salisburgo sia stato più consistente.
    Mozart non fu tra i compositori invitati a presenziare alla cerimonia d'incoronazione del nuovo imperatore, che doveva aver luogo in ottobre a Francoforte; decise comunque di parteciparvi a proprie spese; nella città tedesca tenne un concerto il 15 ottobre, il cui cartellone comprendeva una sinfonia non identificata, due Concerti per pianoforte e orchestra (K 459 e K 537), alcune arie e un'improvvisazione pianistica; l'esito, dal punto di vista economico, ancora una volta non fu buono. Mozart comunque proseguì il viaggio, toccando Magonza il 16 ottobre, Mannheim il 23, Monaco il 29; in quest'ultima città il 4 o 5 novembre suonò a un concerto in onore del re di Napoli Ferdinando IV; il 10 novembre (senza essere passato da Salisburgo) era di nuovo a Vienna; il viaggio non aveva migliorato la sua situazione economica, ma l'avere incontrato molti vecchi amici a Mannheim e a Monaco lo aveva forse aiutato a uscire dal suo stato depressivo.
    Alla fine di ottobre del 1790 l'impresario britannico Robert May O' Reilly offrì a Mozart l'opportunità di soggiornare a Londra fino all'estate successiva con il compito di comporre almeno due opere teatrali, dietro un compenso equivalente a circa tremila fiorini; non si sa per quale motivo Mozart abbia rifiutato tale vantaggiosa offerta, che avrebbe risolto gran parte dei suoi problemi finanziari: forse perché ciò avrebbe comportato una lunga separazione da Constanze (la quale, a causa della sua salute malferma, non avrebbe potuto seguire il marito a Londra), o forse perché a quell'epoca Mozart contava già con certezza su future opportunità di guadagno rimanendo a Vienna. Forse, più semplicemente, Mozart non se la sentiva di emigrare all'estero, sconvolgendo la sua vita e le sue abitudini solo per inseguire delle prospettive di carriera, per quanto allettanti.

    Gli ultimi capolavori
    L'inizio del 1791 vide Mozart superare la propria crisi creativa e tornare ai suoi abituali livelli di produttività, come è attestato dalla serie di capolavori che costellano il suo ultimo anno: fra essi il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 (5 gennaio), il Quintetto per archi in mi bemolle maggiore K 614 (12 aprile), il mottetto Ave verum corpus K 618 (giugno), il Concerto per clarinetto e orchestra K 622 (7 ottobre)[167]. Anche la sua situazione economica cominciò a migliorare: fra l'altro, alcuni mecenati ungheresi e olandesi sottoscrissero in suo favore, impegnandosi ad acquistare sue composizioni per cifre ragguardevoli; il 9 maggio la città di Vienna lo nominò assistente Kapellmeister presso la cattedrale di Santo Stefano, incarico onorifico che però preludeva alla nomina a maestro di cappella (retribuito duemila fiorini annui) non appena il posto si fosse reso vacante.
    Fu probabilmente all'inizio di maggio che Mozart iniziò a comporre Il flauto magico, Singspiel su libretto di Emanuel Schikaneder; intorno alla metà di luglio gli pervenne, dall'impresario Guardasoni, la commissione per un'opera seria italiana da mettere in scena a Praga, La clemenza di Tito.
    Sempre nell'estate del 1791 un aristocratico musicista dilettante, un certo conte Walsegg, tramite un suo emissario, commissionò a Mozart una messa da requiem, alla condizione che l'incarico dovesse rimanere segreto e che il committente restasse anonimo; ciò in quanto era intenzione del conte Walsegg di far passare l'opera come propria. Non è chiaro se Mozart conoscesse l'identità e le intenzioni del suo committente; in ogni caso egli, già impegnato nella composizione del Flauto magico e della Clemenza di Tito, non poté dedicarsi subito a scrivere il Requiem.
    Fra il 28 agosto e il 15 settembre Mozart fu a Praga, dove si svolgevano le cerimonie per l'incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia; il 6 settembre, al teatro nazionale, ebbe luogo la prima rappresentazione della Clemenza di Tito, alla presenza della coppia imperiale e con la direzione dell'autore, ma con esito non molto favorevole; è rimasto tristemente famoso il rozzo giudizio dell'imperatrice Maria Luisa, che definì l'opera "una porcheria tedesca" e in una sua lettera affermò che "la musica era così brutta che ci addormentammo tutti".
    Immediato, vasto e crescente successo ottenne invece Il flauto magico: alla prima rappresentazione, che si svolse, sotto la direzione del compositore, al Freihaustheater di Vienna il 30 settembre 1791, seguirono centinaia di repliche nel corso degli anni '90. L'euforia di Mozart per il successo della sua opera è testimoniata dalle ultime lettere che il compositore scrisse alla moglie, che in quel periodo si trovava in villeggiatura a Baden.
    La musica dell'ultimo Mozart sembra mostrare una tendenza ad allontanarsi dalle forme codificate del classicismo (come la sinfonia, la sonata e il quartetto), per indirizzarsi invece verso brani d'occasione, apparentemente minori, a volte alquanto anomali dal punto di vista timbrico e formale; è il caso della Fantasia in fa minore K 608 e dell'Andante in fa maggiore K 616, entrambi per organo meccanico; dell'Adagio e rondò in do minore K 617 per glassarmonica, flauto, oboe, viola e violoncello, scritto per la virtuosa cieca Marianne Kirchgessner; dello stesso Ave verum corpus K 618, scritto per il coro della scuola elementare di Baden. Nel Flauto magico questa attenzione dell'ultimo Mozart per l'umile e il marginale trova la sua più compiuta realizzazione; scritto per un teatro di periferia e rivolto a un pubblico popolare, Il flauto magico esprime, in un linguaggio musicale trasparente e accessibile a tutti, la stessa filosofia giusnaturalistica che già aveva ispirato opere come Il ratto dal serraglio e Le nozze di Figaro: la fede nella bontà originaria degli esseri umani e nella felicità da raggiungere attraverso l'affetto e la solidarietà fra le persone, è la fondamentale filosofia mozartiana che nel Flauto magico si manifesta attraverso (e a volte nonostante) i complessi simboli dell'ideologia massonica cui è improntato il libretto di Schikaneder.
    Prima del 15 novembre 1791 Mozart mise da parte il Requiem e scrisse l'ultima sua opera compiuta, la Piccola cantata massonica K 623; il 20 novembre cadde malato.

    Mozart massone
    Mozart entrò nella Massoneria dopo il proprio trasferimento a Vienna, mentre la sua carriera di musicista era al culmine del successo. Venne iniziato come "apprendista" il 14 dicembre 1784, nella loggia "Zur Wohltätigkeit" ("Alla beneficenza”). Il compositore, in poco tempo, percorse tutto il cammino iniziatico della massoneria: il 7 gennaio del 1785 fu elevato al grado di "compagno" e forse il 13 gennaio (la data non è certa) divenne "maestro". Suo padre Leopold venne iniziato nella stessa loggia il 6 aprile 1785, il 16 aprile passò al grado di "compagno" e il 22 divenne "maestro".
    L'11 dicembre 1785 l'imperatore Giuseppe II fece emanare un decreto, il Freimaurerpatent, in virtù del quale le otto logge massoniche di Vienna furono accorpate in sole due, denominate rispettivamente "Alla nuova speranza incoronata" e "Alla verità", e assoggettate a uno stringente controllo da parte del governo; in seguito a questo provvedimento Mozart venne a far parte della loggia "Alla nuova speranza incoronata".
    Fra gli scopi dichiarati di tale decreto vi era quello di limitare l'influenza dell'ordine dei Rosacroce, di tendenza mistica ed esoterica; perciò i massoni di tendenza razionalista inizialmente accolsero con favore il Freimaurerpatent; tuttavia in seguito apparve chiaro che l'assoggettamento della massoneria al controllo governativo aveva anche l'obiettivo di frenare l'attività dell'ala più illuminista e più anticlericale, che faceva capo all'ordine degli Illuminati, considerato pericoloso per l'ordine costituito. Difatti dopo il Freimaurerpatent l'ordine degli Illuminati cessò praticamente di esistere a Vienna, molti di loro (fra cui alcuni cari amici di Mozart) uscirono dalla massoneria, e la stessa loggia "Alla verità" fu ufficialmente chiusa nel 1789.
    La loggia "Alla beneficenza", di cui faceva parte Mozart prima del Freimaurerpatent, era praticamente dominata dagli Illuminati, ed egli stesso ebbe stretti legami con appartenenti a tale ordine, come Ignaz von Born e Joseph von Sonnenfels[182]. Sembra che Mozart abbia avuto simpatie per gli Illuminati, anche se molto probabilmente non entrò mai a far parte del loro ordine. Comunque Mozart continuò a far parte della massoneria anche dopo che ne furono usciti gli Illuminati, sebbene, a quanto pare, la sua partecipazione alle attività della loggia sia diminuita fra il gennaio 1786 e il gennaio 1791.
    L'appartenenza massonica di Mozart non fu solo per adesione formale, ma trasse fondamento in profondi convincimenti esoterici e spirituali, che egli tradusse in musica, nelle opere che più si riallacciano ai simboli e agli ideali massonici: fra questi, resta impareggiabile la simbologia del Flauto Magico. È simbolico il carattere di progressione delle terze parallele, che contraddistingue la parte finale dell'opera K 623. Il carattere massonico di tali composizioni si esprime a volte nella scelta delle tonalità (con predilezione di mi bemolle) e nei timbri, dove è predominante la presenza di strumenti a fiato e voci maschili.
    All'universo della musica massonica appartengono, fra le altre opere, la Cantata K 471 del 1785, l'Adagio per 2 clarinetti e 3 corni di bassetto K 411 dello stesso anno e la Musica Funebre Massonica K 477 (pure questa del 1785), oltre alla Piccola Cantata Massonica K 623 del 1791.
    Nel suo ultimo anno di vita Mozart riprese a comporre molta musica d'ispirazione massonica; oltre al Flauto magico e alla Piccola cantata massonica, sopra citati, è degna di nota la cantata per tenore e pianoforte Die ihr des unermeßlichen Weltalls Schöpfer ehrt ("Voi che onorate il creatore dell'universo infinito") K 619, su testo di Franz Heinrich Ziegenhagen. Ziegenhagen era un socialista utopista, esponente dell'Illuminismo radicale ed egualitario; il suo testo (messo in musica da Mozart nel luglio 1791) è un'appassionata perorazione a favore della tolleranza religiosa, contro il fanatismo, contro il militarismo e a favore della pace fra i popoli:

    « Voi che onorate il creatore dell'universo infinito,
    che si chiami Geova, o Dio,
    che si chiami Fu o Brahma, udite!
    [...]
    Spogliatevi della veste che impedisce
    all'umanità di vedere il maleficio della superstizione!
    Nel coltro viene riforgiato il ferro
    che ha sparso finora il sangue degli uomini e dei fratelli!
    Fate scoppiare la roccia con la polvere nera
    che spesso ha diretto il piombo
    nel cuore del fratello, uccidendolo! »

    (F. H. Ziegenhagen[188])

    Malattia e morte (1791)
    Mozart morì nella sua casa a Vienna il 5 dicembre 1791, cinque minuti prima dell'una di notte[189]. La salma fu portata alla Cattedrale di Santo Stefano il 6 dicembre; il corpo venne poi sepolto, lo stesso giorno o forse la mattina del 7, in una fossa comune del Cimitero di St. Marx, a quanto pare senza che nessuno della famiglia di Mozart, né dei suoi amici o conoscenti, fosse presente (le testimonianze dei contemporanei tentano di giustificare questo fatto assumendo che al momento del funerale ci fosse maltempo, ma quest'ultima circostanza è stata posta in dubbio in epoca moderna). Si trattò di un funerale di terza classe, vale a dire del più economico possibile (a eccezione del funerale per i poveri, che era gratuito); forse tale tipo di funerale era stato scelto dallo stesso Mozart, seguendo le sue convinzioni illuministiche che potrebbero averlo indotto a disprezzare, alla stregua di un retaggio della superstizione, sia le cerimonie funebri troppo sfarzose sia il conforto della Chiesa (fra l'altro, Mozart non aveva chiesto, né ricevuto, l'estrema unzione).
    L'esatto luogo di sepoltura di Mozart non è stato mai identificato. Vi sono a Vienna ben due monumenti funerari del compositore in due diversi cimiteri, uno presso il Cimitero di St. Marx e un altro presso il Cimitero centrale (Zentralfriedhof).
    La malattia e la morte di Mozart sono state e sono tuttora un difficile argomento di studio, oscurato da leggende romantiche e farcito di teorie contrastanti. Gli studiosi sono in disaccordo sul corso del declino della salute di Mozart, in particolare sul momento in cui Mozart divenne conscio della sua morte imminente e se questa consapevolezza influenzò le sue ultime opere.
    Anche l'effettiva causa del decesso di Mozart è materia di congettura. Il suo certificato di morte riporta hitziges Frieselfieber (“febbre miliare acuta”, che allora era considerata contagiosa, o “esantema febbrile”), una definizione insufficiente a identificare la corrispettiva diagnosi nella medicina odierna. Sono state avanzate diverse ipotesi, dalla trichinosi all'avvelenamento da mercurio, alla febbre reumatica o, più recentemente, la sifilide. La pratica terapeutica del salasso, all'epoca diffusa, è menzionata come concausa della morte. Una serie di ricerche epidemiologiche eseguite nel 2009 da un gruppo di patologi austriaci e olandesi, che si sono soffermati a studiare tutte le principali cause di decesso della popolazione negli ultimi anni di vita di Mozart, porta a ritenere che - con grande probabilità - il compositore sia morto per una nefrite acuta conseguente a una glomerulonefrite a eziologia streptococcica.
    Mozart morì lasciando incompiuto il Requiem, il cui completamento fu affidato dalla moglie del compositore in un primo tempo al musicista Joseph Eybler, il quale, tuttavia, ben presto si fece indietro. Fu allora chiamato il giovane compositore Franz Xaver Süssmayr, allievo e amico di Mozart che terminò il lavoro, completando le parti non finite e scrivendo ex novo quelle inesistenti.
    Nel 1809 Constanze Weber, la vedova, si risposò col diplomatico danese Georg Nikolaus von Nissen (1761–1826), grande ammiratore di Mozart e autore di una delle prime biografie dedicate al musicista. Per questo lavoro di sicuro Nissen attinse a testimonianze di Constanze, la quale, però, non può essere considerata una fonte del tutto attendibile. Ad esempio dalle lettere scritte da Mozart ad amici e familiari (alla stessa Constanze, ad esempio) Nissen e Constanze cancellarono spesso le parti più scurrili e ciò nel chiaro intento di idealizzare la figura del compositore

    Opere


    Lista di tutte le opere di Mozart
     
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    UNA VIZIOSA ROCKSTAR
    Libero, voglioso di esplorare, di conoscere, di sperimentare generi diversi, dai più seri ai più faceti. Dotato di quel genio musicale che serve per innalzarsi al rango di rockstar, ridelineare certi confini musicali e restare comunque figlio del proprio tempo, irrequieto, irascibile, intrattabile a volte, libertino, vizioso, spudorato, dissacratore, inviso alle gerarchie, scialacquatore di denaro, interessato a pratiche esoteriche ed alla conoscenza occulta ed infine deceduto in giovane età in circostanze misteriose. Non è questo il ritratto calzante di qualsiasi vera rockstar che si rispetti? Sarebbe tutto abbastanza normale, se non fosse che la rockstar della quale parliamo è vissuta oltre 200 anni fa. La figura della persona in questione infatti, rispondeva all'altisonante nome di Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart. Tranquilli, non è della sua carriera prettamente musicale che vogliamo qui occuparci, ma piuttosto della sua personalità, del suo modo di vivere la musica così in anticipo sui suoi tempi e sulla sua eredità moralmente così importante per il mondo del rock, tanto che per alcuni le sue influenze sono palesi sul modo di intendere il metal moderno, almeno nelle sue declinazioni sinfoniche e neoclassiche.

    IL MASSONE SCALCIATO
    Ma perché Mozart è considerato così "rock" nel suo modo di essere e nel suo modo di fare? Intanto per i punti di contatto con il way of life di molti moderni esponenti del mondo della musica che genericamente così incaselliamo, in particolare con quelli degli anni '60 e '70. Figlio di musicista -il padre era vice maestro di cappella presso la corte del potente Arcivescovo Von Firmian- comincia a comporre musica già all'età di cinque anni dopo aver manifestato orecchio assoluto già a tre, dote che gli consentiva di memorizzare opere intere al primo ascolto e poi suonarle correttamente. Sviluppa una singolare fobia nei confronti della tromba ed una dipendenza psicologica dall'affetto altrui, viaggia con la famiglia esibendosi in tutta Europa con la sorella Maria Anna (tre volte in Italia), pubblica la sua musica immortale, lavora controvoglia per l'Arcivescovo Colloredo con cui litiga fino a farsi buttare letteralmente fuori a calci dal suo Palazzo, entra nella Massoneria nella Loggia “La Beneficenza” di Vienna scalandone rapidamente le gerarchie (il Flauto Magico contiene molti rimandi esoterici), si ammala e muore all'eta di trentacinque anni col corollario della leggenda riguardante il suo presunto avvelenamento da parte di Salieri. Queste stringatissime note biografiche dicono forse poco (questa infatti non è e non vuole in alcun modo essere una biografia), ne consegue che per stabilire esattamente di cosa vogliamo parlare, è necessario mettere a fuoco il carattere di Mozart come uomo, l'importanza della sua musica per il rock ed il perché è probabilmente il musicista e compositore classico più popolare in assoluto assieme a Beethoven, con ciò diventando di fatto un'icona della cultura popular che ha prodotto, ad esempio, i celebri cioccolatini denominati "palle di Mozart".

    L'UOMO DEL REQUIEM
    Le parti virgolettate dell'articolo sono tratte da Vita di Stendhal.

    Dal punto di vista caratteriale ci sono due fasi distinte della vita di Mozart. Una prima parte da bambino prodigio, gentile, totalmente assorbito dalla musica letteralmente in ogni istante della propria giornata e sempre capace di adattarsi al pubblico che aveva davanti ed una seconda, molto diversa. La musica occupa qui meno spazio, alla ribalta della sua esistenza si affacciano donne, biliardo, orari irregolari scanditi dall'irrompere dell'ispirazione, ed una certa attitudine bohemien.

    "… fu sempre incostante nel modo di lavorare. Quando era ispirato, nessuno sarebbe riuscito a strapparlo alla sua creazione. Se lo distoglievano dal pianoforte, componeva in mezzo agli amici, e finiva per passare notti intere con la penna in mano. In altri periodi, la sua anima era così ribelle all'applicazione che Mozart non riusciva a ultimare un pezzo se non nel momento stesso in cui era costretto a eseguirlo".

    Mostra qualche segno di nevroticità, tradisce canonicamente la moglie, disperde tutti i guadagni accumulati non lasciando nulla in eredità ed infine muore giovane in circostanze misteriose con retroscena quasi esoterici, con un uomo misterioso che gli commissiona un Requiem da scrivere in un mese per la somma di cinquanta ducati. Mozart è già malato e non riesce a consegnare nei tempi previsti, il committente gli concede una proroga ed anche altri cinquanta ducati di soprassoldo, cosa invero assai strana. Il musicista non riesce a stabilire l'identità dell'uomo, ed alla fine si fa strada in lui il pensiero che quello che sta componendo sia il proprio Requiem.

    "Il povero Mozart si mise in testa che quello sconosciuto non fosse un essere normale; che dovesse avere a che fare con l'altro mondo, e che gli fosse stato inviato per annunciargli la sua prossima fine. Reagì applicandosi con moltiplicato ardore al suo Requiem, che considerava il monumento più durevole del suo genio. Durante il lavoro, fu spesso vittima di allarmanti svenimenti. Infine, prima delle quattro settimane previste, l'opera fu terminata. Lo sconosciuto tornò al termine convenuto: Mozart era morto".

    Mozart termina le parti vocali del Confutatis Maledictis il 4 dicembre 1791, l'indomani muore. L'opera sarà completata ufficialmente da Franz Xaver Süssmayr, più probabilmente da tre diversi musicisti, nessuno dei quali avanzerà mai pretese sulla paternità della musica. Il giorno del funerale pioveva tanto forte che nessuno seguì la carrozza funebre fino al cimitero, tranne il cane di Mozart. Quando la moglie Costanza si recò a pregare sulla sua tomba, nessuno seppe indicargliela, dato che, in assenza di parenti o amici, era stato tumulato nella fossa comune dei poveri.

    CLASSICAMENTE ROCKER
    Il punto fondamentale è che il soggetto del nostro articolo è considerato assieme a Wagner (non a caso un altro compositore pesantemente "compromesso" concettualmente col metal) il musicista classico per eccellenza e, come tale, importante quale fonte di ispirazione di tutta una serie di generi e band metal che non si riducono a quelle che palesemente inseriscono orchestrazioni e strumenti classici, ma vanno molto più in profondità. Per tutte, basti citare le innumerevoli versioni metal del Rondò alla Turca contenuto nella Sonata per Pianoforte n. 11 e della Sinfonia n. 40. Egli inoltre, ha ridefinito il concetto stesso di concerto, spostandolo su un piano più paritario tra solista ed orchestra, in un certo senso intendendola più come band, ed introducendone il concetto moderno. Ma è proprio Mozart come icona rock che qui ci interessa, il Mozart letteralmente geniale, costantemente dedito in ogni ora del giorno e della notte a comporre -nella seconda parte della sua vita praticamente solo di notte e spesso dopo divertimenti sfrenati- divorato dalla febbre della musica e ad essa consacrato, ribelle alle convenzioni, ingenuo nei rapporti umani, talvolta quasi scioccante nel privato e nel modo di esprimersi anche con i parenti più prossimi, sregolato in maniera assoluta nel rapporto col denaro, capace di ipnotizzare le folle che lo ascoltano, ribelle alle convenzioni, che passa dall'essere "bravo ragazzo" a personaggio quasi ingestibile, che brucia solo del suo istinto primario -la musica- per poi "virare" anche verso donne, piaceri e godimenti che, forse, lo conducono alle morte. Se non sapeste già che parliamo di lui, non potrebbero essere le note biografiche di una rockstar recente? Mozart visse utilizzando la vita per produrre musica, restando sempre figlio del proprio tempo, sentito vicino alla gente e non "superiore" come Beethoven, forse anche per questioni fisiche, tant'è che il volto di quest'ultimo è anche un'icona pop, mentre del soggetto di queste righe non ci sono ritratti veramente validi.

    UNA SINFONIA METALLICA
    Nonostante la sua musica sia citata trasversalmente in tantissime opere metal e a dispetto del fatto che in realtà siano forse compositori quali Wagner o Bach ad essere "più metal" in senso stretto, Mozart risulta assolutamente nordeuropeo nel suo approccio, risultando filosoficamente vicino a certe correnti musicali odierne provenienti da quell'area geografica. In un certo senso si potrebbe sostenere che egli stia al metal sinfonico di tipo Therion come Wagner sta alle correnti musicali scandinave più estreme, anche considerando lo sfondo più psicologico delle sue opere ed i suoi personaggi giudicati in maniera non indulgente a prescindere dal rango. Quel che è certo è che, per quanto si possa apprezzare e conoscere la sua musica (io stesso non posso minimamente definirmi un esperto), Amadeus è stato un "punto zero" dal punto di vista sociale. Tanto estroso e fuori schema quanto integrato in certe dinamiche sociali sue contemporanee, tanto geniale musicalmente quanto normalmente impegnato ad eseguire su commissione ed infine consegnato alla storia da una morte prematura (anche se non dobbiamo dimenticare che la vita media dell'epoca era bassissima) e misteriosa, sulla quale si è ricamato fino a tempi recentissimi. Provate a confrontare la sua vita con quella della vostra rockstar preferita; magari scoprite che il vecchio Wolfgangus gli dà ancora parecchi punti.

    La questione relativa all'importanza di Mozart nel ridisegnare l'assetto compositivo normalmente in uso, merita comunque ulteriori approfondimenti. Di questo aspetto si è occupato il nostro Giovanni Perin "GioMasteR"

    Se dal punto di vista privato la vita di Mozart è stata un susseguirsi di vicende rocambolesche, preda della sua attitudine sregolata e di un'irrequietezza di fondo fin dalla giovane età, la musica dell'austriaco si contrappone, almeno ad una prima occhiata, alla vita dell'uomo stesso. Nelle composizioni di Amadeus si possono ritrovare gli elementi tipo della musica cosiddetta “classica”, termine che egli stesso ha contribuito a coniare: equilibrio e chiarezza in primis, caratteristiche che tendono naturalmente a mettere in luce l'aspetto delicato ed aggraziato delle opere a scapito delle sperimentazioni; il bilanciamento tra i diversi strumenti, un'invisibile architettura del silenzio che vela sotto un'apparente ineffabilità la potenza e la maestosità del genio mozartiano.

    Si prenda ad esempio il tema orchestrale in Concerto per pianoforte n. 24, che nella sua maestosità ispira un senso di soprannaturalità, ripreso poi dal pianoforte si scioglie in spire oscure e sinistre, eppure in grado di mantenere inalterato quel fascino misterioso ed amplificarlo con sfumature che dimostrano come la tensione nelle composizioni di Mozart sia percepibile al contempo come qualcosa di drammatico, ma sensuale.
    I numerosi viaggi compiuti in tenera età hanno permesso al giovane Amadeus di esercitare il suo formidabile orecchio e subire l'influsso di tutti i luoghi visitati, assumendo su di sé parte delle caratteristiche e formulando un linguaggio unico, per certi versi universale. Molti, sentendo la celebri sinfonie del compositore di Salisburgo riuscirebbero a riconoscerne il timbro caldo (conferito dal largo utilizzo di tonalità maggiori) e l'ariosità degli strumenti, ma il genio austriaco ha anche sperimentato, specie nella fase finale della propria vita, lasciando spazio ad accenni contrappuntistici (Sinfonia n.29), utilizzando tonalità minori (Sinfonia n. 25) che precorrono i tempi del romanticismo e lasciandosi andare all'utilizzo di cromatismi e soluzioni poco canoniche per l'epoca.

    Altra caratteristica che tornerà spesso nella produzione matura di Mozart è l'enfasi per il colore, tendendo ad assegnare ad una determinata sezione dell'orchestra una partitura, assegnando in questo modo uno stato d'animo ad ogni strumento. La ricchezza nell'utilizzo di questo espediente rispecchia l'enorme gamma di emozioni che traspaiono dalle composizioni di Mozart, stati d'animo vividi e ben segnati, specchio di una forte emotività del compositore. Forse la stessa emotività che ha causato lui tanti guai durante la propria vita.
    Il lascito a livello compositivo sarebbe impossibile da calcolare senza tenere conto che tutta la musica successiva ed in particolar modo i compositori classici hanno risentito dell'influenza di Amadeus. Nel metal in particolare i finlandesi Children Of Bodom hanno voluto omaggiare l'austriaco, riprendendo il tema di Sinfonia n.25 in Red Light In My Eyes pt II, insieme ad accenni al requiem. Sempre il quintetto di Espoo ha voluto sottolineare il proprio debito nei confronti dell'artista, aggiungendo la citazione ”From Now on We're Enemies. You and I.” all'inizio di Warheart, tratta proprio dal film Amadeus.

    Giovann Perin "GioMasteR"

    CURIOSITA'
    L'avvelenamento del compositore da parte di un invidioso Antonio Salieri è una leggenda.

    Il misterioso committente del Requiem era il conte Franz Von Walsegg, nobile musicista dilettante di scarso talento, ma molto danaroso, che sfruttava i veri compositori per poi spacciare le loro opere come proprie, costume relativamente diffuso all'epoca dei fatti.

    Mozart fu accusato talvolta di plagio (ai danni di Handel nel Requiem), oggi le chiameremmo forse "citazioni". All'epoca tuttavia, imperava una diversa cultura in merito.

    Nonostante l'opera di Stendhal che abbiamo utilizzato per descrivere alcuni passagi della vita del compositore, sembra che in realtà la sepoltura in fossa comune sia coerente al suo status socio/economico.

    Secondo i più recenti studi, la più probabile causa della sua morte è la nefrite acuta.

    Abbiamo accennato nell'articolo ad una certa libertà espressiva piuttosto estrosa e sboccata da parte di Mozart, che potrebbe stupire qualcuno in rapporto all'idea che abbiamo di compositore classico. Della faccenda si è occupato il nostro Arturo Zancato "Flight 666". Sue dunque le considerazioni finali su questo enorme compositore.

    Chi pensa che la musica classica e tutto ciò che le concerne siano di per sé sinonimo di noia e sonnellini profondi, avrà di che ricredersi perlomeno sulla personalità frizzante di Wolfgang Amadeus Mozart. Come abbiamo iniziato a scoprire nel paragrafo precedente, Mozart non mancò mai di sottolineare la sua gioia di vivere, la sua goliardia e la sua vena scherzosa tramite comportamenti stralunati, parole piene di ironia e sottigliezze, momenti ben al di fuori di qualunque norma sociale dell’epoca, così fortemente contrapposti alla serietà e all’imponenza con cui le sue composizioni avrebbero segnato per sempre la storia della musica classica e la stessa idea che noi oggi ne abbiamo. Una personalità tanto fuori dagli schemi da risultare di difficile comprensione tanto per la gente dell’epoca quanto per quella a noi contemporanea. Esempio concreto di ciò sono le lettere che Mozart scrisse nel corso degli anni alle sue donne: la “cuginetta” Maria Anna Thekla, la cognata Aloysia e la moglie Constanze. Da questo epistolario -giunto nelle mie mani grazie al libro Lettere di Mozart alle donne edito da Bompiani nel 1991 e curato da Olimpio Cescatti, con un’ampia introduzione di Roman Vlad- si evince quanto la vena simil-istrionica del compositore austriaco fosse alla norma del giorno, segno di una personalità che non sarebbe mai potuta essere racchiusa solamente entro i confini seriosi che la musica classica giustamente richiedeva.

    L’uso di termini bassi che oggi accosteremmo ai bambini o ragazzi in fase preadolescenziale era all’ordine del giorno in alcune di queste lettere e Mozart ne fece largo uso specialmente nei suoi disperati tentativi di conquistare la futura cognata Aloysia, la quale però non gli concesse mai la sua mano. E così si fecero largo accostamenti di parole stralunati come quelli tra clistere e Cristo per alludere alla sicura disponibilità sessuale della giovane. Ma furono probabilmente le lettere alla cuginetta Maria Anna Thekla quelle più cariche d’ironia e vena goliardica, qui difatti Mozart cita spesso e liberamente organi ed atti sessuali, arrivando persino all’esaltazione ossessiva della coprofagia. Alla futura moglie Constanze, invece, Mozart si rivolse sempre con toni pacati, forse timoroso di un giudizio troppo severo sulla sua persona e spinto da un desiderio di trascorrere la sua vita al fianco di quella donna. Tra di loro l’intesa sessuale è comunque alta, e i due non si riservano dal rinnovare le loro promesse d’amore o il loro desiderio sessuale, pur senza ritrovarsi ad usare termini poco ravveduti. Mozart fece notare più volte a Constanze la propria gelosia, dovuta anche alla lontananza tra i due dettata dagli impegni lavorativi di lui, mostrandosi proprio come un maritino geloso e dotato delle migliori intenzioni. Non so voi, ma a me fino a questo punto continua ad apparirmi l’immagine di Ozzy Osbourne e della moglie Sharon, per quanto questi ultimi siano appartenenti ad un’epoca ed un contesto del tutto differenti. Successivamente il nostro Mozart non manca di sottolineare la sua carica erotica scrivendo alla moglie sottili allusioni riguardo il suo “amabile e baciabile culetto”, il tutto mostrandosi desideroso in primo luogo di fare ritorno a casa, anche se il fine da lui descritto è quello di “possedere la sua bella”.

    Insomma, non stiamo qua a dilungarci più di tanto sui numerosi e più disparati contenuti di queste lettere, ma, nel loro complesso, possiamo notare come mettano in luce un ritratto di Mozart del tutto singolare e caratterizzato da una libertà colloquiale senza pari. Interessanti sarebbero poi i fatti riguardanti la censura di alcune di queste lettere, in special modo quelle alla cuginetta, spesso e volentieri bloccate alla pubblicazione proprio dalla moglie Constanze, ma in più occasioni anche per mano degli stessi studiosi di Mozart, i quali probabilmente non ammettevano come ammissibile una tale dose di sproloqui per bocca di un così grande ed importante compositore di fama mondiale. Tutto questo a dimostrazione che l’anima del vero “rocker” non era poi così lontana dal ritrovarsi riflessa in quella del compositore austriaco.


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    Mozart fu accusato dal padre di essere pigro e procrastinatore. In una lettera del 1777, il padre gli scrisse: "Se esamini la tua coscienza attentamente, ti accorgerai che la procrastinazione è un tuo vizio abituale".
    In realtà Mozart lavorava molto, ma spesso finiva all'ultimo momento. Si narra che un giorno non fece in tempo a scrivere una partitura che doveva eseguire a corte davanti all'imperatore Giuseppe II.
    Durante l'esibizione, l'imperatore si accorse che Mozart aveva davanti un foglio senza note e gli chiese sbalordito: "Dov'è la vostra partitura?"
    Mozart si indicò la fronte e rispose: "Qui".
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    Mozart fu accusato talvolta di plagio (ai danni di Handel nel Requiem), oggi le chiameremmo forse "citazioni". All'epoca tuttavia, imperava una diversa cultura in merito.

    Pensavo esattamente il contrario.


    Comunque che dire di Mozart non sicuramente tra i miei preferiti, però un genio.
    L'ho capito dopo aver ascoltato il Requiem e poi ho approfondito anche altro.

     
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