Addio Paravia. Le librerie chiudono per colpa di Amazon, Berlusconi eccetera

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    Deus ex machina
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    AUGUSTA TAURINORUM

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    Notizia di questi giorni è che una delle più antiche librerie di Torino ha chiuso i battenti. "Colpa delle vendite on line e delle catene" dicono gli ormai ex titolari.
    Ovviamente un rapido stracciarsi le vesti on line da parte di quelli che la sanno lunga, che tuonano contro la globalizzazione su internet, magari da uno smartphone assemblato in Cina da bambini fatti di anfetamine. Magari dopo ordinano su Glovo o Just Eat e aspettano felici il sushi portato da qualche altro ragazzino pagato 4 ero lordi all'ora, e lo mangeranno guardando in streaming qualche serie Tv su Netflix. Però, hey, hai insultato Amazon e il suo capo, sei un vero ambasciatore della lotta di classe, Marx sarebbe fiero di te.
    Come sempre la realtà è più sfaccettata. Torino è in agonia, e non centra la giunta pentastellata. L'Appendino sta solo dando il colpo di grazie nell'ottica della loro decrescita felice. Torino è morta da quando la FIAT ha smesso di essere il fulcro dell'economia torinese. Da un lato bene, dall'altro dare lavoro a due milioni di persone (città e provincia) è un po' più difficile ora. Non è diventata una città turistica, come banfano PD e compagnia bella, e non abbiamo nemmeno la mentalità imprenditoriale per metterci in gioco. Torino negli anni ha perso il salone dell'automobile, praticamente quello del libro, la SEAT, la Telecom e non so quante altre cosucce da diversificavano l'offerta economica. Però abbiamo le scolaresche che fanno la gita di un giorno al museo egizio.
    Fatevi due passi in centro: il 25% dei negozi sono chiusi. Trasferiti, morti, kaputt. Se va bene sono sostituiti da grandi catene, se va meno bene da temporary shop. Se va male restano chiusi a marcire.

    Non chiudono solo librerie. Spariscono le edicole, le mercerie, i negozi di abbigliamento (a parte le note catene di robaccia a basso prezzo fabbricate in Cina) ma anche le botteghe artigiane. I calzolai sono rari come i panda, le sartorie sono solo cinese ormai.
    Tutta colpa di Amazon e delle catene come Feltrinelli? Secondo me no.
    Su termometro politico ho letto un articolo lucidissimo di Nicolò Zuliani: Per salvare le librerie bisogna cambiarle, non dare colpe a caso.
    In parte condivido, anche se non capisco perché entrare in una Feltrinelli dovrebbe costituire un'esperienza. A me sembrano poco più di supermercati tristanzuoli, però con una grande offerta sia elevata che medio bassa (puoi comprarti un classico come l'ultimo di Fabio Volo).
    Intendiamoci, a me spiace che chiudano le librerie, però cazzo non è perché vendi libri sei intoccabile. Altrimenti a me che piacciono molti gli affettati dovrei stracciarmi le vesti perché chiudono i salumieri. Ok, è cultura, ma anche la musica è cultura. Sono spariti tutti i negozi di dischi, sopravvivono quelli superspecializzati (chi sta a Torino penserà subito a Pagan Moon) che ti procurano anche il disco più sconosciuto di un gruppo black metal stupramadonne dello Zambia oppure hanno un bel catalogo di vinili per hipster coi risvoltini.
    Giusto due aneddoti in ambito librario. Cercavo da anni Lord of Chaos. Sono pigro e non amo e sopratutto sono incapace di fare acquisti on line. Non lo trovavo da nessuna parte. Librerie specializzate in musica non ne ho trovate, e comunque appena nomini qualcosa che abbia a che fare col sacro metallo ti guardano male (De Maio fulminali perché sono nemici della fratellanza). Insomma, un bel po' di snobismo. Nella stessa Paravia non avevano idea di cosa stessi cercando e di come potermelo procurare. Però avevano l'opera omnia di Sartre. Due anni fa mi arriva come regalo di Natale da parte di mia moglie: è andata in un negozio Feltrinelli, dato titolo ed autore e fatto arrivare in sede. 1 - 0 per la GDO. Quest'anno mi arriva il Visconte di Bragelonne, praticamente fuori catalogo. Dieci anni come minimo che lo cercavo. Indovinate dove l'hanno trovato? Su Amazon. 2-0 e palla al centro.

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    Insomma, il cliente ha quasi sempre ragione. Risparmia, gli arriva il prodotto e non deve rendere conto a nessuno di cosa e quanto legge.
    Ovviamente l'altra grande accusa è quella che la gente non legge. A parte che se uno non vuole leggere o non gli piace leggere puoi anche mettergli una libreria ogni cinque metri che tanto magicamente mica inizierà a divorare libri. Probabilmente andrà a farsi un kebab. Lettori lo si diventa se intanto hai la casa dei tuoi genitori piena di libri. Se fin da bambino ti piace perderti tra le pagine di romanzi e fumetti, magari partendo da grandi classici del genere come i libri di Salgari o di Jules Verne, non certamente con l'input scolastico, a parte rarissime eccezioni. Un romanzo meraviglioso come I Promessi Sposi viene odiato dagli studenti proprio perché imposto a scuola, sezionato, analizzato, reso odioso.
    Insomma, non è colpa dell'imbarbarimento dei costumi provocato da Berlusconi (colpa sua di tutto, anche se vi ritrovate l'auto rigata, poi tra qualche anno sarà colpa di Salvenee).
    Vi svelo un segreto: il fatturato delle case editrici, al netto delle vendite scontate on line, nel 2018 è salito del 4%. Quindi per forza di cose qualche lettore in più ce lo ritroviamo. Quindi anche qui i conti non tornano, eppure basta fare una ricerca su google di trenta secondi, cari giornalisti.
    La verità è che stanno cambiando i tempi e pochi se ne stanno accorgendo. Stiamo attraversando una vera e propria rivoluzione. In fondo è da quasi un secolo che le nostre vite non venivano rivoluzionate in questa maniera, dai tempi della diffusione dell'elettricità. E prima ancora con la rivoluzione industriale.
    Solo che nell'Inghilterra del XIX secolo un contadino potevano metterlo in catena di montaggio o metterlo a spalare carbone in una fornace. Oggi se un operaio perde il lavoro causa delocalizzazione (altro grandissimo problema italiano ed europeo) o perché sostituito da una macchina si attacca al cazzo e fischia in curva, con buona pace di chi sostiene che la robotizzazione è bella perché crea posti di lavoro. Lo sanno tutti che se sostituisci dieci operai una macchina questi si trasformeranno magicamente in ingegneri o programmatori. Il mondo cambia, ci piacciono le cose belle, le comodità e sopratutto spendere meno. Internet e l'informatica ci sembra un mondo avulso da noi, però ha sempre più effetti diretti sulla nostra vita quotidiana. E se ne parlava già nel 1998 in C'è post@ per te, solo che nessuno comprende mai le commedie romantiche. Dobbiamo mettere in conto che ci sono i rovesci di ogni medaglia, tra cui meno lavoro per molte persone. Ci saranno meno negozi, meno commesse o titolari che conoscono i nostri gusti e ci sanno di conseguenza consigliare. Si parla di 30-40 milioni di posti di lavoro in meno. E il fenomeno difficilmente sarà arginabile. Avessimo una classe politica decente, e parlo a livello europeo, non solo italiana, si potrebbe sperare in qualche legislazione per limitare i danni. Esempio classico: tutti accusano Amazon di aggirare le tasse mettendo la sede legale in paradisi fiscali, per quello riesce a tenere i prezzi bassi. Vero, ma non ho mai visto o sentito proposte di legge decenti per porre rimedio a questo fatto (come il simil schiavismo dei suoi dipendenti, uno dei veri motivi per cui non mi piace Amazon, non faccio la spesa di domenica o non compro cibo con le app, ma questo sarebbe anche compito dei sindacati, se non fossero troppo impegnati a riempirsi di iscritti pensionati o a pensare con chi scopava Berlusconi). Aggiungiamoci la crisi o stagnazione perenne, e per tornare al discorso libri, se il consumatore trova ciò che vuole senza fatica risparmiando non vedo come gli si possa dir qualcosa.
    Ovviamente ora nel caso di librerie od edicole c'è chi vuole fare leggi speciali per aiutarle. E gli altri negozianti che chiudono invece son tutti stronzi? No, spiacenti. Si devono adeguare, specializzare e capire che i gusti cambiano e non sono portatori di chissà quale sacralità solo perché vendono libri.
    O le edicole che chiudono, perché la gente preferisce leggere le news on line piuttosto che spendere 1.50 per dei prodotti di merd...ehm, non più accurati e di qualità come in passato, o perché i ragazzini non leggono più fumetti, "distratti dai videogiochi" e dal webbe. Che facciamo? Le sovvenzioniamo con un po' di soldi dei contribuenti che pagano, si barcamenano in lavori meno culturali e stanno zitti?

    Edited by Shagrath82 - 19/1/2020, 09:44
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    Madre, donna, lesbica. What else?

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    Culla Bianconera

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    meno commesse o titolari che conoscono i nostri gusti e ci sanno di conseguenza consigliare

    questo è il vero problema delle commesse odierne.
    Ti danno del "tu" manco fossimo amici, e ancora un po' manco sanno cosa vedono.
    È anche vero che per gli stipendi da fame che pigliano è già tanto che si presentino al lavoro
     
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    King of Darkness

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    Che facciamo? Le sovvenzioniamo con un po' di soldi dei contribuenti che pagano, si barcamenano in lavori meno culturali e stanno zitti?

    Credo sia ciò cui ambiscono
     
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2 replies since 18/1/2020, 11:28   65 views
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