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Deus ex machina
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Su cosa si è basato, nello specifico, il trattamento sperimentale utilizzato? Il team di esperti della Weill Cornell ha identificato nel sangue del cordone ombelicale di un neonato una particolare anomalia genetica che lo rendeva resistente al virus Hiv e ne ha utilizzato le cellule per il trapianto sulla donna. L'intervento è stato effettuato concretamente nel 2017, con la paziente che ha assunto farmaci antirigetto e antivirali per 37 mesi, dopo i quali ha definitivamente sospeso ogni tipo di terapia. Ben 14 mesi dopo, come confermato dagli studiosi, non c’è più traccia del virus dell’Hiv nel sangue della donna americana. Il successo del trattamento, è stato sottolineato, risiede nel fatto che il sangue dei cordoni ombelicali risulta molto più reperibile delle cellule staminali di solito impiegate per i trapianti di midollo osseo per le quali è molto più complicato identificare un “match” tra donatore e ricevente. In passato, hanno concluso i ricercatori, gli altri due pazienti mai curati dal virus dell'Aids, ovvero “il paziente di Berlino” Timothy Ray Brown e Adam Castillejo, avevano entrambi ricevuto trapianti di cellule staminali adulte da donatori con la mutazione genica resistente all'Aids stesso.
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beh, sicuramente è un grosso passo in avanti, certo che 37 mesi di cura somo davvero tanti
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1 replies since 3/3/2022, 19:00 20 views
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