Hot Rats - Frank Zappa

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    Nel 1969, ormai sciolte le leggendarie Mothers of Invention, Frank Zappa si dedica ad un progetto molto importante, che segna un primo punto di svolta nella sua longeva carriera. Affiancato dal fedele Ian Underwood e da un nutrito gruppo di collaboratori d’eccezione, fra cui figurano il “pupillo” Captain Beefheart e il violinista Jean Luc Ponty, l’eccentrico compositore americano intraprende una strada che lo porta sempre più vicino al jazz-rock e alla fusion tramite quello che è considerato uno dei suoi dischi più riusciti ed apprezzati, Hot Rats.
    La soluzione di continuità con i lavori del periodo antecedente è comunque apprezzabile nel numero più “bandistico”, che non a caso consiste nella rilettura del tema di “Mr. Green Genes”, una delle canzoni meglio riuscite del capolavoro Uncle Meat. Una delle sorprese di questo nuovo corso, forse la meno positiva, è la scoperta del virtuosismo chitarristico di Zappa, componente che negli anni successivi non tarderà a diventare protagonista principale di alcune sue opere, appesantendole in maniera considerevole. L’assolo chilometrico di “Willie the Pimp” è infatti la parte meno interessante dell’intero album, anche visto il contributo vocale piuttosto noioso di Beefheart.
    Sul lato B del vinile troneggiano le “Gumbo Variations”, una jam da 17 minuti la cui struttura non è del tutto dissimile a quella dei “brani” di Bitches Brew, l’opera di Miles Davis che proprio pochi mesi prima aveva inventato nuovi standard destinati a cambiare la storia del jazz e del rock. Gli assoli (travolgenti quelli di sax e violino) si susseguono liberamente, mentre il tema armonico è sempre quello di base. Non sempre l’esperimento è brillante, ma le idee di queste sessions sono alla base dei futuri capolavori di Zappa come “Big Swifty” (su Waka/Jawaka) e la title-track di The Grand Wazoo, conquiste ben più omogenee e mature.
    La conseguenza di questa prolissità dal rendimento altalenante è che i brani migliori sono quelli più compatti e curati: l’elegantissima “Little Umbrellas”, il cui intricato arrangiamento avrebbe compiaciuto Charles Mingus, la bizzarra “It Must Be a Camel”, una via di mezzo fra una ballata suadente e un’assurda parodia, e soprattutto “Peaches en Regalia”, uno dei massimi vertici compositivi e melodici di Zappa, nonostante la durata ridotta (poco meno di 4 minuti).
    Hot Rats è, in definitiva, un opera molto importante nel catalogo del compianto Frank, ma soprattutto per il suo peso storico: oltre alla già esaminata questione legata al netto cambiamento stilistico, d’ora in poi sarà difficile riascoltare quelle atmosfere un po’ lugubri e tetre che pervadevano gemme come “The Chrome Plated Megaphone of Destiny” e “Nine Types of Industrial Pollution”; è invece chiaro come l’album abbracci tinte kitsch e a tratti pacchiane, in particolar modo nelle timbriche e negli arrangiamenti.

    VOTO: 8

    Tracce:
    1. Peaches En Regalia (3:37)
    2. Willie The Pimp (9:16)
    3. Son Of Mr. Green Genes (8:29)
    4. Little Umbrellas (3:03)
    5. The Gumbo Variations (16:57)
    6. It Must Be A Camel (5:16)
     
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    Per me una discreta rottura di coglioni :hihi:
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