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Venerdì lavorativo, si esce alle 12.30, un panino al volo e si passa a prendere i compagni di avventura per andare verso il castello scaligero di Villafranca dopo 3 anni di attesa Casini in biglietteria (70€ a giornata e nessun abbonamento) e all'ingresso si scopre che non si può portare dentro la temutissima e mortale crema solare, che con circa 33°C e poca ombra cosa vuoi che serva visto che erano appena le 14.
Non facciamo ora ad entrare che subito partono i Sadist di fronte a quello che tutto sommato è già un nutrito gruppo di avventori sotto al palco, dopo un paio di brani decidiamo che è ora di dissetarsi e andiamo a uno dei chioschi di birra dove apprendiamo costa 7€ a bicchiere (ancora umano visto i prezzi di altri concerti). Nel frattempo il quartetto genovese continua a martellare per tutta la mezz'ora incessantemente nonostante il caldo e il pubblico dal canto suo non si fa pregare. Peccato che un gruppo così storico (30 anni) abbia raccolto così poco.
Prima mezz'ora di pausa in vista degli svedesi Grand Magus (che già avevo visto anni prima all'Alcatraz) con il rock mix heavy-stoner e il vocione possente di JB che svetta su tutto tranne che le folate di vento o i problemi con gli amplificatori risolti allanfine del primo brano. 45 minuti che scorrono via anche fin troppo veloci per un altro gruppo che ha raccolto troppo poco per quanto dimostrato (anche se forse alla fin fine peccano un pò sul lato compositivo)
Seconda pausa forzata di mezz'ora e ne approfittiamo per andare a mettere qualcosa sotto i denti che in questo concerto la scelta è piuttosto varia. Gli "hot dog" che presi nelle precedenti due edizioni non erano disponibili causa mancanza materiale, uno dei compagni di avventura va su un hamburger buono ma poco sostanzioso, alla fine girando andiamo su un panino con focaccia e porchetta di Ariccia che oltre ad essere grande come un comodino è buono da morire. Ed ecco che nel frattempo salgono sul palco i Death SS capitanati da uno Steve Sylvester che mai rivolgerà parole al pubblico lasciando che sia la sua voce (che è parsa affaticata) e la musica heavy che propone da più di 40 anni a fare scena. E le sue concubine che non si fanno problemi ad apparire completamente nuda sul palco per al felicità di chi in prima fila ci ha visto anche dentro a quei buchi. Ma d'altronde fa caldo. Un'altra ora di concerto che se ne va nel quale il gruppo ha suonato solamente brani di album anni '80 fatta eccezione per Zora che è tratta dall'ultimo album
Altra pausa e altro giro di birre, adesso si inizia a fare sul serio con i Venom di quel Cronos che sarà brutto come la fame (da dove arrivano poi quei capelli rossi) ma cazzo se spacca sul palco. I primi due album la fanno da padrone e da soli si prendono metà della scena, per il resto come già sentito con i Death SS si passa da un estremo all'altro, quindi con i primissimi album e gli ultimi saltando completamente più di due decenni dagli anni'90 al 2015. Grazie a un filo di vento che tira costantemente si riesce a sopravvivere alla calca e al ritmo incendiato del trio inglese, che si fa poi da parte per lasciare il posto ai bardi, con un Hansi Kürsch che più che un frontman di una band metal sbra abbia appena finito la sua giornata da impiegato, ma poco importa perché ci attende tutto Somewhere far beyond e qualche altro brano di contorno tratti da Nightfall in middle earth, Follow the blind e Tales from the twilight world. Per la prima volta il pubblico è veramente parte integrante dello spettacolo, con quella Bard's song lasciata in pasto alla voce della gente che ormai ha riempito per bene metà del campo medievale sul quale si svolge il concerto. Intanto qualche nuvola rende leggermente più vivibile lo stare sotto il palco nonostante le parole del cantante che appena dice al pubblico che splende come il sole, questo si nasconde. Ma ormai sta calando il buio che ben si addice all'ultimo gruppo che va a calcare il palco, quei Mercyful Fate tanto attesi già 3 anni prima e se qualcuno ha qualche riserva sulla voce di King Diamond vista l'età che avanza, ogni dubbio viene fugato fin da subito. Melissa la fa da padrona sia come album che come brano, la presenza scenica del frontman è imponente tanto quanto la scenografia allestita (che ha richiesto mezz'ora in più di pausa), una scalinata di "marmo" lungo la quale l'arzillo 65enne ha macinato chilometri su chilometri. Alla fine lascia il palco ma c'è qualcosa che non mi torna, qualcosa che è mancato durante l'esibizione. E dopo un paio di minuti eccolo riapparire finalmente con il suo iconico cappello a cilindro (nel corso del concerto aveva cambiato 2 volte copricapo) per cantare la conclusiva Satan's fall
Si chiude così la prima giornata di fronte a un discreto numero di partecipanti (il venerdì è sempre stato un pò sottotono dal punto di vista delle presenze), con un inizio balbettante dove Sadist e Grand Magus sono stati martoriati da problemi di mix che però fortunamente sono stati risolti nel corso dell'esibizione del secondo gruppo. Prezzi in genere un pò salati tra cibo e birra, se non altro leggermente più contenuti rispetto ad altri eventi dello stesso periodo e la qualità comunque è decisamente migliore (ricordo il Firenze rock dove la birra era calda e c'erano 37 gradi). Mancava qualche bancarella di merchandising, con due soli stand presenti (uno a lato vicino all'ingresso e l'altro, quello ufficiale del concerto, al centro del cortile dietro alla stazione mixer) e rispetto alle altre edizioni era limitato anche il mert&greet (ma visto che è già tanto si sia tornato ai concerti visto il covid, meglio che niente).
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