[SCHEDA] Piero Ciampi

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    Uno tra i primi cantautori italiani ingiustamente il più dimenticato e snobbato, ma forse quello che si avvicina di più alla definizione di poeta.


    "Nato a Livorno classe 1934 noto anche con lo pseudonimo di Piero Litaliano
    Ciampi è stato uno dei cantautori più importanti del ‘900 italiano, fra alti e bassi, periodi alterni di notorietà, rocambolesche esibizioni dal vivo e vagabondaggi improvvisati. Se si pensa alla figura-stereotipo del “cantautore maledetto”, dalla personalità problematica e complessa, è difficile non operare un paragone con Piero Ciampi.

    I suoi testi, malinconiche poesie sulla solitudine, sui disagi esistenziali, sui suoi amori e amicizie, sono un perfetto riflesso delle sue travagliate vicende di vita, sia personali che professionali, che lo portarono ad essere a un tempo uno degli autori più omaggiati e apprezzati della sua epoca, dall'altro uno dei più controversi.

    Il suo talento è infatti sempre andato a braccetto con un carattere notoriamente difficile, dovuto tanto alla sua intrinseca personalità quanto all'innata insofferenza nei confronti delle logiche di mercato del mondo musicale e discografico. Sicuramente noto il suo rapporto con la bottiglia.

    Il soprannome “l'italianò”, alla francese, Piero se lo guadagnò a Parigi, dove si recò per cercare un ambiente nuovo, viste le poche soddisfazioni che all'epoca gli regalava la scena toscana.

    L’esperienza musicale tuttavia inizia nella sua Livorno, dove negli anni ’50 forma un trio insieme ai fratelli Paolo e Roberto, nel quale ricopre il ruolo di cantante. Fondamentale sarà l’incontro, durante il periodo di leva svolto a Pesaro, con Gianfranco Reverberi, anch'egli futuro musicista e cantautore, che lo aiuterà più avanti ad inserirsi nell'ambiente musicale ed incidere i suoi lavori.

    Sarà infatti su invito di Reverberi che, all'inizio del 1960, Ciampi si trasferirà a Milano per lavorare con l’etichetta Ricordi insieme a Franco Crepax. Qui si presenteranno per Piero le prime occasioni di incidere le sue composizioni, e proprio in questo periodo, dopo la registrazione di qualche singolo, verrà alla luce il primo album di Ciampi, intitolato semplicemente “Piero Litaliano” (1963), senza l’accento francese. Di quest’album Reverberi curò la produzione e gli arrangiamenti orchestrali, molto presenti in tutti i brani, capaci di legare ad una musicalità all’epoca decisamente pop (forse troppo per Piero) i testi sempre nostalgici e decadenti. Tuttavia il lavoro, pur mettendo in luce le sue qualità liriche e poetiche, non riscosse pressoché alcun successo, sia a livello di critica che di pubblico.

    Gli anni ’60 in generale non rappresentano un bel periodo per Piero, soprattutto per quanto riguarda la sfera personale e affettiva. Si separa dalla prima moglie, Moira, non prima che questa gli abbia dato un figlio, nato nel ’63. Anche dalla seconda moglie, Gabriella, si separerà e avrà una figlia pochi anni dopo. Queste complicate vicende amorose troveranno spazio in diversi brani di Piero, ad esempio nella sua “In un palazzo di giustizia”, dove si parla di una coppia che, fra rancore, imbarazzo ma anche tristezza, si reca appunto in un palazzo di giustizia per perfezionare la propria separazione

    Cominciano gli anni ’70, quello che sarà l’ultimo, burrascoso decennio di vita di Piero, ma allo stesso tempo forse il più prolifico a livello artistico. L’amicizia con Gino Paoli gli permette di procurarsi un contratto con la RCA, insieme ad un anticipo in denaro che spenderà in vari modi, ma non certo per le registrazioni.

    Già nell'album omonimo, “Piero Ciampi” (1971), le differenze stilistiche rispetto ai precedenti lavori sono ben evidenti. Il sontuoso jazz orchestrale caratteristico del primo LP è quasi del tutto sparito, lasciando il posto ad arrangiamenti meno densi e più intimistici. A fare da perno nelle composizioni sono soprattutto il pianoforte e la chitarra, arricchiti da qualche fiato e una sezione ritmica piuttosto vicina al jazz. Le influenze musicali di Marchetti sono varie, e qui sono tutte presenti e amalgamate: Dal jazz alle sonorità più tipicamente mediterranee e folkloristiche, che si possono ascoltare in pezzi incalzanti come “Il vino” o “il giocatore”, ma anche in un brano sulla guerra di una sensibilità commovente come “40 soldati 40 sorelle”.

    L’album successivo, “Io e te abbiamo perso la bussola” (1973) prosegue nella stessa direzione. Si tratta probabilmente (almeno secondo chi scrive) dell’apice creativo del duo Ciampi/Marchetti. Qui Piero ne approfitta per fare una sorta di “panoramica” sulla propria esistenza, infatti i riferimenti autobiografici sono presenti pressoché dal primo all'ultimo brano. Dai problemi coniugali, le problematiche del rapporto di coppia, fino all'affidamento dei figli, ma anche brani su altri temi sociali, come “Il lavoro”. Alcuni pezzi sono stati scritti da Ciampi in collaborazione col cantautore (ed amico) calabrese Pino Pavone, fra cui “Bambino mio” e “Mia moglie”.

    Le ultime, rilevanti gesta musicali di Piero si collocano fra il 1975 e il 1976. Nel ’75 esce la raccolta “Andare, camminare, lavorare e altri discorsi”, antologia di brani estratti dai due precedenti album, fatta eccezione per due inediti. Uno è la title-track, un brano che fra sonorità blues/funk e il solito stile di canto “cabarettistico” di Piero punta i riflettori, con intenzione decisamente satirica, sul mondo del lavoro, sempre più esigente e spietato, legato al fenomeno del consumismo e dell’industrializzazione all'epoca in crescita.

    Pochi mesi dopo sarà la volta dell’ultimo effettivo lavoro di inediti di Piero: “Dentro e Fuori”. Sempre in collaborazione con Marchetti, tira fuori per questo album dei testi che forse sono fra i suoi migliori, ma che rispetto ai precedenti lavori si dirigono (come anche le musiche del resto) verso lidi ancor più cupi e decadenti.

    Negli anni successivi si sentirà di tanto in tanto parlare ancora di Ciampi, ad esempio grazie alla sua celebre apparizione dal vivo al Club Tenco nel ’76. In quell'occasione, nonostante i suoi ormai celebri diverbi fra pubblico e organizzatori, tenne comunque un concerto memorabile, che venne registrato e pubblicato qualche tempo dopo.

    Troverà la morte a Roma, per un cancro all'esofago, il 19 gennaio del 1980, assistito dal medico, amico nonché cantautore Mimmo Locasciulli. Proprio Locasciulli per ricordare Piero inciderà più avanti una delle sue canzoni, “Tu no”.

    [Fonte]


    "Un artista incompreso, tra l'alcolismo e il carattere violento, ma che ha saputo cantare l'amore e la vita di coppia come nessun altro.
    Nella più classica interpretazione dell’espressione “riconoscimento postumo”, sin dal giorno della sua morte, ciclicamente, si rievoca Piero Ciampi. Ristampe, biografie, documentari, oltre al tradizionale premio che porta il suo nome, ultimamente vengono anche appese targhe per le strade dove ha abitato e gli vengono intitolate piazze. Probabilmente sarebbe molto più utile dare un’aggiustata a quella discografia davvero troppo scarna su Spotify, ma a maggior ragione è sempre un bene ricordarlo, poiché è stato un artista straordinario e irripetibile nel panorama musicale italiano. Lo dimostra il fatto che tali rievocazioni cicliche, non sono mai dettate da un revival o da una moda passeggera, non c’è stato nessun artista che è stato paragonato o che si rifà esplicitamente a Piero Ciampi, come invece da qualche anno sta avvenendo praticamente con ogni cantautore italiano, tributato – per non dire scopiazzato – prima dall'indie e poi dall'it-pop.

    Già il suo secondo album, l’omonimo Piero Ciampi del 1971 (che viene considerato un secondo esordio), si regge su una narrazione autobiografica frutto della fine di due importanti relazioni, nelle quali in entrambi i casi ci sono di mezzo figli e avvocati. “Figli, come mi mancate” canta in Sporca estate, perché Ciampi non li vede mai, è sempre ubriaco e squattrinato, ma è anche probabilmente un uomo violento, come canta lui stesso in Ma che buffa che sei: “quel pugno che ti detti è un gesto che non mi perdono, ma il naso ora è diverso, l’ho fatto io e non Dio”. Difficilmente ci sono risvolti positivi ogni volta che incontra una donna, al massimo parte qualche “vaffanculo” ironico e liberatorio, la felicità appare solo in forma di briciole di nostalgia, “ti ricordi via Macrobio? qualche volta eri felice”. Per il resto solo esasperazione, rovina e fughe: “tu mi devi star vicina, perché ormai io sono fuori”.


    [Fonte Rollingstone.it]


    DISCOGRAFIA

    FULL

    1963 - Piero litaliano
    1971 - Piero Ciampi
    1973 - Io e te abbiamo perso la bussola
    1977 - Dentro e fuori


    LIVE

    1995 - Live al Tenco '76, inediti e provini


    COMPILATION

    1975 - Andare camminare lavorare e altri discorsi
    1981 - Le carte in regola
    1997 - Il mondo di Piero Ciampi
    2010 - Le canzoni e le sue storie


    (dischi consigliati tutti, anche se i miei preferiti sono "Piero Ciampi", "Dentro Fuori", "Andare camminare lavorare e altri discorsi")

    Mia Playlist su youtube delle canzoni preferite.

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