Champions League 2023-24

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    le squadre di San marino (club e nazionali) rappresentano il vero senso de "l'importante è partecipare"
     
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    Primo turno di qualificazione:

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    Secondo Turno di qualificazione

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    Terzo turno di qualificazione

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    Champions, Icardi-gol e il Galatasaray torna ai gironi. Festeggiano anche Braga e Young Boys

    I turchi battono il Molde anche al ritorno e si qualificano alla massima competizione europea dopo tre anni. I portoghesi eliminano il Panathinaikos, gli svizzeri il Maccabi Haifa
    Davide Amato

    29 agosto - MILANO
    Missione compiuta. Dopo tre stagioni di assenza il Galatasaray è di nuovo in Champions League. I campioni di Turchia soffrono contro l'arrembante Molde ma superano il playoff vincendo 2-1 la gara di ritorno. Oltre al solito Icardi, in rete su rigore, la scena è per Angelino, che al 92' fa esplodere di gioia il pubblico di Istanbul. Retrocesso in Europa League il Panathinaikos dell'italiano Brignoli, battuto 0-1 dal Braga. Festeggia lo Young Boys, che cala il tris sul Maccabi Haifa. Domani sera si concluderanno i playoff. Da Copenhagen-Rakow Czestochowa, Psv Eindhoven-Rangers e Aek Atene-Anversa usciranno i nomi delle ultime tre squadre che parteciperanno alla Champions League 2023/24. Giovedì alle ore 18 a Montecarlo il sorteggio della fase a gironi.


    GALATASARAY-MOLDE 2-1
    Pronti, via e dopo appena sette minuti il Galatasaray di Mertens, Muslera & Co rompe l'equilibrio grazie al rigore procurato e trasformato con precisione dal solito Icardi, al 201° gol in carriera. Il Molde, che all'andata in Norvegia ha perso 2-3, risponde con coraggio ma chiude il primo tempo, dopo dieci minuti di recupero, sempre in svantaggio. Nella ripresa i padroni di casa vanno in difficoltà, soprattutto a centrocampo, e al 66' il forcing scandinavo porta al pareggio di Hestad. Il Molde è una furia e all'82' gela ancora il pubblico di Istanbul. Ma il gol di Berisha viene annullato dal Var per fuorigioco. E nel finale, al 92', Angelino segna direttamente da calcio di punizione, complice la deviazione di Eriksen, e fa esplodere di gioia il Galatasaray, che può festeggiare il ritorno in Champions League dopo tre stagioni di assenza.

    YOUNG BOYS-MACCABI HAIFA 3-0— Si decide tutto in Svizzera dopo il pareggio per 0-0 di una settimana fa in Israele. Lo Young Boys sfrutta il fattore campo e al 23' va in vantaggio con il colpo di testa di Itten. L'autogol di Seck vale il raddoppio degli elvetici al 28'. Il Maccabi Haifa risponde con la traversa centrata da Pierrot al 30'. Ma ad inizio ripresa, al 46', Ugrinic chiude i conti con una botta dal limite e regala ai suoi un posto in Champions League.

    PANATHINAIKOS-BRAGA 0-1— Nel match arbitrato ad Atene dall'italiano Orsato va in scena un primo tempo all'insegna dell'equilibrio, dominato dalle difese, con protagonista il bergamasco Brignoli, che fa buona guardia alla porta del suo Panathinaikos. I greci, che all'andata in Portogallo hanno perso 2-1, tengono il pallino del gioco, dominando il possesso palla, ma senza pungere. E all'86' subiscono il contropiede vincente di Bruma, che manda il Braga in Champions e il Panathinaikos (che chiude in 10 per il rosso a Carlos) in Europa League.
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    Psv, Copenaghen e Anversa completano il quadro delle 32 di Champions

    Si sono conclusi i playoff che assegnavano gli ultimi posti alla competizione. Alle 18 il sorteggio degli 8 gironi
    Davide Amato

    30 agosto - MILANO
    Il tabellone della Champions League 2023/24 si completa con una serie di vecchie conoscenze del nostro calcio. Il Psv di Schouten e Dest, entrambi titolari, stende i Glasgow Rangers con un netto 5-1. L'ex laziale Vavro segna con un siluro dai trenta metri e festeggia la qualificazione del suo Copenhagen dopo l'1-1 contro il Rakow Czestochowa. L'Anversa di mister Van Bommel firma l'impresa ad Atene, vincendo 1-2, in casa dell'Aek Atene, con un gol al 95'. Si chiude così il ritorno dei playoff di Champions, con le ultime tre squadre qualificate alla coppa più importante d'Europa. Domani alle ore 18, nella cornice di Montecarlo, il sorteggio dei gironi.

    PSV EINDHOVEN-RANGERS 5-1—
    Si decide tutto in Olanda dopo il pirotecnico pareggio per 2-2 di una settimana fa in Scozia. Il Psv parte forte e al 24' va in vantaggio con il colpo di testa di Saibari. Nella ripresa il copione non cambia. Al 53' De Jong apparecchia per Saibari, che da due passi firma il raddoppio. I Glasgow Rangers rispondono con il gol di Tavernier, servito da Lammers al 64'. Ma dopo nemmeno due minuti il Psv segna ancora, al 66', questa volta grazie al guizzo in area di De Jong. E nel finale dilaga prima con il tocco sotto porta di Veerman al 78' e poi con l'autorete di Goldson all'82', conquistando così un posto nella prossima Champions League.

    COPENHAGEN-RAKOW CZESTOCHOWA 1-1— Il Copenhagen di Cornelius & Co sfrutta il fattore campo e fa valere l'esperienza europea contro la cenerentola Rakow Czestochowa, che l'anno scorso ha vinto il suo primo campionato polacco di sempre. A rompere l'equilibrio è Vavro, che al 35' si fionda su un rimpallo e segna un golazo da oltre 30 metri. Al 45' la traversa nega il raddoppio a Larsson. Sconfitti 0-1 in patria, gli ospiti prendono coraggio e alzano il baricentro. All'87' Zwolinski firma l'1-1 al termine di un'azione corale ma è troppo tardi in ottica qualificazione. Copenhagen in Champions, Rakow in Europa League.

    AEK ATENE-ANVERSA 1-2— Ad Atene va in scena un primo tempo senza squilli. L'Aek, che ha perso 1-0 l'andata in Belgio, tiene il pallino del gioco ma senza sfondare. Nonostante il possesso palla dei greci, allenati dall'ex interista Almeyda, a passare in vantaggio è l'Anversa di mister Van Bommel, un passato da calciatore del Milan. E al 73' Kerk sblocca il match con un tocco da due passi. Al 90' Araujo illude il pubblico di casa firmando l'1-1, anche perché in pieno recupero, al 95', Balikwisha chiude i conti e regala ai suoi una storica qualificazione alla Champions League.
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    Ci pensa sempre Lautaro: l'Inter evita il ko contro la Real Sociedad, ma che fatica...

    Gli spagnoli colpiscono due legni e Sommer salva un paio di reti. Rosso a Barella tolto dal Var
    Dal nostro inviato Filippo Conticello

    20 settembre - SAN SEBASTIAN
    Di tutti i modi per ripartire in Champions, dopo la finale orgogliosa di Istanbul, questo è il più inatteso e per poco non è pure il peggiore possibile: l’Inter vicecampione d’Europa strappa un punto da San Sebastian, insperato per come si era messa la corrida basca, ma nella prestazione fa tre passi indietro, sia rispetto a quella notte magica di inizio giugno, sia rispetto ai primi quattro turni di campionato praticamente perfetti. I nerazzurri passano almeno 75 minuti sul lettino del dentista, maltrattati da una Real Sociedad dotata di agonismo e grande tecnica. I cinque giocatori cambiati rispetto al derby finiscono per creare solo confusione, ma basta una quindicina di minuti per un pari salvifico per il girone di Champions.

    INIZIO SHOCK— Adesso che l’agenda inizia a farsi serrata, Simone Inzaghi decide di far ruotare gran parte della compagnia in maniera scientifica, cosa che gli era servita per sgasare soprattutto alla fine della scorsa stagione. Stavolta, però, un turnover così ardito, almeno all’inizio, non se l’aspettava nessuno: inattesa, ad esempio, la panchina riservata al lanciatissimo Thuram con il conseguente impiego per la prima da titolare di Arnautovic, mentre è confermata rispetto alle prove della vigilia la scelta di Asllani nel ruolo di regista al posto dell’acciaccato Calha. Per il resto, incuriosiscono le novità dall’inizio di Pavard nel ruolo di braccetto destro e di Carlos Augusto sulla fascia sinistra. Considerando anche De Vrij, sono cinque cambi rispetto alla passerella del derby di sabato scorso. Verrebbe da dire troppi, almeno a vedere l’inizio-shock dell’Inter, figlio di un atteggiamento non certo all’altezza della squadra vice-campione d’Europa. La Real Sociedad, spinta da Anoeta che già dalla coreografia iniziale pungola tutti sull’orgoglio della “nazione basca”, ha letteralmente il sangue agli occhi. È fame atavica di Champions che qui a San Sebastian manca da 10 anni e così nei primi minuti i nerazzurri attraversano davvero le pareti dell’inferno. Tutti a temere il giapponese Kubo sulla fascia destra, ma è a sinistra che Barrenetxea fa venire il mal di denti al malcapitato Dumfries e, con l’olandese, a tutta la difesa di Inzaghi. Nei primi 4’ ecco un cross pericoloso e un palo tonante sempre dell’esterno basco. Poi, a furia di pressare come se non ci fosse un domani, arriva l’inevitabile gol della Real. In realtà, è un regalo non richiesto di Bastoni, troppo sicuro del suo sinistro mentre insiste con la palla in una zona pericolosa. Se la fa borseggiare dal mediano della squadra di Alguacil, Mendez, che non può sbagliare a tu per tu con Sommer. Si sono visti migliori approcci alla partita.

    CHE FATICA— Anche quando passa la bufera dei primi dieci minuti, l’Inter non riesce a essere se stessa, almeno quella vista finora in patria. Il pallone traghetta lentissimo, con errori banali, a partire da Arnautovic. Non bastasse, Asllani pare davvero spaesato, non pronto, in quella posizione di enorme responsabilità: non garantisce l’affidabilità del titolare turco nel governo del pallone, anzi si fa prendere dall’ansia e finisce pure per prendere il giallo con un intervento inutile. Il cartellino condiziona tutta la sua partita e, attorno all’albanese, la squadra fa una fatica gigantesca a mettere in fila due passaggi: gli attaccanti non ne tengono mezza, Barella è l’ombra del vero Nicolò e tutti i guai arrivano sempre dallo stesso lato, quello di destra in cui Dumfries non prende mai la targa a Barrenetxea. Al conto si somma pure una traversa di Oyarzabal: anche se in fuorigioco, serve per dare l’idea del massacro. Così, quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo, si può serenamente dire che la cosa migliore per l’Inter nei primi 45’ sia il punteggio. Poteva finire molto peggio.

    SECONDO TEMPO— Tutti si aspetterebbero un cambio di rotta dalla panchina, con almeno un paio di cambi, ma all’inizio della ripresa Inzaghi stranamente insiste sugli stessi disastrosi undici: si rivela un atto di sadismo perché la Real è tambureggiante alla stessa maniera e non c’è segno di sveglia nella sua squadra, che infatti rischia di soccombere ancora. Sommer fa la migliore parata da quando è vestito di nerazzurro, uno scatto di istinto sulla linea di porta su testata ravvicinata di Oyarzabal. A quel punto pure Simone si accorge che la misura è colma e serve sangue nuovo alla squadra: all’8’ ne cambia tre, dentro Frattesi e Thuram per i disastrosi Asllani e Arnautovic (in regia scala Micki), mentre Dimarco prende il posto di Bastoni per far sgorgare la manovra con un minimo di più fluidità. Barella, nervoso per tutto il match, si vede sventolare un immotivato rosso per una reazione su Mendez a terra (che in realtà non c’è) e serve la Var per togliergli il cartellino e farlo restare in campo.

    IL PARI— Dopo un’altra traversa basca con testata di Merino, arriva il quarto cambio che sa di disperazione: fuori l’armeno e dentro Sanchez, con il modulo che cambia forma e diventa un ardito 3-4-1-2. Sono i primi minuti della seconda vita interista del cileno, ma Alexis si rivela una scarica di imprevedibilità in una squadra boccheggiante. Un 1-1 segnato da Thuram finisce per essere annullato per un fuorigioco di Carlos Augusto, ma la gioia insperata per i nerazzurri arriva a tre minuti dal 90esimo: un tiro sbagliato da Frattesi diventa un assist per Lautaro, che non sbaglia. A quel punto, di colpo, il vento cambia su Anoeta: in campo non c’è più traccia della Real garibaldina, anzi la squadra di San Sebastian per la prima volta è costretta a stringere i denti e soffrire. La vittoria sarebbe stato troppo, ma perché non partire subito con questo spirito?
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    Il Napoli la spunta col Braga: 2-1. La decide nel finale l'incredibile autogol di Niakatè

    Avanti con Di Lorenzo, gli azzurri ripresi da Bruma, poi all'88' il clamoroso harakiri dei padroni di casa consegna a Garcia i primi 3 punti
    Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo

    20 settembre - BRAGA (PORTOGALLO)
    È del Napoli l’unico sorriso della due giorni di Champions. I campioni d’Italia vincono a Braga 2-1, raggiungono il Real Madrid in testa al girone C e per una sera provano ad alleggerire la pressione che c’è già attorno al tecnico Rudi Garcia, dopo le deludenti ultime due uscite di campionato. In Portogallo è il solito Napoli, bello a tratti, mai davvero padrone del gioco e incapace di congelare il risultato dopo aver trovato il vantaggio nel recupero del primo tempo con un lampo da centravanti di capitan Di Lorenzo. Il pari di Bruma a dieci dal termine aveva liberato ancora una volta i fantasmi attorno alla panchina azzurra, poi un autogol di Niakaté ha regalato agli azzurri tre punti fondamentali nella corsa Champions, ma pure per la testa della squadra, che potrà preparare la prossima trasferta a Bologna con un pizzico di serenità in più.

    SFORTUNA—
    L’avvio è subito da brividi per gli azzurri, con Djalò (3’) che scappa a destra e arma Horta a rimorchio: destro deviato da Juan Jesus e messo in angolo da Meret. Due minuti più tardi, clamorosa occasione per Osimhen, servito da un retropassaggio sciagurato di Fonte: ma il nigeriano solo in area spara su Mathaus in uscita disperata. Al 10’ nuova doppia grande chance per il Napoli, con Mathaus super sui i colpi di testa di Osimhen e Di Lorenzo, col secondo che finisce sul palo dopo la deviazione del portiere portoghese. Garcia perde Rrahmani per noie muscolari, entra Ostigard. Ma il Napoli continua a crescere e ad affacciarsi nell’area del Braga, con Osimhen che di testa sfiora il palo su perfetto assist di Politano e poi spacca la traversa a botta sicura. Il Braga alleggerisce la pressione con un’altra ripartenza e colpo di testa velenosissimo di Ruiz, che non inquadra la porta di poco.

    PASTA DI CAPITANO— Al 33’ l’arbitro Gozubuyuk reputa da rigore un intervento su Osimhen a pochi metri dalla porta: prima lascia giocare, ma né Olivera né Kvara trovano la girata vincente, poi assegna il penalty. Il Var però interviene e cancella la decisione dell’arbitro. Si arriva così al recupero, dove il Napoli finalmente la sblocca: angolo di Politano, sponda di Osimhen e sinistro violento di Di Lorenzo, che bacia la parte bassa della traversa e si trasforma in gioia azzurra. All’ultimo secondo di recupero, potenziale azione gol del Braga, con Carvalho che controlla bene in area ma al volo manda alle stelle.

    DALL’INCUBO ALLA GIOIA— La ripresa si apre con un colpo di testa centrale di Anguissa, parato agevolmente da Mathaus. Il Napoli parte in controllo, ma il Braga prende fiducia col passare dei minuti e al 17’ colleziona un’ottima occasione, con Horta che sfiora il palo da buona posizione. Garcia cambia gli esterni d’attacco: fuori Kvara e Politano, dentro Elmas e Raspadori. Le squadre si allungano e le potenziali occasioni aumentano. Di Lorenzo (27’) pesca Zielinski libero sul secondo palo, ma il polacco calcia a lato da ottima posizione. Il Napoli pecca negli ultimi venti metri, non chiude il match così il Braga aspetta sornione un’occasione, che puntuale arriva al 39’: Zalazar trova l’imbucata per Bruma che fulmina Meret. Doccia gelata, sembra un nuovo incubo. Ma con i nervi e un pizzico di fortuna, il Napoli si riversa in avanti e trova subito il nuovo vantaggio, con Niakaté che spedisce nella propria porta un tiro-cross di Zielinski. Gli azzurri soffrono fino alla fine col Braga che centra un palo con Pizzi all'ultimo affondo. Primo successo di settembre, utile per indirizzare il girone di Champions e magari per ripartire anche in campionato. Ma ancora tanta – troppa – sofferenza.
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    Onana sbaglia, il Bayern batte lo United. Poker dell'Arsenal, il Real supera Bonucci solo al 94'

    All'Allianz Arena finisce 4-3 dopo mille emozioni. Nel girone dell'Inter il Salisburgo vince in casa del Benfica, in quello del Napoli successo nel recupero per i blancos di Ancelotti contro l'union Berlino. Pari tra Siviglia e Lens e tra Galatasaray e Copenhagen
    Francesco Calvi

    20 settembre - MILANO
    Serata di grandi emozioni in Champions League. Clamorose quelle che regala l'Allianz col Bayern che sfrutta la serata no di Onana (che papera sul primo gol) e batte il Manchester United 4-3. Incredibile il finale del Bernabeu dove il Real Madrid riesce ad avere la meglio sull'Union Berlino dell'esordiente Bonucci solo al 94' col solito Bellingham. L'Arsenal ruggisce e demolisce 4-0 il Psv con 4 marcatori diversi. Tonfo interno del Benfica che - in 10 da inizio gara - ne prende due dal Salisburgo. Pareggi, infine, tra Siviglia e Lens (1-1) e tra Galatasaray e Copenaghen (2-2) con rimontona finale dei turchi.

    REAL MADRID-UNION BERLINO 1-0
    L’esordio dell’Union Berlino in Champions League coincide con quello nel club tedesco di Leonardo Bonucci, che al Bernabeu parte titolare nella difesa a tre. C’è dal 1’ anche Gosens, mentre il Real conferma Bellingham alle spalle di Rodrygo e Joselu. In avvio di gara proprio il centravanti spagnolo si fa notare con tre incornate, anche se non riesce a centrare la porta. Con il passare del tempo, la formazione di Ancelotti conquista metri e occasioni, però all’intervallo il punteggio è ancora fermo sullo 0-0. Nella ripresa Gosens manca l’appuntamento con lo 0-1, al 50’ Rodrygo calcia prima su Ronnow e poi sul palo. Da lì in poi i blancos prendono fiducia e assediano l’area avversaria: Joselu (ancora di testa) e Modric (dalla distanza) sfiorano il vantaggio, ma Ronnow devia in corner le loro conclusioni. Ci provano anche Rudiger, Rodrygo e Valverde, però il gol dell’1-0 arriva soltanto al 94’: il timbro decisivo è del solito Bellingham, al sesto centro stagionale, che segna a porta vuota sugli sviluppi di un corner.

    GALATASARAY-COPENAGHEN 2-2— Davanti ai loro tifosi, i turchi sfidano il Copenaghen puntando su un 4-2-3-1 ultra-offensivo. A centrocampo c’è l’ex Fiorentina Torreira, in avanti Icardi supportato da Ziyech, Mertens e Akturtoglu. Nella prima mezzora, gli ospiti soffrono ma tengono botta e, alla prima buona occasione, passano in vantaggio: al 35’ Elyonoussi sfrutta una torre in area per raccogliere il pallone e spedirlo alle spalle di Muslera. La freddezza dei danesi condanna Icardi&Co: al 58’ la difesa giallorossa si addormenta e il Copenaghen si ritrova con due uomini a tu per tu con Muslera. Ne approfitta Diogo Goncalves, che riceve palla in posizione centrale e sigla il 2-0. La partita cambia nel finale, con il Copenaghen in dieci uomini a causa dell’espulsione (per doppia ammonizione) di Kristiensen. Il Gala si lancia all’attacco e, nel giro di due minuti, pareggia i conti grazie ai guzzi di Tete. All’86’ il brasiliano serve a Boey il pallone dell’1-2, pochi istanti dopo timbra il 2-2 con un mancino al volo.

    BAYERN-MANCHESTER UNITED 4-3— Kim da una parte, Hojlund e Onana dall’altra: il big match della serata vede protagoniste – anche in negativo - le ex stelle della Serie A. A Monaco di Baviera regna l’equilibrio fino alla mezzora, ma poi il Bayern si esalta sfruttando una papera dell’ex portiere dell’Inter. Al 28’ Sané scambia con Kane, calcia dal limite e segna l’1-0: il suo tiro è centrale e non irresistibile, però il camerunense se lo lascia sfuggire goffamente. Lo United crolla psicologicamente e i tedeschi non perdonano: passano 4 minuti e Musiala serve a Gnabry un pallone facile da spingere in rete per il 2-0. Le speranze degli inglesi si riaccendono al 49’, quando Hojlund sigla il 2-1 con una girata in area di rigore. Al 53’, tuttavia, il Bayern ristabilisce il doppio vantaggio: Eriksen tocca il pallone con la mano in area, Kane si presenta sul dischetto e fa 3-1. Nel finale arrivano tre gol: due li firma Casemiro, che segna prima con un tocco da terra e poi deviando una punizione di Fernandes, un altro il classe 2005 Mathys Tel, già autore di due reti con il Bayern in Bundesliga.

    SIVIGLIA-LENS 1-1— Il Siviglia va subito avanti, il Lens lo recupera con una punizione di Fulgini. In Andalusia va in scena una sfida divertente, tra i campioni dell’ultima Europa League e i francesi, tornati in Champions vent’anni dopo l’ultima volta. Il gol che sblocca il match porta la firma di Ocampos, che all’8’ beffa Samba con un colpo di testa su calcio d’angolo. Al 24’ Fulgini pareggia i conti direttamente su punizione, superando Dmitrovic con un tiro sul suo palo. Il Siviglia cresce nell’ultima mezzora, sfruttando le giocate del neoentrato Lukebako, però non riesce a trovare i tre punti.

    ARSENAL-PSV 4-0— Tutto facile per i Gunners di Arteta, che dopo otto minuti sono già avanti grazie al primo centro in Champions League di Bukayo Saka. L’esterno inglese va a segno con un tap-in dopo una respinta di Benitez e, al 20’, detta anche l’assist per il 2-0. Gabriel Jesus dà il via al contropiede, Saka avanza sulla destra e poi serve Trossard al limite dell’area. Il belga non sbaglia e, con il destro, spedisce il pallone nell’angolino basso. Gli inglesi sono ordinati in fase difensiva e bravi a pungere sulle fasce, il Psv non regge il confronto e si limita a cercare di evitare la goleada: il piano non funziona, perché al 37’ Jesus è da solo in area di rigore e realizza indisturbato il 3-0. Dopo l’intervallo il ritmo cala, ma l’Arsenal trova il poker con il suo capitano. Odegaard chiude la partita con una conclusione dalla distanza: il suo mancino a incrociare è imprendibile per Benitez.
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    Incredibile all'Olimpico: la Lazio riprende l'Atletico al 95' con un gol di testa di Provedel

    Spagnoli avanti grazie a un mezzo autogol di Kamada, nel recupero il portiere biancoceleste segna il pazzesco gol dell'1-1
    Nicola Berardino
    Giornalista
    19 settembre - MILANO
    Ci pensa Ivan Provedel a salvare la Lazio contro l’Atletico Madrid. Non solo con le sue parate, ma soprattutto segnando il gol dell’1-1. Di testa al quinto minuto del recupero finale quando gli spagnoli sembravano aver ormai in tasca la vittoria, con la rete di Barrios al 29’ del primo tempo. Il portiere di Sarri era già andato in gol in carriera quando era alla Juve Stabia in Serie B, nel 2-2 di Ascoli del 7 febbraio 2020. La sua prodezza ridà il sorriso alla Lazio dopo le tre sconfitte nelle prime quattro giornate di campionato.

    SBLOCCA L'ATLETICO—
    Sarri modifica in tre ruoli la Lazio che sabato ha perso contro la Juventus. In difesa entrano Patric e Luca Pellegrini al posto di Casale e Hysaj (non al meglio, ma in panchina). In regia Vecino viene preferito a Cataldi. Simeone deve fare i conti con sei infortunati, tra cui Koke, Lemar e De Paul. Dopo 16 anni il pubblico laziale dell’Olimpico ritrova la Champions (nel 2020-21 senza tifosi causa Covid). Ovazione e applausi da tutto lo stadio per il tecnico dell’Atletico grande ex biancoceleste: protagonista con quattro trofei (tra cui lo scudetto del 2000) negli anni d’oro del ciclo Cragnotti. Simeone ringrazia rivolgendosi verso i vari settori dell’Olimpico. Partenza aggressiva dell’Atletico. La Lazio fa muro e poi guadagna metri. La squadra di Sarri organizza la manovra tra il pressing avversario. Oblak anticipa Immobile al tiro. Il portiere dell’Atletico è di guardia su un tiro di Kamada. Cresce il possesso palla dei biancocelesti. Colpo di testa fuori bersaglio di Romagnoli su corner di Luis Aberto. Il difensore laziale poi si valere pure in copertura fronteggiando un’incursione di Griezmann. Ammonito Simeone, troppo esuberante a bordocampo. Oblak manda in angolo una parabola di Zaccagni su punizione. Lazio protesa all’attacco. Spettacolare girata a volo di Luis Alberto da fuori area: a lato di poco. Al 29’ l’Atletico ribalta il fronte e si porta in vantaggio. Botta di Barrios dalla distanza con la deviazione di Kamada che spiazza Provedel. Ammonito anche Sarri per esser uscito dall’area tecnica. Si fa male (colpo alla caviglia in uno scontro con Molina) Pellegrini ed entra Lazzari che va a destra mentre Marusic scala nel ruolo di terzino sinistro. Lazio agile sulle fasce ma in difficoltà nel portarsi al tiro. Atletico compatto tra i vari reparti. All’intervallo con l’1-0 per i madrileni.

    COLPO PROVEDEL— L’Atletico riparte con Gimenez al posto di Barrios. Il nuovo entrato va in difesa mentre avanza in mediana Witsel che si rende subito pericoloso: sventa Provedel. La Lazio si ricarica. Staffilata di Vecino sopra la traversa. Sciupa clamorosamente Immobile davanti a Oblak che respinge riscattandosi dal rinvio sbagliato nell’azione. Cori dell’Olimpico per incoraggiare il bomber biancoceleste. Ripartenza spagnola, Griezmann non inquadra la porta. Combinazione Luis Immobile-Luis Alberto: Oblak fa scudo. Al 17’ Sarri fa entrare Guendouzi e Isaksen per rilevare Kamada e Felipe Anderson. Vicino al raddoppio l’Atletico al 21’: palo esterno su tiro di Morata, deviato da Romagnoli. Prodezza di Provedel su Lino sbucato davanti alla porta. Tiro-cross di Zaccagni: smanaccia in angolo Oblak. Partita a tutto campo. Ritmo molto alto. Al 29’ Simeone avvicenda Witsel con Correa. Altro doppio cambio nella Lazio: al 31’ Cataldi e Correa sostituiscono Vecino e Zaccagni. Due minuti e Simeone fa entrare Riquelme per Lino. Centrale una conclusione di Luis Alberto. Che poi si rende insidioso pure con una bordata dalla distanza. Lazio lanciata in un assalto finale con tanto temperamento. Ma l’Atletico si blinda in area. Rasoiata di Cataldi deviata da Oblak in angolo. Poi al quinto minuto di recupero sbuca Provedel in area e di testa va a chiudere a rete un assist pennellato da Luis Alberto. È il pareggio della Lazio con il portiere di Sarri che fa esplodere tutta la sua felicità. E l’1-1 finale scatena la gioia dei 50 mila dell’Olimpico.
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    Milan, che serataccia: sbatte sul muro Newcastle e si fanno male Maignan e Loftus-Cheek

    Nonostante le varie chance capitate a Giroud, Theo e Leao (soprattutto lui), i rossoneri non vanno oltre il pareggio

    Marco Pasotto
    Giornalista
    19 settembre - MILANO
    Due buone notizie e due cattive. Partiamo da quelle buone. La prima: il Milan ha spedito in soffitta il derby, chiuso nel baule degli oggetti in disuso: tre giorni sono bastati per recuperare spirito e gioco.

    La seconda: pace fatta con la propria gente, che ha rivisto quanto esigeva. Testa giusta e intensità. La cattiva: questa, nelle proiezioni più logiche del girone nelle prossime settimane, era una partita da vincere a tutti i costi. L’altra cattiva: il Milan avrebbe meritato non solo di vincere, ma una vittoria rotonda. E uscire da questo match pieno zeppo di ghiottonerie sotto porta senza nemmeno un gol, è blasfemia calcistica. Un tiro al bersaglio per il festival dello spreco contro un avversario decisamente lontano dagli standard inglesi che si potevano immaginare. Diciamo anche che il pronto soccorso Ibra ha funzionato. E’ stato un Milan che – sotto gli occhi di Cardinale - ha ripreso vigore e vitalità, anche se su questa partita incombono due macigni: gli infortuni di Loftus-Cheek e soprattutto quello di Maignan. Qualcosa che, in attesa di saperne di più, risprofonda il mondo rossonero nel panico.

    LE SCELTE— Sono tre i cambi di Pioli rispetto all’incubo stracittadino. Uno possiamo definirlo automatico, col rientro di Tomori accanto a Thiaw. Gli altri invece sono scelte ponderate: esordio assoluto in rossonero dal primo minuto per Chukwueze al posto di Pulisic e prima da titolare stagionale anche per Pobega, con Reijnders – il migliore della mediana, fino al derby – in panchina. Evidente l’intenzione del tecnico di irrobustire ulteriormente il centrocampo. Il resto è rimasto invariato, con Loftus-Cheek sul centrodestra, Giroud e Leao a completare il tridente d’attacco. Howe, privo a centrocampo di un cardine come Joelinton, ha piazzato sul centrodestra Longstaff, con Tonali mezzala sinistra e Bruno Guimaraes davanti alla difesa. Al centro dell’attacco lo svedese Isak, un altro ragazzo della “scuderia Ibra”.

    CORAGGIO— La buona notizia è che il derby shock è stato elaborato e superato. Il Milan, spinto da un San Siro impeccabile, inizia con personalità e con coraggio. Banalmente: come se tre giorni prima non fosse successo nulla. Chi si era nascosto, ora si fa dare palla. Chi non andava oltre l’appoggino a tre metri, adesso alza la testa e verticalizza. Chi era rimasto in ombra, salta l’uomo. O quanto meno ci prova. Merito anche di un giro palla più rapido (ci voleva poco) e di inserimenti più frequenti, coraggiosi e decisi di alcune figure chiave che non dovrebbero mai mancare all’appello: Hernandez e Loftus-Cheek, in particolare. L’inglese si muove molto centralmente, sul terreno di Bruno Guimaraes, schermando le idee del portoghese. Pobega si sgancia nei momenti giusti. A faticare un po’ di più semmai sono gli esterni: sia Leao che Chukwueze tentano spesso lo spunto, ma risultano troppo pasticcioni anche se ottengono lo scopo di intimorire la fase difensiva bianconera. Il Milan dirige e crea anche perché, dopo una prima fase di pressione ben organizzata, il Newcastle perde metri di campo e gioca con un’idea ben chiara dalla tribuna: addormentare il più possibile il match. Sgonfiare gradualmente la ferocia rossonera.

    TIRO AL BERSAGLIO— Strategia rivedibile perché il Milan è affamato di rivalsa e di gol. Il problema è che davanti alla porta il Diavolo combina di tutto. L’emblema al minuto numero 34, quando Leao si porta a spasso quattro inglesi e incredibilmente, a porta spalancata, invece di concludere col destro tenta un tacco assurdo lisciando la palla. Roba da fustigazione nello spogliatoio. Un’azione che vede poi il destro Pobega stoppato sulla linea da un difensore e Loftus-Cheek murato due volte. Roba da non credere. Un Milan che ha bersagliato a più riprese la porta bianconera difesa da un Pope poco sicuro. Ci hanno provato Pobega e Krunic dalla lunga distanza, generando parate difficoltose. Ci ha provato Hernandez di testa da pochi passi: Pope, immobile, si è ritrovato la palla fra le mani e ha ringraziato il suo angelo custode. E ci ha provato, di testa, anche Giroud, rimbalzato sui guanti del portiere bianconero. Alla fine del primo tempo: 14 tiri a 1 per il Milan. Ma zero gol.

    PECCATO CAPITALE— Nella ripresa fuori l’ammonito Calabria per Florenzi e stesso spartito del primo tempo. Milan con la palla fra i piedi, Newcastle ad attendere e, all’ora di gioco, altri due ingressi: Pulisic per Chukwueze e Reijnders per Pobega. L’olandese ha sulla coscienza l’ennesima occasione d’oro: slalom centrale fra due avversari, specchio della porta che si spalanca, tiro morbido come un soufflé tra le braccia di Pope. Un altro peccato capitale. Il tiro al bersaglio è proseguito con una torsione di testa di Leao alta di un’inezia e con Pulisic e Hernandez murati dalla diga umana in mezzo all’area inglese. Alla mezzora Loftus-Cheek ha alzato bandiera bianca per guai muscolari (dentro Musah), ma la grande paura è tutta per Maignan: fuori anche lui per problemi fisicia dieci minuti dal 90’. Dentro Sportiello. La pressione rossonera è ulteriormente aumentata nel finale, ma si è inceppata nella scarsa vena di Leao, che ha di nuovo perso il tempo corretto a pochi passi dalla porta. Nel finale, il Diavolo ringrazia Sportiello, che devia il siluro di Longstaff sopra la traversa. Così sarebbe stato davvero troppo.
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    Tris City alla Stella Rossa, ma Haaland resta a secco. Manita Barça contro l'Anversa

    Il Porto passa ad Amburgo contro lo Shakhtar. Nel girone della Lazio, il Feyenoord s’impone sul Celtic per 2-0. Il Lipsia vince a Berna contro lo Young Boys
    Salvatore Malfitano

    19 settembre - MILANO
    Nessuna sorpresa, nelle altre partite di questa prima serata di Champions League. Il Manchester City, seppur sudando le proverbiali camicie per un’ora, riesce ad avere la meglio sulla Stella Rossa, che passa addirittura in vantaggio; Alvarez propizia la rimonta con una doppietta nel 3-1 finale. Goleada del Barcellona, che passeggia contro l’Anversa come conferma il 5-0 che matura in Spagna. Pratica già archiviata al 23’ quando la squadra di Xavi è avanti di tre reti, tra cui quella di Lewandowski che diventa il terzo giocatore a segnare il centesimo gol europeo dopo Cristiano Ronaldo e Messi. Il Porto passa ad Amburgo contro lo Shakhtar trascinato da un super Galeno che firma con una doppietta l’1-3 in favore della formazione di Conceiçao. Nel girone della Lazio, il Feyenoord s’impone sul Celtic per 2-0, sfruttando anche la doppia superiorità numerica. Il Lipsia vince a Berna contro lo Young Boys, con Schlager e Sesko che nella fase finale dell’incontro piegano gli svizzeri.

    MANCHESTER CITY-STELLA ROSSA 3-1

    Più faticosamente del previsto, Guardiola riesce a venire a capo della Stella Rossa. Il City crea tanto, ma sbatte contro Glazer: a turno il portiere si oppone su Rodri, Aké e Foden mentre lo stacco di Haaland si spegne sulla traversa al 26’. I Citizens chiudono male il primo tempo: prima l’infortunio di Bernardo Silva – al suo posto Doku – poi il vantaggio dei serbi: Bukari scatta sul filo del fuorigioco e batte Ederson. Nella ripresa le cose si rimettono a posto: Alvarez pareggia al 47’ dopo una splendida triangolazione con Haaland, conclusa con dribbling sul portiere e appoggio a porta vuota. Glazer compie un altro intervento miracoloso sul tap-in del norvegese (57’), poco dopo invece rovina tutto. Sulla traiettoria arcuata di Alvarez, liscia la palla di pugno e il Manchester rimonta al 60’. Rodri segna il gol della tranquillità, al termine di un’azione personale conclusa con un pregevole piatto sul palo lontano (73’). Bobb cerca la gloria, Glazer si oppone bene per evitare un passivo peggiore.

    BARCELLONA-ANVERSA 5-0— Nessun problema per il Barça di Xavi, che chiude i conti già a metà primo tempo. All’11’ la sblocca Joao Felix, ben servito da Gundogan in area; bravo il portoghese a ritagliarsi lo spazio per chiudere bene il tiro. Lewandowski raddoppia sul suggerimento sempre di Felix sul secondo palo, per un appoggio di piatto facile facile (19’). Partita che non ha più nulla da raccontare già al 23’, dopo l’autorete sfortunata di Bataille che devia fatalmente alle spalle di Butez il cross di Raphinha. Gavi cala anche il poker al 54’: batti e ribatti in area, il giovane talento blaugrana risolve la mischia scaricando un potente sinistro sotto la traversa. Il punto esclamativo lo mette chi ha aperto le marcature, è Joao Felix di testa a infilare ancora Butez sul traversone del brasiliano (66’).

    SHAKHTAR-PORTO 1-3— Sotto la direzione di Massa, il Porto conquista tre punti importanti sul neutro di Amburgo. È uno show di Galeno a ipotecare il successo: va prima a segno all’8’, ribadendo in rete il tiro parato di Franco. Dopo cinque minuti gli ucraini pareggiano con il bel colpo di testa di Kelsy sul cross di Konoplia, ma in difesa c’è poca attenzione. Un passaggio in orizzontale da censura di Sikan serve involontariamente Galeno che firma la doppietta al quarto d’ora. Taremi allunga al 29’: stavolta il brasiliano serve l’assist che l’attaccante deposita in rete di piatto a centro area. Per il resto, i portoghesi non vanno in difficoltà a gestire le timide offensive dello Shakhtar, che inizia la sua Champions con una sconfitta.

    FEYENOORD-CELTIC 2-0— Gli scozzesi si fanno preferire nella parte iniziale, il Feyenoord guadagna lentamente il pallino del gioco e nel recupero del primo tempo si porta avanti: punizione dalla distanza di Stengs, intervento approssimativo di Hart che viene beffato forse dal rimbalzo del pallone. Il secondo tempo si mette in discesa dopo l’ora di gioco: il Celtic resta in dieci per il fallo da rigore di Laerbielke che vale il secondo giallo, anche se dal dischetto Paixao si fa parare il tiro. Al 69’ gli ospiti perdono anche Holm, autore di una scivolata molto pericolosa che viene sanzionata con un’altra espulsione, stavolta diretta. Con due uomini in più, la rete arriva senza sforzo: dopo quella annullata a Geertruida, ci pensa Jahanbakhsh che punisce Hart con un destro secco sotto la traversa (76’).

    YOUNG BOYS-LIPSIA 1-3— I tedeschi indirizzano subito la partita: al 3' Simakan gira perfettamente di testa su un calcio d'angolo proveniente dalla destra. Xavi Simons avrebbe la chance del pari al 13', ma chiude troppo il destro e mette a lato. La squadra di Wicky trova il pari poco dopo la mezzora con Elia, che conclude bene di esterno dal limite. Ad inizio ripresa Openda ha due occasioni interessanti, con Racioppi che si esalta al 62' da distanza ravvicinata. L'ultima situazione interessante dello Young Boys è al 72' con la conclusione di Ganvoula, respinta dal portiere avversario; poi il Lipsia fa sua la partita: Schlager pesca l'angolo lontano con un diagonale preciso da fuori area (73'), nel finale la chiude Sesko dopo l'ottimo contropiede condotto da Henrichs.
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    Avremmo potuto giocare fino a domenica e non avremmo segnato.
    Leao irritante, Giroud comincia ad essere troppo vecchio per questi palconscenici
     
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97 replies since 8/7/2023, 12:44   4166 views
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