Serie A 2023-24

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    Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido

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    La Fiorentina strapazza il Genoa: gioco, spettacolo e 4 gol, Italiano sorride



    Filippo Grimaldi

    19 Agosto - GENOVA
    Nel giorno della prima panchina in A di Gilardino, i viola dominano l'incontro. Di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez e Mandragora le reti, con gol della bandiera di Biraschi per il 4-1 finale.

    Una Fiorentina da favola, un Genoa da incubo, travolto (1-4) da un avversario in dominio assoluto e che già a metà gara, con le reti di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez (prima dell’ultimo sigillo di Mandragora) aveva messo in cassaforte la vittoria. Nelle intenzioni del presidente Commisso questo deve essere l’anno della consacrazione per la squadra di Italiano, alla terza stagione sulla panchina viola: se queste sono le premesse, ha totalmente ragione lui, perché la Fiorentina è stata bella e concreta al tempo stesso. Il Genoa di Alberto Gilardino, che a metà del campionato scorso aveva pilotato una squadra in affanno verso la promozione diretta in A, è piombato presto nell’incubo e non è più riuscito a rientrare in partita. Ma serviranno nuovi esami prima di valutare i rossoblù, al netto delle difficoltà enormi palesate a Marassi anche sul piano caratteriale, almeno sino a metà gara. Troppe le assenze pesanti (Strootman e Vogliacco) e gli innesti last minute ancora non disponibili (oltre a Messias, infortunato, anche Malinovskyi, presentato ieri prima del fischio d’inizio) per avere un quadro reale della situazione di una squadra alla quale hanno dato fiducia quasi 28 mila abbonati. Prova ne sia la panchina cortissima, con appena sette uomini di movimento e che infatti non ha cambiato l’inerzia della partita. Tutta un’altra storia, la squadra di Italiano: che approccia la gara in maniera perfetta, mostra solidità in difesa (che bravo la novità Kayode a destra, preferito a Dodo), e dalla trequarti sfrutta le incursioni di Brekalo e Gonzalez oltre alle sponde di Nzola, con un sontuoso Bonaventura al centro.

    MONOLOGO— Eppure Retegui illude il Genoa in partenza servendo in area un pallone prezioso su un tacco di Gudmundsson, senza però trovare compagni pronti alla deviazione. Sulla ripartenza ospite, arriva il gol-capolavoro di Biraghi, innescato da Nzola, e bravo ad evitare prima Frendrup e poi Biraschi prima di battere Martinez sul primo palo. Coordinazione perfetta, pallone nell’angolino alto sul primo palo. Il Genoa accusa il colpo, la Viola ne approfitta. E sei minuti dopo Bonaventura firma il raddoppio raccogliendo sotto porta il pallone ribattuto dal palo sulla conclusione di Gonzalez lanciato da Brekalo. Due a zero dopo undici minuti e per il Genoa diventa davvero tutto in salita. Una Viola cinica, che viaggia a ritmo altissimo e sfrutta Nzola centravanti che fa la sponda per le incursioni degli esterni. E il Genoa fatica a tornare in partita, perché in questa versione così d’emergenza non ha la qualità sufficiente per reggere l’urto. Manca la reazione, e la Fiorentina si infila a piacere negli spazi lasciati liberi dai rossoblù. E così arriva prima dell’intervallo (40’) il terzo gol di Gonzalez con un colpo di testa su corner di Biraghi.

    DA APPLAUSI— Troppo facile. Una lezione di calcio davanti alla quale il Genoa non riesce a sfruttare la reazione di Gudmundsson, l’unico dei rossoblù che prova a lavorare senza sosta anche per aiutare la mediana. Retegui, attesissimo, è chiuso nella morsa di Milenkovic e Ranieri. Non è serata, anche per lui. La ripresa non cambia la situazione. La gara viene sospesa un minuto per il lancio di un fumogeno in campo dalla gradinata genoana. Gilardino prova nel frattempo a passare al 4-4-2, abbassando Martin e allargando Frendrup a sinistra. Bonaventura serve Mandragora che di testa firma il quarto gol. Biraschi (assist di Frendrup) accorcia, ma la gara di fatto è chiusa. Gilardino passa al 4-3-2-1, piazzando Gudmundsson ed Ekuban dietro a Retegui. Tutto inutile. Fiorentina in gestione, torna a casa con il cuore gonfio di certezze che questa potrebbe essere davvero la sua annata, pronta a dimostrarlo anche nel prossimo playoff di Conference. Il duello da Superclasico fra Retegui e Beltran? Rimandato: il genoano non fa male, l’attaccante viola entra troppo tardi. Ma sa di essere entrato in una corazzata.
     
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    Mamma mia....noi male male male.
    Oh per una volta che ero a Genova e vado allo stadio con mio padre... :hihi:
    Mi sa che dobbiamo smetterla di pensare di essere forti e pensare prima di tutto a salvarci.
     
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    Anche il Milan risponde presente: Giroud e Pulisic stendono il Bologna

    I rossoneri replicano subito ai successi di Inter, Juve e Napoli con una buona prova archiviata nel primo tempo. Il nazionale Usa protagonista con un gol e giocate illuminanti. Emiliani troppo imprecisi in attacco


    21 agosto - BOLOGNA
    Il Milan partito all’inseguimento ha già raggiunto le altre big in vetta: con ventiquattro ore di ritardo, i rossoneri si uniscono al gruppone di comando. Ritardo azzerato in fretta: dopo venti minuti dall’inizio della nuova stagione, Pioli era già avanti di due. Aveva già mandato in gol Pulisic e permesso a Reijnders di servire un assist. Dai nuovi acquisti subito segnali positivi, confermati in corso di gara.

    MILAN IN SCIOLTEZZA—
    Le formazioni sono quelle annunciate: Milan con tre nuovi acquisti in campo dall’inizio, Bologna che punta Maignan con le incursioni di Zirkzee a cui si aggiunge il sostegno di Moro. Non si può dire che la partenza non sia lanciata: dopo venti secondo Lykogiannis stampa sulla traversa l’invito in profondità di Posch. Sul missile di sinistro Maignan sarebbe battuto e la difesa rossonera chiude poi l’azione in calcio d’angolo. Nei minuti successivi ci si chiede come il Milan possa sfondare la linea difensiva avversaria ed ecco presto servite un paio di risposte: dopo undici minuti Pulisic si libera sulla trequarti, si accentra e disegna un cross mancino sul secondo palo su cui si avventa Reijnders. Dell’olandese l’assist al volo per Giroud: Olivier riapre il conto dei gol chiuso all’ultima giornata della scorsa stagione. Milan avanti. Dopo il tentativo di reazione di Ferguson, ecco la seconda risposta rossonera. Ancora sull’asse Pulisic-Giroud: stavolta l’americano (sotto gli occhi del connazionale Gerry Cardinale in tribuna) avvia il triangolo, che Olivier porta avanti con il tacco e l’esterno ex Chelsea rifinisce con una conclusione perfetta da fuori area. E’ il raddoppio rossonero. Potrebbe esserci anche il tris: Skorupski stavolta si oppone al sinistro al volo di Giroud, al termine di un’altra azione manovrata in velocità del Milan. Una specialità che nel primo tempo ha messo in mostra più volte, con un gioco corale in cui i nuovi acquisti partecipano senza incertezze. Reijnders gioca in verticale, Pulisic crea e spazia, Loftus-Cheek copre: Pioli sembra aver già integrato tre dei nove nuovi. E il Bologna? Replica ancora con Ferguson dal limite dell’area e con il colpo di testa a lato di Posch, nel recupero.

    AMMINISTRAZIONE— Nella ripresa Motta cambia subito: fuori l’inconcludente Moro, dentro Orsolini. Il Bologna è certamente più vivace: Ndoye colpisce il palo esterno dopo un quarto d’ora. Poi è Maignan a dire di no prima ad Aebischer (che cerca l’incrocio da destra) poi a Posch, che di tacco ci prova sulla successiva azione d’angolo. A metà tempo entrano Chukwueze e Okafor per il Milan, El Azzouzi nel Bologna. Il resto è amministrazione rossonera (con un lampo di Leao: palo in diagonale) e pochi tentativi rossoblù di riaprire i conti, anche con gli altri cambi. Pioli se ne va con buoni riscontri, raccolti soprattutto nel primo tempo: le accelerate di Theo, da mancino a incursionista centrale, la solidità di Thiaw (molto meno attento Tomori), l’eleganza di Reijnders, la sostanza di Giroud e la classe di Pulisic. Per la prima, può bastare.
     
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    È andata bene che il Bologna pronti e via ha preso la traversa.
    Difesa ballerina, Kalulu e Tomori sono l'ombra dei giocatori dello scudetto.
    Bene Pulisic, spero solo non sia un fuoco di paglia
     
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    Calabria 5,5
    Tomori 5
    Thiaw 6
    Hernandez 6
    Loftus-Cheek 5
    Krunic 6
    Reijnders 7
    Pulisic 7
    Giroud 7.5
    Leao 6
    Kalulu sv
    Pobega sv
    Okafor sv
    Chukwueze sv
    Kjær sv

    Pioli: 6
     
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    Il Torino non sfonda il muro del Cagliari: è 0-0

    La squadra di Juric comincia con coraggio il campionato e si presenta molte volte dalle parti di Radunovic senza trovare la rete, rossoblù pericolosi con Nandez
    Dal nostro inviato Mario Pagliara

    21 agosto - TORINO
    Torino e Cagliari stappano l'esordio in campionato preferendo non farsi male. Ne esce un pareggio senza reti e con poche emozioni, tutte concentrate nel primo tempo, mentre nella seconda parte della sfida è prevalsa la stanchezza e le due squadre sono diventate più prevedibili. Ranieri può festeggiare il primo punto per il suo Cagliari neopromosso su un campo difficile, mentre per Juric c'è un pizzico di delusione. Il suo Toro aveva tutto per fare di più contro questo avversario.

    ILLUSIONE SCHUURS—
    Tocca dunque a Torino e Cagliari, e la partenza nella nuova Serie A è nel segno dei tridenti. Ranieri rinuncia al suo annunciato 4-4-2 per adeguarsi al calcio di Juric: 3-4-3 per i sardi, 3-4-2-1 come da protocollo per i granata. Vlasic più Karamoh alle spalle di Sanabria da una parte, Nandez, Oristanio perno centrale e Luvumbo dall'altra. Torino vive il suo primo pomeriggio di campionato avvolto in un'afa infernale: al fischio d'inizio, alle 18.30, ci sono 38,5 gradi. Buono l'impatto del Toro sulla gara: l'interpretazione del possesso è quella giusta (61% all'intervallo), discreta anche la pericolosità offensiva (tre occasioni in 45'), la personalità di Ricci e Ilic nel mezzo c'è nonostante la pressione di Sulemana e Makoumbou, la coppia di mastini di Ranieri. Nemmeno il tempo di prendere posto che Radunovic è chiamato a una grande risposta sulla girata di Sanabria bravo ad agganciare l'angolo battuto da Ilic (siamo al 3'). Dopo diciotto minuti, Schuurs dà l'illusione del gol quando svetta in area (su angolo di Vojvoda): va fuori di un soffio.

    VOLA MILINKOVIC— Nella parte centrale, quando il Toro prova ad alzare i giri, ci prova anche Ricci (25') dalla distanza ma senza fortuna. Il Cagliari è, senza dubbio, ben organizzato nonostante questo nuovo vestito consegnatogli da Ranieri per l'occasione. Si difende con puntualità, è molto concentrato nello svolgere il compito sui duelli uomo contro uomo, e prova a capitalizzare le due possibilità che gli capitano. La prima, minuto numero 16: Nandez prova il tiro a giro ma trova sulla sua strada un ottimo Milinkovic. La seconda, a un minuto dall'intervallo, quando Oristanio scappa via a Schuurs ma il suo diagonale muore sui tabelloni.
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    DUELLI— All'intervallo Juric lascia nello spogliatoio Karamoh, dentro Radonjic. Ranieri risponde all'ora di gioco inserendo Jankto e Shomurodov, poi entrerà anche Pavoletti. Poco prima, una sassata di Vojvoda (15') era stata sì potente ma imprecisa. Nella ripresa il calo delle energie diventa una conseguenza fisiologica del grande caldo. Con meno corsa, aumentano i duelli ravvicinati in tutte le zone del campo, ne risente la qualità su entrambi i fronti. Per ridare brio al Toro Juric pesca dalla panchina Linetty e Pellegri al posto di Ricci e Vlasic. Ma i granata ormai non riescono a sorprendere l'organizzazione del Cagliari.
     
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    Nel primo tempo le squadre si sono date battaglia, nel secondo tempo sembravano tutti degli zombie per via del caldo e di una condizione approssimativa. Forse avrebbero dovuto gestire meglio le energie.
    Livello tecnico scadente ma siamo ancora ad inizio campionato.
    Per il resto il Toro ha i soliti difetti ovvero difficoltà a segnare soprattutto contro le squadre che fanno muro ma che rischia poco e niente. Il Cagliari ha giocato nello stesso identico modo del Toro e alla fine il pareggio è giusto.
     
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    Questa sì che è vera Juve: tris a Udine con Chiesa&Vlahovic

    La coppia d'attacco bianconera sblocca il risultato nei primi 20', Rabiot lo arrotonda alla fine del primo tempo. Debutto in A per Yildiz
    Dal nostro inviato Marco Guidi

    20 agosto - UDINE
    UDINE, ITALY - AUGUST 20: Dusan Vlahovic of Juventus celebrates after scoring the team's second goal from the penalty spot during the Serie A TIM match between Udinese Calcio and Juventus at Dacia Arena on August 20, 2023 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
    Due anni fa Massimiliano Allegri, al ritorno sulla panchina della Juventus, aveva subito steccato pareggiando all'Udinese Arena. Stavolta, Max vince in scioltezza contro un’Udinese foriera di regali. La Signora, però, al di là dei limiti avversari, mostra un piglio che fa ben sperare per il futuro e non solo per i gol dei protagonisti più attesi, Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, cui si aggiunge Adrien Rabiot. Il 3-0 matura tutto nel primo tempo e chiude in fretta la pratica friulana.

    SCHIACCIASASSI—
    Allegri conferma per 10/11 la formazione che ha affrontato l’Atalanta in amichevole otto giorni fa. Unico cambio tra i pali: Szczesny e non Perin. Due soli volti nuovi rispetto alla scorsa stagione, sulle fasce nel 3-5-2, Weah a destra e Cambiaso a sinistra. Coppia d’attacco Vlahovic-Chiesa, in panchina i recuperati Pogba e Fagioli. Sottil risponde con Thauvin a supporto di Beto davanti. Dopo 2’, Zarraga combina la frittata, consegnando incredibilmente un pallone a Vlahovic sulla trequarti. DV9 è rapido nello smistare per Chiesa che controlla e dal limite con un tiro a pelo d’erba lascia di sasso Silvestri. La Juve è già avanti, ma a differenza di quanto accaduto spesso in passato, stavolta non si ferma. Al 6’ una bella incursione di Cambiaso è stoppata con i piedi da Silvestri. Quindi al 20’ raddoppia su rigore. Mani di Ebosele su girata di Alex Sandro in mischia, l’arbitro Rapuano vede bene da subito e dal dischetto Vlahovic non sbaglia. Sotto di due gol, L’Udinese ci mette almeno l’orgoglio. Non la mira (Walace calcia alto, Zarraga a lato, Thauvin alle stelle). Più vicino al bersaglio grosso ci va, dall’altra parte, Cambiaso al 45’: sinistro fuori di poco con Silvestri immobile. Non è, però, l’ultima emozione del primo tempo, perché nel recupero Thauvin aggiusta finalmente il tiro mancino e obbliga Szczesny alla deviazione in corner. Mentre Rabiot di testa firma il tris su cross di Cambiaso e uscita “a farfalle” di Silvestri. Il 3-0 non lascia appello ed esalta un primo tempo di assoluto dominio juventino.

    ACCADEMIA— All’intervallo Allegri inserisce McKennie per un acciaccato Weah e il rientrante Fagioli per Miretti. Sottil tenta di spronare i suoi con Samardzic e Zemura per il disastroso Zarraga e Kamara, quindi dopo pochi minuti della ripresa Ferreira per l’infortunato Ebosele. La partita è ormai in ghiaccio, ma i friulani almeno ci provano. Soprattutto con Samardzic, alla prima dopo il caso per il mancato trasferimento all’Inter. Il serbo, superata l’ora di gioco, chiama Szczesny alla respinta con un’insidiosa conclusione dal 20 metri. Poi al 67’ con un lancio illuminante mette Lovric solo davanti a Szczesny, impreciso con la zuccata da due passi. Entrano pure Success da una parte e Iling dall’altra: l’inglese della Juve va subito vicino al gol di testa. C’è spazio pure per una rete annullata a Vlahovic (fuorigioco di Iling) e il debutto di Kenan Yildiz in Serie A. Non per l’ingresso di Pogba, applauditissimo nel riscaldamento. Presto, Allegri spera di poter contare su di lui. E allora sì, la Juve farà davvero paura.
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    Ovviamente è presto per esaltarsi e tirare conclusioni, ma almeno contro l'Udinese ho visto l'idea di squadra. L'esultanza di Chiesa e Vlahovic, che fino a ieri erano sul mercato (e purtroppo il mercato non è ancora finito) dimostra un senso di appartenenza che lo scorso anno non si è mai visto. E, comunque, ripeto, siamo solo alla prima partita, è calcio agostano ed abbiamo smesso di giocare nel secondo tempo essendo sul 3-0
     
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    Pulisic ancora a segno, Giroud ne fa due su rigore: poker Milan al Torino

    In gol anche Theo Hernandez, applaudito da tutto lo stadio al momento del cambio, L'unico gol dei granata è di Schuurs
    Marco Pasotto

    26 agosto - MILANO
    Troppo Milan, se a funzionare nella stessa partita è sia il vecchio che il nuovo Diavolo. L’impasto gustoso tra chi è appena arrivato e chi c’era già si era intravisto anche a Bologna, ma stavolta ha permesso a Pioli di presentare un menù di altissima appetibilità che non ha praticamente permesso al Torino di sedersi a tavola.
    I granata escono schiacciati sotto il peso massiccio di quattro gol e sono costretti ad assistere a un Milan che diverte e dà la nettissima sensazioni di divertirsi. Era da un (bel) po’ che in casa rossonera mancava questo genere di conforto. E tutto sotto gli occhi di Gerry Cardinale, che quest’anno pare non volersene perdere una. Il Milan ha comandato il match con Giroud, Theo e Leao (e pazienza se il gol deve ancora attendere), ma anche con Pulisic e Reijnders, e tutto sembra incastrarsi con grande naturalezza. Per merito della qualità di alcuni singoli e per merito delle novità tattiche di Pioli, ben trasmesse e ben recepite. Juric invece dovrà lavorare soprattutto per aumentare l’efficacia offensiva, che manca paradossalmente in misura maggiore rispetto a quella difensiva, nonostante la pesantezza del punteggio induca altri pensieri.

    LE SCELTE— Pioli ha lasciato a casa anche stavolta tutti i giocatori – Caldara, Ballo-Touré, Saelemaekers, Origi e Traoré – che ballano tra uscite potenziali ed esuberi certificati, e ha confermato l’undici di Bologna. Quindi il Pu-Gi-Le – Pulisic, Giroud, Leao - in attacco e Loftus-Cheek, Krunic, Reijnders in mediana. Juric aveva due dubbi in settimana, sciolti in questo modo: Vojvoda preferito a Lazaro sulla fascia sinistra e Radonjic al posto di Karamoh accanto a Vlasic e a supporto di Sanabria. Il resto ha replicato l’undici disegnato col Cagliari, con Bellanova sulla corsia di Hernandez: binario dell’alta velocità andata-ritorno, in pura teoria, mentre la pratica è stata molto diversa perché il Milan ’23-24 usa i terzini come mediani aggiunti e le percussioni centrali di Theo sono state uno dei grimaldelli con cui il Diavolo ha perforato il Toro. Non è roba nuova, sono cose che Pioli chiede al francese da tempo. La novità semmai è la frequenza con cui succede e la specularità con il medesimo lavoro di Calabria. Volendo sintetizzare: in fase di possesso i terzini rossoneri si accentrano e alzano sulla linea mediana, mentre le mezzali si trasferiscono sulla trequarti. Movimenti che avevano dato risultati già a Bologna e sono deflagrati con potenza stavolta.

    INSERIMENTI— Il Torino si è rintanato fin dai primi minuti sotto la pressione del Diavolo, nonostante un abbozzo di aggressività smarrita dopo un paio di giri di lancetta: troppo pericoloso andare in pressione alta di fronte ai guizzi di Pulisic – quasi una sentenza nell’uno contro uno – da una parte, quelli di Leao dall’altra, e gli inserimenti sempre intelligenti di Reijnders. Nel cuore del campo le coppie sono state evidenti ed “affiatate” fin da subito: Krunic-Vlasic, Reijnders-Ricci e Loftus-Cheek-Ilic. L’ha spuntata il Milan, soprattutto con il moto perpetuo di Reijnders che ha eliminato il fosforo di Ricci e asciugato i rifornimenti a Vlasic e Radonjic. Discorso a parte per Sanabria, con una serata nata sotto la cattiva stella e terminato dopo 22 minuti per un problema fisico. Al suo posto l’ex Pellegri. Il primo quarto d’ora è vissuto sotto le fiammate rossonere, che però sono state inconsistenti sotto porta: una girata di Giroud, una punizione di Hernandez. Tutto finito fuori, senza grandi emozioni. Il Toro ha provato sporadicamente a mettere fuori il naso, ma si è perso nell’ultimo terzo di campo. La sfida si è accesa davvero poco dopo la mezzora, quando il Milan è passato: Pulisic ha chiuso alla perfezione inserendosi sul secondo palo un’azione in profondità avviata da lui stesso e rifinita con saggezza da Loftus-Cheek. Verticalità: è il nuovo Milan, sì. Il Torino però ha avuto la prontezza di reagire subito – tre minuti dopo -, in pratica al primo vero tentativo: destro al volo “ciabattato” di Ricci che si è trasformato in un assist per Schuurs, lesto e abile a infilare Maignan. Il Toro però è rimasto in partita soltanto sei minuti, il tempo per il Var di richiamare Mariani al monitor per una mano di Schuurs in area. Rigore trasformato da Giroud, a cui si è aggiunto nel recupero il terzo gol rossonero in versione deluxe, con uno scavetto di Hernandez a tu per tu con Milinkovic dopo un doppio duetto con Leao.

    DIALOGO— Nella ripresa Juric ha provato a rimediare, inserendo Linetty (Ilic), Karamoh (Radonjic) e Lazaro (Bellanova), ma la reazione è stata pressoché nulla di fronte a un Milan sempre più accerchiante e insistente. Loftus-Cheek si è fatto murare il destro da ottima posizione, Pulisic ha spedito in curva dopo un fitto dialogo con Leao e Giroud, e poi al minuto numero 18 è di nuovo entrato in scena il Var. Medesime modalità del primo tempo: Mariani al Var e secondo rigore per i rossoneri (Schuurs su Leao) messo a segno da Giroud. Quattro a uno e match in archivio. Il Toro resta inchiodato a un punto, il Milan rimane a punteggio pieno e ora l’asticella si impenna: Roma, Inter, Lazio, Juve e Napoli nelle prossime otto uscite.
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    Duda e Ngonge abbattono la Roma: Verona a punteggio pieno, Mou fermo a 1

    Aouar accorcia le distanze nel secondo tempo, ma i giallorossi non passano
    26 agosto - MILANO
    Verona subito in vantaggio al 4' con Duda che raccoglie sotto porta una respinta corta di Rui Patricio su tiro dalla distanza di Terraciano. Raddoppio dei veneti in chiusura di tempo, con Ngonge. Nella ripresa Mourinho mette in campo Spinazzola, El Shaarawy e Aouar e la partita cambia: è proprio l'algerino ad accorciare le distanze di testa al 56'. La Roma preme, colpisce una traversa con Pellegrini, ma la difesa del Verona regge. Padroni di casa a punteggio pieno, Mou resta fermo a 1.
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    Partita da vincere ed è stata vinta. Bene così.
    Il Too ha trovato il pareggio in modo abbastanza casuale.
    Primo rigore generoso, il secondo netto
     
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    Noi polli, imbarazzanti dietro e per certi versi il migliore in campo è stato il nostro portiere (il che è tutto dire) ma non si possono dare rigori come quello del 2-1
     
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    :dio: che schifo.
    qui ci servono 10 Lukaku
     
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