Accabadora - Michela Murgia

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    Titolo originale: Accabadora (italiano)
    Autore: Michela Murgia
    1ª ed. originale: 2009
    Genere: Romanzo
    Casa editrice: Einaudi
    Pagine: 166

    Trama:
    Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

    Premi:
    Premio Alassio Centolibri - 2010
    Award Premio Campiello - 2010
    Award Premio Letterario Giuseppe Dessì - Narrativa - 2009
     
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    Potevo non leggere il romanzo che ha lanciato la Murgia come nuova promessa della letteratura italiana, rilanciato dalla recente scomparsa dell'autrice? No ovviamente.
    Dico subito che la Murgia scriveva benissimo. Ottime costruzioni delle frasi, del ritmo e dell'uso dei vocaboli.
    Il problema è il contenuto. L'accabadora è un falso storico, non sono mai esistite donne simili. Si tratta di un falso storico, come il Protocollo dei Saggi di Sion in epoca zarista o come Robin Hood nell'Inghilterra medioevale. Quindi ciò che mi chiedo è perché la Murgia avesse scelto una figura simile e molti l'abbiano presa per buona. Avrebbero dovuto prendere l'accabadora per fracassa il cranio come una figura mitica, come Dracula o il lupo mannaro, al limite del fantasy. E invece molti ci hanno creduto e si è scatenato un dibattito. Forse per parlare ai giorni nostri di eutanasia? E perché non ambientare il romanzo ai giorni nostri allora? Un po' come il film Mare dentro?
    La cosa che mi lascia perplessa è che si vuole cambiare la verità storica per piegarla alla propria ideologia (e la Murgia era fortemente ideologizzata, una sorta di cattocomunista, anzi peggio, aveva il furore di molti rivoluzionari di sinistra che sono cresciuti in un ambiente fortemente religioso) stesso discorso l'utilizzo di personaggi femminili per descrivere una società matriarcale sicuramente idealizzata.
    Peccato perché per me un talento letterario del genere meritava migliori sbocchi.

    VOTO: 5
     
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    Strano sia una cagata :hihi:
     
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    CITAZIONE (necronomicon @ 2/9/2023, 17:40)
    Strano sia una cagata :hihi:

    Non proprio una cagata colossale, però sì, i contenuti non rispecchiano lo stile dell Murgia, che aveva unagrande scrittura frutto di un grande talento
     
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    CITAZIONE (necronomicon @ 2/9/2023, 17:40)
    Strano sia una cagata :hihi:

    che tu lo trovassi una cagata lo davo per scontato ;)
     
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    King of Darkness

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    CITAZIONE (M@rta @ 30/9/2023, 13:55) 
    CITAZIONE (necronomicon @ 2/9/2023, 17:40)
    Strano sia una cagata :hihi:

    che tu lo trovassi una cagata lo davo per scontato ;)

    Sulla fiducia conoscendo il personaggio, o personaggia
     
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    CITAZIONE (**AlenA** @ 30/8/2023, 14:49) 
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    Dico subito che la Murgia scriveva benissimo. Ottime costruzioni delle frasi, del ritmo e dell'uso dei vocaboli.

    Allora, l'altro giorno (ossia due settimane fa, più o meno :P ) passavo per Verona Porta Nuova, e in attesa del treno che mi riportasse sui monti, ho fatto la solita capatina di rito alla Giunti che c'è nella bella stazione scaligera.

    Fra i tanti, ho visto questo libro e, incuriosito dalla recensione di **AlenA** mi ci sono tuffato... ecco, probabilmente rispetto al pennaiolo italico medio non scrive male, ma ... "benissimo" mi pare davvero immeritato.

    Se non ho capito male, si tratta dell'esordio, e in effetti a un occhio attento si vede: senza voler fare i nazisti delle "regolette del maniale di scrittura creativa", lo stile avrebbe giovato di un bell'editing PESANTE e SEVERO. Si sente eccome che la scrittrice è ancora acerba, specialmente in alcune descrizioni, pienamente "italy style", in particolare quando sono introdotti e tratteggiati i personaggi (spesso con l'effetto "temino di italiano delle elementari"). Inoltre, a volte c'è un calo di ritmo e una certa pesantezza, che non aiuta il lettore a voltare pagina.

    La storia invece (per quel che ho letto) non è male, e nonostante gli "errori" stilistici che ho riscontrato mi ha incuriosito. Non so fino a quando, però, perché avevo poco tempo e nessuna intenzione di foraggiare gli eredi della defunta, quindi il mio voto sul contenuto è sospeso
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    CITAZIONE (The Beach Strummer @ 3/10/2023, 09:03)
    CITAZIONE (**AlenA** @ 30/8/2023, 14:49) 
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    Dico subito che la Murgia scriveva benissimo. Ottime costruzioni delle frasi, del ritmo e dell'uso dei vocaboli.

    Allora, l'altro giorno (ossia due settimane fa, più o meno :P ) passavo per Verona Porta Nuova, e in attesa del treno che mi riportasse sui monti, ho fatto la solita capatina di rito alla Giunti che c'è nella bella stazione scaligera.

    Fra i tanti, ho visto questo libro e, incuriosito dalla recensione di **AlenA** mi ci sono tuffato... ecco, probabilmente rispetto al pennaiolo italico medio non scrive male, ma ... "benissimo" mi pare davvero immeritato.

    Se non ho capito male, si tratta dell'esordio, e in effetti a un occhio attento si vede: senza voler fare i nazisti delle "regolette del maniale di scrittura creativa", lo stile avrebbe giovato di un bell'editing PESANTE e SEVERO. Si sente eccome che la scrittrice è ancora acerba, specialmente in alcune descrizioni, pienamente "italy style", in particolare quando sono introdotti e tratteggiati i personaggi (spesso con l'effetto "temino di italiano delle elementari"). Inoltre, a volte c'è un calo di ritmo e una certa pesantezza, che non aiuta il lettore a voltare pagina.

    La storia invece (per quel che ho letto) non è male, e nonostante gli "errori" stilistici che ho riscontrato mi ha incuriosito. Non so fino a quando, però, perché avevo poco tempo e nessuna intenzione di foraggiare gli eredi della defunta, quindi il mio voto sul contenuto è sospeso

    capisco cosa intendi e in parte ti do ragione.
    Si tratta pur sempre di un romanzo scritto da un'autrice esordiente e quindi avercene di opere così.
    Scrivere romanzi è difficilissimo, non tanto nello stile ma nel ritmo, la scorrevolezza e la plausibilità dei dialoghi. Io ne ho uno nel cassetto e sono sicura sia una schifezza che se sottoposto ad editing, se mai trovassi un incompetente pazzo disposto a pubblicarlo ne verrebbe fuori un'altra opera proprio
     
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    ecco, non sono un'esperta, ma l'editing è così fondamentale?
     
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    CITAZIONE (M@rta @ 3/11/2023, 17:38) 
    ecco, non sono un'esperta, ma l'editing è così fondamentale?

    se l'autore è un cane o inesperto sì.
    Un tempo se lo facevano gli scrittori stessi oggi ci pensano le case editrici anche perché spesso e volentieri hanno alle loro dipendenze "negri" o Ghost writer che rendono più snello il lavoro se si tratta di un libro di qualche VIP.
     
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    CITAZIONE (M@rta @ 3/11/2023, 17:38) 
    ecco, non sono un'esperta, ma l'editing è così fondamentale?

    L'eding per un libro è come (e di più) di mixing e mastering per un Album ... per farti un esempio, non so se ti sia mai capitato (spoiler, SI quasi sicuro) di avere fra le mani le registazioni più o meno "amatoriali" di un gruppo di amici e magari di confrontarlo con la "musica vera" (ossia un album che invece è passato fra le mani di un produttore competente, e con tutti i livelli sistemati e le tracce belle liscie come il culo di un bambino)... ecco, QUELLA è l'importanza dell'editing, ossia avere un lavoro che non ti violenta le orecchie (ossia, nel caso del libro, gli occhi), senza sbrodolature e passaggi inutili e appesantimenti che tolgono il ritmo non facendo respirare l'opera.

    Un buon editor è come un giardiniere esperto di arte topiaria, che sa trasformare un cespuglio informe in un animale o un oggetto ben determinato, che sa frenare gli eccessi di zelo e contenere la personalità del pennaiolo e rendere il libro un capolavoro (o almeno, renderlo leggibile al grande pubblico).

    In Italia l'importanza dell'editing non è così tanto percepito (come ad esempio nei paesi anglo-sassoni) perché spesso i libri sono pubblicati per meriti "di area" ( sulla base del sempieterno sillogismo per cui "è bravo perché è dei nostri", vedi alla voce Zeccocacare, o la Murgia stessa), o per la celebrità insita dell'autore, come i libri di barzellete di Totti (e pertanto l'inconsistenza è tale per cui anche un bravo editing ha ben poco su cui lavorare), o il "romanzo" di Recchioni, che si sono prevedibilmente inculati in quattro e che è praticamente scomparso dai radar, ma che è stato comunque pubblicato (e non per i tipi di una casa minore, peraltro).

    Per farti un esempio dell'importanz dell'editing, prendi i libri di "Le Cronache del Mondo Emerso", di Licia Troisi. Lei non scrive malaccio, ma nei primi 00 ha (involontariamente) fatto la fortuna di tutta una serie di blog di critica negativa che si sono allegramente divertiti a smontare tutti gli strafalcioni, castronerie e inconsistenze delle sue opere (spesso con un notevole eccesso di zelo e cattiveria). Ecco, con un editor bravo e competente, e un lavoro di editing fatto con cura e attenzione tutti questi difetti, scrupolosamente annotati dall'improvvido plotone di esecuzione della rete, sarebbero per la gran parte spariti.
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    ok grazie
     
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    Faccio un esempio culturalmente elevato: la prima versione dei Promessi Sposi è completamente diversa da quella definitiva.
    Manzoni lo revisionò e rimaneggiò a lungo. Solo che un tempo gli scrittori se lo facevano da soli, oggi ci pensano le case editrici (quando hanno i soldi)
     
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