|
|
Pareri personali:
Immagina di svegliarti di soprassalto in una vettura di seconda mano guidata a folle velocità da uno sconosciuto lungo una rapida mulattiera. Non conosci il guidatore, non sai perché sei lì, ignori verso dove sei diretto. L’unica certezza è che il viaggio rischia di risultare molto breve e assai doloroso
Esistono romanzi che, oltre ad essere ben scritti, scorrevoli e coinvolgenti, aggiungono l’assoluta impossibilità, da parte del lettore, di intuire anche solo approssimativamente quale sarà lo svolgimento della storia. Questo è uno di quei romanzi. Un racconto in cui ogni pagina è in grado di sorprenderti con una virata assurda della narrazione, con l’ingresso di un personaggio inaspettato, con un’invenzione dell’autore che, per tutto il tempo, gioca con le citazioni, strizza un occhio alla cultura pop degli anni ’70, ‘80 e ’90, ammicca e prende in prestito da Woody Allen, rielaborando il tutto, però, a modo proprio e con uno stile personalissimo… Quella che ne viene fuori è una storia che, oltre ad avere un’anima propria profonda, in grado di toccare il lettore, diverte e scorre via in un attimo, lasciando poi un misto di sensazioni dolceamare… C’è il vorrei ma non posso, ma c’è anche una cinica fiducia nell’essere umano, un’aspirazione a un ottimismo che non è mai fine a sé stesso ma che si ammanta della concretezza di chi conosce anche lo sconforto di confrontarsi con un destino cinico e baro e, ciononostante, non si fa vincere dallo sconforto ma, al contrario, reagisce con scanzonata vitalità. Quando si arriva alla fine di quest’avventura, lo si fa con quel po’ di quella malinconia che colpisce ogni lettore alla fine di una bella storia. È un traguardo che non si vorrebbe raggiungere, perché non ci si vorrebbe separare da Mike Raft e dalla sua sconclusionata esistenza. Consigliatissimo.
|
|