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Doveva essere una bella serata in compagnia, ma ho ricevuto una serie di no da: - un amico che "col cazzo che vengo a vedere un gruppo di cui è rimasto solo il bastardo messicano" - un amico che "sembra covid ma non è, serve a darti la bronchite, se lo lanci e lo respiri ti dà pure la sciatalgia" - un'amica che non è riuscita a prendersi ferie da lavoro Quindi 70 km in solitaria per autostrada e GENTE CHE CAZZO DI PROBLEMI AVETE A FARE I 100 ALL'ORA IN SECONDA CORSIA CHE IO IN PRIMA FACEVO I 130 Arrivato per tempo al locale scopro che i cancelli non sono ancora aperti, apriranno con 20 minuti di ritardo ma che sono sufficienti alla già folta armata del metallo per non perdersi un secondo del primo gruppo, i britannici Ghost of Atlantis. E qui devo fare una premessa: sono andato all'oscuro degli altri 3 gruppi conoscendo solamente gli headliner. Va fatto un complimento al fonico , forse anche aiutato dalla già cospicua presenza in sala (il locale è piccolo) ha fatto un gran lavoro con la sola prima canzone del gruppo di apertura (specie la voce) a risuonare male. Puntuale il quintetto di Ipswich sale sul palco sfoggiando una pittura facciale stile Braveheart e abiti pesanti, cosa che anticipa in parte il tipo di musica che propongono, un mix di symphonic, melodic e gothic, con un alternarsi di cantato pulito e in growl, mentre le tematiche da come ben esplica il nome della band sono dedicate ai miti greci. Il nuovo che avanza essendo una band formatasi giusto pre covid e il pubblico pare aver gradito la loro esibizione, raramente ho visto la gente così coinvolta da un gruppo di apertura. Personalmente non li ho trovati affatto male e ritengo possano dire la loro in futuro.
Scaletta The curse of man Sacramental The lycaon king False prophet The lands of snow
A seguire un'altra incognita, gli Ignea di cui la provenienza avevo un'idea essendo presente sul loro stand merchandising una scatola con offerte per l'Ucraina (e ne approfitto per fare acquisti anche per l'amico malato). Un pò per volta salgono sul palco facendomi credere inizialmente di essere una two-men band quindi un quartetto e dulcis in fundo un quintetto non tutto maschile ma che ha per cantante la versione incazzata della C@te (o quando deve rincorrere i topini per casa). Anche in questo caso, come il gruppo precedente, la band propone un sypmhonic/melodic death metal con cantato sia in growl che in pulito e in alcuni casi anche un sound orientale (dovuto per lo più all'uso della Keytar, il che rende già di per sè particolare il gruppo), le tematiche sono per lo più legate al loro paese natio. Solo una volta a casa scoprirò che sono sotto la Napalm Records. La frontwoman Helle Bohdanova è una vera molla, molto energica sia vocalmente che fisicamente, cosa che il pubblico apprezza notevolmente, più compassati i suoi compagni di avventura ma il palco è comunque piccolo e in parte occupato dalla batteria dei Fear Factory non usata dai primi due gruppi, nonostante ciò è stata una bella esibizione, durante il quale il gruppo ha ricordato la loro fortuna di girare per l'Europa mente i loro amici sono impegnati al fronte in patria.
Scaletta Dunes Camera obscura Daleki obriyi Bosorkun Magura's last kiss To no one I owe Nomad’s luck Leviathan
Altra mezz'ora di pausa e finalmente arriva puntuale il momento che tutti i segaioli metallari presenti nel locale aspettavano: salgono sul palco le Butcher Babies, o meglio, gli uomini che suonano gli strumenti e l'unica babies superstite, in questo caso Heidi Shepherd visto che Carla Harvey è in convalescenza dopo un'importante operazione ad un occhio (distacco della retina). Ora, non so se mi sia scappato, ma credo che della componente assente non si sia fatto minimamente accenno durante il loro concerto. E non mi stupirebbe nemmeno se qualcuno si fosse segato veramente visto lo stato in cui versavano alcuni avventori. Anche in questo caso cosa proponga il gruppo non ne ho la minima idea, ma il fatto che il chitarrista si sia presentato sul palco con una maglietta da NFL mi puzza lontano un chilometro ed infatti il suond ricorda molto quello degli Slipknot (il che spiega anche l'alta concentrazione di cappelli con visiera larga e piatta di lato con maglietta del gruppo dell'Iowa). Come ho detto, non conoscevo il gruppo e il tipo di musica che propongono e per non spoilerarmi niente ho dato un'occhiata in giro, dove in italiano la loro musica viene nel migliore dei casi definita come merda. Ma la figa è figa e gli occhi non sentono, quindi almeno mi godo quel bel vedere frizzante sul palco che ad un certo punto decide di scendere tra la folla e venirmi incontro. E mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Ma mentre sembra mi stia fissando si ferma e si volta, incitando la pit ad iniziare a girare intorno a lei mentre inizia a cantare Spittin' Teeth (pogo molto attivo durante tutta l'esibizione del gruppo losangelino). A metà concerto circa (forse anche prima) scopro che il bassista è italiano o di origine italiana, Ricky Bonazza, il quale incita la folla a far casino in italiano. Personalmente non un genere che mi esalti, ma direi che a buona parte della gente è piaciuto.
Scaletta Backstreets of Tennessee Red thunder Monsters ball King pin Wrong end of the knife It's killin' time, Bbby! Beaver Cage Spittin' teeth Last december Magnolia Blvd.
Approfitto che la pit si svuoti per guadagnare posizioni di fronte al palco piazzandomi per godermi, o cercare di farlo, l'esibizione degli headlliner, il quale sale anch'esso puntuale sul palco sulle note del tema principale di Terminator 2. E solo ora un dubbio atroce mi attenaglia: visto la loro musicalità fatta di molta elettronica e distorsioni, come sarà la resa dal vivo? Ma il dubbio viene spazzato via dalle note di Shock che risuonano esattamente come dovrebbero essere. Dino Cazares e soci sono in splendida forma e il pubblico è attivo fin da subito schiacciando chi è sotto al palco contro le transenne con un pogo scatenato e senza sosta fino agli ultimi brani. Il cantante romano Milo Silvestro fa il suo egregiamente e il pubblico non lesina su cori a suo favore (the Italian Stallion come lo presenterà più tardi Dino), ma il resto della band non è assolutamente da meno, con Pete Webber che è un martellare incessante e preciso alle pelli mentre Tony Campos fa sentire tutte le sue 5 corde al meglio. Onestamente non gradisco moltissimo gli ultimi lavori del gruppo americano e sono andato per lo più per gli anni '90, per cui Demanufacture e Obsolete che hanno a loro modo spianato una nuova via per il metal dell'epoca ed infatti da questi due album sono tratti la maggior parte dei brani eseguiti dal quartetto. Verso la fine arriva l'esibizione delle tracce di Demanufacture (di cui ho in precedenza preso la t-shirt) tutte di seguito. Perdo la voce a furia di urlare "I am so numb" al microfono che Milo porge ai fan sotto di lui, cosa che mi fa tornare indietro nel tempo, a quel bambino di 10 anni pieno di sogni e di speranze che passava i pomeriggi a giocare al pc a gare di auto falciando più pedoni possibili al suono dei Fear Factory. Dopo il trittico Demanufacture-Zero signal-Replica arriva la conclusione con Resurrection ed io me ne esco soddisfatto di un'esibizione indimenticabile, con il solo rimpianto di non averlo potuto godere in compagnia.
Scaletta Shock Edgecrusher Recharger Dielectric Disruptor Powershifter Freedom or fire Descent Linchpin What will become? Slave labor Archetype Martyr Demanufacture Zero signal Replica Resurrection
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