Deus ex machina
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FESTEGGIARE OGNISSANTI CON IL TRENTENNALE DI PURE HOLOCAUST
Pure Holocaust è il capolavoro degli Immortal, nonché il disco che in coabitazione con Transilvanian Hunger rappresenta l’esempio perfetto di quello che viene definito true norwegian black metal. Questo non vuol dire che sia il miglior disco black mai composto (personalmente lo piazzo appena fuori dal podio), ma che possiede tutti i connotati tipici di come dovesse suonare ai tempi il black metal norvegese, tanto da influenzare una valanga di gruppi, dal punto di vista sonoro ma non solo. Siccome considero inutile scrivere la solita recensione noiosa scrivendo cose già dette e ridette, ho deciso di stendere un piccolo elenco di curiosità e deliri personali relativi al disco:
1. Il primo è noto, e riguarda il compianto Erik “Grim” Brødreskift, accreditato nella band come batterista ma che nel disco non suona una singola nota. Delle percussioni infatti si occupa unicamente Abbath, il quale, pur nel suo stile del tutto caotico, fa un lavoro nettamente migliore rispetto a quello del disco successivo. Grim si unirà alla band immediatamente dopo per il famigerato Fuck Christ Tour con Rotting Christ e Blasphemy, e il fatto che l’abbiano comunque inserito in copertina dimostra il profondo rispetto e la fratellanza che all’epoca regnavano nella scena norvegese.
2. Il cosiddetto Reame di Blashyrkh, un mondo immaginario creato da Demonaz in cui regnano gelo e oscurità e popolato da quelli che quest’ultimo chiama winterdemons, prende definitivamente forma in questo disco, sebbene qualche riferimento ci fosse già nel debutto, e precisamente in Blacker than Darkness. Quel massacro sonoro che risponde al nome di A Sign for the Norse Hordes to Ride ne è il manifesto lirico assoluto, il segnale proveniente dal Blashyrkh alle orde nordiche di partire all’attacco per la “battaglia delle battaglie”, che avrà ovviamente nel popolo nordico il solo e unico vincitore.
3. Se non cominci a scapocciare pesantemente quando comincia il mid tempo di The Sun no Longer Rises probabilmente della vita non hai capito un cazzo.
4. La posa di Demonaz nella copertina è stata riproposta da una marea di gruppi black scandinavi da lì in avanti. Se rispolverate la vostra collezione del periodo diciamo che va dal ’94 al ’99 e sfogliate qualche booklet a caso, vedrete molti tizi – pittati e non – nella stessa identica posa.
4. La posa di Demonaz nella copertina è stata riproposta da una marea di gruppi black scandinavi da lì in avanti. Se rispolverate la vostra collezione del periodo diciamo che va dal ’94 al ’99 e sfogliate qualche booklet a caso, vedrete molti tizi – pittati e non – nella stessa identica posa.
5. Pure Holocaust inaugura ufficialmente la moda dei titoli chilometrici per un brano black metal, moda che sarà oggetto di scherno a sua volta da parte di altri personaggi tipo Seth Putnam e i suoi Impaled Northern Moonforest. A me ‘ste cose non hanno mai fatto ridere più di tanto anche perché diciamocelo, se ti svegli la mattina e decidi di chiamare un brano STORMING THROUGH RED CLOUDS AND HOLOCAUST WINDS hai vinto a prescindere .
6. Il disco è da molti considerato il migliore degli Immortal (anche se alcuni gli preferiscono Battles in the North, altri addirittura At the Heart of Winter), ma paradossalmente è anche uno di quelli che ha venduto di meno. Ai tempi tutto lo scandalo relativo ai roghi di chiese ancora non era scoppiato, e di conseguenza il black era un genere per pochissimi eletti. La cosa è abbastanza buffa pensando che, negli Immortal, l’argomento satanismo è stato da sempre ignorato.
7. Ho sempre pensato che ascoltare Unsilent Storm in the North Abyss in mezzo a una tempesta di neve debba essere un’esperienza tra il trascendentale e il mistico: purtroppo non mi è mai capitato.
Per il resto non c’è altro da farsi avvolgersi da un ideale inverno perenne e festeggiare questo trentennale rimettendo su per l’ennesima volta l’olocausto sonoro composto dai demonbrothers Abbath Doom Occulta e Demonaz Doom Occulta. Una roba talmente estrema anche per gli increduli recensori dell’epoca, che non avendo mai sentito nulla di simile non sapevano esattamente come approcciarsi a questo inferno sonoro che sembrasse provenire dall’oltretomba. Quel che certo è che è stata una delle mezz’ore spese meglio nella mia esistenza. (Michele Romani Doom Occulta)
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