Animali in pericolo di estinzione

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    Il Gorilla orientale (Gorilla beringei, Matschie 1903) è una specie della famiglia delle scimmie antropomorfe (Hominidae).

    Tassonomia

    Esistono due sottospecie:

    * Gorilla beringei graueri - gorilla orientale di pianura
    * Gorilla beringei beringei - gorilla di montagna

    Descrizione

    Il gorilla orientale è il più grande primate vivente. I maschi, notevolmente più grossi, possono pesare 225 kg in natura e molto di più in cattività. Tra le caratteristiche di questa specie vi è la colorazione nera del pelo, che diviene però grigio con l’età. I gorilla di montagna hanno il pelo notevolmente più lungo.

    Abitudini

    I gorilla di montagna si nutrono soprattutto di foglie ed erba. Quelli di pianura si nutrono anche di frutta (25% della dieta) e a volte di insetti (tra i quali preferiscono le formiche).

    Diffusione e habitat

    I gorilla orientali vivono in una zona di circa 112000 km² che comprende parti dell'estremità orientale della Repubblica Democratica del Congo, di Uganda e Ruanda. Tra le due specie di gorilla è quella a più elevato rischio di estinzione, essendo ridotta a circa 16000 esemplari, quasi tutti della sottospecie di pianura. La sottospecie di montagna è rappresentata da circa 650 individui, che vivono in parte nel Parco nazionale impenetrabile di Bwindi e in parte in una piccola zona presso il triplo confine di Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo.

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    Edited by Shagrath82 - 29/5/2010, 15:32
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    L' acanthobrama telavivensis era molto abbondante lungo le rive costiere di Israele. Dopo il 1999 un'inspiegabile tracollo, che ha spinto gli studiosi a catturarne alcuni ed iniziare un allevamento in cattività in vista di una possibile reintroduzione.
    Decisione lungimirante, visto che questo pesce si è estinto in natura
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    Acanthobrama_telavivensis_Menachem_Goren.jpg

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    Il Gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei, Matschie 1914) è una delle due sottospecie del Gorilla orientale.

    Descrizione

    Il gorilla di montagna si distingue dagli altri gorilla per il pelo più lungo e più scuro, che sulla schiena dei maschi adulti assume un colore grigio argenteo. I maschi pesano tra 140 e 200 kg, le femmine tra 70 e 110 kg. Sul cranio sono presenti due creste ossee, più sviluppate nei maschi: una superiore (sagittale) e una sulla nuca.

    Abitudini

    I gorilla di montagna sono animali diurni e terrestri; anche se sono in grado di arrampicarsi sugli alberi, sono i primati meglio adattati alla vita al suolo. La locomozione è essenzialmente quadrupede, ma possono percorrere brevi tratti in posizione bipede. Sono erbivori, nutrendosi soprattutto di foglie, gambi e germogli e in minor misura di cortecce, radici e fiori. Un piccolo contributo alla dieta è costituito da insetti (formiche e larve) e lumache. Un maschio adulto può mangiare in un giorno anche 34 kg di cibo vegetale, una femmina poco più della metà. Le femmine hanno il primo figlio tra i 10 e i 12 anni, mentre i maschi cominciano ad accoppiarsi intorno ai 15 anni. L’allattamento dura fino a tre anni, anche se i piccoli integrano la dieta con sostanze solide dagli otto mesi.

    Diffusione e habitat


    I gorilla di montagna sono ad elevatissimo rischio di estinzione, essendo ridotti a circa 650 individui, suddivisi in due popolazioni, una nel Parco nazionale impenetrabile di Bwindi, in Uganda, e l’altra in una piccola zona presso il triplo confine di Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo. Un censimento effettuato nel 2002 aveva comunque rilevato una crescita del numero di individui rispetto a 12 anni prima.
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    Lo squalo longimano (Carcharhinus longimanus) può raggiungere i tre metri e mezzo di lunghezza, possiede delle pinne pettorali molto lunghe (che gli hanno valso il nome specifico), le cui estremità superiori sono di colore bianco, anche la dorsale e la caudale sono normalmente orlate di bianco, caratteristiche che lo rendono inconfondibile. E' una specie dalle abitudini pelagiche e molto raramente si avvicina al reef, questo succede soltanto se nelle vicinanze ci sono pareti che sprofondano nel blu. E' considerato da molti una delle specie più pericolose, sembra sia l'artefice di innumerevoli stragi intervenute a seguito di naufragi durante la seconda guerra mondiale.
    Quasi sempre è accompagnato da una schiera di pesci pilota, il suo nuoto è lento e costante e spesso si avvicina alla superficie facendo affiorare dall'acqua le estremità bianche delle sue pinne (dorsale e caudale). Tra le sue abitudini c'è anche quella di seguire cetacei e branchi di delfini.
    Viene considerata specie vulnerabile a causa dell'intensa pesce cui viene sottoposto.
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    La rana freccia azzurra (Dendrobates azureus) è una rana velenosa del Sudamerica, diffusa sopratuttonel Suriname

    Descrizione


    Il suo colore intenso costituisce un avvertimento ai predatori della sua velenosità, visto che la sua pelle emette una forte neurotossina non prodotta da lei stessa (alla quale è immune) ma dagli insetti di cui si nutre.
    In cattività, di conseguenza, il suo veleno è meno forte.

    Abitudini

    Vive nelle zone più umide e scure della foresta tropicale.
    A differenza della maggior parte delle rane, depone le sue uova sulla terraferma, in genere in zome umide e scure come sotto le rocce.

    Distribuzione e conservazione

    Viene considerata specie vulnerabile sia a causa della sua localizzazione molto ristretta, sia a causa del degrado ambientale e della cattura illegale cui viene sottoposta.
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    Il Gorilla occidentale (Gorilla gorilla, Savage & Wyman 1847) è una specie della famiglia delle scimmie antropomorfe (Hominidae).

    Tassonomia

    Esistono due sottospecie:

    * Gorilla gorilla gorilla - gorilla occidentale di pianura
    * Gorilla gorilla diehli - gorilla di Cross River

    Descrizione

    Le femmine di questa specie raggiungono generalmente i 1,6-1,8 metri di altezza su due zampe, e pesano dai 90 ai 120 kg. I maschi, notevolmente più grossi, in posizione eretta possono superare largamente i 2 metri e arrivano a pesare 180-230 kg. Tra le caratteristiche di questa specie vi è la colorazione meno scura del pelo, che sul capo tende ad essere marrone più che nero.
    Contrariamente a quanto possa sembrare vista la notevole stazza dell'animale, le dimensioni del pene di un Gorilla non superano i 5 centimetri di lunghezza.

    Abitudini


    I gorilla occidentali sono erbivori, frugivori e occasionalmente insettivori (nutrendosi di termiti e formiche).

    Diffusione e habitat

    I gorilla occidentali vivono allo stato selvaggio in una zona di circa 710000 km². (rappresentata in figura dalla macchia rossa a sinistra) che comprende parti di Nigeria, Camerun, Repubblica centrafricana, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica del Congo, Angola e l'estremità occidentale della Repubblica Democratica del Congo. La sottospecie di pianura, tra le quattro sottospecie di gorilla, è quella a rischio di estinzione relativamente meno grave, essendo rappresentata ancora da un numero di individui compreso tra 80000 e 100000. La sottospecie gorilla di Cross River è invece ormai ridotta a pochi individui (tra 100 e 200) confinati in una ristretta area al confine tra Nigeria e Camerun (a stento visibile in figura). Quasi tutti i gorilla presenti negli zoo sono gorilla occidentali di pianura.
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    L' Opossum gracile di Aceramarca (Gracilinanus aceramarcae (Tate, 1931)) è un mammifero marsupiale della famiglia dei Didelfidi.


    Descrizione

    Questo piccolo opossum è lungo da 7 a 13 cm (esclusa la coda, che può essere lunga sino a 15 cm), per un peso di 25-35 gr circa.

    Il pelo è generalmente di colore bruno-rossastro o bruno-grigiastro sul dorso e di colore crema sul ventre, con un sottile anello di colore nero attorno agli occhi.

    Distribuzione e habitat


    È diffuso in Bolivia e Perù, in una ristretta area della porzione orientale delle Ande.

    Il suo habitat è la foresta pluviale, ad una altitudine di 2.600-3.300 m.

    Abitudini

    È una specie arboricola, le cui abitudini sono ancora poco conosciute.

    La sua dieta è rappresentata da frutta, insetti ed altri piccoli invertebrati.

    Status e conservazione


    La Zoological Society of London, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera Gracilinanus aceramarcae una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.
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    La gru siberiana (Grus leucogeranus), conosciuta anche come gru bianca siberiana o gru delle nevi, è un uccello della famiglia Gruidae, le gru.
    Questa specie nidifica nella Russia artica, in Yakutia e Siberia occidentale. È un migratore su lunghe distanze. La popolazione orientale sverna sullo Yangtze, in Cina, la popolazione centrale nel Parco Nazionale Keoladeo, in India, e la popolazione occidentale nel Fereidoonkenar e nella provincia di Isfahan, in Iran. Nidifica e sverna in aree acquatiche, dove si nutre di germogli, radici e tuberi di piante acquatiche.
    È una grande gru bianca. I maschi adulti possono superare i 140 cm di lunghezza e pesare più di 10 kg. Gli adulti sono tutti bianchi, a eccezione di una maschera rosso scuro estesa dal becco fin dietro all'occhio. Ha l'iride gialla e le zampe rossastre. Il maschio è leggermente più grande della femmina. I giovani hanno la maschera ricoperta da più piume e un piumaggio marroncino o color cinnamomo. Emette un richiamo melodioso, simile a quello di un flauto.
    Lo stato di questa gru è critico e si teme che in un futuro prossimo possa declinare ancora di più. Il sito di svernamento in Cina, dove si riunisce il 95% della popolazione, è minacciato dai cambiamenti idrologici cusati dalla Diga delle Tre Gole.
    Esemplari provenienti dall'India in epoca storica suggeriscono che un certo numero di questi uccelli vi svernava in passato. Questo numero è andato via via declinando e gli uccelli non vi si trovano più da molto tempo.
    « Mr. Rutledge di Entally mi disse che per vent'anni cercò, senza successo, di ottenere esemplari vivi di questa gru, ma ci riuscì solamente pochi anni fa, quando insieme ad un commerciante indigeno ne trovò così tante che il commercio ne diventò saturo e molte di queste vennero esportate in Europa. Da allora questi uccelli divennero nuovamente rari, facendo pensare che si fosse trattata solamente di un'invasione temporanea. »

    (Frank Finn)

    La gru siberiana è una delle specie protette dal Trattato sulla Conservazione degli Uccelli Acquatici Migratori Africani ed Eurasiatici (AEWA) ed è oggetto di uno degli accordi sottoscritti dalla Convenzione di Bonn.
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    Il possum di Leadbeater (Gymnobelideus leadbeateri McCoy, 1867) è un mammifero della famiglia dei Petauridi.
    Deve il suo nome al tassidermista del museo di storia naturale dello stato di Victoria, John Leadbeater.

    Abitudini


    Necessita di riserve di cibo per tutto l'anno e dei fori dove rifugiarsi durante il giorno, cosa che limita fortemente il suo habitat.

    Distribuzione e conservazione

    Questa specie di possum è in pericolo di estinzione, e vive in quelle zone ristrette dove si trovano ancora esemplari di Eucalyptus regnans, nelle montagne del centro dello stato di Victoria, in Australia, a nord-est di Melbourne.
    La Zoological Society of London, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera Gymnobelideus leadbeateri una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.
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    Il magnifico e imponente condor della California (Gymnogyps californianus) è senza dubbio l'uccello da preda di maggiori dimensioni che versa in grave pericolo di estinzione. Di dimensioni simili a quelle del condor delle Ande (Vultur gryphus), il condor della California può raggiungere anche i tre metri di apertura alare ed un tempo occupava una vasta area di diffusione che riguardava tutta la zona costiera pacifica del Nord America dal Canada al Messico, ridotta, nel XIX secolo, alle zone più impervie e montuose.
    Il condor della California è un animale antico. Suoi resti sono stati trovati in diversi depositi fossili risalenti al Pleistocene. Sebbene alcuni studiosi ritengano che tali reperti appartengano a una specie molto simile (e cioè al Gymnogyps amplus) resta il fatto che il Gymnogyps amplus è comunque il diretto progenitore del condor della California dal quale sarebbe derivato verso la fine del Pleistocene. Per secoli comunque ha vissuto con le popolazioni umane delle tribù del Nord America. Numerose ossa ritrovate risalirebbero addirittura a 200.000 anni fa. Molti ritrovamenti sono di epoca più recente, risalendo tra gli 8000 e i 4500 anni fa. Ritrovamenti di Gymnogyps sono stati effettuati in almeno 25 aree negli Stati Uniti e nel Messico. Agli occhi del mondo occidentale questa specie risultò sconosciuta sino al 1797, quando questo magnifico falconiforme fu descritto dal naturalista Shaw. Tra i primi pionieri del West che incontrarono il condor vi furono i due famosi esploratori Lewis e Clark, che lo osservarono nel 1805 lungo il fiume Columbia vicino a Sprague, nello stato di Washington. Le minacce cui fu sottoposto questo autentico simbolo delle montagne costiere nordamericane furono molteplici e tutte dovute, ovviamente, all'inconsulto intervento umano. Al di là della diretta uccisione di diversi individui, molti altri morirono avvelenati dalle esche poste appositamente dai cacciatori per distruggere i predatori delle specie oggetto di caccia; inoltre numerosi episodi di saccheggio dei nidi con distruzione delle uova e le tante attività di disturbo soprattutto nel periodo della riproduzione contribuirono ad aggravare lo stato di questa specie dal ciclo biologico particolarmente delicato e, secondo alcuni studiosi, ormai giunto forse alla fase critica della «vecchiaia» nella sua lunga storia evolutiva.

    Biologia

    Questo avvoltoio presenta un piumaggio di color nero con riflessi metallici bluastri; sulle ali sono presenti delle barre alari bianche, visibili osservando l'uccello in volo. La testa e il collo sono nudi e di colore arancione rossastro. È presente, alla base del collo, un collare costituito da lunghe e sottili piume scure. Le zampe presentano tarsi e piedi nudi con una colorazione variabile dal grigio all'arancione. Non esiste dimorfismo sessuale sebbene il maschio appaia leggermente più grande della femmina. Gli individui immaturi hanno un piumaggio scuro, privo di riflessi metallici, e acquistano l'abito adulto intorno ai 5-6 anni di vita.
    Il condor della California non si riproduce ogni anno, ma ogni due anni: depone un solo uovo e il piccolo nato resta per molti mesi nel nido prima di spiccare il primo volo. Il ciclo riproduttivo lentissimo rende questa specie molto vulnerabile a qualsiasi intervento di disturbo provocato dall'uomo, anche perché se una covata viene abbandonata, la coppia salta la riproduzione anche per quell'anno. Se aggiungiamo a questo quadro il fatto che ogni condor della California raggiunge la maturità sessuale molto tardi (come avviene per tutti gli avvoltoi ed i grandi rapaci), a sei anni, la delicatezza complessiva del ciclo biologico di questa specie appare in tutta la sua completezza.

    Le tappe della distruzione


    Mentre per molte tribù indiane il condor della California era considerato una sorta di simbolo dell'immortalità e come tale venerato e rispettato, per l'uomo bianco divenne subito un animale da cacciare e da distruggere con qualsiasi mezzo.
    Dall'ampio areale che lo spettacolare uccello occupava sin dal Pleistocene, con l'intervento diretto ed indiretto dell'uomo la specie andò rapidamente assottigliandosi, facendo temere per il suo futuro già verso la fine del 1800. Sebbene ancora discretamente diffusa ed osservata con una certa regolarità, alla fine del XIX secolo la specie era già ritenuta in declino. Il naturalista James G. Cooper lo definì nel 1890 «un uccello condannato» e nel 1906 il famoso naturalista William Beebe scrisse che la sua fine era vicina e che entro pochi anni il grande volatore poteva scomparire per sempre dalla faccia della terra.
    L'ornitologo che cominciò ad occuparsi a tempo pieno di questo uccello fu Carl B. Koford a cui si devono i primi censimenti accurati delle rimanenti popolazioni. Il primo censimento effettuato negli anni quaranta del secolo scorso fornì una cifra veramente preoccupante: soltanto una sessantina di esemplari che si riscontravano in un'area di circa 45.000 chilometri quadrati in California, da Santa Barbara lungo la costa Range a San Josè e lungo le zone montane occidentali della Sierra Nevada fino alla parte meridionale della contea di Madera a nord-est di Fresno. Le tre aree di riproduzione superstiti erano costituite dalla zona di Mountain Beartrap ad est di San Luis Obispo, l'area di Sisquoc a nord di Santa Barbara e la zona di Sespe-Piru nelle contee di Ventura e Los Angeles, quest'ultima ritenuta la più importante e consistente.
    Già dai primi del 1900 la specie con ogni probabilità nidificava soltanto in California essendo stata distrutta in tutte le altre aree di diffusione. L'ultimo esemplare avvistato in Canada, per esempio, fu osservato nel 1889. Prima dei dati raccolti da Koford negli anni 1939-1947 per conto della National Audubon Society, i naturalisti Joseph Grinnell ed Alden Miller stimarono la popolazione sopravvivente di condor della California intorno al centinaio di individui. La National Audubon Society, una delle maggiori organizzazioni di conservazione della natura degli Stati Uniti, prese la decisione di tenere sotto controllo la specie per valutarne l'andamento della popolazione dal 1961. I primi censimenti furono effettuati sotto la direzione di Alden Miller con la collaborazione di Ian ed Eben McMillan. I dati relativi agli anni 1959-64 furono ancor più drammatici dei precedenti. In 17 anni la popolazione in natura di questa specie era scesa del 30%: gli esemplari stimati erano circa 42. I dati raccolti riguardavano una ventina di individui adulti non nidificanti, otto adulti con nidi attivi e 14 altri soggetti dei quali almeno 10 individui immaturi. Nel 1966 il Dipartimento di Pesca e Fauna Selvatica della California organizzò un censimento che riportò la cifra di almeno 52 individui: il possibile incremento rispetto ai dati del 1963 veniva giustificato a causa di un sistema di analisi differente e a una più completa copertura dell'area occupata dal condor. I dati di Miller e dei McMillan dimostrarono che la perdita più rilevante subita da questa specie riguardava i soggetti uccisi illegalmente: infatti la specie è protetta dalla legge sulle specie minacciate degli Stati Uniti (United States Endagered Species Act), dalla legge della California e dalla Convenzione Internazionale di Washington (CITES).
    I successivi censimenti fornirono stime più o meno stabili. I dati pubblicati da S. R. Wilbur, W. D. Carrier, J. C. Borneman e R. W. Mallette fornirono per gli anni tra il 1966 ed il 1971 cifre tra i 50 ed i 60 individui; Wilbur tra gli anni 1972 e 1975 indicò non più di 50 individui, ma dal 1975 il declino si fece più evidente; già intorno al 1977 i censimenti parlavano di una quarantina di individui. Le campagne educative per sensibilizzare la gente alla protezione del condor, gli appositi santuari naturali istituiti per proteggere il condor nel suo ambiente non sembravano sufficienti. Oltre alla caccia e al depredamento dei nidi, la costruzione di strade, della diga di Topatopa ed il sempre più incessante disturbo arrecato al gigante delle montagne hanno peggiorato la situazione. La California, lo stato più ricco degli Stati Uniti, e quindi il luogo nel mondo con il maggior reddito pro capite per abitante, sta distruggendo per sempre un mitico e suggestivo animale che per millenni ha vissuto in armonia con le tribù indiane. Un costoso ed ampio progetto per prelevare alcune uova deposte in natura e per costituire un gruppo riproduttivo in cattività è partito non senza polemiche e pareri contrastanti. Per molti studiosi, considerando il lentissimo ciclo biologico dell'animale e le numerosissime difficoltà di mantenimento in cattività, sarebbe stato preferibile concentrare tutti gli sforzi, anche economici, per proteggere il condor nelle sue popolazioni naturali.
    Dalle ormai pochissime coppie nidificanti (solamente 5 nel 1983) sono state sottratte alcune uova che sono state fatte schiudere in un apposito centro nato dalla collaborazione tra diversi enti: gli zoo di San Diego e Los Angeles, la National Audubon Society, il Patuxent Wildlife Research Center ed il California Department of Fish and Game.
    L'ultimo censimento effettuato nel luglio 1984 ha appurato una presenza in natura di 12-20 individui.
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    L'avvoltoio indiano (Gyps indicus), è un avvoltoio del Vecchio Mondo, strettamente imparentato col grifone europeo.

    Aspetto

    Questo avvoltoio presenta tutte le caratteristiche tipiche dei congeneri: la testa ed il lungo collo calvi, ali larghe e robuste e coda corta. RIspetto al grifone europeo, è più piccolo e snello: inoltre ha piume meno lucenti e manca della barra più chiara sulle ali che invece è presente nel grifone europeo.

    Abitudini

    Come i suoi congeneri, è uno spazzino, che vola a grandi altezze in cerca di carcasse, che individua grazie alla vista sviluppatissima. Si vedono frequentemente questi animali muoversi in stormi, anche se non è un animale sociale.
    Nella zona più orientale del suo areale vivono degli uccelli che prima venivano considerati una sottospecie di avvoltoio indiano, ma ultimamente è stato provato che si tratta di una specie distinta, denominata Avvoltoio dal becco sottile (Gyps tenuirostris); prima della classificazione di questa nuova specie, entrambe le sottospecie erano unite sotto la denominazione di Avvoltoio dal becco lungo.
    Così come l'avvoltoio del Bengala (Gyps bengalensis), anche l'avvoltoio indiano ha sofferto un drastico calo della popolazione (97%) nelle zone del Pakistan e dell'Indostan a causa dell'avvelenamento da diclofenac, un farmaco antinfiammatorio innocuo per il bestiame sul quale viene usato, ma letale per questi uccelli in quanto blocca i reni; sono attesi provvedimenti da parte del governo indiano per sostituire al diclofenac il Meloxicam, che ha effetti simili sul bestiame ma è innocuo per gli avvoltoi.

    Riproduzione

    Questi animali nidificano nei dirupi o sugli alberi nelle montagne di India e Pakistan, deponendo un unico uovo; a volte, possono formare colonie anche numerose, costituite perlopiù da animali della zona.

    A causa della drastica diminuzione di numero di molte specie di avvoltoi indiani, sono stati lanciati dei programmi di allevamento e riproduzione in cattività per creare una popolazione stabile dalla quale ricavare esemplari da reintrodurre in natura. Tuttavia, gli avvoltoi hanno una vita lunga e cominciano a riprodursi tardi (dopo i 5 anni di vita); la riproduzione stessa è piuttosto lenta, e tali programmi richiederanno decine di anni per attuarsi completamente.
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    Indian_vulture_on_cliff.jpg

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    L'Aquila pescatrice del Madagascar (Haliaeetus vociferoides, Des Murs, 1845) è un grande uccello rapace della famiglia degli Accipitridi.

    Vive nelle foreste decidue del Madagascar, vicino all'acqua (dove trova i pesci che costituiscono la sua dieta) ed è molto minacciata di estinzione: nel 1995 ne rimanevano solo 100 coppie
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    La Monarca (Danaus plexippus Linnaeus, 1758) è una farfalla della famiglia Nymphalidae, nativa dell'America. È probabilmente la farfalla più conosciuta di tutto il Nord America. La Monarca è l’“insetto nazionale” degli stati dell’Alabama, Idaho, Illinois e Texas, e la “farfalla nazionale” del Minnesota, Vermont e West Virginia. Nel 1989 è stata nominata "insetto nazionale" degli Stati Uniti d’America e "insetto nazionale" del Canada.

    Descrizione

    Ha una vivace livrea arancione con nervature costali dai contorni neri e due serie di macchie bianche lungo il bordo delle ali. L'apertura alare varia dai 7,5 ai 10 cm.
    Il bruco è a strisce nere, gialle e bianche.

    Migrazioni e strategie difensive


    Ha una notevole resistenza al volo il che le consente di compiere lunghe migrazioni. Eccezionalmente un individuo di questa specie ha volato per 2112 km in 46 giorni. Questo favorisce la dispersione della specie, che occasionalmente è stata rinvenuta anche in zone molto lontane dall'areale originario.
    Le popolazioni del Nord America compiono invece migrazioni periodiche tra le regioni più settentrionali, dove è presente solo nella stagione estiva, e le zone di svernamento. In autunno le farfalle volano verso sud, formando gruppi di migliaia di individui. Quelle degli Stati Uniti occidentali raggiungono alcune zone montuose della California tra San Francisco e Los Angeles, dove trascorrono l’inverno in uno stato di semiibernazione aggrappate a decine di migliaia ai tronchi e ai rami degli alberi. Quelle del Canada meridionale e degli Stati Uniti centrali e orientali raggiungono una piccola valle situata in Messico a 3000 m di altitudine, dove durante l’inverno si concentrano oltre 14 milioni di farfalle in un ettaro e mezzo di superficie. Nella primavera successiva, dopo gli accoppiamenti, gli individui di entrambi i sessi iniziano il viaggio di ritorno, durante il quale alcune femmine si fermano a deporre le uova; in alcuni casi è la generazione successiva a completare il viaggio ricolonizzando le regioni più settentrionali..
    Sia le larve che gli adulti presentano vivaci colorazioni aposematiche, che li difendono dai predatori vertebrati, avvertendoli della presenza di sostanze tossiche (cardenolidi) che li rendono inappetibili. Queste sostanze vengono assimilate durante lo sviluppo larvale dalle specie di Asclepias di cui il bruco si nutre.

    Distribuzione


    È distribuita in quasi tutta l'America, dal Canada meridionale al Rio delle Amazzoni. A partire dal diciannovesimo secolo è stata trovata anche in Indonesia, in Nuova Zelanda e in Australia, dove è conosciuta come farfalla migratrice. In Europa è residente nelle isole Canarie e a Madeira, mentre nelle Azzorre, in Portogallo e in Spagna compaiono occasionalmente individui migranti.

    Sottospecie


    Secondo la revisione di Smith et al. (2005) si distinguono due sottospecie:

    * Danaus plexippus plexippus

    La sottospecie migratrice conosciuta della maggior parte degli USA.

    * Danaus plexippus megalippe

    La sottospecie non migratrice che è diffusa dalla Florida e dalla Georgia, attraverso i Caraibi e l’America centrale, fino al Rio delle Amazzoni.

    Edited by Shagrath82 - 11/7/2009, 01:39
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    L'Apalemure dorato (Hapalemur aureus Meier, Albignac, Peyriéras, Rumpler & Wright, 1987) è un primate della famiglia dei Lemuridae, endemico del Madagascar.


    Descrizione


    È un lemure di media taglia lungo 37-39.5 cm con una coda di 37-41 cm.
    Pesa tra 1 e 1.5 kg.

    Distribuzione e habitat

    L'Hapalemur aureus ha un areale ristretto ad alcune aree di foresta pluviale delle regioni sud-orientali del Madagascar.

    Abitudini

    Ha abitudini crepuscolari.
    Forma piccoli gruppi di non oltre 4 individui con un'areale di circa 26 ettari.

    Alimentazione

    Ha una dieta estremamente specializzata: si nutre infatti quasi esclusivamente di germogli, foglie e midollo di bambù gigante (Cathariostachys madagascariensis), o volohosy in malgascio [2]. Questa specie di bambù è nota per il suo contenuto di cianuro, il che vuol dire che questo apalemure ingerisce ogni giorno una dose di veleno 12 volte superiore a quella necessaria per uccidere un uomo, senza ricavane alcun danno: il meccanismo di disintossicazione della specie, tuttavia, è ancora sconosciuto.

    Riproduzione

    Dopo periodo di gestazione di circa 138 giorni, la femmina da alla luce un solo piccolo per anno.

    Status e conservazione

    Secondo le stime della IUCN la popolazione è in declino e attualmente ne sopravvivono circa un migliaio di esemplari, il che la fa considerare una specie a rischio critico di estinzione.
    La Zoological Society of London, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera Hapalemur aureus una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.
    Parte del suo areale ricade nel territorio del Parco Nazionale di Ranomafana e del Parco Nazionale di Andringitra.
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    L'Apalemure del lago Alotra (Hapalemur alaotrensis) è un lemure endemico delle aree circostanti il Lago Alaotra, nel Madagascar nord-orientale. In lingua malgascia è denominato bandro.


    Descrizione


    È un lemure di media taglia che raggiunge i 40 cm di lunghezza, e pesa mediamente 1,1 - 1,4 kg. I maschi sono leggermente più grandi delle femmine.
    La densa pelliccia lanosa è di colore dal grigio al bruno sul dorso, bianco crema sul ventre e sul collo.
    Ha grandi occhi di colore arancione.

    Abitudini

    Sono animali sociali, che vivono in piccoli gruppi da 2 a 9 individui.
    Hanno abitudini prevalentemente diurne.
    La loro dieta è estremamente specializzata e si basa per oltre il 90% su germogli e foglie di papiro (Cyperus madagascariensis) e, in misura minore, di canne della specie Phragmites australis.

    Diffusione e habitat


    L'areale di questa specie è ristretto ad alcune aree che circondano il Lago Alaotra, nel Madagascar nord-orientale.

    Il suo habitat è rappresentato dalla fascia di vegetazione ripariale a canneto che circonda il lago.

    Conservazione


    La IUCN red list, considerata la ristrettezza del suo areale e la scarsa numerosità della popolazione, considera Hapalemur alaotrensis una specie in pericolo critico di estinzione.
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